[Nonviolenza] Telegrammi. 4021



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4021 del 20 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Alcuni testi di Benito D'Ippolito apparsi su questo foglio nel 2007
2. Brevissima parabola del bicchiere
3. Un distico superstite
4. Una lieve cabaletta
5. Qualche misero ottonario
6. La beffa dell'assassino, ovvero: il segreto di Kabul
7. Nicola Calipari, due anni dopo
8. Questo sappiamo, questo diciamo
9. Chi vota per la guerra e' un assassino
10. Una lettera del 1914
11. O la guerra o la pace
12. Nel nome di Achille
13. L'autista
14. Ancora un foglio, una foglia nel vento
15. La rosa
16. Il valletto
17. Il paese dei passi perduti
18. Chi vvota pe la guerra, pe la morte
19. Misero ai voti il prezzo della carne
20. Un'epigrafe
21. Afghanistan
22. Orazio Demacari: Pochi stupidi ottonari in ricordo di K. V
23. Le regole d'ingaggio
24. Ceux qui
25. L'escalation (tre stasimi)
26. Il decisionista
27. Parla adesso il generale
28. Il ministro parla adesso
29. Arrivederci Roma
30. Dice solenne il ministro
31. La guerra preventiva
32. Pitocco Debusconi: A Sua Eccellenza il Presidente del Consiglio
33. Carogno Mozzarecchi: Una delazione
34. I morti libanesi
35. Due forme della rassegnazione
36. Ancora per la critica dell'economia politica
37. Da un cantare del presunto talebano (progetto per un peana della coalizione di centrodestrasinistra)
38. In cammino verso Tebe
39. Notte di Valpurga alla taverna di Auerbach
40. Parla ora il portavoce della Nato
41. Marcel Marceau
42. Quando
43. E tu
44. Assisi alla mensa degli assassini
45. Omero Dellistorti: Ammazzare il tempo
46. Omero Dellistorti: La parola disonesta
47. Omero Dellistorti: Un ricordo del professor Eustacchio Eco
48. L’associazione Parole O_Stili
49. Associazione Parole O_Stili: Manifesto della comunicazione non ostile
50. Stefano Mancuso: Carta dei diritti delle piante
51. Vandana Shiva: Principi costitutivi di una democrazia della comunita' terrena
52. Segnalazioni librarie
53. La "Carta" del Movimento Nonviolento
54. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. ALCUNI TESTI DI BENITO D'IPPOLITO APPARSI SU QUESTO FOGLIO NEL 2007
 
Riproponiamo di seguito alcuni testi del nostro collaboratore Benito D'Ippolito apparsi su questo notiziario nel 2007.
 
2. BREVISSIMA PARABOLA DEL BICCHIERE
 
Il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Di sangue.
 
3. UN DISTICO SUPERSTITE
 
Tu non temere altro male che il male.
Tu non cercare altro bene che il bene.
 
4. UNA LIEVE CABALETTA
 
Il parlamento degli assassini
ama i bagliori delle battaglie
purche' distanti, e ridotti a frattaglie
siano i corpi di altri meschini.
 
Il parlamento degli assassini
ama il clamore delle fanfare
purche' a morire, a cadere, a immolare
le loro vite sian altri tapini.
 
Il parlamento degli assassini
vota zelante il riarmo e la guerra
purche' a macchiare di rosso la terra
sia sempre il sangue di altri omarini.
 
Il parlamento degli assassini
lindi, azzimati, sportivi, eleganti,
callidi, pingui, voraci briganti,
dall'altrui morte trae lauti bottini.
 
5. QUALCHE MISERO OTTONARIO
 
Al servizio della guerra
tanti cadono asserviti
ne son ben retribuiti
dai signori della guerra.
 
Nella gora della guerra
tanti cadono stecchiti
fiera offa ai laidi riti
dei signori della guerra.
 
Delle vittime di guerra
menan vanto assai impettiti
sulle salme e sui detriti
i signori della guerra.
 
E dei frutti della guerra
tra i cadaveri anneriti
i profitti son graditi
ai signori della guerra.
 
6. LA BEFFA DELL'ASSASSINO, OVVERO: IL SEGRETO DI KABUL
 
Traduco nella lingua di noi plebei
le lunghe concioni dei prominenti
dinanzi alle gelide tombe degli assassinati:
morire vi abbiamo lasciati morire
a morire e ad uccidere vi abbiamo mandati
noi siamo ancora vivi.
Quanto e' bella la luce del mondo.
 
7. NICOLA CALIPARI, DUE ANNI DOPO
 
Salvare le vite, questa e' una buona idea.
Salvare le vite, questo faceva Nicola Calipari.
Salvare le vite, questo ogni essere umano dovrebbe fare.
 
8. QUESTO SAPPIAMO, QUESTO DICIAMO
 
Questo sappiamo: che la guerra uccide.
Ne' v'e' maggior delitto della guerra:
ogni vita e virtu' soffoca e irride
tutto travolge, acceca, spezza, atterra
 
nessuno scampa dalle sue corride
nulla si salva di cio' ch'essa afferra
son le sue imprese sempre fratricide
brucia e devasta sia cielo che terra.
 
Questo diciamo: che nella coscienza
di ogni persona e' incisa quella legge
che afferma "non uccidere". Sapienza
 
che reca vita e ogni speranza regge.
Chiamiamo questa scelta: nonviolenza.
Felice chi a sua massima la elegge.
 
