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[Nonviolenza] Telegrammi. 5010
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5010
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 5 Nov 2023 14:19:26 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5010 del 6 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Cessate il fuoco, cessate di uccidere
2. I nipotini del piduista provano il golpe
3. Umberto De Giovannangeli: "A Gaza e' in atto un genocidio, Netanyahu porta a fondo l'ebraismo". Intervista a Raniero La Valle
4. Valeria Casolaro: La storia di Leonard Peltier: l'indigeno detenuto da 47 anni nelle carceri USA
5. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
6. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
7. Comunicato del CISDA a seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia di Herat
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. CESSATE IL FUOCO, CESSATE
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Salvare le vite e' il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Siamo sull'orlo di una catastrofe irreversibile.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Si consenta all'umanita' di continuare ad esistere.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Solo la nonviolenza tutte e tutti puo' salvarci.
2. CRONACHE DI NUSMUNDIA. I NIPOTINI DEL PIDUISTA PROVANO IL GOLPE
In questo antico e nobile reame di Nusmundia, nell'ultima seduta del Consiglio dei ministri il governo neofascista e razzista dei sodali e delfini del pregiudicato B. e del piano eversivo della P2, ha deciso il colpo di stato.
La scellerata riforma che introduce il cosiddetto "premierato" scardina gli equilibri tra i poteri dello stato, fa strame della Costituzione repubblicana, prosegue nella distruzione della democrazia parlamentare, mette in soffitta il Presidente della Repubblica ed apre la via a un regime dittatoriale.
Non e' soltanto un grottesco esercizio di mussolinismo degli stenterelli: e' un colpo di stato a tutti gli effetti.
Cosa occorre fare e' chiaro: difendere la Costituzione della Repubblica italiana, difendere la democrazia, difendere lo stato di diritto. E respingere questo assalto fascista che ancora una volta intende ridurre il parlamento a bivacco di manipoli.
In questo antico e nobile reame di Nusmundia.
3. RIFLESSIONE. UMBERTO DE GIOVANNANGELI: "A GAZA E' IN ATTO UN GENOCIDIO, NETANYAHU PORTA A FONDO L'EBRAISMO". INTERVISTA A RANIERO LA VALLE
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo ""A Gaza e' in atto un genocidio, Netanyahu porta a fondo l'ebraismo", intervista a Raniero La Valle" e il sommario "Si stanno consumando tre tragedie: quella dei palestinesi nella Striscia, quella dello Stato di Israele, messo in pericolo dalla propria azione. E la tragedia della religione ebraica, che con quello Stato rischia di essere identificata"]
Raniero La Valle - scrittore, saggista, politico, giornalista di punta della Rai nel periodo aureo del servizio pubblico radiotelevisivo, cattolico, cronista, analista e interprete del Concilio, ex direttore dell'Avvenire, ricchissima vicenda politica alle spalle, sempre a sinistra - regala ai lettori dell'Unita' una intervista-lezione che ha come filo conduttore la tragedia che si sta consumando in Terrasanta. A Gaza, ma anche in Israele.
*
- Quale chiave di lettura puo' essere data della tragedia che in questi giorni, in queste ore, si sta consumando a Gaza?
- Di tragedie ce ne sono tre. La prima e' la tragedia che si sta abbattendo su Gaza. Secondo un linguaggio comune, corrente, non si puo' definire genocidio, perche' genocidio vuol dire, nell'idea comune, la distruzione di un intero popolo. Pero' se si prende il genocidio nel senso specifico, tecnico, che e' stato usato dall'Onu nella Risoluzione del 1946 e poi nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, allora quello che si sta perpetrando nella Striscia di Gaza e' un genocidio. Perche' secondo questa definizione, genocidio e' l'uccisione o il tentativo di distruzione anche di una parte o singoli membri di un popolo in quanto appartengono a quel popolo, oppure appartengono ad un gruppo etnico, razziale, religioso, politico come tale. In questo senso specifico e' certamente un genocidio in corso, perche' c'e' una intera popolazione di un'intera area geografica che e' condannata ad essere senza acqua, senza cibo, senza elettricita', senza ospedali…Da questo punto di vista e' una tragedia. La domanda e' perche' tutto il mondo, tranne Ernesto Galli della Loggia e pochi altri, dicono a Israele che non deve entrare a Gaza e completare l'opera di distruzione...
*
- Domanda fondamentale. E qual e' la sua risposta?
- Perche' il mondo intero teme un'altra tragedia. Che e' la tragedia dello Stato d'Israele, il quale se continua su questa strada su cui lo ha messo Netanyahu, certamente otterra' una vendetta, una rappresaglia rispetto alla terribile offesa, al terribile attacco e aggressione che ha subito da Hamas, ma si mette in pericolo, a rischio. Perche' compie un'azione che dalla grandissima maggioranza del mondo e dalle stesse Nazioni Unite e' riprovata, considerata eccessiva, non umana. Questo mette in pericolo lo Stato d'Israele. E vorrei dire che il pericolo, che molti israeliani addebitano a Netanyahu perche' non e' stato capace di prevenire l'attacco che hanno subìto il 7 ottobre sul confine della Striscia di Gaza, in realta' risale a Netanyahu molto prima. Non va dimenticato che Netanyahu per piu' di tredici anni e' stato al governo d'Israele, e l'ultimo scempio che stava tentando di fare era quello contro le istituzioni fondamentali dello Stato, a cominciare dalla magistratura. Questo ci porta a dire la terza tragedia che io vedo e che viene invece meno rilevata e considerata o non considerata da una cultura occidentale, che non e' abituata piu' a ragionare in questi termini.
*
- Quale sarebbe questa terza tragedia?
- E' la tragedia dell'ebraismo come religione. Dell'ebraismo come comunita' religiosa, come fede, come patrimonio, come tradizione. Il rischio che sta subendo oggi l'ebraismo e' la sua identificazione assoluta con lo Stato d'Israele, la qualcosa fa si' che qualsiasi giudizio che si dia sullo Stato d'Israele, buono o cattivo, e in questo momento e' in maggior parte un giudizio severo e di critica, sia come sia, questo giudizio s'infrange e si estende all'ebraismo stesso. E questo non per un abuso degli osservatori esterni, ma perche' questa e' la stessa identita' che ha rivendicato a se' lo Stato d'Israele. Ma attenzione. Non all'inizio del sionismo. Perche' quando il sionismo ha cominciato la sua battaglia, all'inizio dell'altro secolo, aveva in mente la collocazione degli ebrei in una terra che fosse loro, in cui si unisse democrazia e sionismo. Questa e' stata ancora l'idea fondativa, l'idea originaria, su cui si e' costituito lo Stato d'Israele nel 1948, tanto e' vero che tutti ancora adesso, stancamente, ripetono come un mantra, che Israele e' l'unica democrazia del Medio Oriente. Che cosa e' successo, pero'? E' successo che nella lunga e perversa gestione politica di Netanyahu dello Stato d'Israele, e' arrivata nel 2018 una Legge costituzionale che questi ha voluto e che ha potuto varare perche', non avendo avuto una maggioranza nelle elezioni, si era alleato con i partiti religiosi, ultraortodossi, estremisti della destra, ottenendo così una maggioranza risicata alla Knesset, il parlamento israeliano. E con questa maggioranza risicata ha fatto approvare alla Knesset una Legge costituzionale con cui e' stata cambiata l'identita' dello Stato d'Israele. Se prima lo Stato d'Israele era uno Stato democratico, con quella legge del luglio 2018, viene trasformato nello "Stato nazione del popolo ebreo". In questa legge d'identita', ci sono tre pilastri che spiegano tutto quello che e' venuto dopo e in qualche modo, se vengono mantenuti, attestano anche la impossibilita' di risolvere il problema israelo-palestinese. Per cui questa ripetizione della proposta di "due popoli, due Stati", anche se fatta in buona fede, non ha in questo momento, come del resto non l'ha avuta per tutti questi decenni, alcuna possibilita' di realizzazione.
