[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 5



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 5 del 5 gennaio 2023

In questo numero:
1. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
2. Cessino le guerre, le stragi, le uccisioni. Ogni essere umano s'impegni a salvare ogni altro essere umano
3. Maria G. Di Rienzo (a cura di): Manuale per l'azione diretta nonviolenta (parte prima)
4. One Billion Rising 2023
5. Tre tesi
6. Ripetiamo ancora una volta...
7. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Alcune pubblicazioni di Svetlana Aleksievic

1. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

2. L'ORA. CESSINO LE GUERRE, LE STRAGI, LE UCCISIONI. OGNI ESSERE UMANO S'IMPEGNI A SALVARE OGNI ALTRO ESSERE UMANO

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Sii tu la nonviolenza in cammino.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

3. STRUMENTI. MARIA G. DI RIENZO (A CURA DI): MANUALE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA (PARTE PRIMA)
[Riproponiamo questo manuale curato da Maria G. Di Rienzo che ha avuto ampia circolazione nello scorso decennio nei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

Introduzione
La nonviolenza, come disse Gandhi, e' vecchia come le montagne. Questa parola viene usata in tutto il mondo per tradurre concettualmente il termine "ahimsa", una parola in sanscrito che significa letteralmente "non nuocere". La radice del termine e' "hins", ovvera la "forma desiderante" di "han" che significa ammazzare, uccidere o danneggiare. Percio' "hins" implica il desiderio di uccidere, ferire o distruggere. La "a" iniziale e' una negativa, percio' "ahimsa" ha il piu' vasto significato di non avere alcun desiderio, intenzione o volonta' di uccidere, ferire e distruggere.
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Fra sottomissione e rappresaglia
Il modo dell'azione nonviolenta si puo' descrivere come una "terza via", un'alternativa fra il sottomettersi alle ingiustizie e la reazione violenta contro di esse. Molta gente non riesce a vedere che le due alternative piu' comuni: o accettano passivamente la situazione ingiusta, o si preparano ad usare la violenza per difendere i loro diritti. Sfortunatamente, chi usa questo secondo modo, spesso non e' in grado di controllarlo o di fare in modo che non opprima altri. La giustizia raramente si ottiene basandosi su chi dei contendenti ha l'esercito piu' forte e capace di uccidere e distruggere gli oppositori. Dall'altro lato, chi si sottomette a cio' che e' forzato ad accettare viene considerato debole e codardo nel mentre soffre l'oppressione della violenza.
La terza via da' modo anche a coloro che sono pochi o hanno scarse risorse materiali di ergersi per i loro diritti, con forza morale e dignita'. Non c'e' bisogno di essere grandi e grossi o forzuti per usare l'azione nonviolenta. I piu' anziani e i giovanissimi, le donne, persino i portatori di handicap sono efficaci nell'uso dell'azione nonviolenta quanto i giovani uomini fisicamente prestanti.
Il potere della nonviolenza viene dalle qualita' spirituali dell'amore, della comprensione, dell'abilita' comunicativa, del coraggio, e della perseveranza.
La sottomissione, l'accettazione, la passivita' non alleviano l'oppressione e l'ingiustizia, la reazione violenta incoraggia il crescere della violenza e della repressione.
Il modo nonviolento e' un'apertura, un ascolto, un considerare l'intero mondo la propria famiglia: considerare i diversi punti di vista significa scoprire che le differenze non sono disarmonie, se ci trattiamo l'un l'altro con amore e rispetto. Noi agiamo in questo modo verso i nostri amici ed alleati, ma anche verso i nostri oppositori o i nostri critici: perche' sono esseri umani come noi e abbiamo la necessita' di capirli ancor piu' di quelli che sono d'accordo con noi.
Apertura significa anche trasparenza. Non tentiamo di tener nulla nascosto, ne' di trarre vantaggio dall'ignoranza altrui. Siamo disponibili alla comunicazione, alla relazione, alla cooperazione; esaminiamo tutti i punti di vista, ma ci atteniamo nella scelta alla nostra visione: non accettiamo tutti i concetti o tutte le attitudini, non cooperiamo con cio' che provoca dolore e ingiustizia, ma siamo sempre disponibili a discutere.
