[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 48



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 48 dell'11 aprile 2021
 
In questo numero:
1. Umberto Santino: Mafia e tratta. Il mercato del sesso a Palermo. Mafia e nuovi gruppi criminali (parte seconda e conclusiva)
2. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Cristina Campo
3. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Margherita Guidacci
4. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Barbara Lanati
5. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Giovanni Giudici
6. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Mario Luzi
7. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Eugenio Montale
8. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Amelia Rosselli
9. Su Emily Dickinson (2006)
 
1. STUDI. UMBERTO SANTINO: MAFIA E TRATTA. IL MERCATO DEL SESSO A PALERMO. MAFIA E NUOVI GRUPPI CRIMINALI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Dal sito del Centro Impastato di Palermo riproponiamo la seguente relazione per il Progetto "Root Research on Organized Trafficking. The involvement of Organized Criminal Groups in the Trafficking of Women for Sexual Exploitation: the case study of Palermo".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]
 
La mafia romena
Nell'ottobre del 2014 il Tribunale di Torino ha condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso 15 cittadini romeni appartenenti al gruppo "Brigada Oarza". Nel giugno 2013 la squadra mobile torinese, in collaborazione con i colleghi romeni, avevano arrestato i membri di una cellula criminale romena nata per fronteggiare gli albanesi che gestiscono lo sfruttamento della prostituzione nel capoluogo piemontese. Il gruppo romeno, oltre alla gestione della prostituzione, compiva estorsioni e rapine ed era implicato nel traffico di droghe e di tabacco. I membri del gruppo per essere affiliati si sottoponevano a un rito che consisteva nel taglio dei polsi o degli avambracci e nel bacio scambiato con i gia' affiliati. Le informazioni sul rito, che comprendeva anche il tatuaggio, e sulle attivita' del gruppo sono state date da un pentito soggetto al programma di protezione. Al vertice del gruppo c'era il trentottenne Viorel Marian Oarza, gia' in carcere, sostituito da un reggente; i membri del gruppo, comprendente da 70 a 90 persone, divise in decine, avevano ruoli diversificati: "generale", "cavaliere", "soldato", "freccia", "nipote" e la comunicazione del capo in carcere con gli affiliati avveniva attraverso "pizzini".
I romeni si sono scontrati con gli albanesi e il capo era stato arrestato per aver tentato di uccidere il boss albanese, Neu Shol, in uno scontro a fuoco nel centro di Torino. All'interno dello scontro tra i due gruppi si sono susseguiti sparatorie, incendi dolosi e pestaggi. Romeni titolari di negozi, bar e locali, erano soggetti al pagamento del "pizzo". Una donna che si e' rifiutata di pagarlo, ha avuto il locale incendiato (Sola 2014).
Ci troviamo di fronte alla prima sentenza che applica il reato di associazione mafiosa a un clan romeno, avendo riscontrato gli elementi che configurano la fattispecie introdotta dalla legge antimafia italiana del 1982, grazie alla collaborazione tra soggetti istituzionali dei due paesi e alla collaborazione di un "pentito".
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La mafia siciliana e lo sfruttamento della prostituzione
Secondo un vecchio stereotipo la mafia siciliana non si e' mai occupata e non si occupa di "queste cose", cioe' della sfruttamento della prostituzione, considerandole riprovevoli e indecorose. In realta' le cose non stanno cosi'. A Palermo, alla fine dell'Ottocento, c'erano piu' di 30 postriboli e la maggior parte di essi, 18, erano nel quartiere Palazzo Reale-Albergheria, cuore del centro storico. Lo sfruttamento della prostituzione veniva gestito dai cosiddetti "ricottari". Il delegato di polizia Antonino Cutrera ha dedicato ad essi un libro, I ricottari, pubblicato nel 1896, e ne parla anche nel piu' noto La mafia e i mafiosi, del 1900. I ricottari sono personaggi che "proclamandosi innamorati delle meretrici, vivono nell'ozio e di prepotenza alle spalle di quelle disgraziate donne, scroccando loro tutto il possibile" e sarebbero divisi in "due classi": "quelli di infima specie, che provengono dalla classe operaia, e quelli di grado piu' elevato che provengono dagli studenti traviati" (Cutrera 1900, 1996, p. 48). La "classe operaia" viene identificata con gli strati piu' bassi della societa'. Ad avviso dell'autore, "l'innamorato della prostituta ed il mantenuto di essa e' sempre un maffioso" (Cutrera 1896, 1987, p. 9) ma i ricottari "pur essendo maffiosi in certi loro atti, nulla hanno in comune con la maffia veramente detta, la quale ha ben altre cause ed ideali" (ivi, p. 55). Non si capisce bene quali sarebbero questi "ideali" se lo stesso Cutrera e il suo collega Giuseppe Alongi descrivono i membri delle "societa' di malfattori" di quegli anni come degli assassini, capaci di ogni nefandezza. Cutrera inoltre sostiene che "il mafioso palermitano fa le prime armi arruolandosi fra i ricottari" (Cutrera 1900, 1996, p. 48). Quindi lo sfruttamento della prostituzione era una sorta di tirocinio che preludeva alla carriera mafiosa e veniva gestito da soggetti che avevano anche una sorta di tribunale per decidere in caso di controversie ed erano previste delle sanzioni da applicare per le violazioni di un codice comportamentale. Ci troviamo perciò di fronte a un'organizzazione con regole, apparati e sanzioni che somigliano da vicino all'organizzazione mafiosa e ne costituiscono l'anticamera, il presupposto.
