[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 282



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 282 del 9 ottobre 2023

In questo numero:
1. Fermare le stragi, cessare di uccidere, salvare le vite
2. Paola Rivetti: L'omaggio alla ribellione iraniana consolidera' le sue pratiche
3. Farian Sabahi: Vent'anni fa Shirin Ebadi: "Il regime sappia che il mondo ci guarda"
4. Francesca Luci: La lotta non si confina in cella: Nobel per la pace a Narges Mohammadi
5. "Il manifesto": Divieto di viaggio per la produttrice cinematografica Elaheh Nobakht
6. Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier
7. L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente"
8. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
9. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
10. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
11. Alcuni riferimenti utili
12. Tre tesi
13. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
14. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
15. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. FERMARE LE STRAGI, CESSARE DI UCCIDERE, SALVARE LE VITE

Fermare le stragi, cessare di uccidere, salvare le vite.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. l'ORA. PAOLA RIVETTI: L'OMAGGIO ALLA RIBELLIONE IRANIANA CONSOLIDERA' LE SUE PRATICHE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "L'omaggio alla ribellione iraniana consolidera' le sue pratiche" e il sommario "Iran. Il Nobel a Mohammadi, simbolo degli sviluppi non lineari della vita politica iraniana e della rabbia verso la violenza di stato. Se la diaspora amplifica il messaggio che arriva dall'interno, fare troppo affidamento su di essa puo' rendere invisibile chi sta dentro il paese"]

A un anno dallo scoppio della sollevazione Donna Vita Liberta', non abbiamo assistito al collasso dello stato ne' a una riforma progressista della legge sul velo obbligatorio. Ma e' difficile negare che oggi, in Iran, chi fa politica sono soprattutto le donne e le loro rivendicazioni femministe e di liberazione.
Oggi, il volto della politica e' quello di Narges Mohammadi, a cui e' stato conferito il Premio Nobel per la Pace. Vent'anni fa, nel 2003, lo stesso premio veniva assegnato a un'altra iraniana, un'altra avvocata con cui Mohammadi ha per anni lavorato, Shirin Ebadi; e nelle scorse settimane, il volto di un'altra iraniana ha popolato i network di informazione di tutto il mondo, quello della sedicenne Armita Geravand, in coma, cosi' pare, in seguito a un confronto con un'agente della polizia morale che le avrebbe intimato di coprirsi i capelli.
Due donne, Mohammadi e Geravand, diverse e distanti per eta' e formazione, che ugualmente, pero', sono simboli degli sviluppi non-lineari della vita politica iraniana, oggi come oggi caratterizzata da un risentimento fortissimo nei confronti dello stato.
