[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 451



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 451 del 13 maggio 2020

In questo numero:
1. Sette commenti a Vinoba
2. Giobbe Santabarbara: Una manciata di buon senso
3. Una lettera aperta ai ministri ed ai parlamentari non razzisti
4. Far cessare schiavitu' e apartheid nel nostro paese. Una lettera aperta alle forze politiche democratiche presenti nel governo e in parlamento
5. Proposta di una lettera da inviare al governo
6. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
7. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
8. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
9. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
10. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
11. Maurilio Guasco: Luigi Di Liegro (2014)
12. La prima politica e' il disarmo
13. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
14. In quanto le armi
15. Del non uccidere argomento primo

1. REPETITA IUVANT. SETTE COMMENTI A VINOBA

"Vinoba e' un fuoco che brucia e una lampada accesa"
(Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 212)

I. Disse Vinoba: "Quando parla un re si muovono gli eserciti. Quando parla un fakir si muove soltanto la sua barba" (in Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974, p. 267).

Felice colui la cui parola
solo muove una barba, felice
colui la cui parola e' solo balsamo
ed agli eserciti tutti si oppone.

II. Disse Vinoba: "In democrazia la pistola e' stata sostituita dal voto" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 163).

Lo sciopero e il voto, diceva il priore
di Barbiana; e per stringere ancora:
l'esempio, e null'altro.

III. Disse Vinoba: "si deve agire: 1) civilmente, cioe' entro i limiti che ci si e' posti; 2) in una forma ordinata, non ammettendo alcuna infrazione di disciplina da alcuna parte; 3) apertamente, cioe' senza nascondere nulla e senza alcuna simulazione o inganno; 4) con fermezza, presentando le proprie richieste minime in relazione alla questione controversa e non cedendo finche' non sono state soddisfatte. Qualunque punizione venga inferta per una tale infrazione all'ordinamento giuridico dovrebbe venire subita con animo lieto e senza alcun sentimento di odio. Una formazione di questo tipo dovrebbe entrare nel cuore della gente e a questo fine dovrebbe trovare un posto stabile nella pedagogia e nei codici etici della nazione" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 115; ed anche in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 218).

La scienza dell'attaccamento alla verita'
(ma anche: del contatto con l'essere,
dell'adesione al buono che e' vero, la forza
dell'amore) questo richiede, e non altro:
responsabilita'
il rispondere al volto muto e sofferente
dell'altro, il rispondere della sofferenza
altrui, che diviene la tua:
il sentire che tutti siamo uno
(che una e' la carne, diceva Danilo).

IV. Disse Vinoba: "Sto cercando di camminare sulle orme del Budda e di Cristo. Voglio soltanto che il fiume di compassione - oggi asciutto - torni a scorrere" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 222).

Lo appresi da Sancho, ed ero ancora giovane:
la misericordia e' quella giustizia
che invera la giustizia
ed oltre la giustizia apre una via
e lungo questa via si puo' salvare il mondo.

V. Disse Vinoba: "Che cosa e' il satyagraha? Senza rimanere scossi da piacere e dolore cerchiamo di portare alla luce cio' che vi e' di buono nell'avversario. Questo e' il senso di cercare il buono in ogni essere umano, questa e' la base del satyagraha. Tutti i programmi di dono sono basati su questa fede. L'intero programma del sarvodaya (elevazione di tutti) e' basato sul vedere il buono in ogni essere umano" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991, p. 36).

In ogni essere umano la favilla
ancora arde dell'umanita'
la nostra lotta e' questo riscattare
l'umanita' di tutti, ed in ognuno.

VI. Disse Vinoba: "Gandhiji ha spiegato la differenza tra 'resistenza passiva' e satyagraha nei termini seguenti: 1) l'amore non ha posto nella resistenza passiva. La malevolenza non ha posto nel satyagraha. 2) La resistenza passiva sovente precede la resistenza armata. Il satyagraha preclude la resistenza armata. 3) Non si puo' opporre resistenza passiva ai propri amici e parenti. Si puo' rivolgere il satyagraha anche verso chi si ama. 4) L'idea soggiacente alla resistenza passiva e' di preoccupare e mettere in imbarazzo l'avversario. Il satyagraha preclude idee di questo genere" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, cit., pp. 60-61).

