[Nonviolenza] Telegrammi. 3860
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- Date: Fri, 11 Sep 2020 19:52:25 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3860 del 12 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Stuart Christie
2. Philippe Daverio
3. Amos Luzzatto
4. "Noi per il NO". Un incontro di studio a Viterbo sull'appello promosso da Rosy Bindi, Pietro Grasso, don Luigi Ciotti, Carla Nespolo, Susanna Camusso ed altre autorevoli figure della vita democratica
5. Sezione Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi: Perche' votiamo No al referendum del 20 e 21 settembre 2020
6. Giovanni Bachelet: Perche' votero' NO al referendum
7. Enzo Balboni: Votero' convintamente NO
8. Matteo Cosulich: Occorre quindi votare NO
9. Alberto Mattioli: Cosi', NO
10. Giorgio Merlo: Un voto fortemente politico e culturale
11. Emanuele Moggia: Ridurre il numero dei parlamentari significherebbe un ulteriore e pericoloso allontanamento della politica dal popolo
12. Bartolomeo Sorge: Dovere morale andare a votare e votare NO
13. Ancora una volta chiediamo
14. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
15. Segnalazioni librarie
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'
1. LUTTI. STUART CHRISTIE
E' deceduto Stuart Christie
militante e pensatore anarchico.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. LUTTI. PHILIPPE DAVERIO
E' deceduto Philippe Daverio critico d'arte
e dell'arte incomparabile divulgatore.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. LUTTI. AMOS LUZZATTO
E' deceduto Amos Luzzatto
che e' stato l'Italia civile.
Con gratitudine lo ricordiamo.
4. INCONTRI. "NOI PER IL NO". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO SULL'APPELLO PROMOSSO DA ROSY BINDI, PIETRO GRASSO, DON LUIGI CIOTTI, CARLA NESPOLO, SUSANNA CAMUSSO ED ALTRE AUTOREVOLI FIGURE DELLA VITA DEMOCRATICA
La mattina di venerdi' 11 settembre 2020 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" un incontro di studio sull'appello "Noi per il NO" promosso da Rosy Bindi, Pietro Grasso, don Luigi Ciotti, Carla Nespolo, Susanna Camusso ed altre autorevoli figure della vita democratica.
L'incontro e' stato aperto dalla lettura integrale dell'appello.
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Il testo integrale dell'appello "Noi per il NO"
Al referendum costituzionale del 20-21 settembre voteremo convintamente NO e vi invitiamo a fare altrettanto
Per difendere i principi della democrazia parlamentare, i valori della rappresentanza popolare e il libero confronto fra tutte le forze politiche
Respingere la riduzione dei parlamentari significa dire NO alle derive populiste e alle tentazioni decisioniste che si celano dietro una proposta semplicistica e solo apparentemente accattivante.
La proposta di tagliare drasticamente il numero dei deputati e dei senatori elettivi non rafforza affatto la nostra democrazia; anzi, la indebolisce parecchio, anche perche' lascia intatti tutti i problemi dell'attuale sistema parlamentare.
In passato, ci siamo sempre dichiarati favorevoli alla riduzione del numero dei parlamentari nel quadro di un progetto complessivo di riforma costituzionale volta a rendere piu' efficiente la democrazia parlamentare, anche superando il carattere perfetto del nostro bicameralismo, distinguendo le funzioni e le competenze della Camera dei deputati da quelle del Senato della Repubblica. Ma la revisione costituzionale sottoposta oggi a referendum non si propone affatto di rendere piu' efficiente la nostra democrazia.
Chi sostiene la riduzione dei parlamentari infatti ha sempre guardato con scherno alla democrazia rappresentativa, illudendosi di poterla quasi integralmente sostituire con forme alternative di democrazia diretta.
Nelle grandi societa' complesse dell'eta' contemporanea la democrazia non puo' che basarsi sulla rappresentanza e sulle formazioni sociali capaci di promuovere la partecipazione politica. Il combinarsi di rappresentanza e di partecipazione rende infatti possibili i momenti di dialogo e confronto, vero antidoto rispetto agli sterili conflitti frontali tipici di tutti i populismi.
La democrazia diretta puo' soltanto affiancare, nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione, la democrazia rappresentativa, insostituibile testata d'angolo delle istituzioni repubblicane.
