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[Nonviolenza] Archivi. 430
- Subject: [Nonviolenza] Archivi. 430
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 27 Jan 2021 07:42:56 +0100
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Numero 430 del 27 gennaio 2021
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di settembre 2020 (parte quinta)
2. A Bagnaia, a La Quercia, a San Martino le parole delle donne, dei giuristi, dei magistrati e dei partigiani per il NO nel referendum di domenica e lunedi' prossimi
3. Giovedi' 17 settembre in piazza delle erbe a Viterbo per il NO
4. Una postilla al testo che precede. Possiamo vincere, dobbiamo vincere [Il testo cui ci si riferisce e' qui omesso]
5. Un incontro di studio a Viterbo su un prezioso saggio di Riccardo De Vito, presidente di Magistratura Democratica
6. Geremia Cattristi: Trittico del referendum (quasi un comizio di prima mattina il 17 settembre 2020 in via degli Etruschi a Viterbo)
7. Alcune parole dette in piazza delle erbe e in piazza del teatro a Viterbo il 17 e 18 settembre 2020
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2020 (PARTE QUINTA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2020.
2. A BAGNAIA, A LA QUERCIA, A SAN MARTINO LE PAROLE DELLE DONNE, DEI GIURISTI, DEI MAGISTRATI E DEI PARTIGIANI PER IL NO NEL REFERENDUM DI DOMENICA E LUNEDI' PROSSIMI
Lunedi' 14 settembre 2020 nel corso della mattina e del pomeriggio, per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", nelle frazioni viterbesi di Bagnaia, La Quercia e San Martino al Cimino, sono stati diffusi alla popolazione alcuni autorevoli documenti che illustrano le decisive e inconfutabili ragioni per cui votare NO al referendum che si terra' il 20 e 21 settembre.
In particolare sono stati diffusi rilevanti documenti redatti da donne impegnate contro la violenza alle donne, da illustri costituzionalisti, da una prestigiosa associazione di magistrati e dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese che ha promosso l'iniziativa della diffusione dei documenti, Peppe Sini, ha evidenziato che ogni persona che e' stata raggiunta dall'iniziativa d'informazione, documentazione e coscientizzazione, ha concordato sulla ragionevolezza, l'importanza, l'urgenza di votare NO domenica 20 e lunedi' 21.
Occorre votare NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Occorre votare NO per difendere la democrazia, per difendere lo stato di diritto e la separazione e il controllo dei poteri; per difendere l'eguaglianza di diritti di tutte le cittadine e tutti i cittadini.
In questa ultima settimana prima del voto - ha concluso Peppe Sini - facciamo tutte e tutti uno sforzo per diffondere la conoscenza e la comprensione di cio' che e' in gioco il 20 e 21 settembre; facciamo tutte e tutti lo stesso sforzo con cui gia' facemmo vincere il NO nel referendum del 2006 ed in quello del 2016; come allora votiamo NO a chi vuole abbattere la democrazia ed imporre l'oligarchia.
Con la forza della verita' diciamo NO a chi vuole mutilare il parlamento, strozzare la democrazia, negare fondamentali diritti di tutte e tutti.
Con la forza della verita' diciamo NO alla violenza e alla barbarie degli oppressori.
* * *
L'appello delle donne per il NO
Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com
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L'appello dei giuristi per il NO
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!
* * *
L'appello dei magistrati per il NO
A breve i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi con referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale dal titolo: "Modifiche agli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". La legge n. 249/2019 prevede un drastico taglio, pari a 36,5%, dei componenti di Camera e Senato (che passano rispettivamente da 630 a 400 e da 315 a 200), fissa a cinque il numero dei senatori a vita, riduce da sei a quattro il numero dei senatori eleggibili nella Circoscrizione Estero, abbassa a tre il numero minimo di senatori assegnato ad ogni regione, con l'eccezione del Molise e della Valle d'Aosta per le quali il numero minimo di senatori e' fissato rispettivamente a due e ad uno, mentre le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle regioni e per esse il numero minimo e' fissato a tre per ciascuna provincia.
Si tratta di un referendum confermativo per il quale non e' previsto un quorum: a prescindere dalla partecipazione al voto, se dovessero prevalere i "si'", con le prossime elezioni le rappresentanze parlamentari saranno ridotte di oltre un terzo e cio' in assenza della riforma della legge elettorale.
