[Nonviolenza] Telegrammi. 5300



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5300 del 22 agosto 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Forever Young. Un ricordo di Claudio Fensore
2. Pasquale Pugliese: Caro Terzani ti scrivo. Lettera dal domani ad un inascoltato giornalista di pace
3. Pietro Polito:  Mai piu' Hiroshima e Nagasaki
4. Dalla parte delle vittime
5. Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
6. Danilo Dolci ricorda Aldo Capitini
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Omero Dellistorti: Sgozzalo
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. AMICIZIE. FOREVER YOUNG. UN RICORDO DI CLAUDIO FENSORE

In questi giorni seguiti alla sua prematura scomparsa altre persone hanno ricordato Claudio Fensore, evidenziandone la sorgiva bonta', la profonda empatia, le grandi capacita' professionali, la vasta cultura, la forza d'animo e il generoso donarsi.
Al ricordo di molte altre persone, e a conferma di quelle integre e luminose sue qualita', vorrei umilmente aggiungere il mio.
Siamo stati amici e compagni di riflessioni e di lotte ai tempi del liceo, ormai mezzo secolo fa; poi, come e' ovvio che accada, la vita ci ha portato su strade diverse.
Ma so che in lui sempre e' rimasta viva quella passione di verita' e di giustizia, quell'esigenza di solidarieta' e di liberta' per tutti gli esseri umani, il sentimento che il primo dovere e' essere di aiuto a chi di aiuto ha bisogno; e quindi sia nella sua attivita' di stimatissimo medico, sia negli altri suoi impegni di uomo per cui sempre valse l'antica massima di Terenzio "Homo sum, humani nihil a me alienum puto", Claudio Fensore e' restato fedele a se stesso e all'umanita'; sempre ha continuato a sentir bruciare sulla propria guancia lo schiaffo che ha percosso la guancia di chiunque, come scrisse quel medico argentino; sempre si e' adoperato per la liberta' di tutti e di ciascuno, per l'universale eguaglianza di diritti, per la fraternita' che ogni essere umano riconosce e soccorre, e difende e sostiene.
Le immagini del suo volto restituite dalle fotografie recenti che hanno accompagnato in questi giorni la notizia della sua morte non coincidono col volto che e' nella mia memoria: il volto di Claudio Fensore non ancora ventenne, il volto di un giovane che gia' aveva deciso che avrebbe dedicato l'intera sua vita a compiere il bene, a soccorrere gli oppressi e i bisognosi, a contrastare il male e la morte. Nella mia mente la sua immagine eidetica e' quella dell'amico di tanti anni fa, "forever young" come nella canzone di Bob Dylan.
A Iolanda e a tutti i familiari un affettuoso saluto nel comune cordoglio.
La morte di un uomo buono impoverisce l'umanita' intera, ma l'esempio della sua vita resta come dono perenne ed imperitura testimonianza del bene, un dono e una testimonianza che all'intera famiglia umana recano conforto, e speranza, e l'invito a proseguire in cio' che e' vero e giusto, nella responsabilita' e nella misericordia del buon samaritano, nella coscienza che gia' qui ed ora puoi - e quindi devi - essere tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: CARO TERZANI TI SCRIVO. LETTERA DAL DOMANI AD UN INASCOLTATO GIORNALISTA DI PACE
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo gia' pubblicato su "I blog del Fatto Quotidiano"]

