[Nonviolenza] Archivi. 453



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Numero 453 del 19 febbraio 2021
 
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di novembre 2020 (parte settima e conclusiva)
2. Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
3. Ballata per una Regina morta ammazzata sulla strada tra Tuscania e Tarquinia nell'estate del duemilauno
4. La rosa
5. Istruzioni per sopprimere le zingarelle
6. Istruzioni per sopprimere le donne usate e in esubero
7. La bambina
8. Caterina, o della resistenza necessaria
9. Una vecchia fotografia
10. Uomini che bruciano le donne
11. Storia di Gelsomina
12. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare
13. A Roma in un cassonetto
14. Magari le belve
15. Il nostro stupro quotidiano
16. La carne macerata
17. Di terracotta e di fibre intrecciate alcuni semplici camminati masticati pensieri per l'otto marzo dell'anno 2020
18.La morte dello spettro
19. Ancora alcune notizie dal diluvio
 
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2020 (PARTE SETTIMA E CONCLUSIVA)
 
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2020.
 
2. NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
 
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
 
3. REPETITA IUVANT. BALLATA PER UNA REGINA MORTA AMMAZZATA SULLA STRADA TRA TUSCANIA E TARQUINIA NELL'ESTATE DEL DUEMILAUNO
 
Ci sono cose che non sai come dirle
e allora le scrivi a righe interrotte.
 
Dilaniata dai randagi la salma
e' stata scoperta giorni addietro
di una giovane donna nigeriana
resa schiava in Italia e venduta
come carne e cavita' sulla strada
tra Tuscania e Tarquinia, tra le tombe
etrusche, le romaniche chiese, le ubertose
campagne che vanno alla maremma.
 
Leggo sui giornali gli impietosi
dettagli di cronaca nera, gli empi
segni di sempre da quando Caino
al campo invito' suo fratello.
 
Leggo sui giornali, i giornali locali
(non e' notizia da cronaca italiana
una persona annientata e abbandonata ai cani:
e' invece fatto
che sconvolge l'ordine del mondo, ma di questo
sapevano dire Eschilo e Mimnermo, non le aulenti
di petrolio pagine quotidiane).
 
E dunque leggo sui giornali locali:
dicono che si chiamasse Regina, venisse
dalla Nigeria, presa e recata
schiava in italia, dicono
chi l'abbia uccisa non sapersi.
 
E invece io so chi l'ha uccisa:
anche se non l'ho mai vista ne' da viva ne' ormai resa cosa
immota e deturpata. Io so
chi l'ha uccisa, e lo sappiamo tutti.
 
E non solo l'eventuale fruitore di servigi
che in un raptus puo' averle torto il collo
a quel piccolo giocattolo che costava quattro soldi
 
e non solo il racket che fornisce
carne giovane e fresca di fanciulle ai lupi
che usciti di scuola o dall'ufficio
sulle loro carcasse di ferro perlustrano
i fiumi d'asfalto alla caccia di prede
 
e non solo lo stato italiano che vede
tanto orrore per le sue strade
e non agisce per salvare le vite
concrete di esseri umani, non agisce
per far valere quella legge che vieta
nel nostro paese la schiavitu'
 
e non solo.
Io stesso mi sento le mani
sporche di sangue, io stesso che so
che a questo orrore resistere occorre
e che da anni non so fare altro
che spiegare come applicare
quell'articolo della legge 40
combinato con quell'altro articolo
del codice penale e come e qualmente
le istituzioni potrebbero salvare
la vita di tante Regine assassinate.
E nulla di piu' ho saputo fare.
 
E queste parole che ho aggiunto
avrei voluto tacerle.
 
4. REPETITA IUVANT. LA ROSA
 
Quando il partito del proletariato
voto' la guerra, Rosa non si arrese:
organizzo' la lotta per la pace
per il pane, il diritto, l'internazionale
futura umanita' e presente.
 
Quando i governi decretarono i corpi
degli esseri umani non altro fossero
che carne da cannone, allora Rosa
non si arrese: continuo' la lotta
per la dignita' e i diritti di ogni essere umano,
per la liberazione di tutti gli oppressi,
perche' l'unico mondo che abbiamo cessasse di essere
vulcano, fornace, inferno
e fosse invece un luogo in cui abitare
libere, liberi, tutti.
 
Quando molti si arresero alla menzogna che uccide
allora resisteva Rosa Luxemburg:
nella sua cella soltanto vi era liberta'
tutta la verita' serbava nel suo cuore
tutta l'umanita' quella donna salvava.
 
