[Nonviolenza] Telegrammi. 4933



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4933 del 21 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Tommaso Di Francesco: La guerra nella testa e l'Europa silente diciotto mesi dopo l'aggressione russa
2. Mao Valpiana: Arresti domiciliari e passaporto ritirato per il pacifista ucraino Sheliazhenko
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una lettera aperta al Segretario generale delle Nazioni Unite affinche' chieda al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier
5. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
8. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
9. Omero Dellistorti: Puttignano
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. L'ORA. TOMMASO DI FRANCESCO: LA GUERRA NELLA TESTA E L'EUROPA SILENTE DICIOTTO MESI DOPO L'AGGRESSIONE RUSSA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 agosto 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "La guerra nella testa e l'Europa silente diciotto mesi dopo l'aggressione russa" e il sommario "Scenari. Le porte girevoli della Nato e l'assenza totale di piani per fermare il conflitto. Nonostante ogni giorno disegni un percorso di morte, di distruzione, di irrazionalita'"]

Dal vertice atlantico di Vilnius del 12 luglio alle dichiarazioni del capo di gabinetto della Nato Jenssen sulla guerra in Ucraina sembra di essere sempre di piu' dentro un romanzo surreale di Louis-Ferdinand Celine, in particolare dell'ultimo manoscritto ritrovato che non a caso si chiama Guerra. Che quasi nelle prime righe, iniziando a raccontare la sua immobilita' di ferito alla testa tra cadaveri e fango delle trincee della prima guerra mondiale, scrive "... Mi sono beccato la guerra nella testa. Ce l'ho chiusa nella testa".
E' cosi', questa guerra ci e' entrata in testa a 360 gradi, come ama ripetere euforica la presidente del Consiglio Meloni, e non vuole uscirne. Nonostante ogni giorno disegni un percorso di morte, di distruzione, di irrazionalita' in un teatro dell'assurdo difficile anche da rappresentare.
Partiamo dalle conclusioni del vertice dell'Alleanza atlantica di Vilnius: l'Ucraina ha chiesto esplicitamente l'adesione alla Nato e almeno un calendario per il suo ingresso, le e' stato risposto, a cominciare da Biden, no "perche' altrimenti saremmo subito in guerra con la Russia". Risposta surreale: ma non era chiaro fin dall'inizio del conflitto, e anzi motivazione stessa dell'aggressione di Mosca? E anche serpeggiante contenuto degli otto anni di guerra civile in Ucraina?
No e poi no, l'adesione "non e' automatica", parole del presidente Usa: ci sono da risolvere tanti problemi, "la corruzione" e non solo nell'esercito che gli Usa conoscono bene per averlo portato con la coalizione di volenterosi ad invadere l'Iraq nella guerra immotivata e devastante del 2003, ma nell'intera societa' dominata dalle volonta' degli oligarchi, come quella russa, che il conflitto ha aggravato; e poi "c'e' la democrazia", non proprio rispettata se solo si pensa che non esiste opposizione, sospesa per via della guerra ma gia' periclitante prima.
Ma tutto questo non lo si sapeva gia'? Non bastava questa irrazionalita'. Perche' a rabbonire le preoccupazioni di Zelensky e' subito arrivata la promessa: "L'Ucraina entrera' nella Nato alla fine della guerra". Anche il piu' refrattario degli osservatori non ha potuto fare a meno di notare che questo equivale ad una autorizzazione malcelata a Putin a continuarla, la guerra.
