[Nonviolenza] Non muoia in carcere Leonard Peltier. 10



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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 10 del 22 agosto 2024

Sommario di questo numero:
1. "Restituisca la liberta' a Leonard Peltier". Estremo un appello al Presidente Biden
2. Che fare adesso per la liberazione di Leonard Peltier
3. In agosto e settembre numerose iniziative pubbliche di solidarieta' con Leonard Peltier in varie citta' d'Italia
4. Andrea De Lotto: Free Leonard Peltier
5. Lorenzo Poli: Leonard Peltier, giustizia negata

1. REPETITA IUVANT. "RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER". ESTREMO UN APPELLO AL PRESIDENTE BIDEN

Presidente Biden,
prima del termine del suo mandato lei puo' compiere un gesto che tutte le persone di volonta' buona attendono ormai da molti anni da parte della presidenza degli Stati Uniti d'America: la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, da 48 anni prigioniero innocente.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difensore della Madre Terra.
Leonard Peltier e' gravemente malato e dopo quasi mezzo secolo di ingiusta detenzione non gli resta molto tempo da vivere.
Leonard Peltier e' stato condannato per un delitto che non ha commesso: e' stato definitivamente dimostrato che le testimonianze contro di lui erano false e che le prove contro di lui erano altrettanto false.
Dal carcere Leonard Peltier lungo mezzo secolo ha sostenuto con la parola e con la testimonianza, con l'esempio e con la solidarieta' concreta nella misura in cui gli e' stato possibile esprimerla, innumerevoli iniziative nonviolente in difesa dei popoli e delle persone cui venivano negati i diritti piu' elementari, in difesa del mondo vivente minacciato di irreversibili devastazioni.
Personalita' come Nelson Mandela, come madre Teresa di Calcutta, come Desmond Tutu, come Rigoberta Menchu', come il Dalai Lama, come papa Francesco, hanno chiesto la sua liberazione.
Movimenti umanitari come Amnesty International e il Movimento Nonviolento hanno chiesto la sua liberazione.
Istituzioni rappresentative come l'Onu (che sulla vicenda di Leonard Peltier si e' pronunciata attraverso una commissione giuridica ad hoc) e come il Parlamento Europeo (fin dagli anni Novanta, ed ancora qualche anno fa con il compianto suo Presidente David Sassoli) hanno chiesto la sua liberazione.
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Presidente Biden,
in questo tempo attraversato da orrori indicibili, da guerre e devastazioni inaudite, in cui non solo l'intera umana famiglia ma l'intero mondo vivente - quest'unico mondo vivente che conosciamo nell'intero universo - sono minacciati di distruzione per responsabilita' di poteri folli e scellerati, la liberazione di Leonard Peltier costituirebbe un messaggio di speranza e un'epifania di bene a conforto e sostegno dell'umanita' intera.
La liberazione di Leonard Peltier sarebbe per ogni persona di volonta' buona e per ogni civile consorzio e legittimo istituto fedeli all'umanita' una viva gioia e un impulso potente a continuare ad operare per la pace che salva le vite, per il bene comune che ogni essere umano riconosce e raggiunge e soccorre e preserva, che nessuna persona abbandona al dolore e alla morte.
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Presidente Biden,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 agosto 2024
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnato nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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Allegato primo. Per scrivere al Presidente Biden:
Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America e' sufficiente collegarsi al sito della Casa Bianca alla pagina web: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
"Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia presidenziale a Leonard Peltier.
Come lei sa, Leonard Peltier ha gia' subito 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso.
E' vecchio, e' gravemente malato, le sue patologie non possono essere adeguatamente curate in carcere.
La sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama, da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di persone di tutto il mondo.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
conceda la grazia a Leonard Peltier.
Restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Distinti saluti".
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Allegato secondo. Per saperne di piu':
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
Segnaliamo alcuni materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page
Segnaliamo anche alcune pubblicazioni a stampa in italiano e in inglese particolarmente utili:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Segnaliamo inoltre che nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/03/msg00001.html
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)":
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2022/09/msg00064.html
Ancora nella rete telematica segnaliamo una lettera "ad adiuvandum" alla "United States Parole Commission" del 22 giugno 2024:
https://lists.peacelink.it/nonviolenza/2024/06/msg00055.html
Segnaliamo infine l'attuale sito ufficiale del Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier, il "Free Leonard Peltier Ad Hoc Committee": www.freeleonardpeltiernow.org