La nonviolenza e' attiva
e' lotta e contemplazione a un tempo
e' riconoscimento e suscitamento del conflitto, e via
a piu' alte e fraterne e sororali
contraddizioni, a piu' profondi
sororali e fraterni incontri.

VII. Disse Vinoba: "Se verro' a sapere che un uomo ha dato cedendo alla minaccia o a qualche altra costrizione, gli rendero' subito cio' che e' suo" (in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, cit., p. 102).

Il dono vince la violenza
la generosita' sconfigge la paura.
Lo vedi da te, la nostra lotta
convincere vuole, che e' vincere insieme.

2. LE ULTIME COSE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA MANCIATA DI BUON SENSO

Una persona sequestrata da terroristi stragisti e' stata liberata. Una vita umana e' stata salvata. Suonano Mozart gli angeli nei cieli. Continua la lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Continua la lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani. Continua la lotta in difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Nessun assassino e' in missione per conto di Dio. O della patria, o del proletariato. Ogni uccisione e' un crimine ingiustificabile. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Ogni essere umano nasce per essere libero e felice. Il primo dovere e' salvare il vite, il primo dovere e' soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Visioni del mondo religiose e visioni del mondo non religiose, tutte possono e devono attenersi alla regola aurea di ogni morale, al fondamento dell'umana convivenza: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te. Diliges proximum tuum sicut teipsum. L'intera umanita' e' il prossimo tuo.
Misero chi non sa fare di meglio che odiare, l'odio mangia il cuore di chi odia.
Lottare devi contro ogni oppressione, lottare devi contro ogni violenza, chiamiamo nonviolenza l'agire necessario. Chiamiamo nonviolenza l'agire che preserva e libera l'umanita', l'agire che invera l'umanita' dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AI MINISTRI ED AI PARLAMENTARI NON RAZZISTI

Egregie ministre ed egregi ministri,
egregie ed egregi parlamentari,
vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che faccia cessare il regime di effettuale apartheid nel nostro paese.
Vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che faccia cessare il criminale protrarsi dello schiavismo nel nostro paese.
Vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che riconosca tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese.
vorremmo confortarvi nell'impegno affinche' al piu' presto si adotti un provvedimento normativo che ripristini concretamente la vigenza della legalita' costituzionale nel nostro paese.
*
Chiediamo: la regolarizzazione immediata di tutte le persone presenti in Italia; la fine di ogni discriminazione razzista; la fine della ripugnante complicita' istituzionale con la violenza del caporalato, del lavoro nero, della tratta, dello sfruttamento illecito e disumano.
Chiediamo: l'abrogazione di tutte le misure razziste ed incostituzionali, e innanzitutto e particolarmente quelle scelleratissime contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza".
Chiediamo: uguaglianza di dignita' e di diritti per tutti gli esseri umani; riconoscimento ed aiuto concreto e immediato alle persone piu' oppresse e piu' bisognose di aiuto.
Chiediamo: ritorno alla democrazia e al suo criterio fondamentale: "una persona, un voto".
Chiediamo: ritorno alla legalita' che salva le vite e nessuno abbandona in pugno al dolore, all'abuso, alla schiavitu', alla segregazione e alla persecuzione.
Chiediamo: ritorno al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale; ritorno alla civile convivenza.
*
Non si perda altro tempo. Non si perdano altre vite.
Ogni essere umano e' un essere umano.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. FAR CESSARE SCHIAVITU' E APARTHEID NEL NOSTRO PAESE. UNA LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE DEMOCRATICHE PRESENTI NEL GOVERNO E IN PARLAMENTO

