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[Nonviolenza] Telegrammi. 4983
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4983
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 9 Oct 2023 15:21:54 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4983 del 10 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Terence Davies
2. Mi sta a cuore
3. Roberta De Monticelli: L'orrore di Gaza e l'altra faccia della verita'
4. Jennifer Bendery: 33 Lawmakers Urge Biden To Release Leonard Peltier - Including 1 Republican
5. Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier
6. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
7. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
8. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
9. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
10. Elisa Palazzi: Clima, le storie al femminile
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. TERENCE DAVIES
E' deceduto Terence Davies, regista cinematografico.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. L'ORA. MI STA A CUORE
Mi sta a cuore l'esistenza dello stato di Israele. Che vorrei tornasse ad essere quello sognato dal movimento risorgimentale ebraico, socialista e libertario.
E mi sta a cuore che finalmente nasca lo stato di Palestina. Che vorrei fosse quello laico e democratico sognato dai militanti che diedero vita alla lotta di liberazione del popolo palestinese su posizioni socialiste e libertarie.
E mi stanno a cuore la vita, la dignita' e i diritti di di ogni essere umano.
Condivido ancora le posizioni di Rosa Luxemburg e di Lelio Basso, di Simone Weil e di Hannah Arendt, di Nelson Mandela e di Edward Said, di Primo Levi e di Luce Fabbri.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Solo la nonviolenza puo' salvarci tutte e tutti dalla catastrofe in corso.
3. L'ORA. ROBERTA DE MONTICELLI: L'ORRORE DI GAZA E L'ALTRA FACCIA DELLA VERITA'
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "L'orrore di Gaza e l'altra faccia della verita'" e il sommario "Israele/Palestina. Molti si chiedono sui social e nelle rassegne stampa: "Perche' Gaza? Perche' proprio ora? Com'e' possibile?". Joe Biden ha appena espresso il concetto che Israele ha il diritto di difendersi costi quel che costi, sottolineando: punto e basta"]
Dal minimo al massimo. Lancinante la richiesta del perche'. Tombale quel "punto e basta". Punto e basta quanto alla legalita', alla giustizia? Perche' l'orrore si e' scatenato, nel modo piu' disperato, tragico e autodistruttivo oltre che distruttivo? L'ONU ha emesso innumerevoli pronunciamenti sull'illegalita' di un'occupazione militare crudele e, negli ultimi due anni, sanguinosa come un conflitto vero e proprio, dove la potenza occupante sarebbe invece responsabile della protezione dei cittadini dei territori occupati. Dal giorno dopo gli accordi di Oslo del '93-'95 gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania si sono moltiplicati fino a divorare la quasi totalita' del territorio che era stato assegnato dall'ONU ai palestinesi per il loro futuribile stato. Dai 260.000 circa che erano allora, i coloni sono passati a ottocentomila, con centinaia di migliaia ancora previsti.
In compenso Amnesty International prevede altre 150.000 espropriazioni forzate di abitazioni e terre palestinesi, mentre gli insediamenti dei coloni hanno ormai non soltanto mangiato una gran parte della Cisgiordania, ma distrutto ogni continuita' territoriale, isolando i centri abitati dai terreni coltivabili, erigendo quel famoso sistema di muri che lungi dal garantire sicurezza agli israeliani serve a proteggere le colonie illegali, dunque non alla sicurezza di Israele (che semmai ne viene assi diminuita) ma alla "sicurezza" dell'occupazione.
E vogliamo parlare dell'escalation che ha visto quest'anno gia' oltre 250 vittime fra i civili palestinesi, a fronte della trentina di vittime di azioni terroristiche palestinesi, prima di questa orrenda esplosione della disperazione omicida e suicida? Gli attacchi quotidiani dei coloni armati senza nessuna sanzione o intervento da parte delle forze militari israeliane, le continue violenze spessissimo mortali da parte dell'esercito contro i civili in Cisgiordania, le carcerazioni amministrative senza capi di accusa ne' protezione giuridica, i bombardamenti a tappeto, ricorrenti, interminabili, lungo gli anni e i decenni, della "prigione piu' grande del mondo", come l'ha descritta Noam Chomsky, Gaza: questo no, naturalmente non si puo' chiamare terrorismo, e pazienza se le vittime sono quelle di una guerra, da decenni. E, pur senza alcuna proporzione, sono vittime, da entrambe le parti. E pazienza, ancora, se abbiamo sentito esponenti del governo israeliano, quest'anno, gridare che volevano vedere bruciati i villaggi palestinesi, a cominciare da quello di Huwara che fu messo a fuoco dai coloni senza alcuna reazione della polizia israeliana.