*
- Quali sono i pilastri di questa legge sullo Stato ebraico?
- Il primo e' il riferimento alla terra. Alla sacra terra di Eretz Israel. L'insediamento in quella terra viene definito come un diritto naturale. Quindi non e' un diritto politico, non e' un diritto che nasce, come per tutti gli altri popoli o Stati, da una vicenda culturale, storica o di nascita, ma e' considerato un diritto naturale. Da questa declinazione discende che il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato d'Israele e' esclusivamente per il popolo ebraico. Lo sto leggendo dal paragrafo C del primo principio fondamentale. Quindi si afferma che il popolo ebraico e' l'unico ad avere il diritto di autodeterminazione nello Stato. Autodeterminazione vuol dire la sovranita', vuol dire i diritti politici. Percio', se questo popolo e' l'unico ad avere i diritti politici, viene definito per Costituzione che nessun altro popolo li possa avere.
Ne discende che per cio' che concerne il popolo palestinese, non e' questione solamente che deve essere tenuto in una condizione di minorita', ma non deve esistere. Non deve esistere perche' non puo' avere una esistenza politica, cioe' non puo' avere una esistenza reale.
Da qui discendono gli altri due pilastri della legge costituzionale ebraica.
*
- Quali?
- Il primo e' che viene rivendicata, come capitale dello Stato, Gerusalemme "integra e unita". Il che vuol dire che non e' possibile pensare a una Gerusalemme Est in cui sia insediato un eventuale governo palestinese. Gerusalemme e' definita per legge costituzionale indivisibile. Una e indivisibile. Le istanze della comunita' internazionale di fare di Gerusalemme la capitale, certo d'Israele ma anche la capitale della Palestina, sono cancellate, escluse da questa legge. L'altro pilastro dei tre, e' quello che riguarda le colonie. Punto 7, insediamenti ebraici. Cito testualmente: "Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agira' per incoraggiare e promuoverne l'insediamento e il consolidamento". Se si parla di insediamenti, evidentemente non si parla della terra originariamente d'Israele. Si parla della presenza dei coloni ebraici nei territori occupati, cioe' nella Cisgiordania, a Gerusalemme, nell'area che e' stata acquisita, conquistata, da Israele nella Guerra dei Sei giorni del '67. E quindi le colonie. E quindi i 700mila coloni che oggi in 270 insediamenti sono sparsi in tutta la Cisgiordania. Su una popolazione di 3 milioni di palestinesi, quindi con una proporzione molto considerevole, innaturale rispetto ad una terra che e' terra dei palestinesi. E questa e' l'altra cosa che rende impossibile pensare ad uno Stato palestinese, anche perche' questi insediamenti sono fatti a rete, collegati gli uni con gli altri, per cui resta una pelle di leopardo per i palestinesi.
Infine, l'ultimo pilastro e' che la competenza dello Stato d'Israele, cosa che non esiste per nessun altro Stato al mondo, viene estesa agli ebrei della diaspora, cioe' agli ebrei che vivono in qualsiasi altra parte del mondo e che non stanno in Israele. Infatti dice l'articolo 6 - collegamento con il popolo ebraico - "Lo Stato agira' nell'ambito della diaspora per rafforzare l'affinita' fra essa e i membri del popolo ebraico", e poi "Lo Stato agira' per preservare il patrimonio culturale, storico, religioso del popolo ebraico fra gli ebrei della diaspora". Il che vuol dire una competenza generale dello Stato d'Israele che si estende a tutti i membri del popolo ebraico che sono sparsi nel mondo. Questa identificazione dello Stato cosi' concepito con il popolo ebreo - che si chiama popolo ebreo non tanto e non solo per l'etnia, ma per la fede d'Israele, per la grande tradizione biblica, per la grande storia che e' l'ebraismo, per il messaggio dei profeti, la tradizione della Torah, il peso che tutto cio' ha avuto avuto nel mondo - questa identificazione, dicevo, viene legata a questo momento specifico dell'esistenza politica dello Stato d'Israele, e quindi nel pericolo che lo Stato d'Israele in questo momento sta correndo viene coinvolto in toto l'ebraismo.
Se una angoscia c'e' da avere, questa angoscia, come la chiama un grande ebreo, filosofo e scienziato, Yehuda Elkana, che ha scritto contro questa angoscia esistenziale che gli ebrei hanno mantenuto dopo l'immane tragedia della Shoah, ebbene tale angoscia, per usare questa parola, e' un'angoscia che riguarda Gaza, riguarda lo Stato d'Israele, ma riguarda la religione stessa dell'ebraismo.
*
- Alla luce di tutte queste importanti considerazioni, siamo davvero in una situazione senza via d'uscita?
- La via di uscita e' che ci sia una conversione di questi elementi, di queste realta'. E' evidente che non basta ne' una soluzione puramente giuridica ne' una soluzione di un compromesso fragile e revocabile. Qui si scontrano grandi forze, anche militari. Probabilmente, su questo piano, lo Stato d'Israele riesce a superare il pericolo di oggi, perche' e' una grande potenza militare, perche' e' un avamposto degli Stati Uniti in Medio Oriente, perche' ha una ovvia solidarieta' della maggior parte della comunita' internazionale, soprattutto di quella occidentale. E' possibile, altamente probabile, che lo Stato d'Israele che ha subito e che sta provocando, possa superare il pericolo. Pero' non e' possibile che questa situazione si possa sanare. E per i palestinesi e per l'ebraismo. Perche' questa cosa non accada, bisogna che tutte e tre queste realta' passino attraverso una profonda conversione. Per quanto riguarda i palestinesi, sempre di piu' si deve affermare la distinzione tra il popolo palestinese e le frange estremistiche o addirittura terroristiche che compromettono la vita, l'esistenza, la causa, i diritti sacrosanti del popolo palestinese. Una conversione profonda dello Stato d'Israele che non puo' piu' continuare a identificarsi, simpliciter, con la religione ebraica. E poi anche una conversione dell'ebraismo, che non e' una prepotenza che viene detta ed esercitata dal di fuori, perche' questa conversione l'ha subita anche il cristianesimo.
*
- Vale a dire?
- Anche il cristianesimo e' passato attraverso una fase che e' durata quasi mille anni, la fase di "cristianita'", che secondo uno storico austriaco, ben noto a papa Francesco, Friedrich Heer, ha rappresentato il tentativo dell'instaurazione di uno Stato totalitario europeo, da Costantino a Hitler. Il cristianesimo e' uscito da questo attraverso il superamento del regime di cristianita', del regime costantiniano, la grande revisione fatta nel Concilio Vaticano II e che oggi viene cosi' mirabilmente espressa da papa Francesco. Che le religioni abbiano bisogno di una continua presa di coscienza di se stesse, di andare nel profondo della propria tradizione e riuscire ad interpretare le proprie stesse pagine fondatrici in un modo che sia corrispondente alle esigenze dei tempi, e' una cosa che le riguarda tutte, e dunque anche l'ebraismo. Io penso che il dialogo ebraico-cristiano, che e' una grande conquista di questi ultimi decenni, un grande valore, a cui sono arrivati con piena convinzione i cattolici della Chiesa romana ma anche delle altre confessioni, in cui e' cominciato ad entrare anche l'ebraismo, questo dialogo ebraico-cristiano, da preservare e rafforzare, debba riuscire ad aiutare reciprocamente gli uni e gli altri a convertirsi. La soluzione non e' per domani, e' una soluzione a lungo termine, ma e' importante che almeno venga avviata, se c'e' una volonta' sincera di rivedere le cause che hanno portato alla tragedia attuale, che puo' anche degenerare in una guerra mondiale.