Caro Tiziano Terzani,
dopo aver riletto ancora una volta le tue Lettere contro la guerra, voglio scriverti anch'io una lettera per segnalarti che qui, nel "domani", siamo messi sempre peggio, sia rispetto al dilagare delle guerre che allo stato del giornalismo che dovrebbe darne notizia, che man mano in questi anni si e' trasformato (salvo lodevoli eccezioni) in propaganda di guerra. Scrivevi nel 2002, a conclusione della raccolta di Lettere contro la guerra (oggi anche nelle edizioni Chiarelettere, con l'introduzione di Tomaso Montanari), di voler guardare all'oggi "dal punto di vista del domani": eccomi dunque nel domani – ventidue anni dopo quelle lettere e a vent'anni dalla tua dipartita – a ritrovare oggi, nelle tue parole di allora, la misura del tempo che abbiamo sprecato e il precipitare della situazione rispetto alla strada che indicavi.
Spiegavi, caro Terzani, descrivendo il senso del tuo mestiere di giornalista che la guerra l'aveva vista davvero, che dinanzi alle verita' ufficiali cercavi sempre di vedere se ce ne fossero di alternative, in particolare – scrivevi – "nei conflitti ho sempre cercato di capire non solo le ragioni di una parte, ma anche quelle dell'altra". Diventando, gia' solo per questo, da inviato di guerra, giornalista di pace. Specificavi, nella lettera pubblicata sul Corriere della Sera all'indomani dell'11 settembre 2001 che apre la raccolta, cio' che gia' allora apparve a qualcuno come blasfemo – per esempio ad Oriana Fallaci che ti rispose rabbiosamente – ma che oggi ti costerebbe l'accusa di essere al soldo del nemico, "putiniano" e "filo-Hamas": “Il problema e' che fino a quando penseremo di avere il monopolio del "bene", fino a che parleremo della nostra come la civilta', ignorando le altre non saremo sulla buona strada".
Invece, oggi piu' di allora, – per citarti ancora – "sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo i soli protagonisti e i soli spettatori, e cosi', attraverso le nostre televisioni e i nostri giornali non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. Il mondo degli altri non viene mai rappresentato". Come quello dei quarantamilia civili palestinesi uccisi in dieci mesi – per contare solo le vittime dirette – dal fuoco del governo israeliano. Al quale pure il presidente Biden aveva detto dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre 2023, di non ripetere l'errore degli USA dopo l'11 settembre... Ah, se ti avessero (ci avessero) ascoltato allora, quanti lutti sarebbero stati evitati! Quante preziose risorse buttate in spese militari sarebbero state risparmiate!
Avevi il coraggio – oggi introvabile sulle testate piu' blasonate e nelle trasmissioni televisive che invitano i soliti noti, che non hanno mai visto un campo di battaglia, a blaterare di rappresaglie, ritorsioni e armi per la "vittoria" – di guardare lontano, Terzani, indicando nell'epocale evento critico il segnale della necessita' di cambiare paradigma. "Quel che sta accadendo e' nuovo" – annotavi il 4 di ottobre, tre giorni prima dell'attacco USA all'Afghanistan – "Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. E' una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d'aver davanti prima dell'11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilita' di nulla, tanto meno all'inevitabilita' della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre piu' tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor piu' determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor piu' terribile violenza – ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguira' necessariamente una loro ancora piu' orribile e poi un'altra nostra e cosi' via. Perche' non fermarsi prima?".
Non ci siamo fermati ed e' andata esattamente come prevedevi. Dopo l'aggressione militare all'Afghanistan, il terrorismo e' dilagato ovunque,e – dopo aver messo a ferro e a fuoco anche l'Iraq, inventando menzogne per convincere gli alleati, e stracciato i diritti umani a Guantanamo ed Abu Ghraib – gli USA sono fuggiti da Kabul nell'estate del 2021, com'era avvenuto in quella fuga da Saigon che tu avevi vissuto e raccontato. E poiche' le relazioni internazionali sono un sistema complesso, nel quale il battito d'ali di una farfalla in Brasile puo' generare un uragano nel Texas, Putin – che era stato arruolato nella "guerra al terrore", chiudendo entrambi gli occhi sui massacri in Cecenia – ha pensato bene di imitare gli USA e di invadere all'inizio del 2022 l'Ucraina, per risolvere con le armi un annoso conflitto tra opposti nazionalismi nei territori di confine. Ed ora ci troviamo governati da sonnambuli sull'orlo di una guerra mondiale tra potenze nucleari... Pensa che follia stiamo vivendo, caro Terzani.
Ma nelle tue Lettere si trova anche l'unica via d'uscita da questo terrificante scenario. "Ognuno di noi puo' fare qualcosa" – scrivevi – Tutti assieme possiamo fare migliaia di cose. La guerra al terrorismo viene oggi usata per la militarizzazione delle nostre societa', per produrre nuove armi, per spendere piu' soldi per la difesa. Opponiamoci, non votiamo piu' chi appoggia questa politica, controlliamo dove abbiamo messo i nostri risparmi e togliamoli da qualsiasi societa' che abbia anche lontanamente a che fare con l'industria bellica. Diciamo quello che pensiamo, quello che sentiamo essere vero: ammazzare e' in ogni circostanza un assassino. Parliamo di pace, introduciamo una cultura di pace nell'educazione dei giovani. (...) Il cammino e' lungo e spesso ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell'abbrutimento che ci sta dinanzi? O quello, piu' breve, della nostra estinzione?". Al primo ci siamo gia' arrivati, alla seconda stiamo per farlo, se non cambiamo immediatamente strada e ci immettiamo sul cammino della nonviolenza come esortavi oltre venti anni fa.

