[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 340



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 340 del 6 dicembre 2023

In questo numero:
1. "Azione nonviolenta": Premio Alexander Langer 2023 ad Olga Karatch
2. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
3. One Billion Rising Italia: Una lettera
4. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
5. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
6. Alcuni riferimenti utili
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
9. Marina Santini e Luciana Tavernini: Autocoscienza e storia vivente
10. Ida Dominijanni: Il campo di battaglia del patriarcato vacillante

1. "AZIONE NONVIOLENTA": PREMIO ALEXANDER LANGER 2023 AD OLGA KARATCH
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

Il Comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer assegna il Premio Alexander Langer 2023 all'attivista per i diritti umani Olga Karatch. La politologa bielorussa Olga Karatch e' considerata il volto e la forza trainante della rete per i diritti umani e civili "Nash Dom" (Our House, La nostra casa), che l'allora 26enne ha fondato alla fine del 2005 e a cui attualmente aderiscono circa 20 gruppi in tutto il Paese. Il Comitato e' rimasto particolarmente colpito dal fatto che Our House non si concentra sulla capitale Minsk, ma sulle altre città piu' importanti del Paese sostenendo coloro che non vengono visti.
Olga Karatch e' la direttrice di Our House, che ha fondato nel dicembre 2002 come giornale autoprodotto a Vitebsk. Licenziata per attivismo politico, Olga e' stata arrestata nel 2011 e torturata dal regime di Lukashenko. Dal 2014, Olga Karatch vive in esilio a Vilnius, dove Our House in Lituania e' registrata come organizzazione con il nome di Centro internazionale per le iniziative civiche. L'organizzazione, classificata terroristica dal regime di Lukashenko, coordina ora piu' di 23 gruppi di volontari in circa 20 citta' bielorusse e in esilio. L'obiettivo e' cambiare la societa' bielorussa attraverso l'azione nonviolenta e rafforzare l'influenza dei cittadini sui processi decisionali statali e istituzionali. Olga Karatch e' vista come una minaccia dal regime di Lukashenko. Nonostante cio', lavora instancabilmente con altre organizzazioni per evidenziare le violazioni dei diritti umani nel Paese.
Il Premio Langer 2023 riconosce il lavoro di Olga contro la guerra, per i diritti delle donne e per il cambiamento democratico in Bielorussia.
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Menzione speciale a ZMINA
Nel corso dell'assegnazione del Premio Langer 2023 (3 marzo 2024), il Comitato scientifico e di garanzia da' una menzione speciale anche all'organizzazione ZMINA. Il Centro per i diritti umani ZMINA, un'organizzazione non governativa, e' impegnato nella promozione dei diritti umani, nella difesa dello Stato di diritto e dei valori democratici della societa' civile in Ucraina. ZMINA si batte per la tutela della liberta' di espressione e di movimento, contro le discriminazioni, per la prevenzione della tortura e dei trattamenti crudeli, per il sostegno dei difensori dei diritti umani e dei diritti civili in Ucraina, compreso il territorio occupato dai russi in Crimea, e per la tutela dei diritti delle persone colpite dall'invasione russa dell'Ucraina. ZMINA fa parte di una piu' ampia coalizione di organizzazioni per i diritti civili e umani ed e' anche molto attiva nella difesa dei diritti delle minoranze etniche e sessuali, come la popolazione tatara e le persone LGBTQ+.
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Premio internazionale Alexander Langer
Il Premio Internazionale Alexander Langer intende sostenere e valorizzare gruppi e singole persone che contribuiscono con la loro opera a mantenere viva l'eredita' del pensiero di Alexander Langer e a proseguire il suo impegno civile, culturale e politico.
La Fondazione si propone di premiare persone e associazioni che con scelte coraggiose, indipendenza di pensiero e forte radicamento sociale siano capaci di illuminare situazioni emblematiche e strade innovative per affrontare le crisi oggi in corso. In particolare, mira a sostenere e valorizzare soggetti, anche poco conosciuti, che lavorano per i diritti umani e le politiche di pace, la democrazia e la convivenza, contro le discriminazioni e l'esclusivismo etnico, la difesa dell'ecosistema e la ricerca di vie per una conversione ecologica.
