[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 96



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 96 del 29 maggio 2021

In questo numero:
"Non uccidere. Salvare le vite". Due discorsi tenuti a Viterbo il 22 maggio 2021

INCONTRI. "NON UCCIDERE. SALVARE LE VITE". DUE DISCORSI TENUTI A VITERBO IL 22 MAGGIO 2021

La mattina di sabato 22 maggio 2021 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di studio e di riflessione muovendo dall'analisi di tre rilevanti libri della filosofa Donatella Di Cesare: Israele. Terra, ritorno, anarchia (Bollati Boringhieri, Torino 2014), Tortura (Bollati Boringhieri, Torino 2016), Terrore e modernita' (Einaudi, Torino 2017). L'incontro, nel corso del quale sono stati letti e commentati alcuni brani delle opere citate (e di altri libri della medesima illustre autrice: Se Auschwitz e' nulla. Contro il negazionismo, Il melangolo, Genova 2012; Crimini contro l'ospitalita'. Vita e violenza nei centri per gli stranieri, Il melangolo, Genova 2014; Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione, Bollati Boringhieri, Torino 2017; Marrani. L'altro dell'altro, Einaudi, Torino 2018) e' stato introdotto e concluso dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese.
Nel pomeriggio dello stesso sabato 22 maggio 2021 sempre a Viterbo in piazza della Repubblica si e' tenuta una iniziativa pubblica di solidarieta' con il popolo palestinese, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani, promossa dall'Arci e dal Centro culturale islamico cittadino; all'iniziativa e' intervenuto anche il responsabile della struttura nonviolenta viterbese.
Ricostruita a memoria e messa per iscritto qualche giorno dopo, di seguito una frettolosa e forse troppo rastremata sintesi (ma anche, temiamo, troppo ripetitiva) di alcune delle riflessioni svolte nelle conclusioni dell'incontro mattutino e nell'intervento in piazza pomeridiano.
In allegato un discorso tenuto a Terni nell'ottobre 2002 dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese in occasione di un'iniziativa analoga; e sei brevi ragionamenti sulle armi, il disarmo, la necessita' della nonviolenza (esposti in forma schematica e mnemotecnica).
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1. Riconoscere, rispettare, difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
"Non uccidere" e' la prima e fondamentale norma dell'umanita'. Se a una persona si toglie la vita, tutto le e' stato tolto, nulla piu' le resta. Uccidere e' sempre e solo un male, un male abissale, un male irrimediabile.
La guerra, che di uccisioni consiste, e' quindi sempre e solo il piu' grande crimine contro l'umanita'.
Occorre abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
La verita' del mondo si coglie solo ponendosi dal punto di vista delle vittime. E tutte le vittime questo gridano al cuore dei viventi e dei venturi: non uccidete piu'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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2. Ogni vittima ha il volto di Abele. Ogni popolo ed ogni persona sono parte dell'unica umana famiglia
I tuoi diritti di essere umano sono uguali ai diritti di ogni altro essere umano. Ogni persona e' diversa da ogni altra, ma tutte sono eguali in dignita' e diritti.
Ponendosi dal punto di vista dell'umanita', ogni oppressione, ogni ingiustizia, ogni violenza anche contro una sola comunita', anche contro una sola persona, sono una ferita e un delitto contro l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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3. Pace e giustizia vivono o scompaiono insieme
La pace e la giustizia sono una stessa cosa. Dove vi e' oppressione non vi e' pace. Dove vi e' rapina e sfruttamento non vi e' pace. Dove vi e' violenza non vi e' pace.
E dove non vi e' pace non vi e' giustizia. Dove vi e' guerra non vi e' giustizia. Dove vi e' dittatura non vi e' giustizia. Dove vi e' occupazione militare non vi e' giustizia. Dove vi e' devastazione, terrore, segregazione, emarginazione, imposizione di sottomissione, sfruttamento ed asservimento, dolore e paura, non vi e' giustizia.
Costruire la pace e costruire la giustizia sono uno stesso compito, uno stesso agire.
Occorre condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni. Nessuna persona deve essere abbandonata al bisogno, alla paura, al dolore, alle mille flagranti ed occulte torture, alle ferite inferte nel corpo e nell'anima, alla morte. Nessuna persona deve privare un'altra persona di cio' che e' necessario alla sua vita. Tutto va condiviso, nessuno deve essere privato dell'indispensabile a una vita degna. Sia il fondamento della civile convivenza la regola per cui ad ogni persona deve essere dato a seconda delle sue necessita' e da ogni persona deve essere dato a seconda delle sue capacita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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4. La regola aurea: "Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che esse agissero verso di te"
Riconosci l'umanita' di ogni essere umano.
Realizza con la tua azione l'umanita' dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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5. Maschilismo, razzismo, militarismo, schiavismo
Deve cessare il regime folle e onnidistruttivo dello sfruttamento che accumula e rapina ricchezze alienando, torturando e distruggendo vite umane e natura.
La lotta per la liberazione comune, per la comune salvezza, per il bene comune dell'umanita' e la salvaguardia di quest'unico mondo vivente, e' una sola e la stessa.
In questa lotta nonviolenta contro ogni violenza assassina il pensiero e la lotta delle donne sono la corrente calda e il massimo inveramento storico dell'umanizzazione dell'umanita'.
In questa lotta nonviolenta contro ogni violenza assassina il socialismo libertario di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt, di Simone Weil e di Virginia Woolf, di Ginetta Sagan e di Germaine Tillion, e' la piena consapevolezza del nesso che unisce mezzi e fini, l'appello concreto e coerente ad agire affinche' nella tua stessa azione sia gia' pienamente prefigurata la societa' giusta e solidale che si vuole realizzare.