Gentilissime e gentilissimi dirigenti e rappresentanti delle forze politiche democratiche presenti nel governo e in parlamento,
vi chiediamo ancora una volta il massimo impegno affinche' siano finalmente riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani che nel nostro paese ancora subiscono schiavitu' e apartheid.
vi chiediamo ancora una volta il massimo impegno affinche' nessuna persona sia piu' abbandonata tra gli artigli dell'economia illegale, dei poteri criminali, della violenza razzista.
vi chiediamo ancora una volta il massimo impegno affinche' siano immediatamente restituiti tutti i diritti a tutte le vittime di sfruttamento e persecuzione.
vi chiediamo ancora una volta il massimo impegno affinche' l'Italia torni alla legalita' costituzionale.
*
Questo vi chiediamo: la "regolarizzazione" piena e immediata per tutte le persone tuttora private delle fondamentali liberta' che la Costituzione italiana riconosce ad ogni essere umano.
Questo vi chiediamo: l'abrogazione immediata di tutte le misure razziste ed incostituzionali imposte negli scorsi anni da governi eversivi, abominevoli misure tuttora scandalosamente vigenti.
Questo vi chiediamo: uguaglianza di dignita' e diritti per tutti gli esseri umani.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Augurandovi ogni bene...

5. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

6. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

7. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
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E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
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Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

