[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 232



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 232 del 20 agosto 2023

In questo numero:
1. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
2. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
3. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
4. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
5. Alcuni riferimenti utili
6. Tre tesi
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
10. Emilia Peatini: Olga Blumenthal, una professoressa travolta nella Shoah

1. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

2. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

4. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

6. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

10. RITRATTI. EMILIA PEATINI: OLGA BLUMENTHAL, UNA PROFESSORESSA TRAVOLTA DALLA SHOAH
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 26 gennaio 2023]

Nota introduttiva di Adriana Chemello
Oggi, venerdi' 27 gennaio 2023, si celebra in Italia la giornata della memoria, voluta dal Parlamento con un'apposita legge istitutiva, la n. 211 del 20 luglio 2000.
Venne scelta una data simbolo: l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz e la liberazione dei sopravvissuti del lager da parte dell'Armata Rossa.
La parola "Shoah" sta ad indicare lo stermino, il genocidio pensato, progettato, portato avanti da Hitler e dall'apparato militare della Wehrmacht con razionale efficienza e lucida efferatezza, avvalendosi di tecnologie e impianti realizzati ad hoc, per sterminare un popolo intero (almeno 6 milioni di ebrei) e altri milioni di persone (dagli oppositori politici ai disabili, dagli omosessuali ai Rom). Pur non essendo in grado, a tutt'oggi, di formulare stime precise, si parla di almeno 15 milioni di persone.
La memoria della Shoah deve continuare ad interrogarci ogni giorno, non solo il 27 gennaio, per capire come sia potuto succedere tutto cio' e far si' che una simile tragedia non si ripeta mai piu'. Le responsabilita' non sono solo di chi ha impartito gli ordini e di chi se ne e' fatto diligente esecutore, ma anche di chi quelle atrocita' le ha favorite, di chi e' rimasto indifferente, di chi ha occultato e negato la Shoah. Riguarda noi europei e noi italiani, complice il fascismo di Mussolini che nel 1938 promulgo' le famigerate leggi razziali. Mario Rigoni Stern che fu deportato nel campo di Hohenstein perche' dissidente politico, sulla Shoah ebbe a dichiarare: "La memoria e' necessaria, dobbiamo ricordare perche' le cose che si dimenticano possono ritornare. E' il testamento che ci ha lasciato Primo Levi".
Per onorare l'odierna giornata della memoria abbiamo pensato di dedicare lo spazio della nostra rubrica "Dalla parte di lei" a una donna ebrea veneziana, vittima della Shoah, le cui deboli tracce lasciate nella storia della sua citta' sembravano essersi volatilizzate assieme al fumo dei camini di  Ravensbruek, dove fini' i suoi giorni.
Ultima discendente di una facoltosa famiglia, nessuno cerco' notizie di Olga Blumenthal alla fine della guerra. Unica attestazione affidata alla Storia e' il ricordo, che inaugurando l'anno accademico 1945-46, il Rettore dell'Università di Ca' Foscari, Gino Luzzatto rivolse alla collega e amica che la "vergogna" del secolo aveva strappato alla vita assieme a sei milioni di donne e uomini "inermi e inoffensivi". Piu' di settant'anni dopo, una pietra d'inciampo collocata nei pressi di Ca' Foscari nel gennaio 2018 ha fatto riemergere dall'oblio e dall'invisibilita' la vita di questa donna.
Emilia Peatini si e' laureata in storia presso l'universita' Ca' Foscari di Venezia. Ha insegnato nella scuola primaria, occupandosi contemporaneamente di formazione degli insegnanti, con particolare attenzione alla didattica della Storia, della Geostoria e dei Diritti umani. Ha pubblicato Olga Blumenthal, storie di una famiglia e di una vita, per la Cierre di Verona, nel 2022, e altri saggi in "Venetica" (Cierre), rivista degli Istituti per la Storia della Resistenza del Veneto e in "DEP. Deportate, Esuli, Profughe. Studi sulla memoria femminile", periodico dell'Universita' Ca' Foscari di Venezia.
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Dal gennaio 2018, a Ca' Foscari, una pietra d'inciampo ricorda Olga Blumenthal, professoressa di tedesco, catturata nella sua casa nel novembre del 1944, deportata e uccisa nel campo di sterminio di  Ravensbrueck.