Secondo i sostenitori della legge, questa dovrebbe portare tre risultati: allineare il numero dei nostri rappresentati in Parlamento alle medie degli altri Parlamenti, in particolare di quelli europei, sull'assunto che quello italiano sia eccessivo; ridurre i costi della politica; assicurare maggiore efficienza al nostro Parlamento. Ma molti autorevoli costituzionalisti hanno assunto posizioni fortemente critiche, osservando che si tratta di una riforma che non realizza gli obiettivi prefissati e rischia, invece, di produrre effetti distorsivi sulla qualita' della nostra democrazia. La riforma, comportando un taglio lineare di oltre un terzo dei parlamentari, non assicura un recupero di efficienza del Parlamento, specie in assenza di riforma dei Regolamenti parlamentari e delle procedure di approvazione delle leggi; determinera', invece, un sensibile rallentamento, se non la paralisi, del lavoro parlamentare e delle Commissioni, aggravandone l'inefficienza.
Quanto ai costi, affrontando il tema senza inseguire le spinte populiste dell'antipolitica, si deve riconoscere che la democrazia ha costi che occorre sostenere per assicurare il funzionamento delle istituzioni repubblicane da cui dipende la garanzia delle liberta' fondamentali, il cui valore non e' comparabile con il declamato risparmio. Sul quale, peraltro, nessuno e' stato in grado, finora, di fornire dati affidabili: i sostenitori della legge parlano di un risparmio di 500 milioni a legislatura; i detrattori lo stimano in 50 milioni o poco piu'. Nessuno e' in grado di fornire dati certi e verificabili. Quale che sia l'entita' del risparmio, esso non incidera' realmente sui costi del Parlamento. Il taglio ridurra' solo le indennita' di mandato, ma non le spese, certo piu' cospicue, di funzionamento delle camere; soprattutto non incidera' sui costi realmente inutili della politica, sugli enti superflui, sulle spese fuori controllo, sugli sprechi e sui privilegi, sulle pratiche degenerative ed illegali.
Quanto all'allineamento del numero dei nostri parlamentari alle medie di quelli europei, le comparazioni hanno dimostrato che l'argomento e' suggestivo e demagogico; certo e' che, invece, se la riforma andra' a regime, l'Italia sara' tra i paesi europei con il minor numero di rappresentanti eletti in Parlamento.
Occorre allora, molto seriamente, domandarsi se un risparmio di spesa incerto, e scarsamente incidente sui costi della politica, costituisca un vantaggio tanto significativo da giustificare gli effetti distorsivi che la riforma rischia di determinare sulla democrazia, sulla rappresentanza politica e sul pluralismo. Effetti che rischiano di aggravarsi in assenza della riforma della legge elettorale, aumentando la distanza tra la politica e i cittadini elettori; perche' in presenza della legge elettorale attuale, nelle quale la composizione delle liste e' decisa dalle segreterie dei partiti, la riduzione del numero degli eleggibili accresce il ruolo di queste ultime, che finiranno con l'occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento. Ne' potranno trovare adeguata rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del nostro Paese, perche' la riforma penalizza i territori piu' fragili che non potranno piu' portare in Parlamento le loro istanze e bisogni, ma anche la ricchezza di idee e visioni che le periferie del nostro Paese spesso sono capaci di esprimere.
Cio' si inserirebbe in un quadro istituzionale che gia' registra un progressivo e preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato attraverso l'irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione d'urgenza, alla legge delega e al voto di fiducia, il sistematico accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare corso piu' rapido a quelle governative.
Il risultato sara' un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perche' privo dei contributi di tanti territori e delle minoranze, ed omologato alle direttive del Governo. Un vulnus per la democrazia rappresentativa voluta dalla Costituzione che rischia di aggravare la crisi di credibilita' nella quale da tempo versano le istituzioni del nostro Parlamento, sempre piu' distanti dai cittadini.
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L'appello dei partigiani per il NO
Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti! Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
3. GIOVEDI' 17 SETTEMBRE IN PIAZZA DELLE ERBE A VITERBO PER IL NO
Promossa dal "Comitato per il NO al taglio del parlamento" si svolgera' giovedi' 17 settembre dalle ore 18 alle ore 20 in piazza delle erbe a Viterbo la manifestazione unitaria conclusiva della campagna d'informazione, documentazione e coscientizzazione per il NO nel referendum del 20-21 settembre 2020.