Poco piu' di un anno fa, la morte di Mahsa Jina Amini portava centinaia di migliaia di persone nelle piazze. La repressione e' oggi cosi' forte che difficilmente una simile situazione si riprodurra'. Tuttavia, non e' una coincidenza che luoghi come le scuole superiori femminili, soprattutto quelle nel Kurdistan e nel Baluchistan iraniani, e reti di attiviste femministe siano state prese di mira in queste settimane: tra l'anniversario della morte di Amini e il caso di Geravand, che e' una evidente dimostrazione di come siano in tante a continuare a disobbedire all'obbligo del velo, lo stato sente la pressione del risentimento popolare contro di esso. E reagisce con la forza e la violenza.
Quale significato ha, in questo contesto, il conferimento del Premio Nobel a Mohammadi?
Mentre e' probabile che lo stato iraniano reagira' negativamente, come fece vent'anni fa, vedendo un tale riconoscimento dato a una persona considerata un modello dannoso di cittadinanza, in molti sperano che il premio avra' un effetto positivo sul caso giudiziario di Mohammadi. Questa ha negli ultimi vent'anni vissuto dentro e fuori il carcere, comunicando con il mondo esterno attraverso telefonate e lettere sempre controllate e dovendo superare la censura e il vaglio dell'autorita' carceraria.
Nel corso degli ultimi due decenni, il lavoro di Mohammadi ha soprattutto avuto lo scopo di documentare la violenza dello stato e della condizione carceraria, come riportato nel suo libro Shekanje sefid (Tortura bianca), nel quale dettaglia e analizza le tecniche di tortura e violenza usate dallo stato contro le donne nelle prigioni.
Non si tratta solo di un lavoro di testimonianza, poiche' Mohammadi nelle pagine del suo libro riflette anche sulla natura della violenza dello stato e sul diritto alla violenza che questo esercita. In molti sperano che il Nobel mettera' pressione sui giudici iraniani, facilitando una possibile scarcerazione di Mohammadi o almeno una stabilizzazione della sua situazione, che e' attualmente in continua evoluzione tra permessi temporanei, scarcerazioni e ri-incarcerazioni. Non solo.
Nell'assegnarle il Nobel, il comitato ha esplicitamente voluto segnalare alla popolazione iraniana che la comunita' internazionale e' attenta e vigile, pur con tutti i limiti e le contraddizioni che tale attenzione ha - limiti e contraddizioni di cui gli iraniani sono ben consapevoli.
Infatti, sono in tantissimi a festeggiare la decisione del comitato per il Nobel, ma in altrettanti sanno che questa difficilmente si trasformera' in azioni di sostegno coerenti e radicali verso il movimento popolare che oggi chiamiamo "Donna Vita Liberta'". Tra le attiviste e gli attivisti c'e' oggi una crescente consapevolezza del ruolo ambiguo che le diaspore e la comunita' internazionale possono giocare.
Se da un lato queste servono a moltiplicare e amplificare il messaggio che dall'interno dell'Iran arriva, fare troppo affidamento su di esse puo' avere la conseguenza di rendere invisibile chi sta dentro il paese, con il risultato che a diventare protagonisti sono le diaspore e le politiche estere degli stati-nazione, invece dei movimenti che sono in prima linea contro la violenza dello stato.
Ed e' forse questo l'effetto piu' importante che il Nobel avra'. Servira' soprattutto a "puntellare" e consolidare la trasmissione di pratiche, attitudini e idee di ribellione dentro il paese, indipendentemente da quello che la comunita' internazionale decidera' di fare, o di non fare.

