[Nonviolenza] Telegrammi. 3861



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3861 del 13 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Ancora quasi un "Enchiridion militis pro bono rei publicae". Due discorsi tenuti a Viterbo la sera di venerdi' e la mattina di sabato per il NO al referendum
2. Liana Milella intervista Gaetano Silvestri
3. Marco Iasevoli intervista Rosy Bindi
4. Mattia Santori: La riforma delegittima le istituzioni
5. Movimento Nonviolento: Un orientamento per il voto referendario
6. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO al referendum del 20-21 settembre
7. Ancora una volta chiediamo
8. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
9. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. L'ORA. ANCORA QUASI UN "ENCHIRIDION MILITIS PRO BONO REI PUBLICAE". DUE DISCORSI TENUTI A VITERBO LA SERA DI VENERDI' E LA MATTINA DI SABATO PER IL NO AL REFERENDUM

A Viterbo, nella serata di venerdi' 11 settembre in piazza del Sacrario, e nella mattinata di sabato 12 settembre a Porta Romana, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto due discorsi argomentando il NO nel referendum che si svolgera' il 20 e 21 settembre 2020.
Di seguito una estrema sintesi degli argomenti svolti.
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L'orda razzista e golpista che ha invaso e occupato i palazzi del potere ha deciso di imporre una scellerata riforma costituzionale.
Una scellerata riforma costituzionale che mutila il parlamento.
Una scellerata riforma costituzionale che viola l'assetto e gli equilibri stabiliti dalla Costituzione repubblicana.
Una scellerata riforma costituzionale che annienta la possibilita' che rappresentanti delle oppresse e degli oppressi possano entrare nelle istituzioni.
Una scellerata riforma costituzionale che cancella la separazione e il controllo dei poteri.
Una scellerata riforma costituzionale che colpisce la democrazia e mira a sostituire ad essa un regime autoritario ed eslege, asservito ai potentati finanziari, ai demagoghi professionali, alle cricche oligarchiche, alla barbarie di quello che Gramsci chiamo' "il popolo delle scimmie", alla brutalita' del regime che Gobetti defini' "l'autobiografia della nazione".
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C'e' un solo modo per impedire che prevalga e diventi mostruosa realta' questa scellerata riforma costituzionale: votare NO al referendum.
Il 20-21 settembre solo votando NO si difende la democrazia parlamentare, il principio della rappresentanza, l'eguaglianza delle cittadine e dei cittadini.
Il 20-21 settembre solo votando NO si difende la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
Il 20-21 settembre solo votando NO si difende la sovranita' popolare.
Il 20-21 settembre solo votando NO si difende la divisione e il controllo dei poteri, fondamento dello stato di diritto e della civile convivenza.
Il 20-21 settembre solo votando NO si difende il diritto delle oppresse e degli oppressi in lotta ad eleggere propri rappresentanti in parlamento.
Il 20-21 settembre solo votando NO si impedisce che il parlamento sia definitivamente asservito al governo, al padronato, a poteri extraistituzionali privi di regole ed intesi soltanto alla violenza, alla rapina, alla dissipazione, a un abissale nichilismo.
Il 20-21 settembre solo votando NO si contrasta il fascismo che torna.
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Votiamo NO per le ragioni esposte da illustri costituzionalisti.
Votiamo No per le ragioni esposte da illustri magistrate e magistrati.
Votiamo No per le ragioni esposte dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia.
Votiamo No per le ragioni esposte dal Movimento nonviolento.
Votiamo No per le ragioni esposte dalle donne che ogni giorno lottano contro la violenza alle donne.
Votiamo No per il bene comune del nostro paese e dell'umanita'.
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Votiamo No al tentativo di Conte, Salvini e Di Maio di aggredire il parlamento, la Costituzione e la democrazia.
Votiamo NO come gia' nel referendum del 2006, quando sconfiggemmo l'analogo tentativo di Berlusconi di aggredire il parlamento, la Costituzione e la democrazia.
Votiamo NO come gia' nel referendum del 2016, quando sconfiggemmo l'analogo tentativo di Renzi di aggredire il parlamento, la Costituzione e la democrazia.
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Votando NO al referendum opponiti tu a una scellerata, barbara imposizione.
Votando NO al referendum opponiti tu alla violenza di macchine politiche oligarchiche e razziste.
Votando NO al referendum opponiti tu al regime  della frode e della corruzione.
Votando NO al referendum opponiti tu al sistema di potere dell'avidita' che riduce gli esseri umani a scarti e che devasta quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Prendi posizione alla scuola di Hannah Arendt, prendi posizione alla scuola di Rosa Luxemburg, prendi posizione alla scuola di Simone Weil, prendi posizione alla scuola di Virginia Woolf.
Sii tu a fare la cosa giusta.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. DOCUMENTAZIONE: LIANA MILELLA INTERVISTA GAETANO SILVESTRI
[Dal quotidiano "La Repubblica" dell'8 settembre 2020 col titolo "Silvestri: Dico NO al taglio perche' vedo gravi pulsioni contro la democrazia" e l'occhiello "Intervista al presidente dell’Associazione Italiana Costituzionalisti"]