Ma il teatro dell'assurdo non si e' limitato a questo. Perche' con Vilnius e' apparso a tutti chiaro che c'e' un solo attore sulla scena occidentale-europea e non e' l'Unione europea, ma la Nato transatlantica, con una Europa ormai a trazione polacco-italiana che vede nel conflitto e nella sua continuazione una polizza di assicurazione per la propria politica domestica di estrema destra, con l'appoggio dell'amico che piu' amico non si puo', Joe Biden. E infatti sono stati i giorni delle porte girevoli: Stoltenberg si avvia a lasciare la segreteria Nato, e si propone addirittura Ursula von der Leyen presidente dell'inesistente Unione europea. Che volete che sia: Alleanza atlantica e Unione europea non sono forse la stessa cosa ormai?
L'esercizio del delirio e' suffragato dalla riproposizione da parte dei leader atlantici della "vittoria" a 360 gradi, dimenticando che dall'altra parte l'aggressore ha l'arma atomica, quindi fino alla vittoria vuol dire fino all'ultimo ucraino, per una prospettiva che potrebbe rivelarsi piu' criminale della stessa aggressione russa. Mentre l'invio di armi di difesa e' in evidente superfetazione, con la guerra apertamente portata sul territorio russo.
Va da se' che qualcuno da una parte e dall'altra sta prospettando una soluzione per uscire dall'assurdo, e non e' purtroppo il cessate il fuoco, una linea armistiziale (modello Corea o Cipro), il ritiro russo dai territori occupati, il nodo dell'autonomia dei territori russofoni del Donbass gia' considerata nel Formato Normandia, la neutralita' dell'Ucraina. No, ieri Stian Jenssen, capo di gabinetto del segretario generale della Nato ha dichiarato pubblicamente che "la cessione di territori sarebbe una soluzione possibile per l'Ucraina per ottenere l'adesione alla Nato".
Subito attaccato da Kiev, redarguito e smentito dall'Alleanza atlantica, ha fatto dietrofront. Ma di che apertura si trattava? La fine della guerra potrebbe mai avvenire nello scambio ineguale tra territori e ingresso nella Nato, se anche per i leader atlantici l'adesione alla Nato vorrebbe dire entrare in guerra con la Russia? Riecco il circolo vizioso dell'assurdo.
Qualcosa di assolutamente reale c'e' pero'. Oltre agli attacchi criminali russi che si susseguono ogni giorno e alla crisi mondiale del grano, c'e' una crisi di legittimita' che - dopo quella in Russia con l'avventura della Wagner - si e' aperta a Kiev. Questa e' infatti la decisione di Zelensky di licenziare ed arrestare i militari e i civili responsabili di tutti i centri di reclutamento militare, perche' li' in questo anno e mezzo di guerra e' andata in onda una verita' che non ci hanno raccontato: che migliaia se non centinaia di migliaia di ucraini hanno fatto deliberatamente ricorso alla corruzione per scampare all'arruolamento di massa e obbligatorio, sfuggire all'esercito e se possibile riparare all'estero.
Diserzione, renitenza alla leva per una contrarieta' a questa guerra per la quale la Nato propugna invece "la vittoria". A cui si aggiunge in queste ore la condanna ai domiciliari di Yuri Sheliazenko, leader pacifista nonviolento ucraino, accusato di "giustificare la guerra di aggressione russa", proprio come fa Putin deportando il sociologo pacifista russo Boris Kagarlicky. C'e' dunque una opinione pubblica ucraina, come in Russia, che non si riconosce nella continuazione del conflitto.
A queste opinioni le leadership europee non parlano. Anzi. Il movimento che dice no alla guerra comincia, forse, ad impensierire davvero a Kiev, a Mosca. E qui da noi.

2. L'ORA. MAO VALPIANA: ARRESTI DOMICILIARI E PASSAPORTO RITIRATO PER IL PACIFISTA UCRAINO SHELIAZHENKO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 agosto 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Arresti domiciliari e passaporto ritirato per il pacifista ucraino Sheliazhenko" e il sommario "Crisi ucraina. L'accusa dei servizi di Kiev: 'Giustifica l'aggressione russa'. Ma la sua non e' una voce isolata: nel paese cresce la contrarieta' all'arruolamento"]