4. DOCUMENTAZIONE. VALERIA CASOLARO: LA STORIA DI LEONARD PELTIER: L'INDIGENO DETENUTO DA 47 ANNI NELLE CARCERI USA
[Dal sito lindipendente.online riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 2 novembre 2023]
Brother, did ya forget ya name? Did ya lose it on the wall, playin’ tic-tac-toe? (Fratello, hai dimenticato il tuo nome? L'hai perso nel muro, giocando a tic-tac-toe?)
Freedom, dei Rage Against the Machine, e' solo una delle opere che artisti di tutto il mondo hanno dedicato a Leonard Peltier. Quando e' stata scritta era il 1992 e Peltier si trovava in carcere gia' da 15 anni, per un crimine che verosimilmente non ha commesso. Il 12 settembre scorso ha compiuto 79 anni e si trova ancora dietro le sbarre. 47 anni richiuso in una cella. Sta scontando due ergastoli per l'omicidio di due agenti dell'FBI. Ma lui si e' sempre detto innocente. Il processo che ha portato alla sua condanna, d'altronde, e' stato costruito grazie a false prove, minacce ai testimoni e pressioni sulla giuria. Attivisti, politici, intellettuali e pensatori di tutto il mondo da anni chiedono per lui la grazia, ma tutti i presidenti americani si sono rifiutati di concedergliela.
Negli anni '70, Leonard Peltier era conosciuto per il suo attivismo per la tutela dei nativi americani e dei loro diritti. Membro della tribu' Turtle Mountain Chippewa, tra gli anni '60 e '70 ha contribuito a fondare una casa di riabilitazione per ex detenuti nativi americani, si e' occupato di questioni relative alla rivendicazione delle terre, di consulenza per l'abuso di alcool tra le popolazioni indigene e della conservazione delle terre dei nativi a Seattle, oltre che essere impegnato con l'AIM (American Indian Movement, organizzazione militante per i diritti civili). Furono numerose le iniziative di protesta per i diritti degli indigeni americani alle quali prese parte in quegli anni: una tra tutte fu il Trail of Broken Treaties, svoltasi nel 1972, che attraverso' tutto il Paese e si concluse con l'occupazione degli uffici del BIA (Bureau of Indian Affairs), a Washington.
A meta' degli anni '70 Peltier, che ormai era un membro di alto livello dell'AIM, si reco' a Pine Ridge, nel South Dakota, insieme ad alcuni membri dell'organizzazione, con l'obiettivo di assistere gli Oglala Lakota nella pianificazione di cerimonie religiose, programmi per l'autosufficienza ed altre attivita' comunitarie. E' qui che, il 26 giugno 1975, Jack Coler e Ronald Williams, due agenti del FBI, entrano nel Jumping Bull Ranch, sembra per arrestare Jimmy Eagle, ricercato per furto con scasso. La rapidita' dell'escalation di quanto avvenne piu' tardi, tuttavia, ha aperto la strada al sospetto che quanto accaduto fosse una provocazione deliberata del FBI. Gli agenti, probabilmente pensando di aver individuato il veicolo di Eagle, aprirono il fuoco contro il ranch senza identificarsi. Peltier e gli altri che si trovavano con lui, senza sapere chi stesse sparando e perche', risposero a loro volta al fuoco. Nel giro di pochi minuti, circa 150 agenti della squadra SWAT del FBI, del BIA e altre squadre armate circondarono il ranch. Nella sparatoria persero la vita Coler e Williams e anche Joe Stuntz, membro dell'AIM. Nessuno fu mai condannato per la sua morte, e anche l'interesse dei media riguardo il suo omicidio svani' presto.
Per l'omicidio dei due agenti del FBI, invece, furono accusati Peltier, Darrell Dean Butler e Robert Robideau. Anche Jimmy Eagle risulto' inizialmente tra gli indiziati, ma poi le accuse a suo carico furono ritirate. Peltier, conscio dell'impossibilita' di ricevere un giusto processo negli Stati Uniti, fuggi' in Canada. Robideau e Butler furono processati da un tribunale federale, ma furono dichiarati innocenti per mancanza di prove, una sentenza che provoco' non poco imbarazzo negli uffici del Federal Bureau of Investigation. Cosi', basandosi quasi esclusivamente sulla testimonianza (estorta con l'intimidazione dagli agenti del FBI) a una donna indigena, Myrtle Poor Bear, la Royal Canadian Mounted Police arresto' Peltier e ne concesse l'estradizione negli Stati Uniti.
Il processo a suo carico fu costellato di irregolarita' e prove false, prodotte dallo stesso FBI, che si assicuro' cosi' la sua condanna. Alla difesa fu impedito di presentare la maggior parte delle prove che avevano portato all'assoluzione di Butler e Robideau nel corso del primo processo, mentre contro Peltier l'accusa produsse un elevato numero di prove false e testimonianze estorte con la violenza e l'intimidazione. Al processo di Fargo, nel 1976, la giuria era composta da soli bianchi, che furono continuamente sollecitati da argomentazioni di matrice razzista. Il giudice, che ebbe diversi incontri con il FBI durante il processo, mantenne un atteggiamento aggressivo contro la difesa, rifiutando persino di permettere agli avvocati di Peltier di procedere per "legittima difesa". Non un solo testimone in grado di riconoscere Peltier come autore degli omicidi fu presentato dall'accusa nel corso del processo, mentre furono diverse le false prove presentate in merito all'arma del delitto. La lista delle violazioni sarebbe ancora lunga. Il risultato fu che, nel 1977, Peltier fu condannato a due ergastoli per l'omicidio dei due agenti. E da allora sta scontando la pena.
Il governo degli Stati Uniti non ha mai avuto nulla da ridire riguardo quanto accaduto, anzi. Nelson Mandela, Desmond Tutu, vari movimenti per i diritti civili, la societa' civile, ex agenti del FBI coinvolti nel caso e persino le Nazioni Unite (che nel 2022 hanno definito la sua detenzione "arbitraria") si sono appellate ai vari presidenti per chiedere la scarcerazione di Leonard Peltier. Da George W. Bush a Barak Obama a Joe Biden, tutti sono rimasti sordi alle richieste fino ad oggi. Anche durante il Covid, quando i gravi problemi di salute di Peltier avrebbero dovuto assicurargli l'immediata scarcerazione.
Nel FBI stesso c'e' chi pensa che la detenzione di Peltier sia dovuta a una vendetta del Bureau, che agisce come una "famiglia guidata dalle emozioni". Cosi' ha dichiarato qualche mese fa al Guardian Coleen Rowley, ex agente speciale in pensione, per 14 anni impiegata presso la divisione di Minneapolis, a contatto diretto con agenti coinvolti nel caso Peltier. Lei stessa ha scritto una lettera a Joe Biden, per chiedere il rilascio di un uomo che si trova in carcere per pura "vendetta". "Il trattamento oppressivo e terribilmente ingiusto riservato agli indiani da parte degli Stati Uniti ha giocato un ruolo fondamentale nel mettere tanto gli agenti quanto Peltier nel posto sbagliato al momento sbagliato" ha dichiarato Rowley, che ha aggiunto che la "disparita' di trattamento" riservata a Peltier e' palese. La pena che viene scontata nella maggior parte delle condanne per omicidio, infatti, varia tra gli 11 e i 18 anni di carcere. Mark Putnam, primo agente del FBI condannato per omicidio, ne ha scontati appena 10. Peltier ne ha scontati quasi 50.
L'ultimo appello alla clemenza rivolto a Biden e' stato avanzato due settimane fa da trentatre' membri del Congresso. "Quasi mezzo secolo dopo essere stato ingiustamente imprigionato, il perdurare dell'incarcerazione del signor Peltier e' un triste promemoria della lunga storia di questo Paese che ruba la vita e l'eredita' alle comunita' indigene" ha dichiarato un deputato.
