[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 352



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 352 del 18 dicembre 2023

In questo numero:
1. Annamaria Rivera: Le radici dell'antirazzismo in Italia
2. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
3. One Billion Rising Italia: Una lettera
4. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
5. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
6. Alcuni riferimenti utili
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
9. Corta cantata di quelle e quelli che chi governa neppure li vede (2020)

1. MEMORIA. ANNAMARIA RIVERA: LE RADICI DELL'ANTIRAZZISMO IN ITALIA
[Dal sito di Comune-info riprendiamo e diffondiamo]

Non sono bastati tre anni. L'ultimo provvedimento di regolarizzazione preso da un governo italiano, la cosiddetta sanatoria, e' del 2020. Nel settembre scorso, erano state esaminate poco piu' della meta' delle domande. Da allora non si hanno notizie e migliaia di persone "straniere" sono condannate a restare, nel migliore dei casi, invisibili. Basterebbe questo dato a far comprendere quanto la palude della condizione di "illegalita'" sia costellata di ipocrisie anacronistiche da trent'anni a questa parte sul territorio del privilegio nazionale. E, insieme, a dar valore alla memoria lunga dell'antirazzismo in Italia. E' quel che fa con questo articolo Annamaria Rivera ricordando la nascita di un'esperienza breve ma molto intensa, quella della Rete Antirazzista, che nel lontano 1995 riusci' a riunire ben 140 associazioni e gruppi di base disseminati in ogni angolo della penisola intorno a dei temi ancora molto attuali. Un'esperienza assai originale, colta e molto radicale, in cui affondano le radici di una cultura politica che il tempo ha logorato inevitabilmente sul piano della visibilita' e dell'organizzazione - si pensi solo a com'e' cambiato l'aspetto mediatico del "fenomeno" delle migrazioni - ma non certo per le sue ragioni di fondo. La stessa strenua opposizione all'istituzione, allora nascente, grazie a un governo di centrosinistra, di una mostruosita' giuridica come la detenzione di persone che non hanno commesso reati, spiega bene, nel momento in cui si tenta di deportare i migranti e i richiedenti asilo in luoghi di concentrazione lontani da occhi indiscreti e dalla possibilita' di protestare, la rilevanza di custodire e far vivere una memoria "di movimento". Una memoria che sarebbe essenziale anche per affrontare meglio certe lacune analitiche e, soprattutto, le perfide manipolazioni dell'informazione che caratterizzano una nuova offensiva razzista e neocoloniale, a scala planetaria, che segna con violenza inaudita e molto in profondita' il secondo decennio di questo secolo.
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Il 25 agosto 1989, a Villa Literno (in provincia di Caserta), venne assassinato barbaramente da una banda di criminali razzisti il bracciante Jerry Essan Masslo: un profugo di 29 anni che, nonostante fosse stato costretto a fuggire dal Sudafrica dell'apartheid, per la legislazione italiana dell'epoca, assurdamente, non aveva diritto all'asilo.
Di conseguenza, il 7 ottobre successivo si svolse a Roma il primo grande corteo nazionale contro il razzismo, cui parteciparono ben duecentomila persone, fra le quali un gran numero d'immigrate/i e rifugiate/i. Ad aderire al corteo furono numerose associazioni antirazziste, una buona parte delle quali erano in Toscana, ma anche altri soggetti: Cgil, Cisl e Uil, Arci, Lega Ambiente, Pci, Psi, Fgci, Verdi, Verdi-Arcobaleno...
Fu anche questa grande manifestazione a incrementare l'attenzione pubblica verso il tema del razzismo e della condizione delle persone immigrate e rifugiate, nonche' a creare le condizioni che avrebbero condotto alla nascita della Rete antirazzista: un'esperienza breve quanto intensa di raccordo fra associazioni antirazziste in tutta Italia, che duro' dalla fine del 1994 al 1997.
Come ha scritto Sergio Bontempelli, essa "Ha svolto un ruolo fondamentale in quel periodo, poiche' ha dato - per la prima volta in Italia - voce e rappresentanza politica a una miriade di piccole e significative esperienze locali. Inoltre, ha formato un'intera generazione di militanti, volontari e studiosi dell'antirazzismo, costruendo un linguaggio comune tra persone e gruppi che operavano in territori diversi". https://sergiobontempelli.wordpress.com/2008/03/31/dieci-anni-fa-la-rete-nazionale-antirazzista-di-moreno-biagioni/.
C'e' da aggiungere che, anche grazie all'adesione d'intellettuali e studiose/i del razzismo, a caratterizzare la Rete fu, tra l'altro, cio' che Dino Frisullo soleva definire "Fare inchiesta lottando".
Come ricorda Moreno Biagioni, "la riunione che dette avvio al vero e proprio processo costitutivo della Rete si svolse a Pisa nei primi mesi del 1995. Ad essa seguirono altre tre assemblee nazionali in Toscana, ma la Rete ebbe il suo battesimo il 6-8 ottobre 1995, a Napoli - nella Napoli del sindaco Bassolino - quando, dopo due giorni di confronto tra le varie realta' presenti, si varo' un documento-base e una prima forma di coordinamento nazionale".