La condizione della migrazione, il dovere dell'ospitalita', sono intrinseci alla qualita' transeunte, allo status impermanente, alla struttura esistenziale di ogni essere umano: tutte e tutti siamo venuti al mondo, tutte e tutti abbiamo avuto bisogno di essere accolti e aiutati, tutte e tutti dobbiamo adempiere al dovere comune dell'aiuto reciproco, tutte e tutti siamo esposti al dolore e alla morte. Solo nella compassione che tutte le persone raggiunge s'invera la qualita' umana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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6. La situazione mediorientale e' un microcosmo in cui tutti si annodano e deflagrano i conflitti attuali dell'umanita'
E' stato scritto giustamente che "occorre fermare la violenza, rimuovendone le cause, e riconoscere lo Stato di Palestina" e molte organizzazioni di solidarieta', sindacali, politiche ed associative democratiche hanno promosso un appello per chiedere "che l'Italia si faccia promotrice di un'azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale chiedendo alle Nazioni Unite, all'Unione Europea e ai capi di governo che hanno a cuore la pace e la coesistenza tra palestinesi e israeliani:
- di fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di fermare il lancio dei razzi ed al governo israeliano di rimuovere l'assedio di Gaza e di fermare qualsiasi tipo di ritorsione contro la popolazione della Striscia di Gaza;
- di impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l'espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est;
- di esigere dal governo israeliano la rimozione di  tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti;
- di sostenere e assistere l'Autorita' Nazionale Palestinese per l'organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii;
- di inviare osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, i giorni del voto e il conteggio dei voti, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza;
- di agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimita' e piena sovranita'".
Altre riflessioni e proposte occorrerebbe aggiungere, ma queste elencate nell'appello citato possono costituire la base minima da tutti condivisa per un'azione necessaria e urgente del governo italiano.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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7. La' e qui
La tragedia che si consuma in Medio Oriente convoca al riconoscimento delle responsabilita' dei paesi europei, del nord del mondo, di un ordine internazionale ancora colonialista, ancora imperialista, ancora militarista e razzista che provoca una strage infinita nel sud del mondo ad esclusivo beneficio dell'arricchimento illimitato delle classi dominanti del nord del mondo.
Quella tragedia ci riguarda: e' il sistema di potere dominante sull'intero pianeta che li' si riproduce e si riflette a danno di innumerevoli esseri umani innocenti e di popoli interi.
Sostenere la lotta nonviolenta per la pace e la giustizia in Medio Oriente implica condurre la stessa lotta nonviolenta contro il "disordine costituito" anche qui, condurre la stessa lotta nonviolenta per salvare tutte le vite anche qui, condurre la stessa lotta nonviolenta per sconfiggere maschilismo, razzismo, militarismo e schiavismo anche qui.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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8. Tutti i poteri dominanti sono assassini
Occorre quindi contrastarli tutti i poteri dominanti che oscenamente banchettano divorando carne umana; occorre contrastarli tutti i poteri assassini; contrastarli con la forza della verita', con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, per affermare il primato della legalita' che salva le vite, il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la necessaria socializzazione e gestione responsabile e condivisa dei mezzi di produzione e la condivisione fra tutte e tutti dei beni e del bene che faccia finire la rapina che sta distruggendo il mondo.
Al potere della violenza occorre sostituire la legalita' che invera il diritto di ogni essere umano a una vita degna; all'avidita' infinita del capitale astratto occorre sostituire la civile convivenza che riconosce e realizza il valore infinito e l'inalienabile dignita' delle concrete esistenze umane; al feroce sistema della gerarchia rapinatrice e divoratrice e dell'universale mercificazione e sacrificalita' occorre sostituire la democrazia che riconosce l'eguaglianza di dignita' e diritti di ogni persona e organizza la societa' sul solido fondamento dei principi della giustizia, della liberta', della responsabilita', della solidarieta', della misericordia, della fratellanza e della sororita' di tutti gli esseri umani.
Con la lotta nonviolenta di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi occorre abolire il dominio della violenza, il sistema della barbarie, e realizzare finalmente la societa' di persone libere ed eguali che include l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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9. Necessita' del disarmo
Per realizzare la societa' giusta alla quale ogni essere umano e quindi l'umanita' intera ha diritto, il primo passo e' cessare di uccidere.
E per far cessare tutte le uccisioni il disarmo e' l'azione piu' necessaria e piu' urgente.
Le armi sono nemiche dell'umanita'.
Abolire le armi e' salvare le vite.
Abolire le armi e' liberare l'umanita' dalla schiavitu'.
Abolire le armi e' il primo impegno della lotta nonviolenta contro la violenza, e' il primo indispensabile impegno per contrastare il male.
Chi ama la propria vita e quindi ama la vita di tutti, chi si riconosce essere umano e quindi si riconosce parte dell'unica umana famiglia, sa che senza disarmo non c'e' speranza di giustizia, sa che senza disarmo non c'e' speranza di pace, sa che senza disarmo non c'e' speranza di salvezza e di felicita'.