La vicenda di Peltier ha causato negli anni la mobilitazione di artisti e intellettuali, di membri della societa' civile, di politici e di capi di Stato. Tutte cadute nel vuoto. Come la sua richiesta di clemenza, avanzata lo scorso febbraio. "Essere libero per me significa poter respirare liberamente lontano dai molti pericoli che corro nel carcere di massima custodia. Essere libero significherebbe poter camminare per piu' di un miglio in linea retta. Significherebbe poter abbracciare i miei nipoti e pronipoti. Se fossi libero, mi costruirei una casa nella mia terra tribale, aiuterei a costruire l'economia delle nostre nazioni e darei una casa ai nostri bambini senzatetto" ha dichiarato nel corso di un'intervista, ormai quasi ottantenne.
Per il momento, Peltier rimane chiuso in una cella. Con lui ci sono i suoi acrilici e i suoi dipinti. Fuori, nel mondo, la gente ancora urla il suo nome nelle piazze, maledicendo le ingiustizie dei potenti.
Brother, did ya forget ya name?...
5. INCONTRI. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
*
Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
*
Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
6. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
7. APPELLI. COMUNICATO DEL CISDA A SEGUITO DEL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA COLPITO LA PROVINCIA DI HERAT
[Dalla newsletter del Cisda n. 12/23 riprendiamo e diffondiamo il seguente comunicato del 13 ottobre 2023]
Sabato 7 ottobre la provincia di Herat e' stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3, a cui sono seguite nuove violente scosse; l'ultima l'11 ottobre.
Nel resoconto fornito dal regime talebano, che non ha attivato alcuna forma di soccorso per le popolazioni colpite, nella tragedia sono morte 3000 persone e 10.000 sono rimaste ferite; 1300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte. Il rappresentante dell'OMS ha dichiarato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Si tratta di un bilancio molto parziale e destinato a salire; molti villaggi non sono raggiungibili a causa della mancanza di strade e per le frane che hanno chiuso le poche vie di accesso. Nell'area mancano quasi del tutto medici e strutture sanitarie.
La comunita' internazionale, concentrata sulla crisi in Medio Oriente, non ha avuto occhi per questa nuova tragedia che colpisce una popolazione ridotta allo stremo da 40 anni di guerre e fondamentalismo.
Le nostre compagne di RAWA e di OPAWC, che da sempre sosteniamo, hanno attivato i loro team medici mobili, che abbiamo visto in azione anche dopo l'alluvione che aveva colpito l'est del paese, nell'agosto 2022. Di seguito la testimonianza di una di loro, che sta organizzando il lavoro:
I nostri colleghi e le nostre colleghe sono davvero coraggiosi, e stanno lavorando senza sosta. Ci dicono che e' come un fronte: non c'e' cibo, non c'e' acqua, non ci si ferma mai. Tantissimo lavoro e un forte stress mentale. La citta' di Herat e' nel caos, e moltissime persone se ne sono andate; e' difficile fare qualsiasi cosa, dal trovare beni necessari ai soccorsi, all'affittare automobili che raggiungano le aree colpite...
Abbiamo saputo che ci sono molte donne che non vogliono lasciare l'ospedale perche' hanno perso le loro famiglie e non sanno dove andare. Siamo preoccupate per l'arrivo di nuove scosse...
Le notti sono molto fredde e servono coperte e vestiti pesanti; le vittime sono per la maggior parte i contadini piu' poveri e gli sfollati che non avevano null'altro che costruirsi un riparo di fortuna dove potevano. E' una zona molto arida, percio' manca l'acqua... e ci sono molte donne incinte che devono partorire...
Questo e' un disastro naturale, ma la situazione e' cosi' grave a causa delle disastrose politiche: i governi passati e il regime in carica non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le aree a rischio, non sono capaci di gestire eventi di questa portata. Cio' che e' successo mostra la miseria in cui versa la nostra gente. Il regime talebano non sta facendo nulla e addirittura vuole impedire che le donne vadano a lavorare in aiuto delle popolazioni colpite. Con il governo precedente, i signori della guerra e i politici hanno intascato milioni di dollari di aiuti della comunita' internazionale e costruito palazzi per se stessi, rubando i soldi destinati alla povera gente.
Il mondo ora guarda all'Ucraina e a Israele, e cosi' l'Afghanistan e' stato completamente dimenticato, anche in questa situazione. Gli ufficiali talebani arrivano nell'area con i loro velivoli e per le vittime del terremoto non ci sono ambulanze che le portino in un ospedale.
Il CISDA sta inviando fondi per finanziare i team medici di OPAWC e RAWA e chiediamo a tutti i nostri sostenitori e sostenitrici di contribuire. Non farli sentire soli, in uno dei periodi piu' bui della loro storia, e' un nostro dovere.
Grazie per quanto ciascuno potra' fare.
Chi volesse contribuire anche con una piccola cifra puo' farlo con un bonifico sul conto del CISDA, specificando nell'oggetto "Donazione liberale - Terremoto Afghanistan".
Banca Popolare Etica agenzia via Scarlatti 31 - Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Carlo Rovelli, Lo sapevo qui, sopra il fiume Hao. Articoli per giornali, Rcs-Solferino, Milano 2023, pp. 224, euro 15 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riedizioni
- Michela Murgia, Istruzioni per diventare fascisti, Einaudi, Torino 2018, Mondadori, Milano 2023, pp. 106, euro 8,90 (in supplemento a vari periodici).
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Fantascienza
- Arthur C. Clarke e Gentry Lee, Rama II, Mondadori, Milano 2022, 2023, pp. 464, euro 6,90.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5010 del 6 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
Numero 5010 del 6 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Cessate il fuoco, cessate di uccidere
2. I nipotini del piduista provano il golpe
3. Umberto De Giovannangeli: "A Gaza e' in atto un genocidio, Netanyahu porta a fondo l'ebraismo". Intervista a Raniero La Valle
4. Valeria Casolaro: La storia di Leonard Peltier: l'indigeno detenuto da 47 anni nelle carceri USA
5. Presentato a Viterbo l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
6. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
7. Comunicato del CISDA a seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia di Herat
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. L'ORA. CESSATE IL FUOCO, CESSATE
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Salvare le vite e' il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Siamo sull'orlo di una catastrofe irreversibile.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Si consenta all'umanita' di continuare ad esistere.
*
Cessate il fuoco.
Cessate di uccidere.
Solo la nonviolenza tutte e tutti puo' salvarci.
2. CRONACHE DI NUSMUNDIA. I NIPOTINI DEL PIDUISTA PROVANO IL GOLPE
In questo antico e nobile reame di Nusmundia, nell'ultima seduta del Consiglio dei ministri il governo neofascista e razzista dei sodali e delfini del pregiudicato B. e del piano eversivo della P2, ha deciso il colpo di stato.
La scellerata riforma che introduce il cosiddetto "premierato" scardina gli equilibri tra i poteri dello stato, fa strame della Costituzione repubblicana, prosegue nella distruzione della democrazia parlamentare, mette in soffitta il Presidente della Repubblica ed apre la via a un regime dittatoriale.
Non e' soltanto un grottesco esercizio di mussolinismo degli stenterelli: e' un colpo di stato a tutti gli effetti.
Cosa occorre fare e' chiaro: difendere la Costituzione della Repubblica italiana, difendere la democrazia, difendere lo stato di diritto. E respingere questo assalto fascista che ancora una volta intende ridurre il parlamento a bivacco di manipoli.
In questo antico e nobile reame di Nusmundia.
