[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 453
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- Date: Fri, 15 May 2020 09:24:43 +0200
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 453 del 15 maggio 2020
In questo numero:
1. Alcune parole in memoria di Hedi Vaccaro, alla vigilia del sesto anniversario della scomparsa
2. Proposta di una lettera da inviare al governo
3. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
4. Carlo Felice Casula: Primo Mazzolari (2008)
5. Mariangela Maraviglia: David Maria Turoldo (2020)
1. MAESTRE. ALCUNE PAROLE IN MEMORIA DI HEDI VACCARO, ALLA VIGILIA DEL SESTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA
Ricorre il 16 maggio il sesto anniversario della scomparsa di Hedi Vaccaro, uno dei volti piu' belli della nonviolenza in Italia.
Per molti anni animatrice del Movimento internazionale della riconciliazione (Mir) a Roma, punto di riferimento di innumerevoli ricerche e iniziative nonviolente, partecipe di azioni per la pace in tante parti del mondo.
Ricordarne la persona e' sentirne ancora l'appello al bene, alla pace, alla solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge.
Con gratitudine che non si estingue la ricordiamo, nella capitiniana "compresenza dei morti e dei viventi", nell'impegno comune che attraverso l'avvicendarsi delle generazioni costituisce l'umanita' come un'unica famiglia che al bene comune dei presenti e dei venturi aspira e per esso si adopera.
Nel ricordo di Hedi Vaccaro la nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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Allegato primo: Una minima notizia su Hedi Vaccaro
Hedi Vaccaro (1926-2014) e' stata una delle figure piu' vive e piu' belle della nonviolenza nel nostro paese. Impegnata nel Movimento internazionale della riconciliazione (Mir-Ifor) e in molteplici esperienze di solidarieta' e di educazione e promozione della pace, chiunque si e' impegnato negli scorsi decenni per la pace e la nonviolenza l'ha conosciuta, apprezzata, ammirata, le ha voluto bene e ne serba un grato ricordo; la sua generosita' e la sua gentilezza erano proverbiali, il suo impegno nonviolento nitido e costante, responsabile e accudente verso ogni persona e verso l'intero mondo vivente.
Dalla Wikipedia riprendiamo la seguente breve notizia: "Hedi (Edvige) Frehner coniugata Vaccaro (1926-16 maggio 2014) e' stata un'attivista svizzera naturalizzata italiana. Nata e cresciuta nella famiglia di un commerciante svizzero, al termine della seconda guerra mondiale si impegna nel cristianesimo secondo la confessione evangelica valdese. Mentre studia per la laurea in matematica al Politecnico di Zurigo, comincia a collaborare sia con il Movimento cristiano studentesco sia con il Partito comunista. Tra il 1949 e il 1950 studia e lavora a Parigi, e successivamente ottiene una borsa di studio a Roma, dove conosce Michelangelo Vaccaro (1920-2001), matematico. L'anno seguente i due si sposano e da questa unione nascono i figli Bernardo (1953), Veronica (1955) e Davide (1958). Sono di quel periodo gli incontro con Danilo Dolci, Aldo Capitini, Pietro Pinna, a seguito dei quali Hedi Vaccaro Frehner matura la scelta di impegnarsi per la causa della nonviolenza. Nel 1962 entra a far parte del Movimento Internazionale della Riconciliazione, di cui sara' a lungo segretario nazionale e figura di riferimento. Nel 1992 viene insignita del Premio nazionale Cultura della Pace "per il suo impegno in favore del dialogo ecumenico, e per la ricerca continua e costante di una cultura della pace che vada a creare una societa' piu' giusta e nonviolenta dove il dialogo, anche tra confessioni religiose diverse, sia la base di una reale convivenza civile"".
Dal sito a lei dedicato, www.hedivaccaro.it riprendiamo la seguente scheda: "Hedi Vaccaro (1926 – 2014) e' stata una attivista nonviolenta, ecologista, pacifista, in lotta costante contro le ingiustizie sociali, in difesa degli oppressi, alla continua scoperta delle lotte sociali nonviolente che spontaneamente sorgono in ogni cantone del mondo. Svolse un importante lavoro pedagogico diffondendo la conoscenza della nonviolenza nelle metodologie e nei suoi protagonisti pubblicando per anni i diari scolastici oltre alle agendine per adulti. Di provenienza svizzera, si sposta permanentemente in Italia dopo avere conseguito la laurea in matematica al politecnico di Zurigo. Vive a Roma dove continua a frequentare la facolta' di matematica per studio e lavoro. Si sposa con il matematico Michele Vaccaro ed hanno tre figli. Nel 1962 durante la crisi di Cuba ha un'illuminazione sull'indispensabilita' della lotta contro la guerra che la segnera' per sempre. Lascia il lavoro matematico e seguira' la sua vocazione per un impegno sociale e pacifista a tempo pieno, che proseguira' per il resto della sua vita. Collaborera' con i massimi esponenti pacifisti e nonviolenti della sua epoca: Jean e Hildegard Goss-Mayr, Danilo Dolci, Aldo Capitini, Tich Nath Hanh... Inizia a collaborare con il Movimento Internazionale della Riconciliazione fondando e portando avanti la sezione romana. Le sedi romane del Mir furono storiche all'epoca tra cui quella in pieno centro di via Rasella e poi in via delle Alpi 20. Il suo impegno la porto' a viaggiare anche in Africa dove si affianco' al movimento nonviolento di Luthuli, negli Stati Uniti dove fu presente anche a Harlem, nell'Unione Sovietica dove pote' toccare con mano la persecuzione religiosa di allora, in Francia dove collaboro' con Lanza del Vasto, e in Inghilterra, Germania, Austria. Fu collaboratrice con Pietro Pinna e si impegno' nella realizzazione del servizio civile alternativo a quello militare, offrendo diversi posti agli obiettori di coscienza nella sede del Mir di Roma. Svolse un costante lavoro giornalistico portando avanti prima il Notiziario Mir, poi Cristiani Nonviolenti curato in indipendenza da ogni associazione. Aveva una capacita' di analisi sociale particolare che manteneva viva con la lettura di innnumerevoli giornali internazionali di impegno sociale. Ha tenuto innumerevoli dibatti, conferenze, convegni, organizzato iniziative pubbliche per il Mir romano, riuscendo a fare cantare Don Powel, Joan Baez, e altri musicisti. Dopo qualche anno dalla morte del marito torno' di nuovo in Svizzera per passare li' gli ultimi anni della sua vita. Mori' al centro per anziani di Emmaus a Maennedorf sul lago di Zurigo il 10 marzo 2014".
