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[Nonviolenza] Telegrammi. 4697
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4697
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 27 Dec 2022 15:35:38 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4697 del 28 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Un pensiero semplice, e necessario
2. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
3. Annamaria Rivera: Non e' che un animale
4. Annamaria Rivera: Decostruire il linguaggio razzista
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. L'ORA. UN PENSIERO SEMPLICE, E NECESSARIO
I governi di Russia ed Ucraina, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America, stanno portando l'umanita' alla catastrofe.
Occorre che insorgano nonviolentemente i popoli per imporre la fine della guerra che sta massacrando la popolazione ucraina innocente ed inerme e che sta minacciando l'umanita' intera di annientamento se la guerra proseguira' e si fara' nucleare.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
*
7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: NON E' CHE UN ANIMALE
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 21 settembre 2022]
La parola specismo si basa sulla nozione di specie, per analogia con le parole razzismo e sessismo: e' il sistema di dominio, oggettivazione, appropriazione degli animali, fondato sul criterio, rigido e arbitrario, dell'appartenenza di specie degli individui.
Un tale sistema e' sostenuto e giustificato dal dogma della Natura e dall'ideologia della centralita' e della superiorita' della specie umana su tutte le altre. Il pensiero occidentale moderno, sebbene contempli forme di continuita' nella sfera materiale - evolutiva, biologica, ma anche genetica - ha soprattutto separato culturalmente e moralmente non solo il corpo dallo spirito, il soma dalla psiche, ma anche gli umani dai non-umani.
Di conseguenza ha spesso operato una netta dissociazione tra i soggetti umani e gli oggetti animali, reificando questi ultimi e negando non solo il fatto che essi abbiano un "mondo", delle culture, una "storia", ma anche la loro qualita' di soggetti dalla vita sensibile, emotiva e cognitiva.
Le credenze, i pregiudizi e gli stereotipi, utilizzati per legittimare l'indifferenza verso le sofferenze inflitte agli animali o per giustificare la crudelta' abituale nei loro confronti, sono strettamente correlate alle forme del pensiero razzista e sessista.
Il movimento antispecista (o movimento per la liberazione animale) afferma che l'attribuzione degli individui a delle categorie biologiche (di specie, ma anche di "razza", di sesso, di eta') non e' pertinente per decidere quale considerazione accordare ai loro bisogni, desideri, diritti; e serve semplicemente quale pretesto ideologico per la discriminazione, fino alla reificazione. A proposito di quest'ultima basta citare il fatto che, fino al 2015, per il Codice civile francese lo status giuridico dell'animale era quello di bene mobile: solo successivamente diverra' "un essere vivente dotato di sensibilita'".
Uno dei rischi piu' seri e', a mio avviso, l'infiltrazione nel movimento antispecista o l'appropriazione della "questione animale" da parte di correnti di destra o di estrema destra. Percio' e' necessario anche - e non solo per ragioni tattiche - articolare l'antispecismo con l'antisessismo e l'antirazzismo. Gli stereotipi utilizzati per legittimare l'indifferenza verso le sofferenze inflitte agli animali o giustificare l'abituale crudelta' nei loro confronti sono strettamente correlati ai modi di pensiero razzista e sessista.
Anche parte della sinistra politica corre tali rischi, incapace, com'e' spesso, di comprendere il valore strategico dell'antispecismo. Per una parte del pensiero di sinistra la "questione animale" e' un lusso da privilegiati, che sarebbero indifferenti alle questioni di classe, di giustizia sociale e di uguaglianza. Tuttavia, benche' la tradizione di sinistra abbia non poche volte marcato la propria distanza in rapporto alla "questione animale", vi sono delle rilevanti eccezioni storiche cui si potrebbe fare riferimento: da Rosa Luxemburg a Horkheimer e Adorno...
Quanto al movimento femminista, esso ha sicuramente sviluppato una profonda riflessione su cio' che si proclama, si propone e s'impone come neutro universale. Ma, fino a oggi, almeno nelle varianti italiana e francese, non e' stato capace di riflettere abbastanza sul "ciclo maledetto dell'esclusione degli altri", inaugurato dallo specismo (l'espressione è di Claude Levi-Strauss).
Infatti, affermare che gli animali non sono delle cose, dei beni o delle merci, bensi' soggetti di vita sensibile, singolare, affettiva e cognitiva (e agire di conseguenza) significa andare nel senso di un progetto economico, sociale e culturale che ha come fondamento la redistribuzione delle risorse su scala mondiale, l'uguaglianza economica e sociale, in definitiva il superamento del sistema capitalistico. Tant'e' vero che, in particolare nella sua fase neo-liberale e mondializzata, il capitalismo si basa sullo sfruttamento intensivo dei non-umani cosi' come degli umani.
Anche gli ecologisti hanno tardato non solo a preoccuparsi del benessere animale, ma anche a considerare gli enormi danni ambientali provocati dall'industria della carne. Infatti, ogni anno nel mondo vengono abbattuti almeno 142 miliardi di animali. Prima di essere uccisi, spesso in maniera dolorosa e orribile, gli animali di allevamento non hanno alcuna esistenza. I suini vengono imprigionati in gabbie che comprimono i loro corpi e impediscono loro ogni movimento; i vitelli sono strappati alle loro madri appena nati; i pulcini maschi vengono schiacciati vivi...
