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[Nonviolenza] Telegrammi. 5009
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5009
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 4 Nov 2023 15:50:05 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5009 del 5 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. "Ogni vittima ha il volto di Abele". Tre giornate di commemorazioni nonviolente a Viterbo per le vittime di tutte le guerre
2. Movimento Nonviolento, Peacelink, Centro di ricerca per la pace: 4 novembre. Non festa ma lutto
3. Una lettera a un amico
4. Loris Campetti: "Una volta in Palestina eravamo fratelli", intervista ad Ali Rashid
5. Gad Lerner: Aiutiamo Israele a uscire dal brutto vicolo cieco
6. Raniero La Valle: Quanti naufragi
7. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
8. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
9. Comunicato del CISDA a seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia di Herat
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. L'ORA. "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE". TRE GIORNATE DI COMMEMORAZIONI NONVIOLENTE A VITERBO PER LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE
Nell'ambito dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che si svolge a Viterbo ogni anno da 23 anni per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" in occasione del 4 novembre, anniversario della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, anche quest'anno sono state realizzate a Viterbo tre giornate di commemorazioni nonviolente per le vittime di tutte le guerre.
Il 2 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazza del Sacrario dapprima dinanzi al sacello che ricorda le vittime della prima guerra mondiale, e poi dinanzi alla lapide che ricorda i resistenti viterbesi caduti nella lotta contro la barbarie nazifascista.
Il 3 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in via della Verita' dinanzi alle pietre d'inciampo che ricordano le vittime viterbesi della Shoah; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento dinanzi alla lapide che ricorda Mariano Buratti, docente e partigiano assassinato dai nazifascisti.
Il 4 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza si e' recata al cimitero comunale sostando in silenzioso raccoglimento dinanzi alle tombe di alcune delle vittime della guerra e della violenza fascista e di alcune persone antifasciste e costruttrici di pace; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazzale Gramsci dinanzi al cippo che ricorda tre persone assassinate in quel luogo dai nazisti.
In tutte e tre le giornate dopo la visita ai luoghi in cui si fa memoria di alcune delle innumerevoli persone uccise dalla violenza e di alcune delle persone che alla violenza e alle uccisioni eroicamente si opposero, sono stati letti alcuni testi di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi, di Primo Levi, di Nelson Mandela, di Simone Weil, di Virginia Woolf.
*
Dalla memoria delle vittime della guerra e della violenza scaturisce l'appello all'impegno per abolire tutte le guerre e tutte le violenze.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK, CENTRO DI RICERCA PER LA PACE: 4 NOVEMBRE. NON FESTA MA LUTTO
Non festa ma lutto
4 novembre: onoriamo i morti della prima guerra mondiale lavorando contro le guerre che insanguinano il mondo di oggi
Il 4 novembre e' un giorno per riflettere sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla prima guerra mondiale, un conflitto che fu definito dal Papa di allora come "inutile strage".
La prima guerra mondiale, che per l'Italia si e' protratta dal 1915 al 1918, fu un capitolo oscuro nella storia nazionale e del mondo intero. I soldati italiani, insieme a milioni di altri combattenti, furono travolti dalla brutalita' della guerra nelle trincee, vivendo in condizioni disumane, sperimentando la fame, le malattie e l'orrore costante del conflitto. Comandanti fanatici diretti da spietati governanti imposero sacrifici insensati. Le famiglie italiane subirono un dolore insopportabile mentre le notizie della perdita di vita dei loro cari giungevano a casa. Intere comunita' furono devastate dalle morti e dai lutti che accompagnavano la guerra. Nei diari che giungevano dal fronte il re e i ministri di allora venivano maledetti. Tante lettere non giunsero mai alle famiglie perche' censurate. Chi disobbediva all'ordine di compiere gli assalti, anche i piu' insensati, veniva fucilato. Questa fu la realta' della Prima Guerra Mondiale che ancora oggi viene censurata durante le celebrazioni ufficiali del 4 Novembre.
Pertanto il 4 novembre noi vogliamo onorare tutti coloro che morirono a causa dell'inutile strage che fu la prima guerra mondiale. Cosi' simile all'inutile strage che si sta consumando oggi nella guerra fra Russia e Ucraina. Nessun obiettivo militare dall'una e dall'altra parte giustifica piu' la continuazione della guerra. Inutile strage e' anche la guerra fra Hamas e Israele: nulla di sensato puo' giustificare quanto sta accadendo in quelle terre.
Il sonno della ragione genera mostri.
Pertanto onoriamo la memoria di coloro che furono vittime della perdita della ragione ieri come le vittime della perdita di ragione di oggi.
Un'ombra lunga di dolore e sofferenza collega la prima guerra mondiale alle guerre che insanguinano il mondo odierno.
La memoria della prima guerra mondiale serva come monito contro la follia della guerra e la giornata del 4 Novembre sia l'occasione per attuare l'articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra.
Movimento Nonviolento
Peacelink
Centro di ricerca per la pace
3. INCONTRI. UNA LETTERA A UN AMICO
Carissimo Mario,
ho saputo dell'iniziativa di pace e di solidarieta' che si svolgera' il pomeriggio del 4 novembre presso la parrocchia della Sacra Famiglia.
Come gia' sai, mi e' impossibile essere presente, ma volevo comunque esprimere a te, al Tavolo della pace, ai promotori e ai partecipanti la mia gratitudine e il mio sostegno.
In questo tragico momento dell'umanita' queste buone iniziative sono come un raggio di luce che nutre e fortifica l'impegno e le speranze di ogni persona di volonta' buona, di ogni persona che soffre delle sofferenze altrui come delle proprie.
Occorre abolire le guerre, le organizzazioni armate, le armi.
Occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo facendo il bene si puo' sconfiggere il male.