2. REPETITA IUVANT. CHE FARE ADESSO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Come e' noto, la "United States Parole Commission" ha negato la "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ed ha fissato la prossima udienza al 2026. Gli avvocati di Leonard Peltier hanno gia' annunciato che ovviamente interporranno appello avverso questa decisione.
Come e' noto Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, e' detenuto da 48 anni in un carcere di massima sicurezza per un delitto che non ha commesso; la sua condanna si baso' su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false. E' anziano (ha quasi 80 anni) e gravemente malato, e le sue plurime patologie non possono essere curate adeguatamente in regime carcerario. Numerosissime personalita' benemerite dell'umanita', associazioni benefiche come Amnesty International, istituzioni democratiche di tutto il mondo - in primis l'Onu e il Parlamento Europeo - chiedono la sua liberazione.
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Che fare?
Occorre perseverare lungo tutte e tre le vie che possono portare alla liberazione di Leonard Peltier:
1. la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la "grazia presidenziale";
2. la richiesta al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America di concedere il "rilascio compassionevole";
3. la richiesta alla "United States Parole Commission" di concedere la "liberta' sulla parola".
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Alcune indicazioni pratiche
a) Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.whitehouse.gov/contact/ e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
e' consuetudine che avvicinandosi il termine del mandato quadriennale il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda la grazia ad alcuni detenuti.
La preghiamo di voler concedere la grazia al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
b) Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
la preghiamo di voler concedere il "rilascio compassionevole" ("compassionate release") al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
c) Per scrivere alla "United States Parole Commission":
usare l'indirizzo e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Proposta di testo:
Egregie signore ed egregi signori della "United States Parole Commission",
pur consapevoli della vostra recente decisione, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente una tempestiva riconsiderazione della situazione del signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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d) Per informare gli avvocati che assistono Leonard Peltier:
usare gli indirizzi e-mail: ksharp at sanfordheisler.com, jenipherj at forthepeoplelegal.com
Proposta di testo:
Egregia avvocata, egregio avvocato,
vi informiamo che abbiamo scritto al Presidente degli Stati Uniti d'America, al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America, alla "United States Parole Commission", le lettere il cui testo alleghiamo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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Tre consigli a chi vuole esprimere e promuovere la solidarieta'
I. La prima forma di solidarieta' e' la conoscenza
- occorre studiare adeguatamente tanto i fatti quanto il contesto;
- occorre far circolare l'informazione, avendo cura che sia un'informazione precisa ed incontrovertibile;
- occorre promuovere altre adesioni all'impegno, avendo cura che ci si attenga scrupolosamente al fine della liberazione di Leonard Peltier e che la metodologia sia rigorosamente nonviolenta;
- soprattutto: occorre far sentire la propria voce direttamente alle istanze istituzionali concretamente preposte alla decisione sulla liberazione di Leonard Peltier; e farla sentire in modo adeguato: ovvero comprensibile e persuasivo. Non serve, ed e' anzi dannosa, la retorica d'accatto, ignorante e stereotipata, che ovviamente non convince nessuno.
E' semplicemente indispensabile la lettura di tutti i seguenti testi:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
II. La prima forma di azione nonviolenta e' la parresia
- occorre prendere la parola e dire la verita' contrastando la violenza del potere;
- occorre prendere la parola e dire la verita' alle istituzioni per ottenere il rispetto del diritto e della morale;
- occorre prendere la parola e dire la verita' come atto politico che invera l'esercizio della democrazia.
Leonard Peltier e' innocente. Leonard Peltier e' in pericolo di morte. Leonard Peltier deve essere liberato.
Nella vicenda di Leonard Peltier si compendia e si testimonia la condizione imposta dalla violenza etnocida, genocida ed ecocida del potere colonialista, imperialista e razzista a tutti i popoli oppressi, all'umanita' intera e all'intero mondo vivente.
La liberazione di Leonard Peltier significa quindi riconoscere il diritto alla vita non solo di ogni persona innocente e di ogni popolo oppresso, ma di tutti gli esseri umani in quanto tali, dell'umanita' intera, di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente.
III. Il tempo e' poco, agire ora
La vecchiaia e le patologie di Leonard Peltier rendono urgente l'impegno per la sua liberazione.
Occorre scrivere ora ai soggetti istituzionali che hanno il potere di restituirgli la liberta'.
Occorre promuovere ora ogni iniziativa nonviolenta adeguata a far crescere l'impegno per la sua liberazione.
Occorre attivare i mezzi d'informazione per ottenere ora la massima attenzione possibile dell'opinione pubblica.
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Free Leonard Peltier.
Non muoia in prigione un uomo innocente.
Mitakuye Oyasin.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2024

