[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 349



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 349 del 31 dicembre 2019

In questo numero:
1. Francesca Ruth Brandes: In nome di Anna
2. Piera Egidi Bouchard: La ragazza di ottant'anni
3. Enrico Manera e Bruno Maida: Un ricordo di Anna Bravo
4. "Moked": Anna Bravo (1938-2019)
5. Movimento Nonviolento: Lutto per la morte di Anna Bravo
6. Paolo Pezzino: Addio ad Anna Bravo
7. Societa' italiana delle letterate: Addio ad Anna Bravo
8. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
9. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
10. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
11. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
12. Raniero La Valle ed altri: Perche' la storia continui. Appello-proposta per una Costituzione della Terra
13. Mao Valpiana: Lettera alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento

1. MEMORIA. FRANCESCA RUTH BRANDES: IN NOME DI ANNA
[Dal sito della rivista "Tessere", col titolo "In nome di Anna" e il sommario "Scompare, con Anna Bravo, storica sociale, studiosa dei movimenti femminili e dell'evoluzione della Sinistra, una voce importante del pacifismo europeo"]

Una studiosa con "un'intelligenza affettuosa degli altri": nel ricordo di Adriano Sofri, emergono tutto il carisma di Anna Bravo, la sensibilita' critica e la statura morale. Lei se ne e' andata domenica scorsa per un malore a 81 anni, nella sua casa torinese; di notte, naturalmente. Le si addiceva il brusio notturno dei pensieri, quando l'oscurita' la faceva piu' lucida, disincantata.
Storica sociale del contemporaneo all'Universita' di Torino, nota per i suoi studi sulla questione femminile e sui diritti delle donne, Anna Bravo ha rappresentato - per almeno due generazioni di studenti - la coscienza critica intorno ai movimenti della Sinistra, sulle grandi scelte che hanno attraversato la seconda meta' del Novecento europeo. Da sempre coerente ad un'immagine di femminilita' diversa, ha interpretato il dissenso con serieta' assoluta ed una sorta di trasognata, spesso ironica, innocenza. Eppure, Anna ha sempre posseduto la capacita' empatica d'immedesimarsi nel dolore degli altri ed illuminarlo: "Tra gli storici - sosteneva - c'e' un'implicita accettazione dell’idea che sono la violenza e la guerra a fare la storia. In realta', come diceva Gandhi, se fosse stata egemone la guerra, noi non saremmo vivi".
Come non ricordarla nel suo dialogo - intimo ed instancabile, a scavare nelle radici del male, fino a ritrovare una goccia di vita - con i sopravvissuti ad Auschwitz: con Primo Levi, ad esempio, cui dedico' (con Federico Cereja) la splendida Intervista, edita nel 2011 da Einaudi; con Edith Bruck, amica, sodale nella realizzazione di tante iniziative dedicate alla Shoah. Anna Bravo non ha mai avuto paura d'indagare; lo ha fatto con acribia e pudore, allo stesso tempo, quando ha scritto La vita offesa. Storia e memoria dei Lager nazisti, uscito nel 2004 da Franco Angeli. Storia e memoria: parole d'ordine che attraverseranno la sua vita come un monito, una direzione. Precisione e racconto sensibile, quasi la vita degli altri uscisse dalle sue mani, per essere fissata sulla carta. Spesso controcorrente, rispetto ad ogni narrazione agiografica, ad ogni retorica. Anna, nelle notti in cui rifletteva o riceveva gli amici, circondata dagli affetti piu' cari e dai suoi gatti; Anna che s'indignava, anche con se stessa, e pareva allo stesso tempo affettuosa, lieve, fin dai tempi in cui studentessa, ad Asti - fine anni Cinquanta - si faceva raccontare dai compagni partigiani le storie della Resistenza.
Anna Bravo ascoltava, e suonava la chitarra. Tuttavia, gia' da allora, maturava la necessita' di una visione piu' ampia, che coinvolgesse il rapporto con la violenza e ne identificasse i vizi sostanziali . A lei, classe 1938, dapprima militante del Partito Comunista Italiano, poi passata a Lotta Continua, il colpo d'occhio sulla Resistenza sembrava incompleto (pur senza disconoscerne i meriti): "Il termine 'Resistenza' andrebbe sempre pensato al plurale – ha spesso dichiarato –. Il comportamento attivo non e' solo cio' che si fa con le armi... Esiste anche la Resistenza passiva, anche se (per la nostra cultura) cio' e' considerato svalutante. A torto: pensiamo solo cosa potesse significare disobbedire nell'Europa occupata! Ecco, credo che la storiografia non abbia negato l'opera dei civili, ma le abbia interdetto la definizione, il titolo di 'Resistenza', specie per cio' che riguarda il ruolo delle donne". Sono gli spunti che Bravo sviluppera' per tutta la vita, sia attraverso l'insegnamento universitario, sia nella ricerca, scrivendo autentici capolavori come Storie di donne. 