"Questo taglio dei parlamentari, senza riforme compensative della Costituzione, della legge elettorale e dei regolamenti delle Camere, riflette la perdurante ostilita' nei confronti del Parlamento di una cultura diffusa, purtroppo ancora permeata di autoritarismo. La storia non si ripete. Certamente non tornera' il fascismo delle camicie nere e degli stivaloni. Ma alcune pulsioni profonde contro la rappresentanza democratica scorrono ancora nel sottosuolo della societa' e talvolta riemergono".
Parla Gaetano Silvestri, il presidente dell'Aic, l'Associazione italiana dei costituzionalisti. Composta da tante anime. Ma l'ex presidente della Consulta e della Scuola della magistratura ci tiene subito a dire che le sue sono considerazioni strettamente personali e che non impegnano in alcun modo l'Aic.
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- Liana Milella: Perche' vota No?
- Gaetano Silvestri: I motivi sono molteplici. Il principale e' quello della brusca restrizione di pluralismo che questa riforma produrrebbe. Verrebbe ridotto in modo notevole sia quello ideale e politico, sia quello territoriale. Prevarrebbero le grandi formazioni e i grandi territori. Questo non e' coerente con il modello di democrazia profilato dalla Costituzione.
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- Liana Milella: Lei parla di pluralismo ridotto, ma sarebbero eletti 600 parlamentari.
- Gaetano Silvestri: Senza toccare il sistema elettorale, la riforma avrebbe un effetto ipermaggioritario, poiche' provocherebbe la scomparsa di fatto di partiti e movimenti minori. E, cosa ancor piu' grave, scoraggerebbe la nascita di nuove formazioni. Io non sono in assoluto contrario alla riduzione dei parlamentari, ma lo sono quando questa viene effettuata come misura isolata, senza valutare, com'e' necessario quando si parla di Costituzione, gli effetti sistemici.
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- Liana Milella: Come il Pd, ritiene che la riforma debba camminare con le altre modifiche della Carta?
- Gaetano Silvestri: I cittadini hanno il diritto di valutare il taglio dei parlamentari insieme ad altre misure gia' adottate, come la riforma della legge elettorale. Invece dovranno votare Si' o No con la semplice promessa che vi si porra' mano. Non vorrei sembrare troppo sospettoso, ma le promesse dei politici italiani non sempre vengono mantenute. Se il Pd si e' accontentato, io come cittadino e come costituzionalista, non mi accontento.
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- Liana Milella: Ha visto i sondaggi? Il taglio avrebbe un ampio margine di successo, 7 o 8 cittadini su 10 pronti a dire Si'.
- Gaetano Silvestri: Questo non significa che abbiano necessariamente ragione. La maggioranza e' solo un dato statistico. Se le maggioranze avessero sempre ragione, non avrebbe senso garantire le minoranze. Del resto, anche un linciaggio puo' essere deciso in modo quasi unanime. Se anche ci fosse il 99% di persone d'accordo, cio' non vuol dire che per cio' stesso avrebbero ragione.
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- Liana Milella: Il Si' non e' frutto di un Parlamento assenteista e impreparato?
- Gaetano Silvestri: Questi problemi non si risolvono riducendo il numero, giacche' non abbiamo alcuna garanzia che poi vengano eletti personaggi di migliore qualita'. Anzi direi che nell'opera di accaparramento dei voti spesso il politicante spregiudicato prevale sul cittadino comune che lavora e studia. Se un'orchestra suona male, cambiamo gli orchestrali: non concluderemmo niente riducendone il numero.
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- Liana Milella: Nel raffronto Italia-Europa sui Parlamenti andremmo meglio o peggio dopo il taglio?
- Gaetano Silvestri: Non sono dotato di virtu' profetiche, quindi non posso sapere come andra'. Ma so che con il taglio avremmo un deputato ogni 150mila elettori e un senatore ogni 300mila. Il rapporto piu' alto in Europa. Un calo di rappresentativita' davvero vistoso.
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- Liana Milella: Le piccole Regioni perderanno rappresentanza?
- Gaetano Silvestri: E' giusto che se realta' vi sono, trovino uno spazio di rappresentanza in Parlamento. Altra cosa e' l'umiliazione che oggi viene inferta a territori dove vengono imposti candidati che con quei territori non c'entrano nulla. Ma questo dipende dal sistema dei partiti.
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- Liana Milella: I partiti, gia', un suo chiodo fisso...
- Gaetano Silvestri: Si', perche' oggi il vero problema non e' la Costituzione, che andrebbe lasciata finalmente in pace, ma il sistema dei partiti. La vera riforma urgente e' quella che investe la democrazia interna dei partiti e dei movimenti politici. Occorrono procedure trasparenti e garantite da autorita' imparziali. Altrimenti la nostra democrazia restera' fondata sull'arbitrio proprio nel suo momento genetico.