Il premio assegnato di 10.000 euro e' messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. I precedenti premiati sono caratterizzati da generosita', coraggio, tenacia e resistenza alla violenza, e di solito agiscono lontano dai riflettori del pubblico mondiale.
Il Comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer e' composto da: Elisabeth Alber, Grazia Barbiero, Anna Brambilla, Azra Fetahovic, Bettina Foa, David Hofmann, Giulia Levi, Fabiana Martini, Salvatore Saltarelli, Giovanni Scotto, Gianni Tamino, Franz Tutzer, Mao Valpiana, Nazario Zambaldi, Simone Zoppellaro.
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Il programma di Euromediterranea 2024
Il premio Langer e' in genere consegnato ufficialmente nell'ambito di Euromediterranea, una rassegna di eventi incentrata su chi riceve il premio e sul suo impegno civile e politico, il tutto in un'ottica "langeriana". In passato la manifestazione si e' spesso tenuta a luglio, ma per l'edizione 2024 abbiamo deciso di cambiare e festeggiare il compleanno di Alexander Langer in febbraio.
Quest'anno abbiamo pensato a una Euromediterranea che abbiamo definito "itinerante", perche' si svolgera' a tappe. La premiata tocchera' alcune citta', dove di volta in volta, con alcuni partner locali, avranno luogo iniziative in varie forme. L'auspicio e' quello di arrivare a produrre un quadro policromo, dal quale traspaiano le diverse sfaccettature dei temi e l'interazione con le realta' locali portera' a declinare le tematiche in modi differenti.
Il programma si presenta assai ricco. Inizieremo da Roma - la data precisa non e' ancora stata fissata - dove la premiata sara' ospite d'onore alla presidenza della Camera dei Deputati, dando cosi' continuita' a quella che e' ormai una tradizione con cui dal 1997 si onora la figura di Alexander Langer. La tappa successiva sara' Pesaro (il 26 febbraio con Lupus in Fabula), quindi Firenze (organizza Cospe, il 28 febbraio) e Verona (con il Comune di Verona e il Movimento Nonviolento, il 29 febbraio). Il 2 marzo sara' il momento di Vipiteno con un workshop e un momento pubblico e il giorno dopo - 3 marzo - avra' luogo la premiazione ufficiale a Bolzano, alla quale partecipera' da remoto anche l'ong ZMINA a cui e' stata conferita una menzione speciale. Due giorni dopo sara' la volta di Trento, in collaborazione con il Forum trentino per la pace e i diritti umani. Il 6 marzo, a Venezia saremo ospiti della Fondazione Venezia per la Ricerca della Pace e per la Festa della Donna, la premiata sara' a Trieste, accolta dalla sezione regionale dell'associazione Articolo 21. Infine, il 9 marzo, andremo a Milano per un'iniziativa in collaborazione con Legambiente.
I dettagli verranno diffusi quanto prima. Un disegno dell'artista Mauro Biani fara' da logo alla serie di eventi.

2. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

3. REPETITA IUVANT. ONE BILLION RISING ITALIA: UNA LETTERA
[Riceviamo e diffondiamo]

Care attiviste e cari attivisti,
Care compagne e cari compagni di viaggio,
testimoni coraggiose e coraggiosi della lotta alla violenza e agli abusi sul corpo delle donne,
Preziose amiche tutte e preziosi amici tutti di One Billion Rising,
scriviamo queste righe consapevoli del sentimento di sofferenza e di umana impotenza che tutte e tutti voi - che tutte noi - stiamo attraversando in questi mesi. Le notizie che arrivano dal mondo ci lasciano senza fiato.
Come se non bastasse, nel nostro Paese, continua inesorabile la conta delle donne cadute per mano di uomini criminali e violenti.
