[Nonviolenza] Telegrammi. 4070



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4070 del 10 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Agnese ci ha lasciato
2. Ricordando Dietrich Bonhoeffer (con le medesime parole dette un anno fa)
3. Pasquale Pugliese: Alla corte del re Mida bellico. Lo scandalo della "transizione ecologica" a mano armata
4. Massimiliano Pilati: 17 gennaio 1991, lo spartiacque
5. Emily Dickinson: Forse di me non hanno bisogno
6. Umberto Santino: 3 novembre 1915: cento anni dall'assassinio di Bernardino Verro
7. Umberto Santino: Giovanni Orcel. Recuperare una storia collettiva
8. Alcuni riferimenti utili
9. Omero Dellistorti: Come diventai alcolista
10. Tre raccolte di racconti di Omero Dellistorti: "Il cugino di Mazzini", "Due dure storie" e "Storie nere dall'autobiografia della nazione"
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
 
1. LUTTI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: AGNESE CI HA LASCIATO
[Dal sito www.azionenonviolenta.it]
 
L’11 marzo 2021 se n'e' andata a 87 anni Agnese Gozzi. Per tutti i modenesi era l'Agnese Santi, con il cognome del marito come si usava in tempi meno sensibili al rispetto delle individualita'.
Agnese ha fatto molto per la sua citta'. Il Sindaco di Modena, al compimento degli 80 anni, le ha fatto dono della Bunessma (la "Bonissima", copia della storica statua che tutta Modena conosce e ama, alloggiata in un angolo del Palazzo Comunale su piazza Grande), che simboleggia la dedizione al prossimo, il "fare del bene", riconoscimento che viene conferito alle e ai modenesi che si sono spesi per il bene comune. Agnese lo ha fatto. Era nata nel 1933 a S. Felice sul Panaro, poi da bambina e' approdata a Modena nel quartiere della Crocetta, un quartiere operaio e popolare, quello delle Fonderie e del 9 gennaio 1950, dei lavoratori uccisi dalla polizia, un quartiere "difficile" anche in tempi vicini a noi, piu' povero e per questo piu' abitato dai meno abbienti, vecchi e nuovi cittadini di una Modena sempre piu' multietnica e plurale. Posto ideale per il generoso impegno di Agnese, per una sua particolare vocazione alla solidarieta' che l'ha fatta conoscere e amare nel suo quartiere e poi in tutta la citta'. Gli ultimi, i piu' bisognosi e in difficolta', sono stati il suo costante punto di riferimento. Anziani, giovani, famiglie, persone con disabilita', nuovi cittadini provenienti da ogni parte del mondo. Aveva iniziato il suo servizio come dirigente di Azione Cattolica nella chiesa di S. Caterina dove lo zio don Aristide era parroco.
Nel 1974 in parrocchia arrivo' come aiuto Padre Angelo Cavagna, dehoniano, prete operaio. Un incontro fondamentale: insieme fondano il Gruppo Volontari Anziani, il GVA. Poi nel 1977 nacque il GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia). E con il GAVCI un impegno tenace per l'obiezione di coscienza al servizio militare e per il servizio civile. I primi cinque obiettori di coscienza in servizio al GAVCI abitarono per 20 mesi (era questo allora il periodo del servizio civile) nel solaio della famiglia Santi, dove al pian terreno aveva sede l'associazione. Qui si svolgeva anche un doposcuola per i ragazzi in difficolta' scolastica. Seguirono anni di lotte per il diritto all'obiezione di coscienza al militare e per un servizio civile parificato col servizio militare. Il GAVCI, di cui e' presidente il figlio di Agnese, Eugenio, e' un'associazione laica nazionale che si e' sempre impegnata per la pace e la nonviolenza, contro le guerre e gli armamenti con molteplici iniziative. Il Movimento Nonviolento ricorda la preziosa collaborazione del GAVCI per la festa del cinquantesimo anniversario di Azione nonviolenta, nel 2014, nel cuore del quartiere Crocetta.
L'Agnese e' sempre stata l'anima del gruppo e con la sua semplicita', il suo sorriso e la sua forza interiore ha continuato per tutta la vita a testimoniare scelte di pace e nonviolenza nella vita quotidiana, a stare accanto a chi piu' ne aveva bisogno, a interessarsi alle famiglie in difficolta', agli anziani, ai giovani piu' fragili, agli immigrati, facendo della sua casa "aperta" un luogo di ospitalita' e accoglienza. La sua aspirazione di "lavorare per la pace" si e' sempre concretizzata nelle sue attivita' sociali e nello stimolare le persone a credere in se stesse, dando loro speranza, fiducia e forza.
Agnese ci ha lasciato l'11 marzo, alla vigilia del quarantaquattresimo anniversario del GAVCI e della giornata dedicata a San Massimiliano, patrono degli Obiettori di Coscienza. La ricordiamo con gratitudine e commozione.
 
