[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 47



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 47 del 10 aprile 2021
 
In questo numero:
1. Umberto Santino: Mafia e tratta. Il mercato del sesso a Palermo. Mafia e nuovi gruppi criminali (parte prima)
2. Consigli di lettura: Claudio Pavone, "Sulla Resistenza", a cura di Gianpiero Landi
 
1. STUDI. UMBERTO SANTINO: MAFIA E TRATTA. IL MERCATO DEL SESSO A PALERMO. MAFIA E NUOVI GRUPPI CRIMINALI (PARTE PRIMA)
[Dal sito del Centro Impastato di Palermo riprendiamo la seguente relazione per il Progetto "Root Research on Organized Trafficking. The involvement of Organized Criminal Groups in the Trafficking of Women for Sexual Exploitation: the case study of Palermo".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]
 
Premessa: traffico di esseri umani, crimine transnazionale e processi di globalizzazione
Il traffico di esseri umani viene collocato al terzo posto tra i proventi dei gruppi criminali, con una stima di 31 miliardi di dollari l'anno, dopo il traffico di droghe (tra i 300 e i 1000 miliardi) e il traffico di armi (290 miliardi). Anche se le stime dei "fatturati" criminali sono da prendere con una certa cautela (spesso non vengono indicati i criteri in base ai quali sono effettuate) quel che e' certo e' che l'accumulazione illegale ha avuto negli ultimi decenni un enorme incremento e questo e' stato tra i motivi che hanno indotto le Nazioni Unite a organizzare la conferenza sul crimine transnazionale svoltasi a Palermo nel dicembre del 2000.
Da quell'incontro sono scaturite una Convenzione e due protocolli aggiuntivi, uno sulla tratta di persone, in particolare di donne e bambini, e l'altro sul traffico di migranti. Un terzo protocollo sulla produzione e il traffico di armi non e' stato firmato. L'art. 2 della Convenzione da' la seguente definizione del gruppo criminale organizzato: "Gruppo criminale organizzato" indica un gruppo strutturato, esistente per un periodo di tempo, composto da tre o piu' persone che agiscono di concerto al fine di commettere uno o piu' reati gravi o reati stabiliti dalla presente Convenzione, al fine di ottenere, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o un altro vantaggio materiale.
Il protocollo sulla tratta di persone cosi' definisce la tratta: "Tratta di persone indica il reclutamento, trasporto, trasferimento, l'ospitare o accogliere persone, tramite l'impiego o la minaccia di impiego della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilita' o tramite il dare o ricevere somme di danaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorita' su un'altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, schiavitu' o pratiche analoghe, l'asservimento o il prelievo di organi".
L'analisi alle spalle della Convenzione delle Nazioni Unite considera il crimine transnazionale, cioe' le forme di criminalita' e i soggetti criminali presenti in vari Paesi, il prodotto di societa' in cui ci sono Stati deboli e mercati senza regole. In contemporanea con la conferenza dell'Onu alcune associazioni, tra cui il Centro Impastato, hanno svolto un seminario, dal titolo "I crimini della globalizzazione", che sviluppava un'analisi diversa: la diffusione del crimine e' un prodotto dei processi di globalizzazione che hanno un forte effetto criminogeno per due aspetti fondamentali: l'incremento degli squilibri territoriali e dei divari sociali, per cui gran parte della popolazione del pianeta ha come risorsa unica o piu' conveniente il ricorso ad attivita' illegali, e la finanziarizzazione dell'economia, che rende sempre piu' difficile la distinzione tra capitali illegali e legali. Questa e' la ragione per cui forme di criminalita' organizzata si sviluppano sia nelle periferie che nei centri. E fino ad oggi l'esempio piu' significativo di sviluppo dell'associazionismo criminale rimangono gli Stati Uniti, che vengono considerati un modello di capitalismo maturo, di progresso e di democrazia (Santino 1997, 2000).
All'interno dei processi di globalizzazione grandi masse di popolazione sono costrette all'emigrazione e ad accettare forme di sfruttamento e di vera e propria schiavitu', che vanno dal lavoro nero e non tutelato alla mercificazione del corpo. E il sesso mercenario, a cui ricorrono milioni di persone, si puo' considerare come una forma di colonialismo contemporaneo, una esercitazione di potere su un corpo ridotto a merce, che perpetua e aggrava modelli comportamentali basati sull'inferiorita' della donna e sull'oggettualita' del corpo femminile, ridotto a strumento di piacere e apparato riproduttivo in un quadro dominato dalla crescente "mercificazione delle relazioni umane" (Cole 2010, p. 102).
Nel contesto attuale i flussi migratori e il traffico di esseri umani si configurano come "fatti sociali totali", a dimensione planetaria, con "funzione specchio", cioe' disvelano dinamiche che interessano la comunita' umana nel suo complesso (Palidda 2008).
Sia il traffico di droghe che quello di esseri umani hanno alle spalle le legislazioni proibizionistiche, che vietano l'uso delle sostanze stupefacenti e impediscono la libera circolazione delle persone, offrendo alle organizzazioni criminali le fonti piu' consistenti dell'accumulazione illegale, con la fornitura di beni e servizi a consumo di massa, mentre il traffico di armi risponde alle domande innescate da conflittualita' diffuse, si manifestino o meno in forme di guerra.
