[Nonviolenza] Una lettera alle compagne e ai compagni dell'Usb, nell'impossibilita' di partecipare il primo agosto a Viterbo alla commemorazione delle persone uccise dallo sfruttamento



UNA LETTERA ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI DELL'USB, NELL'IMPOSSIBILITA' DI PARTECIPARE IL PRIMO AGOSTO A VITERBO ALLA COMMEMORAZIONE DELLE PERSONE UCCISE DALLO SFRUTTAMENTO

Carissimo Luca,
carissime compagne e carissimi compagni dell'Usb di Viterbo,
mi e' impossibile questo primo agosto partecipare alla commemorazione delle persone uccise dallo sfruttamento che come ogni anno organizzate a Viterbo ed alla quale negli scorsi anni ho sempre preso parte.
Purtroppo un impegno che non posso disattendere mi impedisce di essere presente.
Ma anche se saro' fisicamente assente, con queste poche righe vorrei esprimervi la mia solidarieta'.
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L'ecatombe dei morti sul lavoro in questi anni, in questi mesi, in queste settimane, in questi giorni, e' tale che soltanto la feroce cecita' e la criminale complicita' dei potenti impedisce che si prendano i provvedimenti necessari ed urgenti per proteggere tante vite umane: sono i provvedimenti per cui il movimento operaio e contadino lotta da secoli, e che la Costituzione della Repubblica italiala nata dalla Resistenza antifascista enuncia con chiarezza: ogni essere umano ha diritto alla vita e alla salute, alla dignita' e alla solidarieta', al rispetto e all'assistenza.
Se la strage continua e' perche' ancora domina il regime della violenza, dell'ingiustizia e della sopraffazione che al fine di massimizzare il profitto dei rapinatori sacrifica innumerevoli vite umane con glaciale brutalita'.
E alle vittime del regime dello sfruttamento si aggiungono le vittime del razzismo: la morte di Alika Ogochukwu a Civitanova Marche e' l'ennesimo orrore che sia giunge a tanti altri orrori; e si aggiunge alla strage degli innocenti nel Mediterraneo, all'apartheid e allo schiavismo in Italia.
E alle vittime del regime dello sfruttamento e a quelle del razzismo, si aggiungono le vittime dei femminicidi: la violenza maschilista sbrana esseri umani con un ritmo infernale.
E a tutte queste vittime si aggiungono quelle delle guerre in corso; quelle delle dittature; quelle della catastrofe ambientale frutto di un modo di produzione che accumula capitale distruggendo vite umane e biosfera.
Tutto si tiene: lo sfruttamento schiavista della forza-lavoro, la riduzione a "scarti" di tanta parte dell'umanita' (e' la formulazione e l'analisi di Zygmunt Bauman costantemente ripresa anche da papa Bergoglio), il razzismo, il maschilismo, la guerra, la devastazione del mondo vivente: a tutto questo orrore occorre resistere. Resistere per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani; resistere per difendere quest'unico mondo vivente unica casa comune dell'umanita' intera.
Occorre che le oppresse e gli oppressi resistano e costruiscano solidarieta'.
Occorre che le oppresse e gli oppressi resistano e contrastino questa immensa mole di male, questo abisso di ingiustizia e violenza.
Occorre che le oppresse e gli oppressi resistano e con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza si oppongano alla logica e alla prassi onnidivoratrice ed onnidistruttiva dei poteri dominanti.
Occorre resistere allo sfruttamento e alla rapina dei beni comuni.
Occorre resistere all'ideologia, alla prassi e al dominio della massimizzazione del profitto, della primazia del capitale astratto sulla nuda vita degli esseri umani, all'allucinazione ed intossicazione consumista che funge da ideologia di ricambio attraverso cui i poteri dominanti acquisiscono l'asservito consenso della parte meno schiavizzata ma piu' abbrutita delle classi subalterne; occorre resistere all'imperialismo politico, economico e culturale ed alla colonizzazione materiale e mentale (e mai come oggi le analisi di Frantz Fanon, di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia soccorrono a chiarire lo stato del mondo ed i compiti dell'ora del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la difesa, la liberazione e la salvezza dell'umanita').
Occorre resistere al razzismo, allo schiavismo, all'apartheid ferocemente imposti anche in Italia.
Occorre resistere al militarismo, al riarmo e alla guerra che non solo stanno sterminando popoli interi, ma minacciano ormai di distruggere l'intera umanita'.
Occorre resistere alla devastazione del mondo vivente prima che sia troppo tardi.
Occorre resistere al maschilismo, che e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
La catastrofe ambientale e la catastrofe sociale sono una stessa cosa: e nessuno meglio di Vandana Shiva, l'illustre scienziata e militante indiana, ha saputo argomentarlo in modo inconfutabile.
Mai come adesso e' l'ora di resistere.
Occorre una Resistenza morale e civile delle persone coscienti come delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, una Resistenza nonviolenta come nelle grandi lotte di liberazione dell'umanita' guidate da Mohandas Gandhi e da Martin Luther King, da Rosa Luxemburg e da Nelson Mandela, dal movimento di liberazione delle donne che ovunque nel mondo e' alla testa e alla guida di tutte le lotte necessarie.
Occorre una Resistenza che sia insieme sindacale, sociale, culturale e politica.
Sindacale, che organizzi le classi sfruttate in difesa di tutti i diritti fondamentali.
Sociale, che contrasti ogni ingiustizia ed ogni oppressione e costruisca nel vivo della lotta l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
Culturale, che contrasti le menzogne del potere oppressivo e alienante e lotti per la verita', che e' il fondamento di ogni pratica di solidarieta', di responsabilita' e di liberazione.
Politica, che abbia a cuore il bene comune dell'umanita' intera e si adoperi a costruire la societa' in cui a ciascuna persona sia dato a seconda dei suoi bisogni e da ciascuna persona sia dato a seconda delle sue capacita', nella condivisione di tutto il bene e di tutti i beni.
Questa Resistenza necessaria, che e' l'antifascismo vivente, ha nome nonviolenza.
Come e' nella tradizione delle grandi lotte del movimento operaio che tutte furono eminentemente nonviolente.
Come e' nella tradizione delle grandi lotte del movimento di liberazione delle donne, che e' la corrente calda e il massimo inveramento storico della nonviolenza in cammino.
Come e' nella tradizione di Mohandas Gandhi e di Martin Luther King, di Patrice Lumumba e di Thomas Sankara, di Rosa Luxemburg e di Marinella Garcia, di Chico Mendes e di Marielle Franco, di Giacomo Matteotti e di Soumaila Sacko.
Come e' nella tradizione di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Albert Camus e di Nelson Mandela.
L'antifascismo nitido e intransigente di Aldo Capitini, le lotte antimafia ed antifasciste ancora aggettanti verso il futuro di Danilo Dolci.
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Carissimo Luca,
carissime compagne e carissimi compagni dell'Usb di Viterbo,
credo che l'iniziativa di oggi a Viterbo sia parte di questa doverosa lotta, di questa necessaria Resistenza; sia insieme memoria e azione, principio speranza e utopia concreta. E vi sono quindi grato di averla promossa.
Anche se non potro' essere con voi in piazza, sono con voi con tutto il cuore.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Un forte abbraccio,

Peppe

Vetralla (Vt), primo agosto 2022

Mittente: Peppe Sini, c/o "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.

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