2. MEMORIA. RICORDANDO DIETRICH BONHOEFFER (CON LE MEDESIME PAROLE DETTE UN ANNO FA)
 
Ricorre il 9 aprile l'anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer, l'illustre pensatore, pastore, teologo e resistente assassinato dai nazisti il 9 aprile del 1945.
E ricordandolo alle persone di volonta' buona impegnate come lui dalla parte dell'umanita' contro la morte e contro la violenza, ancora una volta invitiamo a porsi all'ascolto della sua meditazione, della sua lotta, della sua testimonianza.
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Una minima notizia su Dietrich Bonhoeffer
Dietrich Bonhoeffer, nato a Breslavia nel 1906, pastore e teologo, fu ucciso dai nazisti il 9 aprile del 1945; non e' solo un eroe della Resistenza, e' uno dei pensatori fondamentali del Novecento.
Tra le opere di Dietrich Bonhoeffer: Resistenza e resa (lettere e scritti dal carcere), Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1988; Etica, Bompiani, Milano 1969; presso la Queriniana di Brescia sono stati pubblicati molti degli scritti di Bonhoeffer (tra cui ovviamente anche Sanctorum Communio, Atto ed essere, Sequela, La vita comune); e' in corso presso la Queriniana l'edizione italiana dell'edizione critica delle opere di Bonhoeffer.
Tra le opere su Dietrich Bonhoeffer: Eberhard Bethge, Dietrich Bonhoeffer, amicizia e resistenza, Claudiana, Torino 1995; Italo Mancini, Bonhoeffer, Morcelliana, Brescia 1995; AA. VV., Rileggere Bonhoeffer, "Hermeneutica" 1996, Morcelliana, Brescia 1996; Giuseppe Ruggieri (a cura di), Dietrich Bonhoeffer, la fede concreta, Il Mulino, Bologna 1996; AA. VV., Dietrich Bonhoeffer: un pensiero per il futuro, "Testimonianze" n. 443-444, settembre-dicembre 2005; Eric Metaxas, Bonhoeffer. La vita del teologo che sfido' Hitler, Fazi, Roma 2012.
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Hic et nunc
Ed oggi qui, nel ricordo di Dietrich Bonhoeffer, ancora una volta esortiamo alla scelta di opporsi al male facendo il bene, di opporsi alla violenza con la nonviolenza.
Alla scelta di essere lievi su una terra che e' stanca.
Alla scelta di non opprimere alcuna persona ma anzi recare ad ogni persona aiuto e conforto.
Alla scelta di insorgere contro ogni abuso, contro ogni oppressione, contro ogni iniquita'.
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La tragedia dell'epidemia ci richiama alla consapevolezza
La tragedia dell'epidemia in corso ci richiama alla consapevolezza.
Alla consapevolezza della fragilita' di tutti gli esseri viventi e dell'intera biosfera.
Alla consapevolezza del dovere morale e civile di soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Alla consapevolezza di essere un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Alla consapevolezza dei limiti da non superare e della responsabilita' da non eludere.
Alla consapevolezza che dobbiamo condividere il bene ed i beni.
Alla consapevolezza che se questa dovesse essere anche per noi l'ultima ora, che quest'ultima ora ci colga mentre ci impegniamo per il bene comune, mentre generosamente doniamo quel che possiamo donare, mentre testimoniamo la dignita' umana che s'invera nella benevolenza e nell'accudimento.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere. Chi salva una vita salva il mondo.
Sia norma di ogni tua azione la massima antica e perenne: agisci verso le altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
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I due virus
E' agendo secondo scienza e coscienza, sapienza e prudenza, che si puo' sconfiggere il virus dell'epidemia.
Ed e' agendo con generosita' ed empatia che si puo' sconfiggere il virus del fascismo che l'epidemia accompagna.
Ogni vita umana e' un valore infinito: nessuno resti senza soccorso.
Alla retorica bellicosa, sciovinista e razzista degli irresponsabili prominenti che con i loro errori hanno contribuito al dilagare delle morti, opponiamo la parola della verita' e della pace, l'agire responsabile e solidale, l'aiuto immediato a chiunque ha immediato bisogno di aiuto.
All'ideologia della ricchezza e del consumo, dello sperpero e della rapina, dell'illimitato profitto e del disprezzo per i deboli ed i rapinati, opponiamo la semplicita' volontaria, la condivisione del pane e del cuore, il prendersi cura dell'umanita' e del mondo, la lotta nonviolenta contro tutte le menzogne, le violenze e le oppressioni.
Alla stoltezza e alla violenza di chi abusa dei propri privilegi per ridurre gli altri esseri umani a merci, a scarti, a nulla, opponiamo la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, comprende e sostiene. Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta nonviolenta per la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera.
Ai rapporti di dominazione, di sfruttamento, di asservimento, di vampirizzazione, avvelenamento e devastazione, opponiamo relazioni di umanita', di giustizia e liberta', di fraternita' e sororita', di rispetto per la vita, di resistenza all'oppressione, di resilienza, empatia, condivisione, guarigione.
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Alla scuola di Dietrich Bonhoeffer
Alla scuola di Dietrich Bonhoeffer la nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Non si estingua l'umanita' dell'umanita'.
 
3. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: ALLA CORTE DEL RE MIDA BELLICO. LO SCANDALO DELLA "TRANSIZIONE ECOLOGICA" A MANO ARMATA
[Dal sito di "Azione nonviolenta (www.azionenonviolenta.it).
Di Pasquale Pugliese riportiamo la seguente minima presentazione: "Sono impegnato da molti anni nel Movimento Nonviolento, oggi nella segreteria nazionale, e faccio parte della redazione di "Azione nonviolenta", rivista fondata nel 1964 da Aldo Capitini. A Reggio Emilia, dove ho scelto di vivere, dopo aver partecipato negli anni a "reti", "coordinamenti" e "campagne" ho contribuito a fondare e ad animare la Scuola di Pace. In occasione del Cinquantesimo anniversario della morte di Capitini ho pubblicato una "Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini. Elementi per la liberazione dalla violenza". Acquistabile qui: http://www.goware-apps.com/introduzione-alla-filosofia-della-nonviolenza-di-aldo-capitini-elementi-per-la-liberazione-dalla-violenza-pasquale-pugliese/ ]
 