9. CHI VOTA PER LA GUERRA E' UN ASSASSINO
 
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
(Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 11)
 
Chi vota per la guerra e' un assassino
razzista, imperialista, disumano.
Nessuno spezzi il pane o beva il vino
alla sua mensa, o stringa la sua mano.
 
Il voto per la guerra e' artiglio, uncino
che tutto sgarra, strazia, rende vano
annienta anime e corpi, lana e lino
per sempre macula d'orrore arcano.
 
La guerra dell'umanita' e' nemica
come puo' un parlamento darle il voto?
la legge chiede si spezzi la sica,
 
la legge che contrasta ogni mal coto,
la legge della pace nuova e antica:
le vite salva dall'orrendo vuoto.
 
10. UNA LETTERA DEL 1914
 
"Yo os aconsejo, mas bien, una posicion esceptica frente al escepticismo"
(Antonio Machado, Juan de Mairena, XVII)
 
Ricordo ancora, Aristo, quel morale
discorrere tra noi nell'altro inverno:
dicevi che la guerra e' sempre un male
e che le armi recano l'inferno
 
nulla si salva dall'orgia mortale
di guerra, tutto e' rotto in sempiterno
la guerra e' il crimine piu' colossale.
Cosi' dicevi. Ed ora sei al governo
 
e dici che la guerra e' buona e giusta
le nostre armi benedette, i morti
modico prezzo al trionfar del nostro
 
dominio su quei barbari, e la frusta
l'emblema e lo strumento di noi forti.
Specchiati Aristo, il tuo volto ora e' un rostro.
 
11. O LA GUERRA O LA PACE
 
O la guerra o la pace, la pretesa
di uccidere e sanare, di recare
aiuto e insieme morte, e' bieca offesa
a chi gode del ben del ragionare.
 
Chi alle vite vuole offrir difesa
cominci allora con il disarmare,
chi vuole costruir dialogo e intesa
rinunci all'aggressione militare.
 
O il fascismo o la democrazia:
un parlamento che vota la guerra
s'asserve alla barbarie, all'anomia
 
ogni diritto umano vi sotterra
s'arrende del terrore alla follia.
E questo sa ogni mente che non erra.
 
12. NEL NOME DI ACHILLE
 
"Non c'e' un al di la' dello specchio, l'orribile immagine
del terrorista, che la levigata lastra
fedele ti rimanda, signore, e' la tua immagine"
(Dalle Prediche del pio barbiere al visir eccellentissimo di questa antica citta' di Samarcanda)
 
Col nome di Achille la bestia assassina
chiamano le stragi che vanno menando
in terra afgana i nostri eroi assassini.
 
La guerra assassina pretendono chiamare
pacificazione, "missione di pace".
 
Governi assassini, parlamenti
assassini.
 
Sale dirotto al cielo un pianto infinito.
 
13. L'AUTISTA
 
Non c'e' altro deserto che il deserto
ne' altra vita oltre la muraglia.
 
Chi uccide nel nome del bene
ogni bene ha ucciso per sempre.
 
Lo stesso rogo si leva da Troia, dagli autodafe'
da Auschwitz, da Hiroshima, da Falluja.
 
Dal pozzo tirammo su' la luna
pesante come fosse d'argento.
 
Nessuno pianse per la morte dell'autista.
 
14. ANCORA UN FOGLIO, UNA FOGLIA NEL VENTO
 
"E gia' la luna e' sotto i nostri piedi:
lo tempo e' poco omai che n'e' concesso,
e altro e' da veder che tu non vedi"
(Inf., XXIX, 10-12)
 
Poiche' in questa storia sempre solo vincono
gli assassini, voi assassini non dovete diventare
e un'altra storia e' ancora da inventare.
 
Poiche' nei governi solo siede chi e' disposto
a mangiare carne umana, nei governi
voi non potete ancora trovar posto.
 
Poiche' ogni persona deve fare la sua scelta
e voi scegliete di ripudiare le uccisioni:
e ripudiando le uccisioni voi dovete
opporvi alle guerre, agli eserciti, alle armi. Dovete
salvare le vite, non sopprimerle.
 
15. LA ROSA
 
Quando il partito del proletariato
voto' la guerra, Rosa non si arrese:
organizzo' la lotta per la pace
per il pane, il diritto, l'internazionale
futura umanita' e presente.
 
Quando i governi decretarono i corpi
degli esseri umani non altro fossero
che carne da cannone, allora Rosa
non si arrese: continuo' la lotta
per la dignita' e i diritti di ogni essere umano,
per la liberazione di tutti gli oppressi,
perche' l'unico mondo che abbiamo cessasse di essere
vulcano, fornace, inferno
e fosse invece un luogo in cui abitare
libere, liberi, tutti.
 
Quando molti si arresero alla menzogna che uccide
allora resisteva Rosa Luxemburg:
nella sua cella soltanto vi era liberta'
tutta la verita' serbava nel suo cuore
tutta l'umanita' quella donna salvava.
 
Quando la uccisero e nel canale la gettarono
da quel canale la sua voce, il suo volto
tutti i mari raggiunse e tutti i cieli:
ci convoca ancora alla lotta la Rosa rossa
per la pace, la liberazione
la responsabilita' che di ogni persona
si prende cura ed ogni oppressione contrasta.
 
Questo chiamiamo nonviolenza in cammino.
 