Solo con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza si puo' far cessare la violenza e salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un forte abbraccio
4. L'ORA. LORIS CAMPETTI: "UNA VOLTA IN PALESTINA ERAVAMO FRATELLI". INTERVISTA AD ALI RASHID
[Dal sito di volerelaluna.it riprendiamo e diffondiamo]
Per molti anni in Italia la causa palestinese ha avuto un nome: Ali Rashid. E' stato primo segretario della delegazione generale palestinese, nei fatti l'ambasciatore di un popolo senza Stato. Eravamo in un'altra stagione, in cui i palestinesi rappresentavano la parte piu' avanzata del mondo arabo e, pur tra una guerra e l'altra, tra i raid e le occupazioni israeliane, la politica veniva prima delle armi, se non altro le governava. E l'Italia aveva a cuore la causa palestinese. Giorni fa, Ali ha messo nero su bianco la sua disperazione in una riflessione il cui titolo esplicita la sua utopia che bombe e missili stanno frantumando: "Eppure una volta eravamo fratelli". Ricordo la passione con cui socializzava il suo sogno, uno stato laico democratico capace di accogliere tutti, vittime di ieri e di oggi, al di la' delle fedi e delle razze. E ancora oggi, dentro la macelleria in atto a Gaza e dopo la strage di Hamas, non ha cambiato idea, ma considera con amarezza: "Ci stiamo trasformando tutti in vittime e carnefici per la gabbia di un delirio che si chiama Stato-nazione, segnato da confini che discriminano in nome di razze che non esistono e appartenenze funzionali all'esercizio del potere. La ragione, l'umanita', la vita ci supplicano di dire no alla guerra. Nessuno ci ha condannato a farci a pezzi anche se ci assicurano che questo avviene per il nostro futuro. Perche' nella guerra non ci sono piu', se mai ci sono stati, vincitori e vinti. Perche' la violenza segna chi la subisce e chi la fa". Nel 2006 Rashid e' stato eletto parlamentare nel gruppo di Rifondazione comunista.
Ho raggiunto telefonicamente Ali Rashid ad Amman, la citta' dov'e' nato da una famiglia scacciata da Lifta, un villaggio alle porte di Gerusalemme, dall'esercito israeliano nel pieno delle sue funzioni: "La pulizia etnica". Parliamo di quel che resta della Striscia di Gaza.
"Come in una discarica, a Gaza sono finiti gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Per svuotare ogni citta' o villaggio palestinese furono compiuti piccoli e grandi massacri. Lo stesso e' avvenuto nei luoghi dove sono sorte citta' nelle vicinanze di Gaza, teatro degli eccidi compiuti da noi palestinesi in una catena di orrori che sembra inarrestabile. Oggi la situazione e' terribile, uomini, donne e bambine muoiono sotto le bombe israeliane, muore l'umanita', si muore di fame, di sete, di malattie, di disperazione, le incubatrici si spengono perche' non c'e' elettricita' e altri bambini muoiono, crollano case, ospedali, chiese. Forse che le loro vite valgono meno di quelle dei bimbi israeliani uccisi dalla stessa follia?".
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- Come rispondono le popolazioni arabe a questa strage degli innocenti? Che succede ad Amman?
- Ci sono gigantesche manifestazioni. In piazza scendono i palestinesi ma anche i giordani, per una volta uniti nell'indignazione. Devo dire che i giordani che protestano sono piu' con Hamas di quanto lo siano i palestinesi, preoccupati per il destino del loro popolo. Tutto il mondo arabo, dal Medioriente al Nordafrica sta protestando, a Damasco, Teheran, Baghdad, in Marocco, Libano, Yemen, la rabbia e' esplosa persino in Oman e in Bahrein. La rabbia monta anche contro gli Stati Uniti e la loro politica di sostegno a Netanyahu. La protesta generale e' anche contro i regimi arabi pronti alla pace con Tel Aviv senza neppure prendere in considerazione la causa palestinese. Tieni conto che le tv arabe 24 ore su 24 mandano in onda servizi e immagini terribili.
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- L'attacco di Hamas sembra aver ricompattato Israele dopo mesi di proteste popolari contro il governo di destra.
- In quelle proteste non c'era il problema palestinese, sembrava andar bene a tutti la repressione quotidiana dei palestinesi cosi' come il moltiplicarsi delle colonie, nell'illusione collettiva di avere una vita normale dentro i propri confini. Ognuno nella sua gabbia, quella di Israele dorata e l'altra maledetta. Dice un sondaggio pubblicato dai giornali israeliani che la fiducia nel governo e' scesa al 38%, ma al tempo stesso il 64% chiede che la guerra contro di noi continui.
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- Nell'inferno di questi giorni vedi qualche segnale positivo?
- La manifestazione degli ebrei democratici americani, sono giovani, di sinistra, chiedono umanita' e la fine dell'occupazione, si vergognano per i crimini israeliani. E' un fatto straordinario che me li fa sentire fratelli.
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- Pensi che la tua utopia, uno Stato democratico e accogliente abbia ancora senso?
- Perche', pensi che abbia piu' spazio oggi l'idea di due Stati indipendenti? Chi lo pensa cerca una scorciatoia: la striscia di Gaza e' lunga 47 chilometri e ammassa 2,3 milioni di persone costrette a vivere come bestie braccate, non vedo per loro un futuro. Ora solo il 22% del territorio palestinese, Cisgiordania piu' Gaza, e' palestinese, si fa per dire. Se sottrai lo spazio occupato dalle colonie scende al 16%, abitato da prigionieri. Ma non sono cosi' ingenuo da non rendermi conto che lo Stato democratico resta la strada piu' difficile.
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- Sei tornato al villaggio delle tue origini, Lifta?
- Torno spesso, non questa volta perche' i confini sono sbarrati.
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In Eppure una volta eravamo fratelli, Ali ha scritto: "Ogni volta che torno penso a mio nonno che andava a Safad in Galilea per comprare un foulard di seta dalla comunita' ebraica sfuggita all'inquisizione in Portogallo, avevano imparato la tessitura della seta dagli arabi in Spagna. Mi ricordo Khaiem, socio di mio nonno in una cava vicino a Gerusalemme. Khaiem non ha potuto salvare la mia famiglia dalla pulizia etnica, ma continuo' a mandare alla mia famiglia in esilio la parte del guadagno dell'impresa finche' non mori'. Non ho notizie dei figli di Khaiem, ma ho seppellito mia sorella in Norvegia, un fratello negli Stati Uniti, un mio caro zio una settimana fa a New York, mentre la salma di mio nonno giace in un anonimo cimitero di Amman. Al posto delle case di pietra scolpite a mano nel mio bel villaggio di Lifta stanno costruendo un villaggio per ricchi turisti, mentre una volta era un rifugio sicuro per gli ebrei che scappavano dal fascismo e dal nazismo che li discriminava e li annientava nella tragedia dell'Olocausto".
