[Nonviolenza] Telegrammi. 4706



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4706 del 6 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. "Contro la guerra e il fascismo, con la forza della nonviolenza". Un incontro di riflessione a Viterbo con Paolo Arena
2. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
3. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
4. Annamaria Rivera: Sedici ottobre (2020)
5. Annamaria Rivera: Il carattere sistemico del razzismo odierno (2020)
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. "CONTRO LA GUERRA E IL FASCISMO, CON LA FORZA DELLA NONVIOLENZA". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO CON PAOLO ARENA

La sera di giovedi' 5 gennaio 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di riflessione sul tema: "Contro la guerra e il fascismo, con la forza della nonviolenza".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di sicurezza per prevenire e contrastare la diffusione del coronavirus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it


2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

3. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"

L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
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6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
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E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: SEDICI OTTOBRE (2020)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 15 ottobre 2020]

"Ho indossato il guanto nero sulla mano destra e Carlos quello sinistro dello stesso paio. Il mio pugno alzato voleva dire il potere dell'America nera. Quello di Carlos l'unita' dell'America nera. Insieme abbiamo formato un arco di unita' e forza" (Tommie Smith).
*
Ora che rivedo quell'immagine, capisco il perché della mia emozione. Lo comprendo solo ora, dopo quarant'anni: di Tommie ero quasi innamorata. Il poster con la scena memorabile me lo sono portato di casa in casa, di citta' in citta', fino a pochi anni fa. Poi e' scomparso, perduto in uno degli  ultimi trasferimenti.
Contemplo la foto con una specie di groppo in gola. Tuttora mi commuovono il pugno destro guantato di nero, rivolto al cielo, il lungo braccio snello e muscoloso, la bella testa china quasi in preghiera. Ancora mi fa effetto la figura imponente ma gentile per le proporzioni perfette, tutta tesa in quel gesto ostentato quanto intenso: un corpo esposto con sfida e orgoglio, eppure raccolto come in meditazione. Soprattutto i piedi scalzi mi hanno sempre colpita. Non solo per il messaggio, fin troppo esplicito ed eloquente, ma anche perche' esprimono un'inconsapevole umilta' francescana che fa quasi tenerezza.
Solo ora, dopo quarant'anni, quell'immagine mi evoca anche una sorta di simbolica della crocifissione: Tommie Smith, al centro del podio, e' il cristo nero che si eleva sui due ladroni che gli stanno accanto. Il buon ladrone afroamericano, John Carlos, replica il suo gesto col pugno sinistro e indossa una collana fatta di piccole pietre, quasi grani di un rosario, ognuno dei quali allude a un nero linciato o ucciso solo perche' rivendicava i propri diritti. Il secondo ladrone, Peter Norman, le braccia molli lungo il corpo quasi muto, in realta' non e' insignificante, sembra solo un po' meno coinvolto. Certo, e' partecipe e complice, ma, sebbene si sia battuto per i diritti degli aborigeni australiani, non e' il maggiore artefice di quel messaggio sovversivo.
Nondimeno, anch'egli indossa il distintivo dell'Olympic Project for Human Rights (Progetto Olimpico per i Diritti Umani), un movimento che raccoglie i migliori atleti afroamericani e che rivendica uguaglianza, giustizia, rispetto, non solo nell'ambito dello sport, ma anche in ogni altro: economico, sociale, civile, politico... C'e' da dire, en passant, che non pochi altri atleti appartenenti alla medesima sigla hanno deciso di non partecipare affatto ai Giochi olimpici di Citta' del Messico; e cio' come forma di protesta per l'assassinio di Martin Luther King, avvenuto il 4 aprile del medesimo anno, cui il 5 giugno successivo sarebbe seguito quello di Robert F. Kennedy.
Di Tommie ero quasi innamorata poiche' era corpo seducente che si faceva messaggio politico. Poiche' era messaggio politico che si faceva corpo erotico. Io allora, nel mitico 1968, avevo cominciato appena a balbettarlo, quel genere di messaggi. Sentivo che essi erano veri, ma troppi e troppo gridati. Temevo che la loro verita' potesse perdersi nell'eco degli slogan urlati e reiterati.
