[Nonviolenza] Telegrammi. 4931



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4931 del 19 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Renata Scotto
2. Pasquale Pugliese: In cielo volerebbero gli aquiloni. Note sull’antimilitarismo di Michela Murgia
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una lettera aperta al Segretario generale delle Nazioni Unite affinche' chieda al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier
5. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
8. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
9.  Omero Dellistorti: Erbacce
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. LUTTI. RENATA SCOTTO

E' deceduta Renata Scotto, soprano indimenticabile.
Con gratitudine la ricordiamo.

2. MEMORIA. PASQUALE PUGLIESE: IN CIELO VOLEREBBERO GLI AQUILONI. NOTE SULL'ANTIMILITARISMO DI MICHELA MURGIA
[Riceviamo e diffondiamo]

Con Michela Murgia se n'e' andata non solo una grande scrittrice, ma una straordinaria intellettuale civile che, attraverso interventi pubblici veicolati con un uso sapiente degli strumenti di comunicazione, dai libri ai canali social, ha operato una accurata decostruzione dei sistemi di violenza nei quali siamo invischiati, a cominciare da quello del patriarcato, attraverso un'accurata analisi della violenza insita nelle parole. Mai sottraendosi alla responsabilita' consegnatole dal suo ruolo pubblico, anche sfidando le convezioni, fino a mettere in discussione - e fino alla fine- l'impianto culturale che legittima anche l'altra faccia del sistema patriarcale, il sistema militare. Senza sottrarsi ai conseguenti attacchi sguaiati che questo le ha provocato. Ne faccio qui alcuni esempi, usando le sue parole, prima che ne sia rimossa la memoria.
E' accaduto durante la pandemia da covid-19, quando Michela Murgia ha messo pubblicamente in discussione la narrazione bellica che ne ha costituito il fondamentale paradigma interpretativo e generativo. In particolare durante la trasmissione televisiva DiMartedi' del 6 aprile 2021 nel corso della quale, a precisa domanda del giornalista Floris, ha risposto di temere la scelta incongruente di nominare un generale al ruolo di commissario straordinario per affrontare la pandemia. Di fronte "al tiro alla Murgia" scatenatosi sui media in seguito a queste affermazioni, l'autrice ne ha svolto, il giorno dopo, una precisa argomentazione sui propri canali social.
"Nominare un militare a fare il commissario dell'emergenza covid" - ha scritto Michela Murgia il 7 aprile su Facebook - "significa inserire la pandemia in una cornice semantica di "guerra". So che per molti e' una cornice adatta, perche' il virus ci e' stato raccontato come "il nemico" e il modo di affrontarlo e' stato descritto come "una trincea". Io non condivido questo impianto metaforico, perche' sottintende che il genere umano stia dichiarando guerra a un elemento di natura, cioe' al sistema interagente di cui noi stessi facciamo parte" - continua Murgia - "Della retorica di guerra fa parte la convinzione che tutto finira', che "vinceremo il virus" e potremo tornare alla vita "pacifica" di prima. La retorica di guerra e' comoda: non cambia i nostri comportamenti e ci consente di pensare che l'esplosione della pandemia sia indipendente dai nostri stili di vita. Ci convince che siamo vittime innocenti, poveri ignari che siamo stati attaccati da una specie nemica. Quella della guerra e' una narrazione falsa. Il virus non e' un nemico a cui spezzeremo le reni, ma un organismo con cui dovremmo imparare a convivere ripensando i nostri comportamenti. Prima dismettiamo la retorica della trincea, prima acquisiamo quella del cambiamento. Ma sono metafore, mi si dira'. E' guerra per modo di dire. Certo, ma a forza di ripetere metafore di guerra, non e' strano se poi a condurre la lotta contro la pandemia viene nominato un generale. Siamo l'unico paese europeo ad aver messo un militare a gestire la campagna vaccinale".