Ecco: due rapporti dell'UN Special Rapporteur Francesca Albanese danno le risposte all'interrogativo sollevato dalla gente comune e - meno in buona fede - dalla stampa mainstream: perche'? E tolgono il "punto e basta", e sottolineano anche le nostre responsabilita' come comunita' internazionale e come Unione europea, che da sempre facciamo finta di non sentire le ragioni di quella "minoranza" fra le piu' oppresse del mondo; e riaprono gli occhi sulla deriva sempre piu' feroce dell'illegalita' degli insediamenti israeliani, una delle questioni meno controverse nel diritto internazionale e nella diplomazia moderni, confermata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dall'assemblea generale, dal Consiglio dei diritti umani, dalla Corte internazionale di giustizia, dal comitato internazionale della Croce Rossa, dalle Alte parti contraenti la Quarta convenzione di Ginevra e da molte altre organizzazioni regionali e internazionali che si occupano di diritti umani.
Il secondo rapporto di Albanese ha come filo conduttore la detenzione arbitraria che dal 1967 ha visto oltre 800.000 palestinesi, compresi bambini, arrestati e detenuti per tempi variabili, spesso ritenuti colpevoli senza prove, arrestati senza mandato, imprigionati senza accusa ne' processo e brutalizzati durante la custodia (e' successo in questi giorni anche a un ricercatore italo-palestinese tornato in visita alla famiglia). Il tutto in un contesto di "carceralita' diffusa", espressione che descrive l'ingabbiamento della popolazione, i muri, i 400 km di strade inaccessibili, i checkpoint, la difficolta' di ottenere permessi di ogni genere.
Quello che abbiamo visto fare ai miliziani di Hamas in questi giorni e' ingiustificabile, e sentirlo fare in nome di dio è rivoltante, perche' "in nome di dio" si uccide e si attira lo sterminio sulla popolazione inerme che si voleva liberare. Ma su un muro vicino a Betlemme io ho visto scritte queste parole che da allora non ho piu' dimenticato: "Una mezza verita' e' la piu' vile di tutte le menzogne".
4. DOCUMENTAZIONE. JENNIFER BENDERY: 33 LAWMAKERS URGE BIDEN TO RELEASE LEONARD PELTIER - INCLUDING 1 REPUBLICAN
[Dal sito huffpost.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 6 ottobre 2023 dal titolo "33 Lawmakers Urge Biden To Release Leonard Peltier - Including 1 Republican" e il sommario "We must "hold our government accountable when we see a case of injustice," they said of the Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
Nearly three dozen members of Congress on Friday urged President Joe Biden to grant clemency to Leonard Peltier, the now-ailing 79-year-old Native American rights activist who has been in prison for nearly 50 years.
"As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans- and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier," reads their letter to Biden, which was led by Rep. Raul Grijalva (D-Ariz.).
"We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans," they wrote. "We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release."
The letter is signed by 30 House members and three senators, Bernie Sanders (I-Vt.), Brian Schatz (D-Hawaii) and Tina Smith (D-Minn.). It's the fourth time that Democrats in Congress have publicly appealed to Biden to release Peltier since he became president.
Interestingly, for the first time, a Republican congressman has added his voice to the calls for Peltier's release: Rep. Tim Burchett (R-Tenn.). His office did not respond to a request for comment on why he decided to join their efforts.
Here's a copy of the letter, which, not coincidentally, comes in advance of Indigenous Peoples' Day on Monday.
Peltier, a longtime Indigenous rights activist, has been in prison since 1977 and is easily America's longest-serving political prisoner.
Peltier was a leader of the American Indian Movement, or AIM, a grassroots group of activists focused on drawing attention to federal treaty rights violations, discrimination and police brutality targeting Native Americans.
The FBI and U.S. attorney's office scrambled to put him in prison when they couldn't figure out who killed two FBI agents during a 1975 shootout on Pine Ridge Reservation in South Dakota. They never had evidence that he killed anyone, and his trial was outrageous: Prosecutors hid exculpatory evidence. The FBI threatened witnesses into lying. Peltier was separated from his co-defendants, all of whom were acquitted on the grounds of self-defense. A juror admitted she was racist against Native Americans on the second day of the trial but was allowed to stay on.
The U.S. government has since has acknowledged its egregious misconduct in the trial, with one federal judge concluding in 2003 that the government's behavior in the case "is to be condemned."
Nonetheless, Peltier was convicted of aiding and abetting whoever did kill the FBI agents on the grounds of simply being present that day, and sentenced to prison for two consecutive life terms. The prosecutors subsequently admitted they have no idea who shot the agents at point-blank range.
Peltier, who is now 79 years old, has maintained his innocence this entire time, which is certainly a factor in why he hasn't been paroled. His decadeslong parole process has been so problematic that United Nations legal experts last year made the unusual decision to revisit his case. Last summer, they called on Biden to release him immediately.