Sapevo che i nostri corpi erano troppo addomesticati per poter dire senza parole. Non abbastanza liberi - come possono essere i corpi di chi ha conservato memoria della schiavitu' - per poter essere cosi' eroticamente sovversivi: il nostro eros, che avevamo appena scoperto, era ancora rinchiuso in amplessi privati per quanto multipli.
*
Una protesta pacifica e sovversiva
Fin qui e' ciò che io scrivevo, per me stessa, il 16 ottobre 2008, a quarant'anni dalla memorabile protesta, potentemente simbolica quanto sobria e silenziosa, compiuta da Tommie Smith, detto the Jet, e John Carlos, con la complicita' dell'australiano, bianco, Peter Norman, nel corso della cerimonia di premiazione dei Giochi olimpici di Citta' del Messico: giusto nella citta' in cui pochi giorni prima, il 2 ottobre, in piazza delle Tre Culture, nel quartiere di Tlatelolco, si era consumata la strage di Stato di centinaia di persone, in massima parte studenti e studentesse impegnati/e nel movimento.
Quando, nello stadio, iniziarono a risuonare le note di The Star-Spangled Banner, l'inno nazionale degli Stati Uniti, Smith e Carlos abbassarono la testa e alzarono il pugno chiuso guantato di nero: un gesto potentemente sovversivo. E tanto piu' coraggiosa fu la loro contestazione per il fatto che i tre, in quella finale dei 200 metri, erano risultati vincenti: al primo posto si era classificato Smith, che con i suoi 19'83 era stato il primo al mondo a scendere sotto i 20 secondi; al secondo v'era Norman (20'06), al terzo Carlos (20'10).
Essi avrebbero potuto, dunque, avvantaggiarsi delle loro brillanti performance per incamminarsi verso una luminosa carriera atletica. E, invece, non appena abbandonarono il podio, essa sara' stroncata e la loro vita diverra' un inferno. La loro protesta ebbe, certo, immediata risonanza e successo amplissimi, tanto da divenire quasi mitica, anche grazie all'eco esercitata dal dilagare del movimento sessantottino in un'area del mondo assai ampia. Nondimeno, Smith e Carlos saranno costretti a lasciare il Messico entro 48 ore, poi emarginati, obbligati a esercitare i lavori piu' umili, a tal punto insultati, minacciati, perseguitati che la moglie del secondo finira' per suicidarsi.
Anche Norman, una volta rientrato nel suo Paese, sara' trattato come un paria e non correra' mai piu' per le Olimpiadi, nonostante fosse a quel tempo il piu' grande velocista australiano mai visto fino allora. Dopo che, il 3 ottobre del 2006, egli mori' a causa di un infarto fulminante, Tommie e John accorsero a Melbourne per partecipare alle sue esequie: furono loro a trasportare la sua bara.
*
I can't breathe. L'estesa rivolta odierna contro la ferocia poliziesca e l'inferiorizzazione sociale
Ci si potrebbe chiedere se la mitica protesta del 16 ottobre del 1968 conservi tuttora un valore simbolico e politico tale da avere senso rispetto all'oggi.
Si pensi alla rivolta, non sempre pacifica, che si e' scatenata a Minneapolis e subito si e' ampiamente diffusa, a seguito dell'omicidio poliziesco, atroce e del tutto arbitrario, dell'inerme afroamericano George Floyd, soffocato dal ginocchio di un poliziotto che lo ha inchiodato a terra, senza ch'egli opponesse alcuna resistenza. Ad esso seguiranno molti altri omicidi di stampo razzista, ugualmente ad opera delle forze dell'ordine, brutalmente istigati da Donald Trump, che ha minacciato di usare anche l'esercito contro i rivoltosi. Tutto cio' concorre a dimostrare quanto feroce e strutturale sia tuttora negli Stati Uniti il razzismo, istituzionale e non, contro gli/le afroamericani/e, ma anche contro persone di origine ispanica.
A tal punto che recentemente lo stesso Barack Obama ha dichiarato che "Per milioni di americani essere trattati in modo diverso a causa della 'razza' e' tragicamente, dolorosamente, esasperatamente normale, sia che si tratti di avere a che fare con il sistema sanitario, d'interagire col sistema giudiziario o di fare jogging in strada o semplicemente di guardare gli uccelli nel parco".