Arresti domiciliari, obbligo di reperibilita' e firma, ritiro del passaporto. Sono questi i provvedimenti presi il 15 agosto dal giudice Sergienko del Tribunale del Distretto di Solomyanskyi di Kyiv, nei confronti di Yurii Sheliazhenko. Il pacifista ucraino sta subendo una dura repressione per la sua esposizione mediatica che mostra al mondo l'esistenza di un vasto movimento per la pace in dissenso con la politica del governo Zelensky.
Yurii dovra' rimanere al suo domicilio dalle ore 22 fino alle 6 del giorno successivo (esclusa, bonta' loro, la necessita' di lasciare l'abitazione in caso di bombardamenti aerei per ricevere assistenza medica d'emergenza), tutti i giorni fino all'11 ottobre prossimo. Il ritiro del passaporto e' un provvedimento beffardo: a tutti i maschi ucraini dai 18 ai 60 anni e' gia' impedito di lasciare il paese.
Le motivazioni della decisione saranno rese note domani, 18 agosto, ma sono la conseguenza delle indagini condotte per piu' di un anno, con pedinamenti e perquisizioni, dal Servizio di Sicurezza ucraino Sbu, che lo ha accusato di "giustificare la guerra di aggressione russa", reato che comporterebbe una pena di almeno cinque anni di carcere.
La persecuzione del pacifista Sheliazhenko avviene nei giorni in cui il presidente Zelensky ha ordinato il licenziamento di tutti i funzionari regionali incaricati del reclutamento militare "per sradicare un sistema di corruzione che dietro consegna di mazzette consente ai coscritti di sfuggire all'esercito e attraversare illegalmente la frontiera".
Il provvedimento anti-corruzione, dilagante nell'esercito ucraino, vuole nascondere un fatto sostanziale: il diffuso sentimento contrario al reclutamento obbligatorio che riguarda centinaia di migliaia di giovani ucraini.
Yurii non e' un caso isolato, ma da' voce a un fenomeno di massa: la renitenza alla leva, la diserzione, l'obiezione di coscienza, il rifiuto dell'arruolamento per essere mandati in guerra, sono al centro dell'azione del Movimento Pacifista ucraino che ha sempre sostenuto queste posizioni antimilitariste e nonviolente, come scritto chiaramente nel documento "Agenda di pace per l'Ucraina e il mondo" che gli e' costato l'incriminazione.
"Ho gia' presentato un ricorso costituzionale contro il falso rapporto della polizia, che mi accusa di cospirazione", ha fatto sapere Yurii Sheliazhenko, che in un videomessaggio diffuso su Facebook dice: "Dobbiamo agire contro la vergognosa guerra aggressiva e i crimini dell'esercito russo, ma anche contro la politica militarista del regime Zelensky, responsabile di violazioni dei diritti umani; la guerra e' colpa dell'imperialismo di Putin, ma da parte ucraina c'e' puramente una reazione di forza, mancanza di diplomazia e resistenza nonviolenta: vendetta e odio buttano benzina fuoco e ci portano all'autodistruzione".
Solidarieta' e sostegno a Yurii arrivano da tutto il mondo. L'International Peace Bureau (Ipb) ha annunciato l'intenzione di candidare al Premio Nobel per la Pace 2024 tre organizzazioni: il Movimento russo degli obiettori di coscienza, l'organizzazione bielorussa "Our House" e il Movimento Pacifista ucraino, di cui Yurii e' segretario esecutivo, per la costante dedizione nel sostenere il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e nel promuovere i diritti umani e la pace nei rispettivi Paesi.
Grazie alle tre organizzazioni migliaia di giovani bielorussi sono sfuggiti all'esercito di Lukashenko, oltre 700mila ragazzi russi hanno lasciato la Russia di Putin per non essere carne da macello e ora anche in Ucraina chi non vuole essere arruolato da Zelensky trova dimensione politica senza dover subire l'etichetta di "antipatriota".