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Una comunicazione onesta
Gandhi uso' il termine "satyagraha" per descrivere le modalita' dell'attivismo nonviolento. La parola "satya" significa "verita'" e deriva da "sat" che ha lo stesso significato nel senso di "essere", "realta'" o "esistenza". La parola "agraha" significa aggrapparsi fermamente a qualcosa. Percio' "satyagraha" vuol dire: attenersi fermamente alla verita'. Al di la' delle convinzioni religiose o dei credo filosofici, ideologici o spirituali che una persona puo' avere o non avere, questo modo implica il dedicarsi alla verita' e all'onesta' nelle relazioni umane. Noi esseri umani abbiamo il grande dono del linguaggio attraverso il quale comunichiamo simbolicamente, oltre a comunicare direttamente con le nostre azioni. Poiche' il linguaggio e' un'astrazione simbolica riferita ad oggetti, relazioni e concetti, le parole possono essere piu' o meno accurate nel tentativo di descrivere la realta'. Il linguaggio puo' essere erroneo e le persone possono mentire. La menzogna e' una sottile forma di violenza, giacche' mostra scarso rispetto per gli altri o paura della realta'. Separarci dalla verita' significa separarci dalla realta'. Per essere onesti con noi stessi dobbiamo esserlo con gli altri. E' veramente gentilezza non dire ad altre persone quel che si pensa e permettere al risentimento e al rancore di crescere nel silenzio, finche' esploderanno in allontanamento o litigio? Il metodo nonviolento ha il coraggio di confrontarsi con la realta', con cio' che accade, di modo da poter lavorare con tutti gli attori sulla scena per risolvere il conflitto. I nostri sentimenti, le nostre sensazioni, sono in grado di dirci molto su come vanno le cose e comunicandoli saremo maggiormente in grado di maneggiare le diverse situazioni nel modo migliore: questo non significa che rovesceremo sugli altri tutti i nostri problemi personali senza alcun discernimento. La comunicazione migliore, quella a cui tendiamo, e' chiara, aperta ed onesta. Anche quando, come gruppo, comunichiamo verso l'esterno, e' necessario che le nostre parole siano accurate e chiare: la credibilita' del nostro movimento, e la buona riuscita dell'azione nonviolenta, dipendono dalla fiducia che le persone a cui ci rivolgiamo possono avere in noi. La fiducia che non stiamo mentendo loro, ad esempio. Questa e' una differenza sostanziale rispetto al metodo "militarizzato" che la comunicazione usa di solito basato sulla segretezza, sulla menzogna, sull'adesione acritica all'ordine dall'alto o al parere del cosiddetto esperto.
Noi siamo anche molto attente e attenti a non implicare nelle nostre comunicazioni un senso di superiorita', ovvero che ci sentiamo "migliori" solo perche' abbiamo delle critiche da fare a situazioni ed azioni. Tutti facciamo errori. Suggeriamo pero' pacificamente a chi riteniamo in errore di considerare la possibilita' di un cambiamento, presentando delle alternative chiare.
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Una coraggiosa compassione
Si dice che il metodo dell'azione nonviolenta sia debole e passivo, o che rifiuti il conflitto. Al contrario, l'azione nonviolenta nomina ed apre e gestisce i conflitti. Certamente, non e' un metodo per i codardi. Prendere parte ad un'azione diretta nonviolenta richiede coraggio, un coraggio che non ha bisogno ne' desiderio di armi e scudi. Un coraggio che cammina con dignita' e senza timore nel conflitto, che sfida l'ingiustizia e lavora con forza per il cambiamento. Un coraggio disposto ad assumere su di se' dolore o situazioni spiacevoli, ma non disposto ad infliggerli ad altri. Amore e fiducia, non odio e paura, sono cio' che definisce il coraggio. La parola "coraggio" deriva da "cuore": noi abbiamo cuore sufficiente da confrontarci con i nostri oppositori, credendo fermamente in un processo umano e nonviolento di riconcilazione.