3. DOCUMENTAZIONE. MARCO IASEVOLI INTERVISTA ROSY BINDI
[Dal quotidiano "Avvenire" del primo settembre 2020 col titolo "Referendum. Rosy Bindi: Rischio derive autoritarie. Il No a difesa della Carta" e il sottotitolo "Sulla consultazione del 20-21 settembre per il taglio dei parlamentari parla l'ex presidente del Pd"]

"Ho ragioni profonde per il No, legate al mio attaccamento alla Carta e al nostro modello di democrazia rappresentativa e parlamentare. Un modello che da anni sta attraversando una crisi in tutti i Paesi che hanno una Costituzione ispirata ai principi della democrazia liberale. Ma il taglio draconiano del numeri dei parlamentari non risponde nemmeno a uno dei motivi di questa crisi. Anzi li aggrava". Sul fronte del NO, e' in campo ora ufficialmente anche Rosy Bindi, ex-ministro alla Sanita' ed ex-presidente della commissione Antimafia. E non da sola: a giorni, l'ex-presidente del Pd co-firmera' un documento trasversale che andra' ulteriormente ad animare il dibattito.
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- Marco Iasevoli: Per lei non c'e' bisogno di uno "sblocco psicologico" alle riforme costituzionali?
- Rosy Bindi: Prendiamo uno a uno i problemi della democrazia parlamentare. Nemmeno per uno di essi la soluzione e' questo taglio. C'e' il problema del buon funzionamento del Parlamento, della sua efficienza ed efficacia: ma si risolve superando il bicameralismo perfetto e cambiando i regolamenti, non tagliando i parlamentari. C'e' il problema di rappresentare nelle istituzioni il pluralismo, e non lo si affronta mortificando le minoranze e i territori. C'e' il problema del corpo elettorale che ha difficolta' a scegliere i propri rappresentanti, ma la soluzione si chiama legge elettorale.
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- Marco Iasevoli: Il fatto che questi fronti restino aperti e' un motivo sufficiente per votare No?
- Rosy Bindi: Io temo che l'approvazione della riforma, soprattutto una vittoria con largo vantaggio del Si', finisca per rendere ancora piu' irrilevante il Parlamento nell'equilibrio tra i vari poteri istituzionali e nel rapporto con la societa'. Vedo derive populiste e demagogiche che farebbero leva su questo risultato. Vedo il rischio di una deriva oligarchica e autoritaria strettamente legata alla delegittimazione del Parlamento.
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- Marco Iasevoli: Una deriva alimentata da chi? Dal M5s?
- Rosy Bindi: Ma no, non mi riferisco a loro. Per l'eterogenesi dei fini, sarebbero le opposizioni di destra, con la cultura dei "pieni poteri", ad avvantaggiarsi rispetto alle forze che compongono questo governo. Il fronte del Si' dice che chi vota No vuole far cadere il governo: e' esattamente il contrario, e' un trionfo del Si' che manderebbe in crisi l'esecutivo e darebbe argomenti alle destre populiste, sovraniste e demagogiche di questo Paese. Il primo significato del voto sarebbe che il Paese non vuole piu' i mille parlamentari in carica.
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- Marco Iasevoli: Tuttavia e' una possibile avanzata del No a preoccupare l'esecutivo e a far traballare il Pd.
- Rosy Bindi: Io per la Carta passo anche sopra i governi, sia chiaro. Ma se mi chiede se questo e' un voto contro il Pd o l'alleanza con il M5s, dico che non e' assolutamente cosi'. Oggi io sono senza patria partitica, ma faccio le mie battaglie. Rivendico che la difesa della Carta e' nel dna dei cattolico-democratici. Cosi' come la richiesta di politiche migratorie giuste e umane e la lotta alle disuguaglianze sociali. Chi ha questo dna, oggi non si sente a casa nel Pd alla luce delle scelte che il Pd stesso ha fatto.
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- Marco Iasevoli: Cosa imputa al Pd?
- Rosy Bindi: All'inizio dell'esperienza di governo il Pd aveva potere negoziale. Li' doveva porre le questioni politiche essenziali: prima la legge elettorale e le altre riforme, infine la quarta lettura di questa riforma. E in generale, in quella sede, far valere una visione. Non l'hanno fatto, hanno preferito i tatticismi.
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- Marco Iasevoli: Lei voto' no anche alla riforma Renzi: e' stata un'opportunita' sprecata?
- Rosy Bindi: La riforma era pasticciata e Renzi non si fermo' a ragionare su quelle correzioni minime che l'avrebbero resa coerente. Mise la sua testa e quella del governo sul referendum, esattamente come rischia di fare oggi l'esecutivo in carica.