3. L'ORA. FARIAN SABAHI: VENT'ANNI FA SHIRIN EBADI: "IL REGIME SAPPIA CHE IL MONDO CI GUARDA"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Vent'anni fa Shirin Ebadi: "Il regime sappia che il mondo ci guarda"" e il sommario "Iran. La vincitrice del Nobel per la pace 2003 fu la prima iraniana e la prima musulmana a essere premiata. Le speranze di allora, incarnate da Khatami, sono sparite: il sistema e' irriformabile"]

Nel 2003 a essere insignita del Nobel per la Pace era stata l'avvocata Shirin Ebadi per il suo impegno a favore delle donne. Era stata la prima iraniana e la prima donna musulmana a ricevere il premio.
Vent'anni dopo, il comitato ha scelto un'altra iraniana. Tra le due attiviste corre un filo: Narges Mohammadi ha lavorato nel Defenders of Human Rights Center di Teheran fondato da Ebadi nel 2001, fino alla sua chiusura nel 2009.
Commentando l'attribuzione del riconoscimento di Oslo a Mohammadi, Ebadi ha dichiarato: "Sono molto contenta che per la seconda volta il Nobel per la Pace sia arrivato in Iran. Narges Mohammadi e' in carcere da anni per le sue attivita' in sostegno dei diritti umani. Spero che il regime si renda conto che tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle donne iraniane. Mi auguro che cambi l'approccio nei confronti del popolo, in particolare nei confronti delle donne, mi auguro che il regime torni a ragionare in tempi brevi. Chi comanda in Iran deve capire che esistono i diritti umani e che tutto il mondo tiene sotto osservazione chi governa calpestando i diritti umani".
Cosa c'e' di diverso rispetto al 2003? Pur avendo scontato pene detentive, Ebadi pote' uscire dall'Iran, ritirare il Nobel, recarsi negli Stati Uniti e in Europa tenendo conferenze, per poi tornare a Teheran nonostante le tante difficolta'. Mohammadi e' in carcere ed e' assai probabile che ci restera' a lungo: difficilmente le sara' concesso di uscire di cella, tanto meno di varcare le frontiere.
Oggi la magistratura ha la mano sempre piu' pesante verso coloro che lottano per i diritti umani. Forse perche' nella stanza dei bottoni siedono piu' pasdaran - militari con la sindrome di accerchiamento - che membri del clero sciita.
Se vent'anni fa qualcosa lasciava sperare in un cambiamento positivo, oggi vi e' la consapevolezza che la Repubblica islamica non e' riformabile: tutti coloro che hanno provato a innescare un miglioramento sono stati arrestati o sono stati costretti all'esilio. A titolo di esempio, i leader del movimento verde di opposizione del 2009 - al tempo del presidente Ahmadinejad - sono spariti dalla circolazione, mentre il filosofo Abdolkarim Soroush, soprannominato il Martin Luther King dei riformisti, e' stato obbligato a lasciare l'Iran pur avendo il pedigree del rivoluzionario della prima ora (nel 1979 era stato membro del Consiglio rivoluzionario incaricato delle purghe e dell'islamizzazione delle universita').
Come vent'anni fa, a comandare in Iran e' sempre l'ayatollah Khamenei, il leader supremo: e' lui ad avere l'ultima parola su tutto, dalle questioni interne alla politica estera al nucleare. Nel 2003 presidente era il riformatore Khatami, eletto nel maggio 1997 dalle donne e dai giovani che cosi' avevano scongiurato che la poltrona di presidente andasse all'ultraconservatore Nateq-Nouri, che voleva imporre il chador dalla testa ai piedi – e non solo il velo che copre i capelli - alle bambine dai nove anni.
I due mandati presidenziali di Khatami sono passati alla storia come "la primavera di Teheran": un periodo fiorente per la letteratura e il cinema grazie all'allora ministro alla cultura Ataollah Mohajerani ma, paradossalmente, segnato anche da decine di omicidi di intellettuali.
Dopo Khatami (1997-2005) e Ahmadinejad (2005-2013), presidente era diventato Hassan Rohani e la speranza di maggiori liberta' si era riaccesa: nel 2015 i negoziatori iraniani sottoscrivevano finalmente a Vienna l'accordo nucleare con i 5+1, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite piu' la Germania. Doveva essere un momento di svolta, non solo sul nucleare, perche' avrebbe comportato lo smantellamento delle sanzioni che avevano messo in ginocchio l'economia iraniana.
L'accordo avrebbe portato un riavvicinamento con l'Occidente e una riapertura dell'Iran. Peccato che nel 2018 il presidente statunitense Donald Trump abbia mandato a monte l'accordo, imponendo ulteriori sanzioni e non lasciando alla leadership di Teheran altra scelta se non tessere alleanze piu' strette con Russia e Cina.

4. L'ORA. FRANCESCA LUCI: LA LOTTA NON SI CONFINA IN CELLA: NOBEL PER LA PACE A NARGES MOHAMMADI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "La lotta non si confina in cella: Nobel per la pace a Narges Mohammadi" e il sommario "I giorni dell'Iran. L'attivista iraniana, condannata a piu' riprese e tuttora in carcere, e' la leader piu' nota della mobilitazione delle donne e dei giovani. Un riconoscimento che va oltre e abbraccia tutto il movimento "Donna vita liberta'""]