E' la compassione a darci cuore. La compassione e' amore empatico, e' "sentire insieme", nella gioia e nel dolore; un sentimento non solo capace di sintonizzarsi con i sentimenti altrui, ma anche saggio e coraggioso abbastanza da tradursi in azione. La compassione nasce da un sentimento di unita' che ha l'effetto di espandere i nostri cuori: qualsiasi sia la campagna, lo scopo, a cui dedicate le vostre energie, la fame nel mondo, la tutela dell'ambiente, il cercare un'economia di giustizia, la scintilla del vostro agire si e' accesa a partire da questo sentimento. Voi vi siete dette che era vostra responsabilita' fare qualcosa per arrestare il dolore altrui. E' stata la compassione, ovvero il sentirvi parte del sentire altrui, a suggerirvi che si potrebbe vivere in armonia maggiore con la terra e fra noi esseri umani.
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Una persistente pazienza
Un'altra qualita' rivoluzionaria dell'azione nonviolenta e' la pazienza. Una pazienza persistente, la capacita' di non abbandonare la scena in cui abbiamo scelto di agire, e di procedere in maniera calma ed intelligente. Quando siamo coinvolte nell'azione, spesso le nostre emozioni sono in primo piano: dobbiamo fare molta attenzione ad agire in maniera avvertita, dopo aver riflettuto su quanto vogliamo fare e sulle conseguenze delle nostre azioni. La pazienza persistente ci da' il tempo di pensare, di progettare, di proiettare l'azione nel futuro valutandone le conseguenze. E' meglio aspettare e perdere magari una piccola opportunita', piuttosto che muoversi in modo sconnesso e impreparato, rendendo l'azione inefficace. Nuove opportunita' ci si presenteranno comunque. Se abbiamo il tempo di riflettere sulla situazione e sul modo migliore di maneggiarla, saremo pronti poi ad agire nel modo migliore.
A differenza dei metodi militarizzati che corrono nell'azione nel modo piu' veloce e spietato possibile, l'azione nonviolenta e' lenta in modo deliberato, nel senso che da' ampi e frequenti avvisi agli oppositori su cosa sta accadendo, di modo che essi possano decidere in modo avvertito come confrontarsi con noi. Non vogliamo che i nostri oppositori reagiscano in maniera istintiva, in preda al panico o alla rabbia. Vogliamo che conoscano noi e i nostri metodi, in modo da poterci rispondere nel modo piu' calmo e intelligente possibile. Il metodo militarizzato e' veloce e distruttivo come il fuoco, ma l'azione nonviolenta fluisce e nutre come l'acqua. Qualcuno e' sempre pronto a dire: "il fuoco si combatte con il fuoco", ma se ci riflettete sopra vedrete che la metafora e' priva di senso: combattere il fuoco con l'acqua e' molto piu' efficace. L'acqua sceglie il sentiero piu' profondo, ma il suo scorrere persistente e paziente e' in grado di consumare le rocce piu' dure. Percio' piu' saremo persistenti, piu' progressi otterremo nella comunicazione, nell'educazione e nel risveglio di altre persone rispetto alle circostanze che vogliamo veder cambiate. La persistenza significa anche che noi siamo flessibili nelle tecniche che usiamo: se un metodo non funziona, lo abbandoniamo e ne proviamo un altro. E dobbiamo persistere non solo nei nostri sforzi per il cambiamento sociale, ma nel portarci amore l'un l'altro, perche' questa e' la prima risorsa che ci nutre, ci sostiene e ci consente di continuare. Lo scopo finale di ogni azione nonviolenta non e' la cancellazione degli oppositori, ma il trovare un modo armonioso, giusto e pacifico di vivere insieme. Ecco perche' quando questo scopo finale viene raggiunto non ci sono perdenti: coloro che sono stati convinti dalla nostra azione saranno grati del mutamento raggiunto quanto quelli che hanno progettato l'azione stessa.
