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[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 379
- Subject: [Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 379
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 9 Mar 2022 07:04:26 +0100
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 379 del 9 marzo 2022
In questo numero:
1. La strage in Ucraina, la strage nel Mediterraneo
2. Amy Goodman intervista Yurii Sheliazhenko, portavoce del movimento pacifista ucraino
3. Peppe Sini: Alcune parole per Leonard Peltier
4. Carol Gokee: Alcuni materiali per la mobilitazione per la liberazione di Leonard Peltier
1. L'ORA. LA STRAGE IN UCRAINA, LA STRAGE NEL MEDITERRANEO
Mentre prosegue la strage in Ucraina prosegue anche la strage nel Mediterraneo.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano bisognoso di aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. DOCUMENTAZIONE. AMY GOODMAN INTERVISTA YURII SHELIAZHENKO, PORTAVOCE DEL MOVIMENTO PACIFISTA UCRAINO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo la traduzione italiana dell'intervista di Amy Goodman di "Democracy Now" a Yurii Sheliazhenko del 2 marzo 2022]
- Amy Goodman: Benvenuto di nuovo ai nostri microfoni, Yurii Sheliazhenko, con il quale abbiamo parlato pochi giorni prima dell'invasione russa. Puoi commentare oggi cio' che sta succedendo e sintetizzare le vostre richieste come pacifisti in Ucraina?
- Yurii Sheliazhenko: Buona giornata e grazie per il vostro contributo a un giornalismo che cerca di essere equilibrato. Soprattutto grazie per aver documentato le nostre manifestazioni di protesta nel nome della pace, sempre piu' sacrificata sull'altare della guerra.
La politica della militarizzazione tra Est e Ovest e' andata troppo oltre, con esercitazioni militari sconsiderate, con l'espansione eccessiva della Nato, con l'invasione russa in Ucraina e le minacce nucleari al mondo, con la militarizzazione di questi ultime giorni dell'Ucraina. Ma ancor prima con l'esclusione della Russia dalle istituzioni internazionali, con le varie espulsioni di diplomatici russi che hanno letteralmente spinto fuori dalla diplomazia Vladimir Putin, creando le condizioni per questa escalation di guerra. Invece di rompere quei pochi legami di umanita' che restano fomentando ancor piu' rabbia, avremmo piu' che mai bisogno di difendere e rafforzare gli spazi di comunicazione e cooperazione tra tutte le persone sulla Terra, e ogni sforzo individuale di questo tipo ha un valore enorme.
E' deludente che il sostegno all'Ucraina da parte dell'Occidente sia principalmente militare. Oltre all'imposizione di dolorose sanzioni economiche alla Russia. Ed e' non meno deludente assistere al tipo di reporting che va per la maggiore. Si concentra sulla guerra e per lo piu' ignora la resistenza nonviolenta alla guerra. Per esempio i tanti casi di coraggiosi civili ucraini che hanno cambiato i cartelli stradali per creare ostacoli al transito dei veicoli militari russi, addirittura bloccando le strade e bloccando fisicamente i carri armati, semplicemente interponendosi disarmati sulla loro strada, per fermare la guerra.
Per esempio, nella citta' di Berdyansk e nel villaggio di Kulykivka, la gente ha organizzato raduni di pace e ha convinto i militari russi ad andarsene. Il movimento per la pace sa bene da anni che la militarizzazione senza freni avra' come unico esito la guerra. Avevamo ragione. Abbiamo preparato molte persone alla risoluzione pacifica delle controversie o alla resistenza nonviolenta all'aggressione. Abbiamo sostenuto i diritti umani, gli obblighi universali per aiutare i rifugiati. Tutto questo e' di grande aiuto ora e da' speranza per una soluzione pacifica, che esiste sempre.