Per quanto riguarda l'Italia e in particolare il mercato del sesso, si parla di un giro d'affari dell'ordine di 5 miliardi di euro l'anno, con un numero di donne vittime di tratta che varia a seconda delle rivelazioni delle istituzioni e degli osservatori della societa' civile. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni da' un numero che va dai 19 ai 26 mila, il Gruppo Abele da' numeri piu' alti (70 mila) comprensivi anche delle donne che non sono propriamente vittime della tratta (secondo dati del 2000 meno del 10 per cento delle prostitute straniere in Italia sarebbero vittime di tratta: Covre-Paradiso 2000 in Cole 2010; i dati andrebbero verificati e aggiornati). I clienti sarebbero 9 milioni. Una domanda imponente, a cui cerca di rispondere un'offerta crescente.
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Mafia e gruppi criminali emergenti
Com'e' noto, sulla mafia siciliana esiste una letteratura pressoche' sterminata eppure si puo' dire che fino ad oggi non si e' affermata un'idea di mafia generalmente condivisa. Solo nel settembre del 1982, dieci giorni dopo l'assassinio del generale-prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente Domenico Russo, si e' approvata la cosiddetta "legge antimafia", che all'art. 416 bis così definisce l'associazione a delinquere di tipo mafioso: "L'associazione e' di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omerta' che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attivita' economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se' o per altri".
La definizione coglieva una realta' documentabile gia' nel passato, almeno un secolo e mezzo prima: l'esistenza cioe' di un associazionismo caratterizzato dalla "forza di intimidazione", cioe' dal ricorso, effettuato o minacciato, alla violenza, dallo svolgimento di attivita' economiche e dall'interazione con la pubblica amministrazione e le istituzioni, soggetti erogatori di concessioni e autorizzazioni, gestori di appalti e servizi pubblici. Rimaneva fuori dal quadro l'attivita' finanziaria, collegata con la lievitazione dell'accumulazione illegale negli ultimi decenni, che sarebbe stata oggetto della legislazione sul riciclaggio del denaro sporco.
Per quanto riguarda le idee correnti (stereotipi), la mafia e' stata considerata un fenomeno emergenziale ("la mafia esiste quando spara", come se tra un omicidio e l'altro andasse in vacanza), come "antistato" (la mafia uccide rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine, quindi e' fuori e contro lo Stato, ma in realta' ha rapporti, continuativi e non episodici, con settori delle istituzioni), come Piovra universale (in realta' esistono varie organizzazioni che si possono definire "mafie", ma non esiste una Mafia planetaria); e' stata analizzata dagli studiosi attraverso paradigmi (idee elaborate in base a un criterio e fondate su una certa massa di dati) come subcultura, cioe' modello comportamentale specifico di buona parte della popolazione, come associazione unitaria e verticistica (Cosa nostra), come impresa, con forti polarizzazioni che, privilegiando un solo aspetto, quello culturale o quello criminale o quello economico, ne ignoravano o mortificavano la complessita'. Il mio "paradigma della complessita'" mira a dare una rappresentazione del fenomeno mafioso fondata sull'interazione tra vari aspetti e si basa sulla seguente ipotesi definitoria: Mafia e' un insieme di gruppi criminali, di cui la piu' importante, ma non l'unica, e' Cosa nostra, che agiscono all'interno di un sistema di rapporti, svolgono attività violente e illegali o formalmente legali, finalizzate all'arricchimento e all'acquisizione e gestione di posizioni di potere, si avvalgono di un codice culturale e godono di un certo consenso sociale.
Come si vede, questa rappresentazione lega insieme associazionismo criminale e sistema relazionale (la mafia e' transclassista, cioe' attraversa i vari strati della popolazione, dagli strati piu' bassi (underworld) a quelli piu' alti (upperworld), ma il ruolo dominante e' svolto da soggetti illegali, i capimafia, e legali: professionisti, imprenditori, pubblici amministratori, rappresentanti della politica e delle istituzioni, classificabili come "borghesia mafiosa". Questo insieme di soggetti costituisce un blocco sociale che e' la vera forza della mafia) e coniuga vari aspetti: crimine, cioe' l'associazione a delinquere e le attivita' delittuose, accumulazione, cioe' la finalita' economica, potere, cioe' la dimensione politica, codice culturale (la mafia ha un suo ordinamento e considera l'uso della violenza come applicazione di sanzioni per chi non segue le sue regole e si muove in contrasto con i suoi interessi), consenso sociale, cioe' l'approvazione di parte della popolazione (Santino 2006, 2008-2011).
Per quanto riguarda l'evoluzione del fenomeno mafioso, a fronte di stereotipi come vecchia mafia e nuova mafia, mafia tradizionale, in competizione per l'onore, e mafia imprenditrice, che negli anni '70 del secolo scorso, avrebbe scoperto la competizione per la ricchezza, una ricostruzione piu' adeguata vede lo sviluppo storico della mafia come intreccio di continuita' e innovazione: le estorsioni, una forma di fiscalita' parallela, sono documentare gia' nel XVI secolo e sopravvivono fino a oggi, intrecciandosi con attivita' come il traffico di droga intensificatosi negli ultimi decenni. E' possibile disegnare una periodizzazione, in base alla capacita' di adattamento al mutare del contesto sociale: a una fase di incubazione (si puo' parlare di "fenomeni premafiosi" nella transizione da una societa' feudale a una societa' capitalistica) seguono una fase agraria dall'unita' d'Italia ai primi anni '50 del XX secolo, nel senso che l'agricoltura e' l'attivita' economica principale, ma gia' in quella fase la mafia era presente sia nelle campagne che nelle citta', una fase urbano-imprenditoriale negli anni successivi e una fase che si puo' definire finanziaria negli anni piu' recenti, che vedono la lievitazione dell'accumulazione illegale connessa ai traffici internazionali (Santino 1988, 1995).