3. INIZIATIVE. IN AGOSTO E SETTEMBRE NUMEROSE INIZIATIVE PUBBLICHE DI SOLIDARIETA' CON LEONARD PELTIER IN VARIE CITTA' D'ITALIA

Nei mesi di agosto e settembre sono previste numerose iniziative pubbliche di solidarieta' con Leonard Peltier in varie citta' d'Italia.
Iniziative sono gia' previste a Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Viterbo.
Per informazioni contattare Andrea De Lotto del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" (e-mail: bigoni.gastone at gmail.com) e il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo (e-mail: centropacevt at gmail.com).

4. DOCUMENTAZIONE. ANDREA DE LOTTO: FREE LEONARD PELTIER
[Dal sito www.annbamed.it riprendiamo e diffondiamo ilseguente articolo li' introdotto dalla seguente premessa redazionale: "Tra poco meno di un mese sara' l'80esimo compleanno di Leonard Peltier. Abbiamo chiesto all'amico e compagno Andrea De Lotto di scriverci un articolo di presentazione della campagna in corso per ottenere il suo rilascio. Lo ringraziamo infinitamente per questo contributo. A tutti/e voi lettori/lettrici una preghiera di agire: informare i vostri amici e conoscenti del caso Peltier. Chi vuole fare di piu', puo' partecipare alle iniziative in preparazione attorno al 12 settembre, data della nascita di Peltier. Infine chi vuole impegnarsi, puo' partecipare alle manifestazioni davanti alle rappresentanze diplomatiche USA. Un'azione che non costa tanta fatica e tempo e' una mail al presidente Biden per chiedere la grazia presidenziale prima della scadenza del suo mandato. Per saperne di piu' non abbiate timori, contattateci! La redazione Anbamed"]

