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[Nonviolenza] Telegrammi. 4709
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4709
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 8 Jan 2023 18:00:28 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4709 del 9 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Alessandro Marescotti: Per la liberazione di Leonard Peltier (detenuto negli USA), un invito a scrivere agli europarlamentari
2. La strage in Ucraina, la strage nel Mediterraneo, il fascismo e l'orrore che dilaga
3. A Viterbo e Vetralla due incontri di solidarieta' con la lotta nonviolenta delle donne in Iran: "Donna, vita, liberta'"
4. Annamaria Rivera: La citta' plurale ha un'impronta felina (2016)
5. Annamaria Rivera: Condannati al silenzio (2013)
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. APPELLI. ALESSANDRO MARESCOTTI: PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER (DETENUTO NEGLI USA), UN INVITO A SCRIVERE AGLI EUROPARLAMENTARI
[Riceviamo e diffondiamo.
Alessandro Marescotti e' presidente ed anima di Peacelink, la piu' importante rete telematica italiana per la pace]
Invito a scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
(Il modello delle lettera è stato realizzato dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo che cura la mailing list nonviolenza di PeaceLink).
Una scheda su Peltier: https://fazieditore.it/autore/leonard-peltier/
Un libro di Peltier con prefazione di Ramsey Clark: La mia danza del sole.
Accusato ingiustamente dal governo americano - ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali - dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidata all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quarantasette anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo.
"Nel caso di Peltier si sono verificate enormi anomalie giudiziarie. Leonard Peltier e' una persona piena di umanita' e per questa regione io saro' accanto a tutti coloro che lo sostengono finche' non lo vedremo libero" (Rigoberta Menchu', premio Nobel per la Pace).
2. L'ORA. LA STRAGE IN UCRAINA, LA STRAGE NEL MEDITERRANEO, IL FASCISMO E L'ORRORE CHE DILAGA
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Nulla e' piu' urgente che fare della nonviolenza la politica dell'umanita'.
3. INCONTRI. A VITERBO E VETRALLA DUE INCONTRI DI SOLIDARIETA' CON LA LOTTA NONVIOLENTA DELLE DONNE IN IRAN: "DONNA, VITA, LIBERTA'"
La mattina di sabato 7 gennaio 2023 a Viterbo, e la mattina di domenica 8 gennaio 2023 a Vetralla (Vt), per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si sono svolti due incontri di solidarieta' con la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la democrazia, i diritti umani e il bene comune dell'umanita', con il motto "Donna, vita, liberta'" contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni, contro tutte le oppressioni, contro tutte le violenze.
Gli incontri promossi dalla struttura nonviolenta viterbese hanno avuto non solo un valore testimoniale ma anche la funzione di mettere a disposizione dei partecipanti elementi di conoscenza e strumenti utili per l'impegno solidale, al fine di promuovere ulteriori iniziative.
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Sostegno alle donne in Iran
Nel corso degli incontri di Viterbo e Vetralla sono stati letti alcuni appelli ed alcune testimonianze della lotta di questi mesi e sono stati segnalati alcuni dei fondamentali libri che e' possibile e necessario leggere per conoscere e sostenere la lotta nonviolenta delle donne in Iran, in Afghanistan ed ovunque nel mondo.
In particolare sulla situazione iraniana sono state anche lette alcune pagine dei libri di Shirin Ebadi, di Azar Nafisi e di altre autrici.
Piu' in generale sono stati proposti all'attenzione vari libri di Giuliana Sgrena, di alcuni dei quali sono stati letti alcuni brani.
Sono stati anche letti e commentati con vivo consentimento alcuni degli appelli diffusi in queste settimana nel corso delle iniziative di solidarieta' svoltesi in varie citta' italiane.
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Sostegno alle donne in Afghanistan
Particolare attenzione e' stata dedicata anche alla situazione afghana, una tragedia che interpella anch'essa l'umanita' intera.
La violenza del regime terrorista e la catastrofe umanitaria richiedono un impegno nonviolento di solidarieta' con le donne afghane e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani che non puo' limitarsi all'azione meritoria di alcune ong in campo sanitario ed assistenziale, ma richiede un impegno di tutti i popoli del mondo e di tutte le istituzioni democratiche, e in modo particolare - e decisivamente - un impegno diplomatico ed umanitario internazionale in cui l'Onu svolga pienamente il suo ruolo come rappresentante della coalizione, dei valori e dei doveri dell'umanita intera, cosi' come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945 che si apre con le luminose parole "Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanita', a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignita' e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grande e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un piu' elevato tenore di vita in una piu' ampia liberta', e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l'uno con l'altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l'accettazione di principi e l'istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sara' usata, salvo che nell'interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini".
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Contro la violenza sulle donne e i femminicidi in Italia e in tutto il mondo
Sostenere la lotta delle donne in Iran e in Afghanistan significa anche sostenere l'impegno contro la violenza sulle donne e i femminicidi anche in Italia come in tutto il mondo.
Sostegno e' stato espresso ai centri antiviolenza ed a tutte le esperienze solidali delle donne che aiutano le vittime e contrastano la violenza degli uomini e l'ideologia, le pratiche e il sistema di potere dell'oppressione maschilista.
Ancora una volta nel corso degli incontri di Viterbo e Vetralla e' stata espressa profonda gratitudine alla piu' che ventennale esperienza viterbese di "Erinna", che nell'Alto Lazio e' stata ed e' un punto di riferimento fondamentale per tutte le donne come per tutti gli uomini che si sono posti all'ascolto e alla scuola delle donne nel contrastare tutte le violenze.
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La lotta di liberazione delle donne e' la nonviolenza in cammino che libera e salva l'umanita' intera
La lotta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la guerra, il razzismo, lo schiavismo, il fascismo e l'ecocidio.
La lotta di liberazione delle donne e' l'esperienza storica decisiva della nonviolenza che a tutte le violenze si oppone.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la guerra in Ucraina scatenata dal folle e criminale governo russo e contro tutte le guerre, contro tutte le armi, contro tutte le organizzazioni armate; guerre, armi ed organizzazioni armate la cui mostruosa funzione e il cui abominevole scopo sono sempre e solo uccidere esseri umani innocenti.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro il razzismo: il razzismo che tuttora opprime e uccide innumerevoli esseri umani, il razzismo fin genocida di regimi sanguinari di varie parti del mondo, il razzismo dei governi dei paesi dell'Unione Europea che da anni sta facendo strage di innocenti nel Mediterraneo.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro lo schiavismo e il modo di produzione, il modello di sviluppo e il sistema di potere che si fondano sullo sfruttamento spietato delle persone, la rapina dei beni di interi popoli e sulla devastazione, l'avvelenamento e la desertificazione del mondo vivente.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la distruzione del mondo vivente e la folle ideologia specista che ne e' a fondamento.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' per la democrazia contro il fascismo, contro l'imperialismo e contro il colonialismo.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' che invera ad un tempo nella loro compresenza, nella loro concreta coerenza e nella loro dialettica il principio speranza, il principio disperazione e il principio responsabilita'.
La lotta nonviolenta delle donne contro il maschilismo e' il fulcro e il cuore della lotta per la liberazione dell'umanita' e per la salvezza dell'intero mondo vivente, essendo il maschilismo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' la nonviolenza in cammino.
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Un'amministrazione della giustizia nonviolenta, un ordine pubblico nonviolento
In Iran come ovunque nel mondo occorre abolire la pena di morte, abolire l'ergastolo, "liberarsi dalla necessita' del carcere" e valorizzare la via nonviolenta delle "commissioni per la verita' e la riconciliazione" e della "giustizia riparativa".