Olga Blumenthal comincio' ad insegnare a Ca' Foscari nel 1919, al termine della guerra. Il periodo bellico aveva rappresentato una lunga e drammatica interruzione degli studi. Il direttore di Ca' Foscari istitui' corsi accelerati di recupero per aiutare gli studenti che intendevano riprendere la scuola. Olga si inseri' nel prestigioso Istituto superiore di scienze economiche di Venezia, come insegnante di recupero, ma l'anno successivo, il 1920, era gia' assistente del germanista Belli.
Una delle rarissime immagini che ritraggono Olga Blumenthal e' la fotografia di un gruppo di laureati della sezione magistrale del 1920. Nel gruppo esclusivamente virile di volti giovani e maturi, lei si distingue per un elegante cappello dalla tesa ampia e per l'eleganza del portamento, lo sguardo perso all'orizzonte e i lineamenti ancora belli. E' impossibile non notarla: e' una donna matura ed elegante. Con la sua presenza aprira' le porte della Scuola superiore, finora esclusivamente maschile, ad altre donne, insegnanti e studentesse. Poco discosto, un professore girato verso di lei con lo sguardo ansioso, sembra volersi sincerare che tutto vada bene. Non sono estranei: il professor Gilberto Secretant, supplente di lingua e letteratura italiana del professor Fradeletto, aveva atteso con impazienza l'entrata di Olga a Ca' Foscari.
Olga e Gilberto erano due intellettuali veneziani innamorati, non piu' giovanissimi. Entrambi insegnanti, frequentavano l'Ateneo, il Circolo Filologico, la Societa' Dante Alighieri. Gilberto era un organizzatore instancabile, mentre Olga, al suo fianco, rimaneva nell'ombra. Tanto vicini per lungo tempo da far pensare a esistenze parallele, impossibili da unire, impedite da traversie e contrasti, se non nel momento tragico e conclusivo della morte di Gilberto. Alcune analogie nelle loro storie familiari sembravano presagire il loro incontro. Quasi coetanei, figli di un'agiata borghesia cittadina, veneziani di terza generazione, li accomunava anche il periodo di arrivo a Venezia dei loro nonni nella temperie degli anni Venti dell'Ottocento.
Quando fu scattata la fotografia, Olga aveva quarantasette anni, Gilberto, uno di piu'. Lei e' una donna ancora affascinante e molto curata; elegante, le pende sul petto un importante medaglione ovale, un gioiello "da lutto" in uso nel secolo scorso per conservare l'effige di una persona cara. Ne aveva avuti di lutti dolorosi in famiglia! L'ultimo, proprio quell'anno, il suo adorato fratello Alessandro era morto a Berlino.
La vita con lei era stata avara di felicita', pur essendo nata in una famiglia agiata, colta e perfettamente integrata nell'elite veneziana. I suoi nonni, esponenti di importanti famiglie ebraiche bavaresi, avevano messo sapientemente a frutto le relazioni internazionali di cui godevano per creare a Venezia un'agenzia di trasporti che divento', nel giro di una generazione, una delle banche piu' importanti. Il compito di Dorena Neustain, la nonna di Olga, non era stato meno impegnativo di quello del marito: pur rimanendo nell'ambito domestico e dei rapporti sociali con le piu' importanti famiglie aristocratiche e borghesi, aveva accudito sette figli, guidando i quattro maschi fin da giovanissimi a continuare l'azienda familiare di trasporti via mare, assicurazioni e intermediazioni finanziarie. Le figure di nonna Dorena e di zia Emilia, sorella del padre Carlo, furono determinanti nel periodo dell'adolescenza e degli studi di Olga. Carlo, il piu' intraprendente dei fratelli, aveva sposato in tarda eta' la giovanissima Minna Goldsmith, di una potente e ricca famiglia viennese. In quel periodo, Venezia era appena stata annessa al Regno d'Italia, gli affari dei Blumenthal erano fiorenti. Vivevano in un palazzetto in Salizada San Samuele, nel sestiere di San Marco, una residenza ampia e dotata di ogni confort che sara' per Olga la casa della sua vita, dove era nata e dove sara' arrestata. Nel palazzo di San Marco alla morte dei figli maggiori, rimase solo la giovanissima famiglia di Carlo, sempre sotto l'ala protettrice di nonna Dorena, presenza necessaria, perche' dopo la nascita dei tre figli, Minna si allontano' da casa e poi definitivamente anche da Venezia. Il matrimonio le aveva riservato solo amarezze, come confidava all'amico, senatore Zanardelli, e la separazione fu dolorosa se Minna dovette lasciare i figli, pur scrivendo di amarli moltissimo. Olga, ancora una bambina, crebbe senza la guida e l'amore della mamma. Alla morte della nonna, pare che Olga abbia trascorso alcuni anni a Trieste, presso la zia Emilia, dove oltre alla compagnia, alla guida e all'affetto della zia, pote' frequentare la Scuola commerciale che lo zio Emanuel Edeles aveva fondato in citta'. Non furono anni facili per Olga, ultima esponente di una straordinaria genealogia femminile: dovette presto lottare per la sua emancipazione. Se lutti e sfortune economiche non avessero condizionato il suo avvenire, Olga avrebbe avuto un destino simile alle cugine triestine: un matrimonio combinato e una dote sostanziosa che le avrebbe garantito solidita' per il suo futuro. Si trovo' invece molto presto a dover pensare alla sua autonomia: la fortuna di casa Blumenthal era definitivamente sfumata, probabilmente per l'ascesa della Banca d'Italia che segno' il tramonto delle banche private. Olga e il padre si trovarono in una situazione di precarieta'.