All'iniziativa partecipa anche il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo.
*
NO alla mutilazione del parlamento.
NO alla mutilazione della democrazia.
NO alla mutilazione dello stato di diritto fondato sulla separazione e il controllo dei poteri.
NO alla mutilazione dell'eguaglianza di diritti di tutte le cittadine e tutti i cittadini.
NO alla mutilazione della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
*
NO all'antiparlamentarismo.
NO al fascismo.
NO alla barbarie.
*
Per le ragioni espresse dalle donne che lottano contro la violenza alle donne, noi votiamo NO.
Per le ragioni espresse dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia, noi votiamo NO.
Per le ragioni espresse da illustri costituzionaliste e costituzionalisti, noi votiamo NO.
Per le ragioni espresse da una prestigiosa associazione di magistrati, noi votiamo NO.
*
Votando NO difendiamo l'ordinamento democratico e costituzionale.
Votando NO difendiamo la democrazia.
Votando NO difendiamo la dignita' e i diritti di tutte e di tutti ed il bene comune.
*
Per le stesse ragioni per cui ci opponiamo alla guerra e a tutte le uccisioni, il 20-21 settembre noi votiamo NO.
Per le stesse ragioni per cui ci opponiamo al razzismo e a tutte le persecuzioni, il 20-21 settembre noi votiamo NO.
Per le stesse ragioni per cui ci opponiamo al maschilismo e a tutte le oppressioni, il 20-21 settembre noi votiamo NO.
*
Domenica e lunedi' votiamo NO al regime della corruzione.
Domenica e lunedi' votiamo NO al golpe oligarchico.
Domenica e lunedi' votiamo NO al tentativo d'imporre l'incontrastato dominio dell'abuso e dell'arbitrio dei ricchi e dei potenti.
*
Oppresse e oppressi, unitevi nell'impegno comune per il bene comune.
Oppresse e oppressi, unitevi nel NO alla menzogna, alla frode, alla violenza degli sfruttatori e degli oppressori.
4. UNA POSTILLA AL TESTO CHE PRECEDE. POSSIAMO VINCERE, DOBBIAMO VINCERE
[Il testo cui ci si riferisce e' qui omesso]
Non so perche' tante brave persone che giustamente voteranno NO al referendum sentono il bisogno di dichiarare che sono convinte di perdere.
So che quando si lotta, e si lotta su una questione cruciale, si deve lottare per vincere.
Il 20 e 21 settembre possiamo vincere.
Il 20 e 21 settembre dobbiamo vincere.
Lasciamo il pessimismo per tempi migliori.
Adesso tutte e tutti a votare NO.
Adesso tutte e tutti a spiegare a parenti ed amici, a colleghi e compagni, che occorre votare NO e sconfiggere per la terza volta - come gia' facemmo nel 2006 e nel 2016 - il piano golpista della P2.
NO all'antiparlamentarsmo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
5. UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO SU UN PREZIOSO SAGGIO DI RICCARDO DE VITO, PRESIDENTE DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA
La mattina di mercoledi' 16 settembre 2020 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' svolto un incontro di studio su un prezioso saggio di Riccardo De Vito, presidente di Magistratura Democratica, dal titolo "I motivi per un NO" in riferimento al referendum che si svolgera' domenica e lunedi'.
Il testo integrale del saggio riproduciamo in calce al presente comunicato.
Dopo l'attenta lettura del saggio ed un ampio commento di alcuni suoi punti essenziali da parte delle persone partecipanti, l'incontro e' stato concluso dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha sottolineato come pressoche' tutte le piu' autorevoli voci della vita democratica italiana convergano nell'argomentare le ragioni per cui occorre votare NO nel referendum del 20-21 settembre.
Illustri giuriste e giuristi, illustri magistrate e magistrati, illustri figure della riflessione morale e dell'impegno civile, cosi' come i piu' vivi movimenti della societa' civile ed associazioni autorevolissime (l'Associazione nazionale partigiani d'Italia, per citarne una per tutte), convergono nell'impegno per il NO.
NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
NO alla mutilazione del parlamento, dello stato di diritto, della Costituzione, della democrazia.
