[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 524



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 524 del primo agosto 2022

In questo numero:
1. Una lettura straziante e necessaria: il libro di Ward Churchill "Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools". Un incontro di studio a Vetralla (Vt) nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier
2. Victor Gaetan: Advocates renew calls for clemency for imprisoned Native American activist
3. Jennifer Bendery: U.N. Human Rights Legal Experts Call For Immediate Release Of Leonard Peltier
4. Una minima notizia ed una bibliografia essenziale su Leonard Peltier

1. REPETITA IUVANT. UNA LETTURA STRAZIANTE E NECESSARIA: IL LIBRO DI WARD CHURCHILL "KILL THE INDIAN, SAVE THE MAN. THE GENOCIDAL IMPACT OF AMERICAN INDIAN RESIDENTIAL SCHOOLS". UN INCONTRO DI STUDIO A VETRALLA (VT) NELL'AMBITO DELL'INIZIATIVA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

La mattina di domenica 31 luglio 2022 si e' svolto a Vetralla (Vt) un incontro di studio sul libro di Ward Churchill, "Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools", City Light Books, San Francisco 2004, pp. LII + 160.
L'incontro si e' svolto nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente nelle carceri statunitensi a seguito di un processo-farsa in cui fu assurdamente condannato per un crimine che non ha mai commesso sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettante false, come successivamente ammisero i suoi stessi accusatori e giudici.
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L'incontro si e' aperto, come di consueto, con un minuto di silenzio per le vittime della guerra in corso in Ucraina e in tante altre parti del mondo.
E' stata confermata ancora una volta l'opposizione a tutte le guerre e a tutte le uccisioni, a tutti gli eserciti e a tutte le armi.
Un'addolorata e sbigottita commemorazione, e un altro minuto di silenzio, sono stati poi dedicati ad Alika Ogochukwu, venditore ambulante nigeriano, padre di famiglia che lascia vedova ed orfani, assassinato a Civitanova Marche con una violenza efferata nell'indifferenza pressoche' generale.
E' stato ancora una volta riaffermato che occorre opporsi al razzismo ormai dilagante anche in Italia. Occorre opporsi alla brutale violenza dell'apartheid e alla strage degli innocenti. Occorre riconoscere e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani. Siamo una sola umanita'. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Ed occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili, politici a tutte le persone che in Italia vivono: un essere umano e' un essere umano; la democrazia non puo' ammettere la segregazione razzista; il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
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Si e' poi passati all'illustrazione del libro di Ward Churchill, di cui sono stati riassunti i contenuti e lette alcune pagine traducendole all'impronta.
Il libro descrive l'orrore delle "scuole residenziali" negli Stati Uniti d'America e in Canada, in cui furono recluse e torturate intere generazioni di bambine e bambini nativi americani.
E' un testo che deve essere letto da chiunque voglia capire i termini reali dell'orrore per il quale papa Francesco ha intrapreso il suo "pellegrinaggio penitenziale" per chiedere perdono ai nativi americani della mole di dolore che anche le scuole cattoliche hanno inferto loro, commettendo abusi abominevoli, violenze abissali.
E' un libro che si legge tra le lacrime.
L'autore e' uno studioso e un militante che ha dato contributi fondamentali alla lotta del movimento di Resistenza dei nativi americani ed ha subito per questo autentiche persecuzioni.
Sollecitiamo non solo la lettura e la traduzione di questo libro, ma di tutte le opere di Ward Churchill.
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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso la ferma convinzione che sia necessario che questo libro sia finalmente tradotto e pubblicato anche in Italia.
Le persone partecipanti all'incontro hanno anche ancora una volta condiviso l'appello alla Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola, e l'analogo appello al Segretario generale dell'Onu, on. Antonio Guterres, affinche' chiedano al Presidente degli Stati Uniti d'America un provvedimento di grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Le persone partecipanti all'incontro hanno altresi' rinnovato l'invito a tutte le persone di volonta' buona, alle associazioni democratiche, alle istituzioni sollecite del bene comune dell'umanita', affinche' si adoperino per la liberazione di Leonard Peltier.