5. L'ORA. GAD LERNER: AIUTIAMO ISRAELE A USCIRE DAL BRUTTO VICOLO CIECO
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo apparso su "Il Fatto Quotidiano" del 26 ottobre 2023]
Si puo' aiutare Israele a sfuggire al vicolo cieco in cui sta cacciandosi, nell'illusione di poter sopravvivere solo grazie alla sua forza militare? Oggi la societa' israeliana e' angosciata dalla sensazione che il mondo non comprenda il trauma vissuto a partire dal 7 ottobre. E questa incomprensione rischia di produrre conseguenze catastrofiche.
Serpeggia un dubbio, che ormai Israele venga considerato un ingombro, un'anomalia difficile da sopportare, anche da parte delle nazioni che finora ne hanno difeso il diritto all'esistenza. Lo conferma com'e' caduta nel vuoto l'irricevibile richiesta di dimissioni del segretario generale dell'Onu. Seguita dalla scelta di campo della Turchia, Paese Nato, il cui presidente chiama "liberatori, non terroristi", i fanatici miliziani di Hamas. Mentre assume sempre piu' un ruolo-chiave il Qatar, protettore di Hamas, monarchia wahabita di cui siamo peraltro fornitori di armi.
Leggo l'"appello contro l'indifferenza morale" sottoscritto da decine di intellettuali pacifisti israeliani, primi firmatari David Grossman, Eva Illouz e Aviad Kleinberg: "Con nostro sgomento, alcuni esponenti della sinistra globale, individui che fino ad ora erano nostri partner politici, hanno reagito con indifferenza a questi eventi orribili e talvolta hanno perfino giustificato le azioni di Hamas". E cio' proprio quando "abbiamo bisogno del sostegno e della solidarieta' della sinistra globale, sotto forma di un appello inequivocabile contro la violenza indiscriminata contro i civili di entrambe le parti". Con cio' vengono accusati di tradimento in patria, e al tempo stesso di fiancheggiare Netanyahu all'estero. Mentre cercano solo di farci capire che il massacro di innocenti perpetrato da Hamas in territorio israeliano non puo' essere banalizzato come episodio fra i tanti di un secolo di guerre. Sia detto per inciso, se proprio si vuole insistere a far valere la contabilita' dei morti: in cento anni di guerre arabo-israeliane ha perso la vita neanche un decimo degli ebrei che i nazisti sterminarono in soli due mesi del 1941 quando invasero l'Unione Sovietica. I morti sono sempre troppi, certo, ma questa sproporzione pesa ancora enormemente nella psicologia dell'israeliano medio.
L'avvertimento ci giunge da uomini e donne che perseguono da sempre il dialogo e la convivenza con i palestinesi. E per questo sono angosciati dallo stato d'animo radicato nei loro concittadini sospinti a dirsi: "Non dobbiamo fidarci piu' di nessuno. Contiamo solo sulla nostra forza. Venderemo cara la pelle. Fino all'arma proibita, se necessario".
Oggi sembra impossibile disinnescare quest'ira funesta. Alla quale sembra sommarsi la disperazione, il senso d'impotenza delle minoranze lungimiranti di ambo le parti. Vorrei che tutti apprezzassimo lo sforzo che vibra nel drammatico, bellissimo "Diario da Tel Aviv" che ci invia ogni giorno Manuela Dviri: una donna che ha perso in guerra il figlio Yoni, si e' messa alla testa del movimento pacifista e ha organizzato la cura dei bambini palestinesi affetti da patologie gravi negli ospedali israeliani. Proprio come faceva Yocheved Lifshitz, la donna presa in ostaggio da Hamas che ha salutato i suoi carcerieri invocando "pace" in arabo e in ebraico. Dietro alla sindrome da abbandono che genera la pulsione alla sfida mortale, si cela la visione erronea ma diffusa di Israele come "Stato coloniale". Avvalorata, ma non per questo giustificata, dall'occupazione dei Territori palestinesi che si protrae da oltre mezzo secolo. Questa visione di Israele corpo estraneo, entita' provvisoria da estirpare nelle terre dell'Islam, ha origini lontane. Attinge da un'interpretazione della storia delle Crociate in cui si rimarca che il Regno latino di Gerusalemme duro' solo 88 anni prima di essere rovesciato; sorte a cui, dando tempo al tempo, anche Israele sarebbe quindi predestinato. Ma e' insostenibile il paragone fra le sparute legioni di cavalieri e i milioni di ebrei che vi emigrarono e vi si radicarono nel corso di decenni. Ne' si può dimenticare che essi provenivano in larga maggioranza dall'Europa orientale e dai Paesi arabi. Non possono essere liquidati come avamposto dell'Occidente.
Il destino di Israele dipendera' anche dalla nostra comprensione delle vicissitudini che l'hanno portato a dare risposte sbagliate al senso di accerchiamento vissuto. Il che non comporta adesione acritica, semmai il contrario. Aiuta Israele chi rifugge la logica della rappresaglia e lo sospinge a riconoscere l'improrogabile necessita' che il popolo palestinese pervenga all'autodeterminazione. Ma abbandonare Israele al proprio destino sarebbe irresponsabile, oltre che immorale.
P.s. In una settimana la nostra sottoscrizione per la sede di Gaza di Msf ha raggiunto 150 mila euro. Ecco un modo giusto di far sentire la nostra voce.
6. TESTIMONIANZE. RANIERO LA VALLE: QUANTI NAUFRAGI
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 137 del 2 novembre 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
non c'e' una gerarchia delle tragedie. Ma nemmeno per mettercene sul cuore una, possiamo dimenticare o tacere le altre. Percio', mentre assistiamo attoniti alla strage di Gaza, e nel vederne svelate le finalita' nel progetto dello Stato di Israele di "dislocare l'intera popolazione palestinese nel deserto del Sinai" (nonostante la memoria storica della deportazione degli ebrei a Babilonia) dedichiamo questa newsletter alle ultime notizie sui naufragi nel Mediterraneo che ci trasmette dalla ONG "Mediterranea" Mattia Ferrari: da un naufragio all'altro!
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Da Mattia Ferrari - 2 novembre 2023
Continuano i naufragi in mare, anche se quasi nessuno ne parla piu'.
Venerdi' scorso una barca di migranti e' naufragata vicino alla Sicilia: sulla spiaggia di Selinunte sono stati trovati i cadaveri di 5 persone annegate e secondo i racconti dei superstiti i dispersi sono tra i 15 e i 20.
Nel Nord Africa si continuano a imprigionare i migranti. In Libia il sistema dei lager continua.