Negli ultimi anni, a Palermo e in Sicilia, terre d'origine di una mafia storica, operano altri gruppi criminali, legati al traffico di droga e di esseri umani, e si pongono problemi relativi alla definizione di tali gruppi (come agiscono? Come sono organizzati? Si possono considerare mafie?) e ai rapporti che essi intrattengono, o possono intrattenere, con la mafia siciliana.
Per rispondere a tali problemi questo scritto utilizza come base una rassegna stampa sulle piu' significative inchieste condotte non solo nel territorio cittadino e siciliano sui traffici di droga e di esseri umani, in particolare sullo sfruttamento della prostituzione, alcune interviste a testimoni privilegiati: magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine impegnati in attivita' giudiziarie e investigative aventi come oggetto la tratta di esseri umani e in particolare lo sfruttamento di essi nel mercato del sesso. E utilizza studi e ricerche svolti negli scorsi anni.
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Le inchieste degli ultimi anni su droga e sfruttamento della prostituzione
Negli ultimi anni le inchieste sulla tratta degli esseri umani e sullo sfruttamento, in forme schiavistiche, della prostituzione, hanno interessato l'intero territorio nazionale. Esse spesso si sono intrecciate con quelle sul traffico di droghe che vede come operatori soggetti e gruppi di nazionalita' straniera.
L'operazione "Aye mi assman" ha rivelato un traffico internazionale di droga, in particolare cocaina, che si svolgeva nel 2006 dalla Nigeria all'Italia, nelle citta' di Ferrara, Parma e in provincia di Rovigo, e ha portato all'arresto di 34 nigeriani. L'inchiesta nasceva dalle rivelazioni di alcuni nigeriani che hanno collaborato con la giustizia. Tra gli arrestati, un nigeriano residente a Giugliano, in provincia di Napoli.
Sempre sul traffico di droghe, cocaina ed eroina, sono alcune operazioni dei primi mesi del 2007, che hanno bloccato alcuni corrieri, di nazionalita' nigeriana, romena, ghanese e polacca, negli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Bologna, Napoli e Firenze. Al centro dei traffici sarebbero organizzazioni criminali nigeriane. La droga, contenuta in ovuli ingeriti dai corrieri, passava dall'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, arrivava in Italia in aereo o in treno, attraverso i valichi di Ventimiglia e Domodossola. I corrieri partivano dal Sud America o dall'Africa.
L'operazione "Blak Shoes" (la droga veniva occultata nei doppifondi delle scarpe ma anche in ovuli), tra il 2007 e il 2011, ha riguardato varie citta': Roma, Napoli, Caserta, Perugia, Macerata, e ha condotto all'arresto di cittadini nigeriani e italiani. La droga era destinata a gruppi camorristici e determinante sarebbe stato il ruolo delle donne di camorra, che mettevano in contatto i boss detenuti con l'esterno attraverso l'uso di "pizzini" nascosti nei vestiti e redatti con codici criptati.
Nel gennaio del 2008 l'operazione "Viola", conclusasi con l'arresto di 66 persone, in varie regioni: Veneto, Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, e in Olanda, e' stata condotta dalla polizia di Napoli in collaborazione con le polizie di altri Paesi europei. Sono stati contestati vari reati: associazione di stampo mafioso, narcotraffico, sequestro di persona, riduzione in schiavitu', sfruttamento della prostituzione. La stampa, presumibilmente utilizzando indicazioni della polizia, ha parlato di affiliazione delle persone arrestate a "cosche nigeriane", di "bande violente che agiscono alla luce del sole" e di altre "piu' impermeabili ed esclusive, legate al sistema lobbistico-criminale" nigeriano. Queste, presenti in varie citta' italiane, hanno varie denominazioni: a Brescia si chiamano "Eiye Supreme Lords", a Torino "Blak Axe", altre denominazioni: "Sea Dogs", "Pirati", "Bucanieri". Si entra in esse con il pagamento di una somma, minimo 600 euro, c'e' una cerimonia di iniziazione con il rito woodoo. La polizia parla di sacrifici Juju: i riti magici convivono con l'uso di Internet e di nuove tecnologie: su Youtube e Facebook circolano video rap dal titolo "Nigeria Mafia". Questi gruppi organizzano spedizioni punitive, con mutilazioni, stampano documenti falsi e clonano carte di credito. Viene sottolineata la somiglianza dei riti iniziatici con quelli della mafia, ma si parla di cocktail di sangue e alcool, estranei al cerimoniale delle mafie italiane. Gli affiliati avrebbero un legame di tipo schiavistico con il capoclan.
Nell'aprile del 2009 si e' avviata l'operazione "Black Passengers", in collaborazione tra la squadra mobile di Perugia e quelle di Padova, Rovigo, Vicenza, Venezia e Prato, che ha portato all'arresto di trafficanti di droga nigeriani. Si e' parlato di un'organizzazione di tipo mafioso, con al vertice un padrino, affiancato da luogotenenti, con un cassiere che gestiva l'impiego delle somme di denaro, reinvestendole nell'acquisto di immobili e in altri traffici di stupefacenti e trasferendo una parte alla cupola. Come si vede la terminologia e' ricavata da quella usata per descrivere l'organizzazione mafiosa. L'organizzazione aveva un referente a Perugia.
Nel 2013, all'interno della stessa operazione, e' stato arrestato a Londra il nigeriano Ejiofor Kenneth, considerato il capo dell'organizzazione, ricercato in seguito a un mandato di cattura internazionale. L'organizzazione aveva rapporti diretti con organizzazioni sudamericane per l'acquisto delle sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, utilizzava corrieri nigeriani e sul territorio italiano poteva contare su una fitta rete di connazionali.