Il trapianto di mafiosi siciliani negli Stati Uniti, gia' nella prima meta' dell'Ottocento e sempre di piu' successivamente, segna l'adattamento di prassi mafiose a contesti metropolitani, diversi da quelli originari, con mercati del vizio e del sesso ben piu' estesi e redditizi. E i mafiosi siciliani si inseriscono perfettamente, e con un ruolo crescente, in tali mercati, sviluppando sempre di piu' un'accumulazione illegale che ne potenzia il ruolo economico e sociale, sull'onda dei proibizionismi, prima dell'alcol poi delle droghe, che costituiscono la fonte principale di un arricchimento impensabile nella madrepatria. La storia della mafia siciliana e' un intreccio di continuita' e di innovazione, di rigidita' formali ed elasticita' di fatto, che ne spiega la persistenza in contesti storici e geografici diversi da quelli originari.
Per quanto riguarda la prostituzione gli studiosi piu' avvertiti sottolineano che negli anni '30 del XX secolo negli Stati Uniti, e in particolare a New York, la centralizzazione della gestione del mercato del sesso avrebbe avuto un ruolo importante nella trasformazione delle attivita' criminali in business imprenditoriale, gestita da un personaggio incline a sfruttare tutte le occasioni come Lucky Luciano. Scrive il criminologo Alan Block: "In fact his real point is that organized prostitution in brothels had developed into a fairly centralized enterprise prior to 1933 and that Luciano and the others had then conspired to carry this centralization to an extreme" (Block 1980, p. 142).
Alla luce di questi trascorsi storici, si puo' dire che non ci sarebbe nessuna sorpresa se la mafia siciliana, di fronte a un mercato del sesso in continua espansione e fruttuoso di proventi, non si limitera' a fare da spettatrice (Santino 214).
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Rapporti tra organizzazioni criminali
La tipologia dei rapporti possibili tra organizzazioni in generale e organizzazioni criminali in particolare potrebbe articolarsi nelle seguenti ipotesi: alleanza-complicita', convivenza, conflitto.
Le inchieste degli ultimi anni ci offrono una casistica interessante in particolare per la verifica della prima ipotesi. Ad esempio l'operazione Golden Eggs mostra che sono in atto rapporti collaborativi e interattivi tra criminali locali e stranieri. Tali rapporti riguardano singoli personaggi o interi gruppi?
Da un'operazione precedente, denominata "Bianco e Nero", che aveva portato all'arresto di 34 persone tra ghanesi e locali, implicati nel traffico di droga, a dire del sostituto procuratore Gery Ferraro, che ha condotto l'inchiesta, risulta che i ghanesi avevano rapporti con la famiglia di Porta Nuova degli Affaticato. Tali rapporti si fondano sulla capacita' dei trafficanti stranieri di rifornire la sostanza stupefacente: i gruppi stranieri, sostiene il magistrato, hanno un business limitato, legato alla droga o allo sfruttamento della prostituzione, e "non c'e' un timore che possano scalzare il controllo del territorio", esclusiva di Cosa nostra.
Se si guarda agli anni passati, l'inserimento della mafia nel traffico di droga rimonta agli anni '50 del XX secolo (Santino-La Fiura 1990, p. 156) e si e' realizzato attraverso la formazione di un gruppo interfamilistico (Santino 1989, pp. 256, 285), con la prevalenza delle famiglie Bontate, Inzerillo e Badalamenti, che nei primi anni '80 dovevano subire l'attacco dei corleonesi con l'eliminazione dei capi e la decimazione degli affiliati (sul ruolo della mafia siciliana nel traffico di droghe: Santino-La Fiura 1993). Per quanto risulta dal processo alla Pizza Connection, negli anni '70 le famiglie mafiose siciliane, con in testa Gaetano Badalamenti, avrebbero avuto un ruolo egemonico nel traffico di eroina (Alexander 1988). Successivamente, sia per i problemi connessi alla guerra di mafia dei primi anni '80, sia per il moltiplicarsi dei soggetti implicati nella produzione e commercializzazione delle sostanze stupefacenti, la mafia siciliana ha visto sminuire il suo ruolo e attualmente pare che cerchi di riguadagnare posizioni. Cosi' si evincerebbe dagli arresti dell'ottobre 2014, che hanno riguardato alcuni affiliati al clan Fascella, e dal sequestro di due quintali di stupefacenti. Si e' parlato di "nuove rotte" del narcotraffico, dei rapporti con nigeriani per l'acquisto di eroina, con la camorra campana e con il Sudamerica per quello di cocaina. La crisi avrebbe costretto la mafia a tornare al traffico di stupefacenti (Giornale di Sicilia, la Repubblica Palermo, 22 ottobre 2014). L'esempio e' troppo limitato per poter parlare di grandi novita'. Altri arresti nel novembre che hanno riguardato il clan di Brancaccio dei Graviano hanno confermato l'accordo con la camorra per il traffico di droga e per un aspetto che viene presentato come inedito: i furti nelle casse continue delle banche (la Repubblica Palermo, 15 novembre 2014). Quello che si puo' dire e' che non si registrano casi di conflittualita' tra mafia storica e altri soggetti, vecchi e nuovi, e la convivenza, anche con forme d'interazione e collaborazione, sarebbe la cifra dominante del panorama attuale.
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La mappa della prostituzione a Palermo
Da un monitoraggio svolto nel corso del 2014 risulta che a Palermo la prostituzione di strada ha una mappa che privilegia le aree di maggior traffico, come il parco della Favorita, la stazione centrale e via Lincoln, Villa Giulia, piazza Borsa.
La prostituzione in casa e' diffusa un po' dovunque: ci sono case con nigeriane a Ballaro', centri massaggi cinesi a via d'Amelio, anche le sudamericane si prostituirebbero in appartamenti.