Il 12 settembre la Tunisia ha catturato 1.200 migranti e ne ha portati alcuni in Libia, nelle prigioni nel deserto.
Il 5 ottobre i nostri compagni hanno ricevuto un segnale allarmante da circa 2.000 persone migranti bloccati nel Nord-Est dell'Algeria, dove sono sottoposte a numerosi attacchi, respingimenti e continue minacce. Ci implorano di denunciare le loro sofferenze.
Il mese scorso la nostra nave Mediterranea e' tornata in missione in mare. Abbiamo avuto l'onore di salvare, in due operazioni, 47 e 69 persone migranti. Le persone salvate nel primo soccorso le abbiamo sbarcate a Lampedusa, quelle salvate nel secondo le abbiamo sbarcate a Trapani. Abbiamo dovuto disobbedire alle autorita', perche' incredibilmente dopo il secondo soccorso ci avevano ordinato di chiedere il POS (l'approdo) alla Libia. Noi ovviamente non potevamo che disobbedire, nella consapevolezza che "conviene obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). In seguito alla nostra azione di disobbedienza, siamo stati sanzionati dal cosiddetto decreto Piantedosi: multa di 10.000 euro e fermo amministrativo della nave per 20 giorni. Ovviamente abbiamo presentato ricorso.
Ci dispiace molto che nella storia del nostro Paese restera' scritto che nel 2023 l'Italia sanzionava le navi perche' non accettavano di essere complici della deportazione delle persone migranti nei lager libici.
Ci dispiace soprattutto vedere la nave ferma mentre in mare continuano i naufragi e i respingimenti.
Mattia Ferrari
*
Nel sito pubblichiamo le notizie sui piani per la deportazione dei palestinesi di Gaza (di Riccardo Gullo), un articolo di Marcos Roisan Rosenmann sul fallimento umano nell'attuale congiuntura storica, un articolo di Ida Dominijanni sul "doppio salto mortale" di Biden e un articolo sulle diverse versioni del terrorismo di Andrea Amato.
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)
7. INCONTRI. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
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Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
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Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
8. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
9. APPELLI. COMUNICATO DEL CISDA A SEGUITO DEL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA COLPITO LA PROVINCIA DI HERAT
[Dalla newsletter del Cisda n. 12/23 riprendiamo e diffondiamo il seguente comunicato del 13 ottobre 2023]
Sabato 7 ottobre la provincia di Herat e' stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3, a cui sono seguite nuove violente scosse; l'ultima l'11 ottobre.
Nel resoconto fornito dal regime talebano, che non ha attivato alcuna forma di soccorso per le popolazioni colpite, nella tragedia sono morte 3000 persone e 10.000 sono rimaste ferite; 1300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte. Il rappresentante dell'OMS ha dichiarato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Si tratta di un bilancio molto parziale e destinato a salire; molti villaggi non sono raggiungibili a causa della mancanza di strade e per le frane che hanno chiuso le poche vie di accesso. Nell'area mancano quasi del tutto medici e strutture sanitarie.
La comunita' internazionale, concentrata sulla crisi in Medio Oriente, non ha avuto occhi per questa nuova tragedia che colpisce una popolazione ridotta allo stremo da 40 anni di guerre e fondamentalismo.
Le nostre compagne di RAWA e di OPAWC, che da sempre sosteniamo, hanno attivato i loro team medici mobili, che abbiamo visto in azione anche dopo l'alluvione che aveva colpito l'est del paese, nell'agosto 2022. Di seguito la testimonianza di una di loro, che sta organizzando il lavoro:
I nostri colleghi e le nostre colleghe sono davvero coraggiosi, e stanno lavorando senza sosta. Ci dicono che e' come un fronte: non c'e' cibo, non c'e' acqua, non ci si ferma mai. Tantissimo lavoro e un forte stress mentale. La citta' di Herat e' nel caos, e moltissime persone se ne sono andate; e' difficile fare qualsiasi cosa, dal trovare beni necessari ai soccorsi, all'affittare automobili che raggiungano le aree colpite...
Abbiamo saputo che ci sono molte donne che non vogliono lasciare l'ospedale perche' hanno perso le loro famiglie e non sanno dove andare. Siamo preoccupate per l'arrivo di nuove scosse...
Le notti sono molto fredde e servono coperte e vestiti pesanti; le vittime sono per la maggior parte i contadini piu' poveri e gli sfollati che non avevano null'altro che costruirsi un riparo di fortuna dove potevano. E' una zona molto arida, percio' manca l'acqua... e ci sono molte donne incinte che devono partorire...
Questo e' un disastro naturale, ma la situazione e' cosi' grave a causa delle disastrose politiche: i governi passati e il regime in carica non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le aree a rischio, non sono capaci di gestire eventi di questa portata. Cio' che e' successo mostra la miseria in cui versa la nostra gente. Il regime talebano non sta facendo nulla e addirittura vuole impedire che le donne vadano a lavorare in aiuto delle popolazioni colpite. Con il governo precedente, i signori della guerra e i politici hanno intascato milioni di dollari di aiuti della comunita' internazionale e costruito palazzi per se stessi, rubando i soldi destinati alla povera gente.
Il mondo ora guarda all'Ucraina e a Israele, e cosi' l'Afghanistan e' stato completamente dimenticato, anche in questa situazione. Gli ufficiali talebani arrivano nell'area con i loro velivoli e per le vittime del terremoto non ci sono ambulanze che le portino in un ospedale.
Il CISDA sta inviando fondi per finanziare i team medici di OPAWC e RAWA e chiediamo a tutti i nostri sostenitori e sostenitrici di contribuire. Non farli sentire soli, in uno dei periodi piu' bui della loro storia, e' un nostro dovere.
Grazie per quanto ciascuno potra' fare.
Chi volesse contribuire anche con una piccola cifra puo' farlo con un bonifico sul conto del CISDA, specificando nell'oggetto "Donazione liberale - Terremoto Afghanistan".
Banca Popolare Etica agenzia via Scarlatti 31 - Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Carmela Baffioni, Storia della filosofia islamica, Mondadori, Milano 1991, pp. 448.
- Massimo Campanini, Il pensiero islamico contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2005, 2009, pp. 212.
- Henry Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, Milano 1973, 1991, pp. 420.