Quando Alex Langer, da presidente del gruppo dei Verdi al parlamento europeo, introdusse il concetto di conversione ecologica mettendo in guardia dall'antico re Mida, che trasforma in oro tutto cio' che tocca, diventato simbolo del nostro tempo come "vero patrono dei culti del progresso e dello sviluppo", forse non poteva immaginare che un quarto di secolo dopo, nel nome della transizione ecologica il parlamento italiano, quasi unanimamente, avrebbe chiesto al governo di utilizzare parte delle risorse europee del piano di "ripresa e resilienza" in spese per armamenti, sacrificandole sull'altare dell'industria bellica. Novello re Mida bellico, che trasforma in spese militari risorse necessarie a far risorgere il Paese dallo schianto sociale della pandemia in corso.
Eppure Langer era stato chiaro nella sua visione lungimirante – "la conversione ecologica potra' affermarsi soltanto se apparira' socialmente desiderabile" – indicando la via di una necessaria trasformazione culturale, prima che politica, affinche' cio' potesse determinarsi: "Sinora si e' agito all'insegna del motto olimpico citius, altius, fortius (piu' veloce, piu' alto, piu' forte), che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civilta', dove l'agonismo e la competizione non sono la nobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensi' la norma quotidiana ed onnipervadente", adesso e' necessario transitare ad "una concezione alternativa che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in lentius, profundius, suavius (piu' lento, piu' profondo, piu' dolce)".
Invece il governo Draghi, e la grande maggioranza politica che lo sostiene – immersi in una narrazione bellica della pandemia che ha gia' generato un uomo di punta dell'industria degli armamenti a capo del ministero della "transizione ecologica", un generale con le stellette a commissario straordinario all'emergenza virus ed un capo della protezione civile (sic!) che invoca "norme di guerra" – pensano di usare una quota dei 220 miliardi di euro destinati al Recovery plan per recuperare ancora piu' potenza, velocita' e forza al complesso militare-industriale. Ossia investire nell'agonismo estremo delle armi, sottraendo risorse alla resilienza civile e sociale.
Nelle Linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza licenziato dal parlamento si raccomanda infatti di "incrementare la capacita' militare dando piena attuazione ai programmi di specifico interesse volti a sostenere l'ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare, promuovendo l'attivita' di ricerca e di sviluppo delle nuove tecnologie e dei materiali, anche in favore degli obiettivi che favoriscano la transizione ecologica, contribuendo al necessario sostegno dello strategico settore industriale e al mantenimento di adeguati livelli occupazionali nel comparto". Altro che "socialmente desiderabile", qui siamo ad una sedicente "transizione ecologica" a mano armata, la cui prima violenza e' all'intelligenza e alle sofferenze degli italiani.
Non solo una richiesta inaccettabile ma un vero e proprio scandalo, come ha tuonato papa Francesco il giorno di Pasqua: "La pandemia e' ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica e' molto pesante, specialmente per i piu' poveri; malgrado questo – ed e' scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo e' lo scandalo di oggi". Eppure la societa' civile organizzata nella Rete Italiana Pace e Disarmo – ispirandosi anche alla lezione di Alex Langer – aveva avanzato dodici proposte civili (che al contrario dell'industria bellica non e' mai stata chiamata ad illustrare alle commissioni parlamentari), tra le quali investire prioritariamente nel sistema sanitario pubblico universale, nella scuola, nella messa in sicurezza del territorio, nell'industria e nella produzione pulita, sostenibile, civile, nel lavoro stabile e sicuro, nell'economia disarmata, nella cooperazione e nella solidarieta' interne e internazionali.
La next generation, la prossima generazione, di cui la politica si riempie quotidianamente la bocca, richiede un'autentica conversione ecologica dell'economia, che passa anche dalla riconversione sociale delle spese militari, dalla riconversione civile dell'industria bellica, da politiche attive di pace che generano dividendi di pace, necessari per la costruzione delle difese dalle vere minacce al presente ed al futuro di tutti: quelle ecologiche, pandemiche, sociali. Le risorse del Recovery plan avrebbero potuto rappresentare un'importante occasione in questa direzione, per una grande conversione ecologica e culturale, invece siamo genuflessi piu' che mai alla corte del re Mida bellico.
 
4. MEMORIA. MASSIMILIANO PILATI: 17 GENNAIO 1991, LO) SPARTIACQUE
[Dal sito di "Azione nonviolenta (www.azionenonviolenta.it).
Di Massimiliano Pilati riportiamo la seguente minima presentazione: "Vivo a Lavis, in Trentino, con mia moglie Francesca e le mie figlie Margherita e Anna e le gatte Zoe e Titu'. Sono agronomo e lavoro nel campo dell'agricoltura biologica, cosa che mi permette di vedere anche gli angoli rurali piu' nascosti della nostra splendida regione. A Lavis, dove vivo, ho fondato e partecipato per vari anni alle attivita' di "Impronte – laboratorio di Partecipazione", un contenitore con il quale cercavamo di essere attive/i sul territorio. Sono attivista e membro del direttivo nazionale del Movimento Nonviolento, associazione fondata da Aldo Capitini per la quale, tra le altre cose, sono responsabile del sito azionenonviolenta.it e dei suoi social media. Sono Presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani e membro del Consiglio di Amministrazione del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento"]
 
17 gennaio 1991: "Lo spartiacque" lo chiamano gli amici di "Un Ponte Per..." in un loro recente webinar dedicato a quei giorni.
Per me, allora diciasettenne, quella prima guerra del Golfo fu realmente uno spartiacque; segno' infatti indelebilmente la mia vita e mi caccio' dentro un gorgo dal quale ancora non sono uscito e non voglio uscire: quello dell'opposizione integrale alle guerre e alla loro preparazione, quello della scelta fortemente antimilitarista.
Trenta anni fa non parlavo di scelta nonviolenta (arrivera' qualche anno dopo...) ma in quei giorni cominciava a formarsi il mio impegno che, ahime' (visto che le guerre continuano), mi porto dietro tuttora.
A dire il vero fu anche un periodo molto bello e intenso: i collettivi, il coordinamento degli studenti contro la guerra, le manifestazioni e soprattutto le centinaia di riunioni per prepararle. Conobbi tanta bella gente e furono giorni di straordinario impegno.
Come dimenticare la rabbia per l'Italia entrata formalmente in guerra e le discussioni interminabili citando di continuo l'articolo 11 della Costituzione? la ricerca spasmodica di informazioni (e il rendersi conto per la prima volta che non tutto quello che passavano i giornali e i telegiornali era verita'...), le immagini in notturna con i traccianti della contraerea sull'Iraq e l'orrore delle bombe.
Centinaia e migliaia di bombe sul popolo iracheno... Centinaia di migliaia di morti anche tra la popolazione civile e anche per mano di piloti e mezzi italiani...
No, io non dimentico e si', il mio impegno contro questa barbarie continua.
 