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE AFFINCHE' CHIEDA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA DI RESTITUIRE LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER

Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Egregio Segretario generale delle Nazioni Unite,
lei certo conosce gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, da una commissione giuridica ad hoc delle Nazioni Unite.
Come e' noto, il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier e' in capo al Presidente degli Stati Uniti d'America, che puo' concedere la grazia presidenziale a tal fine.
Non vi e' dubbio, egregio Segretario generale delle Nazioni Unite, che una sua richiesta in tal senso non potrebbe essere ignorata dal Presidente Biden.
Le chiediamo quindi di intervenire presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Voglia gradire distinti saluti,
Il Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier
Viterbo, 10 agosto 2023

5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

7. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

9. PER LE VIE. OMERO DELLISTORTI: PUTTIGNANO

- Lei e' un puttignano, glielo leggo negli occhi.
- Un che?
- Un puttignano, un puttignano, non provi a fare il furbo con me che casca male, malissimo casca.
- Mi scusi ma non mi e' chiaro cosa lei intenda dire.
- Non parli difficile, non parli difficile che mi irrita anche di piu' di quanto gia' io non lo sia. Io i puttignani me li pappo a colazione, se proprio vuole che glielo dica.
- Mi scusi ma continuo a non capire. Forse se ripetesse quella parola scandendola bene...
- Puttignano, pu-tti-gna-no. Non faccia lo gnorri, sa? Che io i puttignani gia' non li sopporto, se poi si mettono anche a fare i sofisticati e' pure peggio. Lei casca male, sa? Con me casca proprio male, anzi: malissimo.
- Temo di non riuscire a capire. Lei si riferisce forse a quella citta' pugliese che si chiama Putignano?
- Non faccia il furbastro, gliel'ho gia' detto, e lasci stare le citta' italiane che voi puttignani non siete neppure degni di nominarle, traditori della nazione, panciafichisti e utili idioti che non siete altro, spie bolsceviche dei miei stivali, ma adesso che c'e' il governo dei patrioti vedrete voi se non vi capita quello che vi deve capitare, vedrete, vedrete.
- Ma cosa sta dicendo? Le confesso che proprio non la capisco.
- Ah no, eh? Guardi che non ci casco, voi puttignani fate tutti finta di essere grulli, ma quali grulli e grulli, siete maliziosi di sette cotte siete, siete perfidi come i giudii, siete gente senza Dio e senza patria, e quando uno e' senza Dio e senza patria che e' allora? Eh, che e'? Feccia. Feccia, ecco che siete.
- Senta, io non so cosa abbia bevuto...
- Ma sentilo, sentilo il puttignano, adesso fa pure lo spiritoso, eh? In Siberia lo vada a fare lo spiritoso e lasci lo spazio vitale agli italiani veri, marsch, raus.
- Guardi, mi sembra che lei non stia bene, se posso esserle d'aiuto...
- Ma come si permette? Come si permette? In galera dovrebbe stare la gente come lei, in galera a pane e acqua, a spaccare pietre dalla mattina alla sera insieme ai suoi amichetti clandestini. A guardare il sole a scacchi con la sua bella casacca a striscie. Come ai bei tempi, quando l'Italia ci aveva l'impero. Invece adesso, ecco come siamo ridotti, con il meticciato che inquina il sangue della stirpe, la sostituzione etnica del piano Calecci, e i puttignani che circolano impunemente e nessuno li arresta.
- Non per essere scortese, ma non le rispondo piu'. Vada per la sua strada che io vado per la mia. E buona giornata, comunque.