Quando la uccisero e nel canale la gettarono
da quel canale la sua voce, il suo volto
tutti i mari raggiunse e tutti i cieli:
ci convoca ancora alla lotta la Rosa rossa
per la pace, la liberazione
la responsabilita' che di ogni persona
si prende cura ed ogni oppressione contrasta.
 
Questo chiamiamo nonviolenza in cammino.
 
5. REPETITA IUVANT. ISTRUZIONI PER SOPPRIMERE LE ZINGARELLE
 
Si prenda uno specchio, uno specchio lucente.
Dal sacchetto di sabbia che avete alla finestra
versate in un cucchiaio pochi grani.
Dieci bottiglie d'acqua minerale
basilico, cipolla e un ombrellone.
Aggiungete una folla di bagnanti, un giorno
di festa, afa quanto basta. Dite a tutti
di guardare per un po' da un'altra parte, il tempo
di prendere le impronte digitali, di scrivere
sul telefonino gli auguri alla morosa, di stringere
bene
il cappio
al collo.
Di diventare ministri. Di varare
le leggi speciali in difesa della razza.
Di riaffermare, giurabacco, la virilita' ariana.
E' cosi' facile, e' cosi' igienico.
 
6. REPETITA IUVANT. ISTRUZIONI PER SOPPRIMERE LE DONNE USATE E IN ESUBERO
 
Avete una donna in esubero? Una schiava
che si ribella, una soffocante
parlatrice? Una squinzia, una di quelle,
una povera e goffa femmina, e non sapete
come sbarazzarvene, il servizio a richiesta
dei rifiuti ingombranti non risponde al telefono?
 
Fate da soli quello che lo stato
e' troppo torpido per fare presto e bene.
Comprate una mazza da baseball, un ferro
da golf, un completo da tennis.
Oppure trovate nel cassetto in cucina
la lama affilata, il fucile da caccia,
la dentiera da lupo. O nel garage
il crick con le tacche sul calcio
il trapano con la fiocina, l'accetta
a uranio impoverito.
Ma per fare prima bastano i pugni.
 
Il segreto e' colpire con decisione
e' la decisione che uccide, il resto segue.
 
Possibilmente disponete prima
un telo di plastica sul pavimento:
quanto tempo si risparmia e quanto invece
e' noioso dover ripulire dal sangue
il parquet immacolato o i mattoni
gia' rotti e porosi.
 
Abbiate l'avvertenza di scegliere
un cassonetto che non sia stracolmo.
Poi fatevi una birra con gli amici
e candidatevi pure al parlamento.
 
7. REPETITA IUVANT. LA BAMBINA
 
La bambina
che in Afghanistan
la nostra guerra, i nostri soldati
hanno ucciso.
 
La bambina
che in Afghanistan
la nostra Costituzione, la nostra nonviolenza
non ha salvato.
 
La bambina
che in Afghanistan
mi guarda ancora negli occhi stupefatta
mi chiede perche' l'ho lasciata ammazzare.
 
8. REPETITA IUVANT. CATERINA, O DELLA RESISTENZA NECESSARIA
 
I.
Alessandria e' antica citta', biblioteca del mondo.
L'Egitto e' paese di antica sapienza.
L'impero romano lo sa.
Giunge da Roma il nuovo governatore
pretende l'ossequio, onori e sacrifici,
l'adorazione del potere e dell'ideologia imperiale.
Si genuflettono i pavidi, si genuflettono gli indifferenti
sgozzano le povere bestie agli altari.
Caterina no.
 
II.
L'impero e' potente: il suo cinema, i suoi droni,
la musica pop, i social network, non puo' tollerare
che una donna dica di no.
Una donna di buona famiglia, una donna sapiente, una donna
di si' luminosa bellezza che Raffaello dipingera'.
Convincerla occorre a piegarsi
a rendere omaggio al potere
al potere imperialista, al potere
maschilista e patriarcale, al potere
consumista e postmoderno, liquido,
militarista, mafioso, totalitario.
Le inviano i migliori agenti, i migliori
produttori, i migliori
specialisti della comunicazione
di Hollywood e di Wall Street
per convertirla. Invece
lei converte loro.
Li converte all'eguaglianza di diritti
di tutti gli esseri umani, li converte
al rispetto per la vita, la dignita', i diritti
di tutte e tutti, del mondo vivente.
L'imperatore non puo' tollerarlo: tutti
li condanna a morte, tutti
a Guantanamo, nella Kolyma, a Bhopal
vengono ghigliottinati.
 