5. MAESTRE. EMILY DICKINSON: FORSE DI ME NON HANNO BISOGNO
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1369]
 
Forse di me non hanno bisogno -
o forse si' -
io lascero' il mio cuore giusto in vista -
puo' darsi che un sorriso modesto come il mio
sia proprio cio' che ci vuole per loro
 
6. MEMORIA. UMBERTO SANTINO: 3 NOVEMBRE 1915: CENTO ANNI DALL'ASSASSINIO DI BERNARDINO VERRO
[Dal sito del Centro Impastato di Palermo (www.centroimpastato.com) riproponiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 4 novembre 2015 con il titolo: "Il corleonese che sfido' la mafia. Bernardino Verro il sindaco dei contadini".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]
 
"Picciotti, andate a casa... Fra poco piove e questi due passi li faccio da solo". Siamo a Corleone, e' il 3 novembre del 1915, sono passate le 15, il sindaco socialista Bernardino Verro e' uscito dal municipio, lo accompagnano due guardie municipali che gli fanno da scorta poiche' e' da molti anni nel mirino della mafia. A pochi metri dalla sua abitazione lo raggiungono dei colpi di rivoltella. Cade e un sicario per finirlo gli spara alla nuca. Cosi' muore uno dei protagonisti delle lotte contadine in Sicilia, avviate con i Fasci siciliani e continuate negli anni successivi.
Verro, che ha 49 anni, essendo nato nel 1866, ha avuto una vita avventurosa. Da ragazzo e' stato espulso dalle scuole del Regno, dopo ha trovato un posticino all'ufficio anagrafe bestiame del Comune ma e' stato licenziato per aver fondato nel 1892 un circolo radicale, "La Nuova Eta'". Stringe rapporti con i socialisti e nel settembre dello stesso anno fonda il Fascio dei lavoratori. Viene a sapere che agrari e mafiosi vogliono ucciderlo. Un mafioso lo avvicina e lo rassicura: a volerlo morto sono gli agrari, non i mafiosi. Nell'aprile del 1893 ha accolto l'invito di un "fratuzzo", cosi' si chiamavano i membri della mafia corleonese, di far parte dell'organizzazione mafiosa. E in un suo memoriale descrive la cerimonia di iniziazione: il giuramento, la puntura del dito, il sangue asciugato con un foglio di carta con il disegno di un teschio, che viene bruciato, lo scambio del bacio con i presenti. Ma la ragione che lo ha spinto a diventare "fratuzzo" e' solo il desiderio di aver salva la vita o c'e' dell'altro? Pensa di tirare dalla sua parte i mafiosi, che i nemici dei contadini alla loro prima esperienza significativa di lotta organizzata sono i proprietari terrieri e che la mafia sia una sorta di società di mutuo soccorso, anch'essa schierata contro gli agrari? Il Fascio e i fratuzzi hanno la stessa base sociale, formata soprattutto da contadini, e quindi e' possibile mettere in campo un fronte comune? Ha voluto vedere con i suoi occhi cos'e' la mafia del suo paese?
Quel che e' certo e' che nel corso del 1893, il grande sciopero agrario, cominciato ad agosto e che durera' fino a novembre, vede Bernardino Verro alla testa delle lotte, mentre i fratuzzi boicottano lo sciopero, organizzano il crumiraggio e le strade si dividono. I mafiosi se la legheranno al dito: lo considerano un traditore ma temono soprattutto le sue doti di organizzatore e meditano una vendetta che prima o poi trovera' l'occasione per essere eseguita.
Verro intanto assume un ruolo di primo piano nel movimento contadino e nella vita politica. Lo sciopero agrario che raccolse piu' di 50.000 persone, viene dopo il congresso del 31 luglio che delibero' i patti di Corleone, l'atto di nascita del sindacalismo contadino: per la prima volta si regola il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori. Ma alla fine del 1893 e nei primi giorni del '94 il movimento dei Fasci si conclude nel sangue, con piu' di cento morti per mano delle forze dell'ordine, su ordine del capo del governo Francesco Crispi e dei campieri mafiosi. I Fasci vengono sciolti, Verro e gli altri dirigenti vengono processati e condannati. Rientra a Corleone dopo l'amnistia, costituisce la Federazione della terra che viene sciolta. Subisce un'altra condanna e si reca in America a predicare il verbo socialista. Al ritorno a Corleone fonda una cooperativa di consumo. Viene eletto al consiglio comunale. In seguito a una condanna per alcuni articoli pubblicati sul foglio "Lu Viddanu" va in esilio in Tunisia e a Marsiglia. Ritorna nei primi mesi del 1905. Nel giugno del 1906 fonda l'Unione agricola per gestire l'affittanza collettiva, che sostituisce il gabelloto mafioso con la cooperativa contadina. Intanto la mafia ha impugnato di nuovo le armi: nell'ottobre 1905 ha ucciso il contadino socialista Luciano Nicoletti, nel gennaio del 1906 Andrea Orlando, medico socialista, nel 1911 a S. Stefano Quisquina cadra' Lorenzo Panepinto, dirigente socialista. Ma i mafiosi non usano solo la violenza, fanno politica, controllano l'amministrazione di Corleone e la cassa rurale cattolica S. Leoluca. Verro denuncia le collusioni e il 6 novembre 1910 subisce un attentato. Successivamente, su accusa del cassiere dell'Unione, Angelo Palazzo, un personaggio borderline, Verro viene incriminato per aver falsificato delle cambiali e deve fare dieci mesi di carcere. Nel luglio del 1913 rientra in paese e con le prime elezioni a suffragio universale maschile, introdotto nel 1912, nel giugno del 1914 viene eletto consigliere comunale e sindaco. Per i mafiosi Verro sindaco e' molto piu' pericoloso del Verro organizzatore delle lotte contadine e che il clima sia cambiato e' evidente: dietro gli arresti e le proposte di ammonizione che cominciano a fioccare deve esserci la sua mano. Palazzo dichiara: Verro "si e' dato anima e corpo alla questura". La reazione mafiosa arrivera' il 3 novembre del 1915.
Tredici persone, tra cui Palazzo, vengono rinviate a giudizio come mandanti dell'assassinio, ma il processo, iniziato il 4 maggio del 1918, si conclude con la loro assoluzione, grazie anche al comportamento dell'accusa. Il pubblico ministero Edoardo Wancolle dichiara di condividere le tesi dei difensori degli imputati e abbandona l'accusa. Si replica il copione del processo agli imputati dell'assassinio di Panepinto. La sentenza di rinvio a giudizio diceva chiaramente che a Corleone c'e' la mafia, che quanto scrive Verro nel suo memoriale risponde al vero, che le modalita' del suo assassinio sono mafiose: "rimane evidente che siffatto delitto non fu consumato da comuni delinquenti, ma da delinquenti consci di poter contare se visti nell'altrui silenzio per quella potenza intimidatrice nascente da una organizzata associazione a delinquere". Ma la conclusione e': il delitto e' mafioso pero' gli imputati, tra cui figurano mafiosi notori, non lo hanno commesso.
La memoria di Verro ha stentato a farsi strada. Un busto collocato nel 1917 scomparve nel 1925, solo sessant'anni dopo e' stato collocato un altro busto ed e' stata posta una lapide sul luogo del delitto. Un nuovo busto e' stato collocato nella piazza principale di Corleone nel centenario dell'assassinio. Nel 1974 esce un libro di Salvatore Mangano, nel 1989 uno di Nonuccio Anselmo e nel 1994 Dino Paternostro ha ricostruito questa e altre storie di un'antimafia sconosciuta. A Verro dedicano pagine gli storici Francesco Renda, Giuseppe Carlo Marino, Salvatore Lupo, John Dickie. Chi scrive ha voluto raccontare queste vicende nella Storia del movimento antimafia, dai Fasci siciliani ai nostri giorni, ma ancora oggi gran parte di questa storia rimane sepolta dallo stereotipo secondo cui tutto sarebbe cominciato solo alcuni decenni fa e si sono formate classifiche e graduatorie, con vittime di serie A e di serie B. E Corleone, nonostante le lotte contadine siano continuate nel secondo dopoguerra con una grande partecipazione e hanno visto il sacrificio di Placido Rizzotto, negli ultimi anni e' diventata solo o soprattutto la patria di Riina e Provenzano, la location del Padrino. Il Centro antimafia, sorto nel 2000 con i migliori auspici, si e' arenato con l'elezione di sindaci che hanno ben poco da spartire con l'impegno antimafia. Per fortuna i giovani delle cooperative per l'uso sociale dei beni confiscati hanno dato nuove gambe alla memoria.
 