16. IL VALLETTO
 
"Mentre allo specchio s'aggiusta la cravatta
benevolo sorride l'assassino"
(Le buone maniere spiegate ai governanti e ai cortigiani, fr. I)
 
Il valletto
che furbetto
l'occhio e il labbro stretto stretto
dal suo pero in mezzo ai rami
sbuffa, ghigna e guarda in giu'
 
E che audace
si compiace
della guerra eppero' pace
preferisce la si chiami
e non se ne parli piu'
 
quel valletto
meschinetto
come puoi credergli tu?
 
17. IL PAESE DEI PASSI PERDUTI
 
Passeranno queste ore, questi giorni
e qualcuno sara' morto per sempre.
Passeranno i mesi e gli anni
e forse di nuovo c'incontreremo
e ci ricorderemo di adesso e ci diremo
tu votasti la guerra, tu facesti
morire tanti innocenti
e nulla varra' piangere ora insieme.
 
18. CHI VVOTA PE LA GUERRA, PE LA MORTE
 
Chi vvota pe la guerra, pe la morte
vota, e condanna a mmori' ammazzati
'na massa de pori ciuchi
che nun so' peggio d'esso.
 
Chi vvota pe la guerra e' un mascarzone
che ppe gusto je va' de sfragne all'antri
le zucche loro che ccome la sua
so' vvote e de bbrutti penzieri bullicheno.
 
Chi vvota pe la guerra e' 'n'assassino
je pozza pija' 'n corpo che je secchi
quela manaccia quanno s'arza a di' ammazzamole.
 
19. MISERO AI VOTI IL PREZZO DELLA CARNE
 
Misero ai voti il prezzo della carne
umana, e lo trovaron conveniente:
un ministero, qualche comparsata
televisiva, fondi e posti pubblici.
 
Votarono di uccidere gli afgani
(che tanto e' gente povera e lontana)
e qualche giovane in divisa se va male.
 
Votarono di uccidere. La guerra
votarono. Di uccidere votarono.
Per sempre
si resero assassini.
 
20. UN'EPIGRAFE
 
"Anche il carnefice non lesinava
il di' di festa la sua lacrimuccia"
(Triboletto Senzaveri, Cose inaudite ed altre strambe ancora, I, 1)
 
21. AFGHANISTAN
 
Quanti ancora morire ne dovranno
finche' cessi per sempre la guerra?
 
22. ORAZIO DEMACARI: POCHI STUPIDI OTTONARI IN RICORDO DI K. V.
[Ringraziamo il nostro buon amico Orazio Demacari (nom de plume, sanno bene i comuni conoscenti, di Ovidio Strimpelloni) per averci messo a disposizione queste strofette copiate dal "Corriere dei piccoli" di quando eravamo piccoli, e neppure allora innocenti]
 
"Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c'e' certezza"
(Lorenzo de' Medici, Canzona di Bacco)
 
Questo Curzio che ora giace
non si diede giammai pace
finche' visse rise e amo'
guerra e stragi contrasto'
 
contrasto' i fascisti tutti
le cui gesta grondan lutti
mai volle esser della corte
dell'impero della morte
 
della morte e del dolore
mai volle essere cantore
delle fabbriche di esequie
fu nemico senza requie
 
senza requie e senza inganni
via strappava agli orchi i panni
smascherando eccidi e borie
della storia e nelle storie
 
nelle storie che inventava
la menzogna denunciava
nelle fiabe sue beffarde
la pieta' perenne arde
 
arde e illumina la via
della pace e tuttavia
non si diede giammai pace
questo Curzio che ora giace.
 
23. LE REGOLE D'INGAGGIO
 
Qui vi ricordo le regole d'ingaggio:
mirare al cuore, predare i telefonini
bruciare al semaforo il lavavetri
bere, vestire, inalare profumo
parlare con voce di cane, di topo
uscire dal folto nelle notti senza stelle
cucinare a fuoco lento gli asini
 
che nessuno esca vivo da Falluja.
 
24. CEUX QUI
 
"Ceux qui tricolorent"
(Jacques Prevert, Tentative de description d'un diner de tetes a' Paris-France)
 
Quelli che si opponevano alla guerra quando al governo c'erano altri partiti
quelli che si opponevano alle stragi quando non avevano un ministero
quelli che erano per il disarmo prima di avere una presidenza
quelli che erano antimilitaristi prima d'imparare a sbattere i tacchi
 
Quelli che tutto il potere ai gulag
quelli che l'uomo e' uomo
quelli che i nostri ragazzi
quelli che la nostra civilta'
 
Quelli che o Francia o Spagna
quelli che non e' un pranzo di gala
quelli che mors tua vita mea
quelli che la guerra vinciamola noi
 
Quelli che Dio riconoscera' i suoi
quelli che Parigi val bene una messa
quelli che non vedono l'ora di metterti spalle al muro
quelli che non vedono l'ora di metterti al muro
 
25. L'ESCALATION (TRE STASIMI)
 
E' come per il Vietnam: un ministro
della defensa, lugubre, ferale
dagli occhi di gatto, la voce di gelo
sazio il ventre gli abiti eleganti
del partito prominente della grotta del sesamo
annuncia l'invio di nuove armi, nuovi soldati
a massacrare i torvi contadini
per la gloria del regno millenario.
 
Altre persone moriranno ancora,
nuovi lutti, nuovo odio sorgera'.
Il governo italiano e' terrorista,
di menar stragi, di provocar stragi
scelse il governo.
 
E tu non sai fermare questo lento
inabissarsi in una sanguinaria
cupa anomia che tutto travia e rompe
e che travolge vite e dignita'.
 