La retorica bellica, come molti hanno evidenziato, radicalizzata a partire dalla pandemia non ha piu' lasciato la narrazione pubblica della realta' trasformandosi, senza soluzione di continuita', nella cifra del racconto bellicista del conflitto tra Russia ed Ucraina, polarizzato e banalizzato fino al corollario delle liste di prescrizione dei "pacifisti-putiniani" sui media italiani. Michela Murgia si e' sottratta intenzionalmente a questa retorica anche nella lucida e drammatica intervista al Corriere della sera del 6 maggio del 2023, nella quale ha annunciato, insieme all'uscita dell'ultimo libro "Tre ciotole", il proprio tumore al quarto stadio ribadendo di volersi sottrarre nel parlarne, nel libro come nell'intervista, alla semplificazione del registro bellico spesso usato nella "guerra al cancro". "La guerra presuppone sconfitti e vincitori" - dice Murgia ad Aldo Cazzullo - "io conosco gia' la fine della storia, ma non mi sento una perdente. La guerra vera e' quella in Ucraina. Non posso avere Putin e Zelensky dentro di me".
Poche settimane dopo, qualora non fosse sufficientemente chiaro il suo punto di vista, e nonostante il progredire della malattia, dichiara - in un video affidato a Instagram, diventato in poco tempo virale - a proposito della parata militare del 2 giugno, che ancora una volta esalta il bellicismo della nazione, il proprio antimilitarismo: "Io sono antimilitarista, non e' un mistero. Non vuol dire che odio i militari, ma che sono cittadina di uno Stato che nella sua Costituzione ripudia esplicitamente la guerra. C'e' scritto li'. Se davvero crediamo che quella sia la Costituzione piu' bella del mondo dovremmo essere tutti e tutte antimilitaristi. Trovo privo di logica celebrare la nascita di una democrazia mostrando l'apparato bellico perche' e' quello che fanno le dittature. Il 2 giugno e' la festa di tutti i cittadini e cittadine e sarebbe bello se un paese civile e in pace facesse sfilare le espressioni della sua migliore vita democratica. Una parata aperta dagli artisti e le artiste italiane, seguiti da personale medico, insegnanti, contribuenti, giornalisti. In cielo volerebbero gli aquiloni".
In cielo volerebbero gli aquiloni, invece dei cacciabombardieri. E forse questo accadra' davvero, se continuiamo con persuasione e determinazione a svolgere l'impegno che ci consegna anche Michela Murgia, volto a smantellare la legittimazione della guerra e degli strumenti che la rendono possibile, cominciando con la decolonizzazione dell'immaginario di guerra che la rende un implicito culturale da non mettere in discussione. A partire - come ci ha insegnato questa straordinaria intellettuale civile - dalla depurazione del linguaggio bellico che costruisce e modella i pensieri.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE AFFINCHE' CHIEDA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA DI RESTITUIRE LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER

Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Egregio Segretario generale delle Nazioni Unite,
lei certo conosce gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, da una commissione giuridica ad hoc delle Nazioni Unite.
Come e' noto, il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier e' in capo al Presidente degli Stati Uniti d'America, che puo' concedere la grazia presidenziale a tal fine.
Non vi e' dubbio, egregio Segretario generale delle Nazioni Unite, che una sua richiesta in tal senso non potrebbe essere ignorata dal Presidente Biden.
Le chiediamo quindi di intervenire presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Voglia gradire distinti saluti,
Il Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier
Viterbo, 10 agosto 2023

5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

7. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

9. SOTTO IL VELAME. OMERO DELLISTORTI: ERBACCE

- Cosa sta facendo?
- Tolgo tutte 'st'erbacce.
- E' autorizzato?
- Cosa?
- Le ho chiesto se ha un'autorizzazione.
- Per cosa?
- Per quello che sta facendo.
- Sto togliendo queste erbacce.
- Lo vedo, ma le ho chiesto se e' autorizzato a farlo. Risponda con un si' o con un no, per favore.
- Ma scherza?
- Proprio no.
- Davvero mi sta chiedendo se ho un'autorizzazione?
- Esattamente.
- Ma sto togliendo delle erbacce.
- Insomma, e' autorizzato o no?
- Ma quale autorizzazione, sto facendo una cosa utile per la comunita', no?
- Quindi non ha un'autorizzazione.
- No. E lei ce l'ha l'autorizzazione di respirare?
- Non faccia l'impertinente.
- E lei mi lasci in pace.
- Adesso telefono ai carabinieri.
- Ma faccia un po' quel che cavolo le pare.
*
- Buongiorno.
- Buongiorno.
- Cosa sta facendo?
- Non lo vede? Sto ripulendo dalle erbacce questo tratto di suolo pubblico.
- Lei e' un dipendente della nettezza urbana?
- Santo cielo, no. Sono solo uno che abita qui vicino.
- Esibisca l'autorizzazione, prego.
- L'autorizzazione di che?
- A svolgere l'attivita' che sta svolgendo.
- E da quando in qua serve un'autorizzazione?
- Da quando l'umanita' si e' dotata di istituzioni, li ha letti i Sepolcri di Foscolo?
- Foscolo?
- Foscolo, Ugo Foscolo.
- Questa poi, un carabiniere che cita Ugo Foscolo.
- Gia', un carabiniere che cita Foscolo, e che le chiede i documenti.
- Quali documenti?
- I suoi.
- E perche'?
- Perche' glieli chiedo, per identificarla.
- E non avete bisogno di un mandato?
- Lei vede troppi telefilm. I documenti, prego.
- Va bene la patente?
- Si'.
- Eccola.
- Grazie.
- E adesso posso continuare ad estirpare queste erbacce?
- Un momento, prego.
- Come no, tanto il tempo lo perdo io.
- E' scaduta.
- Cosa?
- La sua patente e' scaduta.
- Ma che dice?
- Guardi. Guardi qui.
- Lo so dove devo guardare. Si', e' scaduta. Vabbe', la rinnovo oggi stesso.
- E un altro documento ce l'ha?
- Perche'?
- Perche' la patente e' scaduta. Favorisca la carta d'identita', o il passaporto...
- Il passaporto?
- Se non ha la carta d'identita'.
- Ce l'ho, ce l'ho la carta d'identita'. Un momento. Eccola. Contento?
- Non faccia lo spiritoso che non e' proprio il caso.
- Andiamo bene, andiamo proprio bene.
- Come dice?
- Niente, niente, parlavo tra me, sara' mica vietato?
- E' scaduta.
- Eh?
- E' scaduta anche la sua carta d'identita', guardi.
- Ah, si'. Allora devo rinnovare pure questa, come se non ci avessi niente da fare tutto il giorno.
- Un altro documento valido ce l'ha?
- Perche'?
- Come perche'?
- Eh, perche'.
- Perche' devo identificarla e mi occorre un suo documento. Valido.
- E se io non ce l'avessi un documento valido?
- Allora dovrebbe seguirmi in caserma.
- Lei scherza.
- No.
- Mi arresta perche' ho la patente scaduta?
- La fermo per identificarla.
- Ho la tessera sanitaria.
- Non e' sufficiente.
- E il codice fiscale.
- Neppure.
- Non ho altro qui con me.
- Allora deve seguirmi.
- Aspetti, aspetti. Ma guarda tu che roba.
- Come dice?
- Niente, niente, ho capito, ho capito. Ecco, guardi questi.