Peltier is currently deteriorating in a Florida maximum security prison, where he's almost always confined to a cell with inches of space to move within and in a near-constant state of lockdown. He uses a walker to get around. He is blind in one eye from a partial stroke. He has severe health concerns related to diabetes and an aortic aneurysm. It's bad.
The FBI continues to oppose his release, though, so that's why he's still there. The bureau's stated reason for why he should stay in prison, forever, is utter nonsense.
Biden could release Peltier at any time, unilaterally. It would mean going against the FBI's wishes. That's where the rub is. In the meantime, the president is facing increasing pressure from within his own party to let Peltier go home.
Beyond the repeated appeals from members of Congress, the Democratic National Committee last year unanimously passed a resolution calling on Biden to grant clemency to Peltier. Last month, hundreds of activists and Indigenous leaders held a rally outside the White House demanding Peltier's freedom. Amnesty International, the prominent human rights organization usually focused on freeing political prisoners in other countries, recently launched a new campaign aimed squarely at urging Biden to release Peltier.
Two prominent Indigenous leaders recently signaled that tribal leaders and Native rights advocates plan to make Peltier’s freedom a priority issue in the 2024 presidential election.
"It's simply a choice we fully expect him to make," Fawn Sharp, president of the National Congress of American Indians, said of Biden releasing Peltier.
"Being silent on this issue, given all the facts, given all the advocacy, given all the issues raised by Indian Country - when it is your choice and you're the top person and you choose to ignore it, you've become complicit in this injustice for Indian Country," she said.
A White House spokesman did not respond to a request for comment.
5. REPETITA IUVANT. PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
*
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
*
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
6. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
*
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
7. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
*
Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
8. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
9. HERI DICEBAMUS. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
10. LIBRI. ELISA PALAZZI: CLIMA, LE STORIE AL FEMMINILE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Clima, le storie al femminile" e il sommario "Libri. "Siamo tutti Greta" da' voce a chi vive nei luoghi meno raccontati. E spesso sono le donne che sentono maggiormante il peso degli impatti dei cambiamenti climatici".
Elisa Palazzi, climatologa, e' docente di Fisica del Clima all'Universita' di Torino]
Quante volte abbiamo raccontato la crisi climatica parlando di riscaldamento globale, innalzamento del livello dei mari, fusione dei ghiacciai, eventi estremi che diventano sempre piu' estremi? In merito a cio', i dati della scienza parlano chiaro e il compito di chi li comunica non e' convincere ma fornire strumenti per facilitarne la lettura e la comprensione, affinche' la conoscenza possa tradursi in azioni consapevoli. Ci troviamo in un periodo storico in cui sempre piu' spesso facciamo esperienza diretta degli effetti del riscaldamento globale, quando le nostre citta' si allagano per le forti alluvioni o quando la siccita' ci mette di fronte alle conseguenze della scarsita' idrica. Una su tutte, i danni all'agricoltura e le ripercussioni sul mercato alimentare. Non bisogna quindi guardare troppo lontano, ne' allungare l'orizzonte temporale a molti decenni in avanti per toccare con mano gli effetti del riscaldamento globale, poiche' essi sono gia' qui ed ora. Cio' che fa la differenza, spesso, tra poter reagire o soccombere, e' la capacita' di un territorio o di una comunita' di far fronte a quegli impatti, di avere i mezzi per adattarsi.
Appare sempre piu' evidente, inoltre, come la comunicazione della crisi climatica necessiti di un nuovo registro, un po' meno "scientifico", anzi del mescolamento tra registri diversi, un mix di linguaggi che crei intimita', familiarita', abitudine nel pensare a questi temi. Una narrazione nuova che non ci faccia sentire soli di fronte a un problema enorme, che ci faccia stare tutti dalla stessa parte per portare il proprio contributo affinche' si possa fare la differenza, insieme, per realizzare qualcosa di bello. Un po' come quando si va a un concerto, e si canta all'unisono. A tale scopo, l'arte, la musica, il teatro, la scrittura si sono mescolati al linguaggio scientifico creando una narrazione molto efficace, che e' esplosa in tante belle iniziative negli ultimi tempi con effetti a mio avviso portentosi. Quando poi l'oggetto del racconto sono le storie delle persone, invece che i dati, o i grafici, allora l'effetto e' ancora piu' dirompente. In Siamo tutti Greta. Le voci inascoltate del cambiamento climatico, uscito per Edizioni Dedalo lo scorso anno, Sara Moraca ed io abbiamo cercato di fare questo esperimento. Sara, che e' (anche) una giornalista, ha raccolto testimonianze dirette di come uomini e donne che vivono in luoghi oggi particolarmente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici stiano vedendo le loro vite cambiare o stiano reagendo per contrastare i cambiamenti in corso, con azioni che partono dal basso per poi, spesso, allargarsi a macchia d'olio.