In Iran come ovunque nel mondo occorre la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza e la trasformazione della polizia in una struttura non armata e nonviolenta cosi' come preconizzata da Gandhi: "Io ho ammesso che anche in uno stato nonviolento potrebbe essere necessaria una forza di polizia. Questo, lo confesso, e' un sintomo dell'imperfezione del mio ahimsa. Non ho il coraggio di affermare che potremo fare a meno di una forza di polizia come lo affermo riguardo all'esercito. Naturalmente posso immaginare, e immagino uno stato nel quale la polizia non sara' necessaria; ma se riusciremo a realizzarlo o meno soltanto il futuro potra' deciderlo. La polizia che io concepisco tuttavia sara' di tipo totalmente diverso da quella oggi esistente. Le sue file saranno composte da seguaci della nonviolenza. Questi saranno i servitori e non i padroni del popolo. Il popolo dara' loro spontaneamente tutto il suo aiuto, e grazie alla reciproca collaborazione, essi saranno in grado di far fronte con facilita' ai disordini, che saranno peraltro in continua diminuzione. La forza di polizia disporra' di alcune armi, ma ne fara' uso solo raramente, se non addirittura affatto. Di fatto i poliziotti saranno dei riformatori" (Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 144).
Per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza da oltre vent'anni sono state presentate al Parlamento italiano diverse proposte di legge, purtroppo fin qui mai discusse.
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Alcune figure di riferimento del pensiero e dell'azione nonviolenta delle donne
Nel corso dei due incontri di Viterbo e Vetralla sono state anche ricordate alcune delle molte decisive figure del pensiero e della prassi nonviolenta delle donne: come Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Simone Weil, Etty Hillesum, Hannah Arendt, Marianella Garcia, Luce Fabbri, Franca Ongaro Basaglia, Marielle Franco, Lidia Menapace, Hildegard Goss-Mayr, Pat Patfoort, Vandana Shiva, le Madri di Plaza de Mayo...
E sono state ricordate anche le donne insignite del Premio Nobel per la Pace: Bertha von Suttner, Jane Addams, Emily Greene Balch, Mairead Corrigan, Betty Williams, Madre Teresa di Calcutta, Aung San Suu Kyi, Rigoberta Menchu', Jody Williams, Shirin Ebadi, Wangari Maathai, Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee, Tawakkol Karman, Malala Yousafzai, Nadia Murad, Maria Ressa.
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una minima bibliografia orientativa sul pensiero e sulla prassi nonviolenta delle donne nel XX secolo
Alle persone partecipanti ai due incontri e' stata anche messa a disposizione una minima bibliografia orientativa (redatta anni fa, e che ovviamente dovrebbe essere ampliata e aggiornata) sul pensiero e sulla prassi nonviolenta delle donne nel XX secolo:
1. Sette testi panoramici e introduttivi
- Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, Bruno Mondadori, Milano 2002, 2009.
- Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre. Le donne, il genere, la guerra, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994.
- Pieranna Garavaso, Nicla Vassallo, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007.
- Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003.
- Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006.
- Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001.
- Chiara Zamboni, La filosofia donna, Demetra, Colognola ai colli (Verona) 1997.
2. Sette testi classici
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994.
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989.
- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988, 2000; Eadem, La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002.
- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989.
- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976; Eadem, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976.
- Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990; Eadem, Quaderni, Adelphi, Milano 1982-1993.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987.
3. Sette strumenti di lavoro
- Joanna Bourke, Paura. Una storia culturale, Laterza, Roma-Bari 2007, Il sole 24 ore, Milano 2010; Eadem, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 a oggi, Laterza, Roma-Bari 2009, 2011, pp. VI + 602.
- Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008; Eadem, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.
- Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernita', Giunti, Firenze 2002; Eadem, La terrazza proibita. Vita nell'harem, Giunti, Firenze 1996, 2001; Eadem, L'harem e l'Occidente, Giunti, Firenze 2000, pp. 192.
- Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003.
- Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 1996, 2000.
- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977; Eadem, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977.
- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996.
4. Sette testimonianze
- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977.
- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Eadem, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001.
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; Eadem, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982.
- Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987.
- Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982.
- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985.
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005.
5. Un'opera di riferimento
- Georges Duby, Michelle Perrot (a cura di), Storia delle donne in Occidente, Laterza, Roma-Bari, 1990-1992, 1994-1996, 5 voll. (vol. I. L'Antichita', a cura di Pauline Schmitt Pantel; vol. II. Il Medioevo, a cura di Christiane Klapisch-Zuber; vol. III. Dal Rinascimento all'eta' moderna, a cura di Natalie Zemon Davis e Arlette Farge; vol. IV. L'Ottocento, a cura di Genevieve Fraisse e Michelle Perrot; vol. V. Il Novecento, a cura di Françoise Thebaud).
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Alcuni riferimenti utili in Italia
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
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Il primo dovere
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Opporsi a tutte le guerre, a tutti i fascismi, a tutte le persecuzioni.
Opporsi a tutte le stragi, a tutte le uccisioni, a tutte le violenze.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' il cammino.
Solo la lotta nonviolenta di liberazione delle donne abolisce tutte le guerre, tutti i fascismi, tutte le oppressioni e le violenze.
Solo la lotta nonviolenta di liberazione delle donne puo' salvare l'umanita' e l'intero mondo vivente dalla catastrofe.
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Preparando l'"One Billion Rising" del 14 febbraio 2023
Nel corso dei due incontri e' anche stata data lettura dell'appello che promuove l'"One Billion Rising" del 14 febbraio 2023. Appello che di seguito si riproduce nel testo diffuso dalle coordinatrici italiane dell'iniziativa.
Carissime Amiche e Amici di Obr, a tutt* voi che in questi anni ci avete accompagnato e sostenuto, ricordiamo che nel 2023 si celebreranno nel mondo i 10 anni di One Billion Rising e del grande lavoro che siamo stati in grado di fare in ogni angolo del Pianeta e del nostro Paese.
Ci anima anche la gioia di poter finalmente tornare in presenza il 14 febbraio per il nostro appuntamento "Un miliardo di voci contro la violenza".
Crediamo in luce della grande offensiva contro i diritti delle donne in scena in troppe parti del mondo, sia necessario tornare nelle scuole, nelle palestre, nelle piazze "accoglienti" delle vostre citta' e delle vostre reti, o anche semplicemente nelle sedi vostre associazioni/organizzazioni.
L'obiettivo e' far risuonare le nostre parole e la nostra volonta', con la potenza dei nostri corpi, dei nostri sguardi, della nostra forza, e ricordare che siamo pronte e pronti a difendere i diritti e a non arretrare.
Vogliamo rinsaldare una rete coesa e collettiva che non si arresta e che, come in Iran, produce energie nuove e inarrestabili contro la violenza.
Nelle scuole in particolare sara' prezioso tornare a parlare con ragazzi e ragazze, dare un messaggio di consapevolezza e amore per l'attivismo, far si' che le/i giovani siano nostri alleati, nostre alleate.
Come voi sapete le parole e le forme del messaggio che accompagnano l'evento OBR nel mondo, si prestano all'arte, alla musica, ad happening di teatro, di danza e di poesia il cui cuore e', da sempre, marcare un territorio di liberta' e diritti adesso piu' che mai quotidianamente minacciati.
Per questo motivo vi chiediamo di essere protagoniste di OBR 2023 e come indicazione (cui potrete aggiungere vostre idee creative) vi suggeriamo di proporre:
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- esecuzione della coreografia il giorno 14 febbraio 2023
e
- se sarete nelle scuole la lettura di alcuni componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
- se organizzerete nelle vostre associazioni o nelle piazze, letture di autrici e autori che possano rappresentare la nostra forza di vincere contro la violenza di genere.