In calce si allega il testo dei due appelli alla Presidente Metsola e al Segretario generale Guterres, e l'invito ad ogni persona di volonta' buona a un impegno comune affinche' sia restituita la liberta' all'illustre militante nativo americano da quasi mezzo secolo detenuto per delitti che non ha mai commesso, perseguitato quindi per essere uno strenuo difensore dei popoli oppressi, dell'umanita' intera e della Madre Terra.
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Allegato primo: Appello alla Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola: president at ep.europa.eu
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
il suo indimenticabile predecessore, il Presidente David Sassoli, si impegno' affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America compisse un atto di clemenza che restituisse la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente nelle carceri statunitensi a seguito di un processo-farsa in cui fu assurdamente condannato per un crimine che non ha mai commesso sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettante false, come successivamente ammisero i suoi stessi accusatori e giudici. Nonostante la sua innocenza sia ormai da tutti riconosciuta, Leonard Peltier continua ad essere detenuto.
Con un intervento pubblicato su twitter e una dichiarazione alla stampa di cui e' disponibile la registrazione video il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 espresse pubblicamente la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scriveva, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
gia' nel 1994 e poi ancora nel 1999 il Parlamento Europeo delibero' risoluzioni per la liberazione di Leonard Peltier.
Qui di seguito si trascrive integralmente la Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99):
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta gia' da molti anni da prestigiose istituzioni, innumerevoli associazioni democratiche, milioni di persone di tutto il mondo tra cui illustri personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu e numerosi altri Premi Nobel.
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
dia seguito all'iniziativa del Parlamento Europeo e del Presidente Sassoli, e chieda al Presidente degli Stati Uniti d'America di compiere finalmente l'atto di clemenza che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Le persone partecipanti all'incontro di studio sul libro di Ward Churchill, "Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools", incontro svoltosi a Vetralla (Vt) il 31 luglio 2022
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Allegato secondo: Appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres: sgcentral at un.org
Egregio Segretario Generale delle Nazioni Unite, on. Antonio Guterres,
uniamo la nostra voce a quella di quanti hanno gia' chiesto un suo intervento presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' compia un atto di clemenza restituendo la liberta' a Leonard Peltier attraverso lo strumento giuridico della grazia presidenziale.
Chiediamo questo suo intervento perche' la vicenda di Leonard Peltier riguarda l'umanita' intera.
Come Lei gia' sapra', Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, generoso e coraggioso difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 46 anni detenuto per delitti che non ha commesso.
Gli stessi suoi accusatori che ne ottennero la condanna al termine di uno scandalosissimo processo-farsa basato su cosiddette "prove" dimostratesi assolutamente false e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi anch'esse assolutamente false, hanno successivamente riconosciuto che la condanna e la conseguente detenzione di Leonard Peltier e' ingiusta e persecutoria, insensata e disumana, ed hanno chiesto loro stessi la sua liberazione.
Eppure, nonostante che la sua innocenza sia ormai certezza condivisa dall'umanita' intera, Leonard Peltier - ormai anziano e con gravi problemi di salute - continua ad essere detenuto per delitti che non ha mai commesso.
Sicuramente ricordera' che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da milioni di persone di tutto il mondo, tra le quali figure luminose come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu.
Ricordera' sicuramente anche che la liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta da innumerevoli istituzioni, tra le quali il Parlamento Europeo con ben due risoluzioni fin dagli anni '90 del secolo scorso.
Ci e' particolarmente grato ricordare anche l'iniziativa del compianto Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli, recentemente deceduto, che il 23 agosto 2021 scriveva, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni. Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years. I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Gli sforzi di milioni di esseri umani, l'impegno di innumerevoli associazioni - tra cui in primo luogo Amnesty International -, il voto di autorevolissime istituzioni, non hanno ottenuto fin qui che Leonard Peltier venisse liberato.
Occorre evidentemente un'iniziativa ulteriore.