*
 
Alla stazione, molti anni dopo
ancora attendo, ancora leggo l'Ecuba
di Euripide, lo so che tutti gli anni
migliori di mia vita sono andati
e nulla sono, e ancora attendo e ormai
solo la morte attendo, che mi liberi.
 
*
 
Le cose che puoi dirti solo in pianto
le cose che solo di schianto
puoi dirti e subito hai da rinnegarle
le cose che scivolano via
come la pioggia, come la malia
di questi giorni sempre fissi e uguali
di queste notti sempre grevi e nere.
 
E queste egre, nude, sole, fiere
parole
che ti discerpano e ti bruttano
e tu non dirle mai nel chiaro giorno
e tu non dirle alla persona amica.
 
26. IL  DECISIONISTA
 
Guerra fino allo sterminio
degli afgani rozzi e brutti.
E' gia' deciso.
 
Armi fino a averne ingombri
piazze, case e giardinetti.
E' gia' deciso.
 
Nuove basi militari
dei padroni d'oltremare.
E' gia' deciso.
 
Scudo utile a assestare
primo il colpo nucleare.
E' gia' deciso.
 
*
 
Ma se tutto e' gia' deciso
la democrazia a che serve?
 
27. PARLA ADESSO IL GENERALE
 
Noi non uccidiamo i civili.
Guardateli quei pezzenti
vestiti di stracci, famelici,
e' evidente che sono incivili.
 
28. IL MINISTRO PARLA ADESSO
 
Scendo in piazza a protestare
contro i perfidi decreti
del consiglio dei ministri.
Poi di corsa, il fiato grosso,
vo' al consiglio dei ministri
a votare quei decreti.
 
29. ARRIVEDERCI ROMA
 
Incontrandolo per caso in un'osteria trasteverina in cui ambedue s'avvinazzavano, il nostro vecchio amico Cencio Sputarospi cosi' apostrofava il Signor Presidente, che da parte sua non capiva una parola di quanto Cencio gli diceva, e continuava a stonare Dixieland e spargere saliva.
 
Egregio presidente,
lei certo capira'
che tante vite spente
non sono una bonta'.
 
Egregio presidente,
di certo le dispiace
il motto impertinente:
la guerra non e' pace.
 
Egregio presidente,
per una volta ascolti
la voce della gente
la voce dei sepolti.
 
Egregio presidente,
di sangue ha sparso un mare
la guerra permanente
per sempre ha da cessare.
 
Poi si abbracciavano emettendo sconci rumori, si facevano un'altra fojetta, e ad una voce intonavano La societa' dei magnaccioni. Altro che L'Internazionale.
 
30. DICE SOLENNE IL MINISTRO
 
Dice solenne il ministro:
"contro i violenti tolleranza zero"
e batte il pugno sulla scrivania.
 
Anch'io avrei fatto arrestare
George Bush, il governo italiano,
chiunque fa guerre e fa stragi.
 
31. LA GUERRA PREVENTIVA
 
Dice la televisione che un raid aereo
della coalizione di buona volonta'
ha colpito una scuola in Afghanistan
assassinando sette bambini.
 
Ammazzarli da piccoli e' l'essenza
della guerra preventiva. Sara' lieto
di tanta lungimiranza il colto pubblico.
 
32. PITOCCO DEBUSCONI: A SUA ECCELLENZA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
[Il nostro buon amico Pitocco Debusconi, che parla solo il greve suo dialetto del basso viterbese - tra la Botte e Mazzocchio -, e che in tal sdrucita lingua ha la pretesa d'illustrare l'alta politica al colto e all'inclita, difficilmente vincera' un concorso per un posto al ministero, o alla televisione, mannaggia a li pescetti]
 
Ha ddetto Busce che tocca fa' lo scontro
de civirta'.
E ssi cce moreno 'na munchia de ciovili
che cce vo' fa'?
 
Quanno la Cia comanna d'anna' 'n guerra
ce s'ha d'anna'.
Tanto a mmori' so' que' negri afficani
che nun cianno diritto de campa'.
 
Si ppoi je serve p'ammazzalle mejo
che je damo Vicenza
che ce ne frega a nnoi che stamo a Rroma?
prima la panza, e doppo la coscenza.
 
*
 
Signora Sua Eccellenza Presidente
der Consijo
io si' cche vve capiscio e ve rispetto
e spero mo' de nun parevve gretto
a favve 'na domanna bell'e schietta
che llei me po' risponne senza fretta
(e fatti sarvi i conti dell'erario):
mica che ce sarebbe 'n posto libbero
nun dico de sottosegretario
magara de cocchiere, o de famijo.
 
Io pure cio' ffamija, e ttanta fame.
 
33. CAROGNO MOZZARECCHI: UNA DELAZIONE
[Ringraziamo il nostro buon amico Carogno Mozzarecchi per averci messo a disposizione copia della seguente sua lettera-esposto a varie autorita']
 
Gentile comandante della guerra
umanitaria, e lei signor ministro
e lei gentile signor direttore
della televisione, con gli ossequi
piu' deferenti alle eccellenze vostre
qui elenco altri presunti talebbani,
e li segnalo alle signorie loro
per i provvedimenti competenti.
 
Mi pare sia un presunto talebbano
il mio vicino che di notte fa rumore
(pregasi tuttavia non bombardare
l'appartamento, ma colpirlo mentre e' in auto).
 