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Cos'e' la nonviolenza
La nonviolenza e' uno stile di vita ed un metodo per ottenere positivi cambiamenti sociali. Ovvero, e' essere il cambiamento che si vuole vedere, senza che questo comporti distruzione, umiliazione, punizione di chi vi si oppone. Sebbene, come vedete, questa definizione sia molto semplice, e' resa di difficile comprensione dal fatto che la nostra societa' identifica il potere, la forza e l'efficacia con la violenza, la competizione ed il dominio.
La nonviolenza desidera creare un mondo che sia:
- affermativo della vita: un mondo che valorizza tutto cio' che e' vivo;
- amabile ed empatico: un mondo che si cura della gente che al mondo vive;
- egualitario: un mondo che dia valore ad ogni singolo individuo;
- cooperativo: un mondo che incoraggia la condivisione fra tutte e tutti;
- democratico: un mondo che risponde equamente ai bisogni ed ai desideri di ciascuno, in cui ciascuno assume per se' responsabilita';
- gioioso: un mondo in cui si sia spazio per ridere e amarsi e giocare.
La violenza e' spesso riduttivamente definita come: "ferire qualcuno fisicamente"; in quest'ottica, c'e' chi vede la nonviolenza come "trattenersi/astenersi dal ferire qualcuno fisicamente" e la confonde con la vigliaccheria, la passivita', il limitarsi da se stessi o l'ostilita' sorda e nascosta, e gli attivisti nonviolenti sono visti come "pazzi" o "santi" a seconda dei punti di vista. Cio' che entrambi i punti di vista sottendono, mentendo, e' che la violenza sia inevitabile. Tuttavia, violenza e nonviolenza si esprimono in un vasto raggio di possibilita': cio' che le distingue e' l'attitudine di base.
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Tipo di comportamento
a) Violento: malizia, ostilita', disprezzo, indifferenza
Assertivo: agire la guerra, usare la forza per ferire o umiliare qualcuno, picchiare o molestare un bambino, distruggere l'ambiente, opprimere o spaventare gli altri, minacciare la rovina fisica o economica di qualcuno; stuprare o abusare sessualmente di qualcuno.
Non assertivo: sostenere (e/o permettere che esistano) la guerra, la fame, la poverta', il razzismo, il sessismo, l'odio, l'abuso. Negare cure ai bambini. Fatalismo: il permettere agli altri di fare di se' ed il sentirsi una vittima impotente. L'usare droghe di qualsiasi tipo per stordirsi.
b) Nonviolento: amore, compassione, cura, gioia, empatia
Assertivo: resistere all'ingiustizia ed alla distruzione, lavorare per un cambiamento positivo, lavorare in modo cooperativo con altri, condividere, crescere con amore i bambini, fare l'amore appassionatamente con qualcuno.
Non assertivo: ammirare chi si impegna in modo nonviolento, boicottare quietamente un prodotto, sostenere organizzazioni/individui che lavorano per il cambiamento sociale, coccolarsi vicendevolmente.
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Teoria del potere
La continuazione del sistema di dominio dipende dall'obbedienza e dalla cooperazione della popolazione. Il sistema di dominio sfrutta varie risorse di potere:
- risorse umane: gente che sostiene il dominio o provvede servizi per esso;
- abilita' e saperi: le speciali informazioni riservate ad un ristretto numero di persone;
- risorse materiali: naturali, finanziarie, ecc.;
- fattori psicologici e culturali: teorie gerarchiche che permettono di accettare e perpetuare la violenza, di difendere coloro che la praticano;
- sanzioni: legge, polizia, prigioni, esercito, vigilantes, ecc.
Noi abbiamo individuato quattro tipi di potere. Il potere su qualcun altro (dominazione, controllo); il potere con (o potere tramite, quello che appartiene ai cosiddetti "esperti" e che si esprime in termini di influenza e status); il potere da dentro (creativita', autostima); il potere insieme (quello che stiamo esercitando in questo momento).
