[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 230



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 230 del 18 agosto 2023

In questo numero:
1. In Afghanistan il fascismo e la fame
2. Ancora e sempre con le donne iraniane per la vita e la liberta' di tutti gli esseri umani
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
13. Rossana Melis: Una strada per Paola Drigo

1. L'ORA. IN AFGHANISTAN IL FASCISMO E LA FAME

In Afghanistan il fascismo e la fame.
Sosteniamo la lotta delle donne afghane per la vita, la dignita' e i diriti di tutti gli esseri umani.
Si inviino immediati e ingenti aiuti umanitari a una popolazione cosi' brutalmente oppressa e ridotta allo stremo.
Solo facendo il bene si sconfigge il male.
Solo con la nonviolenza si estingue la violenza.
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Contro tutti i fascismi e contro tutti gli imperialismi.
Contro tutti i colonialismi, i razzismi, le segregazioni.
Contro ogni guerra e contro ogni schiavitu'.
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Siamo una sola umanita' di donne e uomini tutte e tutti eguali in dignita' e diritti.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi.
Siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. L'ORA. ANCORA E SEMPRE CON LE DONNE IRANIANE PER LA VITA E LA LIBERTA' DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Cessi l'insensata e blasfema dittatura maschilista e patriarcale in Iran.
Torni quel paese di antichissima civilta' al rispetto della giustizia, alla pratica della solidarieta', all'ascolto della parola vera e buona che  dice: "Non uccidere, rispetta ed aiuta ogni persona, fai propri nel tuo agire i valori supremi della clemenza e della misericordia, opponiti al male facendo il bene, abolisci la violenza con la nonviolenza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siano il dono e il perdono il fondamento dell'universale convivenza.
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Siamo una sola umanita' di donne e uomini tutte e tutti eguali in dignita' e diritti.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi.
Siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

12. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

13. RITRATTI. ROSSANA MELIS: UNA STRADA PER PAOLA DRIGO
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 31 maggio 2021]