Ad aderire alla Rete Antirazzista furono ben 140 associazioni e gruppi di base di tutta Italia.
Nel documento d'intenti, presentato in forma di bozza nel corso dell'assemblea nazionale di Napoli cosi' scrivevamo:
 "La Rete, decentrata e plurale, ha per scopo far circolare conoscenza, elaborazione, informazione; offrire visibilita' e rilievo nazionale alle esperienze locali, informare sulle dinamiche istituzionali, costruire un comune orientamento e un comune linguaggio dell'antirazzismo. La Rete deve promuovere conoscenza e dibattito sui temi relativi alla condizione degli immigrati, degli 'zingari', dei rifugiati e su quelli dell'uguaglianza dei diritti e della cittadinanza, ma anche approfondire e far circolare l'analisi delle forme del razzismo contemporaneo, la conoscenza delle culture altrui, la riflessione sui processi di metissage culturale".
Fu anche grazie a Dino se riuscimmo a realizzare una tale Rete, che, per quanto di breve durata, restera' l'unica esperienza di coordinamento fra un gran numero di associazioni di dimensione regionale, provinciale, cittadina, in svariate parti d'Italia.
Fu un'esperienza che Dino, io e altre/i non abbiamo mai smesso di rimpiangere, poiche' fu caratterizzata da un antirazzismo tanto colto quanto radicale, che anticipo' di molti anni analisi, temi e rivendicazioni che oggi qualcuna/o crede siano inediti: le persone migranti, profughe, rifugiate quali soggetti esemplari del nostro tempo, la critica alla vulgata differenzialista allora in voga, il tema della cittadinanza europea di residenza, la battaglia per il diritto di voto e la civilizzazione delle competenze sul soggiorno, la severa critica ai Centri di permanenza temporanea e ad altre pecche della legge detta Turco-Napolitano.
Comparato con l'antirazzismo tanto radicale quanto colto che caratterizzo' la Rete antirazzista, quello attuale manifesta talvolta una notevole poverta' intellettuale. Uno degli esempi piu' lampanti, a mio parere, e' costituito dalla tendenza, che ormai coinvolge anche movimenti, associazioni, perfino talune/i studiose/i, ad adoperare ossessivamente il lemma odio quale presunto movente degli atti di razzismo, verbali e fattuali, ma anche, in fondo, per nominare il razzismo stesso: sovente ridotto a semplice intolleranza o a questione di scorrettezza verbale (nominata con il dilagante e ormai ufficiale hate speech). Il che e' una spia del decadimento della riflessione e dell'analisi su tale fenomeno, che pure e' sempre piu' diffuso, incalzante, inquietante, nonche' sempre piu' incrementato e legittimato da governi e altre istituzioni.
Della Rete fummo portavoce Dino, io e Udo Enwereuzor (che poi sarebbe stato sostituito da Andrea Morniroli). Inizialmente vi aderirono perfino grandi organizzazioni come la Cgil e l'Arci, le quali, prevedibilmente, se ne allontanarono allorche' il "governo amico" (il Prodi-uno) si apprestava a varare la gia' citata, famigerata legge, Turco-Napolitano (la n. 40 del 6 marzo 1998).
Era una legge che, tra l'altro, istituiva i Cpta (detti abitualmente Cpt). Dapprima nominati, con un assurdo eufemismo, Centri di permanenza temporanea e assistenza, poi, piu' realisticamente, saranno detti Cie (Centri di identificazione e di espulsione) e piu' tardi, con il decreto-legge n. 13 del 2017, assumeranno la denominazione di Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri).
In conclusione, con la legge Turco-Napolitano s'istituiva, per la prima volta in Italia, la detenzione amministrativa di persone immigrate "non regolari": quale strumento ordinario, non convalidato dall'autorita' giudiziaria, dunque in aperta violazione della Costituzione.
Fin dalla loro apertura i Cpt avrebbero ucciso loro "ospiti". A partire dalla notte di Natale del 1999, ne morirono sette in tre giorni, tutti cittadini tunisini: uno, Mohamed Ben Said nel Cpt di Ponte Galeria, dove non avrebbe dovuto essere internato; gli altri arsi vivi nel corso di un incendio nel Cpt "Serraino Vulpitta", a Trapani.
Gia' due anni prima, nel 1997, la Rete Antirazzista, prevedendo che la Turco-Napolitano non sarebbe stata quella meraviglia di cui si favoleggiava, elaboro' tre proposte di legge d'iniziativa popolare, il cui contenuto ancor oggi appare assai avanzato. Ne elenco sinteticamente i punti essenziali: il trasferimento dalle Questure agli enti locali delle competenze in materia di soggiorno; il riconoscimento del diritto di voto a tutti/e i/le cittadini/e stranieri/e residenti in Italia da almeno cinque anni; la riforma del regime giuridico relativo alla cittadinanza italiana.
Quest'ultima era cosi' concepita: "E' cittadino italiano per nascita chi e' nato nel territorio italiano, anche se figlio di genitori ignoti, apolidi o stranieri, senza distinzione tra comunitari ed extracomunitari"; "Puo' acquisire la cittadinanza italiana l'apolide o lo straniero, comunitario o extracomunitario, che risieda ininterrottamente da 5 anni nel territorio italiano"; "Chi ottiene la cittadinanza italiana puo' conservare quella di origine".