Chi vuole contrastare la violenza per affermare il diritto proprio e di tutte e tutti a una vita degna, sa che occorre il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, la pace che salva le vite, la nonviolenza che invera l'umanita' dell'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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10. Alcuni passi politici per la soluzione politica del conflitto israelo-palestinese e per la pace e la giustizia in Medio Oriente
Occorre far cessare subito tutte le uccisioni; e quindi avviare percorsi politici di disarmo, smilitarizzazione, rispetto dei diritti umani e dei popoli, dialogo, riconoscimento reciproco e riconciliazione su basi di giustizia.
Occorre l'immediata cessazione del regime di occupazione militare dei territori palestinesi da parte di Israele.
Occorre la liberazione di tutti i prigionieri politici per poter avviare un percorso di riconoscimento e di riconciliazione.
Occorre l'immediato, pieno riconoscimento internazionale dello stato palestinese nei confini del 1967, elezioni democratiche delle sue istituzioni, rispetto delle garanzie fondamentali proprie dello stato di diritto.
Occorre che il parlamento israeliano revochi la sciagurata legge del 2018 che avendo preteso di "etnicizzare" giuridicamente lo stato di Israele lo rende finanche de jure, oltre che de facto, un ordinamento esplicitamente non democratico; revocando quella insensata decisione si proceda altresi' a smantellare tutte le scandalose misure di effettuale apartheid tuttora vigenti: Israele puo' ancora divenire - a beneficio ed educazione dell'umanita' intera - il paese democratico, socialista e libertario che sognarono e per cui lottarono luminose figure del pensiero e dell'impegno morale e civile come Martin Buber.
Occorre che due popoli possano vivere in due stati democratici: la soluzione "due popoli, due stati" e' l'indispensabile primo passo verso la convivenza sulla base di pari dignita', indipendenza, sicurezza e liberta'.
Occorre la cessazione da parte di rilevanti potenze regionali della minaccia di distruzione dello stato di Israele e della forsennata abominevole propaganda antisemita: i potentati economici e ideologici e i regimi dittatoriali regionali (che peraltro proteggono ed armano diffusamente non solo forze politiche fasciste di altri paesi ma anche le piu' sanguinarie reti terroristiche locali e transnazionali) che perseverano nel riproporre il piano nazista di annientamento dell'ebraismo non sono affatto e non sono mai stati amici del popolo palestinese, la cui sofferenza strumentalizzano e accrescono senza scrupoli: essi sono soltanto nemici dell'umanita'.
Occorre la cessazione della politica razzista, neocoloniale ed imperialista regionale e globale delle grandi potenze, ed il riconoscimento che solo la globalizzazione della democrazia e della giustizia sociale che tutti i popoli e tutte le persone includa con piena dignita' ed eguaglianza di diritti e' adeguata ad affrontare le terribili sfide globali che l'umanita' deve affrontare per la salvezza comune dalla catastrofe incombente.
Occorre che la solidarieta' internazionale si schieri dalla parte di tutte le vittime contro tutte le violenze, difendendo il diritto alla vita e alla dignita' di tutti i popoli e di tutte le persone, contro tutte le uccisioni e tutti i poteri assassini: una solidarieta' reticente e strabica non e' solidarieta', ma subalternita' alla violenza del piu' forte.
Occorre contrastare ovunque il razzismo, l'islamofobia e l'antisemitismo; occorre contrastare ovunque il maschilismo, l'intolleranza, il totalitarismo.
Ed occorre che nessuna tradizione religiosa o culturale sia piu' corriva con la violenza nei confronti dell'altro. Cosi' come occorre che nessuna ideologia, laica o confessionale, sia piu' complice della violenza che sempre e solo nega l'umanita' dell'umanita': la violenza non e' un mezzo indifferente con cui ottenere dei fini legittimi, l'uso della violenza degrada tutti i fini a meri pretesti per la deflagrazione del male che avvelena, devasta ed annichilisce l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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11. L'Italia e l'Europa
Non si puo' non percepire la trave nell'occhio dell'Italia e dell'Europa.
E quindi ripetiamolo una volta ancora: occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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12. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'
Nei conflitti locali come nei conflitti globali la violenza e' l'arma dei ricchi e dei potenti per opprimere gli impoveriti, gli sfruttati, gli emarginati, i vampirizzati.
Nei conflitti locali come nei conflitti globali la nonviolenza e' l'unica risorsa a disposizione dell'umanita' per la liberazione e la salvezza comune.
Come e' scritto nella carta programmatica del Movimento Nonviolento occorre lavorare "per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli".
Cosi' e' scritto nella carta programmatica del Movimento Nonviolento. I valori che essa afferma e per il cui inveramento il movimento nonviolento lotta sono gli stessi di tutte le grandi carte dei diritti elaborate dall'umanita' dal'antichita' ad oggi fino alla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dall'oppressione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Allegato primo. Un discorso a Terni il 25 ottobre 2002
[Questo intervento apparve col titolo "Un discorso a Terni per la liberta' e i diritti del popolo palestinese" su "La nonviolenza e' in cammino" n. 399 del 29 ottobre 2002 ma fu pubblicato anche su "A. Rivista anarchica" n. 286 del dicembre 2002 - gennaio 2003 col titolo "Al fianco del popolo palestinese. E di quello israeliano", e con questo titolo qui lo riproponiamo. Nella nota introduttiva originale era scritto "Il 25 ottobre si e' svolta a Terni in largo Villa Glori una iniziativa pubblica sul tema "Liberta' e diritti per il popolo palestinese", promossa dal Terni Social Forum. Ad essa sono intervenuti come relatori Bassam Saleh, portavoce della comunita' palestinese di Roma, e Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo; riportiamo una sintesi della relazione svolta da quest'ultimo"]