Questa industria e' la prima responsabile dei processi di deforestazione, di consumo e inquinamento delle acque, di produzione di gas a effetto-serra, di utilizzazione planetaria di terre, di consumo di prodotti agricoli; in piu', e' una delle prime per cio' che riguarda il consumo di energia. Tutto cio' a vantaggio quasi esclusivo dei paesi occidentali ricchi e industrializzati, i quali sono i maggiori consumatori di carne in rapporto agli abitanti.
Insomma, oggi abbiamo tutti gli elementi per affermare che l'alimentazione carnea provoca un autentico disastro ecologico (ci vogliono diecimila litri di acqua per un chilo di bovino) nonche' una rilevante sotto-nutrizione umana: si potrebbero nutrire quattro miliardi di esseri umani in piu' se le produzioni vegetali destinate al bestiame fossero utilizzate direttamente per la loro alimentazione.
In realta', gli allevamenti e i macelli industriali, con la loro catena di smontaggio dei corpi animali, restano gli esempi estremi di "fabbriche" tipicamente fordiste. Qui si uccide e si disseziona una vacca ogni minuto, un maiale ogni venti secondi e un pollo ogni due secondi. Ma i loro danni riguardano non solo le vite degli animali, ovviamente, e l'ambiente, ma anche gli operai che vi lavorano. In Francia, tra l'altro, si sono realizzate delle inchieste di campo sulle catene di macellazione, che descrivono l'inferno della condizione sia animale, sia operaia.
La razionalita' tecnica dell'allevamento e della macellazione degli animali contiene in se' una logica che evoca quella che ha guidato le tecniche di concentramento e di sterminio. Seguendo la semantica dell'eufemismo omicida, lo sterminio programmato secondo una logica industriale rigorosa fu designato con l'espressione "dare una morte compassionevole" al fine di evitare "sofferenze inutili". Cosi' l'uccisione seriale di animali da macello nei mattatoi asettici e automatizzati, prescritta dalle leggi dei paesi occidentali "piu' avanzati" e' nominata e giustificata come "macellazione umanitaria".
L'antispecismo si oppone alla visione naturalistica degli esseri viventi e s'interessa non gia' a cio' che gli individui rappresentano, ma soprattutto a cio' che essi sentono e provano. Cio' che importa non e' il logos, la razionalita' o la capacita' di astrazione, ma, in primo luogo, la semplice esistenza della sofferenza dell'animale, che e' la prova della sua coscienza e della sua soggettivita'. La sensibilita' e l'acutezza affettiva dei suini sono oggi conosciute come tra le piu' sviluppate. E tuttavia cio' non impedisce di ucciderne ogni anno almeno due miliardi, dopo averli sottomessi a condizioni di allevamento orribili.
E' l'umano occidentale-moderno che ha inaugurato la retorica secondo la quale l'alterita' non puo' essere definita se non attraverso un criterio privativo. L'animale non-umano sarebbe caratterizzato da cio' che gli manca: la ragione, l'anima, la coscienza, il linguaggio, la cultura...
Mai per la sua singolarita'. A tal proposito, le scoperte numerose e innovatrici nel campo dell'etologia e della psicologia cognitiva ci hanno indotte/i ad abbandonare poco a poco i vecchi criteri privativi. Cio' malgrado, il pensiero dogmatico della supremazia assoluta degli esseri umani inventa sempre delle nuove differenze radicali, non fondate o perfino ridicole. Un tempo si diceva che l'uso di utensili era "proprio dell'Uomo", finche' non si e' scoperto che talune specie di animali li utilizzano. Poi si e' sostenuto che solo gli umani sono capaci di fabbricarli, quando, in realta' anche gli scimpanze' e altri animali ne sono capaci. Piu' tardi si e' affermato che gli animali non hanno un linguaggio articolato. E invece si e' potuto insegnare a certi primati il linguaggio gestuale dei sordo-muti umani, con la sintassi e altre regole.
Insomma, oggi abbiamo tutti gli elementi scientifici per affermare che gli animali sono degli esseri sensibili, in molti casi dotati di una coscienza, nel senso piu' forte del termine.
Alcuni antropologi, in primo luogo Claude Levi-Strauss, hanno avanzato l'ipotesi che l'assoggettamento, la squalificazione e lo sfruttamento degli animali siano stati il modello primario che ha permesso la dominazione, la reificazione e la gerarchizzazione di talune categorie di esseri umani. Dal canto suo Theodor W. Adorno, in un memorabile aforisma di Minima Moralia, scrive che l'eventualità del pogrom si decide "nel momento in cui lo sguardo di un animale ferito a morte incontra un uomo. L'ostinazione con la quale egli respinge il suo sguardo - 'non e' che un animale' - riappare irresistibilmente nelle crudelta' commesse su degli umani, i cui autori devono costantemente convincersi che 'non e' che un animale'".