1940- 1945 (con Anna Maria Bruzzone), per i tipi di Laterza, o Storia sociale delle donne (con Lucetta Scaraffia), sempre per Laterza, 2001. Anna, che ha attraversato i decenni della presa di coscienza e della rivendicazione femminista, e' giunta - con lucidita' estrema - a dichiararne i limiti, i paradossi e i pregiudizi. "Abbiamo fatto degli errori - ha rivelato a Simonetta Fiori de "La Repubblica" - perche' anche nella lotta che le donne hanno combattuto per rivendicare la propria liberta', la propria autonomia decisionale, era sempre presente la violenza: quella di cui portiamo una responsabilita' per averla agita, tollerata, misconosciuta, giustificata... e non solo negli scontri di piazza o nei picchettaggi, ma anche - ha aggiunto - nell'immaturita' con cui allora le donne si misuravano con la questione dell'aborto. Tendevamo a sorvolare sul fatto che le vittime erano due, la donna e anche il feto. E che non sempre la donna era una vittima: poteva sceglierlo anche per il rifiuto della maternita', perche' non si sentiva pronta, per ostilita' alla propria madre, perche' c'erano altre priorita'. Eravamo giovani, nel pieno della lotta. Vivevamo di corsa, totalmente assorbite".
Se le si ricordava la tragedia degli aborti clandestini, Anna riconosceva l'importanza della legge 194, ma obiettava che c'erano troppi argomenti di cui non si teneva affatto conto: il feto soffrira'? Quando? Prima o dopo la ventiquattresima settimana? Soprattutto, come porvi rimedio? Concludeva: "Bisogna parlarne oggi", e lo faceva, lo ha sempre fatto, con assoluta nettezza, come un imperativo categorico. Sempre piu' spesso, negli ultimi anni della sua vita.
Nel 2013, ancora con Laterza, Anna Bravo ha pubblicato un libro basilare: La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato. Vicende di chi non ha permesso la deflagrazione dei conflitti o che ha praticato la pace, da Mandela a Tutu, da King al Dalai Lama; ma anche racconti di persone sconosciute che hanno combattuto in modo non violento e hanno aiutato a risparmiare vite. "Le storie di sangue risparmiato - ripeteva Anna agli studenti, agli amici - bisogna saperle riconoscere, ma sono importanti, piu' importanti di tutto il resto". Altrettanto netta, ostinata e contraria, anche se estremamente coerente con la sua vita, la posizione assunta recentemente riguardo alla polemiche del #metoo. E' stata l'unica a difendere le dichiarazioni di Catherine Deneuve, quando l'attrice francese ha affermato: "Rivendico la liberta' di farmi importunare dagli uomini". Le parole di Bravo esprimono una forte autodeterminazione: "E' sbagliato considerare le donne solo vittime - ha commentato - quando va loro riconosciuto l'essere soggetti di un potere, magari piccolo, ma non trascurabile". In privato, aggiungeva sarcastica: "Non siamo sceme, sappiamo distinguere tra un corteggiatore maldestro e uno stupratore...".
Anna lavorava soprattutto di notte: nella notte oscura del nostro presente sociopolitico, nel buio delle prospettive. Il suo sguardo, tuttavia, andava anche oltre i nostri asfittici confini. Da decenni componente del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, era – almeno ufficiosamente - considerata la biografa dei Premi Langer assegnati, un anno dopo l'altro, a personaggi distintisi per la loro lotta pacifista. In quest'ultimo periodo, era seriamente preoccupata per la sorte di Khalida Toumi, 61 anni, algerina, militante per i diritti delle donne nel Paese arabo. Condannata a morte da due fatwe, braccata e ferita negli anni in cui il terrore islamista costo' all'Algeria centomila morti, poi parlamentare e Ministro della Cultura - "Prima donna a ricoprire quella carica", commentava Anna con un sorriso - Khalida si era battuta per una riforma dell'istruzione e del codice di famiglia. Dal 4 novembre, la Toumi e' stata indagata per illeciti nella gestione del suo Ministero, e incarcerata. Un pensiero in piu', nell'ultima notte di Anna Bravo. Eppure, se esiste un senso nello studiare e divulgare le storie di tutti (e lei ci credeva con forza), bisogna continuare a parlarne. Bisogna farlo oggi, in nome suo, e domani.