Se la democrazia e' necessariamente rappresentativa, contrapporre corpo elettorale e parlamentari, rappresentati e rappresentanti – come si propongono di fare i sostenitori del si' al referendum – costituisce un gioco estremamente pericoloso che soffia sul fuoco del populismo. La storia del nostro paese dovrebbe averci dolorosamente insegnato che la delegittimazione del Parlamento apre rapidamente la strada a soluzioni autoritarie, vale a dire alla morte della democrazia.
Un Parlamento rimpicciolito risultera' non soltanto piu' inefficiente, ma anche meno rappresentativo, soprattutto delle aree periferiche e meno popolate del paese. Ancora, con l'attuale sistema elettorale, le forze politiche minori avranno piu' difficolta' a far sentire la propria voce nelle aule parlamentari, mentre i collegi uninominali diventeranno assai piu' ampi, rendendo cosi' piu' dispendiose le campagne elettorali e attenuando il legame tra l'eletto e il territorio che l'ha espresso. Si rafforzera' cosi' il controllo oligarchico dei vertici dei partiti sulla scelta dei candidati e sull'individuazione degli eletti. Ridurre drasticamente il numero dei parlamentari senza introdurre una nuova legge elettorale piu' rispettosa delle minoranze politiche costituisce un vero e proprio salto nel buio. Prima del referendum, ci sarebbe stato tutto il tempo per adottare una nuova legge elettorale che consentisse agli elettori di scegliere realmente i propri rappresentanti. E' estremamente significativo che non si sia voluto procedere speditamente in tal senso.
Indebolire il Parlamento significa anche ritornare indietro, ancora una volta, rispetto alla parita' fra i generi nella rappresentanza politica e alla partecipazione paritaria delle donne alle decisioni politiche fondamentali.
Inoltre il taglio dei parlamentari ridurra' la rappresentanza degli italiani all'estero.
La situazione che stiamo vivendo negli ultimi mesi, cosi' fortemente segnata dall'emergenza virale e dal conseguente massiccio ricorso ad atti normativi del Governo, richiede, per mantenere un equilibrio fra i poteri, un rafforzamento del ruolo parlamentare di indirizzo e di controllo; dunque un potenziamento dello stesso Parlamento.
Ridurre il numero dei parlamentari finisce invece per indebolire la capacita' di lavoro delle Camere, non solo nelle rispettive aule, ma anche nelle commissioni, dove oggi si svolge tanta parte dell'attivita' parlamentare.
Tanto piu' che al taglio dei deputati e dei senatori non si accompagna l'introduzione di alcuna incompatibilita' fra la carica parlamentare e quelle governative in specie e politiche in genere.
Di conseguenza, non pochi parlamentari continueranno a non poter partecipare attivamente ai lavori delle Camere, in quanto impegnati prevalentemente altrove.
Si finira' cosi' per rafforzare eccessivamente l'esecutivo, liberato dal controllo parlamentare, per inseguire sterili mitologie decisioniste.
Per quanto riguarda infine l'argomento piu' demagogico proposto dai sostenitori del referendum, se il loro obiettivo fosse veramente quello di ridurre la spesa pubblica, ci sarebbero tante altre vie per conseguirlo, piu' efficaci e tali da non danneggiare la nostra democrazia.
Tanto piu' che i costi del Parlamento rappresentano una minima parte dei costi della politica. A tutto voler concedere, se proprio si volessero tagliare i costi del Parlamento, basterebbe ridurre i privilegi.
A ben vedere, la volonta' di tagliare i costi della politica nasconde quella di ridurre i costi della democrazia e, per tal via, purtroppo, quest'ultima.
Tra i primi firmatari segnaliamo in particolare: Rosy Bindi, Pietro Grasso, Luigi Ciotti, Carla Federica Nespolo, Guido Bodrato, Marisa Rodano, Silvia Calamandrei, Marianna Scalfaro, Carlo Zaccagnini, Rossella Muroni, Susanna Camusso, Enzo Balboni, Matteo Cosulich, Giorgio Pagliari, Nando Dalla Chiesa, Livia Turco, Rosa Russo Jervolino, Giorgio Merlo, Silvia Prodi, Mario Primicerio, Luciano Silvestri, Nerina Dirindin, Luisa Bossa, Anna Margherita Miotto, Daniela Mazzuconi, Mario Pepe, Marina Magistrelli, Giampiero Scanu, Riccardo Rossi, Mimmo Luca', Giuliano Pisapia
Per adesioni: sito: https://noiperilno.it, email: noiperilno at gmail.com
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Un appello a un impegno plurale e corale in difesa della democrazia, della Costituzione, del bene comune
Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha sottolineato il valore dell'appello e come esso sia adeguato a rivolgersi ad una vasta parte dell'opinione pubblica che in esso trovera' argomenti intimamente sentiti e profondamente persuasivi per votare NO e per impegnarsi in prima persona a diffondere l'informazione e la coscientizzazione affinche' il NO possa prevalere nel referendum e cosi' impedire una sciagurata riforma costituzionale.