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DECOSTRUIRE IL LINGUAGGIO RAZZISTA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 settembre 2022]
I lessici deformanti, le retoriche e le rappresentazioni negative delle altre e degli altri o la propensione a mascherare dietro eufemismi provvedimenti e istituzioni di stampo razzista e anticostituzionale sono, al tempo stesso, una delle cause e uno degli effetti di quel sistema complesso e multidimensionale che chiamiamo razzismo: un sistema, spesso subdolo, di disuguaglianze giuridiche, economiche, sociali e di status; un sistema di solito caratterizzato da forti scarti di potere fra i gruppi sociali coinvolti.
Dunque, per contrastare il razzismo e' utile, sebbene non sufficiente, decostruire e smascherare le parole e le retoriche di cui esso si serve o che inventa, avalla o afferma come se fossero verita' indiscutibili. Anche se da sola e' insufficiente, l'opera di ecologia delle parole rappresenta uno dei mezzi per cercare di decomporre quella che Etiennne Balibar defini' la comunita' razzista, o almeno per intaccarne la compattezza e provare cosi' a metterla in crisi.
Cio' detto, io trovo molto problematica la locuzione hate speech ("discorso d'odio"), divenuta ufficiale a livello internazionale. Non per caso essa fu coniata negli Stati Uniti da un gruppo di studiosi di diritto alla fine degli anni '80, in un paese in cui il termine "razza" e' usato abitualmente, come se fosse neutro. La credenza secondo cui tutti gli insulti, le affermazioni, le locuzioni offensive e discriminatorie siano espressione di odio e' alquanto infondata, a mio parere.
Anche se allargassimo il significato di "odio", intendendolo come ostilita', avversione, rigetto, antipatia, inimicizia verso taluni individui e gruppi, non riusciremmo a comprendere l'intera gamma di motivazioni che ispirano parole, locuzioni, discorsi razzistici e discriminatori, anche quelli sessisti e omofobici. Se proprio volessimo attribuire alla sfera dei sentimenti e delle emozioni i moventi del comune parlare razzista, saremmo costretti a constatare che spesso a prevalere sono il disprezzo, la noncuranza, la derisione, il dileggio.
Non per caso, in Italia, tra i primi lemmi coniati per nominare in blocco persone immigrate e rifugiate vi e' stata l'espressione napoletana vu' cumpra' ("vuoi comprare?"): ritenuta la frase tipica con cui il tipico venditore itinerante straniero si rivolgerebbe ai passanti e basata sulla generalizzazione arbitraria secondo cui tutti i migranti sarebbero al massimo dei miserabili ambulanti. Del resto, le rappresentazioni veicolate dai mezzi di informazione e talvolta dalle stesse istituzioni per lo piu' tendono a occultare o a minimizzare l'effettivo ruolo produttivo svolto dai lavoratori/trici immigrati/e e quindi il loro contributo all'economia dei vari Paesi europei.
Inoltre, non credo affatto che quei politici e rappresentanti d'istituzioni, che sono soliti pronunciare le peggiori offese e oscenita' razzistiche (gli imprenditori politici del razzismo, come ebbi modo di definirli in passato) siano mossi da qualche passione o sentimento. Se mai dall'ideologia e da una ben precisa strategia: volta ad ottenere consenso, deviando verso capri espiatori il rancore popolare, perlopiu' dovuto alle condizioni economico-sociali vissute.
Vi e' un altro paradosso che connota l'hate speech. In alcuni Paesi europei, fra cui l'Austria e la Spagna, tra i moventi e' nominata insistentemente la "razza". La stessa cosa accade per organismi internazionali quali CERD e CEDU, cioe', rispettivamente il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale (dell'Onu) e la Convenzione europea dei Diritti dell'uomo.
Eppure e' dai primi anni '40 del Novecento che biologi, genetisti, soprattutto antropologi culturali quali Franz Boas, Fernando Ortiz, Ashley Montagu iniziarono a dimostrare la totale infondatezza scientifica della "razza". Dunque, si potrebbe dire paradossalmente che chi continua oggi a perpetuarne il mito e' egli stesso razzista, quantunque si occupi di hate speech.
Lo stesso si puo' dire a proposito delle espressioni "di colore" o "in base al colore", come se esso fosse una realta' invece che una percezione storicamente e culturalmente determinata. In realta', e' il discorso dominante a decidere chi sia nero, chi bianco, chi di "razza ebraica", chi di un'altra "razza". Negli Stati Uniti e' classificato/a come nero/a chi abbia anche solo un ottavo di "sangue nero", pur se il suo aspetto e' decisamente "bianco". Per dirne un'altra, il Sudafrica dell'apartheid invento' la categoria dei bianchi onorari (i giapponesi, in particolare), tali per condizione di classe elevata.