2. MEMORIA. PIERA EGIDI BOUCHARD: LA RAGAZZA DI OTTANT'ANNI
[Dal sito della rivista "Patria indipendente", col titolo "La ragazza di ottant'anni" e il sommario "Un ricordo di Anna Bravo, antifascista, accademica, storica, saggista, scomparsa ai primi di dicembre"]

Com'era bella da ragazza Anna Bravo con quei suoi lunghi capelli e la frangetta che aveva conservato, anche ora incanutita, in un viso irradiato da un sorriso che veniva dal cuore. E anche ora a 80 anni passati (ma come e' possibile, gia' 81 anni?) aveva il fisico e la grazia di un'adolescente, pur se si muoveva con difficolta' e indossava grandi occhiali scuri perche' non riusciva quasi piu' a vedere, e bisognava scriverle al computer a stampatello. Ma lei rispondeva sempre, con la condivisione emotiva e intellettuale che sapeva avere nei confronti delle persone, ma soprattutto con noi "vecchie ragazze" che avevamo vissuto insieme gli anni del '68, il Pci (lei poi Lotta Continua) e soprattutto il movimento femminista, nelle sue varie sperimentazioni e angolature.
Ci volevamo bene, ed e' una caratteristica che ritroviamo dopo tante discussioni e forti contrapposizioni e anche litigate politiche nei movimenti di quegli anni lontani. Cercavamo tutte una risposta, piu' risposte di verita' ai tanti interrogativi storici, sociologici, etici, esistenziali di quegli anni lontani, ma per ciascuna di noi estremamente formativi e fecondi. E ciascuna di noi ha percorso la sua pista di ricerca. Per Anna e' stata la scuola severa degli studi storici, come docente di Storia sociale, inizialmente all'Universita' di Torino come assistente di Guido Quazza, che era stato partigiano, e questa scelta della storia della Resistenza ha segnato tutta la sua opera e il suo impegno culturale e civile (era componente anche del comitato scientifico della fondazione Alex Langer e dell'Istituto per la storia della Resistenza "Giorgio Agosti" di Torino).
E significativamente uno dei suoi primi lavori, "La vita offesa", scritto nel 1987 in collaborazione con Daniele Jalla, fu a partire dalla memoria dei lager nazisti "nel racconto di duecento sopravvissuti". Un'esperienza culturale ed etica - impossibile per chi fa storia orale non coinvolgersi nella viva voce di coloro che raccontano le tragiche vicende di quegli anni - che ha portato il suo interesse recente allo studio dei "giusti" dalla Shoah fino ad oggi. Nel 1995, cinquantenario della Liberazione, ad esempio, era uscito il fondamentale "In guerra senz'armi. Storie di donne. 1940-45", scritto con Anna Maria Bruzzone, che ampliava lo sguardo storico al contributo delle mille forme di "Resistenza civile" di cui sono state protagoniste le donne.
Non dimenticava il contributo della lotta armata: devo a Maria Grazia Sestero e a lei le preziose introduzione e prefazione del nostro comune ricordo di Livia Laverani Donini - che fu partigiana combattente - nel mio recente libro "Compagna Livia”" (Seb27), ma la sua pista di ricerca si era sempre piu' indirizzata verso le esperienze di pacifismo attivo e la nonviolenza: contro la retorica delle "virtu' guerriere" scriveva: "Se la pace puo' essere pace 'al femminile' la base sta proprio nel rifiuto di quella forma mentale". E, insieme a saggi e ricerche sui movimenti - dal '68 al femminismo - un suo fondamentale contributo e' stato il libro "La conta dei salvati", che anche a Torino abbiamo presentato e discusso che, in uno scenario internazionale a partire dalla Prima guerra mondiale, ha ripercorso una storia plurale dimostrando come "il sangue risparmiato faccia storia quanto quello versato".
Grazie ancora, Anna, che ti sei spenta nel sonno in quella notte del sabato 7 dicembre, non dimenticheremo la tua lezione e il tuo impegno, e l'empatia con cui sapevi trasmetterli con la tua voce grave e dolce, indimenticabili come sei stata tu.

