[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 672



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 672 del 28 dicembre 2022

In questo numero:
1. Doverosa un'insistenza
2. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Annamaria Rivera: Non per quel che serve alla patria
5. Annamaria Rivera: La piaga

1. L'ORA. DOVEROSA UN'INSISTENZA

Dopo dieci mesi di stragi la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina innocente ed inerme sta ancora continuando, e quotidianamente le stragi fanno seguito alle stragi, le devastazioni alle devastazioni, gli orrori agli orrori.
Ne' il governo russo, ne' quello ucraino, ne' i governi dell'Unione Europea, ne' il governo degli Stati Uniti d'America, che tutti cooperano alla guerra - e quindi alle stragi della popolazione ucraina inerme e innocente - sembrano rendersi conto dell'ecatombe di cui sono corresponsabili.
E nessuno di questi governi sembra preoccuparsi del fatto che la guerra puo' improvvisamente farsi nucleare e mettere a repentaglio l'esistenza dell'intera umanita'.
Tutti questi governi stanno contribuendo oggi allo sterminio della popolazione ucraina inerme e innocente.
Tutti questi governi stanno contribuendo ad avvicinare l'apocalisse atomica.
Tutti questi governi sono corresponsabili del crimine piu' mostruoso: la guerra. La guerra, che sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani. La guerra, che sempre e solo e' nemica dell'intera umanita'.
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Dinanzi alla criminale follia dei governi siano i popoli ad opporsi alla guerra.
Dinanzi alla criminale follia dei governi siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per salvare tutte le vite.
Insorgere nonviolentemente per abolire tutte le guerre, tutte le stragi, tutte le uccisioni.
Insorgere nonviolentemente per abolire tutte le guerre, tutti gli eserciti, tutte le armi.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
La nonviolenza e' il cammino della salvezza dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere, sii tu la nonviolenza in cammino.

2. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"

L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
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Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
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1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
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2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
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6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
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E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: NON PER QUEL CHE SERVE ALLA PATRIA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del primo novembre 2022]

Non appena insediata, la nuova presidente del Consiglio dei ministri ha mostrato apertamente quanto fascistoidi saranno l'ispirazione e l'operato del governo piu' di destra nella storia della Repubblica italiana.
E' quasi pleonastico rimarcare che uno dei bersagli del nuovo governo saranno le persone immigrate e rifugiate, anche le piu' "rispettabili": basta dire che durante le repliche alla Camera dei deputati per il voto di fiducia al suo governo, Giorgia Meloni si e' rivolta con il "tu" all'unico deputato "di colore" (come lei direbbe), cioe' Aboubakar Soumahoro di Sinistra italiana e Verdi, oltre ad averne anche sbagliato il nome.
Della vittoria impensabile della destra estrema, la sinistra, soprattutto quella "moderata", ha una notevole responsabilita' per molte ragioni: non ultima quella di aver trascurato, minimizzato, banalizzato l'importanza decisiva della lotta contro il razzismo e per l'integrazione e i diritti delle persone immigrate e rifugiate. E cio' perfino da parte di taluni/e studiosi/e ed intellettuali di sinistra, che sovente criticano, si', le piu' infami politiche sull'immigrazione e l'asilo, ma in nome della ragione utilitaria e secondo una visione strumentale: l'accoglienza di persone immigrate e rifugiate servirebbe a contrastare il calo demografico, quindi il declino dell'Italia, e a salvare settori fondamentali della nostra economia che si reggono sul lavoro, spesso servile, della manodopera immigrata.
Tali argomentazioni - che, in apparenza realistiche, vorrebbero essere convincenti rispetto a chi teme "l'invasione" - in realta', sia pur involontariamente, rischiano di confermare lo status quo dello sfruttamento estremo nonche' di evocare lo stereotipo di donne immigrate e rifugiate quali "incubatrici per la patria" altrui. Anche per questo occorrerebbe favorire in ogni modo la nascita di un movimento, indipendente e auto-organizzato, degli/delle attivisti/e immigrati/e e rifugiati/e.