Cercando di dare una rappresentazione piu' dettagliata, la maggiore concentrazione di prostituzione straniera sarebbe nelle seguenti zone: Stazione, Via Lincoln, Foro Italico (lato Villa Giulia e lato mare), Cala, Favorita, Via Roma, Via Regione Siciliana (altezza negozio Trionfante), Via Gorizia e incrocio con via Garibaldi, adiacenze del carcere Ucciardone. La concentrazione in queste zone sono secondo i paesi di provenienza o il genere, come e' il caso delle transgender.
Le ragazze dell'est, in particolare quelle romene, operano davanti a Villa Giulia, un altro posto fisso per le ragazze romene e' davanti al bar della Cala. La prostituzione italiana, con pochissime donne, si concentra maggiormente su via Roma.
La prostituzione nigeriana e' quella che si espande di piu' nella citta' di Palermo; la possiamo trovare in vie piu' centrali, come e' il caso di via Roma, dove si sono viste, piu' recentemente delle ragazze nigeriane occasionalmente per strada da sole (su questo aspetto si possono fare due ipotesi: la prima e' che siano ragazze pendolari, provenienti da altre citta', per qualche giorno a Palermo; la seconda e' che siano ragazze nuove, che non c'erano quando abbiamo iniziato il monitoraggio). Oltre al centro della citta' si e' notato che le donne operano in zone periferiche, come nel caso della Favorita, vicino allo stadio ed anche piu' recentemente in via Regione siciliana (altezza del negozio Trionfante). Nelle vie secondarie un po' piu' nascoste, una volta e' stata notata la presenza di 5 ragazze in Via Garibaldi all'incrocio con via Gorizia.
Si e' notato che il monitoraggio delle ragazze provenienti della Nigeria e' piu' difficile da eseguire, visto che non c'e' una presenza costante delle stesse ragazze negli stessi posti. Un altro aspetto interessante e' che si e' potuto verificare e' che ogni mattina circa 5/6 ragazze nigeriane prendono l'autobus delle 6 di mattina per Castelvetrano, per prostituirsi in quella zona. Comunque la zona piu' costante per le nigeriane sono la Favorita, l'Ucciardone, Via Garibaldi/incrocio con via Gorizia, Via Regione Siciliana.
Stazione centrale e traverse limitrofe sarebbero il quartier generale delle romene, controllate dai "fidanzati" che sono costantemente in contatto con loro tramite i cellulari. Molte delle ragazze provengono dalla Moldavia, dove sarebbero vendute dalle famiglie. Dietro i romeni ci sarebbe un italiano. Nelle vicinanze della stazione, in un palazzo dove c'e' un self-service gestito da una romena abitano ragazze che la sera scendono in strada. A gestire lo sfruttamento delle prostituzione sarebbero cittadini serbi abitanti al mercato del Capo.
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Le famiglie mafiose a Palermo
Palermo e' stata definita dagli studiosi che l'hanno analizzata una "citta' marginale", la "capitale del clientelismo", una "metropoli stagnante", una "citta' spugna", che consuma piu' di quanto produce (Crisantino 1990). Quel che si puo' dire e' che essa presenta, emblematicamente, tutte le caratteristiche che hanno fatto parlare di "societa' mafiogena" (Santino 2006, pp. 187 s.; 2011, pp. 54 ss.). Sinteticamente, una societa' produce mafia poiche' nel suo interno operano dinamiche composite: l'accettazione di gran parte della popolazione della violenza e dell'illegalita' come mezzi di sopravvivenza e canali per l'acquisizione di un ruolo sociale, impossibile o difficile da ottenere con mezzi legali; la debolezza dell'economia legale; l'accesso alle istituzioni tramite la mediazione di soggetti formalmente illegali ma con un articolato sistema relazionale; la fragilita' del tessuto di societa' civile; la cultura della sfiducia e del fatalismo, l'aggressivita' nei rapporti quotidiani, l'illegalita' diffusa.
Come abbiamo visto, alcune di queste caratteristiche negli ultimi anni sono presenti a livello mondiale, per effetto dei processi di globalizzazione, con la lievitazione degli squilibri territoriali e dei divari sociali che emarginano gran parte della popolazione.
Palermo e' una citta' di mafia perche' strutture, modelli comportamentali, ragioni storiche e attuali la predispongono allo sviluppo di gruppi criminali organizzati e di un diffuso sistema relazionale che coinvolge buona parte della popolazione che, direttamente o indirettamente, vive di attivita' illegali.
Secondo informazioni aggiornate fino a qualche anno fa, le varie famiglie che compongono l'organizzazione mafiosa cittadina, denominata Cosa nostra (nome che compare soltanto negli anni '80, con le rivelazioni di Tommaso Buscetta; da fonti precedenti non risulta tale denominazione almeno per quanto riguarda la Sicilia; di Cosa nostra negli Stati Uniti parlava negli anni '60 il collaboratore di giustizia Joe Valachi, nell'ambito dell'inchiesta del McClellan Committee), sono raggruppate in 8 mandamenti, che ricalcherebbero la configurazione storica, documentata in atti giudiziari di fine Ottocento e dei primi del Novecento, in particolare dalle relazioni del questore di Palermo Ermanno Sangiorgi, redatte tra il 1898 e il 1900. I mandamenti e le famiglie che ne fanno parte sono:
1. San Lorenzo - Tommaso Natale
Famiglie: Cardillo, Pallavicino, Partanna Mondello, San Lorenzo, Tommaso Natale, Zen, Capaci, Isola delle femmine, Carini, Cinisi, Terrasini.
2. Resuttana
Famiglie: Acquasanta-Arenella, Resuttana.
Negli ultimi anni i due mandamenti si sarebbero accorpati.
3. Porta nuova
Famiglie: Borgo vecchio, Palerrmo centro, Porta nuova. Kalsa.
4. Noce
Famiglie: Noce, Cruillas, Altarello.
5. Passo di Rigano - Boccadifalco
Famiglie: Passo di Rigano - Boccadifalco, Torretta.
6. Pagliarelli
Famiglie: Borgo Molara, Corso Calatafimi, Pagliarelli, Rocca - Mezzomonreale, Villaggio santa Rosalia.
7. Brancaccio
Famiglie: Brancaccio, Ciaculli, Corso dei Mille, Roccella.
8. Santa Maria di Gesu'
Famiglie: Guadagna, Santa Maria di Gesu', Villagrazia di Palermo.