D'altronde, chiunque puo' essere razzizzato: in Italia, per un buon numero di anni, e tutt'oggi in Grecia, le principali vittime di razzismo sono stati gli albanesi, poi anche i romeni. Di questi ultimi, nel 2006, il giornalista di un quotidiano di destra oso' scrivere: "E' considerata la razza piu' violenta, pericolosa, prepotente, capace di uccidere per una manciata di spiccioli, che da anni terrorizza il nostro paese. Eppure questa razza si appresta addirittura a entrare nell'Unione europea". (Augusto Parboni, Un'etnia sempre in "cronaca nera". Hanno il monopolio criminale di clonazioni e prostituzione, "Il Tempo", 3 ottobre 2006).
Piu' tardi, il 10 aprile 2017, sara' Luigi Di Maio, leader del M5s, piu' volte ministro, a postare su Facebook un'asserzione analoga: "L'Italia ha importato dalla Romania il 40% dei loro criminali". E' ugualmente sua la definizione delle navi delle Ong, impegnate nella ricerca e nel soccorso in mare, quali "taxi del Mediterraneo", frase corredata dal classico "Chi li paga? E perche' lo fa?", postata undici giorni dopo.
Da non pochi anni, in Italia come in altri Paesi europei, va affermandosi un razzismo istituzionale tanto estremo e incalzante da alimentare, per il tramite decisivo dei mezzi di comunicazione di massa e dei social network, forme assai diffuse di xenofobia popolare. Corollario e nel contempo agente di questo processo e' il progressivo scadimento del linguaggio pubblico, che ormai sembra sottratto a ogni freno inibitorio.
La caduta dell'interdetto fa si' che pochi si scandalizzarono quando Beppe Grillo pubblico' nel suo blog, nel 2006, una lunga citazione dal Mein Kampf di Hitler contro "i giullari del parlamentarismo". E quando Matteo Salvini, leader della Lega Nord, nel 2008 oso' affermare in pubblico che i topi "sono piu' facili da debellare degli zingari, perche' sono piu' piccoli", echeggiando, forse inconsapevolmente, una delle metafore zoologiche tipiche dell'antisemitismo piu' classico. Il che non gli ha impedito di diventare, dieci anni dopo, ministro dell'Interno.
Ma e' anche lo stesso lessico normativo e burocratico che talvolta nomina i/le migranti con appellativi stigmatizzanti e inferiorizzanti: "clandestini", "extracomunitari", "badanti"... In particolare, la parola clandestino ha svolto un certo ruolo nel rafforzamento dell'asse, repressivo e discriminatorio, delle politiche dell'immigrazione in Italia: l'unico Paese europeo nel quale chi non e' in regola rispetto al titolo di soggiorno viene definito in modo spregiativo: altrove si dice, in maniera piu' o meno neutra, sans papiers, indocumentados e simili. Queste politiche, a loro volta, hanno finito per avallare la retorica che ruota intorno all'equazione che assimila l'immigrato al "clandestino", ergo al criminale.
Un'altra tendenza e' quella di ricorrere al lemma etnia (in realta', un sinonimo eufemistico di razza) per definire la provenienza di persone immigrate, invece che usare il criterio neutro, o almeno simmetrico, della nazionalita'. E cio' con esiti grotteschi: sulla migliore stampa italiana, recentemente perfino sul manifesto, quotidiano di sinistra, ci e' capitato di leggere individui di etnia latino-americana o addirittura di etnia cinese (mentre mai abbiamo letto di etnia europea o di etnia nordamericana).
Vi e' anche un gergo del senso comune razzista, in apparenza innocente, che usa vocaboli connotati ideologicamente come se fossero neutri. Si pensi al neologismo buonismo (e buonista; angeliste, in francese), con il quale si e' soliti stigmatizzare le politiche egualitarie e inclusive, gli atti e i discorsi solidali nei confronti delle persone migranti e rifugiate, e delle minoranze. E' un lemma che appartiene alla medesima famiglia semantica di pietista, usato in Italia durante il fascismo come un'accusa contro quegli italiani che, dopo l'approvazione delle leggi antiebraiche, cercarono di difendere, proteggere, soccorrere i loro concittadini ebrei.
E a proposito e per concludere. Si pensi ai sovranismi che attraversano gran parte dei paesi europei, al riemergere in forme esplicite dell'antisemitismo insieme con l'anti-islamismo: verbali e perfino fattuali (dai ricorrenti affaires del velo in Francia agli attentati a sinagoghe e moschee). Tutto cio' rende ancor piu' necessaria l'opera di "ecologia delle parole", purche' condotta nel contesto di una diffusa attivazione della societa' civile.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Matteo Bozzi, La perestrojka di Gorbacev, Rcs, Milano 2022, pp. 160, euro 5,99.
- L. Loredana Cardullo, La scuola, Rcs, Milano 2022, pp. 180, euro 6,90 (collana "Greco. Lingua, storia e cultura di una grande civilta'", in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Bertolt Brecht, I giorni della Comune, Einaudi, Torino 1963, 1977, pp. 110.
- Diario di Leone Tolstoi 1853-1865, Treves, Milano 1927, pp. VIII + 256.
*
Riedizioni
- Piero Angela, Il mio lungo viaggio, Mondadori, Milano 2017, 2022, pp. VIII + 216, euro 8,90.