NO all'abuso, all'arbitrio, alla frode, alla violenza dei vampiri, del regime della corruzione, dell'orda selvaggia e malvagia che vuole abbattere la democrazia ed imporre l'oligarchia, l'anomia, l'afasia, la dittatura degli ebbri e degli scellerati, dei razzisti e dei bellicisti, degli sfruttatori e dei devastatori.
Domenica e lunedi' noi votiamo NO.
*
Allegato. Riccardo De Vito: I motivi per un NO
(...)
6. GEREMIA CATTRISTI: TRITTICO DEL REFERENDUM (QUASI UN COMIZIO DI PRIMA MATTINA IL 17 SETTEMBRE 2020 IN VIA DEGLI ETRUSCHI A VITERBO)
I. Quelli che votano Si' (prevertiana una litania)
Quelli che le dittature funzionano meglio delle democrazie
quelli che il parlamento e' una scatoletta di tonno slurp slurp
quelli che il parlamento prima o poi bisognera' abolirlo visto che ci abbiamo gia' lo smartphone
quelli che in parlamento si parla troppo invece di obbedire al governo
quelli che sto in parlamento dal 2013 avessi mai capito a che cavolo serve
quelli che la politica fa schifo per fortuna che io faccio il ministro
quelli che la politica e' una cosa sporca invece io mi fo gli affari miei (apposta sto al governo)
quelli che la politica neppure col binocolo io sono per l'antipolitica
quelli che ma quale democrazia a noi ci piace internet il mojito e il vaffaday
quelli che la democrazia e' lenta e noi invece siamo svelti come la polvere
quelli che la democrazia e' costosa il fascismo invece e' un affarone
quelli che la separazione e il controllo dei poteri danno fastidio al Grande Fratello
quelli che ne' di destra ne' di sinistra noi siamo gli Uebermenschen noi siamo l'Herrenrasse
quelli che la casta sono gli altri noi siamo il governo dei migliori (e di pura razza ariana, mica ceci)
quelli che Uno vale uno e tutti gli altri sono zeri
quelli che il duce ha fatto pure un sacco di cose buone
quelli che o Francia o Spagna pur che se magna
quelli che la Resistenza e' un'invenzione dei comunisti che mangiano i ragazzini
quelli che l'antifascismo e' roba del tempo del cucco noi invece siamo i giovani l'esercito del selfie
quelli che la Costituzione e' un ferrovecchio oggi ci sono le app
quelli che i sindacati hanno rovinato l'Italia i padroni invece si' che vogliono bene al popolo
quelli che bisognerebbe smettere di votare per cinquant'anni e lasciar fare al governo che lo sa lui
quelli che con tutte 'ste scartoffie non ci si capisce niente invece quando c'era Lui tutto era chiaro
quelli che facciamola finita con tutto questo buonismo
quelli che una bella sforbiciata al posto giusto uomo avvisato mezzo salvato
quelli che quando ci vuole ci vuole (la filosofia col manganello)
quelli che ieri eravamo secessionisti oggi nazionalisti domani imperialisti e sempre francamente razzisti
quelli che non si sono mai opposti a nessun crimine e si dicono gli onesti
quelli che disprezzano e calpestano il popolo e si dicono populisti
quelli che sputano sulla sovranita' popolare e si dicono sovranisti
quelli che quando sento parlare di cultura prendo il telefonino e sparo
quelli che adesso che c'e' wikipedia i libri a che servono piu'?
quelli che e' tutto un complotto comunista
quelli che e' tutto un complotto dei savi anziani di Sionne
quelli che e' tutto un complotto dei rettiliani
quelli che l'ho visto su Youtube a me non mi frega nessuno
quelli che ognuno deve stare al posto suo (e ve lo dice uno che sta a Palazzo Chigi)
quelli che chi protesta e' un nemico del popolo
quelli che chi protesta e' un sovversivo
quelli che chi protesta facesse il fagotto e via in Siberia avanti marsch
quelli che mo' basta di dire sempre no che ci avete proprio stuccato
quelli che questa e' la minestra e quella la finestra
quelli che hanno votato i decreti sicurezza della razza
quelli che hanno finanziato i lager in Libia
quelli che preferiscono lasciar morire i naufraghi
quelli che deportano i sopravvissuti
quelli che perseguitano chi non e' nativo del borgo
quelli che l'apartheid e' cosa buona e giusta
quelli che la schiavitu' e' un'antica e nobile istituzione
quelli che ci gusta mutilare il parlamento
quelli che ci gusta ghigliottinare la democrazia
quelli che ci gusta strozzare la Costituzione
quelli che ci gusta levarci dalle scatole chi non e' d'accordo
quelli che ci piace dire sempre si'. Oh yeah.