Eppure in tutto questo, o forse proprio per tutto questo, noi scegliamo di non restare in silenzio, di non tirarci indietro, e vi chiediamo di essere ancora con noi.
Nell'oscurita', facciamo splendere la nostra luce. Uniamo le nostre voci. Non sara' facile, ma non sara' impossibile.
La Campagna mondiale One Billion Rising e' nata proprio per questo: per essere una reale comunita', un appiglio nella tempesta, una rete in cui conoscersi, riconoscersi, trovarsi e forse per qualcuno - come e' stato per noi - persino salvarsi. Salvarsi dalla solitudine, dal silenzio, dall'isolamento, dalla violenza fisica e psicologica che troppo spesso ci vede come prede, ancor prima che ragazze, donne o bambine.
Febbraio non e' lontano, raduniamo le forze, raccogliamo le energie, prepariamoci a far sentire il nostro grido di pace e consapevolezza.
Vi invitiamo a incominciare ad organizzare e a coordinare a livello locale la vostra partecipazione a OBR2024: anche per questo, oggi vi chiediamo con gentile fermezza, di cercare di coinvolgere il piu' possibile il mondo della scuola nelle vostre comunita'.
Crediamo sia infatti particolarmente prezioso e vitale tornare a parlare nelle scuole di come la prevaricazione della violenza di genere porti odio, dolore, mancanza di rispetto, assenza di solidarieta'.
Vi alleghiamo una lettera che volendo potrete usare per contattare le scuole dei vostri territori.
Noi siamo a vostra disposizione per qualunque chiarimento e approfittiamo per anticiparvi che V (Eve Ensler) sara' in Italia per presentare il suo nuovo libro "Io sono un'esplosione" (ed. il Saggiatore) in questi due appuntamenti pubblici:
- Firenze, venerdi' 24 novembre ore 20.30 Teatro Niccolini , V presenta il suo nuovo libro con Serena Dandini
- Milano, domenica 26 novembre ore 11 Teatro Paolo Grassi con Maria Nadotti
Mai come oggi abbiamo bisogno di essere unite e uniti, di farci forza, per continuare a costruire insieme una strada di pace, di gentilezza, di consapevolezza e di profondo rispetto per tutte le donne del pianeta.
Un abbraccio a tutte e a tutti voi.
Con gratitudine.
Nicoletta Billi
3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli
3454767246
Margherita Giuliodori Santicchia
3280199958
One Billion Rising Italia
obritalia at gmail.com
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Allegato: Modello di lettera da inviare alle scuole
PROPOSTA COINVOLGIMENTO PROGETTO GRATUITO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggetto:  Proposta di coinvolgimento del Vostro Istituto nella Campagna Mondiale One Billion Rising  contro la Violenza di Genere
Gentile Sig. o Sig.ra Dirigente Scolastica/o
Gentile Docente,
Ci rivolgiamo a tutti Voi - in ogni parte d'Italia, in ogni ambito e indirizzo disciplinare delle scuole di ogni ordine e grado - con accorata fiducia che tutti siano consapevoli che la situazione sulla violenza alle donne nel nostro paese ha assunto numeri drammatici ed inaccettabili per un Paese civile e democratico. La scia sofferenza e dolore sembra inarrestabile. Una donna uccisa in media in Italia ogni due giorni. Dati impressionanti su tutte le forme di violenza che coinvolgono ragazze e ragazzi sempre piu' giovani. Non possiamo restare ferme e fermi, dobbiamo combattere il rischio di assuefazione e rassegnazione.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
Crediamo fermamente che la Scuola Pubblica, nonostante le difficolta' che affronta ogni giorno, nonostante le battaglie e le sfide che e' costretta a fronteggiare spesso nel silenzio delle Istituzioni, abbia ancora un ruolo cruciale per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti.