3. RIFLESSIONE. PIETRO POLITO: MAI PIU' HIROSHIMA  E NAGASAKI
[Riceviamo e diffondiamo]

Per iniziativa di "Agite" (1), martedi' 6 agosto 2024, alle ore 21, ci siamo riuniti in Piazza Carignano a Torino, a 79 anni dai bombardamenti atomici sul Giappone, per gridare il nostro No alla guerra e alle armi nucleari e per chiedere all'Italia di ratificare il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari adottato dall'ONU il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
La pace e l'ombra di Hiroshima e Nagasaki si prolungano fino a noi con la minaccia dell'uso delle armi nucleari utilizzata per consentire politiche aggressive e al di fuori del diritto internazionale. Ebbene, nell'indifferenza dei potenti della terra e delle maggioranze silenziose, mentre sono sotto i riflettori le guerre in Ucraina e a Gaza, il ricordo della piu' grande tragedia del Novecento non trova spazio ne' nelle prime pagine ne' nelle pagine interne dei piccoli e grandi quotidiani nazionali. Solo "Avvenire" dedica due articoli alle due principali guerre in corso che consentono di riflettere sull'assurdita' della guerra.
Riferendosi a Gaza, nell'articolo Abbiamo seminato pace?, Ibrahim Faltas, Frate minore in Terra Santa, ci invita a chiederci "se ognuno di noi, dal piu' umile al piu' potente ha fatto il possibile per evitare tanto male". E domanda: "E' stato fatto il possibile e l'impossibile per bloccare il traffico mortale di armi e di altri strumenti di morte? [...] Abbiamo usato ogni mezzo per seminare pace e unita' per estirpare l'erba cattiva dell'odio e della divisione?". Poi aggiunge: "Far apparire inevitabili, addirittura normali e quindi giuste tutte le violenze che colpiscono la vita e la sua dignita' e' uno degli effetti piu' gravi provocati dalla guerra. Le guerre devono essere costantemente ricordate per sconfiggerle e per cancellare l'indifferenza di chi finge di non vedere questa assurdita'" (2).
Nell'articolo La guerra e' un male contro tutto. Perfino le aquile cambiano rotta, Ferdinando Camon si sofferma su una notizia passata inosservata e solo in apparenza minore. Da uno studio di alcuni scienziati che hanno messo il collare Gps a 19 aquile, che migravano sorvolando l'Ucraina, risulta che esse tendono a fare soste piu' brevi in Ucraina e soprattutto il suo centro per evitare il sibilo dei missili, il tuono delle esplosioni e il fumo degli incendi. Lo scrittore, con amara ironia, ne trae "un'osservazione spontanea e leggera": "La guerra e' guerra di uomini contro uomini ma anche contro la natura. Far male alla Natura e' un modo di far male agli uomini, ma la guerra fa male alla Natura anche quando non vuole. La guerra e' un male contro tutto". Se "il potente dichiara guerra a un popolo nemico, con quell'atto dichiara guerra anche al proprio popolo. E anche a se' stesso"; se il duce "con voce tonante dichiara guerra al mondo, con quell’atto sta impiccandosi" (3).
In breve: "La guerra e' la distruzione di tutto la status quo" (4). Se questa verita' elementare oggi viene messa in discussione, alla domanda che Ibrahim Faltas ci rivolge dalla Terra Santa: "Abbiamo seminato pace?", non possiamo non rispondere che: "Non abbiamo seminato pace". Nel senso che la cosiddetta svolta nucleare non e' stata una vera svolta perche' non ha comportato la formazione di una coscienza atomica, vale a dire un rifiuto generalizzato e permanente della guerra.
Costatare questa triste realta' non e' un invito alla disperanza quanto piuttosto un rinnovato elogio della tenacia dei pacifisti. Quella tenacia che il grande scrittore Hermann Hesse ha celebrato con queste parole: "C'e' una virtu' che molto amo, l'unica. Essa ha nome tenacia. Delle molte virtu' di cui leggiamo nei libri e di cui sentiamo parlare i maestri non so che farmene. E, d'altro canto, tutte le molte virtu' che l'uomo si e' inventato potrebbero essere raccolte sotto un'unica denominazione. Virtu' significa obbedienza. Solo che c'e' da chiedersi a chi si obbedisce. Anche la tenacia, infatti, e' obbedienza. Ma tutte le altre virtu', tanto amate e lodate, sono obbedienza a leggi che sono state imposte da uomini; soltanto la tenacia non si inchina a queste leggi. Chi e' tenace obbedisce infatti a un'altra legge, una legge particolare, assolutamente sacra, la legge che ha in se' stesso, il "tenere a se' stesso" (5).
Con il coraggio di ogni giorno i tenaci e le tenaci lavorano per pace fino a che "l'umanita' ferita / umanita' uscita dalla pietra / e arrivata fino a qui" non fara' sue le parole della Poeta: "Tutta la terra e' in attesa/ di una promessa da te. / Dilla. Dilla. Dai la tua parola" (6).
*
Note
1. Coordinamento di cittadini, associazioni, enti e istituzioni locali contro l'atomica, tutte le guerre e tutti i terrorismi.
2. I. Faltas, Abbiamo seminato pace?, "Avvenire", martedi' 6 agosto 2024, p. 14.
3. F. Camon, La guerra e' un male contro tutto. Perfino le aquile cambiano rotta, "Avvenire", martedi' 6 agosto 2024, p. 15.
4. Ibidem.
5. H. Hesse, Il coraggio di ogni giorno, Mondadori, Milano 1998 e in Id., Non uccidere, Mondadori, Milano 2020, p. 17.
6. Mariangela Gualtieri, Salute a te umanita' ferita, in Ead., Ruvido umano, Einaudi, Torino 2024, p. 90.