Gia' in mio un saggio del 2009 (Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, p. 216) con una certa ironia avevo definito razzismo democratico o rispettabile quel razzismo subdolo e ipocrita che sorge dalle viscere dell'area un tempo detta di sinistra. E cio' anche per distinguerlo sia dal razzismo istituzionale sia da quello "spontaneo", dichiarato e disinibito.
E' del tutto evidente che, soprattutto con il governo Conte I, detto fascio–stellato, abbia raggiunto il culmine la dialettica perversa fra razzismo istituzionale e razzismo "popolare", della quale scrivo da molti anni. E cio' non solo a causa di una produzione legislativa essa stessa d'impronta apertamente sicuritaria e discriminatoria, la quale non fa che titillare, legittimare, alimentare il senso comune intollerante e i diffusi sentimenti di ostilita' verso gli altri e le altre. Ma anche grazie al ricorso a una strategia propagandistica, ben congegnata e ben pagata, che e' divenuta ormai, come nei regimi totalitari, strumento di governo e, al tempo stesso, di manipolazione delle masse: le due dimensioni vanno facendosi sempre piu' intercambiabili o addirittura coincidenti, insieme con la costante violazione del principio democratico della separazione dei poteri.
E' anche a causa di questa dialettica che gli atti di razzismo "spontaneo", per cosi' dire, vanno moltiplicandosi secondo il ben noto meccanismo per cui frustrazione, risentimento e rancore (non poche volte effetto delle condizioni sociali vissute) sono indirizzati verso il capro espiatorio di turno, di solito il piu' disprezzato, vulnerabile e alterizzato. Il che ha favorito la crescita del razzismo anche in aree tradizionalmente "rosse".
Nondimeno la china intrapresa, pericolosa per la sopravvivenza della stessa democrazia, e' anche l'esito - che oggi sara' sicuramente spinto all'estremo dal governo Meloni - dell'operato di governi passati, non solo dei piu' recenti e non solo di centro-destra. Ricordo che fu nel corso del primo governo Prodi che, il 28 marzo del 1997, si consumo' la strage di un centinaio di profughi albanesi della Kater i Rades, in gran parte donne e bambini, tutti/e in fuga dalla guerra civile. Com'e' noto, la piccola motovedetta, strapiena di profughi/e, fu speronata nel canale d'Otranto dalla corvetta Sibilla della Marina militare che, per ordini superiori, doveva impedirne l'approdo. Il governo, infatti, col ruolo decisivo di Giorgio Napolitano, aveva decretato, d'accordo con l'Albania, un blocco navale costituito da una barriera di navi da guerra: severamente criticato dall'Unhcr come illegale.
Durante il medesimo governo Prodi fu approvata la legge detta Turco-Napolitano, la n. 40 del 6 marzo 1998, la quale, fra l'altro, per la prima volta istituiva, con i Centri di permanenza temporanea e assistenza, la detenzione amministrativa quale strumento ordinario e non convalidato dall'autorita' giudiziaria: riservata a persone immigrate "irregolari", sottoposte a provvedimenti di espulsione o di rimpatrio coatto. Appena inaugurati, i cpta (di solito detti cpt e oggi cie) provocarono ben otto morti, tanta era l'assistenza di cui godevano le persone "trattenute".
Prevale, infatti, nella coscienza collettiva come fra tanti locutori mediatici (anche quelli che si reputano antirazzisti), la tendenza a rimuovere gli antecedenti, lo sviluppo, la ciclicita' e comunque la lunga durata del neo-razzismo all'italiana.
Non e' certo la prima volta che nel nostro Paese il razzismo verbale piu' rozzamente biologista si esprime in maniera esplicita e cruda. Per non andare troppo indietro nel tempo, si puo' citare l'anno 2013 che vide uno sconcertante ritorno della "razza", evocata da topoi simili a quelli che potevano trovarsi nelle pubblicazioni popolari al servizio della propaganda fascista: anzitutto il motivo ricorrente che assimila i "negri" a scimmie, col tipico corollario di banane.