Sarebbe bello se potessimo augurarci la pace e la felicita' universale per tutti i popoli, mai piu' guerre ne' oggi ne' mai. Purtroppo, mentre la maggior parte delle persone la maggior parte del tempo nella maggior parte dei luoghi vive in pace, la mia bella citta' di Kiev, capitale dell'Ucraina, e altre citta' ucraine sono ora bersaglio dei bombardamenti russi. Poco prima di questa intervista, ho sentito di nuovo il rumore delle esplosioni oltre le finestre. Le sirene ululano molte volte durante il giorno, in tutti questi ultimi giorni. Centinaia di persone vengono uccise, compresi i bambini, a causa dell'aggressione russa. Migliaia di persone sono ferite. Centinaia di migliaia di persone sono sfollate e cercano rifugio all'estero; oltre a milioni di sfollati interni e rifugiati in Russia e in Europa dopo otto anni di guerra tra il governo ucraino e i separatisti sostenuti dalla Russia nel Donbass.
Tutti i maschi di eta' compresa tra i 18 e i 60 anni sono limitati nella liberta' di movimento all'estero e chiamati a partecipare allo sforzo bellico, senza eccezioni per gli obiettori di coscienza al servizio militare e per coloro che fuggono dalla guerra. War Resisters' International ha fortemente criticato questa decisione del governo ucraino di vietare a tutti i cittadini maschi tra i 18 e i 60 anni di lasciare il paese e ha chiesto il ritiro di queste decisioni.
Ammiro le massicce manifestazioni contro la guerra in Russia, i coraggiosi cittadini pacifisti che si oppongono in modo nonviolento alla macchina da guerra di Putin sotto le minacce di arresto e punizione. I nostri amici, il movimento dell'obiezione di coscienza in Russia, oltre a parecchi membri dell'European Bureau for Conscientious Objection, condannano l'aggressione militare russa e chiedono alla Russia di fermare la guerra, e suggeriscono a tutte le possibili reclute di rifiutare il servizio militare e di chiedere un servizio civile alternativo, oppure l'esenzione per motivi medici.
E in tutto il mondo non si contano i raduni di pace a sostegno della pace in Ucraina. Mezzo milione di persone a Berlino sono scesi in strada per protestare contro la guerra. Manifestazioni contro la guerra sono state organizzate in Italia, in Francia. I nostri amici di Gensuikyo, il Consiglio giapponese contro le bombe atomiche e all'idrogeno, hanno risposto alle minacce nucleari di Putin con manifestazioni di protesta a Hiroshima e Nagasaki. Vi invito a cercare i numerosi recenti eventi internazionali e in particolare statunitensi contro la guerra sul sito WorldBeyondWar.org, e a partecipare alla giornata globale di azione per fermare la guerra in Ucraina il 6 marzo sotto lo slogan "Fuori le truppe russe. No all'espansione della Nato", organizzato da CodePink e altri gruppi per la pace.
E' una vergogna che la Russia e l'Ucraina non siano riusciti fino ad ora a negoziare il cessate il fuoco e non siano riusciti nemmeno a concordare corridoi umanitari sicuri per l'evacuazione dei civili. I negoziati tra l'Ucraina e la Russia non sono neppure arrivati al "cessate il fuoco"! Putin ha bisogno dello status neutrale dell'Ucraina, della denazificazione, della smilitarizzazione dell'Ucraina e dell'approvazione che la Crimea appartiene alla Russia, che e' contro il diritto internazionale. E lo ha detto chiaramente a Macron!
Quindi, rinunciamo a queste richieste di Putin. La delegazione ucraina sui negoziati era pronta a discutere solo il cessate il fuoco e le truppe russe che lasciano l'Ucraina, trattandosi di questioni di integrita' territoriale dell'Ucraina. Inoltre, l'Ucraina ha continuato a bombardare Donetsk mentre la Russia ha bombardato Kharkiv e altre citta'. Fondamentalmente, entrambe le parti, Ucraina e Russia, sono ferme sulle loro posizioni bellicose e non intendono fermarsi. Putin e Zelensky dovrebbero invece seriamente impegnarsi in colloqui di pace e in totale buona fede comportarsi come politici responsabili, come veri rappresentanti del loro popolo, sulla base del comune interesse. Invece continuano a contrapporsi su posizioni che si escludono a vicenda.