Mi pare sia un presunto talebbano
tutto l'attacco del Real, l'intera
squadra del Chelsea (lo si noti bene:
giocano in Spagna e in Gran Bretagna, e' chiaro
che c'e' un rapporto con quegli attentati).
 
Mi pare sia un presunto talebbano
mio cugino che mi chiede sempre un prestito
(Goffredo, non Corrado che e' un brav'omo
e non mi ha mai negato alcun favore).
 
Infine - ma se voi saprete agire
come si deve, da uomini veri,
di certo altri vi mandero' elenchi -
mi pare sia un presunto talebbano
quel Littel Tony Bler, quel Giorgio Busce,
e visto che ce so', pure Billade.
 
Gradiscano i saluti piu' distinti
e se ci fosse possibilita'
di comparire alla televisione
io sono sempre disponibile, anche
per qualche gioco a premi, e so cantare
e ballo il tango e il tuiste e gioco a bocce.
 
34. I MORTI LIBANESI
 
Tu
produci e vendi armi
cooperi affinche' con la violenza
sia retto e rotto il mondo e oppressi i popoli
mandi eserciti dove servirebbero case e scuole e ospedali
aiuti gli assassini
 
e ti stupisci
che gli assassini uccidano.
 
35. DUE FORME DELLA RASSEGNAZIONE
 
Il muselmann che cede, il denudato
che il cekista porta al plotone, il torturato
che recita a richiesta il calendario.
 
E quello che accettando il fascismo
ha fatto carriera ed e' oggi ministro.
 
36. ANCORA PER LA CRITICA DELL'ECONOMIA POLITICA
 
Tutti coloro che in piena coscienza ritennero che come Parigi val bene una messa l'inclusione in una maggioranza di governo (e la marea di prebende al seguito, ça va sans dire) valeva la prosecuzione dello scannamento degli afgani, non dicano oggi piu' sozze, ipocrite, assassine parole. Deliberi piuttosto il parlamento la cessazione della partecipazione italiana a quel crimine.
*
Tu dici la brutta parola. E una persona muore.
Tu spingi il bottone brillante. E una persona muore.
Tu alzi distratto il ditino. E una persona muore.
Possibile che non ne provi orrore?
 
37. DA UN CANTARE DEL PRESUNTO TALEBANO (PROGETTO PER UN PEANA DELLA COALIZIONE DI CENTRODESTRASINISTRA)
 
Il presunto talebano
e' dovunque, e' ubiquo, e' immenso:
per disinfestarne il mondo
prima il napalm, poi l'incenso.
 
Il presunto talebano
e' feroce come un orco:
lo mitraglio da lontano
poi cadavere lo afforco.
 
Il presunto talebano
e' scorretto e indisponente:
tu lo ammazzi e quando muore
si traveste da innocente.
 
Il presunto talebano
e' un vigliacco sopraffino:
lo bombardi, e fatto a pezzi
si traveste da bambino.
 
Il presunto talebano
e' piu' furbo di un serpente:
tu gli spari una granata
e lui si dissolve in niente.
 
Il presunto talebano
e' dovunque, e' un'onda, e' un mare:
per disinfestarne il mondo
l'ora e' ormai del nucleare.
 
38. IN CAMMINO VERSO TEBE
 
Tu sai che la sfinge sei tu.
Che e' te stesso che devi contrastare.
 
Ogni uccisione la stessa uccisione.
Ogni persona l'intera umanita'.
 
Ogni colpo che affonda nelle carni
un diluvio di sangue che sconvolge
e terra e cielo.
 
Nulla salva il mondo
se non la scelta della nonviolenza.
 
39. NOTTE DI VALPURGA ALLA TAVERNA DI AUERBACH
 
Gli assassini fanno un meeting
i bombardamenti continuano.
 
Gli assassini fanno un meeting
continua il traffico di eroina.
 
Gli assassini fanno un meeting
continua il femminicidio.
 
Gli assassini fanno un meeting
il terrorismo cresce.
 
Tutto va bene, dunque.
E adesso un coffee-breack.
 
40. PARLA ORA IL PORTAVOCE DELLA NATO
 
Cosi' composte nei loro sudari
dal commosso compianto circondate
dovrebbero esserci le vittime grate
di averle rese civili
da selvaggi straccioni che erano.
 
41. MARCEL MARCEAU
 
Senza parole sapeva parlare
al cuore delle persone
sapeva vedere le cose invisibili
creare intero il mondo con un gesto
colmare d'incanto gli occhi e le anime.
 
Contro il fascismo aveva combattuto
nella Resistenza, e per tutta la vita.
 
42. QUANDO
 
Quando tu cedi a un orrore
un altro subito ne segue.
 
Cosi' non chiedere quando sia il momento
di iniziare a resistere. Il momento
e' adesso.
 
43. E TU
 
La guerra uccide.
Gli eserciti uccidono.
Le armi uccidono.
 
Tu non uccidere.
Tu opponiti a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le armi.
Tu non uccidere, tu salva le vite.
 
44. ASSISI ALLA MENSA DEGLI ASSASSINI
 
Assisi alla mensa degli assassini
gli arresi non credono piu'
che si debba e si possa resistere al male.
 
45. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: AMMAZZARE Il TEMPO
 
E' proprio vero che la gente parla e non sa quello che dice.
Eravamo al circolo bocciofilo con Schizzetto e Manomorta e siccome erano le due del pomeriggio c'eravamo solo noi. Ora il problema e' che se sei in due va bene, se sei in quattro va bene lo stesso, ma in tre non si puo' giocare perche' c'e' uno che resta fuori e quello non si diverte a vedere gli altri che giocano. E' cosi' che le cose vanno a finire male.
Allora dico a Schizzetto di telefonare a Caffarone di venire pure lui cosi' eravamo in quattro e ci facevamo una partita. E tiro pure fuori il gettone, che la cabina del telefono e' proprio li' vicino. Meglio di cosi'.
Invece Schizzaccio dice che lui mica fa il garzone mio e che a telefonare a Caffarone ci potevo andare pure io. Ditemi voi se sono discorsi da cristiani. Pero' siccome sono uno beneducato gli dico che io ci metto il gettone e lui ci mette le zampe, il ditino e la voce (le zampe per arrivare alla cabina, che saranno stati cinque metri, il ditino per fare il numero e la voce per dire a quel boiaccia di Caffarone di venire a giocare a bocce). Che poi Caffaraccio abita a meno di mezzo chilometro, che potevamo pure fargli uno strillo, ma a me mi piace fare le cose con educazione, e non e' educazione strillare per strada all'ora di pranzo che la gente si vuole riposare e ci ha diritto di pranzare in pace.
Allora Schizzone dice: "E la mano". "Eh?", dico io. "E la mano", dice lui. "Che mano?", dico io. "La mano per reggere il telefono, no?", dice lui. E io, che sono uno pacioso, "Vabbe', ci metti pure la mano". E lui, cafone che piu' cafone non si puo': "E io la mano non ce la voglio mettere". E io: "E allora io non ci metto il gettone". E lui: "E chi se ne frega". E io. "Figurati a me".
Allora Manomorta: "Aho', e allora la partita?". "Quale partita?", dico io. "Quale partita?", dice Schizzo. "La partita a bocce, no? Per ammazzare il tempo" dice Manomo'.
Fu perche' disse cosi' che ci diede l'idea, che io e Schizzetto mica ci avevamo niente contro di lui, eravamo pure amici. Volevamo solo giocare a bocce, e ce lo sanno tutti che per giocare a bocce devi essere o in due o in quattro. In tre no.
 
46. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LA PAROLA DISONESTA
 
- E che significherebbe?
- Niente.
- Qualche cosa deve significare.
- Mica e' obbligatorio.
- Invece si', una parola significa sempre qualche cosa.
- E chi lo dice?
- La scienza moderna lo dice.
- Sara'.
- E allora?
- E allora che?
- Che significa.
- Non lo so che significa, per me non significa niente, ma se tu intigni che significa qualche cosa vorra' dire che significhera' qualche cosa. Pero' io non lo so che significa. Ti sta bene cosi'?
- Cosi' come?
- Che invece di dirti che non significa niente ti dico che sono io che non so che significa.
- E che cambia?
- Come, che cambia?
- Eh, che mi cambia?
- Che ti cambia che?
- Non mi cambia niente, no?
- E allora?
- No, allora lo dico io.
- E dillo tu allora.
- Allora.
- Bravo, mo' l'hai detto.
- E pero' non mi cambia niente lo stesso.
- Ma di che stiamo parlando?
- E che ne so?
- Come che ne sai, m'hai messo in croce.
- Io a te? Tu a me.
- Che hai detto?
- Quello che ho detto, hai sentito.
- Certo che ho sentito.
- E allora.
- E allora che?
- Ricominci?
- Ricomincio io?
- Eh.
- Eh no.
- Io proprio non ti sopporto piu'.
- Figurati io.
- Non mi far dire la parola disonesta.
- E che significherebbe?
 
47. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN RICORDO DEL PROFESSOR EUSTACCHIO ECO
 