1. Tra i maestri che ho avuto due mi sono assai cari, defunti ormai da anni; si chiamavano - si chiamano, poiche' la memoria non muore - Primo Levi e Vittorio Emanuele Giuntella. Entrambi erano superstiti dei lager nazisti.
Primo Levi credo sia il piu' grande testimone della dignita' umana; e forse grazie a lui piu' che a ogni altro noi serbiamo memoria dell'orrore di Auschwitz; da lui piu' che da ogni altro abbiamo ereditato la consegna di impedire che Auschwitz ritorni. Non possiamo dimenticare.
Vittorio Emanuele Giuntella fu uno degli ufficiali italiani nei Balcani che dopo l'8 settembre 1943 dovettero scegliere tra continuare la guerra al servizio dei nazisti, o il lager. Scelse il lager, scelse quella che Alessandro Natta ha chiamato "l'altra Resistenza", la Resistenza dimenticata ma non meno eroica di migliaia e migliaia di soldati italiani che dissero di no a Hitler e Mussolini, e subirono il lager: migliaia e migliaia di uomini spesso molto giovani che posti per la prima volta in vita loro di fronte a una concreta e cogente possibilita' di scelta tra diventare complici dei carnefici ed avere garantita la vita, o essere fedeli all'umanita' e subire ogni sorta di angherie ed essere esposti alla morte, seppero fare la scelta giusta, la scelta metuenda e sublime di donare interamente se stessi alla causa dell'umanita'. Non possiamo dimenticare.
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2. Ho fatto questa premessa per due motivi:
a) il primo: la Shoah, e a monte di essa e intorno ad essa la bimillenaria bestiale persecuzione antiebraica, e' per me, per la mia esistenza, nel mio vissuto di essere umano, un nodo storico e morale ed esistenziale decisivo: non tradiro' mai i miei maestri vittime del lager.
b) Il secondo: Primo Levi e' anche l'uomo, il giusto, il saggio, che nel 1982 levo' la sua voce che risuono' in tutto il mondo come la voce stessa dell'umanita' contro i responsabili e i complici dei massacri di Sabra e Chatila, e tra essi c'era anche Ariel Sharon. Ed e' nel ricordo e nel nome di Primo Levi e delle sue parole che qui io oggi ripeto: "Sharon deve dimettersi".
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3. E un altro ricordo mi affiora alla mente: molti anni fa come molti altri adottai a distanza un bambino palestinese. Non so se e' ancora vivo, oggi sarebbe un uomo. Vorrei che almeno lui, Muatez, possa vedere quel giorno che tarda tanto a venire, in cui due popoli in due stati possano vivere da vicini in fraternita'.
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4. Ma perche' questo accada, e mentre la tragedia e' in corso, occorre, io credo, un agire consapevole per la giustizia e quindi la pace e quindi la riconciliazione; un agire che per essere consapevole, di questa tragedia, di questo conflitto, deve cercare e cogliere le radici, le piu' profonde radici, e queste radici stanno qui, in Europa.
Siamo noi europei i responsabili di cio' che accade cola' dal '48; e quindi prima di fare la predica agli altri, facciamo un esame di coscienza a noi stessi.
In due forme l'Europa e' responsabile:
a) per il colonialismo: lungo cinque secoli, e che continua tuttora; rapporto Nord/Sud e' un eufemismo che occulta e insieme dice questa rapina che da cinque secoli le elites del quinto piu' ricco dell'umanita' compiono ai danni dei quattro quinti dell'umanita' impoveriti perche' rapinati.
b) per il razzismo: che oggi raggiunge forme parossistiche e nuovamente atrocemente invade fino le legislazioni; e nell'alveo del pregiudizio e della persecuzione razzista quella sua manifestazione la piu' prolungata e feroce, la persecuzione antiebraica: persecuzione compiuta dai romani prima con l'invasione, la distruzione del tempio, la deportazione, il disconoscimento di dignita'; dalle chiese cristiane poi, con una crudelta' superiore a quella stessa dei romani; al delirante razzismo scientista delle epoche illuminista e romantica; fino al culmine dei pogrom come arma politica e tecnica amministrativa stragista, fino all'orrore assoluto della Shoah. L'antisemitismo che e' ancora cosi' diffuso, pervasivo e virulento in Europa e nel nostro paese, l'antisemitismo che contamina oscenamente anche tante persone che pure si credono sinceramente democratiche ed antifasciste.