Giace in coma profondo Armita Geravand, 16 anni, su un letto di ospedale, dopo un probabile pestaggio per non aver rispettato il copricapo islamico. I servizi di sicurezza della Repubblica islamica assediano la citta' di Zahedan per sedare le manifestazioni popolari che continuano da un anno dopo la fine della preghiera del venerdi'. I nuovi gruppi di pressione, forti della nuova legge sull'hijab, si organizzano per fermare le donne svelate e costringerle a obbedire.
Un sussurro di malessere attraversa l'anima dei giovani che rifiutano di vivere nelle obsolete regole dell'Islam politico. Le carceri palpitano di oppositori imprigionati a seguito di accuse inflitte da un sistema giudiziario corrotto e accondiscendente al potere. Tra le migliaia di questi prigionieri politici, Narges Mohammadi forse e' la figura piu' nota.
Il comitato norvegese del Premio Nobel ieri le ha riconosciuto il Nobel per la Pace per la sua attivita' in difesa dei diritti umani e l'opposizione al potere dominante. Il calvario di Mohammadi e' cominciato 14 anni fa, quando per la prima volta fu arrestata con l'accusa di essere membro del Centro dei Diritti umani che difende i diritti delle donne. Da allora e' stata piu' volte rilasciata e incarcerata. Nata nel 1971 a Zanjan, frequenta la facolta' di fisica applicata e contribuisce a fondare l'organizzazione "Studenti illuminatori".
Comincia l'attivita' giornalistica nel 1996. Nel 2006, mentre cresceva il pericolo di un attacco militare contro l'Iran in risposta al suo programma nucleare, viene costituito il Comitato nazionale per la Pace a cui Mohammadi aderisce. Negli ultimi dieci anni e' diventata una delle voci critiche piu' esplicite del governo della Repubblica islamica. Precedentemente era nota soprattutto per il suo monitoraggio della situazione dei diritti umani.
Diviene attiva nel Comitato come dirigente esecutiva, oltre a essere operativa nel Centro per i Difensori dei Diritti umani. In seguito lavora alla campagna "Abolizione delle esecuzioni passo dopo passo", nota come "Lega". Negli ultimi anni, Mohammadi ha dato un tono piu' tagliente alla sua attivita' adottando posizioni come "la necessaria transizione dal governo della Repubblica islamica e dalla tirannia religiosa" e "il divieto delle elezioni".
E' una dei 15 attivisti politici e civili iraniani che considerano il governo iraniano "irriformabile" e che hanno chiesto che si tenesse un referendum sulla permanenza della forma attuale dello Stato sotto la supervisione delle Nazioni Unite.
Nel febbraio 2018 aveva anche chiesto al popolo iraniano di non partecipare alle elezioni politiche "in onore del sangue delle persone uccise" pochi mesi prima. Mohammadi ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Sakharov dell'American Physical Society nel 2018, il Premio Alexander Langer nel 2009 e il Premio per la Giornata mondiale della liberta' di stampa nel 2016.
Ha sposato Taghi Rahmani, un attivista nazional-religioso ed ex prigioniero politico che ha trascorso piu' di 14 anni in prigione negli anni successivi alla vittoria della rivoluzione del 1979. Dopo essere stato costretto a lasciare il paese e conseguentemente all'arresto di Mohammadi, la condizione dei loro due gemelli e' diventata cosi' difficile che a loro volta sono stati costretti a espatriare.
Il Nobel va oltre e premia, in realta', il movimento "Donna Vita Liberta'" e Mohammadi come sua leader. La reazione della Repubblica Islamica e' prevedibile. Quasi sicuramente verra' detto che e' una "questione politica" e che hanno premiato Mohammadi come leader dei ribelli contro lo stato islamico. Cambiare il rapporto di causa ed effetto e' la politica permanente e il segreto della vittoria temporanea della Repubblica islamica sui manifestanti e sugli oppositori.
Ma probabilmente questa volta non funzionera'. Dopo il vincitore cinese del 2010, Liu Xiaobo, Mohammadi e' la seconda persona a essere insignita del premio da prigioniera in carcere. Significa che e' difficile confinarla. D'altra parte, il movimento "Donna Vita Liberta'" presenta segni vitali che hanno un'influenza importante sulla Repubblica islamica, soprattutto sui media e nei social network.
Probabilmente il governo non puo' vendere la sua narrativa al pubblico. Narges Mohammadi secondo molti e' il nome piu' degno di questo premio e di questa leadership. Anche al di la' della mobilitazione delle donne, Mohammadi ha un posto stabile e affidabile nella guida del movimento di protesta iraniano contro la Repubblica islamica.
In passato, in un'intervista Rahmani aveva detto: "Narges Mohammadi, mia moglie, e' un'attivista per i diritti umani. Ha gia' scontato sette anni di prigione e ora ne deve scontare altri otto e mezzo. Anche in prigione sostiene la lotta del popolo iraniano e lo considera il suo dovere. Molti altri attivisti per i diritti umani sono in prigione, persone come Kivan Samimi, Saeed Madani, Mostafa Nili, Hassan Younisi... sono avvocati, sociologi e scrittori. Il sostegno internazionale aiuta il popolo iraniano e il suo movimento, ci si aspetta che la comunita' internazionale sostenga le proteste popolari e sia al fianco del popolo iraniano".