Mi chiamo Andrea De Lotto, sono un maestro elementare di Milano. Ho 59 anni e nella mia vita ho accompagnato, seguito, spinto, tante battaglie per un mondo piu' giusto.
Da piu' di 13 anni, tra le altre vicende, mi batto per la liberazione di un uomo che si chiama Leonard Peltier. Busso a tutte le porte, piccole e grandi, e chiedo: "Sapete chi e' Leonard Peltier? Volete saperlo? E' una storia incredibile!". Molti non aprono neppure la porta, altri rispondono che non c'e' nessuno, qualcuno mi dice che non compra niente. Qualcuno la socchiude e porge un orecchio. Io inizio: "Si tratta di una nativo americano che ha quasi 80 anni ed e' in carcere da 49 anni...". Mi interrompono: "E perche'?".
Riprendo: "Dicono che avrebbe ucciso due agenti dell'FBI...”. La porta si richiude violentemente.
Sono pochi coloro che mi lasciano continuare a parlare ed anzi, aprono bene la porta, mi fanno entrare, accomodare, e si siedono con me ad ascoltare.
Gli amici ed i compagni della redazione di Anbamed sono tra questi.
Grazie infinite quindi, perche' nulla e' scontato.
Bene. Leonard Peltier nasce il 12 settembre del 1944 nel Sud Dakota, fa parte dei Lakota, vive la sua infanzia come molti altri bimbi indiani, in parte anche dentro quelle "fantastiche" boarding school dove lui ricorda "ebbi la mia prima esperienza di detenzione...". Cresce nell'impossibilita' di poter continuare a studiare (gli piaceva molto disegnare e dipingere...) e quindi a guadagnarsi la vita con lavoretti per poi diventare, come molti indiani, meccanico che da "relitti di auto" ne aggiustano un'altra. Famiglie sconquassate, nonni che si occupano di nipoti, razzismo respirato e subito, fin da bimbi.
Ma nel 1968 nasce l'American Indian Movement, AIM, parallelamente alle Black Panthers dei neri e ai movimenti contro la guerra in Vietnam. Le azioni dell'AIM colpiscono subito nel segno e oltre al grande effetto fanno conoscere il movimento in mezzo mondo. Occupano per un anno l'Isola di Alcatraz, per 3 giorni gli uffici centrali del Bureau for Indian Affairs (a due passi dalla casa Bianca e a pochi giorni dall'elezione di Nixon) e poi per 73 giorni la spianata di Wounded Knee dove meno di 100 anni fa si era svolto uno dei piu' grandi massacri della storia indiana.
Leonard Peltier entra nel movimento, affascinato dalla capacita' di questo di restituire dignita' alle nazioni indiane sottomesse da quasi 5 secoli. Le loro lotte sono per rivendicare diritti sanciti da trattati bistrattati, per recuperare le loro tradizioni, i loro riti, la loro cultura, lingue, acque, montagne sacre.
Vengono attaccati frontalmente dal governo Usa che non puo' tollerare che un gruppo di "cenciosi" metta in cattiva luce il crescere mito degli Usa che vanno sulla luna.
Se gli studenti bianchi dei movimenti pacifisti non si possono tanto ammazzare, i neri e i nativi la pagheranno anche per gli altri. Cosi' nasce un programma, Cointelpro, che punta a decapitare questi due movimenti: Black Panthers e AIM. Agenti, esercito, FBI ma anche squadracce assoldate fra i nativi stessi, devono incastrare, ammazzare, incarcerare tutti coloro che, oltre a vestirsi con i costumi delle tradizioni, hanno delle belle teste pensanti. Decine e decine vengono ammazzati, molti di piu' quelli incarcerati.
Per farla breve: nel giugno del 1975 dalla riserva di Pine Ridge, la comunita' locale chiede aiuto all'AIM perche' la tensione nella zona e' altissima. Arrivano in 17, di cui 6 uomini. Tra questi Leonard Peltier. I nuovi arrivati si uniscono alla comunita' e aiutano in tutti i compiti di sopravvivenza e gestione, le armi certo che ce le hanno, ma negli Usa, si sa, ce le hanno tutti.
E' la mattina del 26 giugno quando arriva una macchina ad alta velocita', sgommando, nei pressi del campo. Scendono due uomini, non vi e' nessun segno di riconoscimento. Inizia una sparatoria tremenda al termine della quale quei primi due uomini bianchi arrivati e uno dei nativi resteranno a terra, morti. A posteriori verra' detto che quei due uomini (rivelatisi ben presto due agenti dell'FBI) stavano cercando un nativo che aveva rubato un paio di stivali.
Dopo poco arrivarono decine di agenti e quel giorno vennero sparati 35.000 colpi!