- Che? Pensi di svignartela cosi'? E io sarei l'ultimo dei fessi, allora? Nonno', caro il mio puttignano, io adesso ti trattengo fino all'arrivo delle forze dell'ordine. Polizia! Polizia! Accorr'uomo! C'e' qui un puttignano che ho colto in flagrante! Accorr'uomo, accorr'uomo!
- Ma mi lasci, per favore. E la smetta di gridare, non vede che ci guardano tutti? E mi lasci il braccio, no? Finisce che mi strappa la manica della giacca, santi numi.
- Polizia! Carabinieri! Guardie! Aiuto! Ho catturato un puttignano! Presto! Presto! Accorr'uomo!
- Ma mi lasci, le dico.
- Accorr'uomo! Accorr'uomo! Un puttignano! Un puttignano! Non lasciatelo scappare.
*
- Allora, cosa succede qui?
- Succede che questo signore, che non conosco in alcun modo, prima mi insulta con epiteti stravaganti, poi m'afferra e comincia a urlare.
- E lei cosa aveva fatto?
- Prego?
- Cosa aveva fatto.
- Io?
- Lei, si'.
- Io niente.
- E dovremmo bercela?
- Bercela?
- La sua favoletta.
- Favoletta?
- Andiamo, andiamo, non faccia il finto tonto che qui non attacca.
- Il finto tonto?
- E la pianti di ripetere le cose che dico io.
- Senta, io sono la vittima delle offese e dell'aggressione.
- Si', come no.
- Si'.
- La vittima?
- La vittima, certo.
- Eppure e' il signore che ci ha chiamato.
- Si', certo.
- E non le sembrerebbe un caso strano che l'aggressore chiami le forze dell'ordine mentre la vittima cerca di darsela a gambe levate?
- Sara' anche strano, ma e' proprio cosi'.
- Ma l'esperienza ci dice che e' la vittima che chiede aiuto, ed e' il delinquente quello che cerca di filarsela. Non ne conviene?
- Si', di solito e' cosi', ma in questo caso, in questo caso no.
- E chi lo dice?
- Lo dico io.
- Gia', lo dice lei.
- Perche' e' la verita'.
- Come no, la verita' secondo lei.
- Cosa intende insinuare?
- Stia attento a come parla e favorisca i documenti.
- Cosa?
- E la pianti di fare il santarellino che tanto con noi non attacca, gliel'ho gia' detto.
- Ma cosa dice?
- Dico quello che dico, e posso dirlo perche' io sono l'autorita'.
- Allora vorrei sapere anch'io con chi parlo.
- Con l'autorita'.
- No, no, ecco i miei documenti, ma adesso lei esibisca i suoi, o almeno mi dica il suo nome e cognome, avro' diritto di sapere con chi parlo, no?
- Diritto? L'avete sentito? Si crede di poter fare il padrone. Roba dell'altro mondo.
- Io protesto vivamente...
- Zitto. E rispondi solo alle domande che faccio io.
- Mi rifiuto... Ah! Ma che ha fatto? Accidenti, che dolore.
- Visto? Hai sentito quanto fa male? Adesso la smetti di fare tante storie? O ne vuoi ancora?
- Lei mi ha colpito.
- E chi lo dice?
- L'hanno visto tutti.
- Ah si'? Io dico che tutti i presenti hanno visto che sei stato tu ad aggredirmi. Dico bene? Visto? Questi buoni citadini, e il mio collega che e' un pubblico ufficiale come il sottoscritto, hanno gli occhi buoni. Adesso ti sei messo proprio nei guai, puttignano della malora.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Filippo Pala, Cosa Nostra va in America, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riletture
- Jean Genet, Diario del ladro, Il Saggiatore, Milano 1975, Mondadori, Milano 1978, pp. XVIII + 206.
- Jean Genet, Il giovane criminale, Stampa alternativa - Nuovi equilibri, Viterbo 1997, pp. 32.
- Jean Genet, Le balcon, Marc Barbezat - L'Arbalete, 1956, 1962, Gallimard, Paris 1991, pp. 160.
- Jean Genet, Les bonnes, Marc Barbezat - L'Arbalete, 1947, 1976, Gallimard, Paris 1996, pp. 120.
- Jean Genet, Quattro ore a Chatila / Quatre heures a' Chatila, Stampa alternativa, 2002, pp. 64.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4933 del 21 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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