Come si vede, la presenza mafiosa si estende su tutto il territorio della citta', dal centro alle periferie, da tempo inglobate nel tessuto cittadino, con processi di urbanizzazione sviluppatisi all'insegna di una speculazione edilizia che ha portato a una superfetazione dell'abitato, e in cui la mafia ha avuto la sua parte, accanto a societa' immobiliari locali e nazionali. Il cosiddetto "sacco di Palermo" e' stato il frutto di una convergenza di interessi e una fabbrica di consenso che spiega l'affermarsi e il perdurare di un blocco sociale che ha dominato la citta', in piena consonanza con quanto maturava a livello nazionale (Santino-La Fiura 1990, pp. 145 ss.).
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Signoria territoriale mafiosa e nuovi soggetti criminali
Com'e' noto, le famiglie mafiose esercitano un controllo sulle attivita' che si svolgono nell'area di competenza. Il concetto di "signoria territoriale", introdotto da chi scrive (Santino 1989, pp. 18, 319; Santino-La Fiura 1990, pp. 145 ss.; Santino 2011, p. 40), va storicizzato e problematizzato. In periodi di maggior forza dell'organizzazione, con organici completi e attivita' a pieno regime, la signoria e' effettivamente o tendenzialmente totalitaria; in periodi di forte repressione e vuoti negli organigrammi, causati anche dalla conflittualita' interna, la signoria ha ampi strappi ed e' a macchia di leopardo. Questa, con ogni probabilita', e' la situazione attuale, conseguente agli effetti boomerang dei grandi delitti e delle stragi degli anni '80 e '90. Si dice: con un mercato del sesso cosi' sviluppato e con proventi di notevole consistenza (si parla di circa 10 milioni di euro l'anno a Palermo) la mafia non puo' non avere un ruolo (Rocca 2012). Quello che si puo' dire e' che finora non ci sono evidenze che possono permetterci di fare affermazioni documentabili. L'inchiesta del febbraio scorso in provincia di Caltanissetta dimostra che l'associazione mafiosa operante in quella zona e' coinvolta nello sfruttamento della prostituzione, in collaborazione con soggetti provenienti da altri paesi, in quel caso dalla Romania. E tutto lascia prevedere che non si tratti di un caso isolato.
Dalle interviste raccolte non sembra che il problema dei rapporti tra mafia locale e nuovi gruppi criminali sia stato affrontato dagli inquirenti, a parte qualche accenno limitato e sporadico. Dall'intervista a un magistrato che si e' occupato di questi temi si evince abbastanza nettamente che c'e' un deficit di conoscenza soprattutto in Sicilia e a Palermo, dove solo nel corso del 2014 si sarebbe costituito un pool che si occupa dei reati di cui stiamo parlando. Il discorso sui cosiddetti "sistemi criminali integrati" e' tutto da fare. Per adesso si fanno delle ipotesi molto vaghe: si parla di "protezione" che potrebbe essere esercitata dalla mafia locale nei confronti dei nuovi arrivati, di "capitale sociale", accumulato dalla mafia storica a cui potrebbero attingere i gruppi stranieri, di compartecipazione agli utili, di intese. In ogni caso per affrontare questa problematica non ci sarebbe una polizia giudiziaria adeguata. L'antimafia, non si precisa se quella istituzionale o quella privato-civile, avrebbe chiavi di lettura vecchie. Si preannunciano per meta' settembre del 2014 imprecisate misure nuove.
Qui si pone un problema non nuovo: non c'e' mai stato, se non a livello di dichiarazioni di solidarieta', di forme simboliche di sostegno come la "scorta civica" per i magistrati piu' esposti e minacciati, qualcosa che somigli a un "sistema antimafia integrato" che metta insieme, non episodicamente ed emotivamente, istituzioni come magistratura, forze dell'ordine, universita', scuole, associazioni e centri studio impegnati nella ricerca e nell'azione antimafia. Manca un soggetto plurale e manca un progetto complessivo. La dismissione delle unita' di strada, di cui parla una funzionaria della questura, non va certo nella direzione giusta, se si vuole porre mano alla costruzione di tale progetto.
Il progetto del Ciss e di altre associazioni, nel cui ambito questa relazione viene elaborata, potrebbe dare l'avvio a una collaborazione non episodica tra i vari soggetti, strada obbligata se si vuole avere una rappresentazione adeguata dei processi in corso.
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Nuove forme di antimafia
Le condizioni di ipersfruttamento, di vera e propria schiavitu' prodotte dal traffico di esseri umani e dalla tratta di donne prostituite hanno suscitato reazioni e mobilitazioni che possono considerarsi, almeno embrionalmente, forme di antimafia sociale, assimilabili alle esperienze storiche che in Sicilia si sono espresse con le lotte contadine, dai Fasci siciliani dei fine '800 agli anni '50 del secolo scorso. Il 25 agosto 1989 a Villa Literno (Caserta) una banda di criminali ha ucciso il rifugiato sudafricano Jerry Essan Masslo. Gli immigrati hanno organizzato uno sciopero contro il caporalato, una forma storica di sfruttamento della manodopera agricola, successivamente a Roma ci sara' la prima manifestazione nazionale antirazzista e la mobilitazione otterra' l'approvazione della legge n. 39 del 1990 sulla condizione dello straniero in Italia. A Castelvolturno (sempre in provincia di Caserta) il 18 settembre 2008 dei camorristi hanno ucciso 6 africani, un ferito ha collaborato con la giustizia ed e' stato arrestato il capocamorra latitante. Sono state organizzate delle manifestazioni anticamorra. Cosi' pure a Rosarno (Reggio Calabria) nel dicembre del 2008 ci sono state manifestazioni dopo il ferimento di due ivoriani. Sono i primi passi di una nuova stagione dell'antimafia legata alle condizioni di vita di immigrati costretti a lavorare in nero, sottopagati e senza nessuna tutela (Mangano 2009).