Naturalmente, ha evidenzato Peppe Sini, le posizioni espresse in questo appello solo in parte coincidono con quelle che anche la struttura nonviolenta viterbese sostiene, mentre in parte se ne differenziano considerevolmente.
Il fatto che su alcuni argomenti abbiamo opinioni anche sensibilmente diverse, e fin opposte, e' un esempio della preziosa varieta', della significativa ampiezza e dell'articolata composizione delle posizioni che convergono verso il medesimo NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Muovendo da ragioni e da collocazioni anche assai diverse, tante esperienze e tante persone sovente particolarmente rappresentative della riflessione morale, della ricerca intellettuale, dell'impegno civile e della militanza politica convengono alla stessa conclusione: che occorre opporre un meditato e deciso NO alla manomissione della Costituzione, alla mutilazione del parlamento, all'estromissione delle minoranze dalle istituzioni rappresentative, alla negazione della separazione e del controllo dei poteri, allo svuotamento della democrazia.
Da diversi ambiti della societa' civile, cosi' come dell'impegno istituzionale, si leva plurale e corale l'appello per il NO referendario al golpe oligarchico.
All'appello di "Noi per il NO" si affiancano, ciascuno con le sue specifiche argomentazioni, molti altri appelli, tra cui particolarmente prestigiosi e significativi quelli dei 183 illustri costituzionalisti, dei magistrati associati nell'Area democratica per la giustizia, dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, del Movimento Nonviolento, delle donne impegnate contro la violenza alle donne.
E tra questi diversi appelli ricordiamo ancora una volta anche il nostro che recita: "Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
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Ogni persona, ogni associazione, ogni movimento democratico s'impegni
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso apprezzamento per l'appello di "Noi per il NO", pur nella ovvia - e talora profonda - diversita' di opinioni su alcuni temi particolari, ed hanno assunto l'impegno a diffonderlo come gia' hanno diffuso nei giorni scorsi altri appelli di altre esperienze.
Che ogni persona di volonta' buona, che ogni associazione sollecita del bene comune, che ogni movimento democratico s'impegni.
Ripetiamolo ancora una volta:
- NO al taglio del Parlamento, alla strozzatura della rappresentanza democratica, all'estromissione delle minoranze dalle Camere, al compiuto asservimento dell'organo legislativo all'esecutivo e a centri di potere extraistituzionali ed antidemocratici.
- NO alla manomissione della Costituzione e alla compressione ed imprigionamento della sovranita' popolare.
- NO alla negazione del principio su cui si fonda lo stato di diritto: la separazione, l'equilibrio ed il controllo dei poteri.
- NO al disegno di sostituire alla democrazia rappresentativa un potere oligarchico e opaco, abusivo e tracotante, effettualmente violento e tendenzialmente totalitario.
La democrazia, la liberta', la giustizia, il diritto alla vita, alla salute e alla dignita' sono beni troppo preziosi per permettere che siano "tagliati per risparmiare".
Il 20-21 settembre 2020 votiamo NO.
Possa vincere il NO come in Cile nel 1988.
Possano essere i giorni dell'arcobaleno.
5. RIFLESSIONE. SEZIONE ANPI "EMILIO SUGONI" DI NEPI: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20 E 21 SETTEMBRE 2020
[Riceviamo e volentieri diffondiamo]
La sezione ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia) "Emilio Sugoni" di Nepi invita tutti i cittadini ad impegnarsi affinche' nel referendum del 20 e 21 settembre 2020 prevalgano le ragioni del NO in difesa della Costituzione e del concreto assetto democratico dell'Italia.
Se si volesse realmente intervenire per contenere gli eccessi dei cosiddetti costi della politica, lo si potrebbe fare attraverso provvedimenti ordinari di riduzione degli stipendi dei parlamentari portando i loro compensi in linea con quelli degli altri paesi dell'Unione europea.
