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[Nonviolenza] Telegrammi. 5549
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5549
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 27 Apr 2025 11:01:26 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5549 del 28 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Arianna Marullo: Il mio Alfio
2. Alle persone che domenica 27 aprile commemoreranno Alfio Pannega dinanzi alla sua tomba nel cimitero di Viterbo
3. Una minima notizia su Alfio Pannega
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. ARIANNA MARULLO: Il MIO ALFIO
E' difficile tra i tanti ricordi, tra le tante esperienze vissute insieme, scegliere qualcosa che in breve possa raccontare chi era Alfio Pannega e cosa ha rappresentato, e tuttora rappresenta, per me. Una persona semplice nella sua complessita': semplice perche' Alfio viveva la vita con la semplicita' di chi ha chiaro nella mente e nel cuore cosa e' giusto, cosa davvero conta, lo sguardo limpido e la generosita' inesausta. E tuttavia una persona profonda dalle mille sfaccettature, che sapeva sempre stupirti con un racconto, con un insegnamento.
Sentii parlare di Alfio per la prima volta da un compagno di universita', anche lui fuori sede, che per guadagnare qualcosa faceva il cameriere alla trattoria "Le poste". Mi racconto' come fosse rimasto colpito dalla dignita' e dalla generosita' di quest'uomo che chiaramente non navigava nell'oro, eppure ogni volta che andava a mangiare li' gli lasciava una cospicua mancia e lo incoraggiava a continuare gli studi.
Conobbi Alfio solo diversi mesi dopo, quando iniziai a frequentare il csoa Valle Faul. Nel solco di quanto stava accadendo in quegli anni in tutta Italia, c'era un grande fermento di idee e la volonta' di metterle in pratica: rendere di nuovo disponibile per la citta' uno spazio abbandonato, recuperarne l'importanza storica e artistica per la citta', farne un luogo di incontro e confronto, un centro di promozione culturale e di aggregazione lontano dalle logiche di mercato. Cio' che sicuramente ha caratterizzato fin dal principio l'esperienza di Valle Faul e' stata la scelta della nonviolenza come principio di comunicazione e di lotta, nonche' l'applicazione fattiva e concreta della solidarieta' verso le persone in difficolta'. La presenza e l'esempio di Alfio Pannega nel centro sociale ha avuto un ruolo importante in queste scelte: sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno, sempre pronto a condividere il poco che aveva, sempre nell'ascolto dell'altro, sempre fedele a un ideale di giustizia. Tutti sicuramente ricorderanno la sua porta (anzi la sua finestra, dalla quale si entrava agevolmente senza uscire dal csoa) sempre aperta per fare due chiacchiere, chiedere una sigaretta o un consiglio, un attrezzo per qualche riparazione o lavoro agricolo, per chiamarlo all'ora di pranzo o in caso di una riunione improvvisata. Qualcun altro oggi ricordera' in modo piu' approfondito la semplicita', anzi la gioia, con cui ha accolto Claudio, Antonietta e Giselle quando avevano bisogno di una casa e come abbia saputo creare insieme a loro una famiglia; il profondo affetto, direi paterno, che lo legava a Luciano, anche lui la sua famiglia, fino all'ultimo giorno. Molte persone che lo conoscevano da anni credo rimasero quantomeno sorprese quando seppero in che misura Alfio fosse coinvolto nell'esperienza del centro sociale; alcune addirittura si preoccuparono per lui. Io sono convinta che la sua presenza, tanto piu' con il passare degli anni, abbia contribuito a creare le basi per l'apertura della citta' a quell'esperienza, aiutando a dissipare pregiudizi e timori infondati.
Quando conobbi Alfio rimasi colpita dalla naturalezza con cui stava in mezzo ai ragazzi e alle ragazze, senza nessuna traccia di paternalismo e giudizio anzi pieno di curiosita' e desiderio di confrontarsi e magari imparare qualcosa. Era capace di conversare con lo stesso umano interesse con le persone piu' disparate per eta', provenienza, studi, interessi: dalla signora impellicciata della Viterbo "bene" al punkabbestia tedesco di passaggio per andare a un rave.