Tra le opere di Hedi Vaccaro: (a cura di), A che punto siamo con il servizio civile, Claudiana, Torino 1981; (con Giulio Giampietro), Giorgio scopre la nonviolenza, Paoline, Roma 1985; Pregare e' facile per chi lavora per la pace (disponibile nel sito www.hedivaccaro.it)
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Allegato secondo: "Hedi Vaccaro, testimone evangelica della pace". Un ricordo di Hedi Vaccaro scritto da Gianni Novelli all'indomani della scomparsa
Il 14 maggio 2014 ci ha lasciato Hedi Frehner Vaccaro, una grande annunciatrice del "Vangelo della Pace". Aveva 88 anni. Il peso degli anni l'aveva costretta a ritirarsi in Svizzera assistita dai figli. Il suo esempio ed insegnamento e' rimasto pero' sempre presente nella sua chiesa valdese e in tutto il mondo pacifista e nonviolento romano. Hedi era nata in Svizzera ma si era trasferita a Roma agli inizi degli anni Sessanta dove si era totalmente dedicata alle iniziative pacifiste e nonviolente. Nel 1962 aveva fondato la sezione italiana del Mir (Movimento internazionale per la riconciliazione). Da una prima sede di via Rasella, il Mir si era trasferito in via delle Alpi 20, dando vita a quella "Casa della Pace" che sarebbe stata per trenta anni il luogo di incontro e di costruzione di tante iniziative di pace, nonviolenza ed obiezioni di coscienza nell'ambiente romano, ma nella prospettiva internazionale. La biblioteca, ricchissima di libri e riviste sui temi della pace, ne faceva il luogo di riflessioni ed iniziative contro la guerra del Vietnam, della difesa degli obiettori di coscienza, delle proposte nonviolente.
Hedy collaboro' strettamente con i principali leaders dei movimenti per la pace sia italiani, come Aldo Capitini, Danilo Dolci, Pietro Pinna, Tonino Drago, che internazionali, come Johan Galtung, Jim Forest, Dorothy Day, Jim Douglass, Daniel e Philippe Berrigan, don Helder Camara, Lanza del Vasto, Pierre Parodi, Jean Goss, Hildegard Goss-Mayr, suor Rosemary Lynch, ecc. Hedi infatti, pur appartenendo ed impegnandosi prima di tutto nella chiesa valdese, viveva la sua fede evangelica pacifista in un costante dimensione ecumenica, sentendosi parte della tradizione pacifista e nonviolenta dei Quaccheri. Nel 1972 in occasione della guerra tra India e Pakistan intraprese un lungo digiuno per la pace nel quale coinvolse don Giovanni Franzoni, allora abate di San Paolo, e la sua comunita' di base. Dal 1983, quando l'assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese a Vancouver decise di promuovere un "processo conciliare" per impegnare le chiese sulla giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, Hedi partecipo' attivamente alla preparazione e alla partecipazione delle Assemblee di Assisi (1988), Basilea (1989), Seoul (1990) e Graz (1997). Solo la malattia le impedi' di prendere parte agli incontri di Sibiu (2007) e Kington (2011) e Busan (2014).
La stagione delle grandi lotte contro la corsa agli armamenti nucleari e l'installazione dei missili cruise videro Hedi presente con i gruppi di "Cristiani per la pace" sia nelle grandi marce a Roma degli anni ottanta, che nei pellegrinaggi per la pace a Comiso.
Instancabile fu la partecipazione di Hedi alle iniziative cristiane per la pace a livello internazionale. Non mancava mai agli incontri ed alle attivita' di "Church and Peace", coordinamento teologico ed organizzativo delle chiese pacifiste (Quaccheri, Mennoniti e Chiesa dei Fratelli).
Alle iniziative per la pace Hedi univa la preoccupazione per la formazione spirituale e lo studio della teologia della pace. Conservo ancora un volantino di invito ad un suo convegno di approfondimento su "Fede e violenza" organizzato dal Mir nel gennaio 1987 a Lavinio: "L'incontro sarà guidato da Jean Goss, del Mir, con la collaborazione di Bernard Haering, docente di teologia morale e di Etta Ragusa (coordinatrice Mir-Sud)". L'anno successivo partecipai pure ad un suo incontro sulla teologia della pace con il gesuita Paolo Dall'Oglio e la suora domenicana Antonietta Potente. Nel 1992 le fu assegnato il "Premio nazionale cultura della pace", istituito dall'"Associazione Cultura della pace" della citta' di Sansepolcro.
Negli ultimi anni il "pregare ed operare per la pace a Roma" di Hedi Vaccaro si era fatto meno visibile per il peggiorare delle sue condizioni di salute che l'avevano costretta a ritirarsi in Svizzera. La sentivamo pero' sempre come "madre e maestra".
Prima di lasciare Roma aveva donato la sua famosa biblioteca e il suo straordinario archivio pacifista al Centro di documentazione intitolato al leader del Mir Sereno Regis di Torino. Oggi il suo attuale direttore, Nanni Salio, amico ed ammiratore di Heidi, chiede che siano inviati lì documenti e memorie per valorizzare questa indimenticabile testimonianza del pacifismo evangelico italiano (nanni at serenoregis.org).
Gianni Novelli
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Allegato terzo: Il ricordo dell'"Associazione Cultura della Pace" all'indomani della scomparsa
L'Associazione Cultura della Pace comunica con profonda commozione che il giorno 16 maggio 2014 e' deceduta all'eta' di 88 anni Hedi Vaccaro Frehner, cofondatrice e gia' segretaria del Movimento Internazionale per la Riconciliazione in Italia e prima vincitrice del Premio Nazionale "Cultura della Pace - Citta' di Sansepolcro".
Hedi Vaccaro Frehner (1926-2014), nata e cresciuta nella famiglia di un commerciante svizzero, al termine della seconda guerra mondiale si impegna nel cristianesimo secondo la confessione evangelica valdese. Mentre studia per la laurea in Matematica al Politecnico di Zurigo, comincia a collaborare con il Movimento cristiano studentesco.