I Blumenthal erano una famiglia poliglotta: in casa si parlava il tedesco e Carlo conosceva benissimo l'inglese, come scrive nei suoi diari Effie la giovanissima moglie inglese di John Ruskin. Olga trovo' lavoro proprio come insegnante di lingua tedesca al Circolo Filologico di Venezia, opera di Maria Pezze' Pascolato e di Gilberto Secretant, due persone che diventeranno importanti nella vita di Olga: le furono vicine, determinarono molte sue scelte e attraverso le loro vite ci parlano di lei.
Il tema che accomuna la vita di Olga alle esperienze delle donne ebree tra Otto e Novecento e' il percorso di emancipazione, definito a volte come la 'doppia sfida': familiare, per integrarsi nella vita sociale, e individuale, per liberarsi dalle tradizioni e dal ruolo che la religione ebraica assegnava alle donne e diventare emancipate, mazziniane, poetesse, letterate, filantrope. Le donne Blumenthal avevano intrapreso il loro percorso di emancipazione: Minna Goldsmith, la madre, con la sua ribellione ai dettami della tradizione ebraica, il suo interesse per la politica, ne e' l'esempio. Olga dovette pensare prima di tutto all'emancipazione economica, un'autonomia che mantenne fino al 1938, con l'insegnamento al Circolo Filologico e a Ca' Foscari. Espresse il suo amore per la cultura, per l'arte, per la musica condividendo con Secretant e Pezze' Pascolato la cura istituzionale del Circolo e poi della Dantesca Veneziana.
Nel 1920 iniziava per lei una carriera nella Scuola piu' importante della città e cominciava sotto i migliori auspici. Olga era una donna colta, preparata da due decenni di insegnamento delle lingue, libera dai legami familiari perche' il padre era morto all'inizio della guerra e libera finalmente anche dalla guerra, che il suo Gilberto, patriota e interventista, aveva tanto caldeggiato. Erano stati anni di lontananza e di sofferenza ma ora, finalmente, avrebbero potuto sposarsi. Nella fotografia del 1920, tuttavia, Gilberto appare affaticato e invecchiato. Il male che lo avrebbe portato via presto gia' minava il suo carattere vivace e intraprendente. Segui' un periodo di grandi sofferenze e Olga che si curava di lui, per essergli piu' vicina, lo sposo'. Il matrimonio tanto atteso si era finalmente realizzato ma duro' pochissimi giorni molto tristi.
La morte lo colpiva ancor giovane, dopo atroci sofferenze, proprio quando egli aveva realizzato un sogno di pace e di felicita', che non si tradusse purtroppo, per parte della sua diletta compagna, prof. Olga Blumenthal, che nel doloroso ufficio di infermiera pietosa.
Per i successivi vent'anni, Ca' Foscari offri' a Olga Blumenthal solo un incarico precario. Ogni anno aspettava con ansia il rinnovo del contratto che dipendeva molto dal suo rapporto personale con il professor Belli. Nell'immediato dopoguerra, essere donna ed ebrea non rappresentava un impedimento alla riconferma dell'incarico di insegnamento, ma ben presto la politica fascista comincio' a influenzare le scelte della Scuola. La sua carriera ebbe inizio proprio quando il fascismo si affermava, compenetrando ogni settore della vita sociale. Fino al 1925 l'Istituto riusci' a mantenere una discreta autonomia: nonostante il clima politico era stato eletto Direttore della Scuola Gino Luzzatto, un antifascista firmatario del manifesto di Croce, stimato dai colleghi ma inviso alle autorita' veneziane. Abilmente orchestrati presto cominciarono i disordini. Luzzatto fu costretto alla dimissioni. Contrariamente all'amico e collega Bruno Trentin, che preferi' lasciare l'insegnamento, Gino Luzzatto, ordinario di scienze storiche e sociali, piego' il capo per continuare a insegnare e a fare ricerca. Collaborava con i colleghi d'oltralpe: con Marc Bloch, lo storico delle Annales, finche' fu possibile mantenne un rapporto epistolare per condividere gli esiti delle rispettive ricerche.