Per portarle in parlamento, avremmo dovuto raccogliere ben 50.000 firme nell'arco di tre mesi. Ma - inutile dirlo - anche grazie alla defezione delle amiche del "governo amico", cioe' Arci e Cgil (ma anche Rifondazione comunista fu alquanto tiepida, pur essendo nel cartello promotore), non riuscimmo a raggiungere il numero necessario; e dunque a impedire il varo di una legge che avrebbe poi aperto la strada alle aberrazioni della legge detta Bossi-Fini.
Oggi, di fronte allo stillicidio quotidiano di esodi che hanno come epilogo la morte in mare di centinaia di profughi o il forzato ritorno alle tragedie e alle persecuzioni da cui hanno tentato la fuga, ci sorprendiamo a pensare: certo, il frenetico attivismo di Dino Frisullo e della Rete antirazzista, non riuscirebbe, da solo, ad aver ragione della nostra debolezza politica e della rozza e feroce arroganza degli imprenditori politici del razzismo.
Eppure quanto ci mancano e quanto ci sarebbero preziosi, proprio in questo momento, le decine di comunicati al giorno di Dino, che arrivavano in ogni redazione e in ogni angolo d'Italia, la sua inflessibile, talvolta irritante, caparbieta' cui nessuno riusciva a sfuggire, il suo ostinato lavoro da vecchia talpa che scova, porta alla luce e denuncia ingiustizie e crimini contro i dannati della terra, la sua capacita' di opporre dati, cifre, fatti alle pataccate dei praticanti della xenofobia e del razzismo.
Dino, intanto, fra i molti impegni politici, aveva sposato anche la causa della liberazione del popolo curdo. A tal punto che quando, tra il 1996 e il 1997, cominciarono ad arrivare sulle coste del Sud d'Italia barconi pieni di profughe/i curde/i, due di essi riportavano sulle fiancate il suo cognome, sia pure scritto in modo impreciso.
Si era al tempo del primo "governo amico" (il Prodi I) e la voce fuori dal coro della Rete antirazzista sara' presto messa a tacere.  Incredibilmente (o indegnamente, sarebbe piu' giusto dire), nel 1998, proprio mentre Dino era recluso nel carcere speciale di Diyarbakir, con l'imputazione di "istigazione alla rivolta per motivi linguistici, religiosi o etnici", alcune/i della Rete Antirazzista pensarono bene di convocare un'assemblea nazionale per il 17-19 aprile 1998: stranamente a Lecco, nel piu' profondo Nord leghista.
E li' l'assemblea decise a scarsa maggioranza lo scioglimento dell'unico coordinamento antirazzista ampio, diffuso e unitario che vi fosse mai stato in Italia. Il quale aveva praticato un antirazzismo colto, radicale e militante, che riusci' a unificare il massimo di cio' che poteva essere unito, che anticipo' di molti anni temi che solo oggi qualcuna/o scopre, quasi fossero una novita' assoluta: i/le migranti quali soggetti esemplari del nostro tempo e la cittadinanza transnazionale, solo per fare un paio di esempi.
E tuttavia, come scrivevo nel documento proposto e discusso nell'assemblea nazionale di Lecco, "il fatto che le campagne per la raccolta delle firme per le tre leggi d'iniziativa popolare si siano rivelate come una fuga in avanti, nulla sottrae alla validita' e alla stringente attualita' degli obiettivi che intendevamo proporre (...). Gli obiettivi del diritto di voto e della civilizzazione delle competenze devono essere rilanciati, pur con forme e modi differenti, poiche' e' qui che si misura la differenza fra una concezione egualitaria e democratica dell'integrazione e una concezione paternalistico-integrativa".
Uno dei tanti, grandi meriti di Dino Frisullo e' stato quello di aver colto perfettamente che il senso della "grande storia" puo' essere rintracciato nelle "piccole storie" di dominazione, oppressione, discriminazione di una popolazione, di una minoranza, di un gruppo, ma anche nell'infelicita' e nei drammi di ciascuna/o dei suoi membri, di ogni profuga/o, di ogni migrante, di ogni oppressa/o: la vicenda "minore" di un/a profugo/a morto/a, soffocato/a nella stiva di una nave puo' dirci del mondo attuale piu' di un freddo saggio di geopolitica.
Da lui ho appreso, piu' di quanto non abbia appreso dalla mia formazione accademica e dalla mia esperienza di ricerca sul campo, che per comprendere la "questione" palestinese o quella curda, il "fenomeno" dell'immigrazione e degli esodi contemporanei, il "problema" delle persone profughe e di quelle rifugiate che, per andare al di la' delle visioni convenzionali, anche le piu' dotte e scientifiche, bisogna abbandonare lo sguardo che esteriorizza e oggettivizza, e cercare d'assumere lo sguardo del palestinese, del curdo, del migrante, del rom, del profugo, del rifugiato.
P.S. Questo mio scritto e' una rielaborazione del mio contributo al volume collettaneo In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo storia di un militante avido di conoscenza e d'amore, vissuto e morto povero e curioso, pubblicato in occasione del ventennale della sua scomparsa. Riproporlo mi e' sembrato un sia pur piccolo contributo a perpetuarne la memoria.

2. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

3. REPETITA IUVANT. ONE BILLION RISING ITALIA: UNA LETTERA
[Riceviamo e diffondiamo]

Care attiviste e cari attivisti,
Care compagne e cari compagni di viaggio,
testimoni coraggiose e coraggiosi della lotta alla violenza e agli abusi sul corpo delle donne,
Preziose amiche tutte e preziosi amici tutti di One Billion Rising,
scriviamo queste righe consapevoli del sentimento di sofferenza e di umana impotenza che tutte e tutti voi - che tutte noi - stiamo attraversando in questi mesi. Le notizie che arrivano dal mondo ci lasciano senza fiato.
Come se non bastasse, nel nostro Paese, continua inesorabile la conta delle donne cadute per mano di uomini criminali e violenti.
Eppure in tutto questo, o forse proprio per tutto questo, noi scegliamo di non restare in silenzio, di non tirarci indietro, e vi chiediamo di essere ancora con noi.
Nell'oscurita', facciamo splendere la nostra luce. Uniamo le nostre voci. Non sara' facile, ma non sara' impossibile.
La Campagna mondiale One Billion Rising e' nata proprio per questo: per essere una reale comunita', un appiglio nella tempesta, una rete in cui conoscersi, riconoscersi, trovarsi e forse per qualcuno - come e' stato per noi - persino salvarsi. Salvarsi dalla solitudine, dal silenzio, dall'isolamento, dalla violenza fisica e psicologica che troppo spesso ci vede come prede, ancor prima che ragazze, donne o bambine.
Febbraio non e' lontano, raduniamo le forze, raccogliamo le energie, prepariamoci a far sentire il nostro grido di pace e consapevolezza.
Vi invitiamo a incominciare ad organizzare e a coordinare a livello locale la vostra partecipazione a OBR2024: anche per questo, oggi vi chiediamo con gentile fermezza, di cercare di coinvolgere il piu' possibile il mondo della scuola nelle vostre comunita'.
Crediamo sia infatti particolarmente prezioso e vitale tornare a parlare nelle scuole di come la prevaricazione della violenza di genere porti odio, dolore, mancanza di rispetto, assenza di solidarieta'.
Vi alleghiamo una lettera che volendo potrete usare per contattare le scuole dei vostri territori.
Noi siamo a vostra disposizione per qualunque chiarimento e approfittiamo per anticiparvi che V (Eve Ensler) sara' in Italia per presentare il suo nuovo libro "Io sono un'esplosione" (ed. il Saggiatore) in questi due appuntamenti pubblici:
- Firenze, venerdi' 24 novembre ore 20.30 Teatro Niccolini , V presenta il suo nuovo libro con Serena Dandini
- Milano, domenica 26 novembre ore 11 Teatro Paolo Grassi con Maria Nadotti
Mai come oggi abbiamo bisogno di essere unite e uniti, di farci forza, per continuare a costruire insieme una strada di pace, di gentilezza, di consapevolezza e di profondo rispetto per tutte le donne del pianeta.
Un abbraccio a tutte e a tutti voi.
Con gratitudine.
Nicoletta Billi
3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli
3454767246
Margherita Giuliodori Santicchia
3280199958
One Billion Rising Italia
obritalia at gmail.com
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Allegato: Modello di lettera da inviare alle scuole
PROPOSTA COINVOLGIMENTO PROGETTO GRATUITO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggetto:  Proposta di coinvolgimento del Vostro Istituto nella Campagna Mondiale One Billion Rising  contro la Violenza di Genere
Gentile Sig. o Sig.ra Dirigente Scolastica/o
Gentile Docente,
Ci rivolgiamo a tutti Voi - in ogni parte d'Italia, in ogni ambito e indirizzo disciplinare delle scuole di ogni ordine e grado - con accorata fiducia che tutti siano consapevoli che la situazione sulla violenza alle donne nel nostro paese ha assunto numeri drammatici ed inaccettabili per un Paese civile e democratico. La scia sofferenza e dolore sembra inarrestabile. Una donna uccisa in media in Italia ogni due giorni. Dati impressionanti su tutte le forme di violenza che coinvolgono ragazze e ragazzi sempre piu' giovani. Non possiamo restare ferme e fermi, dobbiamo combattere il rischio di assuefazione e rassegnazione.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