*
II. Quelli che votano No (brechtiana una cantata)
Sanno di avere ragione
ma quasi si vergognano a dirlo
per non offendere quegli altri
non disvelare loro la loro abissale miseria
(e invece quegli altri se ne strainfischiano e pensano solo
ai sondaggi e a seguire il foglio d'ordini
dello staff della comunicazione dell'azienda del tronfio istrione del padrone
della segreteria del comitato del consiglio d'amministrazione
dell'apparato di dominazione cui devono tutto
e che non perdona chi non gli e' servo in casa o nei campi)
Gli dispiace dover dire sempre no
ma sanno che sempre no occorre dire
al potere vampiro e assassino
Sanno di dover lottare sempre
e che anche se si vince una lotta
un'altra lotta e' ancora da condurre
Si ricordano delle compagne e dei compagni morti
nelle lotte di liberazione
si ricordano delle vittime di tutte le guerre
si ricordano delle vittime dei lager
non riescono mai a dimenticare nulla
Di tutte le lotte condotte sanno
i limiti e le contraddizioni gli errori e gli orrori la fatica e le perdite
ma sanno anche
che chi non fece niente
anch'egli faceva qualcosa
e quel qualcosa era essere complice
dei nazisti
dei violentatori
della mafia
del regime dei giugulatori
questo non possono scordarlo mai
Votare no ai soprusi dei potenti
gli viene naturale
come respirare o condividere il pane
Tutto quello che i potenti bramano
loro lo detestano
tutto quello cui gli sfruttatori ambiscono
loro lo trovano grottesco e scellerato
tutto il campionario della societa' dello spettacolo
gli pare ridicolo e indecente
Ancora pensano alla rivoluzione
con Duccio Galimberti
con Sandro Pertini
con la Rosa Rossa
con la Rosa Bianca
Ancora pensano alla giustizia e alla liberta' per tutte e tutti
con Sauro Sorbini
con Achille Poleggi
con Alfio Pannega
con Clara Bolognani
con Giovanna Strich
Ancora pensano a un mondo vivibile
con Virginia Woolf
con Simone Weil
con Hannah Arendt
con Marianella Garcia
con Berta Caceres
Ancora hanno fede nel vero nel giusto nel bene
ancora amano l'intera umanita'
Votano no senza illusioni
votano no perche' e' la cosa giusta
*
III. Una chiosa o una chiusa hegeliana
Che prevalga nel referendum il NO
non bastera' a far fiorire il deserto
ma almeno fermera' i fascisti
Che prevalga nel referendum il NO
non ci esonerera' da alcuno dei compiti
ardui e gravosi che ci attendono ancora
ma almeno terra' in vita la repubblica
Che prevalga nel referendum il NO
come nel 2006
come nel 2016
sara' un argine contro la barbarie
come tutti gli argini non definitivo
Che prevalga nel referendum il NO
per impedire la mutilazione del parlamento
per fermare la deriva verso l'oligarchia la dittatura la barbarie
Che prevalga nel referendum il NO
per difendere la separazione e il controllo dei poteri
per difendere la Costituzione e lo stato di diritto
per difendere la sovranita' popolare e l'uguaglianza di diritti
Compagne e compagni
chi dice no alla violenza del potere
tiene accesa una luce nella notte
chi dice no alla violenza del potere
non ha perso la propria dignita'
chi dice no alla violenza del potere
ancora ha a cuore le sorelle e i fratelli
il bene comune dell'umanita' e del mondo
i diritti di tutte e di tutti
Poi tutto e' ancora da fare
e poi da rovesciare
e preservare insieme
Poi tutto e' ancora vero
poi tutto e' ancora vivo
E adesso basta con gli sproloqui
che ci sono i doveri da compiere
e il primo dovere e' di opporsi
ai razzisti ancor oggi al governo
al fascismo che galoppando torna
Il primo dovere e' di opporsi
all'orda del'odio e della menzogna
ai carnefici vestiti da damerini
il primo dovere e' salvare le vite
difendere la costituzione repubblicana
difendere la democrazia
difendere l'umanita' che e' una
A questo serve votare NO
questo 20 e 21 settembre
e poi continuare la lotta