Tra il 1949 e il 1950 studia e lavora a Parigi, e successivamente ottiene una borsa di studio a Roma, dove conosce Michele Angelo Vaccaro (1920-2002) il quale nel 1951 la segue in Svizzera. L'anno seguente i due si sposano e fanno ritorno a Roma, che sara' la loro residenza definitiva; qui nascono i figli Bernardo (1953) e Veronica (1955). Sono di quel periodo gli incontro con Danilo Dolci, Aldo Capitini, Pietro Pinna, a seguito dei quali Hedi Frehner matura la scelta di impegnarsi per la causa della nonviolenza. Nel 1962 entra a far parte del Movimento Internazionale della Riconciliazione, di cui sara' a lungo segretario nazionale e figura di riferimento. Nel 1992 viene insignita del Premio Nazionale Cultura della Pace "per il Suo impegno in favore del dialogo ecumenico, e per la ricerca continua e costante di una cultura della pace che vada a creare una societa' piu' giusta e nonviolenta dove il dialogo, anche tra confessioni religiose diverse, sia la base di una reale convivenza civile". Riceve il premio alla sua prima edizione, il giorno 7 novembre 1992 presso la Biblioteca di Sansepolcro.
La morte di Hedi Vaccaro Frehner rappresenta una grave perdita per quanti si occupano di pace e di nonviolenza, perche' per tutta la sua esistenza ha lottato per l'affermazione dei diritti umani e per il dialogo tra confessioni religiose differenti, andando in tal modo a contribuire alla realizzazione di una societa' piu' giusta e nonviolenta.
Se ne va con lei una figura importante, lasciandoci pero', come eredita', il suo esempio coerente di donna di pace e di credente nella convivialita' delle differenze.
Associazione Cultura della Pace
2. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO
Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
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Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
3. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI
Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
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Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
4. MAESTRI. CARLO FELICE CASULA: PRIMO MAZZOLARI (2008)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]
Primo Mazzolari nacque a Boschetto, frazione di Cremona, il 13 gennaio 1890, da Luigi e Grazia Bolli.
Il padre, un contadino piccolo affittuario, per mantenere la numerosa famiglia (il M. era primogenito di cinque figli: dopo di lui nacquero Colombina, Giuseppe o Peppino, Pierina e Giuseppina), nel 1900 si trasferi' a Verolanuova, piccolo centro vicino Brescia. Nell'autunno 1902, concluse le elementari, il M., secondo una diffusa consuetudine del mondo contadino "bianco" (cattolico), entro' in seminario, per poter proseguire gli studi, oltre che per assecondare una precoce e convinta vocazione religiosa. La famiglia opto' per il seminario minore della diocesi di Cremona – dove risiedevano ancora i nonni paterni – nel quale fu ammesso, dopo un brillante esame, direttamente alla terza ginnasiale.
Il seminario di Cremona, fornito di una ottima biblioteca, offriva un programma di studi ricco e innovativo, comprendente, oltre alle materie tradizionali, anche insegnamenti di agraria, igiene ed economia. Vescovo della citta' era, dal 1871, monsignor G. Bonomelli, personalita' autorevole e controversa nella Chiesa italiana, per le sue coraggiose posizioni sulla questione romana, nonche' su emergenti temi sociali, quali l'emigrazione. Nei confronti di Bonomelli per tutta la vita il M. avrebbe dichiarato una figliolanza spirituale.
Il M. completo' i suoi studi in seminario nell'agosto 1912.
Nelle pagine del suo Diario giovanile, che copre gli anni 1905-26, si colgono informazioni e suggestioni sul suo percorso di studio e di fede, nonche' sulla piu' generale temperie culturale e religiosa di quel decennio di pontificato di Pio X, contraddistinto dalla forte e diffusa diffidenza e repressione nei confronti del modernismo; tra i suoi insegnanti il barnabita P. Gazzola, li' confinato da Milano con l'accusa di modernismo, lo aiuto' a superare una profonda crisi vocazionale.
Il 24 agosto 1912, nella chiesa parrocchiale di Verolanuova, il M. fu ordinato sacerdote dal vescovo di Brescia, G. Gaggia. Segui' un breve ma intenso periodo d'impegno pastorale: per un anno fu vicario cooperatore a Spinadesco, paese di 1500 anime, in provincia di Cremona; quindi venne nominato curato della parrocchia natale di S. Maria del Boschetto.
Nell'autunno del 1913 il M. fu chiamato a insegnare lettere nel ginnasio del seminario di Cremona, svolgendo, durante il periodo delle vacanze estive per conto dell'Opera Bonomelli, il delicato incarico, a lui piu' congeniale, di curare il rientro degli emigrati italiani in Germania, dopo l'inizio della conflagrazione bellica, e di assistere quelli residenti in Svizzera.
Nella primavera del 1915, durante i mesi caratterizzati dall'aspro dibattito tra interventisti e neutralisti, che divise anche il mondo cattolico, il M. condivise e sostenne le posizioni dei giovani interventisti democratici cattolici che interpretavano la guerra gia' iniziata come un'occasione importante non solo per recuperare le "terre irredente" del Trentino e della Venezia Giulia, ma anche per sconfiggere l'autoritarismo e il militarismo tedesco e inserire pienamente l'Italia nella comunita' degli Stati democratici e parlamentari.
Entro' in particolare sintonia con E. Cacciaguerra, fondatore della Lega democratica cristiana, e collaboro', dal 1914 al 1917, con L'Azione di Cesena, da questo diretta, con diversi articoli, polemizzando persino con G. Miglioli, sostenitore di un radicale neutralismo, a partire dalla sua esperienza d'animatore delle leghe bianche delle campagne padane.
Nel novembre del 1915 si arruolo' come soldato semplice.