Crediamo fermamente che la Scuola Pubblica, nonostante le difficolta' che affronta ogni giorno, nonostante le battaglie e le sfide che e' costretta a fronteggiare spesso nel silenzio delle Istituzioni, abbia ancora un ruolo cruciale per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti.
Per queste ragioni, proponiamo in modo accorato e amichevole, che il Vostro Istituto aderisca alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING diventando una "OneBillionRising School" nelle due modalita' che seguono:
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2024
Sotto la guida e l'esperienza dei Docenti le classi possono intraprendere dei laboratori o delle attivita' didattiche al fine di promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la riflessione e il confronto tra i ragazzi e le ragazze sul tema della violenza di genere.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
"Che cos'e' la violenza di genere per te?", "Cosa sono gli stereotipi e le discriminazioni?", "Perche' secondo te nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa?", "Perche' la violenza contro le donne e' cosi' diffusa? Cosa la genera, cosa la alimenta?", "Cosa fanno i Centri Antiviolenza?", "Cosa e' il 1522?", "Cosa diresti ad un uomo che ha commesso un femminicidio?", "Come fermeresti questa spirale di violenza?", "Nella tua esperienza hai mai assistito a comportamenti violenti verso le donne?", "La violenza e' solo fisica o anche psicologica o verbale?", "Cosa bisognerebbe fare secondo te per fermare la violenza contro le donne?", "La violenza di genere e' qualcosa che ti riguarda?".
I docenti potranno scegliere di coinvolgere le classi, magari anche dividendole per gruppi, attraverso queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
Crediamo che sia cruciale stimolare i ragazzi e le ragazze al confronto sul tema della violenza.  Come introduzione al tema suggeriamo la lettura di un libro che vi sara' inviato gratuitamente, su richiesta. "I Monologhi della Vagina", scritto da Eve Ensler nel 1996 - tradotto in 35 lingue - e' il testo fondante che ha sdoganato tabu' e resistenze e che ancora oggi e' uno straordinario manifesto contro la violenza, un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana di tutte le donne del mondo.
Suggeriamo di promuovere un dibattito nelle classi a partire dal libro, ma ogni docente potra' in alternativa scegliere libri, testi teatrali, video che possano comunque raggiungere lo scopo.
2) IL GIORNO 14 FEBBRAIO 2024: REALIZZARE IL FLASH MOB
Il 14 febbraio 2024 - o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Vi chiediamo per questo di:
- Lavorare ad una libera coreografia della canzone coinvolgendo le classi e i docenti sulle note di "Break the Chain" ballandola tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con delle brevi letture o testimonianze a tema;
Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviando qualche scatto o video amatoriale alla mail del coordinamento nazionale obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social/siti dell'istituto le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Ad ogni scuola che partecipera', regaleremo 2  t-shirt ufficiali One Billion Rising Italia
La violenza contro le donne riguarda tutti noi. Nessuno puo' chiamarsi fuori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo un disperato bisogno della vostra collaborazione, della vostra energia, del vostro impegno e del vostro entusiasmo. Unitevi a noi. Sara' un cammino forse faticoso, a tratti difficile, ma certamente sorprendente e fertile per la vostra comunita' scolastica. Ce lo dice l'esperienza di questi ultimi dieci anni. I ragazzi e le ragazze hanno un infinito bisogno di essere guidati, di essere accompagnati e stimolati per permettere alla loro creativita', alla loro energia, ai loro pensieri e alle loro parole di sgorgare in tutta la loro unicita' e potenza. Insieme possiamo cambiare la cultura della violenza e del sopruso. Il futuro e' possibile.
Grazie per l'attenzione preziosa,
Cordialmente,
Attivista OBR
Xxxxxxxx xxxxxxxxxx
Mail per adesione: xxxxxxxxxxx
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com e verrete contattati da Margherita Santicchia del nostro Coordinamento.