Una tale abnorme ferocia e serialita' della repressione poliziesca, fino alla normalizzazione e banalizzazione dell'omicidio, ha fatto si', in tal caso, che alla rivolta aderissero e partecipassero anche un numero non irrilevante di bianchi; e perfino una parte della stessa polizia la quale, in New Jersey e altrove, e' addirittura scesa in piazza per protestare a fianco dei manifestanti. V'e' da aggiungere che anche l'approccio delle autorita' locali e' stato perlopiu' all'insegna della comprensione e del dialogo con i dimostranti.
Tutto cio' per non dire dell'emergenza sanitaria che ha fatto si' che i piu' colpiti dal Covid19 siano stati gli afroamericani, con un tasso di mortalita' tre volte superiore a quello dei "bianchi". La pandemia ha provocato anche un livello altissimo di disoccupazione: a perdere il lavoro sono stati almeno 40 milioni di persone. Tra queste, la percentuale di afroamericani e ispanici, uomini e donne, e' enormemente alto.
Insomma, a sollecitare una cosi' ampia e diffusa sollevazione, non v'e' solo l'insensata e seriale brutalita' poliziesca, ma anche le progressive disuguaglianze e la crescita drammatica della disoccupazione e dell'emarginazione sociale. Non per caso la rivolta e' influenzata dal movimento Black Lives Matter, che gia' nel 2014, allorche' e' nato, ha affermato una visione politica capace di coniugare l'antirazzismo con la lotta di classe, nonche' con l'antisessismo.
In fondo, una tale dialettica potrebbe essere rappresentata, ancor oggi, dalla simbolica di quel lontano 16 ottobre 1968: il pugno nero alzato, i piedi scalzi, la collana di piccole pietre simboleggianti gli afroamericani linciati.

5. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: IL CARATTERE SISTEMICO DEL RAZZISMO ODIERNO (2020)
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 18 giugno 2020, che riproduce alcuni brani tratti dall'Introduzione del libro "Razzismo. Gli atti, le parole, la propaganda", Dedalo, Bari 2020]

(...) In realta', riducendo il razzismo a "odio", si finisce per ignorarne la dimensione storica e il carattere peculiare e sistemico. Esso e', infatti, un sistema d'idee, parole, discorsi, atti, norme giuridiche, pratiche sociali e istituzionali, che attribuisce a gruppi umani e agli individui che ne fanno parte differenze essenziali, generalizzate, definitive, naturali o quasi-naturali, al fine di giustificare e/o legittimare stigmatizzazione, discriminazione, subordinazione, segregazione, esclusione, violenza, perfino sterminio. Tale sistema, che di solito agisce in societa' strutturate da rapporti di classe, e' alimentato da pratiche discriminatorie routinarie, tali da produrre una stratificazione di disuguaglianze in termini di accesso a risorse economiche, sociali, giuridiche, simboliche (1).
Oltre a odio, un altro stereotipo assai diffuso e' quello secondo cui, in particolare tra la "gente comune", sarebbe soprattutto la paura degli altri/e a istigare atti di razzismo verbale o fattuale.
Ma quale paura puo' suscitare una mamma che piange la perdita della sua bambina di cinque mesi? Eppure il 18 dicembre 2019, nella corsia dell'ospedale di Sondrio, e' accaduto che quella madre, una giovane nigeriana che piangeva disperatamente, avendo appena appreso che la sua creatura era morta, fosse insultata da persone comuni, per l'appunto, anche da donne, con frasi raccapriccianti quali: "Mettetela a tacere quella scimmia!". "Ma perche' urla? Sara' un rito tribale...", "Non e' cosi' grave: gli africani fanno un figlio all'anno" (2).
Nondimeno "Restiamo umani" e' uno degli slogan piu' diffusi in ambienti antirazzisti. Forse, al contrario, ci si dovrebbe impegnare a trascendere lo stato attuale dell'umanita', cercando di apprendere da quei non-umani che mai tratterebbero in tal modo una madre della loro stessa "specie" (3), la quale si disperasse per aver appena perso il suo cucciolo. Al contrario, gli altri viventi sono perlopiu' ridotti a natura bruta, bestializzati, reificati, massimamente sfruttati, perfino sterminati: ed e' tutto questo, cioe' lo specismo, a costituire il modello, se non la matrice, del razzismo e del sessismo (...).