Sul fronte della prostituzione coatta e mercenaria tra le iniziative piu' significative c'e' l'associazione delle vittime ed ex vittime della tratta, costituita grazie all'impegno di Isoke Aikpitanyi. Ed e' altrettanto significativo che degli uomini abbiano cominciato a interrogarsi e a mettersi in discussione come clienti del sesso mercenario. Una riflessione che non puo' non partire dagli effetti che la mancata educazione sessuale, o meglio un'educazione alla virilita' intesa come possesso e dominio, frutto di tabu' religiosi e di un potere maschile millenario, ha prodotto e continua a produrre, coniugandosi con forme di prepotere e di sfruttamento che riproducono schiavitu' che sembravano d'altri tempi e invece sono perfettamente funzionali agli assetti della "modernita'" globalizzata.
Di questi temi si e' cominciato a parlare a Palermo all'interno delle attivita' del Coordinamento antitratta Favour e Loveth, due ragazze nigeriane, la prima uccisa e bruciata, la seconda trovata morta (Burgio 2012), che ha organizzato la campagna di sensibilizzazione "Io non tratto" in citta' e nelle scuole, coinvolgendo gli organi di informazione. Da anni opera in citta' l'associazione "Pellegrino della terra" per l'assistenza alle donne vittime di tratta e ci sono iniziative in corso che mirano a dare alle vittime un ruolo di protagoniste dei processi di liberazione che debbono confrontarsi con difficolta' difficilmente superabili. Prima fra tutte quella di trovare un lavoro che permetta loro di vivere dignitosamente e affrancarle dalla possibilita' di ricadute.
Queste iniziative si svolgono in un quadro che vede l'amministrazione comunale disponibile e impegnata in vari modi, dalle targhe per ricordare Favour e Loveth, alla cittadinanza onoraria per Isoke Aikpitanyi, al convegno con la Consulta delle culture, del marzo 2015, "Io sono persona: Dalla mobilita' come sofferenza alla mobilita' come diritto", con proposte come l'abolizione del permesso di soggiorno, il diritto all'asilo, alla protezione e alla partecipazione politica e una nuova legge di cittadinanza.
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Riferimenti bibliografici
Alexander Shana, The Pizza Connection, Weidenfeld & Nicolson, New York 1988.
Alongi Giuseppe, La maffia, Bocca, Torino 1886, ristampa: Sellerio, Palermo 1977.
Block Anton, East Side - West Side. Organizing Crime in New York 1930-1970, University College Cardiff Press, Cardiff, 1980.
Burgio Giovanni, Salviamo le altre Nike, in "Centonove", 11 maggio 2012.
Cole Jeffrey E., La prostituzione nigeriana a Palermo, in Clelia Bartoli (a cura di), Esilio/asilo. Donne migranti e richiedenti asilo in Sicilia, due punti edizioni, Palermo 2010.
Crisantino Amelia, La citta' spugna. Palermo nella ricerca sociologica. Introduzione di Umberto Santino, Centro Impastato, Palermo 1990.
Cutrera Antonino, I ricottari. La malavita di Palermo nell'800, Palermo 1896, ristampa: Palermo 1987; La mafia e in mafiosi, Palermo 1900, ristampa: Leopardi editore, Palermo 1996.
Mangano Antonello (a cura di), Gli africani salveranno Rosarno. E, possibilmente, tutta l'Italia, Terre libere edizioni, 2009.
Maragnani Laura, Aikptanyi Isoke, Le ragazze di Benin City, editore Melampo, Milano 2007.
Palidda Salvatore, Mobilita' umane. Introduzione alla sociologia delle migrazioni, Cortina, Milano 2008.
Rocca Nino, Le nuove schiave operaie del sesso, in "Repubblica Palermo", 5 agosto 2012.
Santino Umberto, The Financial Mafia. The illegal accumulation of wealth and the industrial-financial complex, in "Contemporary Crises", vol. 12, n. 3, September 1988, pp. 203-243; La mafia finanziaria. Accumulazione illegale e complesso finanziario-industriale, in Idem, La borghesia mafiosa. Materiali di un percorso d'analisi, Centro Impastato, Palermo 1994, pp. 179-241; L'omicidio mafioso in G. Chinnici - U. Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, F. Angeli, Milano 1989-1991; Crimine transnazionale e capitalismo globale, in "Altra Europa", n. 7, aprile-giugno 1997, pp. 24-33, ripubblicato in Idem, Mafie e globalizzazione, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 81-99; La cosa e il nome. Materiale per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Modello mafioso e globalizzazione, relazione al seminario internazionale "I crimini della globalizzazione", Palermo 13-15 dicembre 2000, pubblicato in Idem, Mafie e globalizzazione, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 107-133; Dalla mafia alle mafie. Scienze sociali e crimine organizzato, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti University Press, Roma 2009; Breve Storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo, Trapani 2008, 2011; Cosa nostra e il business della tratta, in "la Repubblica Palermo", 23 ottobre 2014;. Mafia and Antimafia. A Brief History, IBTauris, London-New York 2015.
Santino Umberto, La Fiura Giovanni, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, F. Angeli, Milano 1990; Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo; Behind Drugs. Survival economies, criminal enterprises, military operations, development projects, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993.
Sola Elisa, Torino, 15 romeni condannati per mafia: la prima volta in Italia, in "Corriere della sera", 27 ottobre 2014.
*
Tesi di laurea
Pasta Emilia Germana, La tratta di esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione nigeriana, Universita' degli Studi di Palermo, Facolta' di Economia, Anno accademico 2010/2011.
Cabras Federica, La tratta delle donne nigeriane nel Nord Ovest. I casi di Torino e Genova, Universita' degli Studi di Milano, Facolta' di Scienze politiche, Anno accademico 2012/2013.
*
Gloria Cipolla ha curato la rassegna stampa e ha raccolto le interviste. Le informazioni sulla mappa della prostituzione a Palermo sono state raccolte da Rafaela Pascoal e da Nino Rocca.
 