Luzzatto fu un punto di riferimento determinante per Olga, specialmente dopo la morte di Maria Pascolato nel 1933. Gli avvenimenti del 1925 che avevano coinvolto Luzzatto  furono il passaggio di Ca' Foscari dalla piena autonomia a una normalizzazione da parte del regime fascista. Il concordato con la Santa Sede del 1929 e la religione cattolica che diventava religione di Stato, era per Olga un serio pericolo: la fine dello Stato laico che aveva accolto e permesso l'integrazione di tanti ebrei nel corso dell'Ottocento, di cittadini che avevano combattuto numerosi, da patrioti, per la formazione dello Stato italiano e nella prima guerra mondiale. A questa criticita' si sommava il progetto di allontanare le donne dall'insegnamento superiore.
Olga seppe reagire al mutare delle condizioni: il suo sodalizio con Maria Pezze' Pascolato, ora insegnante nel posto di Gilberto, divenne piu' forte. Maria l'avrebbe voluta con se' anche in Ateneo, ma Olga vi rimase solo pochi mesi. Pochissimo tempo ma determinante perche' l'Ateneo la richiamo' nel 1938, a 13 anni dalla revoca, per compilare la scheda del censimento. Fu quella scheda che determino' la sua iscrizione nel registro degli ebrei. Olga dedicava la sua vita all'insegnamento ma condivideva con Maria molte iniziative, come i corsi di alta cultura rivolti agli stranieri nei mesi estivi. Maria rappresentava una sicurezza. Contrariamente a lei, era una persona conosciuta e potente: di un'importante famiglia veneziana conservatrice e fervente cattolica, aveva aderito con convinzione al fascismo, assumendo incarichi di partito, spinta anche dalla conoscenza personale di Benito Mussolini. Forse Maria non fu estranea nemmeno alla decisione di Olga di ricusare l'ebraismo.
Senza alcuna prova, se non il certificato di battesimo, possiamo solo ipotizzare le motivazioni che spinsero Olga alla conversione. Al di la' di quelle spirituali, forse ci fu il desiderio di uniformarsi al processo di fascistizzazione della societa' e della scuola che era il suo ambiente di vita. Olga aveva assimilato in famiglia e condiviso con Gilberto, la fede patriottica. Nello stato liberale essere ebrei non contrastava con l'amore per la patria. Al contrario, Carlo Scott Blumenthal, fratello del nonno Mayer, aveva accompagnato Garibaldi lungo tutto il periodo risorgimentale; altri ebrei illustri parteciparono attivamente alla vita politica, come Luigi Luzzatti che arrivo' nel 1911 a ricoprire la carica di Primo Ministro del Regno. Il regime fascista stava determinando che essere ebrei fosse d'impedimento alla realizzazione di una compiuta identita' italiana. Nonostante le prese di posizione ideologiche del regime, Olga era sicura della propria identita', come lei stessa scrivera' in un documento del 1942, in terza persona, per riavere la radio che le era stata sequestrata:
Dell'italianita' dei sentimenti della sua Famiglia, e suoi, fanno fede e garanzia una documentazione ostensibile nonche' le referenze, che sul conto di Lei possono fornire numerose famiglie veneziane [...].
Ora che essere ebree poteva avere delle conseguenze nell'accettazione sociale e nel conservare la propria condizione lavorativa, si battezzo' con il nome di Olga Maria nel 1929, lo stesso anno del Concordato con la Santa Sede. La scelta religiosa le avrebbe permesso di sentirsi ancora patriota e italiana, avrebbe potuto mantenere la rete di amicizie e, diventando un'insegnante cattolica e percio' piu' gradita al regime, salvaguardare il suo rapporto con Ca' Foscari.