Come possiamo, noi che sappiamo questo, non capire le forti autentiche ragioni della maggioranza della popolazione di Israele e dell'ebraismo della diaspora nella difesa di Israele come ultimo, estremo rifugio per le vittime di duemila anni di persecuzione, per i sopravvissuti dei campi di sterminio e i loro figli?
La nostra solidarieta' con il popolo palestinese, ed affinche' cessi la persecuzione, l'occupazione, l'iniquita' mostruosa che esso subisce, e' anche la nostra solidarieta' con la popolazione di Israele e con entrambe le diaspore: affinche' mai piu' alcun essere umano debba temere la persecuzione e la morte; affinche' mai piu' colonialismo e razzismo terrorizzino, opprimano, massacrino, neghino il diritto stesso ad esistere ad alcuna cultura e ad alcun essere umano.
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5. Solo recuperando la memoria di tutte le vittime si puo' operare per una strategia nonviolenta di liberazione, per un'azione di pace che costruisca riconoscimento di diritti e convivenza.
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6. Ma il conflitto israelo-palestinese va contestualizzato non solo lungo l'asse del tempo ma anche nel campo spaziale, ovvero - come si usa dire oggi - geopolitico. Rispetto al paradigma interpretativo consueto e consunto che vede solo un conflitto tra due soggetti peraltro assimmetrici, uno stato occupante e una popolazione disperata; o all'altro paradigma anch'esso consueto e consunto che vede solo un conflitto tra un popolo perseguitato per millenni e circondato da stati dittatoriali ostilissimi; credo occorra un modello ermeneutico piu' complesso rispetto agli approcci banalizzanti e disutili che in quanto si prestano alla propaganda piu' irriflessa divengono complici degli errori ed orrori ideologici e pratici che ne conseguono.
Da tempo propongo un approccio per cosi' dire "a scatole cinesi": quel conflitto - che pure ha le sue assolute peculiarita' - intendendo come spicchio (ma per molti versi olografico) del conflitto regionale, che a sua volta e' spicchio e specchio del conflitto nord/sud, luogo di precipitazione di cruciali nodi economici, strategici, politici: ovvero del sistema di dominazione di quella che oggi si usa chiamare globalizzazione neoliberista ma che in termini di modellistica economica dovremmo chiamare espansione su scala quasi planetaria del modo di produzione capitalistico nelle forme tipiche dello stadio neoimperialistico - ma mi rendo ben conto che anche questi termini perdono molto della loro capacita' euristica se intesi come etichette ideologiche invece che come indicazioni metodologiche per la riflessione, la ricerca, l'analisi (ed ovviamente per l'azione contro l'ingiustizia e in difesa ed a promozione dell'umanita', ovvero del riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani).
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7. Ed anche la memoria delle vittime ha le sue dialettiche (Tzvetan Todorov ha scritto delle pagine indimenticabili ed imprescindibili su questo cruciale argomento), ed occorre quindi avere memoria delle vittime nella prospettiva della liberazione e della riconciliazione (penso all'esperienza dalla Commissione per la verita' e la riconciliazione in Sudafrica, un'esperienza non solo morale e politica, ma giuridica e giuriscostituente che porta la nonviolenza al cuore dell'organizzazione delle istituzioni, dello stato, della societa' e della cultura, proprio a partire dal recupero della memoria e dal riconoscimento della verita' e dei crimini subiti e commessi); la memoria quindi che salva e che libera e che riconcilia, che fonda convivenza; non quella dell'infinitizzazione degli odi e delle faide, del disprezzo e del rancore gentilizio e razzista, degli egoismi di massa e delle abominevoli "pulizie etniche".
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8. E allora una strategia di solidarieta' e di liberazione che tenga conto di cio' io credo debba avere due caratteristiche, o - se si preferisce - debba muovere da due persuasioni (come tali indimostrabili):