Viene denominata "Hermes" un'operazione che nel settembre 2010 ha portato all'arresto di 28 corrieri in varie citta': Trieste Venezia, Milano, Bolzano, Varese, Verona, Padova, Reggio Emilia, Parma, Roma e Messina, Gli arresti si debbono alla collaborazione di donne nigeriane, comprate per 50.000 dollari, ridotte in schiavitu' e portate in Italia dove erano costrette a esercitare la prostituzione; sono state liberate dalla Squadra mobile di Trieste. Le donne hanno aiutato la polizia traducendo 130 mila telefonate tra corrieri e spacciatori. Nella rete figuravano anche cittadini dell'est europeo e l'operazione e' stata coordinata dall'Interpol e hanno collaborato le polizie spagnola e olandese.
Rimonta al 2007 l'operazione "Bani Bani", avviata a Messina, che nel febbraio del 2011 ha portato a 40 ordinanze di custodia cautelare per cittadini romeni e italiani coinvolti nella tratta di giovani donne romene, ridotte in schiavitu' e costrette alla prostituzione in Italia. Si parla di un'organizzazione con una "struttura imprenditoriale", composta da tre clan.
Sempre del 2011 e' l'operazione "Sahel", condotta dai carabinieri, che ha portato all'arresto di 6 indagati per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitu' e sfruttamento della prostituzione, operanti nelle province di Teramo e Milano. E' stato individuato un sodalizio transnazionale di matrice nigeriana, articolato in cellule strutturate su base familiare, attivo in Abruzzo e in Lombardia. Le donne venivano sottoposte al rito woodoo per costringerle psicologicamente a far fronte al debito contratto con l'organizzazione. Le ragazze corrispondevano alle madame, le donne che le controllavano, oltre alla quota per ripianare il debito, le spese di vitto e alloggio e per l'utilizzo del jont, cioe' il tratto di strada dove esercitavano la prostituzione.
L'operazione "Trolley", ancora del 2011, riguardava l'ascolano, nelle Marche, e altre province, e ha portato all'arresto di 8 indagati per tratta, riduzione in schiavitu' di donne nigeriane e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina,: Una ragazza che voleva sottrarsi e' stata picchiata dalla sua sfruttatrice che le ha sfregiato il volto. Due tassisti italiani accompagnavano le donne sui luoghi dove esercitavano la prostituzione e in provincia di Piacenza e' stato sequestrato un immobile che ospitava le donne.
Del 2011 e' l'operazione "Golden Eggs" (uova d'oro), riguardante un traffico di droga tra la Nigeria e l'Italia, che ha portato all'arresto di 67 persone. Gli arrestati sono di varie nazionalita': italiani, nigeriani, tunisini, ghanesi. Sono stati individuati due cartelli: uno nigeriano, l'altro palermitano, che svolgevano il traffico di eroina e cocaina in tutta l'Italia, con centrali a Palermo, Catania e Messina. Al vertice un nigeriano, Francis Wiwoloku, e un palermitano, Salvatore Castigliola, che si sarebbero conosciuti mentre erano detenuti nel carcere dell'Ucciardone. Coinvolto anche un agente di polizia penitenziaria, che faceva da tramite tra i due e assicurava i contatti con l'esterno, con la moglie di Castigliola, Giovanna Caronia. Tra gli arrestati due personaggi legati a Cosa nostra. I trafficanti potevano contare sulla collaborazione di persone "insospettabili": il cassiere era il proprietario di un phone center e faceva da assaggiatore un impiegato alle poste. Nel gennaio del 2013 il processo con rito abbreviato, per il patteggiamento chiesto dagli imputati, ha portato alla condanna di 24 persone, con pene che vanno dai 4 mesi ai 4 anni.
Nel dicembre del 2011 sono state arrestate ad Aprilia (Latina) tre persone di nazionalita' bulgara indagate per la tratta di ragazze minorenni dell'est europeo. Una quindicenne bulgara era stata venduta per alcune migliaia di euro (tra 5 e 7 mila). La tratta di ragazze provenienti dall'Europa dell'est sarebbe gestita da bande presenti in quei Paesi.
Del 2012 e' l'operazione "Terra promessa" svolta in Sardegna, con 17 arresti per associazione a delinquere finalizzata al traffico di esseri umani e riduzione in schiavitu'. Venivano reclutate ragazze in Nigeria, per avviarle alla prostituzione in Europa. Le ragazze provenivano da famiglie molto povere che le vendevano all'organizzazione criminale per 1.500-2.000 euro. Arrivavano in Europa in aereo o con i barconi che attraversavano le acque del Mediterraneo. Due diciottenni avevano perso la vita in un naufragio. Centrale il ruolo delle madam a cui le ragazze venivano affidate, che segnalavano eventuali "intemperanze" ai padroni. Arrestati anche italiani che combinavano matrimoni falsi per assicurare il visto alle ragazze. Nell'ottobre del 2012 ad Alcamo, in provincia di Trapani, e' stato arrestato il cittadino romeno Oloeriu Ioan Cristian, indicato come il "capo della criminalita' organizzata romena", ricercato con mandato d'arresto per traffico di esseri umani e prostituzione minorile. A dire degli investigatori, l'organizzazione criminale aveva i suoi vertici ad Alcamo, notoria sede di una mafia storica. Non si capisce su quale base la persona arrestata venga indicata come il capo del crimine organizzato della Romania.
Nel dicembre sempre del 2012, nell'ambito di un'operazione denominata "Caronte", la Guardia di finanza di La Spezia ha arrestato 22 nigeriani accusati di associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.