- Ulrich Rudolph, La filosofia islamica, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 150.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5009 del 5 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
Numero 5009 del 5 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. "Ogni vittima ha il volto di Abele". Tre giornate di commemorazioni nonviolente a Viterbo per le vittime di tutte le guerre
2. Movimento Nonviolento, Peacelink, Centro di ricerca per la pace: 4 novembre. Non festa ma lutto
3. Una lettera a un amico
4. Loris Campetti: "Una volta in Palestina eravamo fratelli", intervista ad Ali Rashid
5. Gad Lerner: Aiutiamo Israele a uscire dal brutto vicolo cieco
6. Raniero La Valle: Quanti naufragi
7. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
8. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
9. Comunicato del CISDA a seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia di Herat
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. L'ORA. "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE". TRE GIORNATE DI COMMEMORAZIONI NONVIOLENTE A VITERBO PER LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE
Nell'ambito dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" che si svolge a Viterbo ogni anno da 23 anni per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" in occasione del 4 novembre, anniversario della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, anche quest'anno sono state realizzate a Viterbo tre giornate di commemorazioni nonviolente per le vittime di tutte le guerre.
Il 2 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazza del Sacrario dapprima dinanzi al sacello che ricorda le vittime della prima guerra mondiale, e poi dinanzi alla lapide che ricorda i resistenti viterbesi caduti nella lotta contro la barbarie nazifascista.
Il 3 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza ha sostato in silenzioso raccoglimento in via della Verita' dinanzi alle pietre d'inciampo che ricordano le vittime viterbesi della Shoah; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento dinanzi alla lapide che ricorda Mariano Buratti, docente e partigiano assassinato dai nazifascisti.
Il 4 novembre una delegazione di persone amiche della nonviolenza si e' recata al cimitero comunale sostando in silenzioso raccoglimento dinanzi alle tombe di alcune delle vittime della guerra e della violenza fascista e di alcune persone antifasciste e costruttrici di pace; e successivamente ha sostato in silenzioso raccoglimento in piazzale Gramsci dinanzi al cippo che ricorda tre persone assassinate in quel luogo dai nazisti.
In tutte e tre le giornate dopo la visita ai luoghi in cui si fa memoria di alcune delle innumerevoli persone uccise dalla violenza e di alcune delle persone che alla violenza e alle uccisioni eroicamente si opposero, sono stati letti alcuni testi di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi, di Primo Levi, di Nelson Mandela, di Simone Weil, di Virginia Woolf.
*
Dalla memoria delle vittime della guerra e della violenza scaturisce l'appello all'impegno per abolire tutte le guerre e tutte le violenze.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK, CENTRO DI RICERCA PER LA PACE: 4 NOVEMBRE. NON FESTA MA LUTTO
Non festa ma lutto
4 novembre: onoriamo i morti della prima guerra mondiale lavorando contro le guerre che insanguinano il mondo di oggi
Il 4 novembre e' un giorno per riflettere sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla prima guerra mondiale, un conflitto che fu definito dal Papa di allora come "inutile strage".
La prima guerra mondiale, che per l'Italia si e' protratta dal 1915 al 1918, fu un capitolo oscuro nella storia nazionale e del mondo intero. I soldati italiani, insieme a milioni di altri combattenti, furono travolti dalla brutalita' della guerra nelle trincee, vivendo in condizioni disumane, sperimentando la fame, le malattie e l'orrore costante del conflitto. Comandanti fanatici diretti da spietati governanti imposero sacrifici insensati. Le famiglie italiane subirono un dolore insopportabile mentre le notizie della perdita di vita dei loro cari giungevano a casa. Intere comunita' furono devastate dalle morti e dai lutti che accompagnavano la guerra. Nei diari che giungevano dal fronte il re e i ministri di allora venivano maledetti. Tante lettere non giunsero mai alle famiglie perche' censurate. Chi disobbediva all'ordine di compiere gli assalti, anche i piu' insensati, veniva fucilato. Questa fu la realta' della Prima Guerra Mondiale che ancora oggi viene censurata durante le celebrazioni ufficiali del 4 Novembre.
Pertanto il 4 novembre noi vogliamo onorare tutti coloro che morirono a causa dell'inutile strage che fu la prima guerra mondiale. Cosi' simile all'inutile strage che si sta consumando oggi nella guerra fra Russia e Ucraina. Nessun obiettivo militare dall'una e dall'altra parte giustifica piu' la continuazione della guerra. Inutile strage e' anche la guerra fra Hamas e Israele: nulla di sensato puo' giustificare quanto sta accadendo in quelle terre.
Il sonno della ragione genera mostri.
Pertanto onoriamo la memoria di coloro che furono vittime della perdita della ragione ieri come le vittime della perdita di ragione di oggi.
Un'ombra lunga di dolore e sofferenza collega la prima guerra mondiale alle guerre che insanguinano il mondo odierno.
La memoria della prima guerra mondiale serva come monito contro la follia della guerra e la giornata del 4 Novembre sia l'occasione per attuare l'articolo 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra.
Movimento Nonviolento
Peacelink
Centro di ricerca per la pace
3. INCONTRI. UNA LETTERA A UN AMICO
Carissimo Mario,
ho saputo dell'iniziativa di pace e di solidarieta' che si svolgera' il pomeriggio del 4 novembre presso la parrocchia della Sacra Famiglia.
Come gia' sai, mi e' impossibile essere presente, ma volevo comunque esprimere a te, al Tavolo della pace, ai promotori e ai partecipanti la mia gratitudine e il mio sostegno.
In questo tragico momento dell'umanita' queste buone iniziative sono come un raggio di luce che nutre e fortifica l'impegno e le speranze di ogni persona di volonta' buona, di ogni persona che soffre delle sofferenze altrui come delle proprie.
Occorre abolire le guerre, le organizzazioni armate, le armi.
Occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo facendo il bene si puo' sconfiggere il male.