2. TESTI. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA CRISTINA CAMPO
[Da Cristina Campo, La Tigre Assenza, Adelphi, Milano 1991, 2001, pp. 85-90, ma l'ordine in cui le abbiamo qui disposte e' quello dedotto dalla cronologia dell'opera dickinsoniana, ed utilizzato anche in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, in cui le "versioni d'autrice" di Cristina Campo sono alle pp. 1643-1646.
Emily Dickinson - poetessa imprescindibile - visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002. Ebbe a scrivere della sua opera Luciano Bonfrate: "Mi capita di usare dei suoi versi / come fosser sentenze di sibilla / della mia vita specchio, e vi scintilla / cio' che trovai, che non trovai, che persi"]
 
Per sempre al suo fianco camminare,
la piu' piccola dei due,
cervello del suo cervello, sangue del suo sangue,
due vite, un Essere, ora.
 
Per sempre del suo fato gustare,
se dolore, la piu' larga parte,
se gioia, mettere il mio pezzo in disparte
per quel diletto cuore.
 
Tutta la vita conoscersi l'un l'altro
senza poterci mai imparare,
e piu' tardi un mutamento chiamato "Paradiso" -
rapito vicinato d'uomini
che appena scoprono cio' che ci inquietava
senza il vocabolario!
 
*
 
Che tedio attendere
se non vicino a te,
l'ho saputo iersera
quando si volle avvincermi
forse vedendomi
affaticata o sola
o per cedere quasi
alla pena silente.
Io mi volsi, ducale -
a te solo spettava
quel gesto - un porto solo
vale a questa nave.
Nostra la ventura
per un selvaggio mare
meglio che un ancoraggio
non diviso da te.
A noi piu' tosto il carico
di un perenne viaggio
che le Odorose Isole
desolate di te.
 
*
 
Imparai finalmente che cosa la casa poteva essere,
come sarei stata ignorante
dei graziosi modi del costume,
come goffa all'inno
 
intorno al nostro nuovo focolare, se non per questo,
questa mappa del cammino
la cui memoria mi annega, come il battesimo
di un celestiale mare.
 
Quali mattine nel nostro giardino, immaginate,
quali api per noi a ronzare,
con solo uccelli a interrompere
il mormorio del nostro tema.
 
E un compito per ciascuno quando il gioco sia finito,
il tuo problema della mente,
il mio qualche effetto piu' frivolo,
un pizzo o una canzone.
 
Il pomeriggio insieme trascorso
e il crepuscolo per i sentieri
qualche soccorso a piu' povere vite
viste piu' povere attraverso i nostri doni.
 
E poi ritorno, e notte e casa,
una nuova e piu' divina cura,
finche' l'aurora ci richiami in scena
trasmutati, piu' vividi.
 
Questa sembra una casa e casa non e'
ma cio' che quel luogo potrebb'essere
mi affligge come un sole calante
dove l'aurora sa che cosa essere!
 
*
 
Che faro' io quando turba l'estate,
quando la rosa e' matura?
Quando le uova svolino in melodia
da un carcere d'acero: - che faro' io?
Che faro' io quando dai cieli in gorgheggio
cada su me una canzone?
Quando al ranuncolo dondoli tutto il meriggio
l'ape sospesa - che mai faro' io?
E quando lo scoiattolo si colmera' le tasche
e guarderanno le bacche...
Resistero' io a quelle candide facce
se tu da me sei lontano?
Al pettirosso non sarebbe gran pena:
volano tutti i miei beni.
Io non ho ali: a che servono, dimmi,
i miei tesori perenni?
 
*
 
Tocca leggero la dolce
chitarra della natura
se non conosci ancora
la canzone.
O d'ogni uccello
ti accusera' lo sguardo
che ti facesti bardo
innanzi l'ora.
 
*
 
Morte e' il pieghevole corteggiatore
che vince alla fine.
E' un vagheggiare furtivo
condotto sulle prime
per pallide insinuazioni
e oscuri avvicinamenti:
magnifico alfine di trombe
e un equipaggio a due posti
che ti rapisce in trionfo
a nozze sconosciute -
a parentele vibranti
come le porcellane.
 
3. TESTI. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA MARGHERITA GUIDACCI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Rizzoli, Milano 1979, Rcs Quotidiani, Milano 2004]
 
L'acqua e' insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglie.
L'amore, da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.
 