4. L'ORA. DALLA PARTE DELLE VITTIME

- E tu, insomma, da che parte stai?
- Dalla parte delle vittime. Dalla parte degli esseri umani che vengono uccisi. Contro tutte le guerre. Contro tutti i fascismi. Salvare le vite e' il primo dovere.
- Con Putin o con Zelensky?
- Dalla parte delle vittime. Dalla parte degli esseri umani che vengono uccisi. Contro tutte le guerre. Contro tutti i fascismi. Salvare le vite e' il primo dovere.
- Con Hamas o Netanyahu?
- Dalla parte delle vittime. Dalla parte degli esseri umani che vengono uccisi. Contro tutte le guerre. Contro tutti i fascismi. Salvare le vite e' il primo dovere.
- Con l'Iran o gli Usa?
- Dalla parte delle vittime. Dalla parte degli esseri umani che vengono uccisi. Contro tutte le guerre. Contro tutti i fascismi. Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Cessare di uccidere.
Salvare le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
Leonard Peltier, che a settembre compira' 80 anni, da 48 anni e' detenuto per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' gravemente malato, e le sue malattie non possono essere curate adeguatamente in carcere.
Affinche' non muoia in carcere un uomo innocente, affinche' Leonard Peltier possa tornare libero e trascorrere con i suoi familiari questo poco tempo che gli resta da vivere, la cosa piu' importante ed urgente da fare adesso e' scrivere a Biden per chiedere che conceda la grazia a Leonard Peltier.
*
Per scrivere a Biden la procedura e' la seguente.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed e' affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha subito gia' 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituisca la liberta' a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
*
Sollecitiamo chi legge questo comunicato ad aderire all'iniziativa e a diffondere l'informazione.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