Chi era di Viterbo mi racconto' a grandi linee la sua vita fino ad allora, cosa rappresentava Alfio Pannega per la citta'. Ben presto fu lui a raccontarmi i suoi trascorsi, una vita difficile vissuta sempre pienamente. Anche i momenti piu' duri, la solitudine, la guerra, la poverta', li raccontava con ironia, li trasformava in episodi da tramandare. Ad esempio mi racconto' che quando era in collegio era sempre affamato, il cibo era poco e poco ne arrivava nei piatti dei ragazzini: "Allora io, che ne sapevo di birberie, andavo nelle stalle e rubavo il latte delle mucche. Ma poi mi scoprirono e le suore, oh quelle erano cattive davvero eh, per punizione mi fecero stare tutta una notte in ginocchio sui ceci! Ma poi ci ritornai lo stesso...". Si commuoveva sempre quando mi parlava della Caterina, era molto orgoglioso di lei senza rendersi conto di quanto le somigliasse nel coraggio e nella fierezza.
Si commuoveva nell'ascoltare la musica, un'altra grande passione. Alle feste dell'Unita' e a quelle dell'Arci, dove era sempre invitato, lo si vedeva ballare se non in coppia da solo, col suo bastone, con la gioia di seguire un ritmo e condividere la festa. La sera prima di andare a dormire amava ascoltare la musica con la sua radio, a tutto volume, era abituato cosi'; capitava che si addormentasse con l'apparecchio acceso e durante la notte le frequenze di radio Maria subentravano a quelle della stazione su cui si era sintonizzato. Una volta Claudio scese dal piano di sopra per abbassare il volume mentre nella stanza rimbombava il rosario: Alfio apri' gli occhi e caccio' un urlo, spiegando poi: "A Cla', me credevo che stavolta ero morto!".
Per me che venivo dalla periferia di Roma, dalla natura addomesticata e oppressa dal cemento, Alfio era una miniera di conoscenze: quando era tempo di raccolta delle diverse erbe selvatiche (che mi fece assaggiare lui la prima volta, ricordo una superba frittata con gli strigoli!), come si otteneva la finocchiella, la tisana di tiglio per la tosse, dove trovare gli asparagi... facemmo anche un orto con lui e con quale fierezza raccogliemmo le verdure! Appena ne aveva la possibilita' comprava delle piante da mettere a Valle Faul, consapevole dell'importanza di riportare il verde dove l'uomo l'aveva sacrificato per far spazio all'asfalto.
Parlando di Alfio non si puo' dimenticare il suo sconfinato amore per i libri (l'unico suo bene di cui fosse geloso!) e per la poesia. Gia' nei primi mesi di occupazione, su impulso di Peppe Sini e con grande emozione di Alfio, si fece una prima raccolta di sue poesie che recuperai e trascrissi. Sono impresse nei miei ricordi le serate informali in cui gli chiedevamo per l'ennesima volta di recitarci il brano del Conte Ugolino e gli incontri di poesia a braccio organizzati con Mauro Chechi e Ennio De Santis; in queste occasioni era veramente emozionante vedere Alfio improvvisare con una perizia davvero sopraffina (quanto amava questa parola!) in risposta a quanto proposto dagli altri due poeti. Rammento in particolare una tenzone poetica al circolo arci Il Mulino, dove Alfio improvvisava le risposte di una donna indipendente ("sulla mia barchetta fo' planar chi voglio io") a un uomo geloso e un po' retrogrado, interpretato da Ennio De Santis.
Mi rendo conto che quello che pensavo sarebbe stato un breve intervento rischia di debordare e mettere alla prova la vostra pazienza, spero che mi perdoniate ma scegliere e' difficile tra tanti ricordi: Alfio il nostro Sindaco del cuore, Alfio che mi abbraccia e mi consola dopo la morte di mio padre, Alfio che si arrabbiava con l'ira dei giusti ogni volta che sentiva di un'ingiustizia per quanto lontana nel mondo fosse, Alfio che racconta di quando partecipo' agli scavi archeologici con re Gustavo di Svezia, Alfio fiero di me il giorno della mia laurea ("io purtroppo ai tempi miei non l'ho potuto fare"), Alfio con la roncola nella sua eterna lotta contro le erbacce, Alfio e il suo cappotto con le tasche sempre piene di oggetti che parlavano di lui (il fazzoletto di stoffa, una noce, un mozzicone di lapis, un pezzetto di filo di rame, una moneta...)...