4. DOCUMENTAZIONE. MATTIA SANTORI: LA RIFORMA DELEGITTIMA LE ISTITUZIONI
[Dal sito noiperilno.it, lettera publicata riginatriamente su "L'Huffington Post"]

Mi e' stato chiesto spesso, in qualita di portavoce del movimento 6000sardine, quale fosse la ragione per esserci schierati cosi' nettamente a sostegno del NO al referendum.
In questa epoca in cui le interazioni sono immediate e consumistiche, e' raro avere un spazio per approfondire e poter spiegare le proprie ragioni (soprattutto quando queste, come spesso accade in politica, sono lunghe e complesse). Ringrazio dunque il direttore per questa occasione concessami.
Si', no: le due possibili risposte intorno alle quali vanno creandosi due schieramenti opposti. Il referendum, si sa, non e' la modalita' d'espressione migliore per chi ama le sfumature. Se la risposta non puo' che essere netta, o bianco o nero, o Si' o NO, e' importante capire esattamente quale sia la domanda. Ma ci siamo chiesti quale sia la domanda e la posta in gioco di questo referendum? Forse, per capire davvero l'importanza di questa votazione del 20-21 settembre e' necessario fare un passo indietro e guardarla in prospettiva.
La riforma sul taglio dei parlamentari su cui saremo chiamati a esprimerci, rappresenta il culmine di un processo di delegittimazione del Parlamento e delle istituzioni repubblicane. Il taglio dei parlamentari, travestito di riformismo nel nome dell'efficienza e del risparmio, e' in realta' l'apice dell'antipolitica e rappresenta un grave rischio per la rappresentanza dei cittadini e il funzionamento dello Stato. Non voglio essere frainteso e percio' faro' una precisazione: l'ondata anticasta ha avuto e ha delle motivazioni valide, assolutamente degne di attenzione, e tutt'altro che secondarie. E' del tutto legittima la frustrazione per l'attuale classe dirigente, che in questi anni non e' stata in grado di dare risposte credibili a temi fondamentali e problemi profondi come la disoccupazione (soprattutto giovanile), i morti sul lavoro, l'impoverimento delle classi sociali piu' deboli, accessibilita' ai servizi e molto altro.
Ma cavalcare l'onda di queste sacrosante frustrazioni non puo' giustificare questa riforma, che finira' per indebolire, ancora una volta, gli elettori, non gli eletti. Su questo aspetto, noi sentiamo il dovere civico e morale di porre l'accento: Non possiamo lasciare che vinca il Si', si tratta di un atto di autolesionismo che deve essere evitato.
Quando abbiamo deciso di schierarci decisamente in favore del NO lo abbiamo fatto per senso di responsabilita'. Siamo stati tra i primi soggetti a prendere una posizione in maniera cosi' decisa. Oggi il fronte del NO si sta rafforzando: vogliamo credere che almeno in minima parte questo consolidamento sia merito nostro.
Non ci siamo posti il problema dei sondaggi. Ci sono cause per cui bisogna battersi fino in fondo, per cui vale la pena spendere energie ed entusiasmo a prescindere dal risultato. Non siamo un partito e perciò possiamo concederci questa "liberta'": combattere per quello in cui crediamo senza ragionare in termini di ritorno elettorale e di consensi.
Per questo motivo possiamo anche permetterci il lusso di dire schiettamente, e a voce alta, che nel mondo politico, e dunque anche fra i sostenitori del Si', questa riforma suscita non poche perplessita'. Che cosa voglio dire con questo?