4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
*
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.

5. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

9. REPETITA IUVANT. CORTA CANTATA DI QUELLE E QUELLI CHE CHI GOVERNA NEPPURE LI VEDE (2020)

Lo so che frequento le persone sbagliate
quelle che quando non stanno morendo di malattia
stanno morendo di schiavitu' e di fame

Come A. che non riesce neppure a farsi ascoltare
da nessun ufficio pubblico
da nessuna istituzione assistenziale
e che ha deciso di restare chiuso nella sua baracca
e lasciarsi morire che tanto
vivere cosi' e morire non vede piu' la differenza

Come B. che ha ripreso a farsi che tanto
erano tutte chiacchiere e gli dispiace per me
che se ero riuscito a fare il comunismo
lui ci stava e ci starebbe ancora
invece hanno vinto i fascisti
e allora chi se ne frega

Come C. che tira avanti a psicofarmaci
e ogni volta si chiede se non e' arrivato il momento
di smetterla di gonfiarsi come un pallone
e di non riuscire a pensare i suoi pensieri
e magari e' arrivato il momento
di vendicarsi una volta per tutte

Come D. che regge l'anima coi denti
quei pochi che gli restano e che per fortuna
che non ci ha la televisione
che se li vedesse tutti quelli che si vedono in televisione
andrebbe a riprendere il mitra che sotterro' nel '45
e stavolta la giustizia la fa lui