11. MAESTRI. MAURILIO GUASCO: LUIGI DI LIEGRO
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]

Luigi Di Liegro nacque a Gaeta (Latina) il 16 ottobre 1928, da Cosimo e Anna Catanzano, in una famiglia numerosa e povera; fu battezzato il giorno successivo nella chiesa parrocchiale di Gaeta, S. Giacomo di Terra Rossa, da don Levi Panico. Eredito' il nome Luigi da uno dei fratelli, morto l'anno prima della sua nascita. Il padre, pescatore, aveva cercato a piu' riprese di trovare un lavoro piu' redditizio emigrando negli Stati Uniti, dove da tempo, pero', l'immigrazione era regolamentata da norme piu' restrittive. Per questo i suoi diversi tentativi di raggiungere quel Paese non erano riusciti, ma tali esperienze segnarono il piccolo Luigi, che un giorno avrebbe messo gli immigrati al centro delle sue attenzioni.
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La formazione e il sacerdozio
A Gaeta frequento' le classi elementari fino alla terza e fece il chierichetto nella sua parrocchia, dove fu noto anche per la sua vivacita'. Per la quarta e la quinta fu invece alunno della scuola del Divino Amore, situata in Castel di Leva, sotto la guida del rettore del santuario, don Umberto Terenzi.
L'ingresso di Luigi nel seminario del Divino Amore, il santuario romano dove era gia' presente la sorella maggiore, suor Maria, ha qualcosa di romanzesco: il padre era infatti contrario a quella scelta e Luigi fece una vera e propria fuga da casa. Venne ritrovato nel santuario proprio dal papa', che di fatto fu costretto ad accettare la sua decisione. Le testimonianze, non sempre concordi, lasciano pensare che sia stata la sorella maggiore, suor Maria, a facilitarne la fuga da casa e le stesse testimonianze sono invece concordi nel narrare che, all'arrivo del padre, Luigi si sarebbe nascosto in un confessionale, da dove sarebbe uscito quando si rese conto della sofferenza del genitore, che accetto' di lasciarlo in seminario.
Ricevette la formazione abituale di molti preti del suo tempo: gli studi nel piccolo seminario romano di viale Vaticano e quindi nel Pontificio seminario romano maggiore. Nel 1947 consegui', con una votazione medio-bassa, la maturita' classica presso il Pontificio istituto S. Apollinare, un ginnasio-liceo legalmente riconosciuto. Nell'ottobre del 1947 entro' nel Seminario romano maggiore, frequentando i corsi di filosofia e teologia dell'Universita' Lateranense fino al conseguimento della licenza in teologia. Fu uno studente diligente, senza grandi acuti, come si puo' desumere dai voti dei suoi esami, in genere buoni o discreti, ma che si fece notare soprattutto per altri interessi, quelli sociali, assecondato in questo dal padre spirituale, mons. Pericle Felici (1911-1982), il futuro segretario generale del concilio Vaticano II. Non e' casuale che i suoi compagni lo chiamassero "Di Vittorio", il noto sindacalista, anch'egli di origini meridionali.
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Dal Prenestino al Vicariato di Roma
Concluse gli studi nel 1953: il 4 aprile fu ordinato sacerdote. Arrivo' cosi' la prima nomina, in una localita' dove il don Luigi-"Di Vittorio" pote' dedicarsi proprio a quegli interessi sociali che lo avevano tanto coinvolto negli anni del seminario: il giovane prete fu infatti inviato presso il  S. Leone Magno al Prenestino. Si trattava di un quartiere operaio romano, di periferia, con tutti i problemi delle periferie delle grandi citta'. Don Luigi inizio' a occuparsi dei problemi della zona. Poco tempo dopo decise di tentare una prima indagine di carattere sociologico sulla religiosita' del quartiere, premessa per le varie indagini sulla religiosita' dei romani che negli anni successivi avrebbero coinvolto alcuni docenti dell'Universita' Gregoriana, dapprima il gesuita padre Pedro Beltrao, poi Emile Pin e Paolo Tufari.