a) che l'indipendenza dei popoli oppressi o sara' socialista, democratica e libertaria o non sara'; intendendo con il decisivo aggettivo "socialista" purtroppo cosi' abusato e deturpato nel corso del Novecento l'impegno ad una organizzazione sociale che sia intesa al fine della giustizia e della solidarieta', che non permetta la riproduzione sotto mentite spoglie della dominazione oppressiva dei pochi sui piu', ma tutti chiami a cooperare per il comune benessere: la storia delle decolonizzazioni del XX secolo ci rivela come il non essere riusciti a dotare i paesi di nuova indipendenza di autentiche caratteristiche socialiste, democratiche e libertarie abbia provocato la degenerazione delle esperienze di liberazione e il permanere o il riaffermarsi di forme di dominazione ferocissime e sostanzialmente neocoloniali;
b) che la strategia e la prassi della lotta di liberazione dei popoli oppressi o sara' tendenzialmente sempre piu' e sempre piu' unicamente nonviolenta, o quella liberazione non sara'; intendendo con questo aggettivo la scelta intellettuale e morale della lotta piu' nitida ed intransigente contro l'ingiustizia e l'oppressione, la lotta che della violenza della dominazione tutto ripudia e rigetta, nei fatti e nei metodi; la scelta che caratterizzo' la grandissima parte delle esperienze storiche di Resistenza e di liberazione da quando l'umanita' e' in lotta per il diritto a vivere e la dignita'. Di contro ad una storiografia sempre "dalla parte dei vincitori" ed affascinata e fin ipnotizzata dalla violenza, occorre affermare che le lotte piu' grandi e le piu' grandi conquiste di liberta', di diritto, di solidarieta', hanno avuto precipue e decisive caratteristiche nonviolente; e che anche quel grandioso fenomeno di cui tutti noi siamo figli riconoscenti che e' la Resistenza vittoriosa dei popoli contro il nazifascismo e' stata nella sua massima parte una esperienza di lotta nonviolenta, come testimoniano le memorie e le analisi di moltissimi eroici protagonisti dell'antifascismo e della stessa lotta partigiana.
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9. Perche' questa e' la mia convinzione: che la nostra solidarieta' con il popolo palestinese oppresso deve essere concreta e nonviolenta, rigorosa ed esigente, esigente nei cofnronti di noi stessi e degli altri; e che in quanto questa solidarieta' svolgiamo, dobbiamo chiedere a chi lotta per il diritto ad esistere di voler vivere, di non darsi alla morte, e di accostarsi sempre di piu' alla nonviolenza. Come ci hanno insegnato nel loro estremo agire e nelle loro ultime parole i condannati a morte della Resistenza al nazifascismo; come ci ha insegnato Gandhi; come ci ha insegnato Nelson Mandela; come ci ha insegnato il movimento delle donne, la piu' grande esperienza storica di lotta nonviolenta, la lotta che ha promosso il piu' grande cambiamento positivo della storia, una lotta nel corso della quale le protagoniste di essa non hanno mai ucciso una sola persona.
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10. Questa scelta implica altresi' il il rifiuto della menzogna e di ogni atteggiamento totalitario. Implica il rifiuto di ogni ideologia sacrificale.
Implica la scelta di quel principio che e' alla base di tutte le grandi tradizioni di pensiero religiose e laiche: non uccidere.
Implica la solidarieta' piena con tutte le vittime (ha scritto una volta - e per sempre - Heinrich Boell che "ogni vittima ha il volto di Abele").
Implica la condanna di ogni terrorismo: di stato, di gruppo e individuale.
Implica l'affermazione del diritto del popolo e dello stato palestinese a esistere; ed implica il diritto del popolo e dello stato di Israele a esistere. Verra' forse un tempo in cui l'umanita' riuscira' a superare le divisioni di stati e di classi, ma per preparare quel tempo, per muovere in quella direzione, per uscire da questo nostro terribile tempo che quel geniale pensatore defini' "la preistoria dell'umanita'", occorre intanto, qui e adesso, riconoscere il diritto di ogni popolo ad esistere, ad avere la sua cultura, la sua terra in cui vivere liberamente, il suo stato.
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11. Ocorre che cessi l'occupazione dei territori palestinesi da parte dell'esercito dello stato di Israele.