Come E. che e' venuto da tanto lontano
che ha attraverso il deserto e il mare
che e' stato nel lager in Libia
e che adesso fa lo schiavo a cinque chilometri da qui
e se non fosse l'uomo piu' buono del mondo
avrebbe gia' preso il marraccio e avrebbe
cominciato a colpire a casaccio chiunque incontra per strada

Come F. che non ci ha piu' un amico
neppure a pagarlo e che continua a cercarmi
sperando che io possa dargli
due baiocchi o un po' di pane e cacio
per cenare stasera la dritta buona
accompagnarlo al Comune
alla Asl all'Inps da un avvocato
all'Arci alla Caritas alla Comune di Parigi
che proprio non ce la fa piu'
ed era forte come un toro
che ha lavorato al mattatoio e ai cantieri

Come G. che lavava le scale
e non gliele fanno lavare piu' perche' ci ha il velo
e ci ha due figli piccoli e il marito chissa' dove

Come H. che ha fatto l'operaio il bracciante il cavallo il mulo
che e' stato piu' dentro che fuori e adesso e' tutto bianco
e prima mi chiama e poi non si presenta
che si vergogna di farsi vedere ridotto cosi'
che era un compagno pure lui
e aveva un cuore grande come il mare oceano

Come I. che m'incontra per strada e mi chiede ancora se ci ho cento lire
che gli dico che adesso c'e' l'euro e lui mi risponde
che la fame pero' e' la stessa di prima e' la stessa di sempre
e si ricorda di quando eravamo in piazza per il Cile
che adesso quel Cile li' e' pure qui e' dappertutto

Come L. che mi dice M. che l'ha visto davanti al supermercato
che chiedeva la carita'
e quando ha visto che M. l'ha visto e' scappato

Come M. che ieri e' venuta a trovarmi
solo per piangere solo per piangere scusa

Come N. che era riuscita a tirarsi su dalla strada
che ci aveva creduto che ci aveva provato
e adesso ci ha un brutto male e dice che aveva fatto meglio
a farla finita quella volta tanti anni fa ti ricordi

Come O. che un po' chiede e un po' ruba
e nessuno lo puo' piu' vedere che e' ladro e insieme spia
ma io lo vidi tanti anni fa
essere benigno e generoso e adesso
neppure se lo ricorda piu'

Come P. che ha chiuso il negozio e adesso spaccia
e la domenica mattina va alla prima messa
che a quella piu' tardi d'incontrare chi lo conosce non se la sente

Come Q. che ha pagato il fatto di essere onesta e coraggiosa
con la miseria con la miseria nera
e adesso e' sola come un cane in una grotta

Come R. che andavamo a scuola insieme
e quando c'incontriamo contiamo gli amici di allora
che sono quasi tutti morti e morti male
e pure noi non stiamo messi tanto bene

Come S. che mi telefona a tutte le ore
e non mi deve dire niente

Come T. che litigavamo sempre
e adesso sappiamo di essere uguali

Come U. che ha venduto ogni suo bene
per aiutare gli altri e adesso e' solo
e nessuno lo aiuta nessuno

Come V. che faceva l'infermiera
e militava nel partito il sindacato il collettivo femminista
e adesso e' vecchia ha l'alzheimer senza parenti e senza un soldo

Come Z. che faceva un lavoro che se lo scrivo non ci credete
e stanotte s'e' impiccato.

Lo so che frequento le persone sbagliate
quelle che solo la liberazione di tutte e di tutti
salvera' e liberera' pure loro

Ed e' perche' frequento le persone sbagliate
che vedo quello che i privilegiati non vedono
che so quello che i sapienti non sanno
che voglio quello che i potenti aborrono

Solo la lotta delle oppresse e degli oppressi
puo' salvare l'umanita' che e' una
solo la condivisione del bene e dei beni
puo' sconfiggere l'orrore presente
solo la nonviolenza
puo' abolire l'ingiustizia
solo la misericordia che lotta e che a tutti gli abusi si oppone
puo' contrastare la morte
puo' far cessare l'epidemia

Salvare le vite e' il primo dovere
soccorrere accogliere assistere ogni persona bisognosa d'aiuto
opporsi al male facendo il bene
combattere il fascismo con la nonviolenza
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 352 del 18 dicembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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