3. RIFLESSIONE. UMBERTO DE GIOVANNANGELI: "A GAZA E' IN ATTO UN GENOCIDIO, NETANYAHU PORTA A FONDO L'EBRAISMO". INTERVISTA A RANIERO LA VALLE
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo ""A Gaza e' in atto un genocidio, Netanyahu porta a fondo l'ebraismo", intervista a Raniero La Valle" e il sommario "Si stanno consumando tre tragedie: quella dei palestinesi nella Striscia, quella dello Stato di Israele, messo in pericolo dalla propria azione. E la tragedia della religione ebraica, che con quello Stato rischia di essere identificata"]
Raniero La Valle - scrittore, saggista, politico, giornalista di punta della Rai nel periodo aureo del servizio pubblico radiotelevisivo, cattolico, cronista, analista e interprete del Concilio, ex direttore dell'Avvenire, ricchissima vicenda politica alle spalle, sempre a sinistra - regala ai lettori dell'Unita' una intervista-lezione che ha come filo conduttore la tragedia che si sta consumando in Terrasanta. A Gaza, ma anche in Israele.
*
- Quale chiave di lettura puo' essere data della tragedia che in questi giorni, in queste ore, si sta consumando a Gaza?
- Di tragedie ce ne sono tre. La prima e' la tragedia che si sta abbattendo su Gaza. Secondo un linguaggio comune, corrente, non si puo' definire genocidio, perche' genocidio vuol dire, nell'idea comune, la distruzione di un intero popolo. Pero' se si prende il genocidio nel senso specifico, tecnico, che e' stato usato dall'Onu nella Risoluzione del 1946 e poi nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, allora quello che si sta perpetrando nella Striscia di Gaza e' un genocidio. Perche' secondo questa definizione, genocidio e' l'uccisione o il tentativo di distruzione anche di una parte o singoli membri di un popolo in quanto appartengono a quel popolo, oppure appartengono ad un gruppo etnico, razziale, religioso, politico come tale. In questo senso specifico e' certamente un genocidio in corso, perche' c'e' una intera popolazione di un'intera area geografica che e' condannata ad essere senza acqua, senza cibo, senza elettricita', senza ospedali…Da questo punto di vista e' una tragedia. La domanda e' perche' tutto il mondo, tranne Ernesto Galli della Loggia e pochi altri, dicono a Israele che non deve entrare a Gaza e completare l'opera di distruzione...
*
- Domanda fondamentale. E qual e' la sua risposta?
- Perche' il mondo intero teme un'altra tragedia. Che e' la tragedia dello Stato d'Israele, il quale se continua su questa strada su cui lo ha messo Netanyahu, certamente otterra' una vendetta, una rappresaglia rispetto alla terribile offesa, al terribile attacco e aggressione che ha subito da Hamas, ma si mette in pericolo, a rischio. Perche' compie un'azione che dalla grandissima maggioranza del mondo e dalle stesse Nazioni Unite e' riprovata, considerata eccessiva, non umana. Questo mette in pericolo lo Stato d'Israele. E vorrei dire che il pericolo, che molti israeliani addebitano a Netanyahu perche' non e' stato capace di prevenire l'attacco che hanno subìto il 7 ottobre sul confine della Striscia di Gaza, in realta' risale a Netanyahu molto prima. Non va dimenticato che Netanyahu per piu' di tredici anni e' stato al governo d'Israele, e l'ultimo scempio che stava tentando di fare era quello contro le istituzioni fondamentali dello Stato, a cominciare dalla magistratura. Questo ci porta a dire la terza tragedia che io vedo e che viene invece meno rilevata e considerata o non considerata da una cultura occidentale, che non e' abituata piu' a ragionare in questi termini.
*
- Quale sarebbe questa terza tragedia?
- E' la tragedia dell'ebraismo come religione. Dell'ebraismo come comunita' religiosa, come fede, come patrimonio, come tradizione. Il rischio che sta subendo oggi l'ebraismo e' la sua identificazione assoluta con lo Stato d'Israele, la qualcosa fa si' che qualsiasi giudizio che si dia sullo Stato d'Israele, buono o cattivo, e in questo momento e' in maggior parte un giudizio severo e di critica, sia come sia, questo giudizio s'infrange e si estende all'ebraismo stesso. E questo non per un abuso degli osservatori esterni, ma perche' questa e' la stessa identita' che ha rivendicato a se' lo Stato d'Israele. Ma attenzione. Non all'inizio del sionismo. Perche' quando il sionismo ha cominciato la sua battaglia, all'inizio dell'altro secolo, aveva in mente la collocazione degli ebrei in una terra che fosse loro, in cui si unisse democrazia e sionismo. Questa e' stata ancora l'idea fondativa, l'idea originaria, su cui si e' costituito lo Stato d'Israele nel 1948, tanto e' vero che tutti ancora adesso, stancamente, ripetono come un mantra, che Israele e' l'unica democrazia del Medio Oriente. Che cosa e' successo, pero'? E' successo che nella lunga e perversa gestione politica di Netanyahu dello Stato d'Israele, e' arrivata nel 2018 una Legge costituzionale che questi ha voluto e che ha potuto varare perche', non avendo avuto una maggioranza nelle elezioni, si era alleato con i partiti religiosi, ultraortodossi, estremisti della destra, ottenendo così una maggioranza risicata alla Knesset, il parlamento israeliano. E con questa maggioranza risicata ha fatto approvare alla Knesset una Legge costituzionale con cui e' stata cambiata l'identita' dello Stato d'Israele. Se prima lo Stato d'Israele era uno Stato democratico, con quella legge del luglio 2018, viene trasformato nello "Stato nazione del popolo ebreo". In questa legge d'identita', ci sono tre pilastri che spiegano tutto quello che e' venuto dopo e in qualche modo, se vengono mantenuti, attestano anche la impossibilita' di risolvere il problema israelo-palestinese. Per cui questa ripetizione della proposta di "due popoli, due Stati", anche se fatta in buona fede, non ha in questo momento, come del resto non l'ha avuta per tutti questi decenni, alcuna possibilita' di realizzazione.
*
- Quali sono i pilastri di questa legge sullo Stato ebraico?
- Il primo e' il riferimento alla terra. Alla sacra terra di Eretz Israel. L'insediamento in quella terra viene definito come un diritto naturale. Quindi non e' un diritto politico, non e' un diritto che nasce, come per tutti gli altri popoli o Stati, da una vicenda culturale, storica o di nascita, ma e' considerato un diritto naturale. Da questa declinazione discende che il diritto di esercitare l'autodeterminazione nazionale nello Stato d'Israele e' esclusivamente per il popolo ebraico. Lo sto leggendo dal paragrafo C del primo principio fondamentale. Quindi si afferma che il popolo ebraico e' l'unico ad avere il diritto di autodeterminazione nello Stato. Autodeterminazione vuol dire la sovranita', vuol dire i diritti politici. Percio', se questo popolo e' l'unico ad avere i diritti politici, viene definito per Costituzione che nessun altro popolo li possa avere.
Ne discende che per cio' che concerne il popolo palestinese, non e' questione solamente che deve essere tenuto in una condizione di minorita', ma non deve esistere. Non deve esistere perche' non puo' avere una esistenza politica, cioe' non puo' avere una esistenza reale.
Da qui discendono gli altri due pilastri della legge costituzionale ebraica.
*
- Quali?
