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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 309
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 309
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 5 Nov 2023 05:52:06 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 309 del 5 novembre 2023
In questo numero:
1. "Ogni vittima ha il volto di Abele". Tre giornate di commemorazioni nonviolente a Viterbo per le vittime di tutte le guerre
2. Mario Giro: Hamas vive della rabbia palestinese, e' riuscita a disumanizzarci tutti
3. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia: Rinunciare alle parate militari e' possibile e necessario e ne trarrebbero vantaggio anche l'ambiente e la salute
1. REPETITA IUVANT. "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE". TRE GIORNATE DI COMMEMORAZIONI NONVIOLENTE A VITERBO PER LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE
Nell'ambito dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che si svolge a Viterbo ogni anno da 23 anni per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" in occasione del 4 novembre, anniversario della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, anche quest'anno sono state realizzate a Viterbo tre giornate di commemorazioni nonviolente per le vittime di tutte le guerre.
Il 2 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazza del Sacrario dapprima dinanzi al sacello che ricorda le vittime della prima guerra mondiale, e poi dinanzi alla lapide che ricorda i resistenti viterbesi caduti nella lotta contro la barbarie nazifascista.
Il 3 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in via della Verita' dinanzi alle pietre d'inciampo che ricordano le vittime viterbesi della Shoah; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento dinanzi alla lapide che ricorda Mariano Buratti, docente e partigiano assassinato dai nazifascisti.
Il 4 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza si e' recata al cimitero comunale sostando in silenzioso raccoglimento dinanzi alle tombe di alcune delle vittime della guerra e della violenza fascista e di alcune persone antifasciste e costruttrici di pace; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazzale Gramsci dinanzi al cippo che ricorda tre persone assassinate in quel luogo dai nazisti.
In tutte e tre le giornate dopo la visita ai luoghi in cui si fa memoria di alcune delle innumerevoli persone uccise dalla violenza e di alcune delle persone che alla violenza e alle uccisioni eroicamente si opposero, sono stati letti alcuni testi di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi, di Primo Levi, di Nelson Mandela, di Simone Weil, di Virginia Woolf.
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Dalla memoria delle vittime della guerra e della violenza scaturisce l'appello all'impegno per abolire tutte le guerre e tutte le violenze.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. RIFLESSIONE. MARIO GIRO: HAMAS VIVE DELLA RABBIA PALESTINESE, E' RIUSCITA A DISUMANIZZARCI TUTTI
[Dal quotidiano "Domani" del 27 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Tra i palestinesi nessuno dice piu' Hamas ma tutti dicono "la resistenza". E' gia' un successo per il gruppo terrorista che vuole trasformarsi nell'unico movimento di liberazione nazionale palestinese. Imita cio' che ha gia' fatto Hezbollah in Libano: da fazione teocratica del Partito di Dio a forza patriottica nazionale di resistenza, indicando a tutti il nemico assoluto: Israele.
Per i libanesi non era sempre stato cosi'. Quando occupavano un pezzo del paese dei cedri, nemmeno i palestinesi di Arafat erano riusciti a tanto. Per spiegare l'egemonia di Hamas nella striscia di Gaza bisogna iniziare dal fatto che la popolazione e' al 70 per cento composta da rifugiati provenienti da altre parti della Palestina, mentre gli abitanti della West Bank sono per lo piu' autoctoni. Gaza e' un enorme campo profughi e la mentalita' che vi prevale e' quella della nakba, la "catastrofe" del 1948, quando i palestinesi dovettero fuggire dalle loro terre. All'entrata dei campi spesso sono appese le chiavi delle case abbandonate, a memoria di quel momento.
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Rabbia e sogni
Le due generazioni che si sono succedute in esilio vivono con il sogno del ritorno, diventato un incubo covato nella rabbia e nella sete di vendetta. Quando i militanti di Hamas hanno sfondato le barriere, abbiamo visto tanti giovani uscire dalla "gabbia" assatanati, come indemoniati, su motorini e mezzi di ogni tipo, che hanno poi preso d'assalto in maniera selvaggia i kibbutz.
Hamas conta su tale rabbia di cui si nutre da anni. Allo stesso tempo possiede una lucida agenda politica: si rifiuta di diventare semplice gestore dell'enorme campo profughi di Gaza, nemmeno in cambio della "pace economica" promessa dai sauditi. Fonti della Reuters affermano che la decisione dell'azione e' stata presa dopo l'assalto alla moschea di Al Aqsa da parte dell'esercito israeliano nel 2021. Da qui il nome dell'operazione "Tempesta al Aqsa". Ma gli stessi che l'avrebbero fissata - come il leader a Gaza Yahya Sinwar - sembra che avessero offerto il dialogo tra il 2018 e il 2020.
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Calcoli errati
Quella proposta pare sia stata respinta perche' per la destra e l'estrema destra israeliane ormai il problema palestinese "non esisteva piu'". Anche se adesso si dice che si trattava di una manovra per rassicurare Israele mentre preparava l'attacco, nondimeno nessuno ando' a vedere. Fu un calcolo politico errato che oggi pagano gli innocenti.