Premessa di Adriana Chemello
Il primo appuntamento di questa nuova rubrica si apre sotto un buon auspicio, una coincidenza che possiamo interpretare come beneaugurante: e' uscita proprio in questi giorni, nella collana degli "Oscar" Mondadori, la ristampa, tanto attesa e auspicata, del romanzo di Alba De Cespedes, Dalla parte di lei, da cui abbiamo preso spunto per la nostra titolazione.
E la figura che vi proponiamo in questo primo appuntamento e' quella della scrittrice di origini venete, Paola Drigo, ingiustamente dimenticata e lasciata a lungo nell'oblio.
Vogliamo ridare voce a questa donna che nei suoi racconti ha saputo auscultare e narrare i sentimenti piu' reconditi della vita delle donne, in particolare le violenze domestiche nascoste e taciute, denunciando, senza enfasi ma con aderenza alla realta' delle cose, gli invisibili pregiudizi e le ataviche violazioni della dignita' di cui sono tappezzate le vite delle donne. Il suo racconto Maria Zef ha avuto anche una trasposizione cinematografica ad opera del regista Vittorio Cottafavi e la pellicola, dopo un accurato restauro, e' stata presentata al Festival di Venezia 2019.
Rossana Melis, dottore di ricerca in italianistica, studiosa rigorosa e attenta in particolare del secondo Ottocento italiano e della figura di Matilde Serao, ha collaborato a ridare voce alla scrittrice Paola Drigo con la recente pubblicazione del carteggio inedito con il critico d'arte Bernard Berenson: Come un fiore fatato. Lettere di Paola Drigo a Bernard Berenson, a cura di Rossana Melis, Padova, Il Poligrafo, 2016.
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Perche' quella che e' ormai considerata, dagli addetti ai lavori, come la scrittrice piu' importante e originale dei primi decenni del Novecento, non solo veneto, Paola Drigo, in realtà e' una scrittrice sconosciuta?
Perche' la stessa cittadina dove e' nata, Castelfranco Veneto, non le ha dedicato neanche una piazza, un viuzzo, insomma un luogo pubblico per celebrarla? Oppure perche' non l'ha fatto la citta' dove e' morta, Padova?
I motivi, oltre la smemoratezza che in genere colpisce le figure delle donne che pure hanno lasciato dietro di se' tracce importanti, ci sono. Vediamoli.
Paola Bianchetti (che firmera' sempre i suoi scritti con il cognome del marito) era nata appunto a Castelfranco Veneto nel 1876, in un periodo in cui l'educazione femminile era quasi sempre trascurata, o comunque avveniva sempre, nelle famiglie aristocratiche o borghesi colte, non certo in scuole pubbliche.
Ma Paola aveva una fortuna: un padre, Valerio Bianchetti, avvocato mazziniano, repubblicano e laico, che credeva nell'educazione pubblica anche per le ragazze; aveva per questo avviato agli studi ginnasiali la primogenita Paola, che fu quindi la prima ragazza a frequentare il Ginnasio-Liceo Canova, a Treviso.
Nel corso della quinta ginnasio il padre mori', la famiglia non si ritrovo' piu' nell'agiatezza di prima. La madre, che aveva altri tre figli maschi piu' piccoli da far studiare, dopo qualche anno si trovo' costretta a tenerla a casa.
Nel frattempo la famiglia si era trasferita a Padova, dove studieranno i fratelli di Paola. Lei e' una ragazza bellissima. Nel 1898, a 22 anni, sposa l'ingegnere Giulio Drigo, ricco possidente padovano. Tra loro corrono quasi vent'anni. L'anno dopo nasce il figlio Paolo, e poi una bambina, che subito muore. I coniugi trascorrono parecchi mesi a Mussolente, in una bella villa ai piedi del Grappa, Ca' Soderini.
Insomma: una storia dai tratti comuni a quelli di molte giovani signore degli inizi del Novecento.
Ma Paola ha qualcosa da dire, anche se e' molto timida e insicura. O forse no, perche' ha dentro di se' l'immagine di un padre amato, che l'ha educata alla verita', al coraggio. Scrive racconti, dallo stile sicuro, soprattutto angolati sempre da un occhio femminile, di chi dice quello che pensa e che vede.
Sono anche storie di donne infelici.
Gli anni Venti sono per lei molto pesanti. Il figlio e' lontano, il marito, nel 1922, muore. Paola se ne sta molto spesso in solitudine a Mussolente, ma anche viaggia, e continua a scrivere. Ama i classici, si tiene al corrente della narrativa piu' recente, francese o inglese o tedesca. Un critico che l'ha seguita benevolmente dagli inizi, Pietro Pancrazi, la giudica ormai in declino.
Ma Paola ha in mente un racconto lungo, la protagonista e' una povera montanara della Carnia, Mariutine, ne scrive parecchie pagine. Pero' lo interrompe, non si sente la forza di proseguire. Intanto i rapporti con il figlio, che abita e lavora a Roma, entusiasta del regime di quegli anni, non sono facili. Si mette allora a narrare in prima persona, in uno stile piano e conversevole, la sua vita degli ultimi mesi.
Ne esce un racconto, Fine d'anno in campagna, quasi una cronaca della crisi appena vissuta. Viene pubblicato, nella primavera del 1934, su "Pan", una rivista letteraria fiorentina molto seguita. Il racconto fa rumore, perche' e' scritto con tranquillo, minuto realismo e autoironia. Sia per il successo di Fine d'anno, poi pubblicato da Treves, che per gli incoraggiamenti che le vengono dal celebre critico d'arte Bernard Berenson, improvvisamente - e siamo ormai nell'autunno del 1935 - Paola Drigo riprende quel racconto interrotto, che ha come protagonista Mariutine. Ci lavora intensamente, ininterrottamente, stando anche male, e lo conclude nel febbraio del 1936.
Si chiamera' semplicemente Maria Zef. Il direttore della casa editrice Treves (che lavora in anonimato, perche', antico e fervido repubblicano, e' contrario al regime) e' entusiasta dell'opera. Il libro esce alla fine del 1936. E anche chi lo legge l'accoglie come un capolavoro. Nel corso dell'anno successivo se ne fanno ben quattro ristampe di qualche migliaio.