Se proprio volessimo attribuire alla sola sfera dei sentimenti e delle emozioni o a una postura morale i moventi del parlare e dell'agire razzista "ordinario", saremmo costretti a constatare che spesso a prevalere sono piuttosto disprezzo, derisione, dileggio, aggressivita': i quali talvolta sono l'esito - soprattutto tra le classi non abbienti, afflitte dal ben fondato timore del declassamento - di quel processo che Hans Magnus Enzensberger (2007) ha definito con la formula di socializzazione del rancore. Fra l'altro, e' quantomeno ingenuo ritenere che possa essere l'odio a ispirare le strategie politiche, istituzionali, propagandistiche contro persone immigrate, profughe, rifugiate o appartenenti a minoranze (...).
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L'impostura della "guerra tra poveri"
(...) Cio' detto, conviene precisare che il razzismo non e' affatto monopolio delle classi subalterne. Esso e', invece, come ho scritto piu' volte, l'esito del circolo vizioso fra il razzismo detto istituzionale o di Stato, quello veicolato e praticato dall'estrema destra, infine quello detto popolare o ordinario: un circolo vizioso cui un contributo rilevante e' dato dai mass media e dai social networks in specie. Insomma, la nozione di razzismo istituzionale - elaborata in ambienti afroamericani (Carmichael e Hamilton, 1968/1967) - suggerisce che la discriminazione, l'ineguaglianza strutturale, l'esposizione al razzismo, ma anche allo sfruttamento estremo, di persone immigrate e rifugiate, nonche' di alcune minoranze, non e' solo il frutto di pregiudizi, xenofobia, ripulsa da parte degli "autoctoni", ma e' in primis l'esito di leggi, norme, procedure e pratiche routinarie, messe in atto dalle istituzioni.
Quello di odio non e' il solo luogo comune, tanto infondato quanto dilagante. Altrettanta fortuna ha avuto e ha tuttora la retorica della guerra tra poveri: pure in tal caso, condivisa anche da locutori di sinistra e antirazzisti. I quali, eludendo (...) il ruolo e le responsabilita' del razzismo istituzionale, e facendo dei "poveri" gli unici attori della scena razzista, lasciano trapelare una visione classista, forse inconsapevole (...).
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Non basta l'"integrazione" a proteggere dal razzismo
Un altro cliche', in apparenza di stampo democratico, e' quello secondo cui l'integrazione porrebbe al riparo dal razzismo, almeno da quello piu' violento (...). Per dimostrare, in concreto, l'infondatezza di tale cliche' basta citare il caso ben risaputo di Mario Balotelli, calciatore rinomato e di grande levatura (...). Il fatto d'essere un cittadino italiano illustre non lo ha affatto messo al riparo dal razzismo, lo ha anzi esposto costantemente agli insulti più volgari e alle minacce piu' ignobili (...).
Se neppure la celebrita' e la cittadinanza italiana preservano dal razzismo, cio' e' ancor piu' vero per chi, quantunque inserito nella societa', sia considerato altro, a tal punto da divenire bersaglio di violenza razzista estrema, fino alla strage. Si pensi a quella di Firenze del 13 dicembre 2011 che ebbe quali vittime dei senegalesi (...). Eppure a Firenze la collettivita' di origine senegalese e' tra le piu' organizzate e radicate, politicamente consapevoli e attive. Tant'e' vero che ha espresso leader politici come Pape Diaw: cittadino italiano, per cinque anni e' stato consigliere comunale per il centro–sinistra e nel 2013 candidato al Senato nella lista di "Sinistra e Liberta'".
Piuttosto "integrato" era anche Mohamed Habassi, trentatreenne d'origine tunisina, ucciso in un borgo della provincia di Parma la notte fra il 9 e il 10 maggio 2016, a seguito di un'atroce sequela di sevizie, torture, mutilazioni, compiute da due integratissimi e ben noti cittadini parmigiani: un caso estremo di violenza, rimasto confinato nella cronaca locale, al quale dedico la triade dei miei articoli che concorsero a bucare il muro di omerta' razzistica.