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- Amy Goodman: Hai menzionato il presidente Zelensky. Dopo l'invasione e' stato acclamato da molti media occidentali come un eroe. Qual e' la tua valutazione di come il presidente Zelensky si e' comportato in questa crisi?
- Yurii Sheliazhenko: Il presidente Zelensky e' totalmente dentro la macchina della guerra. Persegue la soluzione militare come l'unica possibile, non è neppure in grado di chiamare direttamente Putin, per chiedergli di fermare la guerra.
Faccio appello a tutte le persone che nel mondo sono ancora in grado di opporsi con forza e onesta' al potere. Chiedo di smettere di sparare e iniziare a parlare, aiutando chi ne ha bisogno e investendo nella cultura della pace e nell'educazione alla cittadinanza nonviolenta. Perche' sia ancora possibile credere in un mondo migliore, senza eserciti ne' confini. Un mondo dove la verita' e l'amore siano i soli poteri, in grado di abbracciare l'Est e l'Ovest. Credo che la nonviolenza sia lo strumento piu' efficace e progressivo per la governance globale e la giustizia sociale e ambientale.
Le illusioni sulla violenza sistemica e la guerra come panacea, soluzione miracolosa per tutti i problemi sociali, sono false. Le sanzioni che l'Occidente e l'Oriente si stanno imponendo a vicenda come risultato di una battaglia per il controllo dell'Ucraina tra gli Stati Uniti e la Russia possono indebolire ma non avranno alcun effetto sul mercato globale delle idee, del lavoro, delle merci e della finanza. Il mercato globale trovera' sempre un modo per soddisfare il suo bisogno di perpetuarsi nel governo globale. La domanda e': quanto civile e quanto democratico potra' essere questo futuro governo globale?
Le alleanze militari che mirano a sostenere la sovranita' assoluta stanno promuovendo il dispotismo al posto della democrazia. Quando i membri della Nato forniscono aiuti militari per sostenere la sovranita' del governo ucraino, o quando la Russia invia truppe a combattere per l'autoproclamata sovranita' dei separatisti di Donetsk e Luhansk, dovremmo ricordarci che la sovranita' incontrollata significa spargimento di sangue. La sovranita' non e' sicuramente un valore democratico.
Tutte le democrazie sono emerse dalla resistenza ai sovrani sanguinari, individuali e collettivi. I profittatori di guerra dell'Occidente sono la stessa minaccia alla democrazia dei governanti autoritari dell'Oriente. E i loro tentativi di dividere e governare la Terra sono essenzialmente simili. La Nato dovrebbe fare un passo indietro dal conflitto che si e' scatenato intorno all'Ucraina, aggravato dal suo sostegno allo sforzo bellico e alle aspirazioni di adesione del governo ucraino. In un mondo ideale, la Nato dovrebbe in effetti dissolversi. O trasformarsi in un'alleanza di disarmo invece che militare.
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- Amy Goodman: Lascia che ti chieda una cosa, Yurii. Abbiamo appena ricevuto la notizia che Zelensky ha parlato in video al Parlamento europeo. Gli hanno fatto una standing ovation, e subito dopo il Parlamento europeo ha approvato la domanda di adesione dell'Ucraina all'Unione europea. Qual e' il tuo commento?
- Yurii Sheliazhenko: Sono orgoglioso per il mio paese, e' bello apprendere che siamo uniti all'alleanza delle democrazie occidentali, all'Unione europea, che considero un'unione pacifica. Spero che tutto il mondo in futuro sia un'unione pacifica. Ma purtroppo l'Unione Europea, come l'Ucraina, ha lo stesso problema: un eccesso di militarizzazione. Sembra un distopico Ministero della Pace nel romanzo 1984 di Orwell. La struttura di pace europea fornisce assistenza militare all'Ucraina, ma e' quasi assente l'assistenza alla soluzione non violenta della crisi attuale e alla smilitarizzazione. Naturalmente mi sembra bello che l'Ucraina entri nell'Europa, in quanto paese democratico.