- Andrea Camilleri, La concessione del telefono, Sellerio, Palermo 1998, Gedi, Torino 2022, pp. 272, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4697 del 28 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4697 del 28 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Un pensiero semplice, e necessario
2. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
3. Annamaria Rivera: Non e' che un animale
4. Annamaria Rivera: Decostruire il linguaggio razzista
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. L'ORA. UN PENSIERO SEMPLICE, E NECESSARIO
I governi di Russia ed Ucraina, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America, stanno portando l'umanita' alla catastrofe.
Occorre che insorgano nonviolentemente i popoli per imporre la fine della guerra che sta massacrando la popolazione ucraina innocente ed inerme e che sta minacciando l'umanita' intera di annientamento se la guerra proseguira' e si fara' nucleare.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
2. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
*
7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: NON E' CHE UN ANIMALE
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 21 settembre 2022]
La parola specismo si basa sulla nozione di specie, per analogia con le parole razzismo e sessismo: e' il sistema di dominio, oggettivazione, appropriazione degli animali, fondato sul criterio, rigido e arbitrario, dell'appartenenza di specie degli individui.
Un tale sistema e' sostenuto e giustificato dal dogma della Natura e dall'ideologia della centralita' e della superiorita' della specie umana su tutte le altre. Il pensiero occidentale moderno, sebbene contempli forme di continuita' nella sfera materiale - evolutiva, biologica, ma anche genetica - ha soprattutto separato culturalmente e moralmente non solo il corpo dallo spirito, il soma dalla psiche, ma anche gli umani dai non-umani.
Di conseguenza ha spesso operato una netta dissociazione tra i soggetti umani e gli oggetti animali, reificando questi ultimi e negando non solo il fatto che essi abbiano un "mondo", delle culture, una "storia", ma anche la loro qualita' di soggetti dalla vita sensibile, emotiva e cognitiva.
Le credenze, i pregiudizi e gli stereotipi, utilizzati per legittimare l'indifferenza verso le sofferenze inflitte agli animali o per giustificare la crudelta' abituale nei loro confronti, sono strettamente correlate alle forme del pensiero razzista e sessista.
Il movimento antispecista (o movimento per la liberazione animale) afferma che l'attribuzione degli individui a delle categorie biologiche (di specie, ma anche di "razza", di sesso, di eta') non e' pertinente per decidere quale considerazione accordare ai loro bisogni, desideri, diritti; e serve semplicemente quale pretesto ideologico per la discriminazione, fino alla reificazione. A proposito di quest'ultima basta citare il fatto che, fino al 2015, per il Codice civile francese lo status giuridico dell'animale era quello di bene mobile: solo successivamente diverra' "un essere vivente dotato di sensibilita'".
Uno dei rischi piu' seri e', a mio avviso, l'infiltrazione nel movimento antispecista o l'appropriazione della "questione animale" da parte di correnti di destra o di estrema destra. Percio' e' necessario anche - e non solo per ragioni tattiche - articolare l'antispecismo con l'antisessismo e l'antirazzismo. Gli stereotipi utilizzati per legittimare l'indifferenza verso le sofferenze inflitte agli animali o giustificare l'abituale crudelta' nei loro confronti sono strettamente correlati ai modi di pensiero razzista e sessista.
Anche parte della sinistra politica corre tali rischi, incapace, com'e' spesso, di comprendere il valore strategico dell'antispecismo. Per una parte del pensiero di sinistra la "questione animale" e' un lusso da privilegiati, che sarebbero indifferenti alle questioni di classe, di giustizia sociale e di uguaglianza. Tuttavia, benche' la tradizione di sinistra abbia non poche volte marcato la propria distanza in rapporto alla "questione animale", vi sono delle rilevanti eccezioni storiche cui si potrebbe fare riferimento: da Rosa Luxemburg a Horkheimer e Adorno...
Quanto al movimento femminista, esso ha sicuramente sviluppato una profonda riflessione su cio' che si proclama, si propone e s'impone come neutro universale. Ma, fino a oggi, almeno nelle varianti italiana e francese, non e' stato capace di riflettere abbastanza sul "ciclo maledetto dell'esclusione degli altri", inaugurato dallo specismo (l'espressione è di Claude Levi-Strauss).
Infatti, affermare che gli animali non sono delle cose, dei beni o delle merci, bensi' soggetti di vita sensibile, singolare, affettiva e cognitiva (e agire di conseguenza) significa andare nel senso di un progetto economico, sociale e culturale che ha come fondamento la redistribuzione delle risorse su scala mondiale, l'uguaglianza economica e sociale, in definitiva il superamento del sistema capitalistico. Tant'e' vero che, in particolare nella sua fase neo-liberale e mondializzata, il capitalismo si basa sullo sfruttamento intensivo dei non-umani cosi' come degli umani.
Anche gli ecologisti hanno tardato non solo a preoccuparsi del benessere animale, ma anche a considerare gli enormi danni ambientali provocati dall'industria della carne. Infatti, ogni anno nel mondo vengono abbattuti almeno 142 miliardi di animali. Prima di essere uccisi, spesso in maniera dolorosa e orribile, gli animali di allevamento non hanno alcuna esistenza. I suini vengono imprigionati in gabbie che comprimono i loro corpi e impediscono loro ogni movimento; i vitelli sono strappati alle loro madri appena nati; i pulcini maschi vengono schiacciati vivi...