Se veramente si fosse voluto e si volesse intervenire sui cosiddetti privilegi della casta lo si potrebbe e dovrebbe fare con una piu' equa politica delle imposte e con una reale e costante lotta all'evasione fiscale e al dilagare della corruzione in tutti i settori della vita pubblica italiana.
Cio' di cui ha veramente bisogno l'Italia e' una buona, sana e rinnovata politica a difesa dei Diritti di tutti e dei beni comuni, e che certo non si affermera' con la riduzione del numero dei parlamentari, ma con piu' attenti e nuovi criteri di selezione della classe politica per qualita', competenza, onesta' e fedelta' alla sola Costituzione e non certo per numero.
Proporre di tagliare il numero dei parlamentari, come richiesto dal quesito referendario, nell'attuale quadro politico, sociale, economico e culturale italiano significa soltanto ridurre ancora di piu' la sovranita' popolare e il diritto dei cittadini ad essere rappresentati direttamente secondo equi ed efficaci criteri di proporzionalita' che danno concretezza alla sovranita' del popolo.
La sezione ANPI di Nepi, condivide e invita a leggere il documento "Perche' votiamo NO" della segreteria nazionale dell'ANPI per un approfondimento delle ragioni del No.
Di seguito il testo del documento.
Direttivo della sezione ANPI "Emilio Sugoni"
Nepi, 11 settembre 2020
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Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000).
In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
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Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
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Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
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Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
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Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it
6. DOCUMENTAZIONE. GIOVANNI BACHELET: PERCHE VOTERO' NO AL REFERENDUM
[Dal sito noiperilno.it]
Dopo il via libera della Corte Costituzionale, voteremo il 20 settembre per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero di parlamentari, che riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Si tratta di un referendum confermativo: gli elettori sono chiamati a confermare (SI') o bocciare (NO) questa riforma costituzionale approvata dal Parlamento. Che bisogno c'e' di un referendum se il Parlamento rappresenta gli elettori?
Ho sempre trovato positivo che gli elettori possano esprimersi e verificare se il Parlamento li abbia o no rappresentati nell'approvare qualche riforma importante. L'esito non e' mai scontato. In particolare, quando e' in gioco la Costituzione, la storia suggerisce che la maggioranza degli elettori non coincide quasi mai con la maggioranza parlamentare pro-tempore. L'unica riforma costituzionale approvata dal Parlamento e sottoposta a referendum che si e' poi salvata dalla bocciatura degli elettori e' quella del Titolo V della Costituzione (che, piaccia o no, riconosceva e potenziava l'autonomia delle regioni, della scuola e dell'universita'). Tutte le altre riforme costituzionali sottoposte a referendum sono state, finora, sonoramente bocciate dagli elettori.
Certo, di fronte alla maggioranza parlamentare "bulgara" dell'ultima e decisiva approvazione della Camera (solo 14 no e due astenuti su 630 deputati), sembra difficile un rovesciamento del risultato. Ma basta guardare alle votazioni precedenti per scoprire che su questa stessa legge costituzionale, che nulla cambia salvo il numero dei parlamentari (partendo dal presupposto qualunquista che "sono troppi"), avevano in origine votato contro PD, LeU ed altri partiti dell'attuale maggioranza che solo nella votazione finale dello scorso autunno (essendo appena cambiati governo e maggioranza parlamentare...) si sono dichiarati a favore, e solo a patto che fosse accompagnata da altre riforme costituzionali ed elettorali che in qualche modo la bilanciassero.
Queste riforme di accompagnamento NON ci sono state, e dunque gli elettori di questi partiti potrebbero legittimamente optare per il NO: niente cammello, niente tappeto. Inoltre proprio la storia dei referendum suggerisce che quando e' in gioco la Costituzione le appartenenze ai rispettivi partiti sono superate dal personale discernimento e da un profondo e diffuso attaccamento degli elettori italiani alla propria tradizione democratica. Nel referendum costituzionale del 2006, ad esempio, anche una frazione consistente di elettori del centrodestra voto' NO, e la riforma berlusconiana fu affondata a furor di popolo. Forse perfino stavolta il NO ha qualche speranza.