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questa tipologia di iniziativa non potrà che essere gradita.
A chi di voi confermera' la sua adesione, invieremo 5 T-shirt OBR, 200 adesivi, la grafica personalizzata con il nome della scuola e/o dell'organizzazione/comune/soggetto coinvolto.
In attesa di un vostro cortese riscontro, portiamo un affettuoso saluto.
Nicoletta, Silvia e Luisa
obritalia at gmail.com
www.facebook.com/obritalia
IG @onebillionrisingitalia
www.onebillionrising.org
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Una lettera all'ambasciata iraniana in Italia e una minima riflessione essenziale: "Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'" e "Dal femminismo molti doni"
Allegata in calce riproponiamo una lettera che abbiamo inviato sul finire dello scorso anno all'ambasciata iraniana in italia.
Sempre allegato in calce riproponiamo anche, ancora una volta, un testo diffuso l'8 marzo di diversi anni fa in cui abbiamo sintetizzato alcuni dei convincimenti che sono stati riproposti negli incontri svoltisi sabato 7 gennaio 2023 a Viterbo e domenica 8 gennaio 2023 a Vetralla.
Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran come in tutto il mondo per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Allegato primo: Una lettera all'ambasciata iraniana in Italia
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
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Allegato secondo: Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA CITTA' PLURALE HA UN'IMPRONTA FELINA (2016)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 13 maggio 2016]
Sebbene assediata dall'industria del turismo, Mogador [Essaouira] resta una citta' speciale: non solo per l'artigianato, ma soprattutto per la densa vita culturale, per il carattere cosmopolita e l'identita' molteplice, per l'affabilita', l'apertura e lo spirito di accoglienza di gran parte dei suoi abitanti, per la tendenza a filosofeggiare che caratterizza molti di loro, anche se non intellettuali (o forse proprio per questo).
A renderla ancor piu' singolare e' la presenza di gabbiani e gatti, talmente numerosa da segnare nettamente il paesaggio urbano, conferendo alla citta' un'impronta peculiare, anche estetica. I primi, che un tempo erano soliti nidificare nelle isole Porporine, sono ormai presenti ovunque nella citta': su terrazze e minareti, in certe piazze e ovviamente nel porto, sull'arenile, lungo l'intero litorale. La loro sinfonia gridata che echeggia perennemente e' parte integrante di Essaouira e contribuisce in misura notevole al suo fascino.
Quanto ai gatti, un'Essaouira senza di loro sarebbe inconcepibile. Chi ci e' stato avra' notato, fra le altre cose, che essi gironzolano abitualmente fra i tavoli di caffe' e ristoranti, all'aperto e all'interno; e che dormono indisturbati sulla soglia o dentro le botteghe di quell'ininterrotto bazar che e' la citta' entro le mura, comodamente acciambellati su tappeti, coperte, mobili di tuia e altri pregiati oggetti artigianali in vendita. A colpire sono anche le ciotole colme di sardine, frattaglie e altri avanzi che compaiono a sera tarda sulle soglie di abitazioni fra le piu' umili; le scene abituali di garzoni di caffe', ristoranti, botteghe che distribuiscono cibo alle colonie di gatti; soprattutto la singolare socievolezza dei felini: essendo per lo piu' ben trattati, non hanno ragione di diffidare degli umani.
E' questo uno dei tratti peculiari della citta', insieme con una pluralita' sociale che e' data in primo luogo, ma non solo, dalle vistose differenze di classe, sempre piu' accentuate nel corso degli anni recenti, mi sembra. Agli alberghi e ai ristoranti di lusso, e a coloro che possono permetterseli - dei turisti, anche marocchini -, fa da contrappunto la moltitudine di mendicanti, clochard e altri indigenti che, bambini compresi, sopravvivono vendendo qualcosa come dolci, sigarette e caramelle sfuse oppure offrendo qualche servizio: lucidatura di scarpe, trasporto di bagagli, tatuaggi all'henne'...
In verita', si tratta di una pluralita' anche culturale, religiosa, estetica, della quale gli abitanti locali sembrano andare fieri. Numerose volte ho ascoltato dalla bocca di miei interlocutori e interlocutrici l'elogio del pluralismo culturale e religioso del Marocco, in particolare di Mogador, intercalato con i ricordi d'infanzia sulla coabitazione e l'aiuto reciproco con famiglie israelite, e dal rimpianto del tempo in cui gli ebrei erano numerosi e svolgevano nella citta' un ruolo importante. Come si puo' immaginare, la nostalgia e il rimpianto - forse anche l'intento di smentire i dilaganti cliche' sui musulmani - conduce a idealizzare un tempo che, come ho ricordato, e' stato scandito non solo da anni e anni di convivenza pacifica, ma anche da ricorrenti manifestazioni anti-ebraiche, perfino cruente: in occasioni quali la proclamazione dello Stato d'Israele, nel 1948, e la Guerra dei sei giorni, nel 1967, per parlare solo della storia meno lontana [...].
In quella stessa area hanno preso a rifugiarsi di sera anche [...] cani, decisamente meticci. Come ho constatato, essi mangiano volentieri i croccantini destinati ai gatti, i quali dal canto loro accettano senza problemi sia la condivisione del cibo che la coabitazione notturna. Della loro presenza sembrano compiaciuti non solo i senzatetto che la sera, loro pure, son soliti rifugiarsi li', ma anche due anziani venditori di caramelle, gomme da masticare e altre piccole cose sfuse. Stanno perennemente li', seduti sotto un arco con la loro cassetta, accanto a un paio di scatole di cartone ricoperte di plastica, come cucce per i gatti. I due annuiscono vigorosamente quando un clochard dal francese forbito, vissuto a lungo in Francia da immigrato, fa l'elogio dei cani e declama che, accettandoli, finalmente i marocchini mostrano d'essersi civilizzati.
Un'eguale indulgenza mostrano i felini [...] nei riguardi dei gabbiani. Ogni giorno, verso il tramonto, dopo aver ricevuto la consueta razione di cibo da qualche gattara o gattaro (per lo piu' persone di condizione sociale assai modesta), sono soliti appisolarsi poggiati sulle mura riscaldate dal sole. E' allora che arriva puntuale un gruppo di gabbiani a beccare i residui di cibo a brevissima distanza. I gatti restano li', imperturbabili. Al massimo v'e' chi socchiude un occhio, li scorge, si rassicura e torna a sonnecchiare.
Spettacolo quotidiano e' anche quello della miriade di gabbiani che nel rosso del tramonto si esibiscono nelle loro danze volteggianti, per poi affollarsi sui lampioni e sul parapetto di pietra che si affaccia sul porto, ove sostano anche decine di gatti: gli uni e gli altri - spesso l'uno accanto all'altro - in attesa del ritorno dei pescherecci [...].
Potremmo dedurne anche che tale e' l'integrazione nella societa' locale di alcune categorie di animali che spontaneamente ci si comporta nei loro confronti alla stessa maniera che verso gli umani bisognosi. Per dirlo in altri termini, sembra prevalere largamente un'etica popolare legata a un'interpretazione del Corano e della Sunna, che estende compassione e misericordia a creature non umane, ritenute ugualmente dotate di anima. Oltre a tutto questo, si deve considerare quale importanza rivesta ancora nei Paesi del Maghreb, o almeno in alcune aree, la pratica sociale dell'offerta di cibo, strettamente legata ai valori dell'accoglienza e dell'ospitalita' [...].