Contemporaneamente avvenne la scoperta della JOC (Jeunesse Ouvriere Chrétienne), l'associazione fondata negli anni Venti da un giovane prete belga, Joseph Cardijn, che in futuro, anche da cardinale, avrebbe dimostrato una profonda amicizia verso il prete romano. Lo studio della JOC, con il metodo della revisione di vita e del vedere-giudicare-agire, alimento' in don Luigi la voglia di conoscere meglio il movimento e i suoi metodi di apostolato. Iniziarono cosi' le sue letture sempre piu' frequenti e piu' attente soprattutto della rivista francese espressione di quella forma di apostolato, Masses Ouvrieres, dalla quale trasse molti articoli con i quali formo' i suoi dossier. Colse poi l'occasione di un corso svoltosi in Belgio, al quale parteciparono anche molti preti italiani, per studiare sul posto, in una zona mineraria, quel tipo di pastorale. Il viaggio in Belgio, nel 1958, e la visita alle miniere (si conserva una foto in cui viene ritratto con in testa il tipico caschetto del minatore) avrebbe fatto nascere un mito, privo di fondamento ma regolarmente ripreso dai suoi biografi, di don Luigi prete operaio in Belgio, fatto assolutamente impensabile sia per il periodo in cui cio' sarebbe avvenuto sia per il carattere di don Luigi, che non avrebbe mai compiuto una scelta contro la volonta' dei superiori ecclesiastici. Proprio in quegli anni vigeva, infatti, la decisione romana di proibire il lavoro salariato dei preti, un'esperienza che aveva avuto un certo sviluppo a partire dal secondo dopoguerra, soprattutto in Francia, grazie anche all'appoggio ricevuto dal cardinale di Parigi, Emmanuel Suhard.
All'esperienza della pastorale parrocchiale si affianco' presto, a partire dal 1957, un altro tipo di incarico, quello di vice assistente e poi assistente del Movimento lavoratori della Gioventu' italiana di azione cattolica. Fu la premessa per la sua chiamata in Vicariato, nel 1964, presso l'Ufficio pastorale. Qui studio' un piano per la riorganizzazione delle parrocchie romane, con la divisione in cinque settori, da cui sarebbero scaturite le successive riflessioni sulla riorganizzazione di tutta la diocesi. Un possibile modello poteva essere la diocesi di Parigi, che in quegli anni stava elaborando una nuova organizzazione pastorale e la suddivisione del territorio in diverse diocesi: per questo don Luigi raccolse informazioni e documenti sulle scelte della Chiesa parigina.
Per offrire a don Luigi un luogo di riferimento e di vita, nel 1967 fu nominato rettore dell'oratorio romano del Ss. Sacramento di piazza Poli. Alla chiesa era annesso un alloggio che divento' poi la sua dimora abituale.
La collaborazione con i gesuiti della Gregoriana si fece piu' intensa, e nel 1969 fu promossa un'indagine sulla religiosita' dei romani che gli servi' per programmare le sue attivita' future; nel 1972 venne infatti chiamato in modo formale alla direzione del Centro pastorale diocesano per l'animazione della comunita' cristiana e i servizi sociali. Una delle attivita' che ebbe un maggiore impatto sull'opinione pubblica fu il convegno del 1974 dedicato a La responsabilita' dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carita' nella diocesi di Roma, pensato come un momento di riflessione coinvolgente tutte le forze religiose, politiche e sociali che agivano a Roma, e che sarebbe entrato nella cronaca come il convegno sui "mali di Roma". Don Luigi ne fu il vero animatore e molti degli interventi del cardinale vicario di Roma, Ugo Poletti, furono scritti sulla base delle sue proposte e dei suoi appunti.
Anche questo e' un capitolo spesso rievocato da varie angolature. Molti giornali scrissero che don Luigi aveva forzato la mano al cardinale Poletti. I manoscritti dell'archivio Di Liegro provano il contrario: i testi di Poletti sono quasi sempre scritti da don Luigi, le correzioni fatte dal cardinale sono in genere orientate verso una maggiore apertura e accentuano alcune critiche che don Luigi non aveva indicato. Anche da parte della Curia romana vi furono critiche all'operato di don Luigi. Tutto venne ribadito, al momento della sua morte, in un articolo di Orazio La Rocca pubblicato su La Repubblica il 13 gennaio 1997.
Don Luigi risulto' comunque uno dei veri protagonisti dei lavori, attirando simpatie ma anche non poche antipatie, soprattutto da personaggi politici legati alla Democrazia cristiana che avevano interpretato il convegno come una denuncia delle loro inadempienze. Tra l'altro, questo fu uno degli episodi che spinsero un noto protagonista della vita politica romana, l'onorevole Vittorio Sbardella, ad accentuare la sua diffidenza nei confronti di don Luigi. Da notare che Sbardella lo avrebbe poi voluto al suo fianco al momento della morte.
Probabilmente proprio in seguito a quel convegno sarebbero arrivate a don Luigi alcune proposte di un incarico politico. Don Luigi non le accetto', ma fu coinvolto in un Comitato di coordinamento che inizio' a operare nel 1975 e raggruppo' diversi studiosi e personaggi politici, con lo scopo dichiarato di contribuire a un profondo rinnovamento della Democrazia cristiana romana.