7. MEMORIA. UMBERTO SANTINO: GIOVANNI ORCEL. RECUPERARE UNA STORIA COLLETTIVA
[Dal sito del Centro Impastato di Palermo riproponiamo il seguente intervento del 2015]
 
Il 14 ottobre la Cgil, il Centro Impastato e l'amministrazione comunale rappresentata dal vicesindaco Emilio Arcuri hanno ricordato Giovanni Orcel, il dirigente sindacale assassinato nel 1920, prima in corso Vittorio Emanuele, davanti alla lapide che lo ricorda, posta sulla facciata della Biblioteca regionale, all'incrocio con via Collegio Giusino, il luogo in cui fu ucciso, e successivamente nell'aula magna dell'Istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III.
Orcel, segretario della Fiom (Federazione italiana operai metallurgici), e' una delle figure piu' rappresentative di una stagione di lotte che si apri' nel primo dopoguerra, con le occupazioni delle terre e culmino' con le mobilitazioni operaie del 1919-1920, anni che sono passati alla storia come "biennio rosso". La Sicilia diede un contributo significativo, ma che ancor oggi viene ignorato dai libri di storia piu' diffusi. A Palermo la Fiom aveva duemila iscritti, in gran parte operai del Cantiere navale e della ferriera Ercta. In provincia c'era un forte movimento contadino, alla cui testa erano dirigenti prestigiosi come Nicolo' Barbato a Piana dei Greci, uno dei capi dei Fasci siciliani, Giuseppe Rumore e Nicolo' Alongi a Prizzi. La mafia, preoccupata per la crescita delle mobilitazioni, ricorse ancora una volta alla violenza, uccidendo nel gennaio del 1919 Giovanni Zangara, dirigente contadino e assessore socialista a Corleone, nel settembre dello stesso anno Giuseppe Rumore e nel febbraio del 1920 Alongi. Ma a reprimere le lotte contadine non c'era solo la mafia. Nell'ottobre del 1919 a Riesi le forze dell'ordine, capitanate dal commissario Messana, che ritroveremo negli anni '40, con la strage di Portella della Ginestra, spararono su una manifestazione di contadini, uccidendone undici. E sempre le forze dell'ordine nel luglio del 1920 a Randazzo aprirono il fuoco sui contadini, causando nove morti e vari feriti e sempre a luglio a Catania ci furono sette morti tra i partecipanti a un comizio dei dirigenti socialisti Maria Giudice e Giuseppe Sapienza (oggi vengono ricordati piu' per essere genitori della scrittrice Goliarda Sapienza, la cui opera e' stata riscoperta negli ultimi anni, che per la loro attivita' politica).
Orcel si muove sulla scena palermitana sperimentando una linea che si contrappone a quella dominante nel sindacato e nel Partito socialista, moderata e opportunista. La linea alternativa, che si potrebbe definire "proto comunista" (il foglio diretto da Orcel si intitolava prima "La dittatura operaia", poi "Dittatura proletaria"), si sviluppa ponendo accanto alle rivendicazioni operaie per le otto ore e i miglioramenti salariali temi piu' generali come il carovita. Mentre la violenza mafiosa miete altre vittime (a settembre del 1920 nella frazione Raffo di Petralia Soprana furono uccisi i consiglieri comunali socialisti Paolo Li Puma, parente di Epifanio, il dirigente contadino ucciso nel 1948, e Croce Di Gangi, il 3 ottobre a Noto cade il sindacalista socialista Paolo Mirmina) a Palermo nell'estate dello stesso anno il padronato ricorre a una raffica di licenziamenti e sospensioni in gran parte di aderenti alla Fiom. Nei primi di settembre gli operai occupano il Cantiere navale e avviano l'autogestione. Tra le produzioni c'e' una nave intitolata ad Alongi. A simboleggiare un progetto e una prassi unitaria di cui Alongi e Orcel sono i principali organizzatori. Nei giorni dell'occupazione il Cantiere, presidiato dal servizio d'ordine degli operai (le "guardie rosse"), e' aperto ai familiari degli operai e ai cittadini, per mostrare che la fabbrica piu' importante della citta' e' un patrimonio collettivo, oggi si direbbe un "bene comune": una indicazione che si potrebbe riprendere anche oggi, con il riproporsi della crisi del Cantiere.
Gli operai riescono a firmare un accordo con il padronato che non viene rispettato e Orcel, conclusa l'occupazione, e' isolato e attaccato come estremista e pensa di continuare la sua azione proponendosi come candidato alle elezioni provinciali. Il pugnale del sicario lo raggiunge la notte tra il 13 e il 14 ottobre. L'assassinio e' rimasto impunito, nonostante che si sia indicato come mandante un capomafia di Prizzi, Silvestro Gristina, probabile mandante anche dell'omicidio di Alongi. Il sicario di Orcel viene assassinato e anche il capomafia sara' ucciso. Si e' parlato di una "giustizia proletaria" a fronte di una giustizia negata. Per Orcel come per altri sindacalisti e militanti del movimento antimafia, non solo di quegli anni.
Nel corso delle iniziative per ricordare Orcel si e' detto che bisogna ricostruire una memoria che vada oltre le celebrazioni dei personaggi piu' noti ma riproponga una storia collettiva. Occorrono segni, come la lapide per Orcel o quella piu' volte proposta per i Fasci siciliani, da porre sulla facciata di palazzo Cefala', in via Alloro. dove il 22 maggio del 1893 si svolse il congresso dei Fasci, e strutture come il Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia. E bisognerebbe rinnovare la toponomastica cittadina, in gran parte viceregia e monarchica. A Crispi, protagonista del Risorgimento ma pure massacratore dei Fasci, e' dedicato un monumento con la scritta "La monarchia ci unisce..." e gli sono intitolate strade e scuole. La scuola in cui il 14 ottobre scorso si e' svolto un incontro con docenti e studenti, e' dedicata a un sovrano sabaudo che ha gravissime responsabilita' nell'avvento del fascismo. L'Istituto vanta un rapporto storico con il Cantiere navale, ricordato dal preside e da un operaio del Cantiere, e ha elaborato un progetto per la sistemazione dello spiazzo davanti al Cantiere intitolato a Orcel. Non sarebbe piu' coerente con la sua storia e il suo impegno se sulla facciata dell'Istituto si ponesse la scritta: "Istituto tecnico industriale Giovanni Orcel gia' Vittorio Emanuele III"? A segnare un percorso e una scelta.
 