Certo e' difficile immaginare un dialogo con chi non riconosce il diritto di Israele ad esistere: e' questo l'ostacolo politico piu' grosso per qualunque trattativa. Non bastava per Israele accettare il dialogo con chi definisce "terroristi": era necessario che Hamas uscisse dal suo negazionismo assoluto, oggi ribadito. Uccidere bambini e neonati, come ha fatto a Kfar Aza, e' segno della volonta' di annientamento di tutto un popolo.
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Tre fronti
Hamas e' anche pronta a sacrificare i bambini di Gaza pur di nascondersi e salvarsi. La sua barbarie e' evidente ma, come scrive Francesca Mannocchi, "rafforza la convinzione che chiunque vive dentro Gaza sia da considerare complice e dunque sacrificabile". Cosi' Hamas riesce a disumanizzare tutto e tutti.
Oggi per Israele ci sono almeno tre fronti aperti: Gaza, West Bank e frontiera con il Libano. A Ramallah non si vota dal 2006. Il mandato di Abu Mazen e' scaduto nel 2009 ma tutti hanno paura che Hamas vinca anche qui, come fece a Gaza. I sondaggi lo confermano. Come quasi tutti i partiti di origine Fratelli musulmani, Hamas non disdegna di passare attraverso le urne pur rimanendo un movimento autoritario. Da un punto di vista militare, Hamas prende esempio da Hezbollah: segue il mito della guerra libanese del luglio del 2006 in cui il movimento sciita costrinse Israele a ritirarsi dal Libano sud. Un altro riferimento e' la battaglia di Shujaiyya del 19 luglio 2014 durante l'operazione israeliana "Margine di protezione", quando riusci' a fermare un battaglione di carri. In tali contesti di guerra asimmetrica urbana, Israele ammette l'uso "sproporzionato" della forza a scopo di deterrenza. Cio' implica, contro i principi fondamentali del "ius in bello", che non si fa alcuna distinzione tra obiettivi civili e militari. In queste ore gli Usa cercano di limitare tale uso della forza a Gaza ma purtroppo pare che dovremo assistere a qualcosa di terribile, simile alla battaglia di Falluja in Iraq o alla seconda campagna di Grozny in Cecenia. C'e' da chiedersi: ma non e' proprio cio' che cerca Hamas stessa?
D'altro canto nella West Bank ribolle la rivolta che ha avuto un rilancio circa due anni fa. I giovani della Lion's den (la fossa dei leoni) sono pronti a riprendere le armi. Molti di loro si sono consegnati all'Anp ma basta un nulla per riaccendere la miccia. Dopo il 7 ottobre Israele deve aspettarsi qualcosa di meno spontaneo e piu' organizzato. Infine Hezbollah preme al confine libanese anche se non pare voler attaccare: un modo per non permettere a Israele di sguarnire il fronte.
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Gli errori di Israele
Da un punto di vista politico il governo israeliano e' da anni bloccato da una maggioranza poco lucida, legata ai partiti religiosi (che non mandano i propri figli a combattere), ai coloni e piu' recentemente ai suprematisti di estrema destra. Costoro hanno creato il caos: si sono alienati gli arabo-israeliani con le leggi sull'ebraicita' dello stato; hanno indebolito l'esercito, la polizia e i servizi (per punire gli ufficiali critici); hanno ferito la democrazia con la polemica sui poteri della corte suprema. Ma il loro errore politico capitale e' stato quello di illudersi - e illuderci - che la questione palestinese fosse risolta una volta per tutte. L'umiliazione dell'Anp e la colonizzazione di massa nella West Bank hanno cercato di rendere impossibile de facto la soluzione dei due stati.
Nella West Bank ci sono oltre 140 insediamenti per un totale di oltre 450.000 coloni, senza contare Gerusalemme Est coi suoi 220.000. Inoltre circa 25.000 coloni vivono sulle alture di Golan. Tali insediamenti sono una decisione unilaterale non negoziata, che va contro gli accordi firmati in precedenza.
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I demoni di Gaza
Il vero guaio e' che tutto cio' rende la convivenza molto instabile e la soluzione dei due stati quasi impossibile: israeliani e palestinesi vivono fianco a fianco in tensione permanente e l'esplosione violenta e' sempre in agguato. A Gaza occorreva oltrepassare la barriera e spingersi oltre qualche chilometro per raggiungere i kibbutz. In Cisgiordania ci si incrocia tutti i giorni e purtroppo ci si uccide anche quasi ogni giorno.