Alfio aveva un libro a cui teneva molto, in cui erano descritti i personaggi viterbesi del passato che avevano lasciato una traccia nei modi di dire e nell'immaginario popolare come Cicoria, Armidoro Costantini, Pizza e cacio, il Cavalier Pela, Schigino e, ovviamente, Caterina. Caro Alfio, oggi siamo qui a ricordarti e a raccontarci i tuoi motti, i tuoi pensieri... piu' che a buon diritto mi sento di dire che sei entrato nel novero di coloro che una traccia l'hanno lasciata, e le tue parole e i tuoi insegnamenti continuano a vivere, traccia vivente, in tutte le persone che lottano per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri viventi, per la salvezza della natura che tanto amavi, per la conservazione della cultura e dell'arte che, come tu ben sapevi, rendono gli esseri umani migliori.
2. MEMORIA. ALLE PERSONE CHE DOMENICA 27 APRILE COMMEMORERANNO ALFIO PANNEGA DINANZI ALLA SUA TOMBA NEL CIMITERO DI VITERBO
Carissimo Enrico, carissime tutte e carissimi tutti,
anche se mi e' impossibile essere presente a questa commemorazione del nostro indimenticabile amico, vorrei esprimervi la mia profonda gratitudine e piena solidarieta'.
A quindici anni dalla scomparsa (avvenne il 30 aprile del 2010, e ne accompagnammo il feretro alla sepoltura il primo maggio, il giorno in cui il movimento operaio fa memoria delle lavoratrici e dei lavoratori uccisi dallo sfruttamento e convoca alla lotta per la giustizia, la liberta' e la dignita' umana) e nel centenario della nascita (Alfio nacque il 21 settembre 1925, l'annus horribilis dell'infame e spudorato discorso mussoliniano del 3 gennaio con cui il sanguinario tiranno rivendico' l'assassinio di Matteotti, l'anno delle "leggi fascistissime" con cui inizio' la dittatura fascista), ebbene, ricordare Alfio oggi significa molto per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di essergli stati amici e compagni di riflessioni e di lotte.
Ed innanzitutto significa ricordare la sua testimonianza: ricordare con Alfio il dovere di opporsi alla barbarie fascista; il dovere di opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni; il dovere di opporsi ad ogni oppressione; il dovere di difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani; il dovere di soccorrere, accogliere ed assistere ogni persona bisognosa di aiuto; il dovere di rispettare e difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', quest'unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi.
Come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, come Rosa Luxemburg e Mohandas Gandhi, come Marianella Garcia e Marielle Franco, come Giovanni Minzoni e Giacomo Matteotti, come Chico Mendes e Rachel Corrie, come Berta Caceres e Anna Politkovskaya, come Jerry Masslo e Soumaila Sacko, come Etty Hillesum e Martin Luther King, come Ruth First e Sophie Scholl, ed innumerevoli altre donne ed altri uomini che hanno dedicato l'intera vita all'impegno di pace, di solidarieta' e di giustizia, Alfio continua a vivere nella lotta nonviolenta dell'umanita' per la liberazione, la salvezza, il bene comune di tutte e tutti.
Un forte abbraccio,
Peppe
Vetralla, 26 aprile 2025
3. MAESTRI E COMPAGNI. UNA MINIMA NOTIZIA SU ALFIO PANNEGA
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5548, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa, L'eclissi della madre, Pratiche, Milano 1998, pp. 260.
- Movimento Nonviolento (a cura di), Nonviolenza in cammino. Storia del Movimento Nonviolento dal 1962 al 1992, Movimento Nonviolento, Verona 1998, pp. 248.
- Pietro Pinna, La mia obbiezione di coscienza (scritti 1950-1993), Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1994, pp. 80.
- Gianni Sofri, Gandhi tra Oriente e Occidente, Sellerio, Palermo 2015, pp. 300.
*
Visioni
- Umberto Eco (a cura di), Storia della bellezza, Bompiani-Rcs, Milano 2004, 2014, pp. 442.
- Umberto Eco (a cura di), Storia della bruttezza, Bompiani-Rcs, Milano 2007, 2015, pp. 462.