Io, che sono una climatologa, ho aggiunto un racconto scientifico, basato sui dati e sulle ricerche, su come il clima sta cambiando e si prevede che potra' cambiare nei luoghi che sono il teatro delle vite raccontate da Sara. C'e' poi un elemento che credo valga la pena sottolineare: la maggior parte delle storie riguarda persone che vivono in posti della Terra meno raccontatati, come Uganda, paesi Balcanici, Isole del Pacifico, la regione Himalayana, il Bangladesh, l'Asia centrale, la (ex) Mezzaluna fertile, e queste persone sono per lo piu' donne.
Non a caso le donne sentono maggiormente il peso del cambiamento climatico nelle societa' in cui sono ancora fortemente discriminate e godono di pochi diritti, e cosi' la crisi climatica non fa che accentuare ancor piu' le disparita' di genere. Nel libro abbiamo raccontato storie di donne le cui voci sono rimaste a lungo inascoltate anche perche' provengono da paesi in cui e' piu' difficile farsi sentire, donne che soffrono e resistono. Donne che agiscono, anche, e che spesso sono portatrici di cambiamento positivo e innovazione.
La storia di Anisa Abibulloeva, ad esempio, una giovane attivista che vive in Tagikistan. Anisa non ha mai avuto a disposizione strade o piazze in cui scendere a protestare per il clima insieme ad altri ed altre giovani come lei, come e' spesso accaduto, invece, anche in Italia. Il Tagikistan e' uno stato in cui e' di fatto vietato manifestare a meno che non sia per favorire il leader politico di turno. Ma e' anche un paese duramente colpito dalla crisi climatica: con montagne che stanno perdendo i propri ghiacciai, provocando inondazioni ed esondazioni di laghi glaciali. Con un'agricoltura che deve fare i conti non solo con le inondazioni ma anche con la desertificazione, gia' iniziata in epoca sovietica quando per favorire le coltivazioni di cotone si e' arrivati a conseguenze estreme, come il prosciugamento del mare d'Aral.
Il Tagikistan vive inoltre un "rinascimento nero", con la proliferazione dell'industria del carbone seguita alla crisi dell'approvvigionamento di gas. Anisa ha potuto manifestare per il clima solo tra le mura della sua universita', e a lungo lo ha fatto completamente da sola. Poco a poco, col tempo, e' riuscita ad attivare alcuni suoi compagni di studi. Alla domanda che Sara le ha posto, se si fosse mai sentita sola in quei momenti, pero', Anisa ha risposto di no, perche' sapeva che la sua voce si stava unendo a quella delle attiviste e degli attivisti di tutto il mondo. E anche questo le ha dato la forza di scrivere un libro, per bambini, sulla crisi climatica.
Cio' che tiene insieme tutte le storie che abbiamo raccontato nel libro e' la consapevolezza che stiamo costruendo un mondo sempre piu' difficile per molti, in cui il clima che cambia troppo in fretta diventa un moltiplicatore di minacce, insicurezza alimentare e idrica, migrazioni, conflitti, ingiustizie. La prima grande ingiustizia e' sapere che le conseguenze peggiori della crisi climatica, oggi, le stiano pagando paesi e persone che hanno contribuito molto poco a generarla. Siamo tutti Greta e' un'incitazione per tutte e tutti a diventare protagonisti di un cambiamento positivo con le nostre azioni e con la partecipazione attiva alla vita pubblica o anche politica, con l'attivismo, con lo studio. Anche ispirati dalle storie di altri, e altre, che avremmo potuto essere noi, e che nonostante le difficolta' e le sofferenze provano a reagire mostrando spirito di iniziativa, resistenza, e coraggio.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., La Cina resta un giallo, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 9, settembre 2023, Gedi, Torino 2022, pp. 264 (+ 12 pp. di tavole fuori testo), euro 15.
- Paolo Di Stefano, Riccardo Iacona, Mai piu' Vajont 1963/2023. Una storia che ci parla ancora, Rcs, Milano 2023, pp. 224, euro 14,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riedizioni
- Aldo Andrea Cassi, Uccidere il tiranno. Storia del tirannicidio da Cesare a Gheddafi, Salerno, Roma 2021, Rcs, Milano 2023, pp. 176, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Michela Murgia, Il mondo deve sapere, Einaudi, Torino 2017, Mondadori, Milano 2023, pp. 170, euro 8,90 (in supplemento a vari periodici).