III.
Resta la donna. Per essa non basta la sedia che frigge,
la camera a gas, l'iniezione letale.
Prima la si vuol fare schiava di un uomo: essa rifiuta.
Allora la tortura: la ruota dentata. Si rompe la ruota.
Infine: la decapitazione. Bisogna impedire
- dice il dittatore - a questo cervello di pensare ancora.
Cosi' ne spezzano in due il corpo
non l'anima, che integra resta.
 
IV.
Cosi' questa storia finisce, cosi' ricomincia.
Cosi' Caterina fini', cosi' rinasce e resta
nostra compagna di lotte
contro il potere imperiale che uccide
contro l'ideologia della violenza
contro ogni oppressione
ancora e sempre negando il consenso
alla menzogna e al male,
ad ogni potere assassino.
 
Figura
dell'internazionale futura umanita',
della nonviolenza in cammino
voce e volto.
Sorella della Rosa bianca. Sorella
della Rosa rossa. Sorella
d'Ipazia.
 
9. REPETITA IUVANT. UNA VECCHIA FOTOGRAFIA
 
Sembra camminino sul selciato
di una citta' che e' tutte le citta'
la punta di una scarpa che sporge dalle lunghe gonne
Clara con un berretto che pare una frittella
Rosa con una paglietta da guappo
intorno degli uomini che non le vedono
tranne forse uno poco dietro
che guarda verso la macchina fotografica.
 
La bocca di Rosa socchiusa sembra che parli
quella di Clara forse sorride.
L'immagine sgranata, la mia presbiopia
non mi consentono di cogliere lo sguardo.
 
Vedono forse il fotografo, e forse
guardano oltre e in quell'oltre
c'e' anche la nostra lotta di oggi
le donne insorte danzando il 14 febbraio
questo nostro otto marzo del duemilaquindici
l'internazionale futura umanita'.
 
10. REPETITA IUVANT. UOMINI CHE BRUCIANO LE DONNE
 
Uomini bruciano le donne
ci vuole un po' di ordine nel mondo
Babbo Natale entra in discoteca
brandendo il kalashnikov
il Tir diventa schiacciacorpi
nel mezzo della festa
all'aeroporto il soldatino estrae la rivoltella
ed ogni colpo un centro
e macinano i bombardieri
le antiche citta' e chi vi abita
la morte non ama il chiasso
la morte non ama il disordine
la morte non ama la folla
la morte ama il silenzio dei cadaveri.
 
Uomini bruciano le donne
per fare un po' di luce e riscaldarsi
dalla televisione giovani vampiri
ammiccano ed arruolano
in ogni androne le camicie brune
fanno collane di filo spinato
nascono infanti che all'osso del tallone
hanno saldato uno sperone di ferro
la scuola del signore delle mosche
trionfa a mani basse in tutti i campionati
di quelli che erano esseri umani
restano scorze di vetro senza midolla
piovono sassi che quando si spaccano
ne escono draghi.
 
Uomini bruciano le donne
e cantano canzoni sorde e allegre
prima a cazzotti chiudono quegli occhi
rompono i denti nella bocca che parlava
pronta la tanica e l'accendino
e mentre frigge e grida la carne
ancora un selfie col telefonino
ed un profondo profondo sospiro
suggella il lavoro ben fatto
cosi' si sa chi comanda
cosi' s'impara la lezione
poi verso la selva a perdifiato
con la roncola e la carabina
sgozzato il cane fedele
bevuto caldo il suo sangue.
 
Uomini bruciano le donne
ti guardano stupiti tu non sia
solidale con loro.
 
11. REPETITA IUVANT. STORIA DI GELSOMINA
 
La ferma luna il silenzioso mare
colmo il gommone di occhi di respiri
e di ricordi che dimenticare
e' necessario se a scampare miri
 
poi giungi qui e trovi il lupanare
sul ciglio della strada altri martiri
la schiavitu' nei campi le erbe amare
di Babilonia ancora gli empi giri
 
la bestia che ti stringe nelle chele
la gerarchia fascista ed assassina
le vesti di catene e ragnatele
 
nel pianto il tremolar della marina
la zuppa di scorpioni il vin di fiele
la coltellata che via ti trascina.
 