Dall'aprile del 1976 don Luigi smise di partecipare alle riunioni del Comitato, non a causa dei molti impegni, come si disse allora, ma in seguito a una precisa richiesta del cardinale Poletti, vicario di Roma, il quale gli fece notare che la sua presenza in quel Comitato significava di fatto un impegno politico della diocesi di Roma, dal momento che lo stesso don Luigi era responsabile di uno degli Uffici del Vicariato.
Negli stessi anni, e precisamente dal 1975, inizio' a occuparsi, facendo le funzioni di parroco, del centro Giano di Acilia. Il centro fu costituito in parrocchia nel 1985, e don Luigi ne fu nominato amministratore. Nel 1995 le autorita' ecclesiastiche decisero di regolarizzare la situazione con la nomina di un parroco della parrocchia che venne intitolata a S. Maria del Ponte e S. Giuseppe. Don Luigi pensava probabilmente, una volta lasciate le sue attivita' nel Vicariato, di scegliere quel luogo per ritirarvisi come parroco. La nomina di un altro prete, con decreto datato primo agosto 1995, fu certamente per lui fonte di grande amarezza, anche se non gli fece rinunciare a recarvisi per la celebrazione domenicale della Messa.
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La nascita della Caritas e lo sviluppo delle altre attivita'
Le riflessioni, le denunce, le proposte scaturite dal convegno sui mali di Roma condizionarono fortemente la nascita e gli sviluppi della Caritas romana, avvenuta nel 1979 e diventata da quel momento, grazie alla sua direzione, il vero centro motore di tutte le iniziative della Chiesa romana rivolte ai meno fortunati, ai piu' poveri e agli emarginati della citta'.
Sarebbero stati per don Luigi diciotto anni di attivita' ininterrotta, sempre alla ricerca dei modi migliori per fronteggiare le nuove poverta' e soprattutto per promuovere varie attivita' in grado di affrontarle, dai barboni agli immigrati, dai carcerati agli emarginati fino ai malati di Aids, considerata in quegli anni la nuova peste del XX secolo. Don Luigi rivelo' ben presto uno straordinario talento per affrontare queste nuove realta' e i suoi bisogni. Nel 1981 fu aperto un Centro ascolto per stranieri in via delle Zoccolette, nel 1983 un ambulatorio per chi non usufruiva di assistenza medica, affiancato poi da un centro odontoiatrico. A partire dallo stesso anno inizio' la vicenda delle mense, aperte in vari luoghi della citta' e della periferia e diventate un punto di riferimento per un numero sempre piu' alto di bisognosi, in primo luogo i barboni, particolarmente colpiti dal rigido inverno del 1984, quando il freddo provoco' la morte di alcuni di loro. Vennero dunque aperti ostelli e mense in viale Manzoni, a Ostia, a Primavalle, spesso incontrando l'ostilita' dei residenti che temevano che quelle istituzioni avrebbero attirato nella zona una folla di emarginati. Il risultato piu' significativo fu comunque la mensa e l'Ostello della stazione Termini, inaugurati in seguito a un accordo con le Ferrovie dello Stato, che misero a disposizione i locali.
Don Luigi scopriva sempre nuovi bisogni, riusciva ad attirare collaboratori, discuteva con le autorita' di ogni tipo, cercava appoggi da qualsiasi parte, fino alla grande battaglia per la Casa famiglia per malati di Aids a Villa Glori, nel quartiere Parioli. L'esito fu positivo, ma le amarezze, gli attacchi, gli insulti che il prete degli ultimi dovette affrontare e subire da parte dei residenti non si contano, e spesso proprio basati sugli argomenti piu' desolanti, al limite del ritorno a una concezione classista della societa', in cui i paladini dei poveri vengono considerati come coloro che intendono prima di tutto punire i ricchi in quanto tali, come si legge in diversi articoli apparsi in quei giorni in alcuni giornali.
L'altra grande battaglia, questa volta persa, fu attorno alla Pantanella, vecchio pastificio in una zona centrale di Roma, dismesso e diventato rifugio prima di centinaia e poi di migliaia di stranieri senza dimora. Don Luigi collaboro' per dare a quell'edificio la parvenza di una casa abitabile, soprattutto nel corso dell'inverno tra il 1990 e il 1991, fino a quando le autorita' decisero di sgombrarlo con la forza. Anche questo fu per lui un momento di particolare impegno e anche di profonda sofferenza.