Il suo incarico fu comunque messo in crisi. In cerca di alleanze vantaggiose con le universita' tedesche, nel 1937 Belli stesso, dopo averla riconfermata per tanti anni come valida assistente, chiese che fosse sostituita con un giovane professore proveniente da Monaco di Baviera. Olga lotto' per il posto di lavoro con l'aiuto di Luzzatto. Forse non fu prodiga di saggi scritti, non si mise in luce con presenze pubbliche, ma certamente fu sempre determinata nel difendere la propria posizione di insegnante. Aveva  sessantaquattro anni ma ancora tante energie da spendere con i suoi studenti. Lo dichiarava Olga stessa ma lo racconta bene nel suo diario Titti Petracco, una matricola di quegli anni. Nonostante la benevolenza dei colleghi e le lettere che lei stessa scrisse al Rettore, ottenne solo qualche contratto mensile come assistente volontaria. Dopo qualche mese le leggi razziali misero fine a ogni possibile collaborazione.
Con la scheda che fu costretta a compilare, fu dichiarata ebrea, nonostante la sua religione. Era chiaro il criterio razziale e non religioso della schedatura. Dal momento in cui il suo nome fu iscritto nei registri degli ebrei, la documentazione su Olga Blumenthal aumento': era una persona controllata dalla polizia fascista. Comincio' per lei, come per tutti gli ebrei italiani il periodo della 'persecuzione dei diritti'. Perse l'insegnamento a Ca' Foscari e anche al Circolo Filologico, dove aveva lavorato per piu' di trent'anni. Le porte dei luoghi di cultura si chiusero a una a una. Le restava un unico modo per pensare al proprio sostentamento: dare lezioni private.
La documentazione che produsse per riavere la radio che le era stata sequestrata ci permette di conoscere le persone con le quali ancora manteneva rapporti. Olga si appello' alle conoscenze eccellenti che, un tempo per censo familiare, poteva vantare. Emerge cosi' uno spaccato di societa' dove predominava l'aristocrazia veneziana, ora collusa con il fascismo, e alcuni nomi illustri dell'alta borghesia e del mondo della cultura. In quella occasione intercedono per lei, non appellandosi ai diritti della sua persona, bensi' a una generica pieta' verso una "vecchia maestra di tedesco", sminuendo la sua figura di docente della prestigiosa Universita' di Ca' Foscari. Olga accompagno' le raccomandazioni con una accorata istanza affinche' l'apparecchio le venisse restituito: "Considerato che, data l'eta' e la vita sola della sottoscritta, la Radio e' l'unico suo svago e passatempo".
Nonostante i pericoli, Olga scelse di rimanere in citta', come l'amico Luzzatto che era stato a sua volta espulso da Ca' Foscari perche' ebreo. Ambedue erano anziani e non se la sentivano di affrontare l'ignoto. Scelsero di rimanere, mentre moltissimi ebrei veneziani si erano allontanati da Venezia e dall'Italia. Con l'occupazione tedesca e la complicita' della Repubblica Sociale, e' la vita stessa degli ebrei a essere in pericolo. Olga si trovo' sola: anche Luzzatto decise di lasciare Venezia, affrontando un viaggio lungo e pericoloso, si rifugio' a Roma. La fuga lo salvo' dall'arresto e dalla deportazione. Olga invece rimase. Fece un tentativo di sottrarsi all'arresto, rifugiandosi per un periodo a Maniago in Friuli, torno' dopo aver compiuto settant'anni. Nel registro aggiornato degli ebrei, accanto al suo nome e alla sua ascendenza familiare, una nota a matita rossa, 'ultra 70 anni', l'avrebbe risparmiata dalla deportazione secondo le disposizioni della Direzione Generale Demografia e Razza: "Confermasi che gli ebrei puri tanto italiani che stranieri debbano essere inviati campi di concentramento, fatta eccezione per vecchi oltre 70 anni et malati gravi".
Quando seppe che, nonostante le disposizioni del Ministero, il 7 agosto 1944, ventuno ultrasettantenni furono prelevati dalla Casa di ricovero del Ghetto e con loro il rabbino Ottolenghi, perse ogni speranza. Preparo' la casa alla sua partenza. Dovette lasciare incustoditi i numerosissimi libri delle sue biblioteche che avrebbe voluto donare alla Querini Stampalia:
Mi rivolgo a Lei con la preghiera di voler esaudire un mio vivo desiderio approvando una mia idea. Da molti anni mi preoccupa il pensiero della sorte che tocchera' ai miei libri dopo la mia morte.