Fu impiegato nei servizi di sanita' militare, prima a Genova e in seguito, come caporale, a Cremona. La morte sul Sabotino del fratello Giuseppe (Peppino), cui era molto legato, e l'esperienza terribile della trincea, vissuta da tanti giovani contadini, lo spinse, proprio mentre cominciava a germinare in lui un sentimento e un convincimento pacifista, a chiedere di essere inviato al fronte, per condividere i drammi e i rischi dei soldati e non vivere la propria condizione di sacerdote come privilegio di "imboscato". Nel 1918, per nove mesi, fu cappellano militare dei reparti dell'Esercito italiano inviati in Francia sul fronte franco-tedesco, nella drammatica fase finale del cedimento del Reich. Dopo il rientro in Italia, nel 1919, non venne ancora congedato, perche' i reparti cui apparteneva furono incaricati di riorganizzare i territori italiani di confine, sconvolti da anni di bombardamenti. Il M. fu particolarmente segnato dall'esperienza del recupero dei corpi di tanti soldati rimasti senza sepoltura. Nel 1920, per sei mesi, fu ancora cappellano militare delle truppe italiane inviate nell'Alta Slesia per garantire il passaggio della regione dalla Germania sconfitta al nuovo Stato polacco.
Conclusa questa prima intensa esperienza di guerra, il M., smobilitato nell'agosto 1920, chiese e ottenne dal suo vescovo, G. Cazzani (successore di Bonomelli), di avere un incarico pastorale: dall'ottobre 1920 al dicembre 1921 a Bozzolo fu delegato vescovile nella seconda parrocchia della Ss. Trinita'; dal 1921 sino al luglio del 1932 parroco a Cicognara, entrambi Comuni della provincia di Mantova ma dipendenti dalla diocesi di Cremona.
Il decennio di Cicognara, centro collocato quasi sulle rive del Po, fu fondamentale nell'esperienza del M. parroco, ma anche scrittore, come emerge dalle novelle Tra l'argine e il bosco (Brescia 1938) e dal romanzo La pieve sull'argine (Milano 1952), scritti sulla base di appunti e schemi del periodo in questione. Di la' delle vicende narrate di Cicognara, s'intravede una storia epico-religiosa degli umili, con la parrocchia che diviene il segno della presenza familiare di Cristo tra i poveri e il parroco punto di convergenza dei buoni cristiani, ma anche dei "lontani".
Nella gestione della parrocchia il M. curo' con particolare attenzione la predicazione, divenendo un maestro dell'arte omiletica, come si constata nei tanti documenti manoscritti, da lui gelosamente conservati. Conoscitore ed estimatore della cultura popolare contadina, organizzo' in parrocchia la festa del grano e dell'uva e non trascuro' mai la commemorazione dei caduti in guerra. Istitui' una biblioteca parrocchiale e animo', nei mesi invernali, una scuola serale per i contadini.
Nei confronti del fascismo, pur senza manifestare posizioni d'aperta rottura, fu, fin dal suo avvento, diffidente e ostile, specialmente per quanto concerneva l'uso della violenza e l'esaltazione della guerra, anche con gesti d'indubbio valore simbolico.
Nel novembre 1925 rifiuto' di cantare il Te Deum dopo il mancato attentato a B. Mussolini da parte di T. Zaniboni e, nel 1929, non mostro' particolare entusiasmo per la conciliazione, non recandosi neppure a votare il plebiscito per la firma gia' avvenuta dei patti del Laterano. Si mostro' anche restio a fare dell'associazionismo cattolico il soggetto privilegiato delle attivita' della parrocchia, casa comune e aperta di tutti i parrocchiani. Dalle autorita' fasciste locali pervennero a lui diverse ammonizioni, mentre furono segnalati ripetutamente alla curia di Cremona discorsi e gesti ritenuti ostili al regime, com'e' documentato nelle carte dell'Archivio segreto Vaticano relative al pontificato di Pio XI. Il 5 agosto 1931 furono esplosi colpi di pistola contro la finestra della sua canonica.
Il M. continuo' ad avere stima e protezione dal vescovo Cazzani: nell'estate del 1932 fu nominato arciprete di Bozzolo dove erano state da poco unificate le due preesistenti parrocchie. Ai nuovi parrocchiani il M. si presento' con un opuscolo, Il mio parroco. Confidenze di un povero prete di campagna (Brescia 1932), con cui inaugurava una nuova stagione, per tutti gli anni Trenta, nella quale l'attivita' pastorale si accompagno', ma anche si sostanzio', con un'intensa attivita' pubblicistica.
Emblematico fu al riguardo il libro La piu' bella avventura. Sulla traccia del "prodigo" (ibid. 1934) – incentrato su un'originale interpretazione letteraria e pastorale della parabola del figliol prodigo, in cui sono evidenziati anche i torti del figlio maggiore – il quale, nonostante l'imprimatur ecclesiastico, provoco', nel 1935, un provvedimento di censura del S. Uffizio, con ingiunzione di ritiro dal commercio e divieto di ristampa e traduzione. E' gia' presente, in questa prima compiuta impresa letteraria, un'idea forte del M.: la Chiesa non e' solo e tanto la societas perfecta, quanto un'istituzione e una comunita' con limiti, debolezze e inadempienze, "peccati", che occorre "confessare" e superare per poter con coerenza trasmettere il messaggio evangelico anche ai "lontani". E' gia' presente pure un'altra idea forte del M.: la necessita' e l'urgenza storica e religiosa di una rifondazione della societa' civile sulla base dei valori della giustizia e della fratellanza, a partire da una forte attenzione ai poveri.
Un suo articolo, I cattolici italiani e il comunismo, pubblicato nel marzo 1937 ne La Vita cattolica di Cremona nel contesto del dibattito suscitato dall'emanazione dell'enciclica Divini Redemptoris contro il comunismo ateo, provoco' il sequestro prefettizio del settimanale; il libro Tempo di credere (Brescia 1941) non ottenne il visto della censura ecclesiastica e, nel marzo 1941, fu sequestrato per ordine del ministero della Cultura popolare. Anche agli opuscoli Anch'io voglio bene al Papa (ibid. 1942) e Della fede (scritto nel 1943, ma pubbl. postumo a Vicenza nel 1961) fu rifiutato l'imprimatur ecclesiastico, mentre il piu' significativo, Impegno con Cristo (Pisa 1943), denunciato al S. Uffizio, fu censurato. Nell'estate del 1943, nel contesto della tragedia della seconda guerra mondiale e della successione di eventi che cambiarono radicalmente il quadro politico italiano, il M., che per le sue idee aveva gia' rischiato il confino e aveva intessuto rapporti stretti con il Movimento guelfo di P. Malvestiti, fu partecipe del movimento di Resistenza nel Mantovano e nel Cremonese e, dopo un pesante avvertimento delle autorita' della Repubblica sociale italiana (RSI), il 31 luglio 1944 fu arrestato, tradotto a Milano e successivamente rilasciato, vivendo fino alla Liberazione in clandestinita'. Costituiscono una non enfatica testimonianza di questa fase della sua vita i libri Diario di una primavera (Vicenza 1961) e Rivoluzione cristiana (ibid. 1967), pubblicati postumi.
