[Nonviolenza] Telegrammi. 3604



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3604 del 31 dicembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Tutte le armi
2. "Tra repubblica e impero". Un incontro di studio a Viterbo
3. Raniero La Valle ed altri: Perche' la storia continui. Appello-proposta per una Costituzione della Terra
4. Mao Valpiana: Lettera alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
8. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
9. Elisabetta Donini ed Elena Petricola: In ricordo di Anna Bravo
10. Angelo D'Orsi: Addio ad Anna Bravo, storica e militante
11. Fabio Levi: Anna Bravo, nostra regina di un paese senza sudditi
12. Luisa Passerini: Anna Bravo, nella storia orale e sociale delle donne nel Novecento
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. TUTTE LE ARMI

Tutte le armi servono a uccidere
parlano al cuore dell'uomo le armi
basta toccarle ed esse ti contagiano
vogliono uccidere tutte le armi.

Meno armi, piu' vite salvate
meno armi, persone migliori
meno armi, civile convivenza
meno armi, piu' liberta' e giustizia.

2. INCONTRI. "TRA REPUBBLICA E IMPERO". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

La sera di lunedi' 30 dicembre 2019 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di studio sul tema: "Tra repubblica e impero. Una crisi cruciale nella storia romana".
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
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Una breve notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

3. REPETITA IUVANT. RANIERO LA VALLE ED ALTRI: PERCHE' LA STORIA CONTINUI. APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA
[Riceviamo e volentieri diffondiamo, invitando ad aderire e sostenere l'iniziativa]