L'azione nonviolenta e', letteralmente: fare cio' che e' giusto con le tue stesse mani, senza affidarti alle strutture gerarchiche, senza bisogno che da un'autorita' "piu' alta" qualcuno ti chiami ad agire o ti ordini di farlo. L'azione nonviolenta e' prendere su di se' responsabilita' personale per realizzare il cambiamento.
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A cosa la nonviolenza si oppone
Alla distruzione dei corpi e delle menti; all'odio ed all'indifferenza; all'oppressione e al dominio; all'ingiustizia; alla guerra, al terrorismo, allo stupro, alla violenza domestica, alla poverta', agli "ismi" del dominio: razzismo, sessismo, ecc.
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Scopi dell'azione nonviolenta
- Minare la struttura di dominio, creare un'alternativa che la sostituisca;
- sfidare l'ingiustizia, difendere l'alternativa, negoziare per risolvere un conflitto;
- porre termine all'oppressione senza ferire fisicamente (o distruggere, umiliare, ecc.) gli oppositori: con/vincere, vincere insieme, non vincere/perdere;
- risolvere un conflitto in modi che rendano la violenza inefficace o controproducente.
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Come rendere efficace l'azione nonviolenta
Essendo "centrati" sul problema: siamo informati, vediamo con chiarezza la situazione di ingiustizia, abbiamo con altrettanta chiarezza formulato una visione alternativa.
Essendo attivi: se permettiamo alla violenza di continuare, ne siamo complici, percio' dobbiamo agire contro lo status quo della violenza. Poiche' sappiamo che gli sforzi violenti per il cambiamento sociale non produrranno un cambiamento reale nella struttura di dominio e poiche' essi non ci piacciono, noi siamo responsabili della creazione e dell'attuazione di azioni nonviolente sempre maggiormente efficaci.
Essendo coscienti: la violenza non e' un monolito composto dalle multinazionali; noi dobbiamo smettere di avallarla ovunque, sapendo che essa comprende la guerra e lo stupro; la fame e la molestia sessuale; l'intimidazione e la minaccia; il razzismo e il sessismo, ecc.
Essendo fieri: consci di star lavorando ad un compito grande e urgente, serio, che mettera' in moto energie a lungo termine.
Essendo coerenti: i nostri mezzi sono sempre correlati agli scopi che vogliamo ottenere; noi viviamo cio' che "predichiamo", tentiamo di vivere la "rivoluzione" nelle nostre vite e nelle nostre relazioni, prefigurando quella che sara' una societa' di condivisione.
Essendo responsabili: poiche' i nostri oppositori sono gli emissari di uno status quo violento, essi saranno ovviamente nei nostri confronti irosi, maligni, violenti; poiche' noi siamo gli emissari di un'alternativa nonviolenta, noi saremo disponibili all'ascolto, maturi, gentili e fiduciosi. Dimostreremo che possiamo usare il potere e non abusarne.
Essendo aperti: aperti ad una verita' di tipo multiforme, disposti ad incoraggiare ed apprezzare le differenze; aperti ad accettare anche i fallimenti: possiamo sbagliare, la cosa non ci turba; aperti alla conversione dei nostri oppositori: consideriamo ogni persona un'alleata potenziale; aperti nell'organizzare le nostre azioni: piu' trasparenti siamo, meno i nostri oppositori hanno da guadagnare nell'infiltrarsi.
Essendo capaci di amore: rifiutandoci di fare del male ai nostri oppositori, perche' il nostro scopo non e' la vendetta, non e' di punirli o di tornare loro il male che hanno fatto; il nostro scopo e' creare un mondo migliore, percio' condanneremo le loro azioni ed il loro ruolo distruttivo, pronti ad aiutarli a trasformare quelle azioni e quel ruolo in qualcosa di positivo, pronti a cercare soluzioni che possano soddisfare anche i nostri oppositori e ad accoglierli fra noi quando cambiano idea.
Essendo intelligenti: ci concentriamo sulle sorgenti del problema che affrontiamo, non sulle persone che lo agiscono all'esterno; ci focalizziamo sul cambiamento positivo (e cioe' creare una societa' giusta) non sul disprezzare gli oppositori, esprimere la nostra rabbia, tacitare i nostri sensi di colpa o semplicemente passare il tempo in questo modo sentendoci piu' "buoni" degli altri.