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5549 del 28 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Numero 5549 del 28 aprile 2025
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Arianna Marullo: Il mio Alfio
2. Alle persone che domenica 27 aprile commemoreranno Alfio Pannega dinanzi alla sua tomba nel cimitero di Viterbo
3. Una minima notizia su Alfio Pannega
4. Ripetiamo ancora una volta...
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. ARIANNA MARULLO: Il MIO ALFIO
E' difficile tra i tanti ricordi, tra le tante esperienze vissute insieme, scegliere qualcosa che in breve possa raccontare chi era Alfio Pannega e cosa ha rappresentato, e tuttora rappresenta, per me. Una persona semplice nella sua complessita': semplice perche' Alfio viveva la vita con la semplicita' di chi ha chiaro nella mente e nel cuore cosa e' giusto, cosa davvero conta, lo sguardo limpido e la generosita' inesausta. E tuttavia una persona profonda dalle mille sfaccettature, che sapeva sempre stupirti con un racconto, con un insegnamento.
Sentii parlare di Alfio per la prima volta da un compagno di universita', anche lui fuori sede, che per guadagnare qualcosa faceva il cameriere alla trattoria "Le poste". Mi racconto' come fosse rimasto colpito dalla dignita' e dalla generosita' di quest'uomo che chiaramente non navigava nell'oro, eppure ogni volta che andava a mangiare li' gli lasciava una cospicua mancia e lo incoraggiava a continuare gli studi.
Conobbi Alfio solo diversi mesi dopo, quando iniziai a frequentare il csoa Valle Faul. Nel solco di quanto stava accadendo in quegli anni in tutta Italia, c'era un grande fermento di idee e la volonta' di metterle in pratica: rendere di nuovo disponibile per la citta' uno spazio abbandonato, recuperarne l'importanza storica e artistica per la citta', farne un luogo di incontro e confronto, un centro di promozione culturale e di aggregazione lontano dalle logiche di mercato. Cio' che sicuramente ha caratterizzato fin dal principio l'esperienza di Valle Faul e' stata la scelta della nonviolenza come principio di comunicazione e di lotta, nonche' l'applicazione fattiva e concreta della solidarieta' verso le persone in difficolta'. La presenza e l'esempio di Alfio Pannega nel centro sociale ha avuto un ruolo importante in queste scelte: sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno, sempre pronto a condividere il poco che aveva, sempre nell'ascolto dell'altro, sempre fedele a un ideale di giustizia. Tutti sicuramente ricorderanno la sua porta (anzi la sua finestra, dalla quale si entrava agevolmente senza uscire dal csoa) sempre aperta per fare due chiacchiere, chiedere una sigaretta o un consiglio, un attrezzo per qualche riparazione o lavoro agricolo, per chiamarlo all'ora di pranzo o in caso di una riunione improvvisata. Qualcun altro oggi ricordera' in modo piu' approfondito la semplicita', anzi la gioia, con cui ha accolto Claudio, Antonietta e Giselle quando avevano bisogno di una casa e come abbia saputo creare insieme a loro una famiglia; il profondo affetto, direi paterno, che lo legava a Luciano, anche lui la sua famiglia, fino all'ultimo giorno. Molte persone che lo conoscevano da anni credo rimasero quantomeno sorprese quando seppero in che misura Alfio fosse coinvolto nell'esperienza del centro sociale; alcune addirittura si preoccuparono per lui. Io sono convinta che la sua presenza, tanto piu' con il passare degli anni, abbia contribuito a creare le basi per l'apertura della citta' a quell'esperienza, aiutando a dissipare pregiudizi e timori infondati.
Quando conobbi Alfio rimasi colpita dalla naturalezza con cui stava in mezzo ai ragazzi e alle ragazze, senza nessuna traccia di paternalismo e giudizio anzi pieno di curiosita' e desiderio di confrontarsi e magari imparare qualcosa. Era capace di conversare con lo stesso umano interesse con le persone piu' disparate per eta', provenienza, studi, interessi: dalla signora impellicciata della Viterbo "bene" al punkabbestia tedesco di passaggio per andare a un rave.