Istituzione di una Scuola della Terra per suscitare il pensiero politico dell'unita' del popolo della Terra, disimparare l'arte della guerra e promuovere un costituzionalismo mondiale
Nel pieno della crisi globale, nel 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Adolfo Perez Esquivel il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella, Domenico Gallo e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promosso una Scuola, "Costituente Terra", che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettivita' politica del popolo della Terra, "perche' la storia continui". La proposta e' espressa in questo documento che porta la data del 27 dicembre 2019.
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L'Amazzonia brucia e anche l'Africa, e non solo di fuoco, la democrazia e' a pezzi, le armi crescono, il diritto e' rotto in tutto il mondo. "Terra! Terra!" e' il grido dei naufraghi all'avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: "i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni". Ma "Terra" e' anche la parola oggi piu' amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle citta' e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull'asciutto, e a Venezia gia' lo fanno di un metro e ottantasette. "Che si salvi la Terra" dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell'ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdi' si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sara' un'iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascera' in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verra' alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della societa' e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
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Il cambiamento e' possibile
L'inversione del corso delle cose e' possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l'eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta piu', occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorita' ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non e' il governo del mondo, ma la regola d'ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra e' il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l'unita' umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranita' e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.
Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita "questa bella d'erbe famiglia e d'animali", cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che "di fatto" impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il diritto internazionale e' gia' dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell'Onu del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace, sicurezza, garanzia delle liberta' fondamentali e dei diritti sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di attuazione di queste Carte, cioe' le garanzie internazionali dei diritti proclamati. Non e' stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. E' come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioe' di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che "di fatto" la realizzino. E' chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant'anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiche' quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non e' soltanto un'urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunita' internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c'e' un'obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione e' l'espressione dell'"unita' politica di un popolo"; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c'e'; infatti non c'era ieri e fino ad ora non c'e'. La novita' e' che adesso puo' esserci, puo' essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranita' in lotta tra loro non solo toglie la "buona vita", ma non permette piu' neanche la nuda vita; lo reclama l'oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non puo' esserci pio' un dio a pretesto della divisione tra i popoli: "Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno" - hanno detto ad Abu Dhabi - non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso "pluralismo e le diversita' di religione sono una sapiente volonta' divina con cui Dio ha creato gli esseri umani"; non c'e' piu' un Dio geloso e la Terra stessa non e' una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi percio' e' realistico oggi porsi l'obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
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Una politica dalla parte della Terra
Di per se' l'istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell'azione politica che, almeno nelle democrazie, e' il partito - nazionale o transnazionale che sia - ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome e' in agonia perche' evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perche' i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. E' infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l'intera societa' e' stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e cio' a cui comunque oggi siamo chiamati e' a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non "prima per noi", ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor piu' che la riluttanza all'uso di strumenti gia' noti, cio' che impedisce l'avvio di questo processo costituente, e' la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l'esigenza e ne ispiri modalita' e contenuti.
Non manca certamente l'elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora e' stata concepita e attuata la democrazia, ne' mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non e' diventato patrimonio comune, non e' entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unita' politica dell'intera comunita' umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno cosi': il pensiero da' forma alla realta', ma e' la sfida della realta' che causa il pensiero. Una "politica interna del mondo" non puo' nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non puo' attivare una politica per il mondo senza darsi prima la politica e poi la scuola, ne' prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, percio' quello che proponiamo e' di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettivita' politiche per un costituzionalismo della Terra. Percio' questa Scuola si chiamera' "Costituente Terra".
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"Costituente Terra": una Scuola per un nuovo pensiero
Certamente questa Scuola non puo' essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se il suo scopo e' di indurre a una mentalita' nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero piu' imparato l'arte della guerra. Cio' voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonche' noi l'abbiamo imparata cosi' bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l'arte della guerra, per imparare invece l'arte di custodire il mondo e fare la pace.
Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell'anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la "Laudato si'" e l'ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l'Intelligenza artificiale (il Fuehrer artificiale?) e l'ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell'et-et, della condivisione, dell'armonia delle differenze, dell'"essere per l'altro", dell'"essere l'altro"; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco "da Costantino ad Hitler", e la riapertura nella modernita' della questione di Dio; 11) il "caso Bergoglio", preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell'ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla e' estraneo d'umano. Tutto cio' pero' come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due "kairos", tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunita', una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento, e l'altra che ora si presenta di una nuova fraternita' umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l'Onu per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la "Giornata mondiale" che la celebri.
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Partecipare al processo costituente, iscriversi al Comitato promotore
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata "Costituente Terra" che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un'associazione denominata "Comitato promotore partito della Terra". Si chiama cosi' perche' in via di principio non era stata esclusa all'inizio l'idea di un partito, e in futuro chissa'. Il compito e' oggi di dare inizio a una Scuola, "dalla parte della Terra", alle sue attivita' e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che "la storia continui"; e cio' senza dimenticare gli obiettivi piu' urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell'Italia del Trattato dell'Onu per l'interdizione delle armi nucleari e cosi' via.
I firmatari propongono che persone di buona volonta' e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni gia' impegnate per l'ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l'ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all'indirizzo progettopartitodellaterra at gmail.com versando la relativa quota sul conto BNL intestato a "Comitato promotore del partito della Terra", IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR).
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, e' libera, e sara' comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota e' stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l'intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, e' cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, cio' che per molti del resto e' giunto fino all'offerta della vita. Naturalmente pero' si e' inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalita' diverse, secondo le possibilita' e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l'iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l'associazione sara' sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle Ong che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
Un'assemblea degli iscritti al Comitato sara' convocata non appena sara' raggiunto un congruo numero di soci, per l'approvazione dello Statuto dell'associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l'impostazione dei programmi e dell'attivita' della Scuola.
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Proponenti e primi iscritti: Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, gia' presidente della Corte Costituzionale, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta, Paolo Maddalena, gia' vicepresidente della Corte Costituzionale, Mariarosaria Guglielmi, segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell'acqua e dell'identita' di "Abitante della Terra", Domenico Gallo, magistrato,  Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone, avvocata, Roma, Pippo Civati, politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio Nova, Giacomo Pollastri, studente in Legge (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di "Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunita' del porcellino" (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J. (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, universita' di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, gia' sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, gia' magistrato e docente all'Universita' di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D'Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Universita' Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di "Noi siamo Chiesa", Agnes Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di "Salviamo la Costituzione", Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l'altrapagina, Citta' di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. Invalsi, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma), Bernardetta Forcella, insegnante (Roma), Luigi Narducci, insegnante (Roma), Laura Nanni (Albano), Giuseppe Salme', magistrato, Giovanni Bianco, giurista (Roma), Giuseppe Deiana, docente (Milano), Lelio Demichelis, sociologo, universita' dell'Insubria, Vittorio Pissacroia, attore (Firenze), Ivano Alteri, consulente del lavoro, Giovanni Iudicone, Danilo Andriollo (Vicenza), Antonio Caputo, presidente Federazione circoli Giustizia e Liberta', Riccardo Damilano, insegnante (Roma), Luca Pouchain (Milano), Mauro Carlo Zanella, insegnante (Lanuvio), Walter Tocci, politico (Roma), Franco Calamida, Gaetano Sgarlata, Franca Fascetta, Carlo Cappellari, avvocato, Enrico Tonolo, avvocato (Venezia), Fabio Marcelli, giurista (Roma), Elisabetta Porro (Robecco sul Naviglio).
Roma, 27 dicembre 2019, 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana

4. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: LETTERA ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo, invitando ad aderire alla proposta]

Natale 2019 – Capodanno 2020
Cara amica e caro amico,
inviamo questa mail a tutti coloro che nel corso dell'anno sono entrati in contatto con il Movimento Nonviolento. Vogliamo innanzitutto rinnovare la nostra amicizia e nell'occasione porgere gli auguri per le prossime festivita', il Natale e l'inizio d'anno nuovo.
Il Movimento Nonviolento vive solo grazie a chi decide di assumersi la responsabilita', iscrivendosi, di renderlo strumento utile alla crescita della nonviolenza organizzata.
Per questo ti proponiamo di fare una scelta, sottoscrivendo l'adesione al Movimento, con una quota che comprende anche l'abbonamento alla rivista Azione nonviolenta.
Sappiamo bene che sono crescenti le difficolta' economiche, ma non possiamo pensare che chiunque di noi non abbia la possibilita' di destinare al Movimento 0,15 centestimi al giorno (la quota annuale di 60 euro, divisa per 365 giorni), mentre sappiamo che ognuno di noi paga, per le spese militari, piu' di 1 euro al giorno (la cifra annuale di 25 miliardi, divisa per i cittadini italiani).
60 euro per la nonviolenza, contro 400 euro per le armi. Dobbiamo invertire la proporzione.
Le attivita' ordinarie del Movimento, pur considerando l'enorme impegno su base volontaria e gratuita, hanno dei costi fissi cui dobbiamo quotidianamente fare fronte: gestione della sede nazionale (tasse, bollette, telefono, ecc.), costo del lavoro di segreteria, mantenimento straordinario delle sedi di Ghilarza e Brescia, contributi al lavoro delle reti nazionali ed internazionali (Rete Pace, Rete Disarmo, Beoc, War Resisters International, ecc.), sostegno a campagne e iniziative, spese di viaggi per riunioni e lavori di segreteria, costi per la comunicazione, siti e social, e soprattutto le uscite per la redazione della rivista cartacea (spese tipografia, spedizioni, ecc.).
Contiamo quindi su uno sforzo straordinario di ciascuno, la collaborazione e il contributo di tutti, a partire dell'abbonamento/adesione per il 2020 a partire almeno da 60 euro, tramite il conto corrente postale 18745455 intestato al Movimento Nonviolento, oppure con bonifico bancario con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento, che puo' essere utilizzato anche per liberi contributi (fiscalmente detraibili).
Ricordiamo anche l'importanza di destinare il 5x1000 al nostro Movimento, e di consigliarlo agli amici. Basta una firma e il nostro codice fiscale 93100500235.
Se desideri ricevere regolarmente le nostre comunicazioni, mandaci la tua mail per l'indirizzario informatico. Invia a: amministrazione at nonviolenti.org, con oggetto "per lista iscritti MN".
Grazie e auguri di pace per te e i tuoi cari.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

8. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

9. MEMORIA. ELISABETTA DONINI ED ELENA PETRICOLA: IN RICORDO DI ANNA BRAVO
[Dal sito del Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere - Cirsde dell'Universita' di Torino, col titolo "In ricordo della professoressa Anna Bravo" e il sommario "Al centro dei suoi studi ci sono stati soprattutto i movimenti sociali e politici del Novecento, in particolare per quanto riguarda il ruolo delle donne e del femminismo".
Anna Bravo, storica e docente universitaria, ha insegnato Storia sociale. Si e' occupata di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; ha fatto parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita', e' deceduta l'8 dicembre 2019 a Torino, la citta' dove era nata nel 1938. Tra le opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008; (con Federico Cereja), Intervista a Primo Levi, ex deportato, Einaudi, Torino 2011; La conta dei salvati, Laterza, Roma-Bari 2013; Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014]