Nel gennaio del 2013 in Calabria sono stati arrestati cinque presunti componenti di un'organizzazione transnazionale, operante tra la Slovacchia e la Piana di Gioia Tauro, dedita al traffico di armi e alla tratta di donne dell'est europeo e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'inchiesta era stata avviata dopo la rivolta di Rosarno del gennaio 2010, quando gli immigrati africani si ribellarono per le loro condizioni di vita e di sfruttamento, suscitando la reazione degli abitanti, ma non e' collegata con quei fatti. Un'altra operazione, del febbraio dello stesso anno, ha portato all'arresto a Torino di 28 persone appartenenti a un'organizzazione transnazionale nigeriana di trafficanti di droga, importata da corrieri che ingoiavano ovuli contenenti cocaina. Un'altra organizzazione transnazionale formata da trafficanti di droga provenienti da vari paesi e' stata scoperta a Padova nell'aprile del 2013. Sono state arrestate 7 persone, tra cui una svedese, un romeno e dei nigeriani. La cocaina in forma liquida (cloridrato di cocaina) veniva importata dal Sud America, tramite corrieri non nigeriani lungo una rotta che partiva dalla Bolivia e dal Peru' e passava attraverso la Thailandia e l'Austria. La cocaina liquida veniva raffinata in Olanda.
Sempre dell'aprile 2013 e' l'operazione "Zebra", condotta in Campania e iniziata gia' nel 2009. Sono state individuate due associazioni: una, denominata "Baba Nike", guidata da un nigeriano, con base in Olanda, importava eroina e cocaina da smerciare a Castelvolturno (Caserta). In questa come in altre operazioni i corrieri, che ingoiavano ovuli, venivano soggetti a riti propiziatori woodoo. La seconda associazione, capeggiata sempre da un nigeriano, dedita sempre al traffico di droga, agiva nella stessa zona e aveva base in un call center. Sono state arrestate 22 persone, sequestrati quantitativi di droghe e somme di denaro di provenienza illecita. Buona parte dei proventi venivano riciclati e investiti in Nigeria, in alberghi e terreni.
Nel giugno 2013 a Catanzaro, in seguito a mandato d'arresto emesso dalla Romania, e' stata arrestata una cittadina romena per traffico di esseri umani e costrizione alla prostituzione; dello stesso mese e' l'operazione "Drum" con 61 arresti a Viterbo di cittadini italiani incriminati per traffico di droga. Altri arresti di nigeriani a Padova. A luglio, a Caltanissetta e' stata arrestata per traffico di esseri umani, tratta di persona e riduzione in schiavitu' di giovani donne costrette a prostituirsi, una donna originaria della Libia, Nike Adam, ricercata da qualche anno.
Ad agosto, a Palermo, la polizia ha liberato quattro donne costrette a prostituirsi nel parco della Favorita e ha arrestato una coppia di nigeriani che avrebbero organizzato l'immigrazione di ragazze dalla Nigeria. Il copione è quello consueto: l'obbligo di prostituirsi per raccogliere il denaro necessario per pagare il debito contratto con l'organizzazione. L'arresto e' scattato in seguito a denuncia di una ragazza nigeriana che doveva pagare 65.000 euro a due connazionali che avevano organizzato l'ingresso clandestino in Italia, arrestati con le seguenti imputazioni: istigazione e favoreggiamento della prostituzione, estorsione, violenza privata (botte e minacce), riduzione in schiavitu'. Indagati sono anche due palermitani che avevano ospitato sfruttatori e vittime. Le ragazze hanno avuto un permesso di soggiorno e hanno iniziato un percorso di reinserimento sociale.
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Il "Toto' Riina dei nigeriani"
Il 15 novembre del 2013 sul quotidiano "la Repubblica" veniva pubblicato un servizio su un cittadino nigeriano, Gabriele Ugiagbe, residente a Catania, definito il "capo dei capi", una "sorta di Toto' Riina dei nigeriani", che sarebbe alla guida degli Eye, un'organizzazione che gestisce in Italia e in Nigeria il traffico di esseri imbarcati per Lampedusa, il cui raggio d'azione si estenderebbe in vari paesi europei: Austria, Olanda e Spagna. A dire dell'autore dell'articolo, Francesco Viviano, Ugiagbe sarebbe alla testa di tutte le organizzazioni straniere operanti in Italia e avrebbe scalzato la gang nigeriana presente a Palermo, dove domina il gruppo Black Axe Confraternity, denominato anche The neo black mouvement of Africa, organizzazione nata negli anni '70 nell'universita' di Benin City. Il suo quartiere generale e' a Catania, dove accoglie i nigeriani che in Campania hanno avuto contrasti con gruppi camorristici e sono oggetto di indagini. In Spagna Ugiagbe avrebbe composto contrasti tra criminali provenienti dall'Italia che volevano creare una cellula autonoma. Cosa nostra non lo contrasta: le famiglie catanesi preferiscono restare in attesa, dato che il nigeriano non invade i settori in cui operano i mafiosi locali.
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Le inchieste piu' recenti
Un'inchiesta della polizia di Padova nel gennaio del 2014 ha portato all'arresto di cinque nigeriani componenti di un'associazione dedita al traffico di droga che passava attraverso la Svizzera. Sempre a gennaio a Palermo, nel mercato di Ballaro', c'e' un'aggressione a uno spacciatore nigeriano, di cui parleremo successivamente.
Dello stesso mese e' un'operazione "Transfer" condotta dalla squadra mobile di Palermo, con l'arresto di quattro nigeriani, di cui tre donne, accusati di aver favorito l'immigrazione clandestina di donne connazionali avviate alla prostituzione con minacce, violenze e con il ricorso ai riti woodoo. Le ragazze si prostituivano in provincia di Trapani. Qui, nel paese di Custonaci, nel dicembre del 2013, era stato trovato il corpo di Uwadia Bose, abitante a Palermo, che si prostituiva nelle campagne trapanesi.