Pur continuando a svolgere intensamente il lavoro pastorale in parrocchia a Bozzolo, il M. negli anni del secondo dopoguerra, pieni di tensioni, ma anche di fermenti e speranze, fu animatore e partecipe del ricco dibattito culturale, politico e religioso.
Pur nel periodo di diffuso conformismo e di chiusura del tardo pontificato di Pio XII, tenne stretti rapporti con personalità libere e critiche del cattolicesimo italiano: con don Z. Saltini, fondatore di Nomadelfia, con D. M. Turoldo della Corsia dei Servi di Milano, con G. La Pira, sindaco di Firenze, con L. Santucci e con molti altri.
Sul piano piu' propriamente politico, pur avendo appoggiato la Democrazia cristiana (DC) nelle elezioni del 18 aprile 1948, anche dopo la scomunica del 1949 il M. non interruppe il dialogo con i comunisti, a partire da un pubblico confronto con il conterraneo G. Miglioli, gia' esponente di punta della Sinistra popolare e del cosiddetto bolscevismo bianco.
Collaboro' attivamente al settimanale della DC lombarda Democrazia e, nel 1949, fondo', insieme con il francescano Placido da Pavullo e i sacerdoti G. Barra e L. Bedeschi, il quindicinale Adesso, destinato in breve tempo a divenire laboratorio e luogo di confronto e incontro sul terreno della cultura politica e religiosa e palestra per giovani, laici e religiosi, da P. Scoppola a don L. Milani.
La fondazione del combattivo quindicinale era finalizzata alla messa in campo di uno strumento di analisi e di proposta su diversi temi, gia' presenti nelle pregresse riflessioni del M., divenuti di grande e stringente attualita': il rinnovamento della Chiesa, la difesa dei poveri e la denuncia delle ingiustizie sociali, il dialogo con i "lontani", il problema del comunismo, la promozione della pace in un'epoca di grandi tensioni internazionali e di guerra fredda, la messa al bando della bomba atomica. Erano temi controversi, per le indubbie implicazioni pastorali, oltre che politiche e, nonostante intorno al giornale si fosse formato un combattivo movimento di sostegno, anche all'interno del mondo ecclesiale, il 14 febbraio 1951 al M. giunse da Roma un provvedimento con la proibizione di scrivere su Adesso e in altre sedi senza un'appropriata revisione ecclesiastica e di predicare fuori della sua diocesi. Adesso, dopo una sospensione di molti mesi, nell'autunno dello stesso anno riprese le pubblicazioni con una redazione composta da laici e con la direzione di G. Vaggi. Il M. continuo' a collaborare al suo quindicinale di impegno cristiano scrivendo, sotto pseudonimo, specie sul tema della pace. Ne conseguirono nuove indagini e provvedimenti disciplinari (della rivista esiste una ristampa anastatica: Adesso, Bologna 1979).
Nel giugno 1954 gli fu fatto nuovamente divieto di predicare fuori del territorio della propria parrocchia e di scrivere articoli su "materie sociali". Pur all'interno di una condizione di forte personale sofferenza, il M. fu, con grande coerenza, fermo nel suo proposito di "ubbidire in piedi", sottomettendosi sempre all'autorita' ecclesiastica, senza perdere la propria dignita' e senza mai rinnegare le proprie convinzioni. In questi anni pubblico' diversi libri: Il segno dei chiodi (Milano 1954), La parola che non passa (Vicenza 1954), Tu non uccidere (ibid. 1955), La parrocchia (ibid. 1957), I preti sanno morire (Padova 1958).
Negli ultimi due anni di vita al M. fu concesso di uscire dal lungo periodo di isolamento e di emarginazione ecclesiastica: nel novembre del 1957 l'allora arcivescovo di Milano G. B. Montini lo chiamo' a predicare all'interno di un'iniziativa straordinaria di interventi pastorali, la "Missione di Milano"; il 2 febbraio 1959 fu ricevuto in udienza da Giovanni XXIII.
Il M. mori' a Cremona il 12 aprile 1959.
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Delle opere del M. si ricordano i diari e gli epistolari: Diario d'una primavera, Brescia 1961; Lettera a una suora, Vicenza 1962; Diario, I, 1905-1926 e Lettere a Vittoria Fabrizi De Biani, Bologna 1974; Diario, II, 1926-1934, ibid. 1984; Diario (1934-1937), ibid. 2000; Diario (1938 - 25 aprile 1945), ibid. 2006; Lettere al mio parroco, Bologna 1974; Quasi una vita. Lettere a Guido Astori (1908-1958), ibid. 1974; Obbedientissimo in Cristo. Lettere di don P. Mazzolari al suo vescovo, 1917-1959, Milano 1974; Lettere alla signora Maria [Maria Nardi], Bozzolo 1994; Con tutta l'amicizia. Carteggio tra don P. Mazzolari e Luigi Santucci, 1942-1959, Cinisello Balsamo 2001. Oltre a quelle citate nel testo si veda ancora fra le opere del M.: Lettera sulla parrocchia. Invito alla discussione, Brescia 1937; Il samaritano. Elevazioni per gli uomini del nostro tempo, ibid. 1938; I lontani. Motivi di apostolato avventuroso, ibid. 1938; La Via Crucis del povero, ibid. 1938; Dietro la Croce, Pisa 1942; La Samaritana, Alba 1944; Il compagno Cristo. Vangelo del reduce, Milano 1945; Impegni cristiani istanze comuniste, ibid. 1945; S. Antonio Abate, Bozzolo 1945; Cara Terra, Pisa 1946; Accettiamo la battaglia, Milano 1946; Con Cristo. Dibattito fra Miglioli e Mazzolari, ibid. 1947; La grande prova, Mantova 1949; Ho visto il Delta, Bologna 1952. Postumi sono usciti: La parola ai poveri, Vicenza 1960; Zaccheo, ibid. 1960; Della tolleranza, ibid. 1961; Viaggio in Sicilia, ibid. 1961; Il Vangelo del contadino, Bozzolo 1961; Il Natale, Vicenza 1963; La Pasqua, ibid. 1964; Charles De Foucauld, ibid. 1965; La Resistenza dei cristiani, ibid. 1965; Cattolici e comunisti, ibid. 1966; Preti cosi', Brescia 1966; La Chiesa, il fascismo, la guerra, Firenze 1966; La Chiesa del Padre. Nostro fratello Giuda, Vicenza 1967; I giovani e la guerra, ibid. 1968; I miracoli secondo Matteo, ibid. 1969; Ricchi e poveri, ibid. 1971; Segni dei tempi, ibid. 1975; La nostra speranza, ibid. 1975; Ai preti, ibid. 1977; Discorsi, Bologna 1978; Il coraggio del "confronto" e del "dialogo", ibid. 1979; La carita' del papa. Pio XII e la ricostruzione dell'Italia (1943-1953), Cinisello Balsamo 1991; Il Padre nostro commentato..., ibid. 1996.