Per queste ragioni, proponiamo in modo accorato e amichevole, che il Vostro Istituto aderisca alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING diventando una "OneBillionRising School" nelle due modalita' che seguono:
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2024
Sotto la guida e l'esperienza dei Docenti le classi possono intraprendere dei laboratori o delle attivita' didattiche al fine di promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la riflessione e il confronto tra i ragazzi e le ragazze sul tema della violenza di genere.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
"Che cos'e' la violenza di genere per te?", "Cosa sono gli stereotipi e le discriminazioni?", "Perche' secondo te nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa?", "Perche' la violenza contro le donne e' cosi' diffusa? Cosa la genera, cosa la alimenta?", "Cosa fanno i Centri Antiviolenza?", "Cosa e' il 1522?", "Cosa diresti ad un uomo che ha commesso un femminicidio?", "Come fermeresti questa spirale di violenza?", "Nella tua esperienza hai mai assistito a comportamenti violenti verso le donne?", "La violenza e' solo fisica o anche psicologica o verbale?", "Cosa bisognerebbe fare secondo te per fermare la violenza contro le donne?", "La violenza di genere e' qualcosa che ti riguarda?".
I docenti potranno scegliere di coinvolgere le classi, magari anche dividendole per gruppi, attraverso queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
Crediamo che sia cruciale stimolare i ragazzi e le ragazze al confronto sul tema della violenza.  Come introduzione al tema suggeriamo la lettura di un libro che vi sara' inviato gratuitamente, su richiesta. "I Monologhi della Vagina", scritto da Eve Ensler nel 1996 - tradotto in 35 lingue - e' il testo fondante che ha sdoganato tabu' e resistenze e che ancora oggi e' uno straordinario manifesto contro la violenza, un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana di tutte le donne del mondo.
Suggeriamo di promuovere un dibattito nelle classi a partire dal libro, ma ogni docente potra' in alternativa scegliere libri, testi teatrali, video che possano comunque raggiungere lo scopo.
2) IL GIORNO 14 FEBBRAIO 2024: REALIZZARE IL FLASH MOB
Il 14 febbraio 2024 - o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Vi chiediamo per questo di:
- Lavorare ad una libera coreografia della canzone coinvolgendo le classi e i docenti sulle note di "Break the Chain" ballandola tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con delle brevi letture o testimonianze a tema;
Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviando qualche scatto o video amatoriale alla mail del coordinamento nazionale obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social/siti dell'istituto le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Ad ogni scuola che partecipera', regaleremo 2  t-shirt ufficiali One Billion Rising Italia
La violenza contro le donne riguarda tutti noi. Nessuno puo' chiamarsi fuori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo un disperato bisogno della vostra collaborazione, della vostra energia, del vostro impegno e del vostro entusiasmo. Unitevi a noi. Sara' un cammino forse faticoso, a tratti difficile, ma certamente sorprendente e fertile per la vostra comunita' scolastica. Ce lo dice l'esperienza di questi ultimi dieci anni. I ragazzi e le ragazze hanno un infinito bisogno di essere guidati, di essere accompagnati e stimolati per permettere alla loro creativita', alla loro energia, ai loro pensieri e alle loro parole di sgorgare in tutta la loro unicita' e potenza. Insieme possiamo cambiare la cultura della violenza e del sopruso. Il futuro e' possibile.
Grazie per l'attenzione preziosa,
Cordialmente,
Attivista OBR
Xxxxxxxx xxxxxxxxxx
Mail per adesione: xxxxxxxxxxx
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com e verrete contattati da Margherita Santicchia del nostro Coordinamento.

4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.

5. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
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Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

9. RIFLESSIONE. MARINA SANTINI E LUCIANA TAVERNINI: AUTOCOSCIENZA E STORIA VIVENTE
[Dal sito della "Libreria delle donne" di Milano riprendiamo e diffondiamo]

Da anni facciamo parte di una Comunita' di storia vivente, prima quella di Milano e dal 2019 di quella di SAMI (Savona-Milano). La storia vivente e' un'invenzione simbolica di Mariri' Martinengo la cui pratica prende avvio nel 2006 dopo la pubblicazione del suo libro La voce del silenzio. Memoria e storia di Maria Massone, donna "sottratta" (1) e il riconoscimento da parte di Maria-Milagros Rivera Garretas del suo portato innovativo per la storia.