- Il primo e' che viene rivendicata, come capitale dello Stato, Gerusalemme "integra e unita". Il che vuol dire che non e' possibile pensare a una Gerusalemme Est in cui sia insediato un eventuale governo palestinese. Gerusalemme e' definita per legge costituzionale indivisibile. Una e indivisibile. Le istanze della comunita' internazionale di fare di Gerusalemme la capitale, certo d'Israele ma anche la capitale della Palestina, sono cancellate, escluse da questa legge. L'altro pilastro dei tre, e' quello che riguarda le colonie. Punto 7, insediamenti ebraici. Cito testualmente: "Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agira' per incoraggiare e promuoverne l'insediamento e il consolidamento". Se si parla di insediamenti, evidentemente non si parla della terra originariamente d'Israele. Si parla della presenza dei coloni ebraici nei territori occupati, cioe' nella Cisgiordania, a Gerusalemme, nell'area che e' stata acquisita, conquistata, da Israele nella Guerra dei Sei giorni del '67. E quindi le colonie. E quindi i 700mila coloni che oggi in 270 insediamenti sono sparsi in tutta la Cisgiordania. Su una popolazione di 3 milioni di palestinesi, quindi con una proporzione molto considerevole, innaturale rispetto ad una terra che e' terra dei palestinesi. E questa e' l'altra cosa che rende impossibile pensare ad uno Stato palestinese, anche perche' questi insediamenti sono fatti a rete, collegati gli uni con gli altri, per cui resta una pelle di leopardo per i palestinesi.
Infine, l'ultimo pilastro e' che la competenza dello Stato d'Israele, cosa che non esiste per nessun altro Stato al mondo, viene estesa agli ebrei della diaspora, cioe' agli ebrei che vivono in qualsiasi altra parte del mondo e che non stanno in Israele. Infatti dice l'articolo 6 - collegamento con il popolo ebraico - "Lo Stato agira' nell'ambito della diaspora per rafforzare l'affinita' fra essa e i membri del popolo ebraico", e poi "Lo Stato agira' per preservare il patrimonio culturale, storico, religioso del popolo ebraico fra gli ebrei della diaspora". Il che vuol dire una competenza generale dello Stato d'Israele che si estende a tutti i membri del popolo ebraico che sono sparsi nel mondo. Questa identificazione dello Stato cosi' concepito con il popolo ebreo - che si chiama popolo ebreo non tanto e non solo per l'etnia, ma per la fede d'Israele, per la grande tradizione biblica, per la grande storia che e' l'ebraismo, per il messaggio dei profeti, la tradizione della Torah, il peso che tutto cio' ha avuto avuto nel mondo - questa identificazione, dicevo, viene legata a questo momento specifico dell'esistenza politica dello Stato d'Israele, e quindi nel pericolo che lo Stato d'Israele in questo momento sta correndo viene coinvolto in toto l'ebraismo.
Se una angoscia c'e' da avere, questa angoscia, come la chiama un grande ebreo, filosofo e scienziato, Yehuda Elkana, che ha scritto contro questa angoscia esistenziale che gli ebrei hanno mantenuto dopo l'immane tragedia della Shoah, ebbene tale angoscia, per usare questa parola, e' un'angoscia che riguarda Gaza, riguarda lo Stato d'Israele, ma riguarda la religione stessa dell'ebraismo.
*
- Alla luce di tutte queste importanti considerazioni, siamo davvero in una situazione senza via d'uscita?
- La via di uscita e' che ci sia una conversione di questi elementi, di queste realta'. E' evidente che non basta ne' una soluzione puramente giuridica ne' una soluzione di un compromesso fragile e revocabile. Qui si scontrano grandi forze, anche militari. Probabilmente, su questo piano, lo Stato d'Israele riesce a superare il pericolo di oggi, perche' e' una grande potenza militare, perche' e' un avamposto degli Stati Uniti in Medio Oriente, perche' ha una ovvia solidarieta' della maggior parte della comunita' internazionale, soprattutto di quella occidentale. E' possibile, altamente probabile, che lo Stato d'Israele che ha subito e che sta provocando, possa superare il pericolo. Pero' non e' possibile che questa situazione si possa sanare. E per i palestinesi e per l'ebraismo. Perche' questa cosa non accada, bisogna che tutte e tre queste realta' passino attraverso una profonda conversione. Per quanto riguarda i palestinesi, sempre di piu' si deve affermare la distinzione tra il popolo palestinese e le frange estremistiche o addirittura terroristiche che compromettono la vita, l'esistenza, la causa, i diritti sacrosanti del popolo palestinese. Una conversione profonda dello Stato d'Israele che non puo' piu' continuare a identificarsi, simpliciter, con la religione ebraica. E poi anche una conversione dell'ebraismo, che non e' una prepotenza che viene detta ed esercitata dal di fuori, perche' questa conversione l'ha subita anche il cristianesimo.
*
- Vale a dire?
- Anche il cristianesimo e' passato attraverso una fase che e' durata quasi mille anni, la fase di "cristianita'", che secondo uno storico austriaco, ben noto a papa Francesco, Friedrich Heer, ha rappresentato il tentativo dell'instaurazione di uno Stato totalitario europeo, da Costantino a Hitler. Il cristianesimo e' uscito da questo attraverso il superamento del regime di cristianita', del regime costantiniano, la grande revisione fatta nel Concilio Vaticano II e che oggi viene cosi' mirabilmente espressa da papa Francesco. Che le religioni abbiano bisogno di una continua presa di coscienza di se stesse, di andare nel profondo della propria tradizione e riuscire ad interpretare le proprie stesse pagine fondatrici in un modo che sia corrispondente alle esigenze dei tempi, e' una cosa che le riguarda tutte, e dunque anche l'ebraismo. Io penso che il dialogo ebraico-cristiano, che e' una grande conquista di questi ultimi decenni, un grande valore, a cui sono arrivati con piena convinzione i cattolici della Chiesa romana ma anche delle altre confessioni, in cui e' cominciato ad entrare anche l'ebraismo, questo dialogo ebraico-cristiano, da preservare e rafforzare, debba riuscire ad aiutare reciprocamente gli uni e gli altri a convertirsi. La soluzione non e' per domani, e' una soluzione a lungo termine, ma e' importante che almeno venga avviata, se c'e' una volonta' sincera di rivedere le cause che hanno portato alla tragedia attuale, che puo' anche degenerare in una guerra mondiale.
4. DOCUMENTAZIONE. VALERIA CASOLARO: LA STORIA DI LEONARD PELTIER: L'INDIGENO DETENUTO DA 47 ANNI NELLE CARCERI USA
[Dal sito lindipendente.online riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 2 novembre 2023]
Brother, did ya forget ya name? Did ya lose it on the wall, playin’ tic-tac-toe? (Fratello, hai dimenticato il tuo nome? L'hai perso nel muro, giocando a tic-tac-toe?)
Freedom, dei Rage Against the Machine, e' solo una delle opere che artisti di tutto il mondo hanno dedicato a Leonard Peltier. Quando e' stata scritta era il 1992 e Peltier si trovava in carcere gia' da 15 anni, per un crimine che verosimilmente non ha commesso. Il 12 settembre scorso ha compiuto 79 anni e si trova ancora dietro le sbarre. 47 anni richiuso in una cella. Sta scontando due ergastoli per l'omicidio di due agenti dell'FBI. Ma lui si e' sempre detto innocente. Il processo che ha portato alla sua condanna, d'altronde, e' stato costruito grazie a false prove, minacce ai testimoni e pressioni sulla giuria. Attivisti, politici, intellettuali e pensatori di tutto il mondo da anni chiedono per lui la grazia, ma tutti i presidenti americani si sono rifiutati di concedergliela.
Negli anni '70, Leonard Peltier era conosciuto per il suo attivismo per la tutela dei nativi americani e dei loro diritti. Membro della tribu' Turtle Mountain Chippewa, tra gli anni '60 e '70 ha contribuito a fondare una casa di riabilitazione per ex detenuti nativi americani, si e' occupato di questioni relative alla rivendicazione delle terre, di consulenza per l'abuso di alcool tra le popolazioni indigene e della conservazione delle terre dei nativi a Seattle, oltre che essere impegnato con l'AIM (American Indian Movement, organizzazione militante per i diritti civili). Furono numerose le iniziative di protesta per i diritti degli indigeni americani alle quali prese parte in quegli anni: una tra tutte fu il Trail of Broken Treaties, svoltasi nel 1972, che attraverso' tutto il Paese e si concluse con l'occupazione degli uffici del BIA (Bureau of Indian Affairs), a Washington.