Chi era di Viterbo mi racconto' a grandi linee la sua vita fino ad allora, cosa rappresentava Alfio Pannega per la citta'. Ben presto fu lui a raccontarmi i suoi trascorsi, una vita difficile vissuta sempre pienamente. Anche i momenti piu' duri, la solitudine, la guerra, la poverta', li raccontava con ironia, li trasformava in episodi da tramandare. Ad esempio mi racconto' che quando era in collegio era sempre affamato, il cibo era poco e poco ne arrivava nei piatti dei ragazzini: "Allora io, che ne sapevo di birberie, andavo nelle stalle e rubavo il latte delle mucche. Ma poi mi scoprirono e le suore, oh quelle erano cattive davvero eh, per punizione mi fecero stare tutta una notte in ginocchio sui ceci! Ma poi ci ritornai lo stesso...". Si commuoveva sempre quando mi parlava della Caterina, era molto orgoglioso di lei senza rendersi conto di quanto le somigliasse nel coraggio e nella fierezza.
Si commuoveva nell'ascoltare la musica, un'altra grande passione. Alle feste dell'Unita' e a quelle dell'Arci, dove era sempre invitato, lo si vedeva ballare se non in coppia da solo, col suo bastone, con la gioia di seguire un ritmo e condividere la festa. La sera prima di andare a dormire amava ascoltare la musica con la sua radio, a tutto volume, era abituato cosi'; capitava che si addormentasse con l'apparecchio acceso e durante la notte le frequenze di radio Maria subentravano a quelle della stazione su cui si era sintonizzato. Una volta Claudio scese dal piano di sopra per abbassare il volume mentre nella stanza rimbombava il rosario: Alfio apri' gli occhi e caccio' un urlo, spiegando poi: "A Cla', me credevo che stavolta ero morto!".
Per me che venivo dalla periferia di Roma, dalla natura addomesticata e oppressa dal cemento, Alfio era una miniera di conoscenze: quando era tempo di raccolta delle diverse erbe selvatiche (che mi fece assaggiare lui la prima volta, ricordo una superba frittata con gli strigoli!), come si otteneva la finocchiella, la tisana di tiglio per la tosse, dove trovare gli asparagi... facemmo anche un orto con lui e con quale fierezza raccogliemmo le verdure! Appena ne aveva la possibilita' comprava delle piante da mettere a Valle Faul, consapevole dell'importanza di riportare il verde dove l'uomo l'aveva sacrificato per far spazio all'asfalto.
Parlando di Alfio non si puo' dimenticare il suo sconfinato amore per i libri (l'unico suo bene di cui fosse geloso!) e per la poesia. Gia' nei primi mesi di occupazione, su impulso di Peppe Sini e con grande emozione di Alfio, si fece una prima raccolta di sue poesie che recuperai e trascrissi. Sono impresse nei miei ricordi le serate informali in cui gli chiedevamo per l'ennesima volta di recitarci il brano del Conte Ugolino e gli incontri di poesia a braccio organizzati con Mauro Chechi e Ennio De Santis; in queste occasioni era veramente emozionante vedere Alfio improvvisare con una perizia davvero sopraffina (quanto amava questa parola!) in risposta a quanto proposto dagli altri due poeti. Rammento in particolare una tenzone poetica al circolo arci Il Mulino, dove Alfio improvvisava le risposte di una donna indipendente ("sulla mia barchetta fo' planar chi voglio io") a un uomo geloso e un po' retrogrado, interpretato da Ennio De Santis.
Mi rendo conto che quello che pensavo sarebbe stato un breve intervento rischia di debordare e mettere alla prova la vostra pazienza, spero che mi perdoniate ma scegliere e' difficile tra tanti ricordi: Alfio il nostro Sindaco del cuore, Alfio che mi abbraccia e mi consola dopo la morte di mio padre, Alfio che si arrabbiava con l'ira dei giusti ogni volta che sentiva di un'ingiustizia per quanto lontana nel mondo fosse, Alfio che racconta di quando partecipo' agli scavi archeologici con re Gustavo di Svezia, Alfio fiero di me il giorno della mia laurea ("io purtroppo ai tempi miei non l'ho potuto fare"), Alfio con la roncola nella sua eterna lotta contro le erbacce, Alfio e il suo cappotto con le tasche sempre piene di oggetti che parlavano di lui (il fazzoletto di stoffa, una noce, un mozzicone di lapis, un pezzetto di filo di rame, una moneta...)...