La pratica della storia vivente mantiene elementi dell'autocoscienza che alcune di noi negli anni Settanta hanno praticato.
Come allora si svolge in un piccolo gruppo di donne che si incontra periodicamente e che mette al centro il partire da se' per l'espressione dell'esperienza di ciascuna. C'e' il desiderio di interrogarsi a fondo, in relazione con le altre che ascoltano e pongono domande perche' sentono risuonare in se' le tue parole. Sono le altre, in una circolarita' di fiducia, che ti danno misura, aiutano a far emergere il tuo vissuto e a trovare le parole per raccontarlo. Con la pratica della storia vivente cresce la coscienza dell'energia che le relazioni duali portano nel gruppo. Quello che si indaga sono i nodi personali che ciascuna si porta dentro e di cui non ha mai parlato, che l'hanno imbrigliata perche' l'interpretazione corrente era patriarcale, falsa e non corrispondente alla propria esperienza.
Per trovare un simbolico che la rappresenti cerchiamo di individuare nel nostro vissuto una "immagine guida", cioe' la visione di una situazione concreta in cui si e' creato il groviglio. E ritornandoci in "un percorso a spirale, creiamo un doppio movimento: un'immersione profonda in se' che faccia affiorare una verita' soggettiva e la offra alle altre che, riconoscendola e aiutando a illuminarla, permettono di renderla pubblica" (2).
E' l'atto trasformativo che libera la singola e fa nascere una nuova storia. Se come si dice "tutta la storia e' storia contemporanea" perche' fa storia cio' che interessa al presente, la storia vivente non pone piu' al centro il potere e le dinamiche sociali, ma come scrive Maria-Milagros Rivera Garretas "fa la rivoluzione di dire e mostrare che cio' che interessa al presente, a ogni presente, e' il sentire dei vissuti di donne e uomini che viviamo nel mondo e sono vissuti costitutivi dell'essere" (3). Da quando i nostri vissuti non sono piu' deformati o annullati da interpretazioni ideologiche, camminiamo piu' leggere e incisive nel mondo.
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Note
1. Mariri' Martinengo, La voce del silenzio. Memoria e storia di Maria Massone, donna "sottratta", ECIG, Genova 2005.
2. Comunita' di storia vivente diMilano (a cura di), La spirale del tempo. Storia vivente dentro di noi, Moretti&Vitali, Bergamo 2018, p.126.
3. www.libreriadelledonne.it/approfondimenti/storia_vivente/storia_vivente_contributi/la-storia-vivente-lautocoscienza-e-laltra/

10. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: IL CAMPO DI BATTAGLIA DEL PATRIARCATO VACILLANTE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo originariamente pubblicato su "Internazionale"]

Ci sono due buone notizie nello shock di massa provocato dall'efferato femminicidio n. 106 di Giulia Cecchettin (gia' diventato il penultimo: l'ultimo, il n. 107, e' quello di Rita Talamelli, 66 anni, Fano, strangolata dal marito di 70 che poi ha provato a suicidarsi senza riuscirci). La prima buona notizia e' la reazione di Elena, la sorella di Giulia, seguita da quella del corpo studentesco di Padova e di tutta Italia. Con la lucidita' che solo il dolore riesce talvolta a dare, Elena ha lanciato quattro messaggi lapidari: che il suo non e' un lutto privato ma pubblico e politico, che l'assassino della sorella non e' un mostro ma un ragazzo mostruosamente normale ("il vostro bravo ragazzo"), che gli uomini tutti devono mettersi una mano sulla coscienza perche' questi ragazzi normali li produce una societa' di uomini che non rispettano e non sanno amare le donne, che l'unico modo per onorare la morte di Giulia non e' piangere in silenzio ma parlare e "bruciare tutto". Le/gli studenti l'hanno capita al volo, ribaltando il minuto di silenzio programmato dall'alto in memoria di Giulia in un minuto di rumore autogestito dal basso e corredato dallo slogan "vento corri con me". Basta con i minuti di silenzio, basta con le fiaccolate sommesse, basta pure con le scarpette rosse e le giornate di stato contro la violenza di genere. Ribellarsi e' giusto, bruciare tutto, quantomeno metaforicamente, e' sacrosanto. Finalmente.