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4983 del 10 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4983 del 10 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Terence Davies
2. Mi sta a cuore
3. Roberta De Monticelli: L'orrore di Gaza e l'altra faccia della verita'
4. Jennifer Bendery: 33 Lawmakers Urge Biden To Release Leonard Peltier - Including 1 Republican
5. Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier
6. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
7. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
8. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
9. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
10. Elisa Palazzi: Clima, le storie al femminile
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LUTTI. TERENCE DAVIES
E' deceduto Terence Davies, regista cinematografico.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. L'ORA. MI STA A CUORE
Mi sta a cuore l'esistenza dello stato di Israele. Che vorrei tornasse ad essere quello sognato dal movimento risorgimentale ebraico, socialista e libertario.
E mi sta a cuore che finalmente nasca lo stato di Palestina. Che vorrei fosse quello laico e democratico sognato dai militanti che diedero vita alla lotta di liberazione del popolo palestinese su posizioni socialiste e libertarie.
E mi stanno a cuore la vita, la dignita' e i diritti di di ogni essere umano.
Condivido ancora le posizioni di Rosa Luxemburg e di Lelio Basso, di Simone Weil e di Hannah Arendt, di Nelson Mandela e di Edward Said, di Primo Levi e di Luce Fabbri.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Solo la nonviolenza puo' salvarci tutte e tutti dalla catastrofe in corso.
3. L'ORA. ROBERTA DE MONTICELLI: L'ORRORE DI GAZA E L'ALTRA FACCIA DELLA VERITA'
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "L'orrore di Gaza e l'altra faccia della verita'" e il sommario "Israele/Palestina. Molti si chiedono sui social e nelle rassegne stampa: "Perche' Gaza? Perche' proprio ora? Com'e' possibile?". Joe Biden ha appena espresso il concetto che Israele ha il diritto di difendersi costi quel che costi, sottolineando: punto e basta"]
Dal minimo al massimo. Lancinante la richiesta del perche'. Tombale quel "punto e basta". Punto e basta quanto alla legalita', alla giustizia? Perche' l'orrore si e' scatenato, nel modo piu' disperato, tragico e autodistruttivo oltre che distruttivo? L'ONU ha emesso innumerevoli pronunciamenti sull'illegalita' di un'occupazione militare crudele e, negli ultimi due anni, sanguinosa come un conflitto vero e proprio, dove la potenza occupante sarebbe invece responsabile della protezione dei cittadini dei territori occupati. Dal giorno dopo gli accordi di Oslo del '93-'95 gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania si sono moltiplicati fino a divorare la quasi totalita' del territorio che era stato assegnato dall'ONU ai palestinesi per il loro futuribile stato. Dai 260.000 circa che erano allora, i coloni sono passati a ottocentomila, con centinaia di migliaia ancora previsti.
In compenso Amnesty International prevede altre 150.000 espropriazioni forzate di abitazioni e terre palestinesi, mentre gli insediamenti dei coloni hanno ormai non soltanto mangiato una gran parte della Cisgiordania, ma distrutto ogni continuita' territoriale, isolando i centri abitati dai terreni coltivabili, erigendo quel famoso sistema di muri che lungi dal garantire sicurezza agli israeliani serve a proteggere le colonie illegali, dunque non alla sicurezza di Israele (che semmai ne viene assi diminuita) ma alla "sicurezza" dell'occupazione.
E vogliamo parlare dell'escalation che ha visto quest'anno gia' oltre 250 vittime fra i civili palestinesi, a fronte della trentina di vittime di azioni terroristiche palestinesi, prima di questa orrenda esplosione della disperazione omicida e suicida? Gli attacchi quotidiani dei coloni armati senza nessuna sanzione o intervento da parte delle forze militari israeliane, le continue violenze spessissimo mortali da parte dell'esercito contro i civili in Cisgiordania, le carcerazioni amministrative senza capi di accusa ne' protezione giuridica, i bombardamenti a tappeto, ricorrenti, interminabili, lungo gli anni e i decenni, della "prigione piu' grande del mondo", come l'ha descritta Noam Chomsky, Gaza: questo no, naturalmente non si puo' chiamare terrorismo, e pazienza se le vittime sono quelle di una guerra, da decenni. E, pur senza alcuna proporzione, sono vittime, da entrambe le parti. E pazienza, ancora, se abbiamo sentito esponenti del governo israeliano, quest'anno, gridare che volevano vedere bruciati i villaggi palestinesi, a cominciare da quello di Huwara che fu messo a fuoco dai coloni senza alcuna reazione della polizia israeliana.