Salta agli occhi la responsabilita' internazionale: quella di aver lasciato marcire Gaza preda dei suoi demoni che alla fine l'hanno posseduta. La distrazione su Gaza contagia il resto: da gennaio al 7 ottobre scorso oltre 200 palestinesi e 30 israeliani erano stati uccisi in Cisgiordania. David Grossman giustamente si chiede: "Sabato 7 ottobre 2023 e' davvero andata perduta per sempre, o si e' congelata per molti anni, la minuscola possibilita' di un dialogo vero, della riconciliazione con l'esistenza dell'altro popolo?".
Nemmeno vivere uno accanto all'altro in maniera separata pare ora realistico. Sembra che i nemici della pace - da entrambe le parti - abbiano fatto di tutto per renderla impossibile. Come si potra' ritrovarla? C'e' bisogno di un soprassalto di consapevolezza nel mondo arabo per uscire dall'immenso equivoco su Israele, del quale in troppi ancora non riconoscono il diritto all'esistenza. E c'e' bisogno di una prospettiva dignitosa per i palestinesi. Solo la politica potra' dare a Israele la sicurezza di cui ha bisogno: 75 anni di guerra sono sufficienti a dimostrarlo. L'immensita' di tale problema deve farci capire che c'e' molto lavoro da fare in questo senso. La propaganda di parte fa sempre male, anche quando e' prodotta dal piu' debole. Le polemiche binarie sugli schieramenti non aiutano ne' salvano. Davanti al sangue dei bambini quale puo' essere la "pace giusta" se non quella di far tacere le armi? Solo la fine dell'odio puo' fermare questi sacrifici umani.
3. REPETITA IUVANT. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
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Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
4. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE- ISDE ITALIA: RINUNCIARE ALLE PARATE MILITARI E' POSSIBILE E NECESSARIO E NE TRARREBBERO VANTAGGIO ANCHE L'AMBIENTE E LA SALUTE
[Riceviamo e diffondiamo]
Le parate militari rappresentano il modo piu' retorico e sbagliato di celebrare ricorrenze quali il 4 novembre e il 2 giugno; due date che in Italia meriterebbero un maggior approfondimento storico e ben altri tipi di celebrazione.
Il 4 novembre dovrebbe essere un giorno di lutto nazionale a ricordo di tutte le vittime della Prima guerra mondiale, un massacro, che poteva essere evitato per vie diplomatiche, e che porto' invece, anche per la sudditanza della politica agli interessi dell'industria bellica, alla morte di oltre 600 mila militari, uccisi sul solo fronte italiano, spesso poco piu' che ragazzini, e che vide l'utilizzo su larga scala dei gas chimici asfissianti inaugurando cosi' l'epoca della guerra chimica.
Una guerra imposta alla popolazione italiana che ne pago' drammaticamente le conseguenze in termini di reduci profondamente segnati dall'orrore di cio' a cui avevano preso parte, vedove, orfani, mutilati, poverta' e disoccupazione dilaganti, ingiustizie sociali e riduzione dei diritti personali e collettivi che poi aprirono la strada all'affermazione del ventennio fascista (cfr. Gigante V., Kocci L., Tanzarella S., Prima guerra mondiale. La grande menzogna. Tutto quello che non vi hanno mai raccontato, Dissensi, 2018).
Il 2 giugno festa della Repubblica, della liberta' e democrazia riconquistate e' la festa della nostra Costituzione, la Carta dei diritti e dei doveri di ogni cittadino.
La Costituzione all'articolo 11 afferma: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Proprio questo ripudio ci fa capire quanto siano inappropriate tutte le ostentazioni militari soprattutto in occasione di momenti di memoria collettiva per la nostra nazione.
Allora meglio sarebbe che queste iniziative fossero simboliche cioe' prive di mezzi ma che a sfilare fossero persone, enti, sindacati, operatori del mondo sanitario, insegnanti e studenti, rappresentanze dei vigili del fuoco, carabinieri, polizia, militari impegnati in operazioni di peacekeeping, magistrati, associazioni di volontariato e tutti quelli che incarnano nel loro agire quotidiano il dettato costituzionale. Una sfilata di persone che si sono distinte e che lavorano per fare dell'Italia un paese migliore.
Rinunciare alle parate e' possibile e necessario e ne trarrebbero vantaggio anche l'ambiente e la salute.
Ogni parata militare rappresenta un notevole dispendio di risorse, si parla per le piu' recenti di oltre 2 milioni di euro ciascuna; risorse che potrebbero essere utilizzate per la spesa sanitaria e la scuola e il sostegno alle famiglie piu' povere.
Secondo l'ISTAT, dati relativi al 2022, sono circa 2.180.000 le famiglie povere, mentre i minori in poverta' assoluta sono 1.270.000 (13,4%); tutto cio' a fronte di un incremento delle spese militari che per il 2023 ha toccato quota un miliardo e trecento milioni di euro.
Il finanziamento della difesa e' in continuo aumento mentre contestualmente si riduce il finanziamento per la sanita' pubblica. L'Italia e' tra i paesi europei, con Francia e Germania, che producono piu' armi e nel 2022 il primo produttore di armi dell'Unione Europea per ricavi di vendite e' stata l'italiana Leonardo ( 12ma in classifica mondiale). Questo non e' piu' tollerabile.