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La questione e' maschile
La seconda buona notizia e' che stavolta un po' di uomini hanno finalmente provato a dire, o quantomeno a balbettare, qualcosa di se'. Lo ripetiamo da anni scontrandoci contro un muro di silenzio lesionato solo da poche eccezioni: la violenza contro le donne e' una questione maschile; devono risolverla i carnefici, non le vittime. Stavolta il muro s'e' rotto, fra scrittori, artisti, attori, uomini di sport, intellettuali, attivisti di sinistra. Contiamo di riscontrarne presto i risultati nelle loro opere e nelle loro pratiche, personali e politiche.
Passiamo alle notizie cattive. Che come sempre vengono dalla televisione, dai giornali mainstream e dalla scena istituzionale, il solito circolo mediatico-politico sempre uguale a se' stesso dove anche le tragedie si volgono immancabilmente in farsa. Qui la parola maschile perde ogni barlume di autocoscienza e ritrova il piglio fastidioso e molesto del mansplaining: uomini che pretendono di spiegarci tutto anche di cose di cui non sanno nulla. Esempio, il patriarcato, su cui fior di opinionisti hanno preso a sproloquiare a vanvera. Abituati come sono a fare da trent'anni i ventriloqui della narrativa occidentale dello scontro di civilta', si erano convinti che il patriarcato e' un arcaismo da paesi islamici o da autocrazie orientali, e che noi democratici occidentali ce lo siamo lasciato alle spalle da quel di'. Senonche' nei paesi occidentali le donne continuano a essere massacrate, e in paesi piu' moderni e paritari del nostro tipo la Svezia ancor piu' che nel nostro. Il che significa evidentemente che certe strutture patriarcali permangono, o non si dissolvono d'incanto, anche nelle democrazie occidentali piu' avanzate; ma i nostri mansplainer preferiscono dedurne che i femminicidi non c'entrano niente col patriarcato. Altri, da destra, la fanno piu' breve: i femminicidi non hanno niente a che fare con il contesto sociale, culturale e politico ne' tantomeno con ventilate responsabilita' o complicita' dell'umanita' maschile, sono gesti inconsulti ed episodici di criminali da sbattere in galera buttando la chiave, punto e basta. Quanto al patriarcato, e' morto e sepolto dal giorno in cui c'e' una donna a capo del governo, per giunta, come lei stessa ama sottolineare, nata e cresciuta in una famiglia di donne: e poco importa se guida un partito da lei battezzato Fratelli d'Italia, se si fa chiamare "il presidente", se ha un piglio fallico da fare invidia ai suoi compagni di ventura e se governa in nome della patriarcalissima triade Dio patria e famiglia.
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Fra struttura e storia
Tocca ribadire qualche nozione di base, e provare a ragionare. Il patriarcato e' una struttura socio-simbolica (cioe' un ordine sociale sorretto dall'ordine simbolico e viceversa) basata sulla legge e sul cognome del padre, sul dominio degli uomini, sull'oppressione e sul consenso delle donne. E' una struttura transculturale (cioe' radicata in tutte le culture), trasversale (cioe' ne' di destra ne' di sinistra), trans-storica (cioe' resistente al cambiamento d'epoca). Il che non significa pero' ne' che sia dappertutto uguale ne' che sia immodificabile o invincibile. Avere a che fare con la cultura patriarcale che permane nelle democrazie occidentali e' certamente preferibile a dover lottare contro uno stato patriarcale islamico strappandosi il burqa o il velo di dosso e rischiando la galera o la lapidazione. Tuttavia la parita' di genere e i diritti democratici occidentali di per se' non salvano le donne né dalla misoginia ne' dalla violenza maschili, che del patriarcato sono ingredienti fondamentali, e se ne infischiano sia della parita' che dei diritti, come le statistiche europee sui femminicidi per l'appunto dimostrano. Giulia e decine di donne come lei non sono state uccise perche' non avevano diritti; sono state uccise, nonostante li avessero, perche' hanno detto "no" a un uomo.