Dei primi di gennaio e' pure un'operazione dei carabinieri di Roma, con l'arresto di 34 nigeriani imputati di associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di droga, riduzione in schiavitu', tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro sporco. L'inchiesta si e' svolta tra l'Italia e il Togo. Sempre a gennaio a Palermo, in seguita alla denuncia dei condomini, e' stata scoperta una casa d'appuntamenti gestita da un palermitano e da un romeno, in cui si prostituivano donne locali e donne che adescavano in via Lincoln.
In aprile a Roma un'inchiesta ha portato all'arresto di 13 persone, 12 nigeriani, tra cui 4 donne, e un italiano, imputati di sfruttamento della prostituzione, anche minorile, riduzione in schiavitu', spaccio di droga. A maggio, la procura di Agrigento ha arrestato cinque nigeriani accusati di associazione per delinquere e sfruttamento della prostituzione, finalizzata al reclutamento di giovani nigeriane prelevate con l'inganno e costrette a prostituirsi in Italia. L'inchiesta e' scaturita dalle dichiarazioni di una ragazza rifugiatasi in un centro di accoglienza di San Benedetto del Tronto, ed e' proseguita nonostante la scarsa collaborazione delle vittime, terrorizzate dai riti a cui erano state sottoposte. Gli investigatori sottolineano che il traffico di esseri umani per lo sfruttamento sessuale e' l'attivita' del crimine organizzato seconda per diffusione in Europa (non viene indicata qual e' l'attivita' al primo posto, presumibilmente il traffico di droga) e ha un fatturato annuo di 19 miliardi di euro. Il traffico di origine nigeriana e' ben organizzato, si concentra attorno alla figura femminile della maman e ricorre al ritualismo stregonesco per tenere in stato di dipendenza le donne e le loro famiglie.
A maggio un'inchiesta coordinata dal procuratore di Caltagirone (Catania) porta all'arresto di otto persone facenti parte di una banda specializzata in furti e nella gestione di un giro di prostituzione di giovani donne romene. Sono imputate di associazione a delinquere, violenza sessuale, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L'inchiesta ha riguardato anche un gruppo di palermitani che tentavano di operare nella zona, nell'ambito delle estorsioni e del traffico di droga. Il gruppo di Cosa nostra di Niscemi (Caltanissetta) avrebbe dato l'autorizzazione ma l'arresto del referente di Cosa nostra e del suo luogotenente avrebbe posto fine al tentativo dei palermitani. Un romeno e' stato ucciso nel gennaio del 2013 per un debito non pagato.
Nello stesso mese la corte d'assise di Bologna riconosceva il diritto al risarcimento del danno per una giovane nigeriana, condannando quattro imputati, gia' condannati in primo grado. Nel corso dell'anno sono stati scoperti a Palermo centri massaggi gestiti da cinesi e si e' posto il problema se dietro i vari centri ci sa una regia unica. A giugno la squadra mobile di Perugia ha catturato una donna nigeriana operante in un gruppo di trafficanti di droga smantellato con l'operazione "Turnover". Nel mese di luglio la squadra mobile di Palermo ha arrestato due nigeriani, un uomo e una donna, accusati di tratta di persone, Una ragazza di 17 anni, che era stata rapita in Nigeria, venduta e costretta a prostituirsi, ha denunciato gli sfruttatori alle operatrici dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Le indagini della squadra mobile sono state coordinate da un magistrato che fa parte di un pool costituitosi presso la procura di Palermo per le indagini sui reati riguardanti l'immigrazione. Del pool fanno parte sei magistrati.
Sempre a luglio un servizio del "Corriere della sera" forniva informazioni sui rapporti in Campania tra la camorra di Casal di Principe e la mafia nigeriana per il traffico di esseri umani e la prostituzione. I camorristi lasciano gestire ai nigeriani il mercato della prostituzione. Le donne sono considerate merci con un valore che va dai 10 ai 15 mila euro. Hanno un debito con i magnaccia sui 50 mila euro. Bisogna pagare alla camorra locale un pizzo per l'uso degli spazi pubblici tra 200 e 300 euro al mese. Inoltre i nigeriani pagano una tangente ai camorristi e garantiscono che le donne non stazionino nei luoghi dove abitano i boss. Come si vede, tra sfruttatori nigeriani e clan locali c'e' una perfetta convivenza. I clan locali danno in gestione ai nigeriani villette sulla Domiziana, dove vivono gli sfruttatori e nei sottoscala abitano le ragazze. Si parla di "connection house", per tuguri e case abbandonate, senza servizi, dove si svolge il traffico di droga e si esercita la prostituzione coatta. Si calcola che in case come queste vivano 25 mila persone immigrate.
Tra le inchieste piu' recenti particolare attenzione merita quella della Squadra mobile di Caltanissetta, in collaborazione con le Squadre mobili di Milano, Bergamo, Mantova e Parma, che nel febbraio del 2015 ha portato all'arresto di 20 persone, accusate di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico di stupefacenti, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Gli arrestati sono cittadini italiani e rumeni. L'inchiesta ha preso le mosse dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. E' stata individuata un'associazione mafiosa presente in vari comuni della provincia, che gestiva varie attivita', tra cui lo sfruttamento della prostituzione in collaborazione con cittadini rumeni, che sfruttavano ragazze provenienti da quel paese.