In realta', le aggressioni razziste, fino all'omicidio e alla strage, contro persone immigrate, rifugiate e/o alterizzate, costellano almeno l'ultimo quarantennio della storia italiana. Ricordo che a Roma, nella notte fra il 21 e il 22 maggio del 1979, Ahmed Ali Giama, cittadino somalo di trentacinque anni - ex studente in legge presso l'Universita' di Kiev, poi rifugiato politico fuggito dalla feroce dittatura di Mohammed Siad Barre - venne bruciato vivo da quattro giovani italiani, mentre dormiva sotto il portico di via della Pace, nei pressi di piazza Navona. Nonostante le testimonianze dettagliate di ben sette persone, uscite da un ristorante vicino, i quattro saranno assolti in Cassazione.
Per citare un altro caso agghiacciante, il 9 luglio 1985, a Udine, il sedicenne Giacomo Valent fu ucciso con sessantatre coltellate da due suoi compagni di un liceo privato, assai esclusivo. I suoi assassini, apertamente neonazisti, avevano rispettivamente quattordici e sedici anni. Figlio di un cittadino italiano, funzionario di ambasciata, e di una principessa somala, Giacomo veniva costantemente dileggiato come "sporco negro" (...), anche per le sue idee politiche di sinistra.
Ben nota e' la vicenda dell'omicidio di Jerry Essan Masslo. Colto e politicamente impegnato (...), era stato costretto, per sopravvivere, a lavorare in condizioni quasi–schiavili alla raccolta di pomodori nelle campagne di Villa Literno. A questo assassinio, compiuto il 20 settembre 1989 da una banda di giovani rapinatori, per di piu' razzisti, segui' il primo sciopero di migranti contro il caporalato e - com'e' risaputo - una manifestazione nazionale che vide la partecipazione di piu' di duecentomila persone e inauguro' il movimento antirazzista italiano (...). Mi sono soffermata su questi casi estremi non solo per ricordare che il neorazzismo italiano ha una lunga storia, ma anche per mostrare che chiunque, "integrato" o non, puo' essere vittima di razzismo, fino alla morte.
(...) E' indubbio che a contribuire decisamente a emarginare le persone immigrate e rifugiate siano anzitutto le sempre piu' scellerate, punitive e discriminatorie leggi sull'immigrazione: dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini, dalla Minniti-Orlando fino all'estremo delle due cosiddette leggi-sicurezza (la n. 32 del 2018 e la n. 53 del 2019), concepite e fermamente volute dall'ex ministro dell'Interno, Salvini. Mentre scrivo, esse sono ancora in vigore: il secondo governo Conte, questa volta di "centro-sinistra", non sembra affatto intenzionato ad abolirle - se mai a "correggerle" -, sebbene siano decisamente anticostituzionali e contrarie alla Convenzione europea sui diritti umani (...).
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La tanatopolitica dell'Unione Europea
Tutto cio' che ho illustrato e' da inserire in un contesto ben piu' ampio di quello nazionale: l'incalzante tendenza alla diffusione e, nel contempo, banalizzazione del razzismo, perfino dell'antisemitismo, nonche' gli orientamenti decisamente proibizionisti rispetto al diritto di emigrare riguardano, infatti, gran parte dei Paesi dell'Unione Europea e sono un riflesso delle politiche di quest'ultima. Tanto che, sulla scia di Michel Foucault (2009/1997), potremmo definire tanatopolitica l'operato di buona parte delle sue istituzioni e dei suoi stessi Stati-membri (...).
Non sembri iperbolico un tale termine. Anche uno studioso competente ed equilibrato qual e' Luigi Ferrajoli (2016: 182) sostiene che, con le sue "odierne leggi razziali", l'Ue stia "mettendo in atto una gigantesca omissione di soccorso" e, di conseguenza "un nuovo genocidio" (...). Si', il Mediterraneo e' ormai divenuto un vasto cimitero acquatico e il Canale di Sicilia ha guadagnato il sinistro primato di confine piu' letale al mondo.