Personalmente votero' NO perche', da elettore del centrosinistra stanco della troppo fiacca difesa del Parlamento da parte degli ultimi tre segretari PD (Bersani, Renzi e Zingaretti), da membro del comitato promotore "Salviamo la Costituzione" del referendum 2006, da ex parlamentare che in quei cinque anni ha lavorato h24 con dignita' e onore, potro' finalmente in prima persona dire un NO forte e chiaro all'antipolitica da strapazzo secondo la quale il Parlamento e' un costo e i Parlamentari una zavorra.
Sogno che questo NO vinca e spazzi via dalla notte italiana l'incubo dell'antipolitica, e con esso quanti a parole combattono la casta e poi chiedono il sussidio coronavirus. Ma se anche il NO perdesse, mi restera', come mi insegno' proprio ai tempi del referendum il professor Paolo Sylos Labini, la soddisfazione di potermi guardare in faccia allo specchio quando mi faccio la barba.
(Per saperne di piu' sul referendum 2020, consiglio la corrispondente pagina di Wikipedia).
7. DOCUMENTAZIONE. ENZO BALBONI: VOTERO' CONVINTAMENTE NO
[Dal sito noiperilno.it col titolo "Elevato tasso di antiparlamentarismo e di populismo"]
Votero' convintamente NO al referendum sul taglio dei parlamentari, anche se senza entusiasmo, perche' la materia e' miserella.
Anzitutto perche' un intervento secco di taglio lineare dei numeri e basta, motivato con una predicata riduzione dei costi della politica che pero' non intacca i privilegi dei salvati ed alla fine e' risibile (60 milioni di euro l'anno) non e' all'altezza della solennita' che dovrebbero avere le revisioni della Costituzione.
Ma fondamentalmente perche' con il SI' si viaggia per un altro miglio verso l'antiparlamentarismo cavalcando l'asino di Podrecca del populismo.
Ne ho ragionato qualche giorno fa con un padre nobile della Repubblica, Virginio Rognoni, e abbiamo convenuto che il tasso di antiparlamentarismo e di populismo, che sono presenti nella proposta dei 5 Stelle e che sono antitetici ad un sistema democratico sanamente inteso, bastano e avanzano per dire NO.
8. DOCUMENTAZIONE. MATTEO COSULICH: OCCORRE QUINDI VOTARE NO
[Dal sito noiperilno.it col titolo "Il quesito implicito"]
Sappiamo da tempo che nei referedum accanto al quesito esplicito c'e' sempre un quesito implicito: alla domanda formalmente rivolta agli elettori se ne sovrappone un'altra, che corrisponde al vero significato politico del quesito.
Cosi' nei referendum abrogativi sul nucleare del 1987, formalmente si chiedeva agli elettori di esprimersi su tre aspetti marginali della disciplina allora vigente in materia (decisione del CIPE sulla localizzazione delle centrali, contributi ai Comuni e alle Regioni sedi di centrali, partecipazione dell'ENEL a impianti nucleari all’estero), ma in realta', nella sostanza, gli elettori si espressero sull'utilizzo dell'energia nucleare nel nostro paese. Tanto e' vero che dopo l'esito favorevole dei tre referendum, l'Italia ha chiuso tutte le sue centrali nucleari, rinunciando definitivamente all'energia atomica.
Anche nel referendum costituzionale del prossimo 20 settembre e' agevole identificare, accanto al quesito esplicito (il taglio drastico dei parlamentari) un ben piu' inquietante quesito implicito, traducibile in un voto contro la democrazia rappresentativa che trova appunto nelle Camere del Parlamento la sua espressione piu' piena. Si chiede agli elettori di votare contro il Parlamento e la democrazia rappresentativa perche' si vuole indurli a preferire orientamenti populistici e derive plebiscitarie.
Il referendum costituzionale pone pericolosamente in contrapposizione il popolo e il Parlamento. Una vittoria del si' non soltanto ridurrebbe il numero dei parlamentari, rendendo meno efficienti i lavori delle Camere, ma delegittimerebbe le Camere esistenti. Il giorno dopo il referendum, sentiremo certamente invocare il loro scioglimento, in quanto la struttura delle Camere non corrisponde alla volonta' popolare espressa nel referendum. Ma c'e' di piu' e di peggio: la vittoria del si' verrebbe interpretata come la vittoria dell'antiparlamentarismo e quindi delle forme politiche alternative alla democrazia rappresentativa: il populismo e il plebiscitarismo.