6. MAESTRI. DANILO DOLCI RICORDA ALDO CAPITINI
[Nuovamente riproponiamo questa poesia, del ciclo "Sopra questo frammento di galassia", che abbiamo estratto da Danilo Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974 (nuova edizione aumentata), pp. 187-188. Ne esistono altre versioni, poiche' come e' noto Danilo Dolci nel suo costante maieutico ricercare frequentemente ripensava e riscriveva i suoi testi (cfr., ad esempio, la versione sensibilmente piu' breve in Idem, Creatura di creature. Poesie 1949-1978, Feltrinelli, Milano 1979, p. 92).
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) il 28 giugno 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Ne sento il vuoto.
Era morto un bimbo, di fame:
recline sulle braccia della madre gialla,
il latte trovato in farmacia scivolava sulle labbruzze
inerti - era tardi.
Terribilmente semplici avevamo deciso
di metterci al posto del piccolo, uno dopo l'altro,
fin che non si apriva lo spiraglio del lavoro
per tutti: nella stanza terrana del vallone
tra la gente stupita (curiosavano i piccoli
il prete era sparito,
il medico e i notabili tentavano velare
con la parola intossicazione
per continuare a parassitare tranquilli il paese,
i giovani meditavano,
mi piangevano i vecchi - perche', tu? -,
sentivo, sotto, un pozzo senza fondo)
dopo giorni la postina e' venuta
con una lettera, di uno sconosciuto,
firmata Aldo Capitini.

Poi l'ho incontrato, in alto nella torre
del Comune a Perugia,
la dimora del padre campanaro:
era impacciato a camminare
ma enormemente libero e attivo,
concentrato ma aperto alla vita di tutti,
non ammazzava una mosca
ma era veramente un rivoluzionario,
miope ma profeta.

7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. DIALOGHETTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: SGOZZALO

- Sgozzalo.
- Come dice, scusi?
- Sgozzalo. Col coltello che hai alla cintura. Glielo passi sulla gola, avanti e indietro, come se tagliassi una fetta di salame, no?
- Si', ma non e' mica la stessa cosa.
- Mica gli devi staccare tutta la capoccia, basta che gli tronchi le vene del collo, che ci vuole, e vedi come schizza il rosso. Quando schizza forte il rosso, gia' va bene.
- Ma sta dicendo sul serio?
- Perche', ti sembra che stia scherzando?
- Ma lei mi sta dicendo - mi scusi, eh -, mi sta dicendo di uccidere un uomo.
- E' logico, se ti dico di sgozzarlo...
- Ma io questa persona neppure la conosco.
- E allora? Meglio, no? Non c'e' coinvolgimento emotivo.
- Guardi, lo so che lei si sta burlando di me, ma e' uno scherzo troppo, come posso dire, troppo grossolano, ecco.
- Ma che scherzo, ma che grossolano. Sgozzalo e basta. E' un ordine.
- E' un ordine?
- E' un ordine.
- No, mi scusi, ma in coscienza non posso farlo. Rispettosamente mi rifiuto.
- Sgozzalo, perdiana.
- No. Non posso.
- Invece quando li bombardavi dall'aereo si'? Allora eri tutto contento di obbbedire agli ordini, eh? E dov'e' la differenza? Forza, sgozzalo e facciamola finita.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Dante Livio Bianco, Guerra partigiana, Einaudi, Torino 1954, 1973, pp. LVIII + 158.
- Luciano Bolis, Il mio granello di sabbia, Einaudi, Torino 1946, 1973, pp. XII + 96.
- Pietro Chiodi, Banditi, Einaudi, Torino 1961, 1975, pp. VI + 162.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5300 del 22 agosto 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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