Occorre che cessino gli insediamenti coloniali nei territori palestinesi.
Ocorre il riconoscimento immediato della nascita dello stato palestinese.
Ed occorre un piano internazionale di aiuti al popolo e allo stato palestinese per lo sviluppo, la democrazia, la sicurezza e la convivenza; ed occorre altresi' un piano di aiuti al popolo e allo stato di Israele per lo sviluppo, la democrazia, la sicurezza e la convivenza.
Ed occorre sconfiggere il terrorismo, innanzitutto cessando di mettergli a disposizione armi e pretesti, risorse economiche ed esseri umani disperati.
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12. E per contrastare il terrorismo occorre altresi' bandire la guerra dal novero delle azioni lecite; le leggi vigenti lo dicono gia': e' scritto nella Carta delle Nazioni Unite; e' scritto anche nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Poiche' di tutti gli atti di terrorismo la guerra e' il piu' grande; consistendo essa, come osservava Gandhi, della ripetuta commissione di omicidi di massa di esseri umani del tutto innocenti.
Nessun motivo puo' giustificare una guerra, che invece di sconfiggere il terrorismo ne prosegue e ingigantisce la spirale.
Ne' e' ammissibile l'idea di una guerra contro un paese perche' questo detiene armi di sterminio di massa: da questo punto di vista i sostenitori di tale teoria - in primis il presidente degli Usa - dovrebbero allora muover guerra innanzitutto contro il loro stesso paese.
Ne' e' ammissibile l'idea di una guerra contro un paese sulla base dell'accusa di aver fornito sostegno a gruppi terroristici: sotto questo punto di vista mentre non e' dimostrato che ad esempio il governo dell'Iraq abbia sostenuto i terroristi autori delle stragi dell'11 settembre 2001, e' invece dimostrato che ad esempio il governo degli Usa abbia sostenuto i terroristi autori del golpe cileno dell'11 settembre 1973.
Come si vede le pretese ragioni in pro della guerra si rovesciano contro chi le propone.
Una guerra nell'epoca aperta dall'orrore di Hiroshima e' una guerra che mette in pericolo la sopravvivenza stessa della specie umana: e - per dirlo con le parole di don Lorenzo Milani - noi dovremmo star qui a discutere se sia lecito distruggere l'umanita' intera?
*
13. Siamo quindi solidali con il popolo palestinese, e siamo altresi' solidali con il popolo israeliano; siamo solidali con il popolo iracheno, e siamo altresi' solidali con il popolo statunitense.
Siamo contrari al governo dello stato di Israele come a quello dell'Iraq come a quello degli Usa, come a quei decisori in sede Onu che da dieci anni portano la responsabilita' della catastrofe umanitaria in corso in Iraq, l'immane strage determinata dell'embargo.
Siamo contro il terrorismo di stato come contro il terrorismo dei gruppi e dei singoli.
Siamo contro la guerra sempre.
Siamo donne e uomini di pace: ma perche' questa nostra posizione sia credibile dobbiamo fare la scelta della nonviolenza, dobbiamo praticare la solidarieta' concreta, dobbiamo prendere sul serio la nostra comune umanita'.
In questo incontro di oggi qui a Terni di solidarieta' con il popolo palestinese abbiamo sentito le luminose parole del nostro fratello rappresentante palestinese: parole di calda umanita', di eroica dignita', di rivendicazione del proprio diritto ad esistere come essere umano e come popolo, e ad avere un proprio stato; ed insieme parole di sincera fraternita' con il popolo israeliano, di riconoscimento dello stato di Israele, di condanna incondizionata di ogni terrorismo e di ogni forma di razzismo e di antisemitismo.
Ebbene, che anche questo incontro odierno possa essere un piccolo contributo all'affermazione di un'umanita' di liberi ed eguali: si', la Palestina vivra', e vivra' Israele. Che cessi l'occupazione, che cessino tutte le stragi, e che sia impedita la guerra.
* * *
Allegato secondo. Sei brevi ragionamenti sulle armi, il disarmo, la necessita' della nonviolenza
1. La prima politica e' il disarmo
2. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
3. In quanto le armi
4. Del non uccidere argomento primo
5. Poiche' vi e' una sola umanita'
6. Tre minime descrizioni della nonviolenza