3. MEMORIA. ENRICO MANERA E BRUNO MAIDA: UN RICORDO DI ANNA BRAVO
[Dal sito di "Doppiozero"]

L'8 dicembre e' mancata improvvisamente Anna Bravo. Nata nel 1938, la storica e docente all'Universita' di Torino ha dedicato il suo lavoro di studiosa e militante ai temi della politica, della guerra e della violenza nel '900, con particolare attenzione alla storia delle donne e dei movimenti. Nei suoi studi, innervati da una costante tensione morale, ha praticato con forte personalita' una storia sociale capace di mettere in luce le forme di Resistenza senza armi e quella nonviolenta; in quelli dedicati alla deportazione, alla morte e alla sopravvivenza nei lager nazisti ha sottolineato la specificita' della condizione femminile e la centralita' della testimonianza.
Nelle righe che seguono Bruno Maida ne tratteggia un ritratto personale in cui emergono la sensibilita', la dolcezza e la cura con cui ha saputo dare grande profondita' umana alla sua ricerca.
Enrico Manera
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Venticinque anni fa venne organizzato a Torino un convegno dedicato alla deportazione femminile nei Lager nazisti. Era il primo in Italia e a volerlo fortemente, lavorandoci come sempre con forza e convinzione, era stata Lidia Rolfi. L'introduzione fu affidata, direi naturalmente, ad Anna Bravo. Il suo fu un intervento di grande intensita' che non solo faceva il punto sulla memorialistica e sui problemi storiografici ma che apriva molte strade di ricerca.
A rileggerlo oggi ci si accorge purtroppo che quelle strade sono state percorse solo parzialmente. Il mio ricordo di quel convegno e' pero' legato a un intervallo.
Seduto sugli scalini appena fuori dall'aula del Consiglio regionale, insieme ad Anna, Lidia ed Edith Bruck, ascoltavo i loro commenti sul convegno, sul maschilismo delle associazioni dei reduci, su quanto andava fatto per mettere al centro la specificita' femminile nella vicenda della deportazione e dello sterminio. Ricordo soprattutto due sensazioni. La prima di profonda gratitudine per il fatto che quelle donne, indipendentemente che fossero storiche o testimoni, ma che comunque per me erano fonte quotidiana di conoscenza e riflessione, mi accogliessero in quella piccola provvisoria comunita' (e che presto avrei capito che non era affatto provvisoria).
La seconda era legata alla chiara consapevolezza che il loro legame era profondo e che Anna poteva essere una interlocutrice privilegiata per due donne deportate a Ravensbrueck e Auschwitz perché il loro era innanzitutto un rapporto umano e tra donne.
Lo avrei compreso meglio da li' a poco quando il mio legame con Lidia sarebbe diventato una vera amicizia e quando un pomeriggio avrebbe tirato fuori da un cassetto uno scartafaccio chiedendomi di trasformarlo insieme in un libro. I quarant'anni che ci dividevano furono cancellati in poche ore e quel libro lo scrivemmo davvero. Dopo la sua pubblicazione, preceduta di pochi mesi dalla morte di Lidia, chiesi ad Anna, seduti nel suo salotto, perche' secondo lei Lidia avesse voluto scrivere quel libro con uno come me, che aveva appena iniziato la sua professione di storico. E lei mi rispose, senza esitazione, che Lidia aveva scelto me come testimone.
Qui non conta se avesse ragione o meno, ma la lezione che appresi. Quello che Anna mi stava insegnando, o meglio facendo capire, e' che la storia non e' solo fatta di e da persone ma che bisogna prendersene cura, sapere che sono fonti e allo stesso tempo pezzi della tua vita, anche per un unico tratto di strada, e che solo facendo cosi' puoi meritarti che ti regalino - davvero, senza troppa retorica - le loro storie e le loro parole. E' una responsabilita', la stessa che ritroviamo in ogni pagina che Anna ha scritto, un basso continuo che unisce, senza bisogno di dirlo, acribia storica, etica e umanita'. Quella stessa responsabilità che ha reso per me necessario scrivere, qualche anno dopo, la biografia di Lidia. Quando la portai ad Anna, fu lei a ringraziarmi, guardandomi e sorridendomi, con un'aria di approvazione che me per voleva dire moltissimo e che in fondo significava che avevo fatto il mio dovere.
Bruno Maida