Occorre quindi votare NO al referendum, per non compromettere la struttura e la stabilita' delle attuali Camere, ma soprattutto per difendere la democrazia rappresentativa, basata sul confronto e la mediazione, tra persone e corpi intermedi; per dire quindi NO agli sterili conflitti frontali tipici delle impostazioni populiste e alle tentazioni di un potere sempre piu' svincolato dal necessario controllo parlamentare, proprie delle mitologie decisioniste.
9. DOCUMENTAZIONE. ALBERTO MATTIOLI: COSI', NO
[Dal sito noiperilno.it]
Cosi', No. La Democrazia e' un bene prezioso e delicato, ci assicura liberta' e diritti. E' una architettura complessa fatta di fondamenta, pesi e contrappesi. Nulla e' casuale. Se modifichi una parte devi conseguentemente rivederne altre.
Ridurre il numero dei parlamentari comporta vari riequilibri, a partire dalla legge elettorale per assicurare adeguate rappresentanze territoriali e possibilita' di esprimere il pluralismo culturale e politico che e' nella nostra storia.
La riduzione abbinata ad un sistema maggioritario e magari poi con l'introduzione del presidenzialismo come ipotizzato da alcuni partiti, produrrebbe una super-mini-casta con enormi poteri.
Le motivazioni di costo addotte sono modeste, volte piu' a suscitare reazioni di pancia; il risparmio calcolato puo' essere facilmente conseguito con diverse modalita'.
Ridurre il numero dei deputati in se' non e' sbagliato ma va fatto con criterio e lungimiranza.
In realta' oggi piu' che mai possiamo considerare che il primo elemento di efficienza deriva dalla qualita' e serieta' dei nostri rappresentanti. E qui duole dirlo i partiti, chi tanto piu' chi meno, hanno colpe gravi imponendo personale visibilmente non adeguato all'alto compito.
E ancora per migliorare l'efficienza sarebbe finalmente utile modificare il bicameralismo perfetto e i regolamenti delle camere. E in particolare che finalmente sia ridotta la possibilita' di bloccare i provvedimenti con valangate di emendamenti che poi impongono di ricorrere e abusare della "fiducia".
10. DOCUMENTAZIONE. GIORGIO MERLO: UN VOTO FORTEMENTE POLITICO E CULTURALE
[Dal sito noiperilno.it col titolo "Referendum, il No e' piu' motivato"]
Chi l'avrebbe mai detto? Se appena qualche settimana fa, complice la dura e drammatica emergenza sanitaria, il tema del referendum sul taglio dei parlamentari era del tutto irrilevante nonche' nascosto – anche perche' il Parlamento per oltre il 90% aveva votato per il drastico taglio dei deputati ed senatori – inaspettatamente, e forse anche un po' misteriosamente, e' decollato un dibattito politico, culturale, programmatico e anche costituzionale che ha ribaltato le attese della vigilia. Certo, saranno poi sempre le urne a dirci come le cose stanno realmente. Ma, comunque sia, il clima e' radicalmente cambiato rispetto alle scontate aspettative. Il populismo, la demagogia, l'antiparlamentarismo e la contrarieta' alla democrazia rappresentativa interpretati quasi esclusivamente dal partito dei 5 stelle sta registrando una forte battuta d'arresto. Complice il ripensamento di molti partiti, a cominciare da settori crescenti del Pd che, malgrado il radicale cambiamento di rotta di quel partito sul tema specifico per motivazioni di governo e quindi di puro potere, il NO e' diventato una corrente di pensiero, politica e culturale, che attraversa orizzontalmente la politica italiana. Dal cattolicesimo democratico e popolare a settori consistenti della sinistra, dal pensiero liberale a segmenti della destra democratica, dalle forze centriste – seppur deboli e disperse – a moltissimi esponenti del mondo intellettuale ed accademico e alla stragrande maggioranza dei costituzionalisti. Nonche' ad alcuni grandi organi di informazione.