Ecco: due rapporti dell'UN Special Rapporteur Francesca Albanese danno le risposte all'interrogativo sollevato dalla gente comune e - meno in buona fede - dalla stampa mainstream: perche'? E tolgono il "punto e basta", e sottolineano anche le nostre responsabilita' come comunita' internazionale e come Unione europea, che da sempre facciamo finta di non sentire le ragioni di quella "minoranza" fra le piu' oppresse del mondo; e riaprono gli occhi sulla deriva sempre piu' feroce dell'illegalita' degli insediamenti israeliani, una delle questioni meno controverse nel diritto internazionale e nella diplomazia moderni, confermata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dall'assemblea generale, dal Consiglio dei diritti umani, dalla Corte internazionale di giustizia, dal comitato internazionale della Croce Rossa, dalle Alte parti contraenti la Quarta convenzione di Ginevra e da molte altre organizzazioni regionali e internazionali che si occupano di diritti umani.
Il secondo rapporto di Albanese ha come filo conduttore la detenzione arbitraria che dal 1967 ha visto oltre 800.000 palestinesi, compresi bambini, arrestati e detenuti per tempi variabili, spesso ritenuti colpevoli senza prove, arrestati senza mandato, imprigionati senza accusa ne' processo e brutalizzati durante la custodia (e' successo in questi giorni anche a un ricercatore italo-palestinese tornato in visita alla famiglia). Il tutto in un contesto di "carceralita' diffusa", espressione che descrive l'ingabbiamento della popolazione, i muri, i 400 km di strade inaccessibili, i checkpoint, la difficolta' di ottenere permessi di ogni genere.
Quello che abbiamo visto fare ai miliziani di Hamas in questi giorni e' ingiustificabile, e sentirlo fare in nome di dio è rivoltante, perche' "in nome di dio" si uccide e si attira lo sterminio sulla popolazione inerme che si voleva liberare. Ma su un muro vicino a Betlemme io ho visto scritte queste parole che da allora non ho piu' dimenticato: "Una mezza verita' e' la piu' vile di tutte le menzogne".
4. DOCUMENTAZIONE. JENNIFER BENDERY: 33 LAWMAKERS URGE BIDEN TO RELEASE LEONARD PELTIER - INCLUDING 1 REPUBLICAN
[Dal sito huffpost.com riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 6 ottobre 2023 dal titolo "33 Lawmakers Urge Biden To Release Leonard Peltier - Including 1 Republican" e il sommario "We must "hold our government accountable when we see a case of injustice," they said of the Indigenous activist who has been in prison for nearly 50 years"]
Nearly three dozen members of Congress on Friday urged President Joe Biden to grant clemency to Leonard Peltier, the now-ailing 79-year-old Native American rights activist who has been in prison for nearly 50 years.
"As Members of Congress, we sign this letter with a deep commitment to the crucial role we play in upholding justice for all Americans- and to also hold our government accountable when we see a case of injustice, as demonstrated by the long incarceration of Leonard Peltier," reads their letter to Biden, which was led by Rep. Raul Grijalva (D-Ariz.).
"We applaud your commitment to criminal justice reform and your administration's work to address inequities in the criminal justice system and rectify the past wrongs of our government's treatment of Native Americans," they wrote. "We urge you to take the next step by granting Mr. Peltier executive clemency or compassionate release."
The letter is signed by 30 House members and three senators, Bernie Sanders (I-Vt.), Brian Schatz (D-Hawaii) and Tina Smith (D-Minn.). It's the fourth time that Democrats in Congress have publicly appealed to Biden to release Peltier since he became president.
Interestingly, for the first time, a Republican congressman has added his voice to the calls for Peltier's release: Rep. Tim Burchett (R-Tenn.). His office did not respond to a request for comment on why he decided to join their efforts.
Here's a copy of the letter, which, not coincidentally, comes in advance of Indigenous Peoples' Day on Monday.
Peltier, a longtime Indigenous rights activist, has been in prison since 1977 and is easily America's longest-serving political prisoner.
Peltier was a leader of the American Indian Movement, or AIM, a grassroots group of activists focused on drawing attention to federal treaty rights violations, discrimination and police brutality targeting Native Americans.
The FBI and U.S. attorney's office scrambled to put him in prison when they couldn't figure out who killed two FBI agents during a 1975 shootout on Pine Ridge Reservation in South Dakota. They never had evidence that he killed anyone, and his trial was outrageous: Prosecutors hid exculpatory evidence. The FBI threatened witnesses into lying. Peltier was separated from his co-defendants, all of whom were acquitted on the grounds of self-defense. A juror admitted she was racist against Native Americans on the second day of the trial but was allowed to stay on.
The U.S. government has since has acknowledged its egregious misconduct in the trial, with one federal judge concluding in 2003 that the government's behavior in the case "is to be condemned."
Nonetheless, Peltier was convicted of aiding and abetting whoever did kill the FBI agents on the grounds of simply being present that day, and sentenced to prison for two consecutive life terms. The prosecutors subsequently admitted they have no idea who shot the agents at point-blank range.