*
IV. Coda o congedo
Spegnere la televisione
mettere l'acqua a bollire
lavare medicare le piaghe dei feriti
non abbandonare nessuno alla morte
Avere cuore di non arrendersi mai
non dire mai la parola disonesta
sapere la brevita' del giorno
accettare di sparire nel nulla
ma prima di sparire fare tutto
quello che devi fare
e lasciare un buon ricordo
un buon esempio
che a coloro che verranno renda
la vita meno dura
che a coloro che soffrono oggi
rechi qualche sollievo
rechi qualche conforto
Ci chiamiamo compagne e compagni
che vuol dire chi condivide il pane
significhera' qualche cosa
sara' figura di una verita'
Oppresse e oppressi di tutti i paesi
unitevi
7. ALCUNE PAROLE DETTE IN PIAZZA DELLE ERBE E IN PIAZZA DEL TEATRO A VITERBO IL 17 E 18 SETTEMBRE 2020
Nella serata di giovedi' 17 settembre si e' tenuta a Viterbo in piazza delle erbe la manifestazione conclusiva della campagna per il NO al referendum promossa dal "Comitato per il NO al taglio del parlamento" con la partecipazione di associazioni e movimenti impegnati in difesa della democrazia e della Costituzione; all'iniziativa e' intervenuto anche il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini.
Lo stesso responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha tenuto anche una conversazione in piazza del teatro sempre a Viterbo la mattina di venerdi' 18 settembre.
Di seguito una estrema sintesi dei principali temi svolti e argomentati nei due interventi.
*
Diciamo NO alla mutilazione del parlamento.
Diciamo NO alla mutilazione della democrazia.
Diciamo NO alla mutilazione dello stato di diritto fondato sulla separazione e sul controllo dei poteri.
Diciamo NO alla mutilazione dell'eguaglianza di diritti di tutte le cittadine e tutti i cittadini.
Diciamo NO alla mutilazione della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
*
Diciamo NO per le ragioni espresse dalle donne che lottano contro la violenza alle donne.
Diciamo NO per le ragioni espresse dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia.
Diciamo NO per le ragioni espresse dal Movimento Nonviolento.
Diciamo NO per le ragioni espresse da numerose associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della biosfera.
Diciamo NO per le ragioni espresse da illustri costituzionaliste e costituzionalisti.
Diciamo NO per le ragioni espresse dalla prestigiosa associazione dei magistrati democratici.
Diciamo NO per le ragioni espresse da don Luigi Ciotti, da monsignor Raffaele Nogaro, da padre Bartolomeo Sorge, da padre Alex Zanotelli e da innumerevoli altre personalita' di tutte le tradizioni di fede e di pensiero, della riflessione morale e dell'impegno solidale.
Diciamo NO per le ragioni espresse da Rosy Bindi, da Susanna Camusso, da Nando dalla Chiesa, da Pietro Grasso, da Marisa Rodano, da Nichi Vendola e da migliaia di autorevoli figure dell'impegno culturale, morale, civile, istituzionale.
*
Diciamo NO per le stesse ragioni per cui ci opponiamo alla guerra e a tutte le uccisioni.
Diciamo NO per le stesse ragioni per cui ci opponiamo al razzismo e a tutte le persecuzioni.
Diciamo NO per le stesse ragioni per cui ci opponiamo al maschilismo e a tutte le oppressioni.
*
Diciamo NO alla controriforma anticostituzionale, antiparlamentare ed antidemocratica.
Diciamo NO al golpe oligarchico.
Diciamo NO al regime della sopraffazione e della corruzione.
Diciamo NO alla violenza, alla menzogna e alla frode.
Diciamo NO al tentativo d'imporre l'incontrastato dominio dell'abuso e dell'arbitrio dei ricchi e dei potenti.
Diciamo NO all'antiparlamentarismo, al fascismo, alla barbarie.
*
Il 20 e 21 settembre votiamo NO.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 430 del 27 gennaio 2021
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