Sia Lei, che rappresenta l'Organizzazione delle Nazioni Unite, quindi l'istituzione rappresentativa di tutti i paesi e i popoli del mondo, a promuovere questa iniziativa.
Sia Lei a chiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier.
Le persone partecipanti all'incontro di studio sul libro di Ward Churchill, "Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools", incontro svoltosi a Vetralla (Vt) il 31 luglio 2022
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Allegato terzo: Un invito a tutte le persone di volonta' buona, alle associazioni democratiche, alle istituzioni sollecite del bene comune dell'umanita', affinche' si adoperino per la liberazione di Leonard Peltier
Fratelli e sorelle,
a tutte e tutti chiediamo un impegno, nelle forme che riterrete adeguate, affinche' sia restituita la liberta' a Leonard Peltier.
Vi proponiamo di scrivere lettere sia direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America, nelle cui mani e' il potere di concedere la grazia che restituisca finalmente la liberta' a Leonard Peltier, sia alle istituzioni, alle organizzazioni ed alle personalita' che riterrete possano trovare maggior ascolto da parte della Casa Bianca, sia ai mezzi d'informazione affinche' cessi il silenzio sulla vicenda e sulla testimonianza di Leonard Peltier e sulla lotta sua e dei popoli nativi in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Ma soprattutto vi chiediamo tre cose: di informare e coscientizzare le persone con cui siete in contatto, di voler voi stessi approfondire la conoscenza della vicenda di Leonard Peltier, di mettervi in contatto sia con lui che con il comitato internazionale di solidarieta' che lo sostiene.
L'indirizzo postale di Leonard Peltier e' nel sito dell'International Leonard Peltier Defense Committe (www.whoisleonardpeltier.info). Per contattare il comitato internazionale di solidarieta' inviare una e-mail a: contact at whoisleonardpeltier.info
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
Le persone partecipanti all'incontro di studio sul libro di Ward Churchill, "Kill the Indian, save the Man. The Genocidal Impact of American Indian Residential Schools", incontro svoltosi a Vetralla (Vt) il 31 luglio 2022

2. REPETITA IUVANT. VICTOR GAETAN: ADVOCATES RENEW CALLS FOR CLEMENCY FOR IMPRISONED NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito del "Catholic News Service" (www.thecatholicspirit.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 21 luglio 2022.
Victor Gaetan, who writes occasionally for Catholic News Service, is author of "God's Diplomats: Pope Francis, Vatican Diplomacy, and America's Armageddon"]

At the heart of Pope Francis' "penitential pilgrimage" to Canada July 24-29 is the pursuit of reconciliation with Indigenous people, which is just as relevant in the United States.
"The ill-treatment of Indians occurred up and down the continent, in Canada and the U.S.," said Jack Healey, founder of the Human Rights Action Center based in Washington and former director of Amnesty International.
"Pope Francis is a healer," Healey said. "All of us, especially Catholics, should join him to find ways to heal these old wounds."
One example ripe for remedy that he highlighted is the decades-long incarceration of Native American activist Leonard Peltier, now 77.
He was convicted of two counts of first-degree murder in the tragic death of two young FBI agents during a 1975 shootout on a reservation in South Dakota, but the U.S. government later admitted no ballistic evidence supported the charges.
Testimony from the only "witness," a mentally disabled woman, proved to be fabricated, as she wasn't on the reservation at the time and was threatened with physical mutilation - and the loss of her daughter - if she didn't sign an affidavit against Peltier.
"Basically, he was framed," according to Peltier's pro bono attorney, Kevin Sharp, a former federal judge.
He has been imprisoned - in what his supporters describe as extreme conditions - for over 45 years, including 20 with "good behavior." In 2015, most people sentenced to life imprisonment for murder served an average of 27.4 years before being paroled.
Since 2016, Peltier has been housed in the Coleman federal penitentiary, a high-security facility in Florida.
"If this was anyone but Leonard Peltier, he would have been paroled long ago," Sharp told Catholic News Service.