Quando, ventun anni fa, ebbi la sventura di perdere Mio Marito, offersi di mia libera volonta' a Ca' Foscari circa 500 volumi, fra suoi e miei, ed altrettanti ne diedi al Circolo Filologico. Pensavo in tal modo, non solo di onorare la memoria di Lui, ma desideravo anche che quei libri potessero aiutare dei giovani nei loro studi. In tutti questi anni ho sempre cercato di arricchire la mia Biblioteca, ed il desiderio che i miei libri siano in avvenire dedicati alla gioventu' studiosa, mi spinge a pregare [...] di accettare la donazione che di essi avrei deciso fare alla Biblioteca Querini Stampalia.
La polizia tedesca arresto' Olga Blumenthal il 29 ottobre. Fu portata alle prigioni della Giudecca, poi alla Risiera di San Sabba e infine a Ravensbruek, da dove non fece piu' ritorno.
All'apertura dell'anno accademico 1945-46, l'amico Gino Luzzatto, divenuto Rettore di Ca' Foscari, nomino' la vecchia collega, l'unica che non era riuscita a tornare:
Soltanto ieri ci giunse la notizia della morte della sig.ra Olga Secretant Blumenthal [...] che colleghi e studenti hanno sempre ricordato e ricordano con profonda venerazione. Deportata nell'estate del 1944, nonostante la sua eta' di piu' che settant'anni e le tristi condizioni di salute, essa non resistette ai disagi ed ai maltrattamenti, e mori', durante il viaggio, o subito dopo; nuovo e dolorosissimo documento di vergogna che ricade non su un uomo solo, ma su tutto l'esercito e su tutto il popolo germanico che esegui' supinamente gli ordini di un pazzo criminale, e coopero' freddamente, senza il minimo senso di pieta' umana, alla distruzione metodica e totale di sei milioni di uomini inermi e inoffensivi, colpevoli soltanto di appartenere ad una razza diversa da quella del popolo eletto.
Oggi sappiamo che la morte di Olga, come quella di tutti gli altri ebrei italiani o stranieri che si erano rifugiati in Italia, non ricade esclusivamente sugli alti comandi dell'esercito tedesco, ma fu preparata dalle leggi razziali del governo italiano e attuata grazie alla solerte collaborazione della polizia fascista italiana.
Dopo l'accorata prolusione del Rettore del 1945, l'esistenza di Olga Blumenthal cadde nell'oblio, anche se l'Universita' conserva ben due fondi librari a suo nome. Fu grazie agli approfondimenti sulla documentazione della Mostra organizzata dalla facolta' di Storia nel 2018, "Ca' Foscari allo specchio. A 80 anni dalle leggi razziali", che si torno' a parlare di lei.
Ricostruire la storia della sua vita non e' stato semplice perche' ottant'anni di silenzio e oblio avevano disperso molte tracce. Cercarle, recuperarle e tentare di restituire a Olga una dimensione pubblica, mettendone in luce la personalita', e' stato l'obiettivo della mia ricerca per ricostruire la sua biografia. La difficolta' maggiore e' stata la mancanza di memoria su di lei. Le biografie del Novecento nascono spesso dall'intreccio tra storia e memoria. Le testimonianze di chi ha conosciuto, ha visto, ha partecipato, sapeva, sono determinanti, accanto alla documentazione per la realta' storica. Simon Levis Sullam, nell'introduzione a L'opera di Saul Friedlaender tra storia e memoria, scrive:
Friedlaender stesso ha notato la natura di 'flash luminosi' delle testimonianze, che illuminano il paesaggio storico: esse "confermano intuizioni; ci mettono in guardia dalla facilita' di vaghe generalizzazioni. A volte non fanno che ripetere il gia' noto con una forza impareggiabile".
Nella storia di Olga mancavano i 'flash luminosi'. Nessun vivente la ricordava. Nessuno l'aveva cercata dopo la guerra. Ultima capostipite italiana di una importante famiglia in diaspora, visse a lungo in solitudine. Di lei, ed e' l'unica testimonianza, scrisse brevemente Titti Petracco, che oggi non c'e' piu', e il suo 'flash', ormai senza luce, ha confermato la mia intuizione che Olga fu anche una docente 'buona', vicina agli studenti e generosa.
Per approfondimenti e per le fonti citate, si rinvia al volume: Emilia Peatini, Olga Blumenthal. Storie di una famiglia e di una vita, Verona, Cierre, 2022.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 232 del 20 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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