Il gruppo degli indiani, pur se con vecchi e bambini, riusci' miracolosamente a dileguarsi. Vennero ricercati in tre: Bob Robideau, Dino Butler e Leonard Peltier. Dopo poche settimane, vennero arrestati i primi due, il processo fu giusto e vennero assolti. Il giudice disse: "Non vi sono prove che siano stati loro, ma anche fossero stati loro sarebbe stata legittima difesa". Quando quindi fu catturato Peltier, rifugiatosi in Canada, l'FBI procuro' in breve tempo delle prove (poi rivelatesi assolutamente false, tanto che a posteriori il governo canadese contesto') e organizzo' un processo in altra citta', con altra giuria e un altro giudice e ottenne in poco tempo quello che voleva: la vendetta. Due ergastoli per Peltier.
Stavolta al termine, il giudice disse: "E' vero non avevamo alcuna prova, ma qualcuno dovevamo pur mettere dentro".
Peltier e' entrato in carcere il 6 febbraio del 1976, da allora non e' mai uscito se non per una brevissima fuga, di quelle in cui "ti aiutano" a scappare per poi spararti alla schiena. Non e' altrimenti uscito nemmeno per i funerali dei suoi cari. Sta in Florida a migliaia di chilometri di distanza dalla sua gente, in carcere di massima sicurezza.
Per lui vi sono state campagne su campagne e a leggere sul web si vede la stratificazione di queste che ogni volta ripartono, ma che non sono, fino ad ora, mai riuscite a scalfire.
quei portoni di ferro e quelle pareti di cemento armato.
Lui si e' sempre dichiarato innocente e, soprattutto, non ha mai rinnegato i suoi ideali. Forse se lo avesse fatto sarebbe fuori.
Quando Clinton, a fine mandato, era ad un passo da firmare la sua liberazione, 500 tra agenti dell'FBI e famigliari manifestarono sotto la Casa Bianca e la penna rimase appoggiata sulla scrivania del Presidente.
Obama, dopo 8 anni di presidenza e le lacrime spese nella cella di Mandela nell'isoletta in Sud Africa, fu la delusione piu' forte per tutto il movimento che si batte da generazioni, per la liberazione di Peltier.
Ora si avvicinano due date importantissime (dopo l'ulteriore feroce delusione di una commissione che in luglio 2024 avrebbe potuto liberarlo per motivi di salute e che invece ha negato il diritto di Peltier di uscire):
Leonard compie 80 anni (12 settembre 2024);
e Biden lascia la Casa Bianca.
Per questo il movimento internazionale fara' tutto il possibile perche' nei prossimi mesi emerga dal silenzio la vicenda di Peltier; le pressioni sul presidente Biden, perche' firmi la sua liberazione, dovranno essere il piu' forte possibile.
Prima di arrivare al "da farsi", qualcuno potra' chiedere: "Si', vabbe', ma cosa c'entra la questione dei nativi e di questo prigioniero con i temi di Anbamed?". Invece crediamo che, per esempio, la storia di Usa e Israele (pur con le dovute proporzioni) nascano da un'occupazione, una colonizzazione, un massacro. Si basino su un razzismo profondo e vogliano tener nascoste "le loro origini". Sara' un caso che a Malpensa i controlli alla dogana si dividono in questo modo: "Usa e Israele" da una parte, resto del mondo dall'altra?
Leonard Peltier e' un simbolo, di una lotta che pesca lontano nel tempo.
La memoria e la capacita' di resistere sono essenziali in questi casi.
Ecco, quindi, quello che si fara':
nella settimana che comprende il 12 settembre vi saranno presidi in varie citta' davanti agli uffici Usa: 10 Milano, 11 Genova, 12 Roma, 13 Napoli, 14 Firenze (date aggiornate nella locandina qui sotto pubblicata). E verranno organizzate in altre citta' (per ora vi sono Massa, Torino, Acquedolci -Me-) le proiezioni del recente documentario "Mitakuye Oyasin" (sulla storia di Peltier) del regista Andrea Galafassi.
QUI il trailer: Rise Up per Leonard Peltier (youtube.com).
In parallelo invitiamo tutti e tutte a scrivere alla Casa Bianca in questo modo:
aprire la pagina del sito della Casa Bianca attraverso cui inviare brevi lettere o anche semplici messaggi che chiedano FREEDOM FOR LEONARD PELTIER: https://www.whitehouse.gov/contact/
Chiunque voglia organizzare incontri o proiezioni sul tema contatti: bigoni.gastone at gmail.com
Ogni aiuto e' importantissimo, grazie.