A leggerlo ora, ancora ci meravigliamo, e ci interroghiamo su come una signora (sulla cui vita esteriore mi sono cosi' dilungata) abbia scritto, nel 1936, una storia dove esprime e domina con semplicita', insieme a descrizioni intense del mondo silenzioso della montagna, il dolore totale della condizione umana, vissuto attraverso l'esperienza di una ragazzina della Carnia.
Anche se credo che sia necessario leggerla tutta per capirne l'eccezionalita', ne trascrivo qualche brano. Anzitutto quello di apertura:
Erano due donne un carretto ed un cane.
Andavano lungo l'argine del fiume, dopo il tramonto, verso una grossa borgata di cui si vedeva appena brillar qualche lume sull'altra sponda.
Il carretto a due ruote, carico di mestoli, scodelle, candole e candolini, e di altri oggetti in legno, era trascinato da una delle donne che, attaccata alle stanghe per mezzo d'una cinghia che le passava sotto le ascelle, tirava innanzi animosamente tra le buche e il fango della strada.
Veramente, benche' alta e complessa con larghe spalle di montanara, ella era piuttosto una bambina che una donna, di tredici o quattordici anni appena, con un visotto tondo ed ingenuo, e due begli occhi azzurri dall'espressione infantile.
Cosi' ci viene incontro, in uno scenario arioso di pianura, Maria Zef, Mariutine. L'altra donna, la madre Catine, ha gia' un'aria affranta. Nel carretto, quasi nascosta, sta la sorellina Rosute, dal ciuffetto di capelli rossi.
Siamo agli inizi del Novecento (ma quasi nulla ce lo dice, lo scenario e' senza tempo: sono le donne, che d'estate scendono dalla loro montagna quasi disabitata per vendere nella ricca pianura i prodotti che hanno messo insieme nel lungo inverno).
In questo andare, la madre Catine si sente peggio, e muore. Arriva allora dalla casa di montagna, di la' del Passo della Mauria, barbe Zef, lo zio delle bambine, cognato di Catine, il cui marito e' morto in America molti anni prima. E si porta via nella casa poverissima e isolata della Carnia le sorelle.
Barbe Zef non parla quasi mai. Ma una sera, mezzo ubriaco, in giorni in cui anche Rosute e' all'ospedale per curare una gamba malata, violenta Mariute. Questo diventa subito per l'uomo abitudine. Per lei:
"Questo" le aveva foggiato improvvisamente un volto duro, spento, l'aveva invecchiata in pochi giorni di molti anni. Ella, che non aveva mai assomigliato a sua madre, ora, malgrado i capelli biondi e la pelle chiara, nell'espressione senza luce le assomigliava.
Poi anche Mariute si sente male. Aiutata dalle parole di una guaritrice di montagna, capisce che lo zio le ha trasmesso la sifilide, e che della stessa malattia e' morta la madre. Che la madre, aiutata da barbe Zef, ha abortito piu' volte. Che la sorellina, che non ha mai visto il padre, morto da molti anni, ha gli stessi capelli rossi dello zio, e' sua figlia. Quando Rosute sta per tornare dall'ospedale, e barbe Zef ha gia' deciso a mandare a servizio in citta' Mariute, lei capisce che la sorellina avrebbe avuto la stessa sorte, e lei non l'avrebbe potuta difendere. La sera prima di partire fa ubriacare lo zio, gli va vicino, sente pieta' per lui, che ha avuto quasi niente da una vita durissima e miserabile.
Ma l'idea di Rosute e dell'incesto la scuote:
La cucina era cosi' piccola che le basto' senza muoversi, tendere il braccio, la mano, per afferrare la scure che era buttata sopra un mucchio di legna nell'angolo del focolare.
Ella l'afferro' e l'alzo' quanto piu' alto pote'.
La lama lampeggio' nell'ombra.
Miro' al collo, e vibro' il colpo.
Non un grido: solo un fiotto di sangue.
Cosi' finisce il racconto.
Pur nella sua inequivocabile chiarezza narrativa, non troviamo nell'opera le parole sifilide o stupro, aborto, incesto, atti che pure dominavano allora piu' di adesso gli interni delle case di campagna e le citta'. Ne' le avevano nominate mai, sempre eludendole, i critici che allora, alla sua uscita, l'avevano accolta con molto favore. Solo uno, il triestino Silvio Benco, aveva detto a chiare lettere che Rosute era figlia di Barbe Zef.
La storia tragica, e cosi' comune, di Mariutine avrebbe poi incontrato muri invalicabili a livello ufficiale gia' nel corso del 1937, quando Maria Zef concorse al Premio Viareggio. Se, fino al giorno prima della premiazione l'opera aveva avuto la stragrande maggioranza dei voti, l'ultimo giorno le decisioni cambiarono repentinamente, e il premio venne dato a Guelfo Civinini.
Paola Drigo stava gia' molto male, per una malattia che aveva trascurato. Mori' pochi mesi dopo, nel gennaio del '38, in una clinica di Padova. Disperse le sue carte, la guerra incombente e poi decisiva per l'oblio.
Malgrado la casa Garzanti (erede di Treves) continuasse a pubblicare il libro, Maria Zef non e' mai stata riconosciuta per il suo valore (basta guardare la voce che nel 1968 le e' stata dedicata dal Dizionario Biografico degli Italiani). Voci accademiche si sono pero' alzate negli ultimi decenni per ricordare Maria Zef, di cui ora non e' proprio necessario, direi, sottolineare l'attualita'. In piu', una piccola fiammata di notorieta' si e' riverberata su di lei quando, nel 1981, l'opera e' stata portata in televisione dal regista Vittorio Cottafavi, che a Roma lavorava alla realizzazione del lavoro dal 1980. Forse anche per quello, o piu' probabilmente per altre sotterranee vie venete, che ne hanno tenuto aperto un carsico accesso, nel 1980 una strada e' stata dedicata a Roma a Paola Drigo. C'erano infatti allora nella Commissione di Toponomastica romana due donne, una notoriamente femminista e una con antiche parentele venete, che vollero ricordarla.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 230 del 18 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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