E' bello che la domanda ucraina di entrare nell'Unione europea sia stata approvata; ma penso che questo consolidamento dell'Occidente non dovrebbe essere un consolidamento contro il potenziale nemico, contro l'Oriente. Est e Ovest dovrebbero trovare la riconciliazione pacifica, dovrebbero perseguire la governance globale, l'unita' di tutti i popoli del mondo senza eserciti e confini. Questo consolidamento dell'Occidente non dovrebbe comportare una guerra contro l'Oriente. Est e Ovest dovrebbero essere amici e vivere in modo pacifico e demilitarizzato. Ecco perche' il trattato sulla proibizione delle armi nucleari e' uno dei punti di demilitarizzazione integrale di cui abbiamo piu' bisogno.
Oggi abbiamo un problema di governance che definirei arcaica, basata sulla sovranita' degli stati nazionali. Per esempio quando l'Ucraina vieta a molti cittadini di partecipare alla vita pubblica parlando in russo, sembra normale. Sembra un'espressione di sovranita'. Non lo e', ovviamente. Non e' una giusta causa per l'invasione e l'aggressione militare, come sostiene Putin, ma non e' giusto. Naturalmente, l'Occidente dovrebbe dire all'Ucraina che i diritti umani sono un valore molto importante, e la liberta' di espressione, compresi i diritti linguistici, contano. E la rappresentanza dei filorussi, dei russofoni nella vita politica e' una cosa importante.
Non solo perche' l'oppressione della cultura del nostro vicino e della loro diaspora in Ucraina, potra' fare infuriare il Cremlino, ma perche' sono un condizione di pace. E' anche cosi' che questa crisi potrebbe risolversi in deescalation, invece che precipitare nella escalation. E questo giorno in cui l'Ucraina e' stata riconosciuta una nazione europea, non dovrebbe esserci il preludio per un aggravarsi di opposizione, e opposizione inevitabilmente militare, tra Europa e Russia. Io spero che anche la Russia, con le sue forze militari, esca al piu' presto dall'Ucraina e spero che in futuro anche la Russia possa unirsi all'Unione Europea.
E lo stesso auguro all'Unione Europea con l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, e tutte le altre alleanze regionali, l'Unione Africana e cosi' via - sogno un futuro in cui tutte saranno parti di un'entita' politica globale e unita, perche' questo dovremmo intendere quando parliamo di governance globale. Come aveva previsto Immanuel Kant nel suo bellissimo pamphlet, "Per la pace perpetua".
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- Amy Goodman: In termini di deescalation e di ricerca della pace, l'Ucraina ha chiesto una no-fly zone su alcune aree dell'Ucraina. Ammesso che sia una richiesta possibile, che possa venir rispettata dalle forze armate dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, come valuti questa richiesta di una no-fly zone sull'Ucraina?
- Yurii Sheliazhenko: Beh, e' la continuazione di questa linea di escalation, per coinvolgere ancora di piu' tutto l'Occidente, per compattarlo ancor di piu' sotto il profilo militare, in contrapposizione alla Russia. E infatti Putin ha gia' risposto a questa proposta con minacce nucleari, perche' e' infuriato perche' e' spaventato, cosi' come anche noi siamo spaventati oggi a Kiev, e probabilmente anche l'Occidente e' spaventato...
Invece dovremmo restare calmi. Dovremmo pensare razionalmente. E dovremmo unirci per davvero, non per intensificare il conflitto e dare una risposta militare. Dovremmo unirci perseguendo la soluzione pacifica del conflitto, favorendo negoziati diretti tra Putin e Zelensky nel ruolo di presidenti di Russia e Ucraina. E tra Biden e Putin, tra Stati Uniti e Russia. I colloqui di pace e gli accordi sul futuro sono l'unica chiave: la gente inizia la guerra quando perde le speranze nel futuro. E oggi abbiamo bisogno di rinnovare le speranze nel futuro. Abbiamo una cultura della pace, che comincia a svilupparsi in tutto il mondo. E abbiamo una vecchia, arcaica cultura della violenza, violenza strutturale, violenza culturale. E, naturalmente, la maggior parte delle persone non cercano di essere angeli o demoni; stanno andando semplicemente alla deriva, tra la cultura della pace e la cultura della violenza.