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La cosiddetta mafia nigeriana
Come abbiamo visto i termini impiegati per designare i gruppi interessati ai traffici illegali, e in particolare alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione, sono il piu' delle volte generici. Si parla di "bande criminali" o di "sodalizi criminali", di "organizzazioni criminali transnazionali", ma spesso anche di "mafia", con riferimenti alla terminologia adoperata per le mafie italiane e in particolare per la mafia siciliana. Si parla di "padrino" e anche di "capo dei capi", come nel caso del nigeriano residente a Catania e operante a livello transnazionale. Bisogna vedere se il termine "mafia" e altri termini ad esso correlati sono impiegati in base a una reale conoscenza del fenomeno mafioso come storicamente si e' configurato e a un'attenta lettura di fenomeni in qualche modo ad esso assimilabili o come ulteriore dilatazione dell'uso di una terminologia ormai consolidata che registra sotto quella voce qualsiasi forma di delittuosita' e di malcostume.
Sui gruppi criminali nigeriani negli ultimi anni si sono accumulate informazioni in ambito giudiziario e giornalistico e si sono svolte ricerche in ambito accademico.
Ci troveremmo di fronte a un fenomeno multiforme e poliedrico, si e' parlato infatti di "sistema composito", in cui interagiscono gruppi strutturati, piu' o meno rigidamente, e altri soggetti che si potrebbero fare rientrare nelle categorie dell'organizing crime o dei non corporate groups. Quindi un insieme a grande flessibilità e con grande capacità di adattamento alle esigenze poste da attività transnazionali che richiedono competenze e soggettività plurime. Fanno parte dei gruppi strutturati le cosiddette confraternite.
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Le confraternite nigeriane, da associazioni studentesche a organizzazioni criminali
Il 20 gennaio 2014 a Palermo, nel quartiere popolare di Ballaro', un giovane nigeriano viene aggredito da un gruppo di connazionali e ferito al capo. Sembra una banale lite fra "extracomunitari", ma il giovane ferito e' un trafficante che nascondeva una ventina di ovuli di droga e viene soccorso e arrestato da una volante della polizia. Si scopre che a Palermo opera un gruppo di affiliati a una comunita' nigeriana denominata Eiye Cult. Si tratta di un gruppo cultista, filiazione dell'associazionismo segreto che si sviluppa in Nigeria all'interno delle Universita' a partire dagli anni '50 del XX secolo, sul modello delle confraternite americane e delle associazioni di culto tradizionali. Il primo culto segreto, la Confraternita dei Pirati, fu fondato all'Universita' di Ibadan, filiale dell'Universita' di Londra, nel 1953 dallo studente Wole Soyinka, che nel 1986 sara' premio Nobel per la letteratura. La confraternita, composta inizialmente da sei studenti, aveva finalita' culturali e politiche: la formazione di una nuova classe dirigente, il rigetto della mentalita' coloniale e la lotta al colonialismo, la contestazione del tribalismo e dell'elitarismo, con l'uso di pratiche non violente. Sulle orme dei Pirati ben presto i culti studenteschi si svilupparono nelle universita' del Paese. Mentre il cultismo tradizionale raccoglieva gli anziani, sulla base della discendenza patrilineare, i nuovi culti hanno soggetti e fini diversi ma il filo che li collega al cultismo tradizionale e' dato dall'uso di riti iniziatici e di pratiche woodoo. Negli anni '60 i culti imboccarono altre strade, in corrispondenza con i mutamenti sociali e politici di quegli anni. Da una scissione dalla Confraternita dei Pirati, sorse la Eiye Confraternity e in seguito si formarono altri gruppi: i Black Axe, i Vikings, i Bucaneers, i Mafia, i Black Beret. Sorsero anche confraternite femminili, come Temple of Eden, Barracuda e Daughters of Jezebel.
La vera svolta del cultismo si verifico' attorno agli anni Ottanta; la moltiplicazione dei culti sfocio' in atti di rivalita' violenti nei campus di tutte le universita' nigeriane. La deriva violenta dei culti sarebbe avvenuta durante le dittature militari del generale Muhammadu Buhari e di Sani Abacha. Decenni di dittature militari violente e corrotte avrebbero infettato l'intero sistema, con forti ripercussioni sulla popolazione. La deriva criminale del cultismo sarebbe percio' collegata alla degenerazione della condizione politico-sociale del Paese. Sono gli anni in cui veniva bandito l'associazionismo universitario e si attuava il programma di aggiustamento strutturale imposto dal Fondo monetario internazionale, che comporto' il taglio della spesa pubblica e dei servizi sociali, la privatizzazione, il blocco salariale, l'aumento della disoccupazione e il peggioramento delle condizioni di vita. Il potere militare porto' alla proibizione dell'associazionismo universitario per impedire rimostranze anti-governative da parte di uno degli ultimi bastioni di opposizione alla dittatura golpista (Cabras 2012-13).
Questa ricostruzione rischia di somigliare un po' troppo alle vulgate che circolano ancora oggi sulla mafia siciliana, secondo cui ci sarebbe stata una degenerazione: organizzazioni all'inizio benintenzionate, sorte a tutela di diritti calpestati e alla ricerca di una giustizia negata (miti eziologici come i Beati Paoli, stereotipi come: prima c'era la mafia buona, ora c'e' la mafia cattiva, che uccide e traffica droghe), successivamente sarebbero tralignati in organizzazioni criminali. Non ci si puo' non chiedere come mai si e' verificato questo processo di degenerazione e la risposta non puo' essere legata solo al contesto e ai condizionamenti esterni. Piu' verosimilmente tali condizionamenti hanno interagito con peculiarita' interne e tra queste puo' aver avuto un ruolo il ricorso al magismo e a pratiche rituali tradizionali, acriticamente recepite, probabilmente sulla spinta della ricerca di uno statuto identitario e di un consenso comunitario.