A meta' degli anni '70 Peltier, che ormai era un membro di alto livello dell'AIM, si reco' a Pine Ridge, nel South Dakota, insieme ad alcuni membri dell'organizzazione, con l'obiettivo di assistere gli Oglala Lakota nella pianificazione di cerimonie religiose, programmi per l'autosufficienza ed altre attivita' comunitarie. E' qui che, il 26 giugno 1975, Jack Coler e Ronald Williams, due agenti del FBI, entrano nel Jumping Bull Ranch, sembra per arrestare Jimmy Eagle, ricercato per furto con scasso. La rapidita' dell'escalation di quanto avvenne piu' tardi, tuttavia, ha aperto la strada al sospetto che quanto accaduto fosse una provocazione deliberata del FBI. Gli agenti, probabilmente pensando di aver individuato il veicolo di Eagle, aprirono il fuoco contro il ranch senza identificarsi. Peltier e gli altri che si trovavano con lui, senza sapere chi stesse sparando e perche', risposero a loro volta al fuoco. Nel giro di pochi minuti, circa 150 agenti della squadra SWAT del FBI, del BIA e altre squadre armate circondarono il ranch. Nella sparatoria persero la vita Coler e Williams e anche Joe Stuntz, membro dell'AIM. Nessuno fu mai condannato per la sua morte, e anche l'interesse dei media riguardo il suo omicidio svani' presto.
Per l'omicidio dei due agenti del FBI, invece, furono accusati Peltier, Darrell Dean Butler e Robert Robideau. Anche Jimmy Eagle risulto' inizialmente tra gli indiziati, ma poi le accuse a suo carico furono ritirate. Peltier, conscio dell'impossibilita' di ricevere un giusto processo negli Stati Uniti, fuggi' in Canada. Robideau e Butler furono processati da un tribunale federale, ma furono dichiarati innocenti per mancanza di prove, una sentenza che provoco' non poco imbarazzo negli uffici del Federal Bureau of Investigation. Cosi', basandosi quasi esclusivamente sulla testimonianza (estorta con l'intimidazione dagli agenti del FBI) a una donna indigena, Myrtle Poor Bear, la Royal Canadian Mounted Police arresto' Peltier e ne concesse l'estradizione negli Stati Uniti.
Il processo a suo carico fu costellato di irregolarita' e prove false, prodotte dallo stesso FBI, che si assicuro' cosi' la sua condanna. Alla difesa fu impedito di presentare la maggior parte delle prove che avevano portato all'assoluzione di Butler e Robideau nel corso del primo processo, mentre contro Peltier l'accusa produsse un elevato numero di prove false e testimonianze estorte con la violenza e l'intimidazione. Al processo di Fargo, nel 1976, la giuria era composta da soli bianchi, che furono continuamente sollecitati da argomentazioni di matrice razzista. Il giudice, che ebbe diversi incontri con il FBI durante il processo, mantenne un atteggiamento aggressivo contro la difesa, rifiutando persino di permettere agli avvocati di Peltier di procedere per "legittima difesa". Non un solo testimone in grado di riconoscere Peltier come autore degli omicidi fu presentato dall'accusa nel corso del processo, mentre furono diverse le false prove presentate in merito all'arma del delitto. La lista delle violazioni sarebbe ancora lunga. Il risultato fu che, nel 1977, Peltier fu condannato a due ergastoli per l'omicidio dei due agenti. E da allora sta scontando la pena.
Il governo degli Stati Uniti non ha mai avuto nulla da ridire riguardo quanto accaduto, anzi. Nelson Mandela, Desmond Tutu, vari movimenti per i diritti civili, la societa' civile, ex agenti del FBI coinvolti nel caso e persino le Nazioni Unite (che nel 2022 hanno definito la sua detenzione "arbitraria") si sono appellate ai vari presidenti per chiedere la scarcerazione di Leonard Peltier. Da George W. Bush a Barak Obama a Joe Biden, tutti sono rimasti sordi alle richieste fino ad oggi. Anche durante il Covid, quando i gravi problemi di salute di Peltier avrebbero dovuto assicurargli l'immediata scarcerazione.
Nel FBI stesso c'e' chi pensa che la detenzione di Peltier sia dovuta a una vendetta del Bureau, che agisce come una "famiglia guidata dalle emozioni". Cosi' ha dichiarato qualche mese fa al Guardian Coleen Rowley, ex agente speciale in pensione, per 14 anni impiegata presso la divisione di Minneapolis, a contatto diretto con agenti coinvolti nel caso Peltier. Lei stessa ha scritto una lettera a Joe Biden, per chiedere il rilascio di un uomo che si trova in carcere per pura "vendetta". "Il trattamento oppressivo e terribilmente ingiusto riservato agli indiani da parte degli Stati Uniti ha giocato un ruolo fondamentale nel mettere tanto gli agenti quanto Peltier nel posto sbagliato al momento sbagliato" ha dichiarato Rowley, che ha aggiunto che la "disparita' di trattamento" riservata a Peltier e' palese. La pena che viene scontata nella maggior parte delle condanne per omicidio, infatti, varia tra gli 11 e i 18 anni di carcere. Mark Putnam, primo agente del FBI condannato per omicidio, ne ha scontati appena 10. Peltier ne ha scontati quasi 50.
L'ultimo appello alla clemenza rivolto a Biden e' stato avanzato due settimane fa da trentatre' membri del Congresso. "Quasi mezzo secolo dopo essere stato ingiustamente imprigionato, il perdurare dell'incarcerazione del signor Peltier e' un triste promemoria della lunga storia di questo Paese che ruba la vita e l'eredita' alle comunita' indigene" ha dichiarato un deputato.
La vicenda di Peltier ha causato negli anni la mobilitazione di artisti e intellettuali, di membri della societa' civile, di politici e di capi di Stato. Tutte cadute nel vuoto. Come la sua richiesta di clemenza, avanzata lo scorso febbraio. "Essere libero per me significa poter respirare liberamente lontano dai molti pericoli che corro nel carcere di massima custodia. Essere libero significherebbe poter camminare per piu' di un miglio in linea retta. Significherebbe poter abbracciare i miei nipoti e pronipoti. Se fossi libero, mi costruirei una casa nella mia terra tribale, aiuterei a costruire l'economia delle nostre nazioni e darei una casa ai nostri bambini senzatetto" ha dichiarato nel corso di un'intervista, ormai quasi ottantenne.
Per il momento, Peltier rimane chiuso in una cella. Con lui ci sono i suoi acrilici e i suoi dipinti. Fuori, nel mondo, la gente ancora urla il suo nome nelle piazze, maledicendo le ingiustizie dei potenti.
Brother, did ya forget ya name?...
5. INCONTRI. PRESENTATO A VITERBO L'APPELLO "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
La mattina di venerdi' 3 novembre 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", e' stato presentato l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Nel corso dell'incontro il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha presentato l'appello ed ha ancora una volta ricostruito sia la figura e la vicenda di Leonard Peltier sia alcuni passaggi particolarmente significativi della campagna internazionale per la sua liberazione.