Questa industria e' la prima responsabile dei processi di deforestazione, di consumo e inquinamento delle acque, di produzione di gas a effetto-serra, di utilizzazione planetaria di terre, di consumo di prodotti agricoli; in piu', e' una delle prime per cio' che riguarda il consumo di energia. Tutto cio' a vantaggio quasi esclusivo dei paesi occidentali ricchi e industrializzati, i quali sono i maggiori consumatori di carne in rapporto agli abitanti.
Insomma, oggi abbiamo tutti gli elementi per affermare che l'alimentazione carnea provoca un autentico disastro ecologico (ci vogliono diecimila litri di acqua per un chilo di bovino) nonche' una rilevante sotto-nutrizione umana: si potrebbero nutrire quattro miliardi di esseri umani in piu' se le produzioni vegetali destinate al bestiame fossero utilizzate direttamente per la loro alimentazione.
In realta', gli allevamenti e i macelli industriali, con la loro catena di smontaggio dei corpi animali, restano gli esempi estremi di "fabbriche" tipicamente fordiste. Qui si uccide e si disseziona una vacca ogni minuto, un maiale ogni venti secondi e un pollo ogni due secondi. Ma i loro danni riguardano non solo le vite degli animali, ovviamente, e l'ambiente, ma anche gli operai che vi lavorano. In Francia, tra l'altro, si sono realizzate delle inchieste di campo sulle catene di macellazione, che descrivono l'inferno della condizione sia animale, sia operaia.
La razionalita' tecnica dell'allevamento e della macellazione degli animali contiene in se' una logica che evoca quella che ha guidato le tecniche di concentramento e di sterminio. Seguendo la semantica dell'eufemismo omicida, lo sterminio programmato secondo una logica industriale rigorosa fu designato con l'espressione "dare una morte compassionevole" al fine di evitare "sofferenze inutili". Cosi' l'uccisione seriale di animali da macello nei mattatoi asettici e automatizzati, prescritta dalle leggi dei paesi occidentali "piu' avanzati" e' nominata e giustificata come "macellazione umanitaria".
L'antispecismo si oppone alla visione naturalistica degli esseri viventi e s'interessa non gia' a cio' che gli individui rappresentano, ma soprattutto a cio' che essi sentono e provano. Cio' che importa non e' il logos, la razionalita' o la capacita' di astrazione, ma, in primo luogo, la semplice esistenza della sofferenza dell'animale, che e' la prova della sua coscienza e della sua soggettivita'. La sensibilita' e l'acutezza affettiva dei suini sono oggi conosciute come tra le piu' sviluppate. E tuttavia cio' non impedisce di ucciderne ogni anno almeno due miliardi, dopo averli sottomessi a condizioni di allevamento orribili.
E' l'umano occidentale-moderno che ha inaugurato la retorica secondo la quale l'alterita' non puo' essere definita se non attraverso un criterio privativo. L'animale non-umano sarebbe caratterizzato da cio' che gli manca: la ragione, l'anima, la coscienza, il linguaggio, la cultura...
Mai per la sua singolarita'. A tal proposito, le scoperte numerose e innovatrici nel campo dell'etologia e della psicologia cognitiva ci hanno indotte/i ad abbandonare poco a poco i vecchi criteri privativi. Cio' malgrado, il pensiero dogmatico della supremazia assoluta degli esseri umani inventa sempre delle nuove differenze radicali, non fondate o perfino ridicole. Un tempo si diceva che l'uso di utensili era "proprio dell'Uomo", finche' non si e' scoperto che talune specie di animali li utilizzano. Poi si e' sostenuto che solo gli umani sono capaci di fabbricarli, quando, in realta' anche gli scimpanze' e altri animali ne sono capaci. Piu' tardi si e' affermato che gli animali non hanno un linguaggio articolato. E invece si e' potuto insegnare a certi primati il linguaggio gestuale dei sordo-muti umani, con la sintassi e altre regole.
Insomma, oggi abbiamo tutti gli elementi scientifici per affermare che gli animali sono degli esseri sensibili, in molti casi dotati di una coscienza, nel senso piu' forte del termine.
Alcuni antropologi, in primo luogo Claude Levi-Strauss, hanno avanzato l'ipotesi che l'assoggettamento, la squalificazione e lo sfruttamento degli animali siano stati il modello primario che ha permesso la dominazione, la reificazione e la gerarchizzazione di talune categorie di esseri umani. Dal canto suo Theodor W. Adorno, in un memorabile aforisma di Minima Moralia, scrive che l'eventualità del pogrom si decide "nel momento in cui lo sguardo di un animale ferito a morte incontra un uomo. L'ostinazione con la quale egli respinge il suo sguardo - 'non e' che un animale' - riappare irresistibilmente nelle crudelta' commesse su degli umani, i cui autori devono costantemente convincersi che 'non e' che un animale'".