12. REPETITA IUVANT. DELLA NONVIOLENZA DISPIEGATA AL SOLE AD ASCIUGARE
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.
 
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
 
13. REPETITA IUVANT. A ROMA IN UN CASSONETTO
 
A Roma in un cassonetto
in via maresciallo Pilsudski
hanno trovato i resti di una donna
uccisa e smembrata.
 
Dei mille pensieri che ho in testa
non uno riesco piu' a dire.
 
Eppure tacere non devi
eppure tacere non puoi.
 
Il primo dovere e' salvare le vite
il primo dovere e' l'insurrezione nonviolenta
che sola puo' salvare l'umanita' dall'estinzione.
 
14. REPETITA IUVANT. MAGARI LE BELVE
 
Magari le belve fossero belve
invece anche le belve sono esseri umani
pensano il male che poi faranno
sono state educate all'orrore
lungo molti anni si preparano e studiano
con ogni diligenza dove colpire
per fare piu' male.
 
Magari la colpa fosse dell'alcool
o delle altre schifezze che lo stomaco o le vene
ricevono, ed invece
sono le persone che decidono e agiscono
l'immondizia assorbita serve solo
da abito di scena. Magari
ci fosse la persona sobria e virtuosa
e la pozione che invasa e annulla
il ben dell'intelletto e rende automi.
Invece il picchiatore e l'assassino
sa quel che fa, sceglie di farlo, e gode
del male fatto non come in un sogno
ma con chiara nozione e con tutti i sentimenti.
 
Il pater familias nascosto nell'encefalo
per cui mille anni sono un sol minuto
che riemerge ruggendo e stritola la donna
che non si piega al rauco grido "t'amo"
mentre il bastone le frantuma le ossa.
 
La squadra fascista che stupra
tutto quello che incontra che respira.
 
Il giovane emulatore
che con la lama in mano ti comanda
di dire Scibbolet.
 
L'adoratore della tecnica che avendo costruito
l'arma piu' scintillante enorme fallo
ansima nell'attesa di provarla
e di contare quante vite ha estinto.
 
E quello che avvelena l'ultimo pozzo
che all'ultima foresta appicca il fuoco
che adora gli dei assetati di sangue
e fa filosofia col manganello.
 
E quello che dimenticare vuole
quante frustate gli segnano la schiena
quanti scorpioni ha dovuto mangiar vivi
che sempre sara' schiavo e allora uccide.
E quello attratto e insieme rifiutato
dalla societa' degli allevatori di serpenti.
E quello che non sa di non sapere
e vuole che confessi il suo potere.
 
Questa storia di fiumi di sangue
questa storia di pire infinite
solo la nonviolenza puo' fermarla.
 
La nonviolenza che solo e' la lotta
la piu' nitida e la piu' intransigente
per la liberazione dell'umanita' intera
per la difesa di quest'unico mondo che vive.
 
La nonviolenza che ha volto ed ha voce di donna
la nonviolenza che e' la forza delle vittime
la nonviolenza ultima risorsa
del movimento delle oppresse e degli oppressi
per affermare il diritto di tutti
alla vita, alla dignita', all'aiuto
per rovesciare ogni potere
prima che chi comanda il mondo annienti.
 
Ogni vittima ha il volto di Abele
salvare le vite e' il primo dovere
abolire la guerra gli eserciti le armi
soccorrere accogliere assistere ogni persona bisognosa di aiuto
non permettere che il mondo vivente sia distrutto
sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
 
15. REPETITA IUVANT. IL NOSTRO STUPRO QUOTIDIANO
 
In ogni citta', in ogni borgo, in ogni campo
uomini rapiscono donne, uomini feriscono donne, uomini uccidono donne.
 
Di mattina, di sera, di notte
armati di mitra, armati di coltello, armati di mani che serrano e rompono.
 
Vive una vita di terrore e sgomento meta' dell'umanita'
e una vita di odio e disprezzo - di se' e dell'altro da se' - la massima parte dell'altra.
 
Non si fermeranno le guerre, non si abbatteranno le dittature,
non si abolira' la schiavitu', non cesseranno le persecuzioni
finche' non sara' sconfitto il maschilismo.
 