Non e' la sola tradizione religiosa che puo' spiegarci la zoofilia spontanea, sebbene selettiva, coltivata da buona parte degli abitanti di Essaouira, soprattutto fra le classi subalterne [...]. Si potrebbe ipotizzare, allora, che questa propensione sia anche un riflesso della storia e dell'identita' plurali della citta', di un certo spirito di convivenza, del suo carattere cosmopolita fin da tempi remoti, quindi di un'antica dimestichezza con l'alterita'. Il che, com'e' ovvio, non necessariamente mette al riparo da rigurgiti d'intolleranza, soprattutto in periodi di crisi e di transizione, come dimostra la stessa storia di Mogador.
Come ho detto, quando s'interrogano le persone locali, non poche si soffermano volentieri, anche se non sollecitate, sul tema della tolleranza, spesso collegandolo con quello della protezione dei non-umani: cosa assai significativa, a mio parere. Inoltre, per avvalorare l'obbligo morale di accordare loro (o almeno a certe categorie) compassione e misericordia, sono solite riferire aneddoti riguardanti Maometto e gli animali, facenti parte della Sunna al pari di tutti gli hadíth [...].
In fondo, per le persone piu' povere di Essaouira la sollecitudine e la cura rivolte ai non-umani rappresentano l'eccedente o il superfluo, si potrebbe dire. Concedendosi il lusso del senso e del dono, dell'affettivita' e del maternage piu' gratuito, si sottraggono alla ragione economica e utilitaria che le ha condannate, spezzano la catena dell'obbligata dipendenza dal bisogno cui la societa' le ha legate, e le immagina schiave. Riconquistano cosi' il loro spazio di autonomia e dignita', valore e liberta', ove esse sono partner di una relazione con le altre creature che prescinde da differenze di specie, di genere, di classe.
*
Annamaria Rivera, La citta' dei gatti. Antropologia animalista di Essaouira, Dedalo, Bari 2016.
5. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: CONDANNATI AL SILENZIO (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 dicembre 2013]
Niente di edificante c'e' in questa cupa tragedia. Niente che possa permetterci di dire "eppure...". Eppure si ribellano, per esempio, come pote' dirsi degli schiavi di Rosarno a gennaio del 2010. Eppure hanno il coraggio d'incrociare le braccia e sfidare il caporalato, come dicemmo dei duemila braccianti immigrati che alcuni mesi dopo occuparono sedici "rotonde" tra Caserta e Napoli.
No, gli operai cinesi arsi vivi, intrappolati come topi fra pareti di cartone e pavimenti d'amianto, non erano che forza-lavoro bruta, nuda vita a disposizione del capitale globalizzato.
Privati di ogni alternativa e possibilita' di uscita dalla loro condizione, quindi appropriati da padroni e padroncini di stile ottocentesco si', ma avvezzi alle Porsche e a frequenti viaggi intercontinentali: essi stessi al servizio del cieco meccanismo del profitto e della competitivita' a ogni costo e su scala planetaria.
Scrivo volutamente nuda vita: cioe' spogliata del nome, della voce, di ogni diritto e statuto giuridico, perfino della possibilita' di ribellarsi. Sebbene il concetto sia abusato, non e' improprio per dire di esistenze che passano senza nome in sordidi capannoni ove si lavora, si vive e si muore: zone di sospensione quasi totale della legge, comparabili percio', in qualche misura, ai campi di concentramento. Nei quali proprio perche' la legge era sospesa "tutto era possibile", scriveva Hannah Arendt. L'analogia non e' troppo azzardata e irrispettosa, se e' vero che e' venuta in mente anche a Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: "Vivono e lavorano in soppalchi che ricordano quelli di Auschwitz".
Queste piccole Dachau - piu' che Auschwitz - ci confermano che l'epoca del neoliberismo trionfante non ha affatto archiviato relazioni e condizioni di lavoro "arcaiche". Al contrario: il tempo del capitale globalizzato ha assorbito perfettamente il "non-contemporaneo", per dirla alla maniera di Ernst Bloch, sussumendone anche le forme di sfruttamento estreme, fino alla schiavitu'. L'"arcaico" e', infatti, perfettamente funzionale alla delocalizzazione in loco, come si dice, e alla logica della competitivita'. Da cui traggono profitto numerosi attori economici, di ogni livello e non solo cinesi, fino all'immobiliare italiana proprietaria dello squallido capannone. Senza una rete vasta di profittatori e complici non si costruisce un sistema economico illegale dal valore di almeno un miliardo di euro l'anno. Sappiamo, per esempio, di una "missione" in Cina di un anno fa, promossa dall'Unione industriale di Prato e finanziata dalla Regione Toscana. Oltre lo scopo dichiarato e conseguito - ammorbidire i controlli severi e minuziosi di Pechino sui prodotti tessili in ingresso nel Paese -, quali ne erano gli obiettivi non dichiarati, quale la contropartita italiana?
Se davvero capillari ed efficaci, i controlli da parte di autorita' locali e nazionali (ispettorati del lavoro, polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza...) avrebbero potuto almeno inceppare un meccanismo che si perpetua da un ventennio. Ma al di la' di questo, per sottrarre al silenzio e all'impotenza le esistenze di questi operai schiavizzati niente sembra sia stato tentato neppure sul versante di misure non repressive bensi' inclusive. Del tutto inefficace si e' rivelato, per esempio, il decreto-legge 109/2012. Questo dispositivo stabilisce che, in casi di "particolare sfruttamento lavorativo", si possa concedere il permesso di soggiorno "allo straniero che abbia presentato denuncia e cooperi nel procedimento penale instaurato nei confronti del datore di lavoro". In realta', avendo mal interpretato la direttiva europea che lo imponeva, quindi non prevedendo alcun meccanismo di tutela per chi denuncia, il decreto e' rimasto in sostanza lettera morta, come insistono da tempo sindacati e associazioni antirazziste.
C'e' un altro aspetto sconfortante in questa tragedia. Nel corso degli anni la propaganda e la politica al servizio della xenofobia hanno costruito l'immagine indiscutibile di una diaspora cinese "chiusa, con cui e' difficile dialogare, per la quale isolarsi sembra quasi una condizione prescelta": cosi' dichiarava nel 2007, pur auspicando il dialogo, il ministro dell'Interno Giuliano Amato a commento dei fatti di via Paolo Sarpi, a Milano.
Quest'immagine negativa totalizzante, che non ammette eccezioni, ha pesato come un macigno sull'opinione pubblica, sulla politica, sui media. E gia' va declinando quel poco di attenzione e di pietas che le vittime della strage hanno ottenuto. Fino al momento in cui scrivo, a Prato nessuna visita e' prevista da parte di ministri/e. Quanto al sistema d'informazione, il primo dicembre, i quotidiani online piu' importanti hanno atteso ben dodici ore prima di promuovere la tragedia a notizia di rilievo.
A noi spetta tentare di tenere accesa la fiammella tremula della solidarieta' e dell'empatia, consapevoli che il Macrolotto di Prato ci riguarda assai da vicino: e' il "modello di sviluppo" che intendono imporci "per uscire dalla crisi"; e' la sorte che gia' e' riservata a tanta parte del nuovo proletariato arcaico, di ogni colore e nazionalita'.
*
Fonte: "il manifesto" (pubblicata anche su dirittiglobali.it).
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Arnaut Daniel, Canzoni. Edizione critica a cura di Gianluigi Toja, Sansoni, Firenze 1961, pp. XVI + 424
- Jaufre' Rudel, Liriche, Le Lettere, Firenze 1992, pp. 104.
- Oscar Schultz-Gora, Le epistole del trovatore Rambaldo di Vaqueiras al marchese Bonifazio I di Monferrato, Sansoni, Firenze 1989, pp. XVIII + 216.
*
Maestre
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989, 2 voll. per complessive pp. 416 + 672.
- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4709 del 9 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4709 del 9 gennaio 2023
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Alessandro Marescotti: Per la liberazione di Leonard Peltier (detenuto negli USA), un invito a scrivere agli europarlamentari
2. La strage in Ucraina, la strage nel Mediterraneo, il fascismo e l'orrore che dilaga
3. A Viterbo e Vetralla due incontri di solidarieta' con la lotta nonviolenta delle donne in Iran: "Donna, vita, liberta'"
4. Annamaria Rivera: La citta' plurale ha un'impronta felina (2016)
5. Annamaria Rivera: Condannati al silenzio (2013)
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
1. APPELLI. ALESSANDRO MARESCOTTI: PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER (DETENUTO NEGLI USA), UN INVITO A SCRIVERE AGLI EUROPARLAMENTARI
[Riceviamo e diffondiamo.
Alessandro Marescotti e' presidente ed anima di Peacelink, la piu' importante rete telematica italiana per la pace]
Invito a scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
(Il modello delle lettera è stato realizzato dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo che cura la mailing list nonviolenza di PeaceLink).
Una scheda su Peltier: https://fazieditore.it/autore/leonard-peltier/
Un libro di Peltier con prefazione di Ramsey Clark: La mia danza del sole.
Accusato ingiustamente dal governo americano - ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali - dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidata all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quarantasette anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo.
"Nel caso di Peltier si sono verificate enormi anomalie giudiziarie. Leonard Peltier e' una persona piena di umanita' e per questa regione io saro' accanto a tutti coloro che lo sostengono finche' non lo vedremo libero" (Rigoberta Menchu', premio Nobel per la Pace).
2. L'ORA. LA STRAGE IN UCRAINA, LA STRAGE NEL MEDITERRANEO, IL FASCISMO E L'ORRORE CHE DILAGA
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Nulla e' piu' urgente che fare della nonviolenza la politica dell'umanita'.
3. INCONTRI. A VITERBO E VETRALLA DUE INCONTRI DI SOLIDARIETA' CON LA LOTTA NONVIOLENTA DELLE DONNE IN IRAN: "DONNA, VITA, LIBERTA'"
La mattina di sabato 7 gennaio 2023 a Viterbo, e la mattina di domenica 8 gennaio 2023 a Vetralla (Vt), per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si sono svolti due incontri di solidarieta' con la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la democrazia, i diritti umani e il bene comune dell'umanita', con il motto "Donna, vita, liberta'" contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni, contro tutte le oppressioni, contro tutte le violenze.
Gli incontri promossi dalla struttura nonviolenta viterbese hanno avuto non solo un valore testimoniale ma anche la funzione di mettere a disposizione dei partecipanti elementi di conoscenza e strumenti utili per l'impegno solidale, al fine di promuovere ulteriori iniziative.
*
Sostegno alle donne in Iran
Nel corso degli incontri di Viterbo e Vetralla sono stati letti alcuni appelli ed alcune testimonianze della lotta di questi mesi e sono stati segnalati alcuni dei fondamentali libri che e' possibile e necessario leggere per conoscere e sostenere la lotta nonviolenta delle donne in Iran, in Afghanistan ed ovunque nel mondo.
In particolare sulla situazione iraniana sono state anche lette alcune pagine dei libri di Shirin Ebadi, di Azar Nafisi e di altre autrici.
Piu' in generale sono stati proposti all'attenzione vari libri di Giuliana Sgrena, di alcuni dei quali sono stati letti alcuni brani.
Sono stati anche letti e commentati con vivo consentimento alcuni degli appelli diffusi in queste settimana nel corso delle iniziative di solidarieta' svoltesi in varie citta' italiane.
*
Sostegno alle donne in Afghanistan
Particolare attenzione e' stata dedicata anche alla situazione afghana, una tragedia che interpella anch'essa l'umanita' intera.
La violenza del regime terrorista e la catastrofe umanitaria richiedono un impegno nonviolento di solidarieta' con le donne afghane e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani che non puo' limitarsi all'azione meritoria di alcune ong in campo sanitario ed assistenziale, ma richiede un impegno di tutti i popoli del mondo e di tutte le istituzioni democratiche, e in modo particolare - e decisivamente - un impegno diplomatico ed umanitario internazionale in cui l'Onu svolga pienamente il suo ruolo come rappresentante della coalizione, dei valori e dei doveri dell'umanita intera, cosi' come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945 che si apre con le luminose parole "Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanita', a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignita' e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grande e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un piu' elevato tenore di vita in una piu' ampia liberta', e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l'uno con l'altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l'accettazione di principi e l'istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sara' usata, salvo che nell'interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini".
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Contro la violenza sulle donne e i femminicidi in Italia e in tutto il mondo
Sostenere la lotta delle donne in Iran e in Afghanistan significa anche sostenere l'impegno contro la violenza sulle donne e i femminicidi anche in Italia come in tutto il mondo.
Sostegno e' stato espresso ai centri antiviolenza ed a tutte le esperienze solidali delle donne che aiutano le vittime e contrastano la violenza degli uomini e l'ideologia, le pratiche e il sistema di potere dell'oppressione maschilista.
Ancora una volta nel corso degli incontri di Viterbo e Vetralla e' stata espressa profonda gratitudine alla piu' che ventennale esperienza viterbese di "Erinna", che nell'Alto Lazio e' stata ed e' un punto di riferimento fondamentale per tutte le donne come per tutti gli uomini che si sono posti all'ascolto e alla scuola delle donne nel contrastare tutte le violenze.
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La lotta di liberazione delle donne e' la nonviolenza in cammino che libera e salva l'umanita' intera
La lotta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la guerra, il razzismo, lo schiavismo, il fascismo e l'ecocidio.
La lotta di liberazione delle donne e' l'esperienza storica decisiva della nonviolenza che a tutte le violenze si oppone.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la guerra in Ucraina scatenata dal folle e criminale governo russo e contro tutte le guerre, contro tutte le armi, contro tutte le organizzazioni armate; guerre, armi ed organizzazioni armate la cui mostruosa funzione e il cui abominevole scopo sono sempre e solo uccidere esseri umani innocenti.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro il razzismo: il razzismo che tuttora opprime e uccide innumerevoli esseri umani, il razzismo fin genocida di regimi sanguinari di varie parti del mondo, il razzismo dei governi dei paesi dell'Unione Europea che da anni sta facendo strage di innocenti nel Mediterraneo.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro lo schiavismo e il modo di produzione, il modello di sviluppo e il sistema di potere che si fondano sullo sfruttamento spietato delle persone, la rapina dei beni di interi popoli e sulla devastazione, l'avvelenamento e la desertificazione del mondo vivente.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' contro la distruzione del mondo vivente e la folle ideologia specista che ne e' a fondamento.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' per la democrazia contro il fascismo, contro l'imperialismo e contro il colonialismo.
La lotta nonviolenta di liberazione delle donne e' il cuore della lotta dell'umanita' che invera ad un tempo nella loro compresenza, nella loro concreta coerenza e nella loro dialettica il principio speranza, il principio disperazione e il principio responsabilita'.
La lotta nonviolenta delle donne contro il maschilismo e' il fulcro e il cuore della lotta per la liberazione dell'umanita' e per la salvezza dell'intero mondo vivente, essendo il maschilismo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' la nonviolenza in cammino.
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Un'amministrazione della giustizia nonviolenta, un ordine pubblico nonviolento
In Iran come ovunque nel mondo occorre abolire la pena di morte, abolire l'ergastolo, "liberarsi dalla necessita' del carcere" e valorizzare la via nonviolenta delle "commissioni per la verita' e la riconciliazione" e della "giustizia riparativa".