Even a former U.S. attorney who prosecuted Peltier, James Reynolds, wrote to President Joe Biden, explaining: "We were not able to prove that Mr. Peltier personally committed any offense on the Pine Ridge Reservation." He now supports executive clemency, which the president can grant.
A major argument for releasing Peltier is his poor health: He suffers from kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure and a heart condition. He is virtually blind in one eye since a stroke in 1986. He uses a walker to get around.
Another reason is the great distance from his family. Peltier has four living children (an adult son died of a heart attack), 11 grandchildren and 17 great grandchildren. One daughter moved to Kansas to be close to her father, who was in the Leavenworth federal penitentiary, then he was transferred to the Lewisburg federal penitentiary in Pennsylvania in 2005. He has been in Florida since 2011.
Most of his family is in North Dakota where Peltier grew up. Under federal rules, prisoners should be located within 500 miles of their primary residence.
When President Barack Obama was in office, Pope Francis wrote him a letter seeking clemency for Peltier. Last October at the Vatican, the pope brought the case to Biden's attention based on concern expressed by Cardinal Sean P. O'Malley of Boston and Miami Archbishop Thomas G. Wenski, according to several sources.
Archbishop Wenski even arranged to visit Peltier. While at the airport, on his way, the archbishop got a phone call from the prison canceling the meeting - for no specific reason. Oblate Father Andrew Small, then director of the Pontifical Mission Societies, was flying in from New York until he got the same message.
Jack Magee of St Anthony's Parish in Allston, Massachusetts, helped plan the aborted visit.
"Leonard was so disappointed. He is aware of Archbishop Wenski's longtime work for the people of Haiti. He hoped to visit with a man of true understanding of his plight as a person of color wrongly imprisoned. Leonard was hoping for a message of solace and hope from the archbishop and Father Small," said Magee, who befriended Peltier 45 years ago after hearing a presentation on his fate.
Between staff shortages, pandemic-related restrictions and internal chaos, the prison goes on lockdown frequently, making visits almost impossible to plan - especially for family members on limited budgets living far away.
During the pandemic, prisoners were almost entirely cut off from the world.
Peltier contracted COVID-19 earlier this year "and it was torture," said Sheron Wyant-Leonard, a longtime friend who's "almost like a sister." Her 2021 book, "I Will: How Four American Indians Put Their Life on the Line and Changed History," highlights Peltier's life.
"He was in isolation, with no decent medical treatment, without people to care for him, no phone and terrible, cold food. I don't think I've ever heard him so low," the author said. "I've seen a real change" in him since the pandemic, she added.
Not only has illness taken a toll, but he has been denied access to spiritual guidance, which could be provided if Peltier was freed: North Dakota's Turtle Mountain Band of Chippawa Indians voted to provide Peltier with housing, financial and spiritual support, and medical care.
Although the American Indian Religious Freedom Act of 1978 protects the rights of Native people to practice traditional religions, the Bureau of Prisons can arbitrarily block purification ceremonies such as the sweat lodge or pipe rituals under the guidance of spiritual leaders.
"I have participated in many ceremonies including one with Leonard at Leavenworth. I became closer to my Catholic faith," Wyant-Leonard told CNS. "Since he was transferred to Coleman, they cut off the sweat lodge and it made a difference. You can get hopeless without spiritual connection."
Lenny Foster is a Navajo spiritual leader who has known Peltier for 50 years.
"He is a very reverent person, a genuine human being," Foster explained. "I started visiting him in 1985. I went three times a year to Leavenworth for cleansing rituals."
But in Florida, prison management told Foster he was barred from leading sweat lodge ceremonies because he was "friendly" with the prisoner.
Foster's voice was deep with controlled outrage as he noted, "How could I not become a friend after visiting him for over 30 years? We are not related. We're from two separate Native nations. We are acquainted, consider each other friends, as they would say, but that is considered a 'no-no.' I never violated their rules and regulations!"
In her research, Wyant-Leonard discovered how offenses committed against Native people impacted Peltier personally, including reeducation and relocation.
When Peltier was 9, he, his little sister and a female cousin were forcibly taken by government agents from their grandmother's home on Turtle Mountain Reservation. Peltier remained at the Wahpeton Boarding School for three years.