16. REPETITA IUVANT. LA CARNE MACERATA
 
I. Un corpo di donna
 
Tu te lo immagini in un antro gotico
con Boris Karloff e il sosia cattivo di Perry Mason
topi squittiscono e nella penombra
strumenti arcani di sordide torture
gli sguardi allucinati dall'assenzio
 
e invece e' col grembiule della rigovernatura
col set di coltelli da cucina
comprati a rate da una televendita
mentre al telefonino in viva voce
si ciarla di calcetto e di automobili
 
tu te lo immagini come un orrore
e invece e' come passare l'aspirapolvere
o fare due tiri a biliardo
e mandare giu' un cognac
per ammazzare il tempo.
 
II. Il fascismo che torna
 
Quel professore coi suoi studenti in nero
cosi' distinti compunti severi
che aprono corpi
come fossero scatole come fossero fogli
del breviario che in poche facili lezioni
spiega come si prepara
la bomba di Hiroshima
come si organizza
il campo ad Oswiecim
come si gestisce
l'immensa piantagione di cotone
e la casa da buon pater familias
 
quel forsennato che dalla tivu'
al posto della lingua uno sperone
l'occhio grifagno la voce tutta artigli
convoca al pogrom
e al pogrom
e al pogrom
giorno dopo giorno
incessantemente
spargendo un diluvio di gocce di veleno
finche' ogni zolla di terra ne e' impregnata
e dalla semina di denti di drago
scaturiscono catafratti automi
bramosi di sangue bramosi di morte
 
e il piu' meschino dei meschini
che afferra il volante e la bandiera e il ferro
e spara
e spara
e spara
per ucciderli tutti.
 
III. Apocalypsis cum figuris
 
Quello che reca a Samo due valigie
quello che Wendy sono tornato a casa
quello che decide chi e' diva e chi e' melma
questa e quella per me pari sono
 
e quello che in nome di dio ti fa e si fa scoppiare
come una camera d'aria
quello che la camera oscura che la camera a gas
a scorpioni e frustate
gli ordini sono ordini
nel motel nella risaia per le strade
nella stanza dei bottoni il bottone piu' grosso.
 
IV. La Rosa Bianca, la Rosa Rossa, le Tre Ghinee
 
Io dico che solo la nonviolenza
puo' salvare l'umanita'
dal militarismo dal razzismo dal maschilismo
dal sistema di dominio del capitale che tutto riduce a nulla
dal fascismo che torna
 
io dico che solo la nonviolenza
la lotta socialista e libertaria
delle oppresse e degli oppressi
con volto e con voce di donna
puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
 
17. REPETITA IUVANT. DI TERRACOTTA E DI FIBRE INTRECCIATE ALCUNI SEMPLICI CAMMINATI MASTICATI PENSIERI PER L'OTTO MARZO DELL'ANNO 2020
 