Essendo capaci di pianificazione: scegliendo come, dove e quando le nostre azioni si terranno, non affidandoci a sollevazioni emotive senza linee guida; disegnando accuratamente queste azioni in modo che esse portino sostegno alla nostra visione, e vadano a minare il sostegno al sistema di dominio; scegliendo lotte che possiamo vincere: il nostro scopo e' dimostrare come le cose possono cambiare, non quanto siamo privi di potere; scegliendo azioni che mettano in discussione gruppi di potere importanti, ovvero coloro che hanno la possibilita' di effettuare il cambiamento che noi chiediamo o di resistervi (governi, amministrazioni, ecc.); scegliendo azioni che siano visibili, orgogliose, nuove, eccitanti, tese a raggiungere il maggior numero di persone e non ripetitive e scontate.
Essendo pazienti e tenaci: i cambiamenti significativi e duraturi richiedono campagne a lungo termine.
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Tipologie dell'azione nonviolenta
Disobbedienza civile (termine coniato da Thoreau): protestare contro le tasse per le spese militari, rifiutandosi di pagarle; per estensione: il rifiuto di obbedire a leggi eticamente ingiuste. Altro esempio: coloro privi del diritto di voto si presentano alle cabine elettorali chiedendo di votare.
Azione diretta: boicottare un prodotto; indire una marcia di protesta; cominciare una campagna di informazione e pressione (invio di lettere, cartoline, ecc.).
Azione simbolica: realisticamente, noi sappiamo che finche' il movimento nonviolento non raggiungera' dimensioni di grande diffusione, tutte le nostre azioni saranno in qualche modo "simboliche" - l'elite al potere continua a determinare le scelte anche quando noi protestiamo contro di essa. Tuttavia, e' importante ricordare che le azioni simboliche rendono visibile il modo in cui vorremmo che le cose andassero, rendono visibile l'altro mondo possibile in cui vogliamo vivere. Inoltre, il simbolismo lavora in modo potente nelle persone: pensate ai riti, matrimoni, festivita', ecc. Azioni simboliche sono ad esempio: il portare addosso un distintivo con scritto "ripudio la guerra", i die-in, le veglie, le fiaccolate, ecc.
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Come preparare una campagna per il cambiamento sociale
I punti in cui si articola una campagna nonviolenta sono essenzialmente cinque:
- Ricerca. Noi siamo consci di avere un problema: ad esempio, le acque della nostra citta' sono inquinate. La prima fase della campagna consiste nel raccogliere il maggior numero di informazioni possibile al riguardo: quali corsi d'acqua, da che scarichi sono interessati, che tipo di rapporto hanno con la fornitura dell'acqua potabile, ecc. Elaboriamo un'alternativa.
- Educazione. Noi informiamo gli altri attivisti, l'opinione pubblica, i residenti in citta', e i responsabili dell'inquinamento dei risultati della nostra ricerca, e dell'alternativa che proponiamo.
- Negoziazione. Cerchiamo un incontro con i responsabili, i nostri oppositori in questo caso, per arrivare, se possibile, ad un accordo (se i responsabili accettano la nostra alternativa in modo soddisfacente, la cosa si conclude qui).
- Dimostrazione. Protestiamo contro l'oppressione (ed il rifiuto di incontrarci, se cosi' e' stato), mostriamo ed incarniamo la nostra alternativa: con una manifestazione pubblica, un corteo, ecc.
- Resistenza. Continuiamo a protestare nel quotidiano, ad esempio rifiutandoci di pagare le bollette dell'acqua fino a che il problema non sara' risolto.
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Qualsiasi azione decidiamo di intraprendere per portare alla luce il problema ed ottenere il cambiamento, essa dovra' essere:
- Comprensibile: seguire cioe' in primo luogo ad un'intensa campagna di informazione; deve essere visiva, semplice, diretta; dev'essere il piu' possibile tempestiva e vicina ai luoghi in cui il problema si manifesta; deve presentare un'alternativa, e mostrare che essa e' migliore dello status quo; se si riesce a concentrare la nostra lotta in un'immagine questo ci da' un quid in piu' di visibilita': pensate a come sintetizzare il messaggio in una singola immagine che possa trasmetterlo a chi non sa nulla della vostra campagna per il cambiamento.