Anche in ambienti grillini e tra i tanti – apparentemente convinti – fautori del Si', quando i riflettori si abbassano, vengono riconosciuti tutti i limiti di questa riforma, che, allo stato attuale, innescherebbe una serie di danni non secondari per i territori periferici e per il Sud.
Questa riforma, che tanto accende gli animi di elettori ed eletti, e' fatta male e peggiorera' la vita politica del Paese: questa e' un'opinione diffusa, non soltanto la nostra.
Ma la volonta' di mostrarsi agli elettori italiani come indomiti – ma ciechi – paladini della causa anti-casta sembra essere troppo impellente.
Ma torniamo al nostro dubbio iniziale: sappiamo che la risposta al quesito referendario puo' essere "si'" oppure "no". Ma la domanda, esattamente, qual e'?
Il taglio dei parlamentari potrebbe anche essere condivisibile, lo abbiamo piu' volte detto. Ma si tratta di una riforma che dovrebbe essere inquadrata all'interno di un piu' ampio e serio progetto di modifica dell'assetto parlamentare: la revisione del bicameralismo perfetto. Insomma, non dovrebbe prevalere l'ottica di antipolitica ma quella del riformismo (ma riformismo davvero, non quello che oggi viene usato da alcuni a sproposito per legittimare il proprio feeling col centro-destra).
Proporre questo taglio in maniera demagogica, senza garantire tutele per la rappresentanza delle aree piu' deboli significa inseguire l'applauso facile (ma dannoso), significa avere piu' a cuore il proprio consenso che il proprio Paese, significa abbracciare la demagogia per tornaconto elettorale infischiandosene delle ricadute.
Un leader, pero', e' qualcuno in grado di guidare, di indirizzare, di correre dei rischi e non di seguire semplicemente la strada piu' facile, il consenso e i sondaggi.
Bisogna avere il coraggio, oggi piu' che mai, di lavorare con senso di giustizia alla risoluzione dei problemi reali della gente reale. Se si e' capaci di trovare questo coraggio, la storia ricompensera'. E alla fine, come in un circolo virtuoso, anche i sondaggi lo faranno.
Vi e' stata un'epoca in cui i partiti erano davvero di massa, con centinaia di migliaia di iscritti. Erano davvero uno spazio in cui discutere, dialogare e modificare, insieme, la realta'.
Rafforzare i partiti, costruire basi solide sui territori e trasformarle in veri luoghi di dialogo e formazione dovrebbe essere il primo passo per ritornare a quel modello di politica di successo.
Solo in questo modo si potra' ottenere il rinnovamento della classe dirigente e il conseguente ritorno alla partecipazione popolare e all'attenzione per la cosa pubblica. Questa e', per noi, l'unica strada percorribile per un reale miglioramento.
Per realizzare tutto questo, e' giunto il momento di dirlo, e' necessario tornare a riflettere, in chiave assolutamente anti-demagogica, anche sulla battaglia per il finanziamento pubblico ai partiti. E se le forze politiche avessero la volonta' di intraprendere questa riflessione, la societa' civile, ne siamo convinti, sarebbe pronta a seguire le forze riformiste in questa ristrutturazione del sistema, che creerebbe quell'area democratica ed efficiente per la realizzazione delle istanze collettive. Solo cosi' sara' possibile una riforma costituzionale seria, ragionata e ragionevole, una riforma che guardi veramente agli interessi del Paese e che contribuisca a rendere le persone piu' vicine alle istituzioni e le istituzioni rappresentative di tutti noi.

5. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UN ORIENTAMENTO PER IL VOTO REFERENDARIO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

Il referendum impone una scelta secca: o si', o no. Non ci sono le mezze misure, i distinguo, le sfumature. La decisione cui siamo chiamati riguarda solo il numero, non la qualita', non le mansioni, non il modo di eleggere deputati e senatori. Se vuoi tagliarne circa un terzo, voti Si'; se vuoi mantenere il numero stabilito dalla Costituzione, voti No. O 945 parlamentari, o solo 600.
Noi abbiamo un'idea piu' complessa e articolata della politica, della rappresentanza, delle funzioni istituzionali, del rapporto tra elettori ed eletti. Ci piacerebbe discutere di questo nella campagna referendaria, ma la proposta di riforma costituzionale si e' concentrata solo sul taglio lineare e numerico dei parlamentari, per ridurne i costi, per snellire le camere, per sveltire i processi legislativi. Una concessione ad un diffuso sentimento antipolitico "contro la casta".
I principi costituzionali che riguardano l'ordinamento della Repubblica (articoli 55-69) a noi paiono ancora validi, anche nel rapporto numerico elettori-eletti stabilito. Sappiamo che la democrazia e' sempre perfettibile, e che molti sono i limiti che vanno superati. Per orientarci in questo dibattito, ci piace richiamare le idee-cardine del pensiero nonviolento di Aldo Capitini sui temi della democrazia, del potere di tutti, dell'omnicrazia, che costituiscono ancor oggi un riferimento fondamentale, un orizzonte ampio di ispirazione.
La necessita' di un rinnovamento era gia' presente in Capitini: "C'e' un'esigenza reale e diffusa di una nuova strutturazione del potere, sul passaggio cioe' del potere dalle mani di pochi, che oggi lo detengono, alle mani dei molti che oggi ne sono privi". Questa tensione, naturalmente, porta ad una sensibilita' estrema alla questione delle minoranze: "La democrazia attuale attribuisce alla maggioranza un potere che qualche volta e' eccessivo rispetto ai diritti delle minoranze".
Un allargamento del potere dai pochi ai molti, e poi a tutti, e' decisivo nel pensiero capitiniano, nella sua idea di ampliare la democrazia, fino a trasformarla in omnicrazia, potere di tutti, appunto: "L'omnicrazia progredisce tutte le volte che il potere di uno si esplica strettamente connesso con il potere di ogni altro". La riflessione di Capitini si e'è concentrata anche, e forse soprattutto, sugli strumenti di lavoro: "Per trasformare la democrazia in omnicrazia vi sono due elementi: le assemblee e l'opinione pubblica". Ed e' proprio sul tema dell'assemblea (dunque anche l'assemblea legislativa) che Capitini ha insistito molto: "Non sono d'accordo con i distruttori del sistema rappresentativo; bisogna essere vissuti sotto una dittatura per capire che il libero funzionamento della rappresentanza parlamentare e' qualche cosa di positivo, pur con i suoi difetti (...). Considero utile il Parlamento, ma mi preme dire che esso ha bisogno di essere integrato da moltissimi centri sociali, assemblee deliberanti o consultive in tutte le periferie. Questa integrazione e' dal basso". Infatti "Il controllo dal basso puo' essere esercitato solo da organismi democratici eletti (...) Il Parlamento viene dal basso, per la sua derivazione dall'elezione".
C'e' quindi la necessita' di rinforzare il Parlamento, non di mutilarlo: "Nell'ipotesi migliore il centro formato da chi e' persuaso dell'apertura nonviolenta si presenta come integrazione delle istituzioni". Integrare, non tagliare. Non distruggere quel che c'e' ma migliorarlo per il bene comune.
Con queste poche piste di lavoro non vogliamo far dire a Capitini quel che non ha detto. Vogliamo solo offrire alcuni spunti di riflessione, perche' ognuno, in coscienza, possa farsi un'opinione da tradurre poi in una scelta, nella ricerca della verita'.
Movimento Nonviolento
www.azionenonviolenta.org
azionenonviolenta at sis.it

6. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
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Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficolta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consultata nel sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
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Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
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Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
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Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
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Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it

7. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

9. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

Contatti:
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tel: (+39) 022896627
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Pagamenti PayPal:
La mail di riferimento per i pagamenti PayPal e' michela at arivista.org

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Laura Conti, Ambiente Terra, Mondadori, Milano 1988, pp. 210.
- Laura Conti, Che cos'e' l'ecologia, Mazzotta, Milano 1977, 1981, pp. VIII + 152.
- Angela Davis, Autobiografia di una rivoluzionaria, Garzanti, Milano 1975, pp. 416.
- Angela Davis, La liberta' e' una lotta costante, Ponte alle Grazie, Milano 2018, pp. 192.
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Riedizioni
- Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane. Volume XIV. Le fanterie nella seconda guerra mondiale - 1, Il Giornale, Milano 2020, pp. XXVI + 420, euro 12.
- Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane. Volume XV. Le fanterie nella seconda guerra mondiale - 2, Il Giornale, Milano 2020, pp. 411-898, euro 12.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3861 del 13 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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