8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: COME DIVENTAI ALCOLISTA
 
Signore e signori, buonasera. E grazie di essere qui convenuti.
Prima di cominciare questa conferenza ci tengo a dire che lo so che l'alcole fa male, come il tabacco e la lussuria. Sono un pover'uomo ma non sono un imbecille.
E allora perche' bevi? direte voi. Bravi, e' quello che direi anch'io. Se non che questa domanda rivela la verita' che non si puo' nascondere, ed e' proprio il caso di dirlo: in vino veritas. E la verita' che non si puo' nascondere e' che chi fa questa domanda non ha bevuto mai. E allora che chiacchiera a fare? Che ne sa? Or tu chi se', che vuoi sedere a scranna, per giudicar di lungi mille miglia, con la veduta corta d'una spanna, eh? eh?
Intendiamoci: non dico in senso assoluto. Assoluto: che bella parola, eh? Ma adesso non voglio parlare dell'assoluto, m'avete invitato per parlare dell'alcole, no? Dell'assoluto vi parlo un'altra volta, dopo che avro' assolto il compito presente. Io sono sempre per l'assoluzione. Certo che qualche sbevazzata pure voi, magari di nascosto, no? E chi potrebbe campare senza trincare? Gli angeli, forse, che sono intelligenze purissime; ma voi ci stareste a fare a cambio e diventare intelligenze purissime e privarvi cosi' dei piaceri della carne? Io non credo, non credo proprio. Sarete pure astemi, salutisti, giogghingari e e pilateschi, ma proprio fessi fessi io dico di no, neppure voi volete privarvi di tutti tutti i piaceri della carne, anche se volete fare i giudiziosi, certo; ma perche' volete fare i giudiziosi? per campare di piu', e' chiaro; e perche' volete campare di piu'? Per continuare a godere dei piaceri della carne, quod erat demonstrandum.
Mi ricordo i tempi della cerca dell'oro nel Klondike, dei segnali di fumo nella piana polacca, delle file di capestri sulla quarta sponda dell'impero, quando con Ciampicone si veleggiava per i sette mari. Che ci avevamo l'impero, ve l'hannno insegnato a scuola? C'e' su internet? Le gite ai castelli romani, i viaggi in mongolfiera, l'amico Passepartout. Elle est retrouve'. Quoi? L'eternite'.
Ma torniamo all'alcole. Io qui proclamo e affermo in scienza e coscienza che non capisce il piacere sublime dell'alcole solo chi non lo ha mai provato. Provato e riprovato insieme, va da se', poiche' la riprovazione aggiunge un piacere ulteriore, un godimento in piu'. Siamo poveri peccatori, si sa. E perche' siamo poveri peccatori? Perche' se fossimo ricchi peccatori non ci chiamerebbero peccatori ma signor dottore o eccellentissima eccellenza, guest star, eminenza reverendissima, e allora si' che giorno e notte le anguille di Bolsena e la vernaccia. Diciamoci le cose come stanno: peccare ci piace. E perche' ci piace? Perche' e' qualcosa, mentre il non peccare che e'? eh? Che sarebbe non peccare, eh? eh? Sarebbe nulla. E tra l'essere e il nullla noi scegliamo l'essere, anche se e' solo l'essere qualcosa e non l'essere nella sua totalita'. Ma noi siamo totalitari? No, no che non siamo totalitari, vorremmo esserlo ma non lo siamo, e perche'? perche' a noi il totalitarismo non ci si confa', questo e' il duro nudo terribile vero: a noi si confa' l'infinito, e allora ecco che ci piace l'infinito e l'ermo colle, e l'alcole e la gita fuori porta nei castelli romani. Ci siete mai stati nei castelli romani, nella piana polacca? No? No? Eh, poverelli voi, vi compatisco, sissi', eccome se vi compatisco, io compatisco tutti. E perche' compatisco tutti? Perche' siamo tutti degni di compassione. Ecco perche'. Io la vedo cosi'. E perche' la vedo cosi'? Perche' sono sentimentale, e' chiaro. Ci ho tutti i sentimenti, le funzioni psichiche superiori, e mi piace la poesia ingenua e sentimentale; e perche' mi piace? Perche' bisogna essere assolutamente moderni. Moderni ma anche antichi. C'e' qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: e cosa c'e' di piu' tradizionale della ciucca? Ne vogliamo parlare? Chi era il primo ciucco della storia, eh? Chi era? Forza che lo sapete. Noe' era. E chi era Noe'? Quelle che dopo il diluvio universale ha ricostituito la vita sul pianeta, altro che struffoli: la vita sul pianeta, con tutte le bestie e le piante e il terriccio, i sassi, i chiodi arrugginiti e i cocci di vetro e di plastica, gli acquedotti romani, le scintille nelle praterie, i deserti e le montagne: che poi sarebbero il regno  minerale. Che se non c'era il regno minerale il regno vegetale dove lo mettevi? Sospeso per aria? E il regno animale? E l'impero romano? Ci siete mai stati in gita fuori porta ai castelli romani? e sulla linea del Don? nella piana polacca? Sono soddisfazioni, sono.
E che era l'umanita' senza Noe'? Niente. E senza l'impero romano? Un volgo disperso che nome non ha. E vi piacerebbe a voi non averci neppure un nome? Gia' siete pezzentoni che mettete paura, pensate se non ci avevate neppure un nome. E come si fa a farsi un nome? Con i pensieri, le parole, le opere e le omissioni. I pensieri ce li abbiamo tutti, che bisogno c'e' di rompere le scatole alla gente a dirgli che ci abbiamo i pensieri, ognuno ci ha i suoi, come le croci. Le parole sono solo parole, blablabla, barbarbar, tu prometti, prometti, prometti, quelli abboccano, e poi fai come ti pare. Ma le opere, le opere sono la meraviglia delle meraviglie: Rossini, Verdi, pure Puccini ci metto. E che dicono le opere? Che dicono? Dicono: libiam nei lieti calici. Avete sentito? Lieti. Lieti calici. E che c'e' nei calici per renderli e renderci lieti, eh, che c'e'? La soda caustica? Il lisoformio? Il - con rispetto parlando - percolato delle galline? None, none, none. C'e' la spremuta di uve, ecco che c'e' nei lieti calici. E questa e' cultura, mica pizza e fichi.