It was part of a systematic plan "to erase the cultural identity of American Indians. The first step was boarding schools. 'Kill the Indian but save the child,' was the motto. A student's hair was cut, no Native language could be spoken and of course strict separation from the family was enforced," explained the author.
"This was federal government policy," she said, until President Richard Nixon shifted to an approach emphasizing self-determination, influenced by his Quaker upbringing.
The U.S. Interior Department recently issued a landmark report on boarding schools. Most American schools were government-run; in Canada, most had religious ties, mainly the Catholic Church.
Father Maurice Henry Sands, a Detroit archdiocesan priest, is executive director of the Black and Indian Mission Office in Washington. He is a member of the Ojibway, Ottawa and Potawatomi tribes and was born on an island in Canada. He will be part of the papal pilgrimage.
"Pope Francis is making these efforts to listen to the Native people and to offer an apology on behalf of the church because he recognizes there were very serious injustices that were committed, like in the residential boarding schools," the priest said.
"The Holy Father cares and he wants to do whatever he can to bring about healing and reconciliation in Canada and by extension the U.S. because similar policies were enacted here," he added.
Another tactic to force assimilation was relocating Native Americans to cities. Peltier was exiled to Seattle, where he opened a car repair shop with a friend.
"What does St. Paul write to the Colossians? 'Remember my chains,'" said Wyant-Leonard. "Leonard is a living witness of those words."
She and other supporters are glad to see Peltier's case gaining attention from new quarters including the United Nations. A detailed U.N. report issued in June describes the "lack of any legitimate purpose" for his detention.
Twenty-four Native American state legislators from nine states appealed to Biden requesting his "grace and compassion" regarding Peltier.
And U.S. Sen. Patrick Leahy, a Catholic, wrote to the president earlier this year urging him to release the aged prisoner explaining simply, "It is the right thing to do."

3. REPETITA IUVANT. JENNIFER BENDERY: U.N. HUMAN RIGHTS LEGAL EXPERTS CALL FOR IMMEDIATE RELEASE OF LEONARD PELTIER
[Dal sito dell'"Huffington Post" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 25 luglio 2022]

U.N. Human Rights Legal Experts Call For Immediate Release Of Leonard Peltier
"The Working Group concludes that Mr. Peltier continues to be detained because he is Native American," says a damning 17-page opinion.
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The prolonged imprisonment of Native American rights activist Leonard Peltier is "arbitrary," and the U.S. government should release him immediately, concludes a damning legal opinion released by the United Nations Human Rights Council's Working Group on Arbitrary Detention.
"Taking into account all the circumstances of the case, including the risk to Mr. Peltier's health, the appropriate remedy would be to release Mr. Peltier immediately and accord him an enforceable right to compensation and other reparations, in accordance with international law," says the group of legal experts behind the 17-page opinion.
Peltier, 77, has been in prison for 46 years without any evidence that he committed a crime and after a trial that was riddled with misconduct.
The U.N. Human Rights Council working group didn't even go into the glaring problems with Peltier's conviction; it notes that it "refrains from examining matters that are for the national authorities to determine," like whether there was sufficient evidence to put Peltier in prison or whether his conduct has been exemplary in prison. Instead, the working group focused on whether Peltier's parole process has met international standards. It has not.
Peltier has been deprived of his liberty "in contravention of articles 2, 7 and 9 of the Universal Declaration of Human Rights and articles 2 (1), 9 and 26 of the International Covenant on Civil and Political Rights," says the legal opinion.
The working group is saying that between Peltier's poor health and advanced age, his frequent placement in solitary confinement, and the difference between his time in prison compared to non-Native Americans convicted of similar offenses, there is clear evidence that his continued detention is unjust. The opinion also cites discriminatory comments made by his parole examiners in concluding, "Mr. Peltier continues to be detained because he is Native American."
The U.S. government has six months to provide information to the working group demonstrating the actions it has taken in response to the injustices outlined in the opinion.