Ho praticato il professor Eustacchio Eco prima che briscola e tressette diventassero discipline olimpiche. Se il Comitato olimpico internazionale le avesse gia' ammesse a quei tempi di sicuro avevamo illustrato la patria di medaglie d'oro. Perche' forti eravamo forti, soprattutto a tressette, ma anche a briscola ci difendevamo bene.
I trucchi, i trucchi, e' sempre cosi', la prima cosa che la gente ti chiede sono i trucchi. Certo che usavamo i trucchi, fanno parte del gioco, tutti i giocatori ci hanno i loro trucchi. No, adesso non ve li racconto, io sono ancora vivo, no? E gioco ancora. Ci mancherebbe che vi racconto i trucchi a voi.
Col professor Eustacchio Eco eravamo i piu' forti del bar, e quando c'erano le sfide tra bar allora si' che c'erano scintille. Scintille vere, che le sfide tra bar a quei tempi finivano sempre a coltellate e qualche volta si dava pure fuoco al bar. Erano tutti assicurati erano, lo sapevano tutti che se organizzavi una sfida tra bar a briscola e tressette finiva sempre cosi'.
Insomma, eravano la coppia piu' forte del paese, che a quel tempo abitavamo al paese, al paese, si', il professor Eustacchio Eco lavorava alla televisione e all'universita' (faceva l'elettricista) ma ci andava col pullman di buon'ora e prima che si faceva sera era di ritorno al paese che io facevo giusto in tempo a chiudere la bottega (la bottega che ci avevo al paese, e come campavo senno'?) che lui scendeva dal pullman che si mangiava uno sfilatino col salame o col cacio sul pullman e subito di corsa al bar a giocare, fino a verso l'una, le due, che si cascava dal sonno ma prima dell'una, le due, non si smetteva. E si trincava, come spugne si trincava. Si vomitava pure, e' naturale. Quelli si' che erano bei tempi.
A soldi, certo che giocavamo a soldi, e senno' che gusto c'era?
Poi successe il fattaccio. Il fattaccio, si', ce lo sapete quale perche' senno' qui che ci venivate a fare? Se non era successo il fattaccio che ve ne fregava a voi?
Poi, quando pareva che tutto era andato bene pure quella volta, lui fece quella fesseria di scrivere non so dove quella frase che cento volte poi s'e' pentito di quanto era stato fesso. Lo sapete quale frase, lo sapete, l'hanno detta pure alla televisione. "Avevo voglia di avvelenare un monaco", quella. Dico, ma come si fa a essere cosi' fessi da sbroccolare giu' il segretuzzo che ci piace tanto? Risultato? Riaprirono le indagini e ci beccarono. Che poi di soldi ci avevamo fatto poco e niente, e quasi piu' per il gusto dell'atto gratuito che per altro. Ma a quei tempi la chiesa contava ancora parecchio. Finimmo in due gabbi diversi, che se finivamo allo stesso di sicuro diventavamo la coppia imbattibile a briscola e tressette pure li'. Invece.
Cosi' ci perdemmo di vista. Il professor Eustacchio Eco quando usci' alla fine ando' a fare il professore che siccome erano gia' parecchi anni che ci lavorava all'universita' (oltre che alla televisione) che faceva l'elettricista, una volta che si libero' un posto da bidello lui lo prese al volo (fu allora che mollo' la televisione, e chi glielo faceva fare a continuare a fare due lavori adesso che ci aveva il posto fisso?), mica era stupido, un posto da bidello e' il meglio lavoro che c'e', poi quando si libero' un posto da professore (che dicevano che l'avevano ammazzato apposta per liberare quel posto, ma chi era stato non si e' mai saputo, e magari io un'idea ce l'avrei ma non ve la dico mica) lo presero a insegnare, e poi a insegnare chissacche' che lui s'intendeva solo di cambiare le lampadine fulminate e di briscola e tressette, che pero' a briscola e tressette era forte come la morte; io invece dopo che uscii dal gabbio tornai al paese, che e' dove campo ancora, senno' come facevate a trovarmi.
M'e' tanto dispiaciuto ch'e' morto. Magari potevamo rimetterci a giocare insieme e si andava alle olimpiadi e si illustrava l'Italia con una medaglia d'oro. Ne daranno una sola o una per ogni atleta della squadra? Perche' noi eravamo in due. Io e il professor Eustacchio Eco. E una medaglia d'oro oltre che per il piacere e l'onore di averla vinta dovrebbe pure valere qualcosina se la porti al Monte o al Compro oro, no? Non dico che me la passo male, ci ho la pensione, pero' a chi non fanno comodo due soldarelli, eh?
L'ho sentito dire che ha scritto un sacco di libri, ma io mica ci credo, quando uno sa giocare a briscola e tressette che gliene frega dei libri? E io e il professor Eustacchio Eco eravamo i piu' forti del bar, altro che storie.
 
48. ESPERIENZE. L'ASSOCIAZIONE PAROLE O_STILI
[Dal sito www.paroleostili.it riprendiamo il seguente testo]
 
L'associazione no-profit Parole O_Stili e' nata a Trieste nell'agosto 2016.
Parole O_Stili ha l'obiettivo di responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile. Promuove i valori espressi nel "Manifesto della comunicazione non ostile". Organizza iniziative di sensibilizzazione e formazione.
Parole O_Stili si rivolge a tutti i cittadini consapevoli del fatto che "virtuale e' reale", e che l'ostilita' in Rete ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone.
Parole O_Stili lavora con le scuole, le universita', le imprese, le associazioni e le istituzioni nazionali e territoriali per diffondere le pratiche virtuose della comunicazione in Rete, e per promuovere una consapevolezza diffusa delle responsabilita' individuali.
 
49. DOCUMENTI. ASSOCIAZIONE PAROLE O_STILI: MANIFESTO DELLA COMUNICAZIONE NON OSTILE
[Dal sito www.paroleostili.it riprendiamo il seguente testo]
 
Cos'e' il Manifesto
E' una carta che elenca dieci principi di stile utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in Rete.
Il Manifesto della comunicazione non ostile e' un impegno di responsabilita' condivisa.
Vuole favorire comportamenti rispettosi e civili.
Vuole che la Rete sia un luogo accogliente e sicuro per tutti.
*
1. Virtuale e' reale
Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
*
2. Si e' cio' che si comunica
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
*
3. Le parole danno forma al pensiero
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
*
4. Prima di parlare bisogna ascoltare
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onesta' e apertura.
*
5. Le parole sono un ponte
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
*
6. Le parole hanno conseguenze
So che ogni mia parola puo' avere conseguenze, piccole o grandi.
*
7. Condividere e' una responsabilita'
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
*
8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
*
9. Gli insulti non sono argomenti
Non accetto insulti e aggressivita', nemmeno a favore della mia tesi.
*
10. Anche il silenzio comunica
Quando la scelta migliore e' tacere, taccio.
 