1. LA PRIMA POLITICA E' IL DISARMO

La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite

Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi

Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni

Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi

Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite

Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere

2. PICCOLO DITTICO DELLE ARMI E DEL DISARMO

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

3. IN QUANTO LE ARMI

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

4. DEL NON UCCIDERE ARGOMENTO PRIMO

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

5. POICHE' VI E' UNA SOLA UMANITA'

Poiche' vi e' una sola umanita'
noi dichiariamo che ogni essere umano
abbia rispetto e solidarieta'
da chiunque altro sia essere umano.

Nessun confine puo' la dignita'
diminuire umana, o il volto umano
sfregiare, o denegar la qualita'
umana propria di ogni essere umano.

Se l'edificio della civilta'
umana ha un senso, ed esso non e' vano,
nessuno allora osi levar la mano
contro chi chiede ospitalita'.

Se la giustizia e se la liberta'
non ciancia, bensi' pane quotidiano
hanno da essere, cosi' il lontano
come il vicino merita pieta'.

Nel condividere e' la verita'
ogni volto rispecchia il volto umano
nel mutuo aiuto e' la felicita'
ogni diritto e' un diritto umano.

Se vero e' che tutto finira'
non prevarra' la morte sull'umano
soltanto se la generosita'
sara' la legge di ogni essere umano.

La nonviolenza e' questa gaia scienza
che lotta per salvar tutte le vite
la nonviolenza e' questa lotta mite
e intransigente contro ogni violenza.

6. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA

I. La nonviolenza non indossa il frac

La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.

E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.

Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.

La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.

Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.

Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.

La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.

*

II. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

*

III. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 96 del 29 maggio 2021
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