Le parate militari sono una fonte rilevante di inquinamento puntuale, per lo spostamento, anche da notevoli distanze di personale arruolato e mezzi militari alimentati da combustibili fossili.
Sono un rischio per l'incolumita' dei presenti per possibili incidenti, come quello occorso durante le esibizioni della pattuglia acrobatica nazionale tedesca nella base Nato di Ramstein, in Germania, il 28 agosto 1988 che fece 67 vittime -tra cui i tre piloti- e 346 feriti.
Diversi anche gli incidenti occorsi alle frecce tricolori italiane tra questi quello di Torvajanica nel 1973 nel quale un pilota mori' e l'altro rimase gravemente ferito e l'incidente di Codroipo (Udine) nel 1974 nel quale morirono i due piloti protagonisti dello scontro aereo.
Un triste e recente aggiornamento ci viene purtroppo da quanto accaduto il 16 settembre 2023 a Torino, presso l'aeroporto di Caselle, dove un aereo delle frecce tricolori si e' schiantato contro un'auto che stava transitando sulla strada adiacente all'aeroporto e nello schianto e' morta una bambina di 5 anni, rimasta intrappolata nelle fiamme. Questo ultimo e tragico incidente ci ricorda che anche i jet della pattuglia acrobatica sono aerei da guerra ovvero strumenti di morte.
L'Italia possiede piu' di cinquecento aerei militari: ognuno di questi in un'ora di volo consuma mediamente 10-12mila litri di combustibile generando in un anno 642mila tonnellate di anidride carbonica equivalente, "un valore paragonabile alle emissioni di un processo quale la produzione di vetro in Italia nello stesso anno. A livello nazionale, gli aerei militari contribuiscono per circa lo 0,17 per cento delle emissioni totali". L'aviazione civile e' ritenuta responsabile di circa il due per cento delle emissioni di anidride carbonica. Gli aerei militari, come gli aerei civili, generano molti inquinanti dannosi e pericolosi come il metano, gli ossidi di azoto, polveri sottili-PM etc. che determinano un impatto negativo sull'ambiente, la salute e il clima (https://www.milex.org/).
Da considerare inoltre che il complesso militare-industriale e' una delle principali cause del cambiamento climatico e dell'inquinamento dell'aria.
L'articolo "Decarbonize the military - mandate emissions reporting" pubblicato sulla rivista "Nature" mostra come le forze armate mondiali abbiano un'enorme Carbon footprint - impronta di carbonio - ovvero di livello di emissioni di gas serra. Le stime, per approssimazione, variano tra l'1% e il 5% delle emissioni globali. L'esercito americano e' il piu' grande al mondo in termini di spesa. Se paragonato ad una nazione le forze militari statunitensi avrebbero le emissioni pro capite piu' alte del pianeta, eppure le forze armate sono in gran parte risparmiate dalla rendicontazione delle emissioni di gas serra (https://www.milex.org/).
Sappiamo che sono circa 60 i conflitti armati in corso nel mondo tra cui quello in Ucraina e quanto sta accadendo nella striscia di Gaza in Palestina con la terribile strage di bambini e civili in ambedue le parti.
Tra le conseguenze delle guerre ci sono anche la distruzione dell'ambiente e della sua biodiversita'.
Ad esempio gli incendi boschivi sono una conseguenza dei bombardamenti e del lancio di missili ma anche del fatto che, come un jet o qualsiasi altro velivolo, i caccia militari ed aerei da bombardamento possano bruciare terra e foreste volando a bassa quota o sganciando bombe a grappolo.
Le conseguenze degli incendi di boschi e foreste contribuiscono all'incremento della CO2 e si riverberano anche sulla fauna selvatica, in termini di morte e fuga degli animali e quindi in alterazioni degli ecosistemi a causa della distruzione di habitat e nicchie ecologiche.
Altro elemento di inquinamento sono le polveri sottili - PM, gas nocivi, metalli pesanti - in particolare piombo e uranio impoverito -, virus, batteri ed elementi radioattivi che possono essere rilasciati nell'ambiente a seguito anche di distruzione di edifici civili, fabbriche, laboratori, aree militari e centrali nucleari.
E' sempre piu' urgente quindi l'impegno di tutti per la pace.
Chiedere che siano abolite le parate militari e' parte di questo impegno che e' connesso all'impegno per proteggere e tutelare l'ambiente da ogni inquinamento e cosi' la biosfera, gli ecosistemi, la biodiversita' e la salute a beneficio delle attuali e future generazioni per assicurare loro un futuro dignitoso, in un'ottica di salute unica e globale ovvero One Health per tutte le specie viventi sul nostro pianeta.