Solo con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza si puo' far cessare la violenza e salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Un forte abbraccio
4. L'ORA. LORIS CAMPETTI: "UNA VOLTA IN PALESTINA ERAVAMO FRATELLI". INTERVISTA AD ALI RASHID
[Dal sito di volerelaluna.it riprendiamo e diffondiamo]
Per molti anni in Italia la causa palestinese ha avuto un nome: Ali Rashid. E' stato primo segretario della delegazione generale palestinese, nei fatti l'ambasciatore di un popolo senza Stato. Eravamo in un'altra stagione, in cui i palestinesi rappresentavano la parte piu' avanzata del mondo arabo e, pur tra una guerra e l'altra, tra i raid e le occupazioni israeliane, la politica veniva prima delle armi, se non altro le governava. E l'Italia aveva a cuore la causa palestinese. Giorni fa, Ali ha messo nero su bianco la sua disperazione in una riflessione il cui titolo esplicita la sua utopia che bombe e missili stanno frantumando: "Eppure una volta eravamo fratelli". Ricordo la passione con cui socializzava il suo sogno, uno stato laico democratico capace di accogliere tutti, vittime di ieri e di oggi, al di la' delle fedi e delle razze. E ancora oggi, dentro la macelleria in atto a Gaza e dopo la strage di Hamas, non ha cambiato idea, ma considera con amarezza: "Ci stiamo trasformando tutti in vittime e carnefici per la gabbia di un delirio che si chiama Stato-nazione, segnato da confini che discriminano in nome di razze che non esistono e appartenenze funzionali all'esercizio del potere. La ragione, l'umanita', la vita ci supplicano di dire no alla guerra. Nessuno ci ha condannato a farci a pezzi anche se ci assicurano che questo avviene per il nostro futuro. Perche' nella guerra non ci sono piu', se mai ci sono stati, vincitori e vinti. Perche' la violenza segna chi la subisce e chi la fa". Nel 2006 Rashid e' stato eletto parlamentare nel gruppo di Rifondazione comunista.
Ho raggiunto telefonicamente Ali Rashid ad Amman, la citta' dov'e' nato da una famiglia scacciata da Lifta, un villaggio alle porte di Gerusalemme, dall'esercito israeliano nel pieno delle sue funzioni: "La pulizia etnica". Parliamo di quel che resta della Striscia di Gaza.
"Come in una discarica, a Gaza sono finiti gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Per svuotare ogni citta' o villaggio palestinese furono compiuti piccoli e grandi massacri. Lo stesso e' avvenuto nei luoghi dove sono sorte citta' nelle vicinanze di Gaza, teatro degli eccidi compiuti da noi palestinesi in una catena di orrori che sembra inarrestabile. Oggi la situazione e' terribile, uomini, donne e bambine muoiono sotto le bombe israeliane, muore l'umanita', si muore di fame, di sete, di malattie, di disperazione, le incubatrici si spengono perche' non c'e' elettricita' e altri bambini muoiono, crollano case, ospedali, chiese. Forse che le loro vite valgono meno di quelle dei bimbi israeliani uccisi dalla stessa follia?".
*
- Come rispondono le popolazioni arabe a questa strage degli innocenti? Che succede ad Amman?
- Ci sono gigantesche manifestazioni. In piazza scendono i palestinesi ma anche i giordani, per una volta uniti nell'indignazione. Devo dire che i giordani che protestano sono piu' con Hamas di quanto lo siano i palestinesi, preoccupati per il destino del loro popolo. Tutto il mondo arabo, dal Medioriente al Nordafrica sta protestando, a Damasco, Teheran, Baghdad, in Marocco, Libano, Yemen, la rabbia e' esplosa persino in Oman e in Bahrein. La rabbia monta anche contro gli Stati Uniti e la loro politica di sostegno a Netanyahu. La protesta generale e' anche contro i regimi arabi pronti alla pace con Tel Aviv senza neppure prendere in considerazione la causa palestinese. Tieni conto che le tv arabe 24 ore su 24 mandano in onda servizi e immagini terribili.
*
- L'attacco di Hamas sembra aver ricompattato Israele dopo mesi di proteste popolari contro il governo di destra.
- In quelle proteste non c'era il problema palestinese, sembrava andar bene a tutti la repressione quotidiana dei palestinesi cosi' come il moltiplicarsi delle colonie, nell'illusione collettiva di avere una vita normale dentro i propri confini. Ognuno nella sua gabbia, quella di Israele dorata e l'altra maledetta. Dice un sondaggio pubblicato dai giornali israeliani che la fiducia nel governo e' scesa al 38%, ma al tempo stesso il 64% chiede che la guerra contro di noi continui.
*
- Nell'inferno di questi giorni vedi qualche segnale positivo?
- La manifestazione degli ebrei democratici americani, sono giovani, di sinistra, chiedono umanita' e la fine dell'occupazione, si vergognano per i crimini israeliani. E' un fatto straordinario che me li fa sentire fratelli.
*
- Pensi che la tua utopia, uno Stato democratico e accogliente abbia ancora senso?
- Perche', pensi che abbia piu' spazio oggi l'idea di due Stati indipendenti? Chi lo pensa cerca una scorciatoia: la striscia di Gaza e' lunga 47 chilometri e ammassa 2,3 milioni di persone costrette a vivere come bestie braccate, non vedo per loro un futuro. Ora solo il 22% del territorio palestinese, Cisgiordania piu' Gaza, e' palestinese, si fa per dire. Se sottrai lo spazio occupato dalle colonie scende al 16%, abitato da prigionieri. Ma non sono cosi' ingenuo da non rendermi conto che lo Stato democratico resta la strada piu' difficile.
*
- Sei tornato al villaggio delle tue origini, Lifta?
- Torno spesso, non questa volta perche' i confini sono sbarrati.
*
In Eppure una volta eravamo fratelli, Ali ha scritto: "Ogni volta che torno penso a mio nonno che andava a Safad in Galilea per comprare un foulard di seta dalla comunita' ebraica sfuggita all'inquisizione in Portogallo, avevano imparato la tessitura della seta dagli arabi in Spagna. Mi ricordo Khaiem, socio di mio nonno in una cava vicino a Gerusalemme. Khaiem non ha potuto salvare la mia famiglia dalla pulizia etnica, ma continuo' a mandare alla mia famiglia in esilio la parte del guadagno dell'impresa finche' non mori'. Non ho notizie dei figli di Khaiem, ma ho seppellito mia sorella in Norvegia, un fratello negli Stati Uniti, un mio caro zio una settimana fa a New York, mentre la salma di mio nonno giace in un anonimo cimitero di Amman. Al posto delle case di pietra scolpite a mano nel mio bel villaggio di Lifta stanno costruendo un villaggio per ricchi turisti, mentre una volta era un rifugio sicuro per gli ebrei che scappavano dal fascismo e dal nazismo che li discriminava e li annientava nella tragedia dell'Olocausto".