"We are pleased that the Working Group was willing to review Leonard's case a second time after these past 17 years of unjust parole proceedings and arbitrary imprisonment," said Kevin Sharp, Peltier's pro bono attorney and a former U.S. District Court judge appointed by President Barack Obama. "The Working Group did not parse their words. They issued an immediate call to action, and the U.S. government must take Leonard's clemency case seriously and release him back to the care of his tribe."
Here's a copy of the full legal opinion, which was issued on June 7 but wasn’t publicly circulated until this month: [il testo integrale del documento abbiamo gia' piu' volte riprodotto (in due puntate, data l'ampiezza) nel nostro notiziario nelle scorse settimane - ndr -].
The reason that Peltier is in prison at all is because the FBI and U.S. attorney's office needed a fall guy after it failed to figure out who killed two FBI agents in a 1975 shootout on Pine Ridge Reservation in South Dakota.
Peltier's co-defendants were acquitted based on self-defense. He was the last one available, so the U.S. government arrested him and put him through a trial that would not hold up in a U.S. court today. Prosecutors hid key evidence. The FBI threatened and coerced witnesses into lying. A juror admitted she was biased against Native Americans on the second day of the trial, but she was allowed to stay on anyway.
Based entirely on testimony from people who had been intimidated by the FBI, and operating within a 1970s-era criminal justice system tilted against Indigenous rights activists like Peltier, the U.S. attorney's office successfully charged him with murder.
The FBI remains the biggest obstacle to Peltier going home, even as its argument for keeping him in prison is full of holes and misinformation. By all appearances, the bureau simply wants him to die in prison.
But Peltier is still alive and in a Florida penitentiary. He is perhaps America's longest-serving political prisoner, a holdover from a different era of justice orchestrated by J. Edgar Hoover. He survived a rough bout with COVID-19 last year, and today he's managing several serious health problems, including diabetes and an abdominal aortic aneurysm. He has maintained his innocence all these years, even when it likely prevented him from being paroled.
Peltier's story still moves hundreds of thousands of people to sign petitions in support of his release. An astounding mix of human rights leaders have urged his release over the years, including Pope Francis, the Dalai Lama, Mother Teresa, Nelson Mandela and Coretta Scott King. Prominent artists, including Willie Nelson, Bonnie Raitt, Jackson Browne and Rage Against the Machine, have held concerts in his name. Elected tribal leaders and the National Congress of American Indians have passed resolutions urging clemency.
His supporters have been urging President Joe Biden to grant clemency to Peltier and let him spend his final years at home with his family in South Dakota. In the past year, at least four U.S. senators - Patrick Leahy (D-Vt.), Brian Schatz (D-Hawaii), Mazie Hirono (D-Hawaii) and Bernie Sanders (I-Vt.) - have separately urged Biden to release him, too.
Late last week, Catholic News Service unexpectedly put a spotlight on renewed calls for clemency for Peltier - just ahead of Pope Francis' historic visit to Canada this week to apologize to Indigenous peoples for past abuses carried out by the church.
The White House has been mum on whether Biden thinks it’s time for Peltier to go home.
On Monday, a White House spokesperson did not respond to a request for comment on what the president thinks of Peltier's continued imprisonment and if he is considering granting him clemency.

4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA ED UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica).
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid.
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Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante dell'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano.
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, all'inizio del 2022 ha contratto anche il covid; la sua salute e' gravemente compromessa.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
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Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier - anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
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Una bibliografia essenziale
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Peltier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri: Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984; Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002. Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Assai utili letture sono anche il libro di Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006; e il fondamentale libro (recentemente opportunamente ristampato) di Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022 (di Ward Churchill occorrerebbe leggere anche diversi altri libri, tutti preziosi e illuminanti).
Un ottimo libro che ricostruisce la storia nordamericana dal punto di vista dei popoli nativi e' quello di Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014; un classico della storiografia nordamericana, tradotto in italiano, e' il volume di Howard Zinn, Storia del popolo americano, Il Saggiatore, Milano, piu' volte aggiornato e ristampato.

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 524 del primo agosto 2022
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