*
 
E' poca cosa il pianto,
sono brevi i sospiri:
pure, per fatti di questa misura
uomini e donne muoiono!
 
*
 
Fra le mie dita tenevo un gioiello
quando mi addormentai.
La giornata era calda, era tedioso il vento
e dissi: "Durera'" -
 
Sgridai al risveglio le dita incolpevoli,
la gemma era sparita -
Ora solo un ricordo di ametista
a me rimane -
 
*
 
E' questa la mia lettera al mondo
che mai non scrisse a me -
semplici annunzi che da' la natura
con tenera maesta'.
 
Il suo messaggio e' consegnato a mani
per me invisibili.
Per amor suo, miei dolci compaesani,
benignamente giudicatemi!
 
*
 
Tutto imparammo dell'amore:
alfabeto, parole,
un capitolo, il libro possente,
poi la rivelazione termino'.
 
Ma negli occhi dell'altro
ciascuno contemplava un'ignoranza
divina, ancora piu' che nell'infanzia;
l'uno all'altro, fanciulli,
 
tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com'e' vasta la saggezza
e molteplice il vero!
 
*
 
Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero
 
d'un infinito di mari
non visitati da riva -
il mare stesso al mare fosse riva -
questo e' l'eternita'.
 
*
 
L'incertezza e' piu' ostile della morte.
La morte, anche se vasta,
e' soltanto la morte e non puo' crescere.
All'incertezza invece non v'e' limite,
 
perisce per risorgere
e morire di nuovo,
e' l'unione del nulla
con l'immortalita'.
 
*
 
Abbiamo prima sete - e' l'atto di natura -
e dopo, quando stiamo per morire,
chiediamo supplichevoli un po' d'acqua
a dita che ci passano vicine.
 
Ed e' figura d'un bisogno piu' alto,
la cui risposta adeguata
sono le grandi acque occidentali
chiamate eternita'.
 
*
 
Molte volte pensai giunta la pace
quando la pace era tanto lontana;
cosi' i naufraghi credono di vedere la terra
nel centro del mare,
 
e indeboliti lottano, soltanto per scoprire,
come me disperati,
quante rive fittizie
vengano prima del porto.
 
*
 
Io canto per riempire l'attesa:
annodarmi la cuffia,
richiudere la porta di casa
e non altro ho da fare,
 
finche' risuoni vicino il suo passo,
e insieme camminiamo verso il giorno,
l'uno all'altro narrando di come cantammo
per scacciare la tenebra.
 
*
 
Da un'asse all'altra avanzavo
cosi' lenta, prudente.
Sentivo le stelle sul capo,
e sotto i piedi il mare.
 
Questo solo sapevo: un altro passo
poteva essere l'ultimo.
Ed avevo quell'andatura incerta
che chiamano esperienza.
 
*
 
Immensita' d'argento
con funi di sabbia
a trattenerla, perche' non cancelli
una pista che chiamano la terra.
 
*
 
Come stanno silenti le campane
nelle torri, finche', gonfie di cielo,
balzano con piedi argentei
in melodia frenetica!
 
*
 
Il Paradiso dipende da noi.
Chiunque voglia
vive nell'Eden, nonostante Adamo
e la cacciata.
 
*
 
Questi giorni febbrili condurli alla foresta
dove le fresche acque strisciano intorno al muschio
e l'ombra sola devasta il silenzio:
pare talvolta che questo sia tutto.
 
*
 
Non sappiamo di andare quando andiamo.
Noi scherziamo nel chiudere la porta.
Dietro, il destino mette il catenaccio,
e non entriamo piu'.
 
*
 
Tutti coloro che perdiamo qualcosa ci togono;
resta ancora uno spicchio sottile,
che come luna, qualche torbida notte,
obbedira' al richiamo delle maree.
 
*
 
E' un errore di calcolo:
"Vien poi l'eternita'"
diciamo, come fosse una stazione.
Mentre e' tanto vicina
che mi accompagna nella passeggiata
e condivide la mia casa
ed amico non ho piu' pertinace
di questa eternita'.
 
*
 
E' l'immortalita' forse un veleno
che gli uomini ne sono cosi' oppressi?
 
4. TESTI. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA BARBARA LANATI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Savelli, Roma 1976]
 
Chi non conosce il successo
ne apprezza la dolcezza.
Solo chi ne prova acre bisogno
conosce il sapore di un nettare.
 
Non uno della purpurea folla che oggi
ha conquistato la bandiera
con tanta chiarezza sapra' definire
la vittoria come chi
 
in agonia, battuto
nello sfaldarsi del proprio sentire
registra limpidi e lacerati
i lontani stridori del trionfo.
 
*
 
L'acqua, la insegna la sete.
La terra - gli oceani trascorsi.
Lo slancio - l'angoscia -
La pace - la raccontano le battaglie -
L'amore, i cumuli della memoria -
Gli uccelli, la neve.
 
*
 
Tenevo un gioiello tra le dita -
e mi addormentai -
la giornata era tepida, i venti monotoni -
dissi: "durera'".
 
Al risveglio rimproverai le mie oneste dita,
la pietra era sparita.
E adesso, un ricordo d'ametista
e' tutto cio' che mi resta.
 
*
 
La "Speranza" e' quella cosa piumata -
Che artigliata all'anima -
Canta melodie senza parole -
E non smette - mai -
 
E la senti - dolcissima - nel vento -
E dura deve essere la tempesta -
Capace di intimidire il piccolo uccello
Che ha dato calore a tanti -
 
Io l'ho sentito nel paese piu' gelido -
E sui mari piu' alieni -
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
Ha chiesto una briciola - di me.
 