5. L'ORA. GAD LERNER: AIUTIAMO ISRAELE A USCIRE DAL BRUTTO VICOLO CIECO
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo apparso su "Il Fatto Quotidiano" del 26 ottobre 2023]
Si puo' aiutare Israele a sfuggire al vicolo cieco in cui sta cacciandosi, nell'illusione di poter sopravvivere solo grazie alla sua forza militare? Oggi la societa' israeliana e' angosciata dalla sensazione che il mondo non comprenda il trauma vissuto a partire dal 7 ottobre. E questa incomprensione rischia di produrre conseguenze catastrofiche.
Serpeggia un dubbio, che ormai Israele venga considerato un ingombro, un'anomalia difficile da sopportare, anche da parte delle nazioni che finora ne hanno difeso il diritto all'esistenza. Lo conferma com'e' caduta nel vuoto l'irricevibile richiesta di dimissioni del segretario generale dell'Onu. Seguita dalla scelta di campo della Turchia, Paese Nato, il cui presidente chiama "liberatori, non terroristi", i fanatici miliziani di Hamas. Mentre assume sempre piu' un ruolo-chiave il Qatar, protettore di Hamas, monarchia wahabita di cui siamo peraltro fornitori di armi.
Leggo l'"appello contro l'indifferenza morale" sottoscritto da decine di intellettuali pacifisti israeliani, primi firmatari David Grossman, Eva Illouz e Aviad Kleinberg: "Con nostro sgomento, alcuni esponenti della sinistra globale, individui che fino ad ora erano nostri partner politici, hanno reagito con indifferenza a questi eventi orribili e talvolta hanno perfino giustificato le azioni di Hamas". E cio' proprio quando "abbiamo bisogno del sostegno e della solidarieta' della sinistra globale, sotto forma di un appello inequivocabile contro la violenza indiscriminata contro i civili di entrambe le parti". Con cio' vengono accusati di tradimento in patria, e al tempo stesso di fiancheggiare Netanyahu all'estero. Mentre cercano solo di farci capire che il massacro di innocenti perpetrato da Hamas in territorio israeliano non puo' essere banalizzato come episodio fra i tanti di un secolo di guerre. Sia detto per inciso, se proprio si vuole insistere a far valere la contabilita' dei morti: in cento anni di guerre arabo-israeliane ha perso la vita neanche un decimo degli ebrei che i nazisti sterminarono in soli due mesi del 1941 quando invasero l'Unione Sovietica. I morti sono sempre troppi, certo, ma questa sproporzione pesa ancora enormemente nella psicologia dell'israeliano medio.
L'avvertimento ci giunge da uomini e donne che perseguono da sempre il dialogo e la convivenza con i palestinesi. E per questo sono angosciati dallo stato d'animo radicato nei loro concittadini sospinti a dirsi: "Non dobbiamo fidarci piu' di nessuno. Contiamo solo sulla nostra forza. Venderemo cara la pelle. Fino all'arma proibita, se necessario".
Oggi sembra impossibile disinnescare quest'ira funesta. Alla quale sembra sommarsi la disperazione, il senso d'impotenza delle minoranze lungimiranti di ambo le parti. Vorrei che tutti apprezzassimo lo sforzo che vibra nel drammatico, bellissimo "Diario da Tel Aviv" che ci invia ogni giorno Manuela Dviri: una donna che ha perso in guerra il figlio Yoni, si e' messa alla testa del movimento pacifista e ha organizzato la cura dei bambini palestinesi affetti da patologie gravi negli ospedali israeliani. Proprio come faceva Yocheved Lifshitz, la donna presa in ostaggio da Hamas che ha salutato i suoi carcerieri invocando "pace" in arabo e in ebraico. Dietro alla sindrome da abbandono che genera la pulsione alla sfida mortale, si cela la visione erronea ma diffusa di Israele come "Stato coloniale". Avvalorata, ma non per questo giustificata, dall'occupazione dei Territori palestinesi che si protrae da oltre mezzo secolo. Questa visione di Israele corpo estraneo, entita' provvisoria da estirpare nelle terre dell'Islam, ha origini lontane. Attinge da un'interpretazione della storia delle Crociate in cui si rimarca che il Regno latino di Gerusalemme duro' solo 88 anni prima di essere rovesciato; sorte a cui, dando tempo al tempo, anche Israele sarebbe quindi predestinato. Ma e' insostenibile il paragone fra le sparute legioni di cavalieri e i milioni di ebrei che vi emigrarono e vi si radicarono nel corso di decenni. Ne' si può dimenticare che essi provenivano in larga maggioranza dall'Europa orientale e dai Paesi arabi. Non possono essere liquidati come avamposto dell'Occidente.
Il destino di Israele dipendera' anche dalla nostra comprensione delle vicissitudini che l'hanno portato a dare risposte sbagliate al senso di accerchiamento vissuto. Il che non comporta adesione acritica, semmai il contrario. Aiuta Israele chi rifugge la logica della rappresaglia e lo sospinge a riconoscere l'improrogabile necessita' che il popolo palestinese pervenga all'autodeterminazione. Ma abbandonare Israele al proprio destino sarebbe irresponsabile, oltre che immorale.
P.s. In una settimana la nostra sottoscrizione per la sede di Gaza di Msf ha raggiunto 150 mila euro. Ecco un modo giusto di far sentire la nostra voce.
6. TESTIMONIANZE. RANIERO LA VALLE: QUANTI NAUFRAGI
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 137 del 2 novembre 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
non c'e' una gerarchia delle tragedie. Ma nemmeno per mettercene sul cuore una, possiamo dimenticare o tacere le altre. Percio', mentre assistiamo attoniti alla strage di Gaza, e nel vederne svelate le finalita' nel progetto dello Stato di Israele di "dislocare l'intera popolazione palestinese nel deserto del Sinai" (nonostante la memoria storica della deportazione degli ebrei a Babilonia) dedichiamo questa newsletter alle ultime notizie sui naufragi nel Mediterraneo che ci trasmette dalla ONG "Mediterranea" Mattia Ferrari: da un naufragio all'altro!
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Da Mattia Ferrari - 2 novembre 2023
Continuano i naufragi in mare, anche se quasi nessuno ne parla piu'.
Venerdi' scorso una barca di migranti e' naufragata vicino alla Sicilia: sulla spiaggia di Selinunte sono stati trovati i cadaveri di 5 persone annegate e secondo i racconti dei superstiti i dispersi sono tra i 15 e i 20.