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Il "no" che uccide
Quel "no", che agli assassini sembra evidentemente un capriccio (esattamente come il "no" a un rapporto sessuale non desiderato sembra agli stupratori un mezzo si'), condensa la liberta' e l'indipendenza dal desiderio e dalle imposizioni maschili che da un secolo a questa parte le donne stanno conquistando in tutto il mondo, ivi compresi quei pezzi di mondo dove alle donne i diritti non sono concessi, come dimostra il caso dell'Iran. Ed e' quel no che gli uomini-killer, e non solo loro, letteralmente non sopportano: perche' non ne va solo dell'inappropriabilita' e dell'inaddomesticabilita' dell'altra, ma della percezione di se', di un se' evidentemente ancora talmente ingabbiato in un'identita' maschile tradizionale, fuori tempo massimo, da non trovare ragioni d'esistenza fuori da quella gabbia. Non e' un caso che al femminicidio faccia seguito tanto spesso un suicidio: come se privato del possesso di una donna, un uomo non solo si sentisse autorizzato a sopprimerla, ma non potesse sopravviverle. Attenzione, perche' e' qui che interviene l'appello di Elena agli uomini, tutti, perche' si mettano una mano sulla coscienza: perche' di femminicidi ce n'e' "solo" uno ogni tre giorni, ma di relazioni fra un uomo e una donna che vanno a male perche' lei finisce annichilita e lui auto-amputato ce ne sono migliaia al giorno. Non c'e' donna che, a qualunque eta' e a qualunque latitudine, non abbia avuto a che fare con un uomo incapace di rapportarsi al di lei desiderio senza distruggerla e senza autodistruggersi.
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Senza il credito femminile
Ma se il dominio maschile ha bisogno di queste dosi massicce di violenza per confermarsi, e se le donne non sono piu' addomesticabili, di quale patriarcato stiamo parlando? "Il patriarcato e' finito, non ha piu' il credito femminile ed e' finito", recitava gia' piu' di vent'anni fa un testo della Libreria delle donne di Milano intitolato "E' accaduto non per caso". Quel testo fece scandalo, perche' il patriarcato appariva allora, come appare ancora oggi, pieno di risorse. Invece era un testo profetico, perche' vedeva che, con la rivoluzione novecentesca della liberta' femminile, per l'ordine patriarcale era cominciato il declino, ne gioiva ma contemporaneamente ammoniva che quel declino avrebbe avuto dei costi molto salati. I femminicidi di oggi sono uno, il piu' terribile, di questi costi. La liberta' femminile e la fine del consenso femminile al dominio maschile hanno inferto una ferita insanabile al patriarcato, che proprio perche' e' ferito e destabilizzato reagisce con maggiore violenza: finche' le donne erano addomesticabili e sopportavano in silenzio, lo mostra bene il film di Paola Cortellesi che non a caso di questi tempi riempie le sale, non c'era bisogno di sopprimerle, bastava un ceffone di prima mattina per tenerle in riga. Oggi siamo piu' a rischio non perche' siamo piu' oppresse, ma perche' siamo piu' libere.