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Fonti e bibliografia: Carte del e sul M. sono presso l'Archivio-Biblioteca della Fondazione don Primo Mazzolari a Bozzolo; vedi anche: Arch. segr. Vaticano, Affari ecclesiastici straordinari, Italia, 812, f. 440-441, Corrispondenza col vescovo di Cremona relativa al rev. P. M. di Bozzolo; G. Barra, Un profeta obbediente, Torino 1966; A. Bergamaschi, M. e lo "scandalo" di Adesso, Torino 1967; N. Fabbretti, Don M. - don Milani. I "disobbedienti", Milano 1972; P. Scoppola - B. Zaccagnini, La testimonianza di don M., Roma 1976; C. Bello', P. M.: biografia e documenti, Brescia 1978; C. Bo, Don M. e altri preti, Vicenza 1979; M. Allegri et al., Attualita' di M., Roma 1981; A. Bergamaschi, Presenza di M. Un contestatore per tutte le stagioni, Bologna 1986; G. Campanini, Don P. M. fra religione e politica, Bologna 1989; L. Bedeschi, L’ultima battaglia di don M., "Adesso" 1949-1959, Brescia 1990; M. Maraviglia, Chiesa e storia in "Adesso", Bologna 1991; G. Sigismondi, La Chiesa: "un focolare che non conosce assenze". Studio del pensiero ecclesiologico di don P. M. (1890-1959), Assisi 1993; P. Guizzetti, Io saro' la tua voce. Don M. prete di frontiera, Milano 1995; G. Lupo, M. oggi, Torino 1996; M. e "Adesso". Cinquant'anni dopo. Atti del Convegno... 1999, a cura di G. Campanini - M. Truffelli, Brescia 2000; M. Maraviglia, P. M. nella storia del Novecento, Roma 2001; M. e la spiritualita' del prete diocesano. Atti del Convegno..., Cremona... 2002, a cura di M. Guasco - S. Rasello, Brescia 2004; M., la Chiesa del Novecento e l'universo femminile, a cura di G. Vecchio, Brescia 2006.
5. MAESTRI. MARIANGELA MARAVIGLIA: DAVID MARIA TUROLDO (2020)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]
Giuseppe (in religione David Maria) Turoldo, ultimo di otto fratelli, nacque a Coderno di Sedegliano (Udine) il 22 novembre 1916 da Giovanni e da Anna di Lenarda.
La famiglia condivideva la poverta' di un Friuli martoriato dall'arretratezza economica e dall'imperversare della prima guerra mondiale: il padre, piccolo affittuario, era costretto a integrare il magro reddito lavorando come bracciante; due figli morirono da piccoli, due dovettero emigrare all'estero, le due figlie impiegarsi giovanissime a servizio lontano da casa.
Anche se fu un tempo di fame e di miseria Turoldo rievoco' piu' volte questa sua "infanzia d'oro" perche' vi apprese un patrimonio di valori che avrebbe contrassegnato la sua vita e la sua opera. I genitori rimasero nella sua memoria come i primi e "piu' grandi maestri". Il fanciullo Giuseppe chiese di entrare a tredici anni nell'Ordine dei servi di Maria che aveva conosciuto frequentando con la madre il santuario di S. Maria delle Grazie di Udine. Dopo le scuole elementari, nell'anno scolastico 1929-30, fu ammesso alla prima classe del ginnasio dell'Istituto Missioni dei servi di Maria, vicino al santuario di Monte Berico (Vicenza). Qui incontro' il compagno di studi Camillo De Piaz (1918-2010) e insieme affrontarono gran parte dei corsi filosofici e teologici nelle scuole dei servi di Maria della provincia veneta. A una precoce ispirazione poetica fu dovuta la scelta del nome da assumere in religione, David, in riferimento al re biblico secondo la tradizione autore di molti salmi; il secondo nome, Maria, si aggiungeva di consuetudine ai membri dell'Ordine servita. Turoldo emise i voti solenni il 30 ottobre 1938 e fu ordinato presbitero il 18 agosto 1940. Nel 1941 fu inviato a Milano, nella famiglia conventuale di S. Carlo al Corso, con il confratello De Piaz, per frequentare i corsi dell'Universita' cattolica del Sacro Cuore, dove si iscrisse alla facolta' di filosofia.
Milano apri' nuovi orizzonti culturali al giovane frate, grazie all'incontro con maestri come il filosofo Gustavo Bontadini e lo storico del teatro Mario Apollonio, e con compagni tra i quali lo scrittore Luigi Santucci e il critico letterario Angelo Romano'. Maturo' con loro e con De Piaz una viva coscienza antifascista, che sfocio' in attiva partecipazione alla Resistenza, espressa nella fondazione del foglio clandestino L'Uomo e nell'offerta di aiuto e ospitalita' a perseguitati politici e oppositori del regime. All'"uomo" fu dedicata anche la tesi di Turoldo, discussa l'11 novembre 1946 con Bontadini come relatore: nel titolo, Per una ontologia dell’uomo, si preannunciava quella domanda radicale che marco', da allora in poi, la sua riflessione.
La convinta adesione alla fede cristiana non gli risparmio' infatti un dilemmatico confronto con il "silenzio di Dio" e lo "scandalo del male" – sue espressioni peculiari – che divenne cifra essenziale della sua produzione poetica.