Mi ricordo di quand'ero ministro delle colonie. Non ve l'avevo detto ch'ero ministro delle colonie? Quelli si' che erano bei tempi. Gli si dava giu' a dir di si', e il popolaccio nostro piu' ne affogavamo e piu' era contento. Io sono sempre stato antiproibizionista. Totalitario e antiproibizionista. Se uno e' una belva bionda ci avra' pure il suo buon diritto di fare le cose belvose. Si dice belvose? O belvesche? O belverecce? Insomma, quelle cose li', che tutti possono essere belve bionde anche se ci hanno i capelli mori o magari sono calvi. Basta averci la voglia di fare la difesa della patria e della razza. Sangue e suolo, come diceva il poeta. Pure il sangue non e' male, ma il vino, il vino e' insuperabile. Che poi lo sapete come si dice, no? Che il vino fa buon sangue. Piu ne stendevamo e piu' trincavamo, e la gente ci votava, ci votava, che ci aveva gusto a fare la difesa della patria, i padroni a casa nostra, le ruspe in azione. E le gite fuori porta, ai castelli romani, sulla piana polacca. Quella era vita.
Mi chiamavano capitano, mio capitano. Ne combinavamo piu' di Carlo in Francia e dove passavamo non cresceva piu' l'erba. E che restava? le vigne del testo restavano, l'ingens sylva degli alberi della scienza del bene e del male, l'abbazia di Theleme a Dublino il 16 giugno 1904, e la parola d'ordine, la parola magica: Riverrun. La parola d'ordine, la parola magica: Trinch, c'est a' dire buvez. Ne so certe di parole magiche che neanche Agnolo Poliziano, neanche John Florio.
Giocavamo a hockey sul ponte dei corvi, strappavamo i capelli alla gente con le mani senza guanti uno strattone e via, bruciavamo la giungla nera e i suoi misteri, quando la patria chiama si fa quello che si deve fare. Mi fanno ridere quelli di poi che pretendevano di mettere becco. Che ne sapevano loro dell'inflazione? che ne sapevano del trionfo della volonta'? Ecco, certe volte mi prende la sbronza triste. Ma divertiti ci eravamo divertiti. All'ora di cena veniva a tavola il fantasma della contessa e il poeta scriveva tutto che tanto non lo capiva nessuno. Bastava lanciare l'insegna della legione nel mezzo della mischia. Sono uno di fede, io: ci ho la collezione delle monete d'oro col duce. Mi chiamavano Borraccione, facevo il vicesceriffo con Gion Uein. Le so tutte, ne abbiamo combinate di certe, ci siete mai stati ai castelli romani? L'avete mai vista la piana polacca? Con tutto quel fumo che usciva dal camino. Sono pure stato ministro, ve l'ho detto? Mi volevano ancora al governo ma adesso mi dedico alle orchidee e ai buoni mangiarini. E alle conferenze, che mi piace condividere il pane degli angeli. Se poi c'e' un buffet degno del nome, degno degli avi, degno di tutte le degnita' di quel napolitano dei corsi-concorsi. Un mucchio di denti d'oro. Si beveva forte, se non bevevi forte come facevi? Alla gente gli piace il capo forte, la capatosta, il maschio alfa, ma per essere il capo forte devi farti coraggio con l'alcole, che a me tutte quelle altre schifezze non mi piacciono mica, non e' nelle nostre tradizioni, nella nostra cultura. Nella nostra cultura c'e' l'olivo e il lauro, il cavallo e il vino. Pure la ghianda, quando non c'e' di meglio. Io mica sono uno schizzinoso. se eri uno schizzinoso nel partito non ti ci prendevano, non ti ci mettevano a fare il ministro. Ve l'ho detto che ero ministro delle colonie? E dei castelli romani ve l'ho detto? La bandiera, quella fu l'ideona, il rosso tutto intorno, il cerchio bianco e dentro nero quel sole nascente coi ganci, gli uncini, gli artigli: sembrava di respirare il napalm. A Milano, nel '43. L'oro alla patria e la patria eravamo noi, noi: la patria e la razza. Patrioti ergo galantuomini. La piana polacca, il fumo del camino, per essere un superuomo ci vuole l'alcole: un gotto, un aiutino; un gotto, un aiutino; un gotto, un aiutino, e si fa quello che si deve fare, senza pensarci, ridendo e scherzando, la banalita' del radicale, la radice dell'essere e il suo pastore nella foresta nera che gioca al piccolo chimico, al piccolo mago. E quelli morivano e noi restavamo vivi. Vivi, vivi. Vivi. Quelli cenere e noi ciccia, quelli niente e noi ancora tutto, tutto, tutto. Basta la parola a capire che e' meglio essere tutto che niente. E piu' scannavamo e poi magnavamo, e piu' magnavamo e piu' trincavamo, e tutte le sere in televisione a predicare ai fessi che stessero zitti e buoni che c'era la pandemia e lasciassero fare a noi, e facevamo, facevamo, facevamo. E i voti a carrettate, facevi vedere la testa mozzata di uno di quelli e giu' i voti a carrettate. Viva le catene, strillavano tutti. Certo, il fegato ne risente. Ma tanto non hanno inventato i trapianti? E allora giu' zozza e zozza e zozza, come dice il poeta. Era sempre primavera, primavera di bellezza. Tutti quei denti d'oro, tutti quei mucchi di capelli, il Mediterraneo che si riempiva giorno dopo giorno di carne putrefatta. Pure il petrolio ci scolavamo, pure l'acqua ragia, oh gran bonta' de' cavallieri antiqui.
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Come sarebbe a dire che e' gia' finito il tempo? Ma se ancora non vi ho detto niente...
 