Nel Nord Africa si continuano a imprigionare i migranti. In Libia il sistema dei lager continua.
Il 12 settembre la Tunisia ha catturato 1.200 migranti e ne ha portati alcuni in Libia, nelle prigioni nel deserto.
Il 5 ottobre i nostri compagni hanno ricevuto un segnale allarmante da circa 2.000 persone migranti bloccati nel Nord-Est dell'Algeria, dove sono sottoposte a numerosi attacchi, respingimenti e continue minacce. Ci implorano di denunciare le loro sofferenze.
Il mese scorso la nostra nave Mediterranea e' tornata in missione in mare. Abbiamo avuto l'onore di salvare, in due operazioni, 47 e 69 persone migranti. Le persone salvate nel primo soccorso le abbiamo sbarcate a Lampedusa, quelle salvate nel secondo le abbiamo sbarcate a Trapani. Abbiamo dovuto disobbedire alle autorita', perche' incredibilmente dopo il secondo soccorso ci avevano ordinato di chiedere il POS (l'approdo) alla Libia. Noi ovviamente non potevamo che disobbedire, nella consapevolezza che "conviene obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). In seguito alla nostra azione di disobbedienza, siamo stati sanzionati dal cosiddetto decreto Piantedosi: multa di 10.000 euro e fermo amministrativo della nave per 20 giorni. Ovviamente abbiamo presentato ricorso.
Ci dispiace molto che nella storia del nostro Paese restera' scritto che nel 2023 l'Italia sanzionava le navi perche' non accettavano di essere complici della deportazione delle persone migranti nei lager libici.
Ci dispiace soprattutto vedere la nave ferma mentre in mare continuano i naufragi e i respingimenti.
Mattia Ferrari
*
Nel sito pubblichiamo le notizie sui piani per la deportazione dei palestinesi di Gaza (di Riccardo Gullo), un articolo di Marcos Roisan Rosenmann sul fallimento umano nell'attuale congiuntura storica, un articolo di Ida Dominijanni sul "doppio salto mortale" di Biden e un articolo sulle diverse versioni del terrorismo di Andrea Amato.
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)
7. INCONTRI. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
*
Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
*
Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
8. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
9. APPELLI. COMUNICATO DEL CISDA A SEGUITO DEL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA COLPITO LA PROVINCIA DI HERAT
[Dalla newsletter del Cisda n. 12/23 riprendiamo e diffondiamo il seguente comunicato del 13 ottobre 2023]
Sabato 7 ottobre la provincia di Herat e' stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3, a cui sono seguite nuove violente scosse; l'ultima l'11 ottobre.
Nel resoconto fornito dal regime talebano, che non ha attivato alcuna forma di soccorso per le popolazioni colpite, nella tragedia sono morte 3000 persone e 10.000 sono rimaste ferite; 1300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte. Il rappresentante dell'OMS ha dichiarato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Si tratta di un bilancio molto parziale e destinato a salire; molti villaggi non sono raggiungibili a causa della mancanza di strade e per le frane che hanno chiuso le poche vie di accesso. Nell'area mancano quasi del tutto medici e strutture sanitarie.
La comunita' internazionale, concentrata sulla crisi in Medio Oriente, non ha avuto occhi per questa nuova tragedia che colpisce una popolazione ridotta allo stremo da 40 anni di guerre e fondamentalismo.
Le nostre compagne di RAWA e di OPAWC, che da sempre sosteniamo, hanno attivato i loro team medici mobili, che abbiamo visto in azione anche dopo l'alluvione che aveva colpito l'est del paese, nell'agosto 2022. Di seguito la testimonianza di una di loro, che sta organizzando il lavoro:
I nostri colleghi e le nostre colleghe sono davvero coraggiosi, e stanno lavorando senza sosta. Ci dicono che e' come un fronte: non c'e' cibo, non c'e' acqua, non ci si ferma mai. Tantissimo lavoro e un forte stress mentale. La citta' di Herat e' nel caos, e moltissime persone se ne sono andate; e' difficile fare qualsiasi cosa, dal trovare beni necessari ai soccorsi, all'affittare automobili che raggiungano le aree colpite...
Abbiamo saputo che ci sono molte donne che non vogliono lasciare l'ospedale perche' hanno perso le loro famiglie e non sanno dove andare. Siamo preoccupate per l'arrivo di nuove scosse...
Le notti sono molto fredde e servono coperte e vestiti pesanti; le vittime sono per la maggior parte i contadini piu' poveri e gli sfollati che non avevano null'altro che costruirsi un riparo di fortuna dove potevano. E' una zona molto arida, percio' manca l'acqua... e ci sono molte donne incinte che devono partorire...
Questo e' un disastro naturale, ma la situazione e' cosi' grave a causa delle disastrose politiche: i governi passati e il regime in carica non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le aree a rischio, non sono capaci di gestire eventi di questa portata. Cio' che e' successo mostra la miseria in cui versa la nostra gente. Il regime talebano non sta facendo nulla e addirittura vuole impedire che le donne vadano a lavorare in aiuto delle popolazioni colpite. Con il governo precedente, i signori della guerra e i politici hanno intascato milioni di dollari di aiuti della comunita' internazionale e costruito palazzi per se stessi, rubando i soldi destinati alla povera gente.
Il mondo ora guarda all'Ucraina e a Israele, e cosi' l'Afghanistan e' stato completamente dimenticato, anche in questa situazione. Gli ufficiali talebani arrivano nell'area con i loro velivoli e per le vittime del terremoto non ci sono ambulanze che le portino in un ospedale.
Il CISDA sta inviando fondi per finanziare i team medici di OPAWC e RAWA e chiediamo a tutti i nostri sostenitori e sostenitrici di contribuire. Non farli sentire soli, in uno dei periodi piu' bui della loro storia, e' un nostro dovere.
Grazie per quanto ciascuno potra' fare.
Chi volesse contribuire anche con una piccola cifra puo' farlo con un bonifico sul conto del CISDA, specificando nell'oggetto "Donazione liberale - Terremoto Afghanistan".
Banca Popolare Etica agenzia via Scarlatti 31 - Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Carmela Baffioni, Storia della filosofia islamica, Mondadori, Milano 1991, pp. 448.
- Massimo Campanini, Il pensiero islamico contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2005, 2009, pp. 212.
- Henry Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, Milano 1973, 1991, pp. 420.
- Ulrich Rudolph, La filosofia islamica, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 150.
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5009 del 5 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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