Attualmente le confraternite costituirebbero il nucleo strutturato di un complesso sistema criminale in larga parte poggiante su bande e cellule scarsamente strutturate o, come oggi si direbbe, liquide. L'ammissione alle confraternite segue un rituale in cui la prova di "virilita'" consiste in un'aggressione di gruppo all'iniziando, sottoposto a una sorta di esame di resistenza fisica e psicologica.
In questo sistema un ruolo centrale hanno le madam o maman. Spesso si tratta di ex prostitute o di prostitute anziane che sono riuscite a crearsi uno status, essendo capaci di reclutare ragazze in patria, di controllarle sui luoghi in cui le costringono ad esercitare la prostituzione. Sono, a pieno titolo, imprenditrici criminali e in molti casi un esempio da seguire per le ragazze che vogliono passare da sfruttate a sfruttatrici, assicurando il perpetuarsi del ciclo. Ci sono collegamenti tra le maman? Da un'intervista con una funzionaria presso la questura di Palermo risulta che non sono state trovate prove di legami organizzativi; ci sarebbero collegamenti informali, ma capaci di consentire lo scambio delle ragazze e il loro trasferimento in altre citta' o in altre aree. Non ci sarebbe neppure un'organizzazione sovraordinata alle maman, all'espressione "mafia nigeriana" non corrisponderebbe una reale organizzazione di tipo mafioso.
L'uso dell'intimidazione e della violenza fa parte integrante di questo sistema. I riti woodoo avrebbero lo stesso ruolo che ha l'intimidazione nel sistema mafioso. Essi sono orientati a produrre un forte condizionamento psicologico: le vittime sono "convinte" che la mancata osservanza degli obblighi contratti (il pagamento del debito, la disobbedienza agli ordini) corrisponde a una violazione di un ordine sotto il controllo degli spiriti e da' luogo a punizioni divine. Le sanzioni in realta' sono molto concrete e vanno dalle percosse all'uccisione, mentre per le donne riottose lo stupro e le violenze sessuali sono abituali. E le ritorsioni spesso riguardano i familiari nella madrepatria, con minacce di morte e danneggiamenti.
A dare man forte ai gruppi piu' o meno strutturati sarebbe un'organizzazione legale, composta da avvocati e professionisti che assicurano servizi indispensabili per il funzionamento della macchina criminale e l'espletamento delle pratiche all'interno degli uffici. Isoke Aikptanyi, nel suo libro Le ragazze di Benin City, scritto con la giornalista Laura Maragnani, racconta che la sua disavventura, che la portera' sui marciapiedi di Torino, comincia con l'incontro con un avvocato, il cui studio e' nella zona piu' ricca di Lagos, "quella dove ci sono tutte le ambasciate" (Maragnani-Aikptanyi, 2007, p. 175). E gli sfruttatori con cui le donne contraggono il debito (gli sponsor) sono imprenditori criminali in grado di disporre le somme necessarie per il viaggio e gli altri servizi. Si puo' parlare di "borghesia mafiosa", "blocco sociale", utilizzando teorizzazioni elaborate per la mafia siciliana? Penso che si debba farlo con molte cautele, poiche' si corre il rischio di assimilare fenomeni che nascono da societa' e culture diverse e di scadere nello stereotipo che identifica con il termine "mafia" ogni forma di delittuosita' e di prepotenza e di avallare l'immagine mediatica della Piovra universale, che vorrebbe tutte le pratiche criminali unificate sotto un'unica regia e un unico comando. Il crimine contemporaneo e' una galassia in cui operano soggetti diversi e diversamente strutturati e i paradigmi utili per comprendere questa pluralita' debbono essere necessariamente elastici e aperti. E disancorati da stereotipi vecchi e nuovi.
(Parte prima - segue)
 
2. CONSIGLI DI LETTURA: CLAUDIO PAVONE, "SULLA RESISTENZA", A CURA DI GIANPIERO LANDI
 
Claudio Pavone, Sulla Resistenza, a cura di Gianpiero Landi, Centro studi Francesco Saverio Merlino, Castel Bolognese (Ra) 2021, pp. 32.
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Pubblicato come Quaderno n. 3, aprile 2021, de "La Bussola. Per un punto di vista socialista libertario sul mondo", questo prezioso fascicolo contiene (alle pp. 6-32) un'ampia intervista a Claudio Pavone fatta da Gianpiero Landi l'11 settembre del 1992, preceduta da una presentazione odierna del curatore (pp. 1-3) e (alle pp. 4-5) dalla sua presentazione che accompagnava alcuni brani dell'intervista pubblicati su "A. Rivista anarchica" n. 201, giugno-luglio 1993.
E' una lettura che vivissimamente raccomandiamo, per molte ragioni: e speriamo che avremo occasione di perlarne adeguatamente nei prossimi giorni. Ma ieri abbiamo ricevuto questo testo e subito lo abbiamo letto con profonda commozione; cosicche' lo segnaliamo fin d'ora a chi ci legge, e ringraziamo Gianpiero Landi per non averlo lasciato nel cassetto in cui ha riposato per trent'anni. E' una lettura illuminante e nutriente: persuasiva e ortativa alla lotta contro ogni fascismo, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; e un modo eccellente di ricordare e porsi ancora una volta alla scuola di un grande maestro di pensiero e azione, d'impegno intellettuale, morale, civile.
Per richieste: Centro studi Francesco Saverio Merlino, via Emilia interna 95, 48014 Castel Bolognese (Ra), e-mail: centro.studi.fsmerlino at gmail.com, labussolalibertaria at gmail.com, siti web collegati: www.centrostudifsmerlino.org/ e https://sito.libero.it/labussola/
 
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 47 del 10 aprile 2021
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