Alfio aveva un libro a cui teneva molto, in cui erano descritti i personaggi viterbesi del passato che avevano lasciato una traccia nei modi di dire e nell'immaginario popolare come Cicoria, Armidoro Costantini, Pizza e cacio, il Cavalier Pela, Schigino e, ovviamente, Caterina. Caro Alfio, oggi siamo qui a ricordarti e a raccontarci i tuoi motti, i tuoi pensieri... piu' che a buon diritto mi sento di dire che sei entrato nel novero di coloro che una traccia l'hanno lasciata, e le tue parole e i tuoi insegnamenti continuano a vivere, traccia vivente, in tutte le persone che lottano per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri viventi, per la salvezza della natura che tanto amavi, per la conservazione della cultura e dell'arte che, come tu ben sapevi, rendono gli esseri umani migliori.
2. MEMORIA. ALLE PERSONE CHE DOMENICA 27 APRILE COMMEMORERANNO ALFIO PANNEGA DINANZI ALLA SUA TOMBA NEL CIMITERO DI VITERBO
Carissimo Enrico, carissime tutte e carissimi tutti,
anche se mi e' impossibile essere presente a questa commemorazione del nostro indimenticabile amico, vorrei esprimervi la mia profonda gratitudine e piena solidarieta'.
A quindici anni dalla scomparsa (avvenne il 30 aprile del 2010, e ne accompagnammo il feretro alla sepoltura il primo maggio, il giorno in cui il movimento operaio fa memoria delle lavoratrici e dei lavoratori uccisi dallo sfruttamento e convoca alla lotta per la giustizia, la liberta' e la dignita' umana) e nel centenario della nascita (Alfio nacque il 21 settembre 1925, l'annus horribilis dell'infame e spudorato discorso mussoliniano del 3 gennaio con cui il sanguinario tiranno rivendico' l'assassinio di Matteotti, l'anno delle "leggi fascistissime" con cui inizio' la dittatura fascista), ebbene, ricordare Alfio oggi significa molto per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di essergli stati amici e compagni di riflessioni e di lotte.
Ed innanzitutto significa ricordare la sua testimonianza: ricordare con Alfio il dovere di opporsi alla barbarie fascista; il dovere di opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni; il dovere di opporsi ad ogni oppressione; il dovere di difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani; il dovere di soccorrere, accogliere ed assistere ogni persona bisognosa di aiuto; il dovere di rispettare e difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', quest'unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi.
Come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, come Rosa Luxemburg e Mohandas Gandhi, come Marianella Garcia e Marielle Franco, come Giovanni Minzoni e Giacomo Matteotti, come Chico Mendes e Rachel Corrie, come Berta Caceres e Anna Politkovskaya, come Jerry Masslo e Soumaila Sacko, come Etty Hillesum e Martin Luther King, come Ruth First e Sophie Scholl, ed innumerevoli altre donne ed altri uomini che hanno dedicato l'intera vita all'impegno di pace, di solidarieta' e di giustizia, Alfio continua a vivere nella lotta nonviolenta dell'umanita' per la liberazione, la salvezza, il bene comune di tutte e tutti.
Un forte abbraccio,
Peppe
Vetralla, 26 aprile 2025
3. MAESTRI E COMPAGNI. UNA MINIMA NOTIZIA SU ALFIO PANNEGA
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5548, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.
4. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Maria Luisa Boccia, Grazia Zuffa, L'eclissi della madre, Pratiche, Milano 1998, pp. 260.
- Movimento Nonviolento (a cura di), Nonviolenza in cammino. Storia del Movimento Nonviolento dal 1962 al 1992, Movimento Nonviolento, Verona 1998, pp. 248.
- Pietro Pinna, La mia obbiezione di coscienza (scritti 1950-1993), Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1994, pp. 80.
- Gianni Sofri, Gandhi tra Oriente e Occidente, Sellerio, Palermo 2015, pp. 300.
*
Visioni
- Umberto Eco (a cura di), Storia della bellezza, Bompiani-Rcs, Milano 2004, 2014, pp. 442.
- Umberto Eco (a cura di), Storia della bruttezza, Bompiani-Rcs, Milano 2007, 2015, pp. 462.
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5549 del 28 aprile 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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