In Iran come ovunque nel mondo occorre la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza e la trasformazione della polizia in una struttura non armata e nonviolenta cosi' come preconizzata da Gandhi: "Io ho ammesso che anche in uno stato nonviolento potrebbe essere necessaria una forza di polizia. Questo, lo confesso, e' un sintomo dell'imperfezione del mio ahimsa. Non ho il coraggio di affermare che potremo fare a meno di una forza di polizia come lo affermo riguardo all'esercito. Naturalmente posso immaginare, e immagino uno stato nel quale la polizia non sara' necessaria; ma se riusciremo a realizzarlo o meno soltanto il futuro potra' deciderlo. La polizia che io concepisco tuttavia sara' di tipo totalmente diverso da quella oggi esistente. Le sue file saranno composte da seguaci della nonviolenza. Questi saranno i servitori e non i padroni del popolo. Il popolo dara' loro spontaneamente tutto il suo aiuto, e grazie alla reciproca collaborazione, essi saranno in grado di far fronte con facilita' ai disordini, che saranno peraltro in continua diminuzione. La forza di polizia disporra' di alcune armi, ma ne fara' uso solo raramente, se non addirittura affatto. Di fatto i poliziotti saranno dei riformatori" (Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 144).
Per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza da oltre vent'anni sono state presentate al Parlamento italiano diverse proposte di legge, purtroppo fin qui mai discusse.
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Alcune figure di riferimento del pensiero e dell'azione nonviolenta delle donne
Nel corso dei due incontri di Viterbo e Vetralla sono state anche ricordate alcune delle molte decisive figure del pensiero e della prassi nonviolenta delle donne: come Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Simone Weil, Etty Hillesum, Hannah Arendt, Marianella Garcia, Luce Fabbri, Franca Ongaro Basaglia, Marielle Franco, Lidia Menapace, Hildegard Goss-Mayr, Pat Patfoort, Vandana Shiva, le Madri di Plaza de Mayo...
E sono state ricordate anche le donne insignite del Premio Nobel per la Pace: Bertha von Suttner, Jane Addams, Emily Greene Balch, Mairead Corrigan, Betty Williams, Madre Teresa di Calcutta, Aung San Suu Kyi, Rigoberta Menchu', Jody Williams, Shirin Ebadi, Wangari Maathai, Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee, Tawakkol Karman, Malala Yousafzai, Nadia Murad, Maria Ressa.
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una minima bibliografia orientativa sul pensiero e sulla prassi nonviolenta delle donne nel XX secolo
Alle persone partecipanti ai due incontri e' stata anche messa a disposizione una minima bibliografia orientativa (redatta anni fa, e che ovviamente dovrebbe essere ampliata e aggiornata) sul pensiero e sulla prassi nonviolenta delle donne nel XX secolo:
1. Sette testi panoramici e introduttivi
- Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, Bruno Mondadori, Milano 2002, 2009.
- Giancarla Codrignani, Ecuba e le altre. Le donne, il genere, la guerra, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994.
- Pieranna Garavaso, Nicla Vassallo, Filosofia delle donne, Laterza, Roma-Bari 2007.
- Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003.
- Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006.
- Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001.
- Chiara Zamboni, La filosofia donna, Demetra, Colognola ai colli (Verona) 1997.
2. Sette testi classici
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994.
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989.
- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988, 2000; Eadem, La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002.
- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989.
- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976; Eadem, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976.
- Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990; Eadem, Quaderni, Adelphi, Milano 1982-1993.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987.
3. Sette strumenti di lavoro
- Joanna Bourke, Paura. Una storia culturale, Laterza, Roma-Bari 2007, Il sole 24 ore, Milano 2010; Eadem, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 a oggi, Laterza, Roma-Bari 2009, 2011, pp. VI + 602.
- Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008; Eadem, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.
- Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernita', Giunti, Firenze 2002; Eadem, La terrazza proibita. Vita nell'harem, Giunti, Firenze 1996, 2001; Eadem, L'harem e l'Occidente, Giunti, Firenze 2000, pp. 192.
- Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003.
- Adrienne Rich, Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 1996, 2000.
- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977; Eadem, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977.
- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990, 1996.
4. Sette testimonianze
- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977.
- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Eadem, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001.
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; Eadem, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982.
- Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987.
- Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982.
- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985.
- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo, Bompiani, Milano 2005.
5. Un'opera di riferimento
- Georges Duby, Michelle Perrot (a cura di), Storia delle donne in Occidente, Laterza, Roma-Bari, 1990-1992, 1994-1996, 5 voll. (vol. I. L'Antichita', a cura di Pauline Schmitt Pantel; vol. II. Il Medioevo, a cura di Christiane Klapisch-Zuber; vol. III. Dal Rinascimento all'eta' moderna, a cura di Natalie Zemon Davis e Arlette Farge; vol. IV. L'Ottocento, a cura di Genevieve Fraisse e Michelle Perrot; vol. V. Il Novecento, a cura di Françoise Thebaud).
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Alcuni riferimenti utili in Italia
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
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Il primo dovere
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Opporsi a tutte le guerre, a tutti i fascismi, a tutte le persecuzioni.
Opporsi a tutte le stragi, a tutte le uccisioni, a tutte le violenze.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' il cammino.
Solo la lotta nonviolenta di liberazione delle donne abolisce tutte le guerre, tutti i fascismi, tutte le oppressioni e le violenze.
Solo la lotta nonviolenta di liberazione delle donne puo' salvare l'umanita' e l'intero mondo vivente dalla catastrofe.
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Preparando l'"One Billion Rising" del 14 febbraio 2023
Nel corso dei due incontri e' anche stata data lettura dell'appello che promuove l'"One Billion Rising" del 14 febbraio 2023. Appello che di seguito si riproduce nel testo diffuso dalle coordinatrici italiane dell'iniziativa.
Carissime Amiche e Amici di Obr, a tutt* voi che in questi anni ci avete accompagnato e sostenuto, ricordiamo che nel 2023 si celebreranno nel mondo i 10 anni di One Billion Rising e del grande lavoro che siamo stati in grado di fare in ogni angolo del Pianeta e del nostro Paese.
Ci anima anche la gioia di poter finalmente tornare in presenza il 14 febbraio per il nostro appuntamento "Un miliardo di voci contro la violenza".
Crediamo in luce della grande offensiva contro i diritti delle donne in scena in troppe parti del mondo, sia necessario tornare nelle scuole, nelle palestre, nelle piazze "accoglienti" delle vostre citta' e delle vostre reti, o anche semplicemente nelle sedi vostre associazioni/organizzazioni.
L'obiettivo e' far risuonare le nostre parole e la nostra volonta', con la potenza dei nostri corpi, dei nostri sguardi, della nostra forza, e ricordare che siamo pronte e pronti a difendere i diritti e a non arretrare.
Vogliamo rinsaldare una rete coesa e collettiva che non si arresta e che, come in Iran, produce energie nuove e inarrestabili contro la violenza.
Nelle scuole in particolare sara' prezioso tornare a parlare con ragazzi e ragazze, dare un messaggio di consapevolezza e amore per l'attivismo, far si' che le/i giovani siano nostri alleati, nostre alleate.
Come voi sapete le parole e le forme del messaggio che accompagnano l'evento OBR nel mondo, si prestano all'arte, alla musica, ad happening di teatro, di danza e di poesia il cui cuore e', da sempre, marcare un territorio di liberta' e diritti adesso piu' che mai quotidianamente minacciati.
Per questo motivo vi chiediamo di essere protagoniste di OBR 2023 e come indicazione (cui potrete aggiungere vostre idee creative) vi suggeriamo di proporre:
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- esecuzione della coreografia il giorno 14 febbraio 2023
e
- se sarete nelle scuole la lettura di alcuni componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
- se organizzerete nelle vostre associazioni o nelle piazze, letture di autrici e autori che possano rappresentare la nostra forza di vincere contro la violenza di genere.