Peltier, who is now 79 years old, has maintained his innocence this entire time, which is certainly a factor in why he hasn't been paroled. His decadeslong parole process has been so problematic that United Nations legal experts last year made the unusual decision to revisit his case. Last summer, they called on Biden to release him immediately.
Peltier is currently deteriorating in a Florida maximum security prison, where he's almost always confined to a cell with inches of space to move within and in a near-constant state of lockdown. He uses a walker to get around. He is blind in one eye from a partial stroke. He has severe health concerns related to diabetes and an aortic aneurysm. It's bad.
The FBI continues to oppose his release, though, so that's why he's still there. The bureau's stated reason for why he should stay in prison, forever, is utter nonsense.
Biden could release Peltier at any time, unilaterally. It would mean going against the FBI's wishes. That's where the rub is. In the meantime, the president is facing increasing pressure from within his own party to let Peltier go home.
Beyond the repeated appeals from members of Congress, the Democratic National Committee last year unanimously passed a resolution calling on Biden to grant clemency to Peltier. Last month, hundreds of activists and Indigenous leaders held a rally outside the White House demanding Peltier's freedom. Amnesty International, the prominent human rights organization usually focused on freeing political prisoners in other countries, recently launched a new campaign aimed squarely at urging Biden to release Peltier.
Two prominent Indigenous leaders recently signaled that tribal leaders and Native rights advocates plan to make Peltier’s freedom a priority issue in the 2024 presidential election.
"It's simply a choice we fully expect him to make," Fawn Sharp, president of the National Congress of American Indians, said of Biden releasing Peltier.
"Being silent on this issue, given all the facts, given all the advocacy, given all the issues raised by Indian Country - when it is your choice and you're the top person and you choose to ignore it, you've become complicit in this injustice for Indian Country," she said.
A White House spokesman did not respond to a request for comment.
5. REPETITA IUVANT. PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
*
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
*
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
6. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER
In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
*
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
*
Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
7. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023
8. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
9. HERI DICEBAMUS. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
10. LIBRI. ELISA PALAZZI: CLIMA, LE STORIE AL FEMMINILE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Clima, le storie al femminile" e il sommario "Libri. "Siamo tutti Greta" da' voce a chi vive nei luoghi meno raccontati. E spesso sono le donne che sentono maggiormante il peso degli impatti dei cambiamenti climatici".
Elisa Palazzi, climatologa, e' docente di Fisica del Clima all'Universita' di Torino]
Quante volte abbiamo raccontato la crisi climatica parlando di riscaldamento globale, innalzamento del livello dei mari, fusione dei ghiacciai, eventi estremi che diventano sempre piu' estremi? In merito a cio', i dati della scienza parlano chiaro e il compito di chi li comunica non e' convincere ma fornire strumenti per facilitarne la lettura e la comprensione, affinche' la conoscenza possa tradursi in azioni consapevoli. Ci troviamo in un periodo storico in cui sempre piu' spesso facciamo esperienza diretta degli effetti del riscaldamento globale, quando le nostre citta' si allagano per le forti alluvioni o quando la siccita' ci mette di fronte alle conseguenze della scarsita' idrica. Una su tutte, i danni all'agricoltura e le ripercussioni sul mercato alimentare. Non bisogna quindi guardare troppo lontano, ne' allungare l'orizzonte temporale a molti decenni in avanti per toccare con mano gli effetti del riscaldamento globale, poiche' essi sono gia' qui ed ora. Cio' che fa la differenza, spesso, tra poter reagire o soccombere, e' la capacita' di un territorio o di una comunita' di far fronte a quegli impatti, di avere i mezzi per adattarsi.
Appare sempre piu' evidente, inoltre, come la comunicazione della crisi climatica necessiti di un nuovo registro, un po' meno "scientifico", anzi del mescolamento tra registri diversi, un mix di linguaggi che crei intimita', familiarita', abitudine nel pensare a questi temi. Una narrazione nuova che non ci faccia sentire soli di fronte a un problema enorme, che ci faccia stare tutti dalla stessa parte per portare il proprio contributo affinche' si possa fare la differenza, insieme, per realizzare qualcosa di bello. Un po' come quando si va a un concerto, e si canta all'unisono. A tale scopo, l'arte, la musica, il teatro, la scrittura si sono mescolati al linguaggio scientifico creando una narrazione molto efficace, che e' esplosa in tante belle iniziative negli ultimi tempi con effetti a mio avviso portentosi. Quando poi l'oggetto del racconto sono le storie delle persone, invece che i dati, o i grafici, allora l'effetto e' ancora piu' dirompente. In Siamo tutti Greta. Le voci inascoltate del cambiamento climatico, uscito per Edizioni Dedalo lo scorso anno, Sara Moraca ed io abbiamo cercato di fare questo esperimento. Sara, che e' (anche) una giornalista, ha raccolto testimonianze dirette di come uomini e donne che vivono in luoghi oggi particolarmente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici stiano vedendo le loro vite cambiare o stiano reagendo per contrastare i cambiamenti in corso, con azioni che partono dal basso per poi, spesso, allargarsi a macchia d'olio.