- Drammatizzata (ma non scioccante): la gente che vi partecipa e quella che semplicemente osserva devono sentirsi a proprio agio; l'azione dev'essere correlata al fine che ci proponiamo di ottenere; piu' e' partecipata e meglio e' (se riuscite a coinvolgervi persone conosciute in citta', o largamente conosciute come "sagge" va bene); siate preparati a spiegare diffusamente, in profondita', il senso e lo scopo dell'azione a chi vi si avvicinasse per chiederlo; ricordate che le azioni devono sfidare seriamente l'ordine stabilito e forzarlo ad una risposta, percio':
1. la vostra richiesta sia la piu' ragionevole possibile in ordine allo scopo di far vacillare lo status quo;
2. drammatizzate la situazione (teatro di strada, travestimenti, ecc.) e chiedete il cambiamento con fierezza.
- Continuata: legate l'istanza specifica ad una campagna piu' vasta, che chieda il fondamentale cambiamento delle strutture di potere, ovvero:
1. negatevi a proposte di riforma inutili, che continuano a mantenere le stesse strutture (come la cooptazione, le risposte-promessa: faremo, vedremo, ci riuniremo..., le istituzioni di comitati che studieranno la questione - di solito per anni...);
2. premete per riforme strutturali, che permettano la massima partecipazione democratica, che incoraggino decisioni piu' giuste, e che diano potere al maggior numero possibile di persone;
3. dopo aver vinto una piccola riforma riguardo all'istanza che avete deciso di porre in luce, premete per riforme ancor piu' incisive e fondamentali.
- Ispirativa: l'azione deve legittimare, ispirare, incoraggiare la gente a porre domande all'autorita' stabilita, a pensare da se', ad aver fiducia nelle proprie opinioni e ad agire in accordo con la propria coscienza.
Se possibile, e' una benedizione quando l'azione comprende del divertimento.
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Com'e' fatta un'organizzazione nonviolenta
Un'organizzazione e' nonviolenta quando incorpora nei propri processi interni:
- il pensiero indipendente - domandare, dissentire, esplorare le idee;
- la democrazia - il controllo diretto sulle questioni che interessano la tua vita;
- lo spazio liberato - la protezione da influenze esterne non autorizzate dal gruppo;
- il rispetto per gli altri/le altre - inclusa la loro storia, l'identita' che palesano, ecc.
- l'empatia - il sentire, preoccuparsi degli altri e delle altre intorno a voi;
- l'altruismo - l'amore e la com/passione per gli altri e le altre;
- la responsabilita' - l'assicurarsi che le cose vadano bene per ciascuno e ciascuna;
- la cooperazione - il venirsi incontro, il lavorare insieme;
- la risoluzione nonviolenta dei conflitti.
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L'accordo sull'azione nonviolenta
Ogni azione nonviolenta di un certo spessore, che coinvolge piu' gruppi, necessita di "linee guida" di modo che ciascuno sappia come deve comportarsi e che comportamento puo' aspettarsi dagli altri. Le "linee guida" possono variare a seconda del tipo di azione che si decide di intraprendere ma generalmente esse sono le seguenti:
- Il nostro atteggiamento, nel modo in cui si mostrera' in parole, simboli e azioni, sara' amichevole, di apertura e rispetto verso chiunque incontriamo;
- Non useremo violenza, ne' fisica ne' verbale, verso alcuno;
- Non danneggeremo o distruggeremo proprieta' (la questione della distruzione delle proprieta' disturba la maggior parte della gente e ci aliena possibili alleati);
- Non useremo alcool o droghe (vogliamo essere in grado di agire con chiarezza, e vogliamo che ognuno sia in grado di farlo);
- Non porteremo con noi armi;
- Non correremo (quest'ultima e' una regola molto flessibile: ci sono situazioni in cui correre puo' avere senso); cio' significa sostanzialmente che non ci metteremo a correre da un posto all'altro incoraggiando il panico di massa, ma che in caso di bisogno ci disperderemo e ci riuniremo di nuovo, con la massima calma possibile.