Nel corso di quell'anno, dileggi e insulti di tal genere s'intensificarono sempre piu', prendendo a bersaglio calciatori d'origine subsahariana o d'altra provenienza straniera, oppure "solo" meridionali; ma soprattutto l'allora ministra per l'Integrazione, Cecile Kyenge, fatta oggetto d'incessanti attacchi razzistici. Uno dei piu' gravi, anche per la carica istituzionale ricoperta dal locutore, fu quello pronunciato da Roberto Calderoli che, da vice–presidente del Senato qual era, oso' assimilare la ministra a un orango.
Un ventennio dopo la Turco-Napolitano, e' stato ugualmente un governo detto di centro-sinistra a varare le due leggi dell'aprile 2017, entrambe accomunate da un'ideologia sicuritaria e repressiva: la 46, detta Minniti-Orlando ("Disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonche' per il contrasto dell'immigrazione illegale") e la 48, detta Minniti ("Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle citta'"). Sono questi due provvedimenti legislativi ad aver costituito il modello per la legge n. 132, del primo dicembre 2018, che, fermamente voluta da Salvini, sovrappone, e non per caso, i temi della sicurezza e dell'immigrazione, esasperando il carattere repressivo-razzista-sicuritario, a tal punto da configurarsi come nettamente anticostituzionale, secondo il parere di non pochi giuristi.
Ed e' nel corso dello stesso governo Gentiloni che, soprattutto per volonta' del ministro dell'Interno, vennero stretti accordi con le bande criminali libiche e s'inauguro' "Deserto rosso", operazione militare in Niger, finalizzata a bloccare l'afflusso dei profughi dal Sud verso le coste della Libia. Durante quella stessa legislatura s'intensifico' il processo di delegittimazione, anche governativa, delle ong: il Codice di condotta adottato da Minniti, con le sue contromisure e sanzioni, di fatto ha impedito loro le operazioni di ricerca e soccorso: passate formalmente alla famigerata Guardia costiera libica.
Quanto alle aggressioni razziste, fino all'omicidio e alla strage, contro persone immigrate, rifugiate e/o alterizzate, esse costellano inesorabilmente almeno l'ultimo quarantennio della storia italiana. Era la notte fra il 21 e il 22 maggio del 1979 quando a Roma Ahmed Ali Giama, cittadino somalo di trentacinque anni - ex studente in legge presso l'Universita' di Kiev, poi rifugiato politico fuggito dalla feroce dittatura di Mohammed Siad Barre - veniva bruciato vivo da quattro giovani italiani, mentre dormiva sotto il portico di via della Pace, nei pressi di piazza Navona. Nonostante le testimonianze dettagliate di sette persone, uscite da un ristorante vicino, i quattro saranno assolti in Cassazione.
Per citare un altro caso agghiacciante, il 9 luglio 1985, a Udine, il sedicenne Giacomo Valent fu ucciso con sessantatre' coltellate da due suoi compagni di liceo, di quattordici e sedici anni, apertamente neonazisti. Figlio di un funzionario d'ambasciata e di una principessa somala, Giacomo veniva costantemente dileggiato come "sporco negro" per i capelli ricci e il colore ambrato della pelle, ma anche per le sue idee di sinistra. Questo e altri casi dimostrano come la discriminazione e il razzismo (fino all'omicidio) non risparmino neppure le persone perfettamente integrate.
Piu' noto e' l'omicidio di Jerry Masslo, profugo politico sudafricano, costretto, per sopravvivere, a lavorare in condizioni quasi-schiavili alla raccolta di pomodori nelle campagne di Villa Literno. A questo assassinio, compiuto il 20 settembre 1989 da una banda di giovani rapinatori, per di piu' razzisti, segui' il primo sciopero di migranti contro il caporalato e una manifestazione nazionale che vide la partecipazione di almeno duecentomila persone e inauguro' il movimento antirazzista italiano.