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
Per contatti:
via XXV Aprile, 34, III piano, 52100 Arezzo
tel. 0575 23612
email: isde at isde.it
www.isde.it
www.isdenews.it
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 309 del 5 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 309 del 5 novembre 2023
In questo numero:
1. "Ogni vittima ha il volto di Abele". Tre giornate di commemorazioni nonviolente a Viterbo per le vittime di tutte le guerre
2. Mario Giro: Hamas vive della rabbia palestinese, e' riuscita a disumanizzarci tutti
3. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
4. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia: Rinunciare alle parate militari e' possibile e necessario e ne trarrebbero vantaggio anche l'ambiente e la salute
1. REPETITA IUVANT. "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE". TRE GIORNATE DI COMMEMORAZIONI NONVIOLENTE A VITERBO PER LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE
Nell'ambito dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che si svolge a Viterbo ogni anno da 23 anni per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" in occasione del 4 novembre, anniversario della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, anche quest'anno sono state realizzate a Viterbo tre giornate di commemorazioni nonviolente per le vittime di tutte le guerre.
Il 2 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazza del Sacrario dapprima dinanzi al sacello che ricorda le vittime della prima guerra mondiale, e poi dinanzi alla lapide che ricorda i resistenti viterbesi caduti nella lotta contro la barbarie nazifascista.
Il 3 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in via della Verita' dinanzi alle pietre d'inciampo che ricordano le vittime viterbesi della Shoah; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento dinanzi alla lapide che ricorda Mariano Buratti, docente e partigiano assassinato dai nazifascisti.
Il 4 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza si e' recata al cimitero comunale sostando in silenzioso raccoglimento dinanzi alle tombe di alcune delle vittime della guerra e della violenza fascista e di alcune persone antifasciste e costruttrici di pace; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazzale Gramsci dinanzi al cippo che ricorda tre persone assassinate in quel luogo dai nazisti.
In tutte e tre le giornate dopo la visita ai luoghi in cui si fa memoria di alcune delle innumerevoli persone uccise dalla violenza e di alcune delle persone che alla violenza e alle uccisioni eroicamente si opposero, sono stati letti alcuni testi di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi, di Primo Levi, di Nelson Mandela, di Simone Weil, di Virginia Woolf.
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Dalla memoria delle vittime della guerra e della violenza scaturisce l'appello all'impegno per abolire tutte le guerre e tutte le violenze.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. RIFLESSIONE. MARIO GIRO: HAMAS VIVE DELLA RABBIA PALESTINESE, E' RIUSCITA A DISUMANIZZARCI TUTTI
[Dal quotidiano "Domani" del 27 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Tra i palestinesi nessuno dice piu' Hamas ma tutti dicono "la resistenza". E' gia' un successo per il gruppo terrorista che vuole trasformarsi nell'unico movimento di liberazione nazionale palestinese. Imita cio' che ha gia' fatto Hezbollah in Libano: da fazione teocratica del Partito di Dio a forza patriottica nazionale di resistenza, indicando a tutti il nemico assoluto: Israele.
Per i libanesi non era sempre stato cosi'. Quando occupavano un pezzo del paese dei cedri, nemmeno i palestinesi di Arafat erano riusciti a tanto. Per spiegare l'egemonia di Hamas nella striscia di Gaza bisogna iniziare dal fatto che la popolazione e' al 70 per cento composta da rifugiati provenienti da altre parti della Palestina, mentre gli abitanti della West Bank sono per lo piu' autoctoni. Gaza e' un enorme campo profughi e la mentalita' che vi prevale e' quella della nakba, la "catastrofe" del 1948, quando i palestinesi dovettero fuggire dalle loro terre. All'entrata dei campi spesso sono appese le chiavi delle case abbandonate, a memoria di quel momento.
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Rabbia e sogni
Le due generazioni che si sono succedute in esilio vivono con il sogno del ritorno, diventato un incubo covato nella rabbia e nella sete di vendetta. Quando i militanti di Hamas hanno sfondato le barriere, abbiamo visto tanti giovani uscire dalla "gabbia" assatanati, come indemoniati, su motorini e mezzi di ogni tipo, che hanno poi preso d'assalto in maniera selvaggia i kibbutz.
Hamas conta su tale rabbia di cui si nutre da anni. Allo stesso tempo possiede una lucida agenda politica: si rifiuta di diventare semplice gestore dell'enorme campo profughi di Gaza, nemmeno in cambio della "pace economica" promessa dai sauditi. Fonti della Reuters affermano che la decisione dell'azione e' stata presa dopo l'assalto alla moschea di Al Aqsa da parte dell'esercito israeliano nel 2021. Da qui il nome dell'operazione "Tempesta al Aqsa". Ma gli stessi che l'avrebbero fissata - come il leader a Gaza Yahya Sinwar - sembra che avessero offerto il dialogo tra il 2018 e il 2020.
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Calcoli errati
Quella proposta pare sia stata respinta perche' per la destra e l'estrema destra israeliane ormai il problema palestinese "non esisteva piu'". Anche se adesso si dice che si trattava di una manovra per rassicurare Israele mentre preparava l'attacco, nondimeno nessuno ando' a vedere. Fu un calcolo politico errato che oggi pagano gli innocenti.