50. REPETITA IUVANT. STEFANO MANCUSO: CARTA DEI DIRITTI DELLE PIANTE
[Da Stefano Mancuso, La nazione delle piante. Un nuovo patto per la terra, Laterza, Roma-Bari 2019, pp. 13-14.
Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale, dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv) dell'Universita' degli Studi di Firenze]
 
Carta dei diritti delle piante
Art. 1 La Terra e' la casa comune della vita. La sovranita' appartiene ad ogni essere vivente.
Art. 2 La Nazione delle Piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunita' naturali come societa' basate sulle relazioni fra gli organismi che le compongono.
Art. 3 La Nazione delle Piante non riconosce le gerarchie animali, fondate su centri di comando e funzioni concentrate, e favorisce democrazie vegetali diffuse e decentralizzate.
Art. 4 La Nazione delle Piante rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni.
Art. 5 La Nazione delle Piante garantisce il diritto all'acqua, al suolo e all'atmosfera puliti.
Art. 6 Il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future dei viventi e' vietato.
Art. 7 La Nazione delle Piante non ha confini. Ogni essere vivente e' libero di transitarvi, trasferirsi, vivervi senza alcuna limitazione.
Art. 8 La Nazione delle Piante riconosce e favorisce il mutuo appoggio fra le comunita' naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso.
 
51. MAESTRE. VANDANA SHIVA: PRINCIPI COSTITUTIVI DI UNA DEMOCRAZIA DELLA COMUNITA' TERRENA
[Riproponiamo una volta ancora il seguente testo estratto dall'introduzione del libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, alle pp. 16-19.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002; Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008; Dalla parte degli ultimi, Slow Food, 2008; Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009; Campi di battaglia, Edizioni Ambiente, Milano 2009; Semi del suicidio, Odradek, Roma 2009; Fare pace con la Terra, Feltrinelli, Milano 2012; Storia dei semi, Feltrinelli, Milano 2013; Chi nutrira' il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio, Feltrinelli, Milano 2015; Il mondo del cibo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2015; La terra ha i suoi diritti, Emi, Bologna 2016, Rcs, Milano 2020; Il pianeta di tutti, Feltrinelli 2020]
 
1. Tutte le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore intrinseco.
Tutti gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita' e di un'identita' individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta' privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o altri diritti sulla proprieta' intellettuale.
*
2. La comunita' terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di vita.
Siamo membri di un'unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e' nostro dovere assumere dei comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della Terra, nonche' i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l'umanita'. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e violenza.
*
3. Le diversita' biologiche e culturali devono essere difese.
Le diversita' biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversita' biologiche sono fonti di ricchezza materiale e culturale che pongono le basi per la sostenibilita'. Le differenze culturali sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere tali diversita'.
*
4. Tutti gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro sostentamento.
Tutti i membri della comunita' terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all'acqua, a un ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate. Il diritto al sostentamento e' un diritto naturale perche' equivale al diritto alla vita. E' un diritto che non puo' essere accordato o negato da una nazione o da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le risorse comuni necessarie alla vita.
*
5. La democrazia della comunita' terrena si fonda su economie che apportano la vita e su modelli di sviluppo democratici.
La realizzazione di una democrazia della comunita' terrena presuppone una gestione democratica dell'economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e la loro integrita', provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica dell'economia non prevede l'esistenza di individui, specie o culture eliminabili. L'economia della comunita' terrena e' un'economia che apporta nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati, pluralistici, elaborati dai membri della comunita' stessa al fine di proteggere la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune.
*
6. Le economie che apportano la vita si fondano sulle economie locali.
Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita' alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili e' quello di operare all'interno delle realta' locali. Localizzare l'economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale. Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una democrazia della comunita' terrena si fonda su delle economie locali estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un'economia globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita rispettano la creativita' di tutti gli esseri umani e producono contesti in grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita'. Le economie che apportano la vita sono differenziate e decentralizzate.
*
7. La democrazia della comunita' terrena e' una democrazia che tutela la vita.
Una democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma vivente e su un comportamento democratico da adottare gia' a partire dalla quotidianita'. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle decisioni da prendere in merito al cibo, all'acqua, alla sanita' e all'istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l'alto, al pari di un albero. La democrazia della comunita' terrena si fonda sulle democrazie locali, lasciando che le singole comunita' costituite nel rispetto delle differenze e delle responsabilita' ecologiche e sociali abbiano pieni poteri decisionali riguardo all'ambiente, alle risorse naturali, al sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai livelli esecutivi piu' alti applicando il principio della sussidiarieta'. La democrazia della comunita' terrena si fonda sull'autoregolamentazione e sull'autogoverno.
*
8. La democrazia della comunita' terrena si fonda su culture che valorizzano la vita.
Le culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di liberta' per consentire il culto di religioni diverse e l'espressione di diverse fedi e identita'. Tali culture lasciano che le differenze culturali si sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita' e dai nostri comuni diritti in quanto membri della comunita' terrena.
*
9. Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita stessa.
Le culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita' e sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future.
Sono culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la compresenza di identita' diverse che condividono lo spazio comune della comunita' locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita.
*
10. La democrazia della comunita' terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta' universale.
La democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche' separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio e il terrore. In alternativa a un mondo fondato sull'avidita', sulla diseguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'.
 
52. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Pier Vincenzo Mengaldo, Per Primo Levi, Einaudi, Torino 2019, pp. XII + 162, euro 20.
*
Riedizioni
- Claude Levi-Strauss, Lo sguardo da lontano, Einaudi, Torino 1984, Il Saggiatore, Milano 2020, pp. 308, euro 22.
 
53. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
54. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4021 del 20 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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