Tutt'oggi si continua pigramente a parlare di "guerra tra poveri": allorche' la dialettica perversa fra razzismo istituzionale e razzismo "popolare", spesso istigato da formazioni neofasciste e/o dalla Lega Nord, sembra aver raggiunto il culmine; perfino allorche' il governo Meloni va profilandosi come fascistoide e coerentemente razzista.
Per non dire della tendenza a ricondurre un fenomeno complesso com'e' il razzismo a "odio" o "paura" e della reiterazione di slogan impolitici e moraleggianti quale l'ossessivo "Restiamo umani": tanto antropocentrico quanto impolitico, come ho scritto piu' volte.
C'e' da auspicare che a sinistra si comprenda l'assoluta centralita' della lotta contro il razzismo e per i diritti delle persone migranti e rifugiate, praticando un antirazzismo solidale e radicale, con cio' ponendosi decisamente all'opposizione del governo piu' di destra della storia repubblicana.

5. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA PIAGA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 14 ottobre 2022]

Soltanto nel corso degli ultimi decenni la persecuzione e lo sterminio nazi-fascisti della popolazione romani' (rom, sinti e caminanti) sono divenuti oggetto di studi e di commemorazioni in occasione del Giorno della Memoria (27 gennaio). D'altronde, basta dire che nel corso dello stesso Processo di Norimberga ai superstiti del Porajmos (traducibile dalla lingua romani' come "grande divoramento" o "devastazione") fu rifiutata la costituzione quale parte civile.
Eppure a esserne vittime furono centinaia di migliaia di loro. Alcune/i studiose/i - in particolare il rom Ian Hancock, ottimo linguista ma anche strenuo attivista, nonche' direttore del Romani Archives and Documentation Center, presso l'Università del Texas - sostengono si tratti di un numero che si aggirerebbe tra le 500mila e il milione e mezzo di martiri, se si comprendono coloro che perirono nel corso delle fucilazioni di massa in tutte le aree occupate dai nazisti, in particolare nei paesi baltici e balcanici, a opera non solo dei nazisti, ma anche dei collaborazionisti locali.
Quanto all'Italia fascista, gia' nel 1926 il ministero dell'Interno emano' una circolare volta a "epurare" il territorio nazionale dalla presenza di una minoranza considerata pericolosa "per la sicurezza e l'igiene pubblica" nonche' per lo stile di vita: degli "eterni randagi privi di senso morale", come li avrebbe definiti Guido Landra, tra i piu' noti firmatari del Manifesto della Razza.
Con le leggi per "la difesa della razza" e l'entrata in guerra dell'Italia, si passo' rapidamente dalle pratiche di schedatura, detenzione ed espulsione a quelle di persecuzione e di deportazione, preceduta dall'internamento in lager riservati agli "zingari": ve ne furono nei comuni di Agnone, Berra, Bojano, Chieti, Fontecchio negli Abruzzi, Gonars, Prignano sulla Secchia, Torino di Sangro, Tossicia, ma anche nelle isole Tremiti...
Il regime hitleriano, com'e' ben noto, porto' alle estreme conseguenze l'anti-ziganismo, che era assai diffuso, anche in forma istituzionale, perfino nella democratica Repubblica di Weimar: per fare un solo esempio, nel 1929 un centro di studi e controllo su questa minoranza, fu rinominato e convertito in Ufficio centrale per la lotta contro la piaga zingara. Subito dopo l'avvento del Terzo Reich, nel 1933, fu promulgata la legge Per la prevenzione di progenie affetta da malattie ereditarie, che introdusse la pratica della sterilizzazione forzata anche per rom e sinti, perfino per donne incinte e ragazze/i, con esiti in non pochi casi letali.
Nel 1935 si aggiunsero le leggi razziste di Norimberga, che privarono la minoranza romani' della nazionalita' e di qualsiasi pur elementare diritto. Tre anni dopo, una circolare emanata da Heinrich Himmler faceva riferimento alla "soluzione finale della questione zingara" e ordinava la schedatura di tutti gli "zingari", che fossero nomadi o stanziali.