Il dopoguerra vide Turoldo impegnato su molteplici fronti religiosi, culturali, sociali, alla luce di un cristianesimo incarnato nella storia attinto dalla francese theologie nouvelle e nell'intento di rivitalizzare su radici evangeliche il cattolicesimo italiano, giudicato asfittico e incapace di un'efficace presenza nella realta' in trasformazione.
Gia' collaboratore con l'Azione cattolica su invito di Giuseppe Lazzati e, fin dal 1943, ascoltato predicatore nel duomo di Milano su incarico dell'arcivescovo Ildefonso Schuster, fu per breve tempo assistente ecclesiastico degli studenti della Universita' cattolica di Milano, chiamato da padre Agostino Gemelli. Stabili' contatti con voci vive del cattolicesimo come il parroco scrittore don Primo Mazzolari, con Giuseppe Dossetti e il suo quindicinale Cronache sociali, con i giovani del gruppo genovese del mensile Il Gallo e del gruppo fiorentino della rivista L'Ultima, con padre Ernesto Balducci e con don Divo Barsotti, ponendo le basi di future collaborazioni editoriali. Nei locali di S. Carlo al Corso promosse attivita' di assistenza come la Messa della Carita', e avvio' la gestione di una libreria e di una casa editrice che dal 1952 – con il nome Corsia dei Servi – animo' il dibattito culturale, religioso e sociale milanese negli anni precedenti e successivi al concilio Vaticano II. Un incontro cruciale fu quello, avvenuto nel 1948, con don Zeno Saltini, da poco stanziato con la sua comunita' di Nomadelfia nell'ex campo di concentramento di Fossoli (Modena): Turoldo considero' quest'esperienza un modello esemplare di societa' cristiana, sostenendola e facendola conoscere ad alcuni confratelli, tra questi Giovanni Vannucci, che vi si trasferirono.
Di pari passo con queste intense occupazioni prese avvio, inoltre, la variegata produzione letteraria di Turoldo. Uscirono in quegli anni le sillogi poetiche Io non ho mani (Milano 1948) e Udii una voce (con Premessa di G. Ungaretti, Milano 1952), il testo ispirato alla figura biblica di Giobbe Da una casa di fango (Job) (Brescia 1951) e una prima opera teatrale, La terra non sara' distrutta (Milano 1951).
L'atteggiamento critico di Turoldo e Saltini nei confronti della Chiesa e del suo rapporto con la politica provoco' l'intervento delle gerarchie servite e del S. Uffizio, che ingiunse ai frati traslocati a Nomadelfia il ritorno ai loro conventi e a Turoldo di lasciare Milano e l'Italia per il convento dei servi di Innsbruck (dicembre 1952): un trasferimento vissuto come un doloroso esilio, che gli causo' la "piu' grande crisi" della sua vita, perche' era "proprio la Chiesa a impedirti di vivere il Vangelo" (D. M. Turoldo, La mia vita per gli amici, 2002, p. 91). Riusci' in realta' a stabilirsi nel piu' stimolante ambiente culturale di Monaco di Baviera, ospite dei monaci benedettini di Schaeftlarn, dove instauro' contatti con figure significative del movimento liturgico, come il teologo Romano Guardini, senza cessare di seguire le edizioni della Corsia dei Servi.
Invitato dagli amici fiorentini Mario Gozzini, Gian Paolo Meucci e Giorgio La Pira, allora sindaco della citta', Turoldo pote' far ritorno in Italia nel marzo del 1954, grazie alla disponibilita' del priore della provincia toscana, padre Raffaele Taucci, che lo accolse nel convento servita della SS. Annunziata di Firenze. Si inseri' ben presto nella nuova realta' religiosa e culturale: la sua parola risuono' nei numerosi circoli che divulgavano le voci piu' nuove della teologia cattolica, declinando i temi che stavano a cuore a quella generazione. Coadiuvato dal confratello Giovanni Vannucci, anch'egli accolto nella famiglia religiosa fiorentina, ripropose le attivita' caritative e culturali gia' promosse a Milano e trasformo' il locale periodico dei Servi in una rivista formativa, aperta alle voci innovatrici del dibattito ecclesiale e teologico. Oltre a rafforzare vecchie amicizie, ne inauguro' di nuove, per prima quella con don Lorenzo Milani, con cui collaboro' alla revisione dell'opera Esperienze pastorali, che avrebbe voluto pubblicare con le edizioni Corsia dei Servi, progetto poi non giunto in porto per la mancata concessione dell'imprimatur a Milano.
Gli anni fiorentini non interruppero i rapporti di Turoldo con il centro culturale milanese, sottoposto, sullo scorcio del declinante pontificato di Pio XII, a ripetuti interventi da parte delle autorita' ecclesiastiche. Una vigile sorveglianza verso la Corsia dei Servi fu esercitata anche da Giovanni Battista Montini, dal novembre del 1954 nuovo arcivescovo di Milano, che guardo' tuttavia con favore a quella realta', come anche alla figura del servo di Maria. L'instancabile suo attivismo fu pero' di nuovo colpito non appena Ermenegildo Florit divenne vescovo di Firenze, nel 1958: Turoldo fu allontanato dalla citta' e dall'Italia e costretto a raggiungere il convento servita di St. Mary's Priory a Londra, dove arrivo' il 19 novembre 1958 e che fu la base per una lunga predicazione in Canada e negli Stati Uniti. Riusci' a tornare in Italia nell'ottobre del 1960 e si stabili' nel convento di S. Maria delle Grazie di Udine.
In questo periodo si cimento' con il cinema, realizzando il film Gli ultimi (1963), con la regia di Vito Pandolfi, e continuando la sua attivita' di scrittore e oratore: con un nuovo lavoro teatrale (La passione di San Lorenzo, Brescia 1961) e una nuova silloge poetica (Se tu non riappari... 1950-1961, Milano 1963); con la collaborazione a giornali e riviste, come L'Avvenire d'Italia e L'Osservatore romano – piu' avanti il Corriere della sera –; con la partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive.
Il concilio Vaticano II fu salutato con entusiasmo da Turoldo, ed egli, animato da profonda consonanza con Giovanni XXIII, decise di stabilirsi nel paese di origine del papa, a Sotto il Monte (Bergamo). Nei locali dell'antica abbazia cluniacense di S. Egidio diede vita nell'ottobre del 1964 alla Casa di Emmaus, fraternita' di preghiera e di accoglienza e centro di studi ecumenici costituita da religiosi e laici.