1. La catastrofe
La societa' umana fondata sul dominio di un genere sull'altro mi sembra ormai giunta alla sua catastrofe.
La societa' umana fondata sullo sfruttamento illimitato della limitata natura mi sembra ormai giunta alla sua catastrofe.
La societa' umana fondata sulla violenza come primo e supremo regolatore dei conflitti mi sembra ormai giunta alla sua catastrofe.
*
2. La cooperazione
Solo riconoscendo che siamo un'unica umanita' in un unico mondo vivente possiamo salvarci.
Solo riconoscendo che in quanto umanita' non siamo altra cosa dal mondo vivente, ma ne siamo insieme parte e custodi, possiamo salvarci.
Solo riconoscendo che occorre porre a fondamento del nostro agire la solidarieta', la responsabilita' e la condivisione possiamo salvarci.
*
3. La storia come storia della resistenza e della liberazione
Di tutti i movimenti storici che si sono adoperati in pro dell'umanita' intera solo il movimento di liberazione delle donne ha sempre lottato contro il dominio di una parte dell'umanita' su un'altra.
Di tutti i movimenti storici che si sono adoperati in pro dell'umanita' intera solo il movimento di liberazione delle donne ha sempre lottato in difesa del mondo vivente, ha sempre agito per affermare la vita e non per imporre la morte.
Di tutti i movimenti storici che si sono adoperati in pro dell'umanita' intera solo il movimento di liberazione delle donne ha sempre lottato contro la violenza.
*
4. La politica prima
Giunti a questo crinale apocalittico si disvela che solo la scelta nitida e intransigente della nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La nonviolenza che e' femminista, ecologista, socialista e libertaria, poiche' afferma la diversita', la dignita' e la liberta' di ogni persona, l'eguaglianza di diritti di tutte, il rispetto per la vita e per ogni vita, il dovere del recare aiuto e del condividere il bene ed i beni.
La nonviolenza che e' femminista, ecologista, socialista e libertaria, poiche' serba memoria di tutte le vittime, a tutte le vittime presta soccorso, lotta affinche' non vi siano mai piu' vittime.
*
5. Hic et nunc
Salvare le vite.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, oppporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
*
6. L'otto marzo
L'otto marzo e' il giorno in cui l'umanita' fa memoria della presa di coscienza da parte di tutte le oppresse e tutti gli oppressi del fatto cruciale che la violenza maschile e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze, e che quindi solo abolendo la violenza maschile l'umanita' potra' essere libera, solidale, responsabile, felice.
L'otto marzo e' il giorno in cui tutte le oppresse e tutti gli oppressi fanno appello a tutte le persone senzienti e pensanti - e quindi all'umanita' intera - affinche' sia contrastata ed abolita la violenza maschile, e l'umanita' possa finalmente essere umana.
L'otto marzo e' il giorno di lotta che convoca a lottare ogni giorno contro ogni oppressione per la comune liberazione, l'otto marzo e' il giorno di festa che prefigura la liberazione comune, la convivenza che invera l'umanita' dell'umanita', la vittoria della nonviolenza sulla violenza.
*
7. Clara, Rosa e le altre
A Clara Zetkin, a Rosa Luxemburg e a tutte le altre la nostra gratitudine.
A tutte le donne che lottando contro il maschilismo hanno lottato, lottano e lotteranno per la liberazione dell'umanita' intera la nostra gratitudine.
Ed anche a tutti gli uomini che hanno saputo, sanno e sapranno porsi all'ascolto, alla scuola e alla sequela del movimento di liberazione delle donne la nostra gratitudine.
*
8. Il pane e le rose
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' il cammino.
Il pane e le rose, un solo mondo vivente, una sola umanita'.
*
9. Il miracolo
Mettere al mondo il mondo. Tenere acceso il fuoco nella notte. Condividere il pane e la casa. Ascoltare e parlare. Prendersi cura.
Sapere di essere l'altra persona di ogni altra persona. Agisci verso le altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere. Chi salva una vita salva il mondo. Compilo tu il miracolo del bene.
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10. Ogni giorno
La nonviolenza sei tu quando ti opponi alla violenza. La nonviolenza sei tu quando fai la cosa giusta. La nonviolenza sei tu quando aiuti chi soffre. Ogni giorno e' l'otto marzo.
Nessuna illusione, nessuna menzogna, nessuna vilta'. Riconoscimento, riconoscenza, misericordia. Ogni giorno e' l'otto marzo.
La violenza maschile, l'ideologia maschilista, il sistema di potere maschile, l'onnidistruttiva oppressione maschile che lacera, mutila, dimidia e strazia l'umanita' intera e devasta e avvelena e distrugge l'intero mondo vivente puo' e deve essere contrastata e sconfitta. L'umanita' puo' essere libera e solidale: per questo lotta il movimento di liberazione delle donne, per questo lotta ogni persona di volonta' buona. Ogni giorno e' l'otto marzo.
 
18. LA MORTE DELLO SPETTRO
 
Leggo che nell'aula magna magna
il partito bianco e il partito nero
hanno votato insieme lo scostamento di bilancio
 
Prosegue la strage degli innocenti nel Mediterraneo
prosegue l'apartheid la schiavitu' il riarmo
prosegue il femminicidio su scala casalinga ed industriale
 
Si dibatte fervorosamente
sulle statuine del presepe
sull'ora dell'arrivo di Babbo Natale
 
Si guarda dagli alti terrazzi giu' verso la Rupe Tarpea
si applaude e si brinda alla recente scoperta
che il Reich millenario ha vinto la guerra
 
19. ANCORA ALCUNE NOTIZIE DAL DILUVIO
 
Ogni giorno muore qualcuno che conoscevo
una volta non era cosi'
erano rari i funerali e c'era tutto il paese
 
Adesso ci vediamo in quattro vecchi
nei cimiteri sporchi e desolati
la gente ci guarda di sbieco da lontano
non vedono l'ora di correre a casa
a guardare la televisione dove c'e' la vita vera
dove parlano e cantano i potenti
e non muore nessuno di quelli che contano
 
Ora tremo a passare davanti alla plancia degli annunci mortuari
non passa giorno che non si aggiunga si sovrapponga il nome
di un conoscente un amico un compagno
 
Scruto che non vi sia anche il mio
 
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 453 del 19 febbraio 2021
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