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DECOSTRUIRE IL LINGUAGGIO RAZZISTA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 5 settembre 2022]
I lessici deformanti, le retoriche e le rappresentazioni negative delle altre e degli altri o la propensione a mascherare dietro eufemismi provvedimenti e istituzioni di stampo razzista e anticostituzionale sono, al tempo stesso, una delle cause e uno degli effetti di quel sistema complesso e multidimensionale che chiamiamo razzismo: un sistema, spesso subdolo, di disuguaglianze giuridiche, economiche, sociali e di status; un sistema di solito caratterizzato da forti scarti di potere fra i gruppi sociali coinvolti.
Dunque, per contrastare il razzismo e' utile, sebbene non sufficiente, decostruire e smascherare le parole e le retoriche di cui esso si serve o che inventa, avalla o afferma come se fossero verita' indiscutibili. Anche se da sola e' insufficiente, l'opera di ecologia delle parole rappresenta uno dei mezzi per cercare di decomporre quella che Etiennne Balibar defini' la comunita' razzista, o almeno per intaccarne la compattezza e provare cosi' a metterla in crisi.
Cio' detto, io trovo molto problematica la locuzione hate speech ("discorso d'odio"), divenuta ufficiale a livello internazionale. Non per caso essa fu coniata negli Stati Uniti da un gruppo di studiosi di diritto alla fine degli anni '80, in un paese in cui il termine "razza" e' usato abitualmente, come se fosse neutro. La credenza secondo cui tutti gli insulti, le affermazioni, le locuzioni offensive e discriminatorie siano espressione di odio e' alquanto infondata, a mio parere.
Anche se allargassimo il significato di "odio", intendendolo come ostilita', avversione, rigetto, antipatia, inimicizia verso taluni individui e gruppi, non riusciremmo a comprendere l'intera gamma di motivazioni che ispirano parole, locuzioni, discorsi razzistici e discriminatori, anche quelli sessisti e omofobici. Se proprio volessimo attribuire alla sfera dei sentimenti e delle emozioni i moventi del comune parlare razzista, saremmo costretti a constatare che spesso a prevalere sono il disprezzo, la noncuranza, la derisione, il dileggio.
Non per caso, in Italia, tra i primi lemmi coniati per nominare in blocco persone immigrate e rifugiate vi e' stata l'espressione napoletana vu' cumpra' ("vuoi comprare?"): ritenuta la frase tipica con cui il tipico venditore itinerante straniero si rivolgerebbe ai passanti e basata sulla generalizzazione arbitraria secondo cui tutti i migranti sarebbero al massimo dei miserabili ambulanti. Del resto, le rappresentazioni veicolate dai mezzi di informazione e talvolta dalle stesse istituzioni per lo piu' tendono a occultare o a minimizzare l'effettivo ruolo produttivo svolto dai lavoratori/trici immigrati/e e quindi il loro contributo all'economia dei vari Paesi europei.
Inoltre, non credo affatto che quei politici e rappresentanti d'istituzioni, che sono soliti pronunciare le peggiori offese e oscenita' razzistiche (gli imprenditori politici del razzismo, come ebbi modo di definirli in passato) siano mossi da qualche passione o sentimento. Se mai dall'ideologia e da una ben precisa strategia: volta ad ottenere consenso, deviando verso capri espiatori il rancore popolare, perlopiu' dovuto alle condizioni economico-sociali vissute.
Vi e' un altro paradosso che connota l'hate speech. In alcuni Paesi europei, fra cui l'Austria e la Spagna, tra i moventi e' nominata insistentemente la "razza". La stessa cosa accade per organismi internazionali quali CERD e CEDU, cioe', rispettivamente il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale (dell'Onu) e la Convenzione europea dei Diritti dell'uomo.
Eppure e' dai primi anni '40 del Novecento che biologi, genetisti, soprattutto antropologi culturali quali Franz Boas, Fernando Ortiz, Ashley Montagu iniziarono a dimostrare la totale infondatezza scientifica della "razza". Dunque, si potrebbe dire paradossalmente che chi continua oggi a perpetuarne il mito e' egli stesso razzista, quantunque si occupi di hate speech.
Lo stesso si puo' dire a proposito delle espressioni "di colore" o "in base al colore", come se esso fosse una realta' invece che una percezione storicamente e culturalmente determinata. In realta', e' il discorso dominante a decidere chi sia nero, chi bianco, chi di "razza ebraica", chi di un'altra "razza". Negli Stati Uniti e' classificato/a come nero/a chi abbia anche solo un ottavo di "sangue nero", pur se il suo aspetto e' decisamente "bianco". Per dirne un'altra, il Sudafrica dell'apartheid invento' la categoria dei bianchi onorari (i giapponesi, in particolare), tali per condizione di classe elevata.
D'altronde, chiunque puo' essere razzizzato: in Italia, per un buon numero di anni, e tutt'oggi in Grecia, le principali vittime di razzismo sono stati gli albanesi, poi anche i romeni. Di questi ultimi, nel 2006, il giornalista di un quotidiano di destra oso' scrivere: "E' considerata la razza piu' violenta, pericolosa, prepotente, capace di uccidere per una manciata di spiccioli, che da anni terrorizza il nostro paese. Eppure questa razza si appresta addirittura a entrare nell'Unione europea". (Augusto Parboni, Un'etnia sempre in "cronaca nera". Hanno il monopolio criminale di clonazioni e prostituzione, "Il Tempo", 3 ottobre 2006).