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- Amy Goodman: Prima di lasciarti, e visto che sei a Kiev, con l'invasione militare sempre piu' alle porte, vorremmo sapere cosa farai. Hai intenzione di andartene, come molti ucraini hanno fatto, moltissimi quelli che sono subito fuggiti, ci sarebbe mezzo milione di ucraini oltre i confini in Polonia, Romania e altri posti... oppure deciderai di restare?
- Yurii Sheliazhenko: Come ho detto, non ci sono corridoi umanitari sicuri concordati da Russia e Ucraina per favorire il transito dei civili. E' uno dei fallimenti dei negoziati. E come ho detto, il nostro governo ritiene che tutti gli uomini debbano partecipare agli sforzi difensivi, di guerra. Cosi' facendo viola palesemente il diritto umano all'obiezione di coscienza al servizio militare. Come pacifista io penso che non sia giusto fuggire, e quindi resto qui, con l'Ucraina pacifista. E fortemente spero che l'Ucraina pacifista non venga distrutta da questo mondo sempre piu' polarizzato e militarizzato.
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Fonte: Democracy Now www.democracynow.org
Traduzione di Daniela Bezzi per il Centro Studi Sereno Regis.
3. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: ALCUNE PAROLE PER LEONARD PELTIER
Il testo che segue e' la stesura integrale dell'articolo "Persecuzione politica negli Usa. Non muoia in carcere Leonard Peltier" che apparira' su "Adista segni nuovi" n. 8 del 5 marzo 2022.
Ringrazio di cuore le amiche e gli amici di "Adista" per la richiesta e l'ospitalita'.
L'occasione e' propizia per esprimere non solo la mia gratitudine verso un mezzo d'informazione e un'esperienza giornalistica e militante che da molti, molti anni e' anche per me un punto di riferimento fondamentale, ma anche per invitare chi legge queste righe a visitare quel sito e sostenere quell'esperienza. Per contatti: www.adista.it
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Non muoia in carcere Leonard Peltier
Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.
Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.
Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?
Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazone criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
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Un uomo innocente
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
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La solidarieta' in Italia
Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.
Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.
Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.
Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
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Un percorso di letture per saperne di piu'
1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Petier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
2. Alcune ulteriori letture utili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.
Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.
Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.
Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.
Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.
Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.
4. REPETITA IUVANT. CAROL GOKEE: ALCUNI MATERIALI PER LA MOBILITAZIONE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
[Da Carol Gokee riceviamo e diffondiamo questi materiali.
Carol Gokee coordina il comitato internazionale di solidarieta' con Leonard Peltier, per contatti: Carol Gokee, National Co-Director "International Leonard Peltier Defense Committee", 428-A8 Farnham St. Marshall, WI. 53559, 715.209.4453, Contact at whoisleonardpeltier.info]
We urge President Biden to immediately grant clemency to Leonard Peltier
Points in Support of the Release of Leonard Peltier
Commutation/Pardon
Pres. Biden's powers of executive clemency give him the option of granting a pardon or commuting a sentence.
Other remedies:
Parole
The U.S. Parole Commission has denied parole multiple times. Mr. Peltier has consistently maintained his innocence, and it is unlikely parole will be granted.
Compassionate release
Leonard Peltier is eligible for compassionate release under BOP rules, but he has been denied multiple times and he has no right to appeal these denials to a federal district court because he was convicted before 11/1/1987.
Release to home confinement due to the pandemic
A temporary release to home confinement is not freedom for Mr. Peltier.
Recent Letters/Actions:
2021 July: James Reynolds Letter to President Biden "Enough is Enough".
James Reynolds is the former U.S. Attorney whose office handled the prosecution and appeal of Leonard Peltier in 1977.