4. MEMORIA. "MOKED": ANNA BRAVO (1938-2019)
[Dal sito "Moked.it"]

E' scomparsa all'eta' di 81 anni Anna Bravo, storica, accademica e saggista italiana.
Grande esperta di Primo Levi, aveva consacrato la sua vita di studiosa alla difesa della Memoria, ma anche ai diritti delle donne e all'affermazione di principi di uguaglianza e rispetto nella societa'. Membro del Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer e dell'Istituto per la storia della Resistenza Giorgio Agosti oltre che del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario di Levi, e' stata autrice di molti libri tra i quali Sopravvissuti, scritto con Liliana Picciotto Fargion (ed. Alinari, 2004), La conta dei salvati (ed. Laterza, 2013) e Raccontare per la storia (ed. Einaudi, 2014). Fondamentale il suo testo del 1987, scritto assieme a Daniele Jalla e con prefazione dello stesso Levi: La vita offesa: storia e memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti (ed. Franco Angeli, 1986). Diversi gli articoli a sua firma pubblicati in questi anni da Pagine Ebraiche.
Una perdita grave per tutta la comunita' degli studiosi. La ricorda con emozione Anna Foa: "Sulla Memoria - afferma - ma anche su tanti altri temi di storia, dalla storia delle donne alla trasmissione della storia, ci siamo confrontate, in particolare quando, alla fine degli anni Novanta, abbiamo lavorato insieme per alcuni anni, lei, Lucetta Scaraffia e io, a un manuale per le superiori edito da Laterza. Un lavoro innovativo, almeno nelle nostre intenzioni, e forse proprio per questo rimasto di nicchia nel panorama dei manuali scolastici". Molti, prosegue Foa, "sono i libri scritti da Anna, la maggior parte dei quali di storia delle donne e di riflessione sulla Shoah, i campi di sterminio, il pacifismo, i genocidi. Era intelligente, lucidissima, priva di qualsiasi conformismo, anzi sempre combattiva e in prima linea a demolire ovvieta' e luoghi comuni. Nella sua vita aveva fatto molta politica: il Pci, il Sessantotto, Lotta Continua, negli ultimi anni la Fondazione Langer. Ma scriveva libri di storia, non giornalistici. Aveva una scrittura piacevole, vicina all'espressione letteraria, lontana da quella pesante dell'accademia. Aveva ancora molto da dare, da scrivere, da studiare. Ci manchera'".
Alberto Cavaglion ricorda il suo amore per la verita', costi quello che costi, "che l'ha portata a fare giustizia di molti luoghi comuni". Per esempio, afferma Cavaglion, sul tema-tabu' della violenza "non esito' a dire tutto quanto andava detto". Cio' che la mise spesso ai margini, "come una voce scomoda". Anche sull'atteggiamento della sinistra extraparlamentare di fronte a Israele il suo apporto coraggioso non e' mai mancato. Anticipa Cavaglion: "In un suo scritto, probabilmente il suo ultimo, consegnato poche settimane fa e dedicato al volume curato da Mario Toscano (L'Italia racconta Israele. 1948-2018, Viella ed.), articolo che sara' pubblicato sul prossimo numero della Rassegna mensile di Israel, ha scritto: 'L'impressione (una fra le molte, ma imperiosa) e' che settori non trascurabili (e di varie tendenze politiche) della stampa italiana abbiano per decenni coltivato una loro idea di 'Buon Ebreo' - la cui bonta' si misurava innanzitutto sull'asprezza della critica pubblica a Israele". Parole importanti di una storica e di una storiografia "sciolta dai dogmi".