Certo e' difficile immaginare un dialogo con chi non riconosce il diritto di Israele ad esistere: e' questo l'ostacolo politico piu' grosso per qualunque trattativa. Non bastava per Israele accettare il dialogo con chi definisce "terroristi": era necessario che Hamas uscisse dal suo negazionismo assoluto, oggi ribadito. Uccidere bambini e neonati, come ha fatto a Kfar Aza, e' segno della volonta' di annientamento di tutto un popolo.
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Tre fronti
Hamas e' anche pronta a sacrificare i bambini di Gaza pur di nascondersi e salvarsi. La sua barbarie e' evidente ma, come scrive Francesca Mannocchi, "rafforza la convinzione che chiunque vive dentro Gaza sia da considerare complice e dunque sacrificabile". Cosi' Hamas riesce a disumanizzare tutto e tutti.
Oggi per Israele ci sono almeno tre fronti aperti: Gaza, West Bank e frontiera con il Libano. A Ramallah non si vota dal 2006. Il mandato di Abu Mazen e' scaduto nel 2009 ma tutti hanno paura che Hamas vinca anche qui, come fece a Gaza. I sondaggi lo confermano. Come quasi tutti i partiti di origine Fratelli musulmani, Hamas non disdegna di passare attraverso le urne pur rimanendo un movimento autoritario. Da un punto di vista militare, Hamas prende esempio da Hezbollah: segue il mito della guerra libanese del luglio del 2006 in cui il movimento sciita costrinse Israele a ritirarsi dal Libano sud. Un altro riferimento e' la battaglia di Shujaiyya del 19 luglio 2014 durante l'operazione israeliana "Margine di protezione", quando riusci' a fermare un battaglione di carri. In tali contesti di guerra asimmetrica urbana, Israele ammette l'uso "sproporzionato" della forza a scopo di deterrenza. Cio' implica, contro i principi fondamentali del "ius in bello", che non si fa alcuna distinzione tra obiettivi civili e militari. In queste ore gli Usa cercano di limitare tale uso della forza a Gaza ma purtroppo pare che dovremo assistere a qualcosa di terribile, simile alla battaglia di Falluja in Iraq o alla seconda campagna di Grozny in Cecenia. C'e' da chiedersi: ma non e' proprio cio' che cerca Hamas stessa?
D'altro canto nella West Bank ribolle la rivolta che ha avuto un rilancio circa due anni fa. I giovani della Lion's den (la fossa dei leoni) sono pronti a riprendere le armi. Molti di loro si sono consegnati all'Anp ma basta un nulla per riaccendere la miccia. Dopo il 7 ottobre Israele deve aspettarsi qualcosa di meno spontaneo e piu' organizzato. Infine Hezbollah preme al confine libanese anche se non pare voler attaccare: un modo per non permettere a Israele di sguarnire il fronte.
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Gli errori di Israele
Da un punto di vista politico il governo israeliano e' da anni bloccato da una maggioranza poco lucida, legata ai partiti religiosi (che non mandano i propri figli a combattere), ai coloni e piu' recentemente ai suprematisti di estrema destra. Costoro hanno creato il caos: si sono alienati gli arabo-israeliani con le leggi sull'ebraicita' dello stato; hanno indebolito l'esercito, la polizia e i servizi (per punire gli ufficiali critici); hanno ferito la democrazia con la polemica sui poteri della corte suprema. Ma il loro errore politico capitale e' stato quello di illudersi - e illuderci - che la questione palestinese fosse risolta una volta per tutte. L'umiliazione dell'Anp e la colonizzazione di massa nella West Bank hanno cercato di rendere impossibile de facto la soluzione dei due stati.
Nella West Bank ci sono oltre 140 insediamenti per un totale di oltre 450.000 coloni, senza contare Gerusalemme Est coi suoi 220.000. Inoltre circa 25.000 coloni vivono sulle alture di Golan. Tali insediamenti sono una decisione unilaterale non negoziata, che va contro gli accordi firmati in precedenza.
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I demoni di Gaza
Il vero guaio e' che tutto cio' rende la convivenza molto instabile e la soluzione dei due stati quasi impossibile: israeliani e palestinesi vivono fianco a fianco in tensione permanente e l'esplosione violenta e' sempre in agguato. A Gaza occorreva oltrepassare la barriera e spingersi oltre qualche chilometro per raggiungere i kibbutz. In Cisgiordania ci si incrocia tutti i giorni e purtroppo ci si uccide anche quasi ogni giorno.