Piu' tardi, il 10 aprile 2017, sara' Luigi Di Maio, leader del M5s, piu' volte ministro, a postare su Facebook un'asserzione analoga: "L'Italia ha importato dalla Romania il 40% dei loro criminali". E' ugualmente sua la definizione delle navi delle Ong, impegnate nella ricerca e nel soccorso in mare, quali "taxi del Mediterraneo", frase corredata dal classico "Chi li paga? E perche' lo fa?", postata undici giorni dopo.
Da non pochi anni, in Italia come in altri Paesi europei, va affermandosi un razzismo istituzionale tanto estremo e incalzante da alimentare, per il tramite decisivo dei mezzi di comunicazione di massa e dei social network, forme assai diffuse di xenofobia popolare. Corollario e nel contempo agente di questo processo e' il progressivo scadimento del linguaggio pubblico, che ormai sembra sottratto a ogni freno inibitorio.
La caduta dell'interdetto fa si' che pochi si scandalizzarono quando Beppe Grillo pubblico' nel suo blog, nel 2006, una lunga citazione dal Mein Kampf di Hitler contro "i giullari del parlamentarismo". E quando Matteo Salvini, leader della Lega Nord, nel 2008 oso' affermare in pubblico che i topi "sono piu' facili da debellare degli zingari, perche' sono piu' piccoli", echeggiando, forse inconsapevolmente, una delle metafore zoologiche tipiche dell'antisemitismo piu' classico. Il che non gli ha impedito di diventare, dieci anni dopo, ministro dell'Interno.
Ma e' anche lo stesso lessico normativo e burocratico che talvolta nomina i/le migranti con appellativi stigmatizzanti e inferiorizzanti: "clandestini", "extracomunitari", "badanti"... In particolare, la parola clandestino ha svolto un certo ruolo nel rafforzamento dell'asse, repressivo e discriminatorio, delle politiche dell'immigrazione in Italia: l'unico Paese europeo nel quale chi non e' in regola rispetto al titolo di soggiorno viene definito in modo spregiativo: altrove si dice, in maniera piu' o meno neutra, sans papiers, indocumentados e simili. Queste politiche, a loro volta, hanno finito per avallare la retorica che ruota intorno all'equazione che assimila l'immigrato al "clandestino", ergo al criminale.
Un'altra tendenza e' quella di ricorrere al lemma etnia (in realta', un sinonimo eufemistico di razza) per definire la provenienza di persone immigrate, invece che usare il criterio neutro, o almeno simmetrico, della nazionalita'. E cio' con esiti grotteschi: sulla migliore stampa italiana, recentemente perfino sul manifesto, quotidiano di sinistra, ci e' capitato di leggere individui di etnia latino-americana o addirittura di etnia cinese (mentre mai abbiamo letto di etnia europea o di etnia nordamericana).
Vi e' anche un gergo del senso comune razzista, in apparenza innocente, che usa vocaboli connotati ideologicamente come se fossero neutri. Si pensi al neologismo buonismo (e buonista; angeliste, in francese), con il quale si e' soliti stigmatizzare le politiche egualitarie e inclusive, gli atti e i discorsi solidali nei confronti delle persone migranti e rifugiate, e delle minoranze. E' un lemma che appartiene alla medesima famiglia semantica di pietista, usato in Italia durante il fascismo come un'accusa contro quegli italiani che, dopo l'approvazione delle leggi antiebraiche, cercarono di difendere, proteggere, soccorrere i loro concittadini ebrei.
E a proposito e per concludere. Si pensi ai sovranismi che attraversano gran parte dei paesi europei, al riemergere in forme esplicite dell'antisemitismo insieme con l'anti-islamismo: verbali e perfino fattuali (dai ricorrenti affaires del velo in Francia agli attentati a sinagoghe e moschee). Tutto cio' rende ancor piu' necessaria l'opera di "ecologia delle parole", purche' condotta nel contesto di una diffusa attivazione della societa' civile.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Matteo Bozzi, La perestrojka di Gorbacev, Rcs, Milano 2022, pp. 160, euro 5,99.
- L. Loredana Cardullo, La scuola, Rcs, Milano 2022, pp. 180, euro 6,90 (collana "Greco. Lingua, storia e cultura di una grande civilta'", in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Bertolt Brecht, I giorni della Comune, Einaudi, Torino 1963, 1977, pp. 110.
- Diario di Leone Tolstoi 1853-1865, Treves, Milano 1927, pp. VIII + 256.
*
Riedizioni
- Piero Angela, Il mio lungo viaggio, Mondadori, Milano 2017, 2022, pp. VIII + 216, euro 8,90.
- Andrea Camilleri, La concessione del telefono, Sellerio, Palermo 1998, Gedi, Torino 2022, pp. 272, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4697 del 28 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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