5. MEMORIA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: LUTTO PER LA MORTE DI ANNA BRAVO
[Dal sito di "Azione nonviolenta" col titolo "Il Movimento Nonviolento partecipa al lutto per la morte di Anna Bravo"]

"E' un'idea malsana che quando c'e' guerra c'e' storia, quando c'e' pace no, o non a pieno titolo - come se la pace fosse un dono della fortuna o un vuoto fra una guerra e l’altra, mentre e' il frutto di un lavorio umano, e' quel lavorio stesso"
Anna Bravo, La conta dei salvati
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Il Movimento Nonviolento partecipa al lutto per la morte di Anna Bravo, studiosa e divulgatrice, scrupolosa e documentata come pochi, dei movimenti delle donne e della storia della resistenza civile e nonviolenta, che le guerre ha avversato. Impegnata e generosa fino all'ultimo, per sostenere la nonviolenza organizzata. Ci manchera' tantissimo.

6. MEMORIA. PAOLO PEZZINO: ADDIO AD ANNA BRAVO
[Dal sito dell'Istituto nazionale "Ferruccio Parri"]

L'Istituto nazionale Ferruccio Parri partecipa commosso al cordoglio per la scomparsa di Anna Bravo, eminente studiosa, i cui studi sono ancora oggi fondamentali per una piena comprensione della storia del Novecento.
Il Presidente Paolo Pezzino

7. MEMORIA. SOCIETA' ITALIANA DELLE LETTERATE: ADDIO AD ANNA BRAVO
[Dal sito della Societa' italiana delle letterate]

La Societa' italiana delle Letterate si unisce al lutto che ha colpito il mondo della cultura torinese e italiana per la morte a 81 anni di Anna Bravo, docente di Storia sociale all'Universita' della citta' dove era nata e abitava, redattrice e fondatrice di riviste scientifiche e militante femminista. Un ambito importante della sua ricerca e del suo impegno e' stato lo studio del ruolo delle donne nella guerra, nei movimenti politici e nella rivendicazione dei diritti. Lascia un vuoto grandissimo negli studi storici politici e sociali contemporanei e nei movimenti ai quali non ha fatto mancare fino all'ultimo il proprio appoggio e la propria partecipazione. Ma ricordiamola anche per la sua pacata e solidale umanita' nelle relazioni di lavoro e di amicizia.

8. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

9. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

11. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

12. INIZIATIVE. RANIERO LA VALLE ED ALTRI: PERCHE' LA STORIA CONTINUI. APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA
[Riceviamo e volentieri diffondiamo, invitando ad aderire e sostenere l'iniziativa]