Insomma, si puo' tranquillamente dire che il NO, dopo un iniziale letargo, si sta ritagliando un ruolo politico importante e forse anche decisivo in vista dei futuri equilibri politici e di governo. Ma, quel che piu' conta, al di la' dello stesso risultato finale, e' che il NO appare ormai un voto politicamente piu' motivato, piu' appassionato, forse addirittura piu' militante. Perche' dietro al NO, seppur comprensibilmente in uno schieramento trasversale come del resto impone la disputa referendaria, c'e' una comune visione della democrazia, delle istituzioni, del ruolo e della funzione del Parlamento. In una sola parola, della concezione dello Stato democratico come disegnato e concepito dalla Costituzione. Certo, poi esiste anche un voto "contro" come e' sempre capitato per tutti i referendum. E, nel caso specifico, contro il progetto politico del partito dei 5 stelle. O meglio, contro la deriva populista, antiparlamentare e contro la democrazia rappresentativa incarnata per eccellenza dal movimento di Grillo. Ma, al di la' di questo aspetto, che tuttavia esiste e sarebbe inutile negarlo, la crescita esponenziale del NO resta un dato nuovo e del tutto inatteso almeno sino a qualche settimana fa. Ma, com'e' altrettanto ovvio ed evidente, va pur detto che esiste una larghissima maggioranza di italiani – frutto della massiccia e martellante predicazione politica e giornalistica di questi ultimi 20 anni orchestrata dalla quasi totalita' degli organi di informazione – che individua nel SI' lo strumento decisivo per ridurre i costi della politica. E quindi, e di conseguenza, gli spazi democratici e della stessa democrazia. In virtu' del principio populista, demagogico e antiparlamentare che la democrazia e' un costo. E quindi da tagliare e da ridurre drasticamente.
Ora, saranno le urne a dirci come stanno realmente le cose. A cominciare dal tasso di partecipazione dei cittadini ai seggi. Ma un dato politico e' ormai certo. Le previsioni e le stesse attese della viglia sono radicalmente saltate. E il NO, ormai, e' diventato un voto fortemente politico e culturale. A cominciare dalla mia area politica, il cattolicesimo democratico e popolare italiano.
11. DOCUMENTAZIONE. EMANUELE MOGGIA: RIDURRE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI SIGNIFICHEREBBE UN ULTERIORE E PERICOLOSO ALLONTANAMENTO DELLA POLITICA DAL POPOLO
[Dal sito noiperilno.it col titolo "Risultato contrario a quello dichiarato"]
L'articolo 67 della costituzione afferma che ogni membro del parlamento rappresenta la nazione e quindi, per estensione, ciascun cittadino.
Ridurre il numero dei parlamentari significherebbe, pertanto, un ulteriore e pericoloso allontanamento della politica dal popolo.
Restringere la "piramide" della rappresentativita' democratica verso il suo vertice, diminuendo il numero dei componenti e l'importanza dell'organo rappresentativo per eccellenza, produrra' esattamente il risultato contrario a quello (dichiarato dai sostenitori di questa riforma) di coinvolgere un maggior numero di persone nell'impegno per il bene comune e nella gestione della cosa pubblica.
12. DOCUMENTAZIONE. BARTOLOMEO SORGE: DOVERE MORALE ANDARE A VOTARE E VOTARE NO
[Dal sito noiperilno.it riprendiamo il seguente brano estratto da "Il venerdi' di Repubblica" del 4 settembre 2020]
Di per se' la diminuzione del numero dei parlamentari puo' anche essere utile, ma solo nel contesto di una riforma costituzionale piu' ampia. Ormai, pero', non c'e' piu' tempo per farla.
E, dato che e' in pericolo la stessa democrazia rappresentativa, ritengo un grave dovere morale andare a votare e votare NO.
13. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO
Ancora una volta chiediamo che si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
14. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020
15. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Luisella Battaglia, Etica e diritti degli animali, Laterza, Roma-Bari 1997, pp. XVI + 192.
- Silvana Castignone, Povere bestie. I diritti degli animali, Marsilio, Venezia 1997, 1999, pp. 120.
- Paola Cavalieri, La questione animale. Per una teoria allargata dei diritti umani, Bollati Boringhieri, Torino 1999, pp. 192.
- Melanie Joy, Manifesto per gli animali, Laterza, Roma-Bari 2018, pp. 62.
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Riedizioni
- Marco Bettalli, Mercenari. Il mestiere delle armi nel mondo greco antico, Carocci, Roma 2013, Rcs, Milano 2020, pp. 480, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Marco Bettalli, Un mondo di ferro. La guerra nell'antichita', Laterza, Roma-Bari 2019, Rcs, Milano 2020, pp. 480, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
17. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3860 del 12 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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