*
Il testo dell'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
*
Un recente appello di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani
Nel corso dell'incontro sono stati segnalati e riassunti molti importanti documenti, del parlamento Europeo, dell'Onu, di Amnesty International, di altri soggetti sia istituzionali che della societa' civile, ed in particolare il recentissimo appello al Presidnete Biden da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti d'America sia democratici che repubblicani che di seguito si riproduce integralmente:
October 6, 2023
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20500
Dear President Biden:
We are writing to you regarding the nearly five-decade imprisonment of Leonard Peltier. Now, more than ever, bedrock principles of justice warrant your consideration of a grant of executive clemency or support of compassionate release at the Federal Bureau of Prisons.
Leonard Peltier, a Native American activist and citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians (ND), is now in his 48th year of incarceration. He is 79 years old and in failing health. Mr. Peltier is serving two life sentences in a maximum-security federal prison for aiding and abetting in a case where his co-defendants were found not guilty on the grounds of self-defense.
Over the course of his incarceration, particularly in recent years, key figures involved in Mr. Peltier's prosecution have stepped forward to underscore the constitutional violations and prosecutorial misconduct that took place during the investigation and trial that led to his conviction. Gerald Heaney, the judge who presided over Mr. Peltier's 1986 appeal in the Eighth Circuit, called for his release in 1991 and again in 2000 (1), and former United States AttorneyJames Reynolds, whose office handled the prosecution and appeal of Peltier's case, has called for a commute of the remainder of his sentence and observed that "his conviction and continued incarceration is a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society." (2) In addition, the United Nations Working Group on Arbitrary Detention specifically noted the anti-Indigenous bias surrounding Peltier's detention, stating simply that he "continues to be detained because he is Native American." (3)
Retired FBI Special Agent Coleen Rowley, in her letter addressed to you on December 3, 2022, raised how the "long-standing horribly wrongful oppressive treatment of Indians in the U.S." played into Peltier's case and, critically, the "FBI Family vendetta" behind the agency's opposition to clemency. (4) We recognize the grief and loss that took place in both the FBI and Tribal community on that day but also recognize this opportunity for all to move forward.
As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans - and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier. We stand with the Tribal Nations of the United States, Indigenous voices worldwide, and leading voices on human rights and criminal justice around the globe in support of Mr. Peltier's release. We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans. We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release.
Sincerely,
Seguono le firme di 33 membri del Congresso degli Stati Uniti d'America
Note
1. Gerald H. Heaney, U.S. Senior Cir. Judge, 8th Cir., Letter to Senator Daniel K. Inouye, Chairman, U.S. Senate Select Comm. on Indian Affairs (Apr. 18, 1991), http://www.whoisleonardpeltier.info/download/Heaney.pdf
2. James Reynolds, Former U.S. Attorney, Letter to President Joseph R. Biden (Jul. 9, 2021), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/03/From-US-Attorney-James-Reynolds.pdf.
3. United Nations Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No. 7/2022 concerning Leonard Peltier (United States of America) (Jun. 7, 2022), https://www.ohchr.org/sites/default/files/2022-06/A-HRC-WGAD-7-2022-USA-AEV.pdf
4. Coleen Rowley, Retired FBI Special Agent, Letter to President Joseph R. Biden (Dec. 3, 2022), https://www.amnestyusa.org/wp-content/uploads/2023/04/From-Retired-FBI-Special-Agent-Coleen-Rowley.pdf
*
Giustizia e liberta' per Leonard Peltier.
Giustizia e liberta' per l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.
6. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
7. APPELLI. COMUNICATO DEL CISDA A SEGUITO DEL VIOLENTO TERREMOTO CHE HA COLPITO LA PROVINCIA DI HERAT
[Dalla newsletter del Cisda n. 12/23 riprendiamo e diffondiamo il seguente comunicato del 13 ottobre 2023]
Sabato 7 ottobre la provincia di Herat e' stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3, a cui sono seguite nuove violente scosse; l'ultima l'11 ottobre.
Nel resoconto fornito dal regime talebano, che non ha attivato alcuna forma di soccorso per le popolazioni colpite, nella tragedia sono morte 3000 persone e 10.000 sono rimaste ferite; 1300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte. Il rappresentante dell'OMS ha dichiarato che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Si tratta di un bilancio molto parziale e destinato a salire; molti villaggi non sono raggiungibili a causa della mancanza di strade e per le frane che hanno chiuso le poche vie di accesso. Nell'area mancano quasi del tutto medici e strutture sanitarie.
La comunita' internazionale, concentrata sulla crisi in Medio Oriente, non ha avuto occhi per questa nuova tragedia che colpisce una popolazione ridotta allo stremo da 40 anni di guerre e fondamentalismo.
Le nostre compagne di RAWA e di OPAWC, che da sempre sosteniamo, hanno attivato i loro team medici mobili, che abbiamo visto in azione anche dopo l'alluvione che aveva colpito l'est del paese, nell'agosto 2022. Di seguito la testimonianza di una di loro, che sta organizzando il lavoro:
I nostri colleghi e le nostre colleghe sono davvero coraggiosi, e stanno lavorando senza sosta. Ci dicono che e' come un fronte: non c'e' cibo, non c'e' acqua, non ci si ferma mai. Tantissimo lavoro e un forte stress mentale. La citta' di Herat e' nel caos, e moltissime persone se ne sono andate; e' difficile fare qualsiasi cosa, dal trovare beni necessari ai soccorsi, all'affittare automobili che raggiungano le aree colpite...
Abbiamo saputo che ci sono molte donne che non vogliono lasciare l'ospedale perche' hanno perso le loro famiglie e non sanno dove andare. Siamo preoccupate per l'arrivo di nuove scosse...
Le notti sono molto fredde e servono coperte e vestiti pesanti; le vittime sono per la maggior parte i contadini piu' poveri e gli sfollati che non avevano null'altro che costruirsi un riparo di fortuna dove potevano. E' una zona molto arida, percio' manca l'acqua... e ci sono molte donne incinte che devono partorire...
Questo e' un disastro naturale, ma la situazione e' cosi' grave a causa delle disastrose politiche: i governi passati e il regime in carica non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza le aree a rischio, non sono capaci di gestire eventi di questa portata. Cio' che e' successo mostra la miseria in cui versa la nostra gente. Il regime talebano non sta facendo nulla e addirittura vuole impedire che le donne vadano a lavorare in aiuto delle popolazioni colpite. Con il governo precedente, i signori della guerra e i politici hanno intascato milioni di dollari di aiuti della comunita' internazionale e costruito palazzi per se stessi, rubando i soldi destinati alla povera gente.
Il mondo ora guarda all'Ucraina e a Israele, e cosi' l'Afghanistan e' stato completamente dimenticato, anche in questa situazione. Gli ufficiali talebani arrivano nell'area con i loro velivoli e per le vittime del terremoto non ci sono ambulanze che le portino in un ospedale.
Il CISDA sta inviando fondi per finanziare i team medici di OPAWC e RAWA e chiediamo a tutti i nostri sostenitori e sostenitrici di contribuire. Non farli sentire soli, in uno dei periodi piu' bui della loro storia, e' un nostro dovere.
Grazie per quanto ciascuno potra' fare.
Chi volesse contribuire anche con una piccola cifra puo' farlo con un bonifico sul conto del CISDA, specificando nell'oggetto "Donazione liberale - Terremoto Afghanistan".
Banca Popolare Etica agenzia via Scarlatti 31 - Milano
IBAN: IT74Y0501801600000011136660
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Carlo Rovelli, Lo sapevo qui, sopra il fiume Hao. Articoli per giornali, Rcs-Solferino, Milano 2023, pp. 224, euro 15 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riedizioni
- Michela Murgia, Istruzioni per diventare fascisti, Einaudi, Torino 2018, Mondadori, Milano 2023, pp. 106, euro 8,90 (in supplemento a vari periodici).
*
Fantascienza
- Arthur C. Clarke e Gentry Lee, Rama II, Mondadori, Milano 2022, 2023, pp. 464, euro 6,90.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5010 del 6 novembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
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