(parte prima - segue)

4. REPETITA IUVANT. ONE BILLION RISING 2023
[Da One Billion Rising - Italia (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime Amiche e Amici di Obr, a tutt* voi che in questi anni ci avete accompagnato e sostenuto, ricordiamo che nel 2023 si celebreranno nel mondo i 10 anni di One Billion Rising e del grande lavoro che siamo stati in grado di fare in ogni angolo del Pianeta e del nostro Paese.
Ci anima anche la gioia di poter finalmente tornare in presenza il 14 febbraio per il nostro appuntamento "Un miliardo di voci contro la violenza".
Crediamo in luce della grande offensiva contro i diritti delle donne in scena in troppe parti del mondo, sia  necessario tornare nelle scuole, nelle palestre, nelle piazze "accoglienti" delle vostre citta' e delle vostre reti, o anche semplicemente nelle sedi vostre associazioni/organizzazioni.
L'obiettivo e' far risuonare le nostre parole e la nostra volonta', con la potenza dei nostri corpi, dei nostri sguardi, della nostra forza, e ricordare che siamo pronte e pronti a difendere i diritti e a non arretrare.
Vogliamo rinsaldare una rete coesa e collettiva che non si arresta e che, come in Iran, produce energie nuove e inarrestabili contro la violenza.
Nelle scuole in particolare sara' prezioso tornare a parlare con ragazzi e ragazze, dare un messaggio di consapevolezza e amore per l'attivismo, far si' che le/i giovani siano nostri alleati, nostre alleate.
Come voi sapete le parole e le forme del messaggio che accompagnano l'evento OBR nel mondo, si prestano all'arte, alla musica, ad happening di teatro, di danza e di poesia il cui cuore e', da sempre, marcare un territorio di liberta' e diritti adesso piu' che mai quotidianamente minacciati.
Per questo motivo vi chiediamo di essere protagoniste di OBR 2023 e come indicazione (cui potrete aggiungere vostre idee creative) vi suggeriamo di proporre:
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- esecuzione della coreografia il giorno 14 febbraio 2023
e
- se sarete nelle scuole la lettura di alcuni componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
- se organizzerete nelle vostre associazioni o nelle piazze, letture di autrici e autori che possano rappresentare la nostra forza di vincere contro la violenza di genere.
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questa tipologia di iniziativa non potrà che essere gradita.
A chi di voi confermera' la sua adesione, invieremo 5 T-shirt OBR, 200 adesivi, la grafica personalizzata con il nome della scuola e/o dell'organizzazione/comune/soggetto coinvolto.
In attesa di un vostro cortese riscontro, portiamo un affettuoso saluto.
Nicoletta, Silvia e Luisa
obritalia at gmail.com
www.facebook.com/obritalia
IG @onebillionrisingitalia
www.onebillionrising.org

5. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

6. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

9. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. MAESTRE. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI SVETLANA ALEKSIEVIC

- Svetlana Aleksievic, Incantati dalla morte, Edizioni e/o, Roma 2005, pp. 272.
- Svetlana Aleksievic, Gli ultimi testimoni, Bompiani, Milano 2016, 2017, pp. 368.
- Svetlana Aleksievic, La guerra non ha un volto di donna, Bompiani, Milano 2015, 2020, pp. 464.
- Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl, Edizioni e/o, Roma 2002, 2004, pp. 360.
- Svetlana Aleksievic, Ragazzi di zinco, Edizioni e/o, Roma 2003, pp. 320.
- Svetlana Aleksievic, Tempo di seconda mano, Bompiani, Milano 2014, 2018, pp. 780.
- Svetlana Aleksievic, Una battaglia persa, Adelphi, Milano 2022, pp. 48.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 5 del 5 gennaio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Informativa sulla privacy
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