10. NUGAE. TRE RACCOLTE DI RACCONTI DI OMERO DELLISTORTI: "IL CUGINO DI MAZZINI", "DUE DURE STORIE" E "STORIE NERE DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE"
 
Per farne dono alle persone amiche eventualmente interessate abbiamo messo insieme (in formato solo digitale, non cartaceo) tre raccolte di racconti di Omero Dellistorti dal titolo "Il cugino di Mazzini ed altre storie", "Due dure storie. Rieducare gli educatori e Il delitto della principessa di Ebla" e "Storie nere dall'autobiografia della nazione".
Sono alcuni dei "racconti crudeli" gia' apparsi a sua firma negli scorsi anni su questo foglio.
Chi volesse riceverle puo' farne richiesta all'indirizzo di posta elettronica centropacevt at gmail.com indicando l'e-mail a cui inviarle.
 
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Classici
- Dante Alighieri, La Divina Commedia. Inferno, Salerno, Roma 2018, Rcs, Milano 2021, pp. XLIV + 340, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Enrico Malato.
- Dante Alighieri, La Divina Commedia. Purgatorio, Salerno, Roma 2018, Rcs, Milano 2021, pp. IV + 325-672, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Enrico Malato.
- Dante Alighieri, La Divina Commedia. Paradiso, Salerno, Roma 2018, Rcs, Milano 2021, pp. IV + 645-1040, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Enrico Malato.
 
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
13. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4070 del 10 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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