5. DOCUMENTAZIONE. LORENZO POLI: LEONARD PELTIER, GIUSTIZIA NEGATA
[Dal sito www.altrenotizie.org riprendiamo e diffondiamo]

Il suo caso e' uno dei piu' grandi simboli di repressione della lotta per i diritti dei nativi nordamericani degli anni Settanta, sfociata in uno scandalo giudiziario. Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel Dakota del Nord, il 12 settembre 1944. E' figlio di Leo Peltier, di origini per un quarto francesi e per tre quarti Chippewa, e di Alvina Robideau, di origini per meta' Chippewa e per meta' Lakota, e cresce in una famiglia di 13 fratelli e sorelle, nella "Anishinabe (Chippewa) Turtle Mountain Indian Reservation". Il giovane Leonard Peltier diventa ben presto un attivista per i diritti dei nativi nordamericani ed entra nell'American Indian Movement (AIM), fondato nel luglio 1968 a Minneapolis, nel Minnesota, al fine di salvaguardare la sovranità degli Indiani d'America, la loro cultura e spiritualita', ma che in seguito diventa un movimento che denuncia i numerosi episodi di molestie della polizia e di razzismo contro i nativi americani costretti ad abbandonare la loro cultura ancestrale.
Tutto ebbe inizio il 26 giugno 1975, a Pine Ridge, territorio degli Oglala Lakota, una delle riserve indiane piu' grandi e povere degli Stati Uniti. Erano tempi di forti tensioni sociali e scontri, dove avvenivano continue aggressioni alle comunita' indigene, soprattutto da parte dei Goons, cioe' le bande armate formate da nativi stessi assoldati dal governo statunitense per reprimere le lotte di rivendicazione dell'AIM. Quel giorno, senza alcun preavviso, irruppe nella riserva un'automobile priva di targa con due uomini a bordo, che diedero inizio a un conflitto armato. In seguito si scoprira' che erano due agenti dell'Fbi che stavano ricercando un indiano che aveva rubato un paio di stivali.
Nel giro di pochi minuti, arrivarono sul posto centinaia di altri agenti e la sparatoria che ne segui' lascio' a terra i due agenti, vittime della loro stessa provocazione, oltre ad un nativo. Su cui naturalmente nessuno si prese la briga di indagare, come avveniva regolarmente anche per la gran quantita' di indigeni uccisi in quegli anni. Tra il 1973 e il 1975, infatti, ben sessantaquattro residenti di Pine Ridge erano stati impunemente assassinati con armi da fuoco, ma per i due agenti morti invece qualcuno doveva pagare. In quanto attivista dell'Aim, l'allora trentunenne Leonard Peltier divenne il capro espiatorio perfetto.
L'arresto di Peltier avvenne in Canada, il 6 febbraio successivo agli scontri di Pine Ridge, ma l'estradizione fu ottenuta con prove fasulle e falsate a tal punto che il governo canadese protesto' formalmente per il modo truffaldino in cui era stata ottenuta l'estradizione.
Eppure il destino di Peltier era gia' stato segnato. Il processo fu una farsa che ricalco' un copione gia' scritto, con prove inesistenti o costruite e testimonianze ritrattate. La giuria che condanno' Peltier era formata da soli bianchi in una citta', Fargo, storicamente anti-indigena e il processo venne presieduto da un giudice noto per il suo razzismo.
Dopo cinque anni, accurati esami balistici riuscirono a provare che i proiettili che uccisero i due agenti non appartenevano all'arma di Leonard, e molti dei testimoni che lo accusarono ritirarono le loro dichiarazioni, confessando di essere stati minacciati dall'FBI.
Nel 1976 Peltier fu condannato a due ergastoli, dopo un processo segnato da razzismo anti-indigeno, discriminazione e pregiudizio, dove venne accusato dell’omicidio dei due agenti dell'Fbi, Ronald A. Williams e Jack R. Coler.
Centinaia di singoli cittadini, associazioni e comitati in tutto il mondo hanno sostenuto per decenni la causa di Peltier, raccogliendo milioni di firme e sottoscrivendo decine e decine di appelli. Si sono occupate del suo caso anche personalita' come Nelson Mandela, Fidel Castro, Desmond Tutu, il XIV Dalai Lama, Rigoberta Menchu' Tum, Howard Zinn, artisti come Robert de Niro, Robert Redford, Robbie Robertson, Bruce Springsteen, Pete Seeger, Little Stevens, Harry Belafonte, Carlos Santana, Oliver Stone, associazioni internazionali come Amnesty International, agenzie stampa internazionali come Pressenza ed anche personalita' della cultura e dell'attivismo italiani come Luisa Morgantini, Moni Ovadia, Padre Alex Zanotelli, Naila Clerici (docente di Storia delle Popolazioni Indigene d'America presso l'Universita' di Genova), nonche' l'ex presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, il quale il 23 agosto 2021 aveva annunciato pubblicamente con un video e con un tweet al Presidente degli Stati Uniti la richiesta della grazia per il prigioniero Lakota.
La richiesta di liberta' vigilata per Peltier era stata gia' respinta nel 2009 e, a seguito di un'udienza iniziata il 10 giugno 2024, la Commissione Federale Statunitense per la Liberta' Vigilata ha respinto nuovamente la richiesta presentata dal leader indigeno che, con ogni probabilita' a causa della sua eta', era l'ultima possibilita' di non finire i suoi giorni in carcere da innocente.
Dopo le mancate grazie dei Presidenti democratici Bill Clinton e Barack Obama, nel 2021 a chiedere la grazia per Peltier e' stato James H. Reynolds, lo stesso procuratore capo nel caso Peltier ed ex procuratore degli Stati Uniti, il quale ha scritto a Biden dicendo: "Scrivo oggi da una posizione inconsueta per un ex pubblico ministero, per supplicarvi di commutare la pena di un uomo che ho contribuito a mettere dietro le sbarre. Con il tempo e col senno di poi, mi sono reso conto che il procedimento giudiziario e la lunga incarcerazione del signor Peltier erano e sono ingiusti".
Oggi tocca a Biden prendere una decisione in merito alla clemenza per Leonard Peltier, perche' troppa ingiustizia e' stata commessa su quest'uomo per la colpa di essere un attivista per i diritti della sua gente e di essere un nativo nordamericano che difendeva la sua terra dall'estrattivismo dell'opulenza occidentale. Con la prigionia politica di Peltier, durata ad oggi quasi 49 anni, gli USA hanno gettato carichi di accuse e condanne sulla resistenza indigena al solo scopo di domarla ed oggi hanno il dovere politico di dare un segnale in controtendenza prendendosi le proprie responsabilita'.

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NON MUOIA IN CARCERE LEONARD PELTIER
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Foglio a sostegno dell'appello a scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
A cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 10 del 22 agosto 2024
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