Istituzione di una Scuola della Terra per suscitare il pensiero politico dell'unita' del popolo della Terra, disimparare l'arte della guerra e promuovere un costituzionalismo mondiale
Nel pieno della crisi globale, nel 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Adolfo Perez Esquivel il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella, Domenico Gallo e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promosso una Scuola, "Costituente Terra", che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettivita' politica del popolo della Terra, "perche' la storia continui". La proposta e' espressa in questo documento che porta la data del 27 dicembre 2019.
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L'Amazzonia brucia e anche l'Africa, e non solo di fuoco, la democrazia e' a pezzi, le armi crescono, il diritto e' rotto in tutto il mondo. "Terra! Terra!" e' il grido dei naufraghi all'avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: "i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni". Ma "Terra" e' anche la parola oggi piu' amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle citta' e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull'asciutto, e a Venezia gia' lo fanno di un metro e ottantasette. "Che si salvi la Terra" dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell'ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdi' si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sara' un'iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascera' in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verra' alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della societa' e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
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Il cambiamento e' possibile
L'inversione del corso delle cose e' possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l'eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta piu', occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorita' ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non e' il governo del mondo, ma la regola d'ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra e' il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l'unita' umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranita' e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.
Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita "questa bella d'erbe famiglia e d'animali", cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che "di fatto" impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il diritto internazionale e' gia' dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell'Onu del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace, sicurezza, garanzia delle liberta' fondamentali e dei diritti sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di attuazione di queste Carte, cioe' le garanzie internazionali dei diritti proclamati. Non e' stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. E' come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioe' di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che "di fatto" la realizzino. E' chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant'anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiche' quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non e' soltanto un'urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunita' internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c'e' un'obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione e' l'espressione dell'"unita' politica di un popolo"; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c'e'; infatti non c'era ieri e fino ad ora non c'e'. La novita' e' che adesso puo' esserci, puo' essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranita' in lotta tra loro non solo toglie la "buona vita", ma non permette piu' neanche la nuda vita; lo reclama l'oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non puo' esserci pio' un dio a pretesto della divisione tra i popoli: "Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno" - hanno detto ad Abu Dhabi - non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso "pluralismo e le diversita' di religione sono una sapiente volonta' divina con cui Dio ha creato gli esseri umani"; non c'e' piu' un Dio geloso e la Terra stessa non e' una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi percio' e' realistico oggi porsi l'obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
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Una politica dalla parte della Terra
Di per se' l'istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell'azione politica che, almeno nelle democrazie, e' il partito - nazionale o transnazionale che sia - ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome e' in agonia perche' evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perche' i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. E' infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l'intera societa' e' stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e cio' a cui comunque oggi siamo chiamati e' a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non "prima per noi", ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor piu' che la riluttanza all'uso di strumenti gia' noti, cio' che impedisce l'avvio di questo processo costituente, e' la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l'esigenza e ne ispiri modalita' e contenuti.
Non manca certamente l'elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora e' stata concepita e attuata la democrazia, ne' mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non e' diventato patrimonio comune, non e' entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unita' politica dell'intera comunita' umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno cosi': il pensiero da' forma alla realta', ma e' la sfida della realta' che causa il pensiero. Una "politica interna del mondo" non puo' nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non puo' attivare una politica per il mondo senza darsi prima la politica e poi la scuola, ne' prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, percio' quello che proponiamo e' di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettivita' politiche per un costituzionalismo della Terra. Percio' questa Scuola si chiamera' "Costituente Terra".
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"Costituente Terra": una Scuola per un nuovo pensiero
Certamente questa Scuola non puo' essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se il suo scopo e' di indurre a una mentalita' nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero piu' imparato l'arte della guerra. Cio' voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonche' noi l'abbiamo imparata cosi' bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l'arte della guerra, per imparare invece l'arte di custodire il mondo e fare la pace.
Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell'anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la "Laudato si'" e l'ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l'Intelligenza artificiale (il Fuehrer artificiale?) e l'ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell'et-et, della condivisione, dell'armonia delle differenze, dell'"essere per l'altro", dell'"essere l'altro"; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco "da Costantino ad Hitler", e la riapertura nella modernita' della questione di Dio; 11) il "caso Bergoglio", preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell'ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla e' estraneo d'umano. Tutto cio' pero' come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due "kairos", tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunita', una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento, e l'altra che ora si presenta di una nuova fraternita' umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l'Onu per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la "Giornata mondiale" che la celebri.
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Partecipare al processo costituente, iscriversi al Comitato promotore
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata "Costituente Terra" che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un'associazione denominata "Comitato promotore partito della Terra". Si chiama cosi' perche' in via di principio non era stata esclusa all'inizio l'idea di un partito, e in futuro chissa'. Il compito e' oggi di dare inizio a una Scuola, "dalla parte della Terra", alle sue attivita' e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che "la storia continui"; e cio' senza dimenticare gli obiettivi piu' urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell'Italia del Trattato dell'Onu per l'interdizione delle armi nucleari e cosi' via.
I firmatari propongono che persone di buona volonta' e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni gia' impegnate per l'ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l'ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all'indirizzo progettopartitodellaterra at gmail.com versando la relativa quota sul conto BNL intestato a "Comitato promotore del partito della Terra", IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR).
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, e' libera, e sara' comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota e' stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l'intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, e' cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, cio' che per molti del resto e' giunto fino all'offerta della vita. Naturalmente pero' si e' inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalita' diverse, secondo le possibilita' e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l'iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l'associazione sara' sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle Ong che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
Un'assemblea degli iscritti al Comitato sara' convocata non appena sara' raggiunto un congruo numero di soci, per l'approvazione dello Statuto dell'associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l'impostazione dei programmi e dell'attivita' della Scuola.
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Proponenti e primi iscritti: Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, gia' presidente della Corte Costituzionale, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta, Paolo Maddalena, gia' vicepresidente della Corte Costituzionale, Mariarosaria Guglielmi, segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell'acqua e dell'identita' di "Abitante della Terra", Domenico Gallo, magistrato,  Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone, avvocata, Roma, Pippo Civati, politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio Nova, Giacomo Pollastri, studente in Legge (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di "Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunita' del porcellino" (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J. (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, universita' di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, gia' sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, gia' magistrato e docente all'Universita' di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D'Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Universita' Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di "Noi siamo Chiesa", Agnes Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di "Salviamo la Costituzione", Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l'altrapagina, Citta' di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. Invalsi, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma), Bernardetta Forcella, insegnante (Roma), Luigi Narducci, insegnante (Roma), Laura Nanni (Albano), Giuseppe Salme', magistrato, Giovanni Bianco, giurista (Roma), Giuseppe Deiana, docente (Milano), Lelio Demichelis, sociologo, universita' dell'Insubria, Vittorio Pissacroia, attore (Firenze), Ivano Alteri, consulente del lavoro, Giovanni Iudicone, Danilo Andriollo (Vicenza), Antonio Caputo, presidente Federazione circoli Giustizia e Liberta', Riccardo Damilano, insegnante (Roma), Luca Pouchain (Milano), Mauro Carlo Zanella, insegnante (Lanuvio), Walter Tocci, politico (Roma), Franco Calamida, Gaetano Sgarlata, Franca Fascetta, Carlo Cappellari, avvocato, Enrico Tonolo, avvocato (Venezia), Fabio Marcelli, giurista (Roma), Elisabetta Porro (Robecco sul Naviglio).
Roma, 27 dicembre 2019, 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana

13. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: LETTERA ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo, invitando ad aderire alla proposta]

Natale 2019 – Capodanno 2020
Cara amica e caro amico,
inviamo questa mail a tutti coloro che nel corso dell'anno sono entrati in contatto con il Movimento Nonviolento. Vogliamo innanzitutto rinnovare la nostra amicizia e nell'occasione porgere gli auguri per le prossime festivita', il Natale e l'inizio d'anno nuovo.
Il Movimento Nonviolento vive solo grazie a chi decide di assumersi la responsabilita', iscrivendosi, di renderlo strumento utile alla crescita della nonviolenza organizzata.
Per questo ti proponiamo di fare una scelta, sottoscrivendo l'adesione al Movimento, con una quota che comprende anche l'abbonamento alla rivista Azione nonviolenta.
Sappiamo bene che sono crescenti le difficolta' economiche, ma non possiamo pensare che chiunque di noi non abbia la possibilita' di destinare al Movimento 0,15 centestimi al giorno (la quota annuale di 60 euro, divisa per 365 giorni), mentre sappiamo che ognuno di noi paga, per le spese militari, piu' di 1 euro al giorno (la cifra annuale di 25 miliardi, divisa per i cittadini italiani).
60 euro per la nonviolenza, contro 400 euro per le armi. Dobbiamo invertire la proporzione.
Le attivita' ordinarie del Movimento, pur considerando l'enorme impegno su base volontaria e gratuita, hanno dei costi fissi cui dobbiamo quotidianamente fare fronte: gestione della sede nazionale (tasse, bollette, telefono, ecc.), costo del lavoro di segreteria, mantenimento straordinario delle sedi di Ghilarza e Brescia, contributi al lavoro delle reti nazionali ed internazionali (Rete Pace, Rete Disarmo, Beoc, War Resisters International, ecc.), sostegno a campagne e iniziative, spese di viaggi per riunioni e lavori di segreteria, costi per la comunicazione, siti e social, e soprattutto le uscite per la redazione della rivista cartacea (spese tipografia, spedizioni, ecc.).
Contiamo quindi su uno sforzo straordinario di ciascuno, la collaborazione e il contributo di tutti, a partire dell'abbonamento/adesione per il 2020 a partire almeno da 60 euro, tramite il conto corrente postale 18745455 intestato al Movimento Nonviolento, oppure con bonifico bancario con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento, che puo' essere utilizzato anche per liberi contributi (fiscalmente detraibili).
Ricordiamo anche l'importanza di destinare il 5x1000 al nostro Movimento, e di consigliarlo agli amici. Basta una firma e il nostro codice fiscale 93100500235.
Se desideri ricevere regolarmente le nostre comunicazioni, mandaci la tua mail per l'indirizzario informatico. Invia a: amministrazione at nonviolenti.org, con oggetto "per lista iscritti MN".
Grazie e auguri di pace per te e i tuoi cari.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 349 del 31 dicembre 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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