5. L'ORA. "IL MANIFESTO": DIVIETO DI VIAGGIO PER LA PRODUTTRICE CINEMATOGRAFICA ELAHEH NOBAKHT
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Divieto di viaggio per la produttrice cinematografica Elaheh Nobakht" e il sommario "I giorni dell'Iran. A febbraio ha presentato alla Berlinale un film su una milizia curda tutta al femminile"]

Alla produttrice iraniana Elaheh Nobakht, i cui crediti includono Dream's Gate, documentario che racconta una milizia curda tutta al femminile, lanciato all'inizio di quest'anno dalla Berlinale, e' stato vietato dalle autorita' iraniane di viaggiare fuori dal paese. Nobakht, membro del consiglio direttivo dell'Associazione dei produttori iraniani (Ipa) e dell'Associazione dei produttori di documentari iraniani (Aoidp), e' stata fermata dalle guardie di sicurezza all'inizio di agosto mentre rientrava in Iran da una presentazione di un film in Portogallo all'aeroporto Imam Khomeini di Teheran. Le guardie le hanno confiscato il passaporto, il computer portatile e il telefono cellulare, ha detto la sua assistente in una e-mail, sottolineando che "non sappiamo ancora esattamente quale sia la ragione".
A causa del divieto di viaggio, Nobakht non ha potuto spostarsi dall'Iran all'Apricot Tree Film Festival in Armenia, dove era stata selezionata per far parte della giuria, e al festival spagnolo di San Sebastian. Dove era stata invitata per presentare nuovi progetti in cantiere presso la sua societa' di produzione e distribuzione Eli Image, con sede a Teheran. Il divieto le ha anche impedito di frequentare un workshop di coproduzione in Turchia. Oltre a Dream's Gate di Negin Ahmadi, altre recenti produzioni di Eli Image includono il documentario di Farnaz Jurabchian e Mohammadreza Jurabchian, Silent House, sull'impatto della rivoluzione del 1979 su tre generazioni di una famiglia iraniana della classe medio-alta.

6. REPETITA IUVANT. PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
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Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo a chi legge questo appello:
a) di aderirvi, inviandone notizia agli indirizzi e-mail: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
b) di diffonderlo ulteriormente;
c) di scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
d) di promuovere ove possibile iniziative di informazione, coscientizzazione, mobilitazione democratica e nonviolenta per la liberazione di Leonard Peltier che lo scorso 12 settembre ha compiuto 79 anni di cui 47 trascorsi in prigione da vittima innocente di una scellerata persecuzione.
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Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com

7. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO FA PROPRIO E RILANCIA L'APPELLO DI ROMA: "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE"

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, da Roma e da altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente".
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Di seguito il testo integrale dell'appello.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo integrale dell'appello.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 27 settembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

8. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

9. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

11. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

12. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

13. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

14. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

15. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 282 del 9 ottobre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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