Con lo scoppiare delle lotte studentesche e operaie, la predicazione e la poesia di Turoldo innervarono sul principio evangelico della "scelta dei poveri" la protesta contro il modello di sviluppo capitalistico e le politiche imperialistiche, contro la guerra del Vietnam e le dittature dell'America Latina, contro i compromessi della Chiesa con poteri economici e politici. Motivi che trasferi' nelle raccolte Il sesto Angelo. Poesie scelte (prima e dopo il 1968) (con Introduzione di A. Romano', Milano 1976) e Il grande male (Milano 1987), oltre che nella sempre feconda e molteplice produzione in prosa.
La poesia di Turoldo accentuo' in questi anni la qualita' "antiletteraria" della scrittura, il primato accordato alla comunicazione del messaggio rispetto alla cura degli aspetti formali che l'aveva sempre contrassegnata: una vocazione "sorprendentemente trasgressiva", come scrisse piu' tardi Giovanni Giudici (bandella di Canti ultimi, Milano 1991), che ne decreto' l'emarginazione, salvo poche eccezioni, dall'ambiente letterario novecentesco. Chi, come Andrea Zanzotto, gli fu vicino, ne comprese "l'irrefrenabile impulso di trascinare in giudizio la storia e, in qualche punto, la divinita' stessa" (Per David Maria Turoldo, in Id., Aure e disincanti nel Novecento letterario italiano, 1994, p. 355), che accostava la sua poesia al profetismo di ascendenza biblica e la chiamava in causa come forza salvifica. Attraverso la poesia Turoldo canto' "lo scandalo della speranza", come si intitolo' una sua raccolta (doppiamente edita: Napoli 1978, Milano 1984), espressione che saldava desolazione del presente, lotta contro ogni forma di male – spirituale, morale, sociale –, prospettiva di un futuro liberato, riecheggiando suggestioni dell'allora molto divulgata "teologia della speranza" (con particolare riferimento a J. Moltmann, Teologia della speranza, Brescia 1969).
Di pari passo con l'impegno sociale e civile, nella convinzione che la preghiera "fa corpo" con la storia, sviluppo' una specifica attenzione ai Salmi: compose inni e cantici e propose una versione metrica dell'intero salterio per il canto (cfr. Salterio corale. Salmi, inni e cantici della Liturgia delle ore, Bologna 1975); lavoro che continuo', dagli anni Ottanta in collaborazione con l'amico biblista Gianfranco Ravasi (cfr. "Lungo i fiumi..." I Salmi. Traduzione poetica e commento, Cinisello Balsamo 1987), che, ricordando quella esperienza, cosi' lo ritrae nel ventennale della morte: "La sua figura imponente e sanguigna dalla quale fuorusciva una voce da cattedrale o da deserto, vanamente temperata dall'invincibile sorriso degli occhi chiari, aveva proprio nella Parola per eccellenza il suo alimento vitale" (La domenica con David, in Il Sole 24 ore, 5 febbraio 2012).
Emarginato dalla diocesi milanese, pote' tornare a predicare in duomo a Milano dopo l'arrivo di Carlo Maria Martini, nuovo arcivescovo della citta' dal 1980. Fu lo stesso cardinale a consegnargli, il 21 novembre 1991, il premio Giuseppe Lazzati, riconoscendo il valore della sua opera e della sua testimonianza ecclesiale.
Minato da un cancro al pancreas che lo aveva colpito nel 1988, intensifico' la sua incessante meditazione su Dio e sul male nelle opere che continuo' a elaborare fino alla fine.
Si rimanda pertanto alle raccolte poetiche: O sensi miei... Poesie 1948-1988 (Note introduttive di A. Zanzotto [poi, Per David Maria Turoldo, in Id., Aure e disincanti..., Milano 1994, pp. 350-363] e L. Erba, Milano 1990), Canti ultimi (Milano 1991), Mie notti con Qohelet (Milano 1992), e al saggio Il dramma e' Dio (Milano 1992), questi ultimi pubblicati postumi.
Mori' il 6 febbraio 1992 presso la casa di cura San Pio X di Milano.
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Fonti e bibliografia: Per la bibliografia completa delle opere di Turoldo e degli studi a lui dedicati si puo' vedere M. Maraviglia, David Maria Turoldo Ricognizione bibliografica su un protagonista della Chiesa italiana del Novecento, in Cristianesimo nella storia, XXXIV (2013), 3, pp. 879-926. Le fonti sono raccolte essenzialmente negli Archivi dei conventi dei servi di Maria in cui Turoldo visse i diversi momenti della sua vita: della provincia veneta a Monte Berico (Vicenza), di S. Carlo al Corso a Milano, di S. Maria delle Grazie a Udine, del convento della SS. Annunziata di Firenze, di Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo), oltre che nell'Archivio generale dell'Ordine dei servi di Maria a Roma. Altra documentazione interessante e' conservata negli Archivi dei luoghi istituzionali in cui Turoldo si trovo' a operare (fra cui l'Archivio storico della diocesi di Milano, l'Archivio della Universita' cattolica di Milano, presso la cui biblioteca e' conservata la tesi di laurea, e l'Archivio di Nomadelfia) e in quelli che conservano documenti di figure amiche, come l'Archivio della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo (Mantova) e il fondo Mario Gozzini conservato a Firenze presso l'Istituto Gramsci toscano. Tra le fonti va iscritto anche D. M. Turoldo, La mia vita per gli amici. Vocazione e resistenza, a cura di M. Nicolai Paynter (Milano 2002), ricavato da una lunga intervista concessa da Turoldo negli ultimi anni della sua vita.
Per la bibliografia si rinvia a G. Luzzi, L'altissima allegria. Saggi e prose per T., Sotto il Monte 2002; Laicita' e profezia, la vicenda di D. M. T., a cura delle Acli di Milano e del Priorato di S. Egidio, Palazzago 2003; R. Salvi, Davide. La parola e la comunicazione, Assisi 2006; D. Saresella, D. M. T., Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-1963), Brescia 2008; P. Zanini, D. M. T. Nella storia religiosa e politica del Novecento, Milano 2013; M. Maraviglia, D. M. T. La vita, la testimonianza (1916-1992), Brescia 2016.
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 453 del 15 maggio 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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