- Cosa sarebbero?
- Come, cosa sarebbero? Due bigliettoni da cinquanta euro.
- E cosa dovrei farci?
- Andiamo, che ha capito.
- No, non ho capito.
- Avanti, su, lei li intasca e amici come prima.
- Primo: non siamo amici; secondo: questo e' il piu' maldestro e ridicolo tentativo di corruzione cui mi sia mai capitato di assistere.
- Allora non li vuole?
- Mi segua, prego.
- Un attimo, e che diamine, un attimo. Se ce ne metto sopra un altro paio, eh? Due per lei e due per il suo collega che sta zitto zitto con gli occhi sgranati.
- Senta, non si faccia ulteriormente del male. Mi segua e resti in silenzio che e' meglio per lei.
- Ma neanche per sogno, io non seguo nessuno, stavo solo ripulendo il suolo pubblico dalle erbacce infestanti stavo, e adesso mi arrestate per questo?
- Non per questo, ma per la tentata corruzione di pubblico ufficiale.
- Io non ci vengo in caserma.
- Non costringa me e il mio collega a far uso della forza, si comporti da persona civile.
- Io sono una persona civile.
- E allora ci segua. La identifichiamo, le notifichiamo la denuncia, poi se ne torna a casa.
- Io n caserma non ci vengo, provate a trascinarmi se ci riuscite, ma se mi toccate vi avverto che vi denuncio.
- Per cosa?
- Che ne so, ci pensera' il mio avvocato a trovare il reato giusto. Vi faccio passare un sacco di guai, vedete voi se non lo fo.
- Minacce e resistenza.
- Eh?
- Minacce e resistenza a pubblico ufficiale, sono gli altri due reati che sta commettendo.
- Ma piantatela di dire scemenze, io sono un cittadino perbene, e conosco i miei diritti. Pagliacci. Andate a cercare i delinquenti invece di scocciare la gente perbene.
- E oltraggio.
- Che?
- Oltraggio a pubblico ufficiale.
- Ma vedete di andarvene, buffoni che non siete altro, siete voi che siete un oltraggio, un oltraggio all'intelligenza umana, alla civilta', alla nazione, alla stirpe...
- Le conviene tacere e seguirci senza fare altre storie.
- Ah, ma voi non sapete chi sono io. Io vi faccio passare un guaio che ve lo ricordate finche' campate. Sono cugino del sindaco io, lui fa una telefonata a chi so io e voi vi ritrovate tutti e due a Portogruaro prima di dire amen.
- Abbassi la voce e ci segua.
- Giu' le mani. Giu' le mani, manigoldi.
- Per l'ultima volta, abbassi la voce.
- Non abbasso un bel niente, la gente deve sapere. Qui si commette un abuso di potere. Si perseguita un patriota...
- Abbassi la voce e ci segua, non me lo faccia ripetere.
- Me ne frego io, me ne frego. Ci aveva ragione il duce: me ne frego. Forza, fatevi sotto.
- Adesso la smetta.
- Smettetela voi e vedete di andarvene prima che vi cambi i connotati; faccio arti marziali da vent'anni, servira' a qualche cosa, no?
- Non ci costringa...
- A fare che, eh? A fare che? Razza di babbuini...
- A usare il taser.
- E che sarebbe?
- Questo strumento che da' una scossa elettrica. E' dolorosa, sa.
- Me ne frego. Fatevi sotto. Non mi fate mica paura. Io sono un italiano, un italiano vero. E il sindaco e' mio cugino. Forza, vi sfido, vi sfido, buffoni. Volete tornare a casa senza denti? Avanti, fatevi sotto.
*
- Questo non rinviene.
- Lo vedo.
- Chiamiamo il 118?
- Certo che chiamiamo il 118.
- Che imbecille.
- Che imbecille.
- Dimmi tu se uno deve guastarsi la giornata per un imbecille cosi'.
- Come se non avessimo gia' abbastanza rogne.
- Che schifo di mondo.
- Che schifo di mondo e che schifo di gente.
- E mica rinviene 'st'imbecille.
- Che imbecille.
- Gia', che imbecille. Proprio a noi ci doveva toccare.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Roger Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza, Theoria, Roma-Napoli 1985, pp. 62.
- Roger Caillois, La vertigine della guerra, Citta' Aperta, Troina (En) 2002, pp. 158.
- Roger Caillois, L'incertezza dei sogni, Feltrinelli, Milano 1983, pp. 120.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4931 del 19 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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