Gia' a partire da dicembre del 1941 cinquemila "zingari", provenienti dal ghetto di Lodz,  furono gasati nel campo di sterminio di Chelmno, al pari degli ebrei. Infine, il 16 dicembre 1942, Himmler firmo' l'ordine d'internamento dei rom e dei sinti tedeschi nello Zigeunerlager del campo di Auschwitz-Birkenau, un lager nel lager. Qui anche dei bambini "zingari", oltre a quelli ebrei, sarebbero stati selezionati per essere sottoposti agli orrendi esperimenti pseudo-scientifici di Josef Mengele.
Nondimeno gli "zingari" vendettero assai cara la pelle. Furono loro gli attori dell'unico episodio di resistenza compiuto in un lager. Il 16 maggio del 1944, avuta notizia dello sterminio imminente, un folto gruppo d'internati nello Zigeunerlager, armato di pietre e bastoni, riusci' a tenere testa alle SS, tanto da ucciderne undici e ferirne un buon numero. La loro rivolta durera' ben tre mesi, fino alla "soluzione finale". Li' furono in 19.300 a perdere la vita: 5.600 finirono gasati; 13.700 morirono per fame, per malattie, per gli esiti delle sperimentazioni compiute dall'"Angelo della Morte".
Cio' nonostante nei processi di Norimberga neppure si cito' lo sterminio di rom, sinti e caminanti e nessun testimone "zingaro" fu chiamato a deporre.
Tuttora, specialmente in Italia, rom, sinti e caminanti, sbrigativamente chiamati "zingari", costituiscono la minoranza piu' disprezzata e stigmatizzata, discriminata ed emarginata, addirittura segregata: sono, si potrebbe dire, le vittime strutturali del razzismo. Si tenga conto che l'ordinamento italiano non contempla alcuna norma che riconosca questa popolazione quale minoranza etnico-linguistica, in quanto tale titolare di diritti poiche' tutelata, tra l'altro, dall'art. 6 della Costituzione repubblicana.
Si aggiunga che l'Italia e' il solo Paese in Europa ad aver elevato a vero e proprio sistema i cosiddetti campi-nomadi: materializzazione perfetta della discriminazione nonche' del pregiudizio che vuole che essi siano nomadi per natura e vocazione. Si tratta di un sistema di ghetti, per lo piu' degradati e collocati in periferie urbane estreme, esse stesse degradate, che viene organizzato e sostenuto pubblicamente allo scopo di segregare gli "zingari", privandoli della possibilita' di lavorare, partecipare alla vita italiana, avere contatti e rapporti con la societa' maggioritaria.
Oggi le istituzioni, a loro dire, mirano alla chiusura e al superamento dei "campi-nomadi". Ma, a giudicare dalle azioni effettivamente intraprese, l'esito e' quello di chiudere i campi cacciando via gli "zingari", senza alcuna iniziativa che ne favorisca l'inclusione nello spazio urbano.
Il repertorio di pregiudizi, atti discriminatori, violazioni di diritti umani fondamentali, minacce e aggressioni ai danni di rom, sinti e caminanti, fino all'incitamento al linciaggio da parte di alcuni soggetti istituzionali e rappresentanti di partiti politici, e' talmente vasto che non basterebbero alcuni tomi a contenerlo.
Fra le altre cose, eventi abituali nella vita dei rom, dei sinti e dei caminanti sono le irruzioni nei "campi-nomadi" delle forze di polizia, condotte con metodi tanto brutali da somigliare a rastrellamenti, nonche' gli sgomberi forzati, la sistematica distruzione dei loro insediamenti e delle loro cose, spesso seguita dalla deportazione.
In Italia da alcuni anni la politica istituzionale anti-zigana, basata su sgomberi e deportazioni, si compie attraverso la periodica decretazione dello stato di emergenza, una misura che dovrebbe essere riservata solo ai casi di gravi calamita' naturali quali i terremoti. L'"emergenza-nomadi" e' in sostanza una misura che assimila a una catastrofe la presenza di poche migliaia di "indesiderabili": basta pensare che i rom presenti a Roma, citta' che s'illustra per questo genere di politica, sono poco piu' di 4.500 persone su 2.874.605 abitanti residenti, vale a dire circa l'1,5 per mille della popolazione.