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questa tipologia di iniziativa non potrà che essere gradita.
A chi di voi confermera' la sua adesione, invieremo 5 T-shirt OBR, 200 adesivi, la grafica personalizzata con il nome della scuola e/o dell'organizzazione/comune/soggetto coinvolto.
In attesa di un vostro cortese riscontro, portiamo un affettuoso saluto.
Nicoletta, Silvia e Luisa
obritalia at gmail.com
www.facebook.com/obritalia
IG @onebillionrisingitalia
www.onebillionrising.org
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Una lettera all'ambasciata iraniana in Italia e una minima riflessione essenziale: "Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'" e "Dal femminismo molti doni"
Allegata in calce riproponiamo una lettera che abbiamo inviato sul finire dello scorso anno all'ambasciata iraniana in italia.
Sempre allegato in calce riproponiamo anche, ancora una volta, un testo diffuso l'8 marzo di diversi anni fa in cui abbiamo sintetizzato alcuni dei convincimenti che sono stati riproposti negli incontri svoltisi sabato 7 gennaio 2023 a Viterbo e domenica 8 gennaio 2023 a Vetralla.
Donna, vita, liberta'.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran come in tutto il mondo per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Allegato primo: Una lettera all'ambasciata iraniana in Italia
All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022
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Allegato secondo: Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA CITTA' PLURALE HA UN'IMPRONTA FELINA (2016)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 13 maggio 2016]
Sebbene assediata dall'industria del turismo, Mogador [Essaouira] resta una citta' speciale: non solo per l'artigianato, ma soprattutto per la densa vita culturale, per il carattere cosmopolita e l'identita' molteplice, per l'affabilita', l'apertura e lo spirito di accoglienza di gran parte dei suoi abitanti, per la tendenza a filosofeggiare che caratterizza molti di loro, anche se non intellettuali (o forse proprio per questo).
A renderla ancor piu' singolare e' la presenza di gabbiani e gatti, talmente numerosa da segnare nettamente il paesaggio urbano, conferendo alla citta' un'impronta peculiare, anche estetica. I primi, che un tempo erano soliti nidificare nelle isole Porporine, sono ormai presenti ovunque nella citta': su terrazze e minareti, in certe piazze e ovviamente nel porto, sull'arenile, lungo l'intero litorale. La loro sinfonia gridata che echeggia perennemente e' parte integrante di Essaouira e contribuisce in misura notevole al suo fascino.
Quanto ai gatti, un'Essaouira senza di loro sarebbe inconcepibile. Chi ci e' stato avra' notato, fra le altre cose, che essi gironzolano abitualmente fra i tavoli di caffe' e ristoranti, all'aperto e all'interno; e che dormono indisturbati sulla soglia o dentro le botteghe di quell'ininterrotto bazar che e' la citta' entro le mura, comodamente acciambellati su tappeti, coperte, mobili di tuia e altri pregiati oggetti artigianali in vendita. A colpire sono anche le ciotole colme di sardine, frattaglie e altri avanzi che compaiono a sera tarda sulle soglie di abitazioni fra le piu' umili; le scene abituali di garzoni di caffe', ristoranti, botteghe che distribuiscono cibo alle colonie di gatti; soprattutto la singolare socievolezza dei felini: essendo per lo piu' ben trattati, non hanno ragione di diffidare degli umani.
E' questo uno dei tratti peculiari della citta', insieme con una pluralita' sociale che e' data in primo luogo, ma non solo, dalle vistose differenze di classe, sempre piu' accentuate nel corso degli anni recenti, mi sembra. Agli alberghi e ai ristoranti di lusso, e a coloro che possono permetterseli - dei turisti, anche marocchini -, fa da contrappunto la moltitudine di mendicanti, clochard e altri indigenti che, bambini compresi, sopravvivono vendendo qualcosa come dolci, sigarette e caramelle sfuse oppure offrendo qualche servizio: lucidatura di scarpe, trasporto di bagagli, tatuaggi all'henne'...
In verita', si tratta di una pluralita' anche culturale, religiosa, estetica, della quale gli abitanti locali sembrano andare fieri. Numerose volte ho ascoltato dalla bocca di miei interlocutori e interlocutrici l'elogio del pluralismo culturale e religioso del Marocco, in particolare di Mogador, intercalato con i ricordi d'infanzia sulla coabitazione e l'aiuto reciproco con famiglie israelite, e dal rimpianto del tempo in cui gli ebrei erano numerosi e svolgevano nella citta' un ruolo importante. Come si puo' immaginare, la nostalgia e il rimpianto - forse anche l'intento di smentire i dilaganti cliche' sui musulmani - conduce a idealizzare un tempo che, come ho ricordato, e' stato scandito non solo da anni e anni di convivenza pacifica, ma anche da ricorrenti manifestazioni anti-ebraiche, perfino cruente: in occasioni quali la proclamazione dello Stato d'Israele, nel 1948, e la Guerra dei sei giorni, nel 1967, per parlare solo della storia meno lontana [...].
In quella stessa area hanno preso a rifugiarsi di sera anche [...] cani, decisamente meticci. Come ho constatato, essi mangiano volentieri i croccantini destinati ai gatti, i quali dal canto loro accettano senza problemi sia la condivisione del cibo che la coabitazione notturna. Della loro presenza sembrano compiaciuti non solo i senzatetto che la sera, loro pure, son soliti rifugiarsi li', ma anche due anziani venditori di caramelle, gomme da masticare e altre piccole cose sfuse. Stanno perennemente li', seduti sotto un arco con la loro cassetta, accanto a un paio di scatole di cartone ricoperte di plastica, come cucce per i gatti. I due annuiscono vigorosamente quando un clochard dal francese forbito, vissuto a lungo in Francia da immigrato, fa l'elogio dei cani e declama che, accettandoli, finalmente i marocchini mostrano d'essersi civilizzati.
Un'eguale indulgenza mostrano i felini [...] nei riguardi dei gabbiani. Ogni giorno, verso il tramonto, dopo aver ricevuto la consueta razione di cibo da qualche gattara o gattaro (per lo piu' persone di condizione sociale assai modesta), sono soliti appisolarsi poggiati sulle mura riscaldate dal sole. E' allora che arriva puntuale un gruppo di gabbiani a beccare i residui di cibo a brevissima distanza. I gatti restano li', imperturbabili. Al massimo v'e' chi socchiude un occhio, li scorge, si rassicura e torna a sonnecchiare.
Spettacolo quotidiano e' anche quello della miriade di gabbiani che nel rosso del tramonto si esibiscono nelle loro danze volteggianti, per poi affollarsi sui lampioni e sul parapetto di pietra che si affaccia sul porto, ove sostano anche decine di gatti: gli uni e gli altri - spesso l'uno accanto all'altro - in attesa del ritorno dei pescherecci [...].
Potremmo dedurne anche che tale e' l'integrazione nella societa' locale di alcune categorie di animali che spontaneamente ci si comporta nei loro confronti alla stessa maniera che verso gli umani bisognosi. Per dirlo in altri termini, sembra prevalere largamente un'etica popolare legata a un'interpretazione del Corano e della Sunna, che estende compassione e misericordia a creature non umane, ritenute ugualmente dotate di anima. Oltre a tutto questo, si deve considerare quale importanza rivesta ancora nei Paesi del Maghreb, o almeno in alcune aree, la pratica sociale dell'offerta di cibo, strettamente legata ai valori dell'accoglienza e dell'ospitalita' [...].