Il problema degli immigrati ridivento' drammatico con l'arrivo di migliaia di rifugiati albanesi, occasione per don Luigi di mettere in atto un progetto Albania, di cui parlo' in un articolo di Italia Caritas dell'estate 1991, arrivando a organizzare un gemellaggio con Tirana e a prepare diversi progetti da realizzare in quel Paese. Anche il capitolo Albania fu occasione, e ancora lo e', per varie interpretazioni: Di Liegro fu inviato laggiu' perche' era un nuovo campo di azione per combattere le poverta', o per il solito e classico motivo, promoveatur ut amoveatur? Anche l'eventuale promozione di don Luigi all'episcopato fu vista come un modo per allontanarlo dalla diocesi romana.
Negli anni Novanta venne anche coinvolto nell'attivita' delle organizzazioni che andavano sorgendo, in primo luogo nella citta' di Napoli, contro l'usura.
Un altro capitolo di grande significato della vita di don Luigi fu il suo rapporto con la realta' carceraria, che conobbe profondamente grazie a suor Teresilla, l'angelo delle carceri, morta tragicamente mentre a piedi si recava al santuario del Divino Amore, proprio quel santuario da cui don Luigi aveva iniziato il suo cammino verso il sacerdozio. E di grande rilievo fu anche il lavoro effettuato da Di Liegro con gli ex brigatisti, sia quelli detenuti nel carcere di Rebibbia sia i fuorusciti che avevano cercato asilo politico a Parigi, dove si reco' alcune volte per tentare di avviare un dialogo con loro, allo scopo di convincerli a rientrare in Italia, accettare la pena e chiudere un capitolo difficile della loro vita e della vita del Paese.
Fra le sue grandi gioie si puo' ricordare la visita fatta da Giovanni Paolo II il 20 dicembre 1992 alla mensa di Colle Oppio. Il papa conosceva bene le attivita' di quello strano prete e in diverse occasioni aveva espresso la sua ammirazione e la sua approvazione nei suoi confronti (avrebbe detto a don Luigi, nel corso di un'udienza, come ricordano alcuni dei presenti, di non preoccuparsi di quelli che lo criticavano, "sono gli stessi che criticano anche me").
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La malattia e la morte
Fra i vari problemi che fu costretto ad affrontare in ultima posizione don Luigi collocava quelli della sua salute. Non ne parlava, e rinviava sempre quelle cure che forse avrebbe dovuto fare per combattere il diabete e per i diversi disturbi cardiaci. Cosi' il suo cuore comincio' a dare segni di stanchezza, al punto da convincerlo ad accettare un ricovero all'ospedale S. Raffaele di Milano, dove il suo cuore cesso' di battere il 12 ottobre 1997, quel cuore, come gli scrisse esplicitamente un carcerato dal carcere romano, che don Luigi aveva consumato per amare tanti suoi fratelli. I funerali, celebrati in S. Giovanni in Laterano il 15 ottobre dal cardinale Ruini, furono per tutti la piu' grande testimonianza di quello che quell'uomo di Dio aveva significato per la comunita' dei credenti e per tanti altri: dal presidente della Repubblica fino al piu' umile e povero dei barboni, si raccolsero in silenzio per salutare ancora una volta "il monsignore degli ultimi".
Dalla vita e dalle attivita' di don Luigi emergono alcuni elementi che aiutano a comprendere meglio lo spirito che lo ha animato. Un primo dato riguarda la sua preparazione culturale. Nonostante un'attivita' assolutamente prodigiosa, il susseguirsi ininterrotto di impegni di ogni genere, si aggiorno' continuamente, preparo' dossier sugli argomenti di cui si occupava leggendo libri, riviste e giornali che ritagliava, sottolineava, tormentava; e scrisse, raramente parlo' a braccio, redasse schemi o testi integrali dei suoi interventi, quasi sempre a mano, con una grafia talvolta facilmente leggibile, altre meno, probabilmente a causa del fatto che approfitto' di ogni luogo e di ogni situazione per scrivere, prendere appunti, fermare sulla carta i suoi pensieri. L'altro aspetto meno noto e' la sua vita spirituale. Alle volte ci si e' chiesti dove trovasse l'alimento per un tipo di vita privo di riposo, di spazi personali, di vita privata. Gli amici che lo hanno conosciuto meglio rispondono a tale quesito: don Luigi era un uomo di azione, tutti lo pensavano e lo vedevano soprattutto in quella luce, ma era anche un uomo di preghiera, alla quale dedico' molto tempo. Era lui stesso a dire agli amici (come testimoniano in particolare don Angelo Pansa e don Bruno Nicolini) che spesso al mattino, prima di essere travolto dagli impegni, dedicava ore al silenzio, alla meditazione, al colloquio con il Signore: solo cosi' pensava di avere la forza per reggere a ritmi fisici e a preoccupazioni quotidiane che avrebbero stroncato anche una persona con una salute molto piu' solida della sua.