2021 November: Letter from 11 Members of Congress led by Cong. Raul Grijalva (D-AZ).
2022 February: Sen. Brian Schatz (D-HI) Letter to President Biden.
2022 February: Sen. Patrick Leahy (D-VT) Letter to President Biden.
2022 February: Letter from 11 Members of Congress led by Cong. Raul Grijalva (D-AZ)
2022 February: The National Congress of American Indians (NCAI) renews the call for the release of Leonard Peltier.
Supporting Background Points:
Leonard Peltier is now 77 years old and Saturday, February 6, 2022, marked the completion of his 46th year in prison.
Leonard Peltier tested positive for the coronavirus on 1/28/22.
Due to the ongoing COVID-19 pandemic and Leonard's already fragile health status, including diabetes and an abdominal aortic aneurysm, there is renewed urgency behind the effort to gain his release.
Our request for clemency is centered on the injustice of his continued incarceration based on the constitutional violations and prosecutorial misconduct that have been unveiled in recent years.
Examples:
The government withheld exculpatory evidence: a ballistics report showed the shell casings collected from the scene didn't come from his weapon.
The prosecution of Leonard Peltier relied on testimony from supposed witnesses who later recanted their statements, asserting that FBI agents threatened and coerced them into lying.
Also see: Former Federal Judge Kevin Sharp CBS News Interview 2/6/22
Counterpoint to assertion that his conviction has been upheld by the U.S. District Court, the 8th Circuit Court of Appeals, and the Supreme Court:
No denial of the prosecution's misconduct.
Conviction was upheld despite the prosecution's misconduct.
See United States v. Peltier, 553 F. Supp. 890 (D.N.D. 1982) (denying motion to vacate judgment and for a new trial); United States v. Peltier, 731 F.2d 550 (8th Cir. 1984) (remanding for an evidentiary hearing); United States v. Peltier, 609 F. Supp. 1143 (D.N.D. 1985) (denying motions to disqualify judge and to vacate judgment and for a new trial), aff'd, 800 F.2d 772 (8th Cir. 1986), cert. denied, 484 U.S. 822 (1987); Peltier v. Henman, 997 F.2d 461 (8th Cir. 1993) (affirming the denial of 28 U.S.C. - 2255 motion); Peltier v. Booker, 348 F.3d 888 (10th Cir. 2003) (affirming the denial of habeas relief and request for parole), cert. denied, 541 U.S. 1003 (2004).
The Eight Circuit stated that "[t]he use of the affidavits of Myrtle Poor Bear in the extradition proceedings was, to say the least, a clear abuse of the investigative process of the F.B.I." See United States v. Peltier, 585 F.2d 314, 335 n.18 (8th Cir. 1978).
The Eighth Circuit later acknowledged the "improper conduct" by the FBI and noted that the explanation for the initial ballistics report authored four months prior to the one used at trial - showing that "[n]one of the other ammunition components recovered at the [shoot-out] scene could be associated with [the Wichita AR–15]" - was "facially inconsistent with the newly-discovered evidence." See United States v. Peltier, 800 F.2d 772, 776, 778 (8th Cir. 1986) (some alterations in original, some added).
Despite this, the Court relied on an interpretation that Supreme Court precedent at the time required a finding "that it is reasonably probable the jury would have acquitted Peltier had it been aware of [the concealed] evidence," a misunderstanding of the standard which the Supreme Court subsequently clarified. See id. at 777.
Leonard Peltier's unjust imprisonment has been recognized as such by national and international human rights organizations, leading voices on criminal justice issues, dignitaries from around the world, and nearly 100 current and former members of Congress.
To mainstream America, these actions by the FBI in the mid-1970's in Indian country seem hardly believable. To Native Americans, their actions resonated deeply and represent a time of open oppression and aggression by federal law enforcement on Indian reservations throughout America.
Our efforts to gain the release of Leonard Peltier have repeatedly been stymied by the opposition of the FBI. It has been over four decades. The time for healing is now - both for American Indians and the FBI.
For additional information, please contact Judge Kevin Sharp, former Chief Judge of the U.S. District Court - TN and voluntary pro bono lawyer for Leonard Peltier.
Judge Kevin Sharp: ksharp at sanfordheisler.com / (615) 434-7701.
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 379 del 9 marzo 2022
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