*
 
Questa e' la mia lettera al mondo
che non ha mai scritto a me -
semplici cose che la natura
ha detto - con tenera maesta'.
 
Il suo messaggio e' affidato
a mani che non posso vedere -
Per amore di lei - amici miei dolci -
con tenerezza giudicate - me.
 
*
 
Chiedeva da bere, una Tigre, in agonia
Filtrai il deserto -
dalla roccia, una goccia
raccolsi e la portai nella mano.
 
Le pupille regali, nella morte offuscate
scrutai, per trovare
nella retina, un'unica visione
dell'acqua e di me.
 
Non per colpa mia: che ero corsa piano.
Non per colpa sua: che era morta
quando stavo per raggiungerla, ormai,
ma perche', era un fatto, essa era gia' morta.
 
*
 
Dapprima e' la sete - processo naturale -
Poi - il momento della morte -
La supplica - di un poco d'acqua -
Da dita che passano vicine -
 
Segno di un piu' sottile bisogno -
cui unica, armonica, compensa,
sono le grandi acque a occidente -
chiamate Immortalita'.
 
*
 
Uno piu' uno - fanno uno -
Basta con il due che -
E' appropriato alle scuole -
Ma non per le scelte interiori -
 
La vita, appunto, o la morte -
O l'eterno -
Due, sarebbe troppo -
Per le capacita' di un'anima -
 
*
 
Io canto per consumare l'attesa -
Allacciare la cuffia
chiudere la porta di casa,
non mi resta nent'altro da fare
 
quando, all'avvicinarsi del suo passo finale
viaggeremo verso il Giorno
raccontandoci di come abbiamo cantato
per tenere lontana la notte.
 
*
 
Atto primo: il ritrovamento
Atto secondo: la perdita
Atto terzo: la spedizione
alla ricerca del vello d'oro.
 
Atto quarto: nessuna scoperta
Atto quinto: nessun equipaggio
Infine: nessun vello d'oro
Un'unica impostura - anche Giasone.
 
*
 
Un ovunque di argento
con corde di sabbia
a impedirgli di cancellare
la Traccia chiamata Terra.
 
*
 
Come per altre cose, l'amore a un certo punto
ci sta stretto: lo riponiamo nel cassetto -
poi un giorno si rivelera' di foggia antiquata -
come i costumi indossati dai re.
 
*
 
Per alcuni
Quando e' detta,
La parola muore.
Per me
Proprio quel giorno
Comincia a vivere.
 
*
 
Di pianeti e di fiori
Facciamo conoscenza,
Ma con noi stessi,
C'e' l'etichetta
L'imbarazzo
E il terrore.
 
*
 
Per fare un prato ci vuole del trifoglio
e un'ape, un trifoglio e un'ape
e sogni ad occhi aperti.
E se le api sono scarse,
bastano i sogni.
 
*
 
Che l'amore e' tutto cio' che c'e',
E' tutto quello che sappiamo dell'amore;
E' abbastanza, il carico in teoria
proporzionale al solco.
 
5. TESTI. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA GIOVANNI GIUDICI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1650 (questa, e le altre traduzioni di Giudici presenti nel volume da cui citiamo erano gia' apparse nella silloge di traduzioni poetiche di Giovanni Giudici, Addio, proibito piangere, Einaudi, Torino 1982)]
 
Presentimento - e' la lunga ombra - sul prato -
Annunziatrice che il sole se ne va -
 
Avvertimento all'erba abbrividita
Che la tenebra - presto scendera' -
 
6. TESTI. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA MARIO LUZI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1658]
 
C'e' una solitudine di spazio,
una solitudine di mare,
una di morte, ma
faranno lega tutte quante
a paragone con quell'estremo punto,
quella polare ritrosia
di un'anima ammessa a se medesima.
Finita infinita'.
 
7. TESTI. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA EUGENIO MONTALE
[Da Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, Edizioni della Meridiana, 1948, Mondadori, Milano 1975, p. 49 (col titolo: Tempesta); poi anche in Eugenio Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984, 2005, p. 742; ed ovviamente in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1659]
 
Con un suono di corno
il vento arrivo', scosse l'erba;
un verde brivido diaccio
cosi' sinistro passo' nel caldo
che sbarrammo le porte e le finestre
quasi entrasse uno spettro di smeraldo:
e fu certo l'elettrico
segnale del Giudizio.
Una bizzarra turba di ansimanti
alberi, siepi alla deriva
e case in fuga nei fiumi
e' cio' che videro i vivi.
Tocchi del campanile desolato
mulinavano le ultime nuove.
Quanto puo' giungere,
quanto puo' andarsene,
in un mondo che non si muove!
 
8. TESTI. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA AMELIA ROSSELLI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1666]
 
Una Parola fatta Carne e' di rado
E tremando condivisa
Ne' forse allora riportata
Ma non avro' dunque sbagliato
Ciascun di noi ha assaporato
Con estasi segreta
Proprio quel dibattuto cibo
Secondo nostra specifica forza -
 
Una Parola che respira chiaramente
Non ha potere di morire
Coesiva quanto lo Spirito
Puo' spirare se Egli -
"Fatto Carne e vissuto tra di noi"
Fosse condiscendenza
Come questo consenso del Linguaggio
Quest'amata Filologia
 
9. REPETITA IUVANT. SU EMILY DICKINSON (2006)
 
Emily Dickinson e' un enigma e uno specchio (come ogni voce, come ogni persona). Volto, parola che convoca, alla meraviglia, all'infinito, alla responsabilita'.
 
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Numero 48 dell'11 aprile 2021
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