Salta agli occhi la responsabilita' internazionale: quella di aver lasciato marcire Gaza preda dei suoi demoni che alla fine l'hanno posseduta. La distrazione su Gaza contagia il resto: da gennaio al 7 ottobre scorso oltre 200 palestinesi e 30 israeliani erano stati uccisi in Cisgiordania. David Grossman giustamente si chiede: "Sabato 7 ottobre 2023 e' davvero andata perduta per sempre, o si e' congelata per molti anni, la minuscola possibilita' di un dialogo vero, della riconciliazione con l'esistenza dell'altro popolo?".
Nemmeno vivere uno accanto all'altro in maniera separata pare ora realistico. Sembra che i nemici della pace - da entrambe le parti - abbiano fatto di tutto per renderla impossibile. Come si potra' ritrovarla? C'e' bisogno di un soprassalto di consapevolezza nel mondo arabo per uscire dall'immenso equivoco su Israele, del quale in troppi ancora non riconoscono il diritto all'esistenza. E c'e' bisogno di una prospettiva dignitosa per i palestinesi. Solo la politica potra' dare a Israele la sicurezza di cui ha bisogno: 75 anni di guerra sono sufficienti a dimostrarlo. L'immensita' di tale problema deve farci capire che c'e' molto lavoro da fare in questo senso. La propaganda di parte fa sempre male, anche quando e' prodotta dal piu' debole. Le polemiche binarie sugli schieramenti non aiutano ne' salvano. Davanti al sangue dei bambini quale puo' essere la "pace giusta" se non quella di far tacere le armi? Solo la fine dell'odio puo' fermare questi sacrifici umani.
3. REPETITA IUVANT. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
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Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
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Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
4. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
7. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE- ISDE ITALIA: RINUNCIARE ALLE PARATE MILITARI E' POSSIBILE E NECESSARIO E NE TRARREBBERO VANTAGGIO ANCHE L'AMBIENTE E LA SALUTE
[Riceviamo e diffondiamo]
Le parate militari rappresentano il modo piu' retorico e sbagliato di celebrare ricorrenze quali il 4 novembre e il 2 giugno; due date che in Italia meriterebbero un maggior approfondimento storico e ben altri tipi di celebrazione.
Il 4 novembre dovrebbe essere un giorno di lutto nazionale a ricordo di tutte le vittime della Prima guerra mondiale, un massacro, che poteva essere evitato per vie diplomatiche, e che porto' invece, anche per la sudditanza della politica agli interessi dell'industria bellica, alla morte di oltre 600 mila militari, uccisi sul solo fronte italiano, spesso poco piu' che ragazzini, e che vide l'utilizzo su larga scala dei gas chimici asfissianti inaugurando cosi' l'epoca della guerra chimica.
Una guerra imposta alla popolazione italiana che ne pago' drammaticamente le conseguenze in termini di reduci profondamente segnati dall'orrore di cio' a cui avevano preso parte, vedove, orfani, mutilati, poverta' e disoccupazione dilaganti, ingiustizie sociali e riduzione dei diritti personali e collettivi che poi aprirono la strada all'affermazione del ventennio fascista (cfr. Gigante V., Kocci L., Tanzarella S., Prima guerra mondiale. La grande menzogna. Tutto quello che non vi hanno mai raccontato, Dissensi, 2018).
Il 2 giugno festa della Repubblica, della liberta' e democrazia riconquistate e' la festa della nostra Costituzione, la Carta dei diritti e dei doveri di ogni cittadino.
La Costituzione all'articolo 11 afferma: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Proprio questo ripudio ci fa capire quanto siano inappropriate tutte le ostentazioni militari soprattutto in occasione di momenti di memoria collettiva per la nostra nazione.
Allora meglio sarebbe che queste iniziative fossero simboliche cioe' prive di mezzi ma che a sfilare fossero persone, enti, sindacati, operatori del mondo sanitario, insegnanti e studenti, rappresentanze dei vigili del fuoco, carabinieri, polizia, militari impegnati in operazioni di peacekeeping, magistrati, associazioni di volontariato e tutti quelli che incarnano nel loro agire quotidiano il dettato costituzionale. Una sfilata di persone che si sono distinte e che lavorano per fare dell'Italia un paese migliore.
Rinunciare alle parate e' possibile e necessario e ne trarrebbero vantaggio anche l'ambiente e la salute.
Ogni parata militare rappresenta un notevole dispendio di risorse, si parla per le piu' recenti di oltre 2 milioni di euro ciascuna; risorse che potrebbero essere utilizzate per la spesa sanitaria e la scuola e il sostegno alle famiglie piu' povere.
Secondo l'ISTAT, dati relativi al 2022, sono circa 2.180.000 le famiglie povere, mentre i minori in poverta' assoluta sono 1.270.000 (13,4%); tutto cio' a fronte di un incremento delle spese militari che per il 2023 ha toccato quota un miliardo e trecento milioni di euro.
Il finanziamento della difesa e' in continuo aumento mentre contestualmente si riduce il finanziamento per la sanita' pubblica. L'Italia e' tra i paesi europei, con Francia e Germania, che producono piu' armi e nel 2022 il primo produttore di armi dell'Unione Europea per ricavi di vendite e' stata l'italiana Leonardo ( 12ma in classifica mondiale). Questo non e' piu' tollerabile.