Io, che sono una climatologa, ho aggiunto un racconto scientifico, basato sui dati e sulle ricerche, su come il clima sta cambiando e si prevede che potra' cambiare nei luoghi che sono il teatro delle vite raccontate da Sara. C'e' poi un elemento che credo valga la pena sottolineare: la maggior parte delle storie riguarda persone che vivono in posti della Terra meno raccontatati, come Uganda, paesi Balcanici, Isole del Pacifico, la regione Himalayana, il Bangladesh, l'Asia centrale, la (ex) Mezzaluna fertile, e queste persone sono per lo piu' donne.
Non a caso le donne sentono maggiormente il peso del cambiamento climatico nelle societa' in cui sono ancora fortemente discriminate e godono di pochi diritti, e cosi' la crisi climatica non fa che accentuare ancor piu' le disparita' di genere. Nel libro abbiamo raccontato storie di donne le cui voci sono rimaste a lungo inascoltate anche perche' provengono da paesi in cui e' piu' difficile farsi sentire, donne che soffrono e resistono. Donne che agiscono, anche, e che spesso sono portatrici di cambiamento positivo e innovazione.
La storia di Anisa Abibulloeva, ad esempio, una giovane attivista che vive in Tagikistan. Anisa non ha mai avuto a disposizione strade o piazze in cui scendere a protestare per il clima insieme ad altri ed altre giovani come lei, come e' spesso accaduto, invece, anche in Italia. Il Tagikistan e' uno stato in cui e' di fatto vietato manifestare a meno che non sia per favorire il leader politico di turno. Ma e' anche un paese duramente colpito dalla crisi climatica: con montagne che stanno perdendo i propri ghiacciai, provocando inondazioni ed esondazioni di laghi glaciali. Con un'agricoltura che deve fare i conti non solo con le inondazioni ma anche con la desertificazione, gia' iniziata in epoca sovietica quando per favorire le coltivazioni di cotone si e' arrivati a conseguenze estreme, come il prosciugamento del mare d'Aral.
Il Tagikistan vive inoltre un "rinascimento nero", con la proliferazione dell'industria del carbone seguita alla crisi dell'approvvigionamento di gas. Anisa ha potuto manifestare per il clima solo tra le mura della sua universita', e a lungo lo ha fatto completamente da sola. Poco a poco, col tempo, e' riuscita ad attivare alcuni suoi compagni di studi. Alla domanda che Sara le ha posto, se si fosse mai sentita sola in quei momenti, pero', Anisa ha risposto di no, perche' sapeva che la sua voce si stava unendo a quella delle attiviste e degli attivisti di tutto il mondo. E anche questo le ha dato la forza di scrivere un libro, per bambini, sulla crisi climatica.
Cio' che tiene insieme tutte le storie che abbiamo raccontato nel libro e' la consapevolezza che stiamo costruendo un mondo sempre piu' difficile per molti, in cui il clima che cambia troppo in fretta diventa un moltiplicatore di minacce, insicurezza alimentare e idrica, migrazioni, conflitti, ingiustizie. La prima grande ingiustizia e' sapere che le conseguenze peggiori della crisi climatica, oggi, le stiano pagando paesi e persone che hanno contribuito molto poco a generarla. Siamo tutti Greta e' un'incitazione per tutte e tutti a diventare protagonisti di un cambiamento positivo con le nostre azioni e con la partecipazione attiva alla vita pubblica o anche politica, con l'attivismo, con lo studio. Anche ispirati dalle storie di altri, e altre, che avremmo potuto essere noi, e che nonostante le difficolta' e le sofferenze provano a reagire mostrando spirito di iniziativa, resistenza, e coraggio.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., La Cina resta un giallo, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 9, settembre 2023, Gedi, Torino 2022, pp. 264 (+ 12 pp. di tavole fuori testo), euro 15.
- Paolo Di Stefano, Riccardo Iacona, Mai piu' Vajont 1963/2023. Una storia che ci parla ancora, Rcs, Milano 2023, pp. 224, euro 14,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riedizioni
- Aldo Andrea Cassi, Uccidere il tiranno. Storia del tirannicidio da Cesare a Gheddafi, Salerno, Roma 2021, Rcs, Milano 2023, pp. 176, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Michela Murgia, Il mondo deve sapere, Einaudi, Torino 2017, Mondadori, Milano 2023, pp. 170, euro 8,90 (in supplemento a vari periodici).
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4983 del 10 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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