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La legge del padre non fa piu' ordine
Ma il patriarcato vacilla anche per altre ragioni, e sotto spinte di tutt'altro segno. Lungo tutto il corso della modernita' la legge del padre, che non e' solo dominio ma anche principio di autorita' e dispositivo simbolico garante del rapporto fra desiderio e legge, ha funzionato come presupposto e collante di un ordine sociale che procedeva dalla famiglia alla fabbrica allo stato subordinando le pulsioni individuali e collettive a fini superiori e condivisi. Ma oggi, e non da oggi, questa coerente sequenza e' saltata e la legge del padre non fa piu' ordine ne' nella sfera privata ne' nella sfera pubblica. E non solo perche', come tutti sono pronti a riconoscere non senza nostalgie sospette, la famiglia patriarcale si e' disfatta, i ruoli di genere sono cambiati e la trasmissione generazionale si e' inceppata. Bensi' perche' il "discorso del capitalista", come lo chiamava Jacques Lacan, ha soppiantato la legge del padre, imponendo un'economia psichica e un ordine - o un disordine - sociale basati sul principio di prestazione e sul godimento immediato dell'oggetto e dell'altro ridotto a oggetto, che non tollerano il differimento del desiderio, la frustrazione della mancanza e la smentita di un "no". Se il possesso di una donna diventa cosi' irrinunciabile e il suo diniego cosi' insopportabile, le ragioni vanno ricercate anche nell'economia psichica propria dell'impero della merce e del mercato, che non genera mostri devianti ma figli disciplinati e conformi, perfettamente assoggettati alle sue norme: "i nostri bravi ragazzi", insospettabili fino a un attimo prima di estrarre un coltello dallo zaino.
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Il fuoco amico che viene da destra
Senonche' questo impero indiscusso della merce e del mercato, della prestazione e del possesso compulsivi, non e' privo di nemici interni, e prospera sotto il rischio costante del fuoco amico. Il libertarismo senza padri e senza autorita', senza mancanza e senza limiti del "discorso del capitalista" non poteva non produrre il suo doppio speculare e reazionario e infatti l'ha prodotto, nella sagoma dell'autoritarismo neo-patriarcale e sovranista che il rapporto con l'altro lo risolve innalzando muri e fili spinati e armando fino ai denti le nazioni, i popoli e gli individui (maschi) sotto la gia' citata formula "Dio patria e famiglia" riesumata dal cimitero della storia. E qui a doversi mettere la mano sulla coscienza sono le destre oggi ovunque dilaganti, perche' se il romanzo di formazione maschile torna a essere un romanzo militarista e violento osannato nella sfera pubblica non ci si puo' poi scandalizzare delle sue ricadute nella vita personale e nei rapporti con l'altro sesso. Nella cascata di commenti sui fatti di Vigonovo brilla l'assenza di qualunque riferimento al contesto di guerra permanente in cui le giovani generazioni maschili si stanno formando. Eppure qualcuno il nesso lo vede eccome: "Contro la deriva del neomatriarcato serve appellarsi ad Abramo", titola un pezzo del Foglio del 23 novembre, e cosi' fra Vigonovo e la tragedia israelo-palestinese il cerchio della violenza si chiude.
I femminicidi non sono un fatto nuovo nella lunga storia del patriarcato. Ma ne sono, di tempo in tempo, un sintomo. Quelli di oggi parlano di un patriarcato ferito e vacillante, sottoposto alle spinte contrapposte della liberta' femminile da un lato e della macchina capitalistica dall'altro, e oggetto di pericolosi desideri di restaurazione e di revanche da parte dei nostalgici dell'ordine perduto. Il patriarcato non e' un relitto del passato e non e' un destino che ritorna sempre uguale: e' un campo di battaglia di cui e' nelle nostre mani decidere le sorti. Nostre, cioe' di noi donne e degli uomini che sapranno e vorranno fare la differenza dal "maschile come valore dominante", come titolava un testo inaugurale del femminismo di fine anni sessanta, e dalle maschere con cui non smette di ripresentarsi. Nei falo' accesi in memoria di Giulia si riaccende la miccia di un desiderio politico ormai antico e sempre nuovo.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 340 del 6 dicembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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