A un tale primato hanno contribuito non solo la guerra contro le Ong, ma anche la sostituzione della missione Mare Nostrum, destinata al salvataggio di vite umane, con quella denominata Triton, finalizzata al controllo e alla protezione delle frontiere. A cio' si aggiungano i tentativi ripetuti, praticati a suo tempo da Salvini, d'intralciare perfino le operazioni di salvataggio condotte dalla Guardia costiera e dalla Marina militare italiana (...).
Tuttavia, non si creda che si perisca solo ingoiati dalle acque del Mare nostrum. Anche per merito di UNITED (Rete europea contro il nazionalismo, il razzismo, il fascismo, in supporto dei migranti e dei rifugiati) - la quale coinvolge ben 550 organizzazioni della societa' civile, provenienti da 48 diversi paesi europei -, abbiamo la conferma del fatto che la tanatopolitica dell'Ue uccida, direttamente o indirettamente, in forme le piu' svariate. Attraverso un accurato monitoraggio iniziato nel 1993, tale Rete aggiorna di anno in anno la lista relativa alle morti accertate di migranti  e profughi/e, attribuibili alle "funeste politiche restrittive della Fortezza Europa", alla "militarizzazione delle frontiere, alle leggi sull'asilo, alle politiche di detenzione e deportazione" (4) (...).
Ormai e' il tempo in cui neppure il cadavere di un bambino riverso su una spiaggia riesce a commuovere e a sollecitare la pietas collettiva, come invece accadde a settembre del 2015, allorché fu diffusa l'immagine del piccolo Alan Kurdi, morto esattamente di tanatopolitica: era figlio di due esuli curdo-siriani, in fuga dall'Isis e dalla guerra civile, dunque piu' che meritevoli di asilo.
Sappiamo bene, inoltre, che oggi neppure la piu' calda, coerente e diffusa attitudine empatica sarebbe capace di mutare lo stato delle cose presenti. Tuttavia, se essa tornasse ad essere largamente condivisa, potrebbe almeno costituire una delle spinte per rilanciare un ampio movimento di massa trans-nazionale che avversi la tanatopolitica e la dialettica del razzismo, in termini e modi lucidamente e coerentemente politici.
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Note
1. Per una definizione piu' ampia, si veda la mia voce "Razzismo" nel dizionario Utet, Diritti umani. Cultura dei diritti e dignita' della persona nell'epoca della globalizzazione, 6 voll., 2007.
2. A tal proposito si veda: S.N. Neanche il dolore di una madre riesce a fermare il razzismo, "Cronache di ordinario razzismo", 18 Dicembre 2019: http://www.cronachediordinariorazzismo.org/neanche-il-dolore-di-una-madre-riesce-a-fermare-il-razzismo/?spush=YW5uYW1hcmlhc3BlbGl4QGdtYWlsLmNvbQ==
3. Uso questo termine fra virgolette perche' il concetto di specie e' alquanto problematico, percio' messo in discussione da studiosi/e, me compresa, che si definiscono antispecisti/e.
4. Si veda la lista aggiornata fino al primo aprile 2019: http://www.unitedagainstracism.org/wp-content/uploads/2019/07/ListofDeathsActual.pdf

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- In viaggio con Philippe Daverio, La meraviglia barocca, dalla Sicilia alle corti europee, Rcs, Milano 2022, pp. 64 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Vittorio Sgarbi, Canova e la bella amata, La nave di Teseo - Rcs, Milano 2022, pp. 130, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riletture
- Giuseppe Francesconi, Gustavo Salsa (a cura di), Molte volte ho pensato che non sarei piu' tornato. Venticinque storie di internamento e lavoro coatto nella Germania di Hitler, supplemento a "L'Unita'", Roma s. d. ma 2004, pp. 170.
- Miklos Nyiszli, Medico ad Auschwitz, Longanesi, Milano 1973, 1974, pp. IV + 236.
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Classici
- Romano Guardini, La morte di Socrate nei dialoghi di Platone, Morcelliana, Brescia 1981, 1984, pp. 352.
- Jan Patocka, Socrate, Rusconi Libri, Santarcangelo di Romagna 1999, pp. 504.
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Maestre
- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977, pp. VIII + 336.
- Sheila Rowbotham, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 272.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4706 del 6 gennaio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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