Pochi dati fanno risaltare, per contrasto, di quante dicerie e leggende si nutrano la discriminazione e segregazione dei rom, sinti e caminanti, a cominciare dal mito del nomadismo: l'80% dei cosiddetti zingari dopo il XVI secolo non si sono mai allontanati dal proprio paese europeo di residenza; in alcune regioni italiane essi sono stanziali almeno dal XV secolo.
Secondo dati recenti, sarebbero tra le 110mila e le 170mila le persone che s'identificano come rom, sinti o caminanti. Di loro circa 70mila sono di nazionalita' italiana, per lo piu' discendenti da famiglie giunte in Italia nel tardo Medioevo. Gli altri provengono in gran parte da paesi dell'Est-Europa, soprattutto dalla Romania, quindi in quanto tali "regolari" e inespellibili.
Checche' ne pensi Beppe Grillo, che gia' nel 2007  definiva "una bomba a tempo" i rom di nazionalita' romena e proponeva d'interdire loro la libera circolazione nell'Ue, onde salvaguardare "i sacri confini della Patria".
A vivere nei campi sono in 26mila, dei quali 10mila in campi non autorizzati. Piu' della meta' di loro e' costituita da bambini/e e ragazzi/e al di sotto dei 16 anni. La fame, il freddo, l'emarginazione, le malattie, i roghi, la discriminazione negano loro il diritto di invecchiare: solo il 2% raggiunge i 60 anni di eta'.
Eppure la gran parte di questa minoranza, come ho detto, e' parte integrante della popolazione e della storia italiane. Per limitarci a un dato relativo alla storia contemporanea, basta ricordare che numerosi rom e sinti parteciparono alla Resistenza contro il nazifascismo. Fra i pochi dei quali conosciamo le biografie, si puo' citare il sinto piemontese Amilcare Debar, detto Taro, scomparso il 12 dicembre 2010.
A soli diciassette anni Taro fu staffetta partigiana; poi, sfuggito fortunosamente alla fucilazione, divenne partigiano combattente nelle Langhe e milito', con il nome di "Corsaro", nel battaglione "Dante di Nanni" della 48ma Brigata Garibaldi, al comando di Pompeo Colajanni. Rastrellato dai nazisti nel 1944, fu deportato a Mathausen e ad Auschwitz e liberato nel 1945.
Nel dopoguerra egli fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite, a Ginevra.
Benche' onorato e pluridecorato, Taro, al pari di altri rom, sinti e caminanti sopravvissuti ai campi di sterminio, visse fino alla fine dei suoi giorni in un "campo-nomadi".
Nel 2008 (ministro dell'Interno Maroni), nel corso di una vasta campagna istituzionale mirante alla schedatura "etnica" di massa, con rilevamento delle impronte digitali, dei rom, sinti e caminanti presenti sul territorio italiano, compresi i bambini, furono schedati: anche ex-deportati ed ex-internati nei lager fascisti e nazisti.
Oggi, niente di buono per loro c'e' da aspettarsi dal governo decisamente di destra che si profila. Basta ricordare che, appena insediatosi, Matteo Salvini, annunciando un censimento "etnico" alla maniera di Maroni, ne sparo' una delle sue: "Se gli stranieri irregolari vanno espulsi, i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa". Quanto alla famigerata legge sulla sicurezza, da lui fermamente voluta, rafforzando  ed estendendo il "Daspo urbano" e altri dispositivi repressivi, essa ancor piu' ha esposto la minoranza romani' a soprusi, discriminazioni, deportazioni.
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Versione ampliata e aggiornata di: Annamaria Rivera, "Il Porajmos, lo sterminio nazista di rom e sinti, ci sia di lezione per l'oggi", in: blog di "MicroMega" online, 25 gennaio 2018.

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 672 del 28 dicembre 2022
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