Le parate militari sono una fonte rilevante di inquinamento puntuale, per lo spostamento, anche da notevoli distanze di personale arruolato e mezzi militari alimentati da combustibili fossili.
Sono un rischio per l'incolumita' dei presenti per possibili incidenti, come quello occorso durante le esibizioni della pattuglia acrobatica nazionale tedesca nella base Nato di Ramstein, in Germania, il 28 agosto 1988 che fece 67 vittime -tra cui i tre piloti- e 346 feriti.
Diversi anche gli incidenti occorsi alle frecce tricolori italiane tra questi quello di Torvajanica nel 1973 nel quale un pilota mori' e l'altro rimase gravemente ferito e l'incidente di Codroipo (Udine) nel 1974 nel quale morirono i due piloti protagonisti dello scontro aereo.
Un triste e recente aggiornamento ci viene purtroppo da quanto accaduto il 16 settembre 2023 a Torino, presso l'aeroporto di Caselle, dove un aereo delle frecce tricolori si e' schiantato contro un'auto che stava transitando sulla strada adiacente all'aeroporto e nello schianto e' morta una bambina di 5 anni, rimasta intrappolata nelle fiamme. Questo ultimo e tragico incidente ci ricorda che anche i jet della pattuglia acrobatica sono aerei da guerra ovvero strumenti di morte.
L'Italia possiede piu' di cinquecento aerei militari: ognuno di questi in un'ora di volo consuma mediamente 10-12mila litri di combustibile generando in un anno 642mila tonnellate di anidride carbonica equivalente, "un valore paragonabile alle emissioni di un processo quale la produzione di vetro in Italia nello stesso anno. A livello nazionale, gli aerei militari contribuiscono per circa lo 0,17 per cento delle emissioni totali". L'aviazione civile e' ritenuta responsabile di circa il due per cento delle emissioni di anidride carbonica. Gli aerei militari, come gli aerei civili, generano molti inquinanti dannosi e pericolosi come il metano, gli ossidi di azoto, polveri sottili-PM etc. che determinano un impatto negativo sull'ambiente, la salute e il clima (https://www.milex.org/).
Da considerare inoltre che il complesso militare-industriale e' una delle principali cause del cambiamento climatico e dell'inquinamento dell'aria.
L'articolo "Decarbonize the military - mandate emissions reporting" pubblicato sulla rivista "Nature" mostra come le forze armate mondiali abbiano un'enorme Carbon footprint - impronta di carbonio - ovvero di livello di emissioni di gas serra. Le stime, per approssimazione, variano tra l'1% e il 5% delle emissioni globali. L'esercito americano e' il piu' grande al mondo in termini di spesa. Se paragonato ad una nazione le forze militari statunitensi avrebbero le emissioni pro capite piu' alte del pianeta, eppure le forze armate sono in gran parte risparmiate dalla rendicontazione delle emissioni di gas serra (https://www.milex.org/).
Sappiamo che sono circa 60 i conflitti armati in corso nel mondo tra cui quello in Ucraina e quanto sta accadendo nella striscia di Gaza in Palestina con la terribile strage di bambini e civili in ambedue le parti.
Tra le conseguenze delle guerre ci sono anche la distruzione dell'ambiente e della sua biodiversita'.
Ad esempio gli incendi boschivi sono una conseguenza dei bombardamenti e del lancio di missili ma anche del fatto che, come un jet o qualsiasi altro velivolo, i caccia militari ed aerei da bombardamento possano bruciare terra e foreste volando a bassa quota o sganciando bombe a grappolo.
Le conseguenze degli incendi di boschi e foreste contribuiscono all'incremento della CO2 e si riverberano anche sulla fauna selvatica, in termini di morte e fuga degli animali e quindi in alterazioni degli ecosistemi a causa della distruzione di habitat e nicchie ecologiche.
Altro elemento di inquinamento sono le polveri sottili - PM, gas nocivi, metalli pesanti - in particolare piombo e uranio impoverito -, virus, batteri ed elementi radioattivi che possono essere rilasciati nell'ambiente a seguito anche di distruzione di edifici civili, fabbriche, laboratori, aree militari e centrali nucleari.
E' sempre piu' urgente quindi l'impegno di tutti per la pace.
Chiedere che siano abolite le parate militari e' parte di questo impegno che e' connesso all'impegno per proteggere e tutelare l'ambiente da ogni inquinamento e cosi' la biosfera, gli ecosistemi, la biodiversita' e la salute a beneficio delle attuali e future generazioni per assicurare loro un futuro dignitoso, in un'ottica di salute unica e globale ovvero One Health per tutte le specie viventi sul nostro pianeta.
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
Per contatti:
via XXV Aprile, 34, III piano, 52100 Arezzo
tel. 0575 23612
email: isde at isde.it
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 309 del 5 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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