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Opere
I suoi scritti sono apparsi in alcune riviste tra cui Roma Caritas e Roma Sette – settimanale diocesano della Chiesa di Roma, supplemento domenicale di Avvenire – e Rivista religiosa di Roma, mensile della diocesi di Roma. Tra le sue opere: Vangelo e Vita. Indice analitico del Nuovo Testamento sui comportamenti dell'uomo d'oggi, Roma 1987; Per conoscere l'Islam. Cristiani e Musulmani nel mondo di oggi, a cura di L. Di Liegro, F. Pittau, Casale Monferrato 1991; Immigrazione. Un punto di vista, in collaborazione con F. Pittau, Roma 1997; Emarginati, in Dizionario di omiletica, a cura di M. Sodi, A.M. Triacca, Torino 1998, pp. 440-443.
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Fonti e bibliografia
L'archivio di don Luigi, conservato a Roma presso la Fondazione che porta il suo nome, contiene buona parte della documentazione che lui stesso aveva raccolto, spesso in modo non del tutto sistematico, e che permette di ricostruire  molti dei momenti della sua vita. Esistono altri archivi che possono offrire ulteriore documentazione, in particolare l'Archivio del Vicariato di Roma e quello dell'Azione cattolica. La sua vita ha dato anche origine a una fiction, trasmessa su Canale 5 e su Rete 4 (L'uomo della carita'. Don Luigi Di Liegro, 2007) e a vari programmi televisivi, tra cui si ricorda Don Luigi Di Liegro: un prete romano, all'interno di Speciale Tg1, Raiuno, 30 maggio 2010.
Sono numerosi gli articoli a lui dedicati in giornali e riviste, sia durante la sua vita sia al momento della morte; si citano qui solo i titoli di opere che trattano esplicitamente della sua vita e della sua opera: R. Curcio, Shish Mahal, Roma 1991; M. Melliti, Pantanella. Canto lungo la strada, Roma 1992; M. Armellini, Sulla frontiera dell'Aids. La battaglia di Luigi Di Liegro e di Villa Glori contro la "peste" della paura, Dogliani 1999; Educare alla carita'. Testimonianze e riflessioni in memoria di don Luigi Di Liegro, a cura della Fondazione internazionale don Luigi Di Liegro, Roma 2001; Vangelo e vita nel nuovo millennio, a cura della Fondazione internazionale don Luigi Di Liegro, Roma 2002; Esclusione e comunita'. Decentramento e partecipazione nel pensiero e nell'azione di don Luigi Di Liegro, a cura di G. B. Sgritta, Roma 2004; O. La Rocca, "Avevo fame... avevo sete...", Roma 2005; P. Ciociola, Luigi Di Liegro. Prete di frontiera, Milano 2006; A. Valle, Teresilla. La suora degli anni di piombo, Milano 2006; L. Badaracchi, Luigi Di Liegro. Profeta di carita' e giustizia, Milano 2007; M.A. Pezza, Don Luigi Di Liegro. La voce degli ultimi, Genova 2007; F. Placidi, Accanto a don Luigi Di Liegro. Testimonianze, Roma 2007; M. Guasco, Carita' e giustizia. Don Luigi Di Liegro (1928-1997), Bologna 2012.

12. REPETITA IUVANT. LA PRIMA POLITICA E' IL DISARMO

La prima politica e' il disarmo
sostituire all'arte dell'uccidere
quella severa di salvare le vite

Senza disarmo il mondo tutto muore
senza disarmo le nuvole si ghiacciano
le lacrime diventano veleno
si crepano i marmi ne escono draghi

Senza disarmo ogni parola mente
senza disarmo ogni albero si secca
l'aria non porta piu' i suoni
la polvere colma i polmoni

Senza disarmo piovono scorpioni
senza disarmo in ogni piatto e' vomito
dal rubinetto esce sale e vetro
le scarpe stritolano le ossa dei piedi

Solo il disarmo frena le valanghe
solo il disarmo risana le ferite
solo il disarmo salva le vite

Salvare le vite e' il primo dovere
salvare le vite
il primo dovere

13. REPETITA IUVANT. PICCOLO DITTICO DELLE ARMI E DEL DISARMO

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

14. REPETITA IUVANT. IN QUANTO LE ARMI

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

15. REPETITA IUVANT. DEL NON UCCIDERE ARGOMENTO PRIMO

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 451 del 13 maggio 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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