Non e' la sola tradizione religiosa che puo' spiegarci la zoofilia spontanea, sebbene selettiva, coltivata da buona parte degli abitanti di Essaouira, soprattutto fra le classi subalterne [...]. Si potrebbe ipotizzare, allora, che questa propensione sia anche un riflesso della storia e dell'identita' plurali della citta', di un certo spirito di convivenza, del suo carattere cosmopolita fin da tempi remoti, quindi di un'antica dimestichezza con l'alterita'. Il che, com'e' ovvio, non necessariamente mette al riparo da rigurgiti d'intolleranza, soprattutto in periodi di crisi e di transizione, come dimostra la stessa storia di Mogador.
Come ho detto, quando s'interrogano le persone locali, non poche si soffermano volentieri, anche se non sollecitate, sul tema della tolleranza, spesso collegandolo con quello della protezione dei non-umani: cosa assai significativa, a mio parere. Inoltre, per avvalorare l'obbligo morale di accordare loro (o almeno a certe categorie) compassione e misericordia, sono solite riferire aneddoti riguardanti Maometto e gli animali, facenti parte della Sunna al pari di tutti gli hadíth [...].
In fondo, per le persone piu' povere di Essaouira la sollecitudine e la cura rivolte ai non-umani rappresentano l'eccedente o il superfluo, si potrebbe dire. Concedendosi il lusso del senso e del dono, dell'affettivita' e del maternage piu' gratuito, si sottraggono alla ragione economica e utilitaria che le ha condannate, spezzano la catena dell'obbligata dipendenza dal bisogno cui la societa' le ha legate, e le immagina schiave. Riconquistano cosi' il loro spazio di autonomia e dignita', valore e liberta', ove esse sono partner di una relazione con le altre creature che prescinde da differenze di specie, di genere, di classe.
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Annamaria Rivera, La citta' dei gatti. Antropologia animalista di Essaouira, Dedalo, Bari 2016.
5. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: CONDANNATI AL SILENZIO (2013)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 dicembre 2013]
Niente di edificante c'e' in questa cupa tragedia. Niente che possa permetterci di dire "eppure...". Eppure si ribellano, per esempio, come pote' dirsi degli schiavi di Rosarno a gennaio del 2010. Eppure hanno il coraggio d'incrociare le braccia e sfidare il caporalato, come dicemmo dei duemila braccianti immigrati che alcuni mesi dopo occuparono sedici "rotonde" tra Caserta e Napoli.
No, gli operai cinesi arsi vivi, intrappolati come topi fra pareti di cartone e pavimenti d'amianto, non erano che forza-lavoro bruta, nuda vita a disposizione del capitale globalizzato.
Privati di ogni alternativa e possibilita' di uscita dalla loro condizione, quindi appropriati da padroni e padroncini di stile ottocentesco si', ma avvezzi alle Porsche e a frequenti viaggi intercontinentali: essi stessi al servizio del cieco meccanismo del profitto e della competitivita' a ogni costo e su scala planetaria.
Scrivo volutamente nuda vita: cioe' spogliata del nome, della voce, di ogni diritto e statuto giuridico, perfino della possibilita' di ribellarsi. Sebbene il concetto sia abusato, non e' improprio per dire di esistenze che passano senza nome in sordidi capannoni ove si lavora, si vive e si muore: zone di sospensione quasi totale della legge, comparabili percio', in qualche misura, ai campi di concentramento. Nei quali proprio perche' la legge era sospesa "tutto era possibile", scriveva Hannah Arendt. L'analogia non e' troppo azzardata e irrispettosa, se e' vero che e' venuta in mente anche a Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: "Vivono e lavorano in soppalchi che ricordano quelli di Auschwitz".
Queste piccole Dachau - piu' che Auschwitz - ci confermano che l'epoca del neoliberismo trionfante non ha affatto archiviato relazioni e condizioni di lavoro "arcaiche". Al contrario: il tempo del capitale globalizzato ha assorbito perfettamente il "non-contemporaneo", per dirla alla maniera di Ernst Bloch, sussumendone anche le forme di sfruttamento estreme, fino alla schiavitu'. L'"arcaico" e', infatti, perfettamente funzionale alla delocalizzazione in loco, come si dice, e alla logica della competitivita'. Da cui traggono profitto numerosi attori economici, di ogni livello e non solo cinesi, fino all'immobiliare italiana proprietaria dello squallido capannone. Senza una rete vasta di profittatori e complici non si costruisce un sistema economico illegale dal valore di almeno un miliardo di euro l'anno. Sappiamo, per esempio, di una "missione" in Cina di un anno fa, promossa dall'Unione industriale di Prato e finanziata dalla Regione Toscana. Oltre lo scopo dichiarato e conseguito - ammorbidire i controlli severi e minuziosi di Pechino sui prodotti tessili in ingresso nel Paese -, quali ne erano gli obiettivi non dichiarati, quale la contropartita italiana?
Se davvero capillari ed efficaci, i controlli da parte di autorita' locali e nazionali (ispettorati del lavoro, polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza...) avrebbero potuto almeno inceppare un meccanismo che si perpetua da un ventennio. Ma al di la' di questo, per sottrarre al silenzio e all'impotenza le esistenze di questi operai schiavizzati niente sembra sia stato tentato neppure sul versante di misure non repressive bensi' inclusive. Del tutto inefficace si e' rivelato, per esempio, il decreto-legge 109/2012. Questo dispositivo stabilisce che, in casi di "particolare sfruttamento lavorativo", si possa concedere il permesso di soggiorno "allo straniero che abbia presentato denuncia e cooperi nel procedimento penale instaurato nei confronti del datore di lavoro". In realta', avendo mal interpretato la direttiva europea che lo imponeva, quindi non prevedendo alcun meccanismo di tutela per chi denuncia, il decreto e' rimasto in sostanza lettera morta, come insistono da tempo sindacati e associazioni antirazziste.
C'e' un altro aspetto sconfortante in questa tragedia. Nel corso degli anni la propaganda e la politica al servizio della xenofobia hanno costruito l'immagine indiscutibile di una diaspora cinese "chiusa, con cui e' difficile dialogare, per la quale isolarsi sembra quasi una condizione prescelta": cosi' dichiarava nel 2007, pur auspicando il dialogo, il ministro dell'Interno Giuliano Amato a commento dei fatti di via Paolo Sarpi, a Milano.
Quest'immagine negativa totalizzante, che non ammette eccezioni, ha pesato come un macigno sull'opinione pubblica, sulla politica, sui media. E gia' va declinando quel poco di attenzione e di pietas che le vittime della strage hanno ottenuto. Fino al momento in cui scrivo, a Prato nessuna visita e' prevista da parte di ministri/e. Quanto al sistema d'informazione, il primo dicembre, i quotidiani online piu' importanti hanno atteso ben dodici ore prima di promuovere la tragedia a notizia di rilievo.
A noi spetta tentare di tenere accesa la fiammella tremula della solidarieta' e dell'empatia, consapevoli che il Macrolotto di Prato ci riguarda assai da vicino: e' il "modello di sviluppo" che intendono imporci "per uscire dalla crisi"; e' la sorte che gia' e' riservata a tanta parte del nuovo proletariato arcaico, di ogni colore e nazionalita'.
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Fonte: "il manifesto" (pubblicata anche su dirittiglobali.it).
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Arnaut Daniel, Canzoni. Edizione critica a cura di Gianluigi Toja, Sansoni, Firenze 1961, pp. XVI + 424
- Jaufre' Rudel, Liriche, Le Lettere, Firenze 1992, pp. 104.
- Oscar Schultz-Gora, Le epistole del trovatore Rambaldo di Vaqueiras al marchese Bonifazio I di Monferrato, Sansoni, Firenze 1989, pp. XVIII + 216.
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Maestre
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989, 2 voll. per complessive pp. 416 + 672.
- Luce Irigaray, Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
8. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4709 del 9 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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