Nella notte dell'8 dicembre 2019, nella sua casa sulla collina torinese, e' mancata Anna Bravo. Aveva 81 anni ed era stata per lungo tempo associata di "Storia sociale" presso l'Universita' di Torino; aveva condotto molte e approfondite ricerche su temi collegati alla Resistenza, alla Deportazione, ai movimenti politici e sociali, al femminismo e aveva pubblicato un grande numero di testi.
La sua scomparsa lascia un vuoto non solamente nell'affetto delle persone che le sono state amiche e hanno spesso avuto modo di ammirare la lucidita' della sua intelligenza e la generosita' con cui si rendeva disponibile quando le si chiedeva una collaborazione o un aiuto; ma anche tra le e gli studiosi con cui manteneva fitti rapporti di dialogo, sempre interessata agli scambi e al confronto delle idee.
La sua non fu pero' soltanto una vicenda di ricercatrice e di autrice di molti libri importanti: alla passione e alla competenza del suo lavoro di storica univa un impegno altrettanto grande negli aspetti concreti da cui scaturivano i suoi stessi interessi e le scelte delle tematiche cui via via si dedicava. Sulla sua esperienza di giovane attiva nel movimento studentesco del '68 si innesto' negli anni '70 l'adesione a Lotta Continua e quella prima matrice la porto' quaranta anni dopo alla stesura di A colpi di cuore. Storie del sessantotto (Laterza 2008). Nelle prime pagine senti' il bisogno di dichiarare che il "fondamento personale" di quel testo nasceva dall'essersi accorta che i temi cui si era maggiormente dedicata "rientravano tutti in due aree: il dolore patito da esseri umani per la violenza di altri esseri umani; i tentativi di resistere alla distruttivita' senza farsene contagiare, o il meno possibile".
Anzi, indagare sulla dimensione della nonviolenza e sostenerne sia la praticabilita' sia l'efficacia era diventato uno dei suoi impegni principali. Con La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storia di sangue risparmiato (Laterza 2013) volle contestare quanto siano ingiuste le narrazioni scandite soltanto da guerre, violenza, sangue versato: che tanti - e soprattutto tante - abbiano invece agito perche' persone non morissero e addirittura certi conflitti venissero elaborati senza passare la soglia del ricorso alle armi.
Tanti e soprattutto tante: sin dal volume scritto con Anna Maria Bruzzone In guerra senza armi. Storie di donne. 1940-1945 (Laterza 1995) l'interesse per la storia sociale delle donne - tanto dal punto di vista materiale dei comportamenti e degli atteggiamenti, quanto da quello simbolico delle percezioni, delle autopercezioni o anche dei pregiudizi - ha preso uno spazio sempre piu' ampio e profondo nella sua riflessione critica.
Negli anni Novanta e Duemila, il suo lavoro sulla storia delle donne (e di donne e uomini) si concentra sulla pervasivita' della violenza nelle scelte politiche ed esistenziali e sulle strategie, individuali e collettive, per evitarla. In questa direzione sono andate le sue riflessioni sulla Resistenza, il rifiuto delle armi e il maternage di massa, la resistenza civile come spazio per la costruzione di una scala di valori politica, una rilettura dell'esperienza femminista e del tema dell'aborto.

10. MEMORIA. ANGELO D'ORSI: ADDIO AD ANNA BRAVO, STORICA E MILITANTE
[Dal blog di Angelo D'Orsi nel sito di "MicroMega" riprendiamo questo ricordo del 9 dicembre 2019]

Giunge oggi la notizia della improvvisa scomparsa di Anna Bravo. E me ne dolgo molto.
Nata nel 1938 a Torino, Anna Bravo e' stata una storica di grande originalita', una studiosa che ha dato sempre una curvatura militante ai suoi lavori, attenti alla questione femminile, alla dimensione sociale, e ad alcune tematiche di grande respiro, dalla guerra alla lotta partigiana.
Aveva militato nelle file del Pci, prima, e dopo una esperienza con ambienti alternativi milanesi, legati alla rivista Mondo Beat a sua volta connessa ai gruppi dei cosiddetti "Provos", in Olanda, la Bravo era entrata in Lotta Continua. Ma anche in quella organizzazione non aveva perduto il senso della storicita', e soprattutto una dimensione volta piu' alla comprensione e al dialogo che alla intransigenza, alla rigidezza, allo scontro intestino, quando era proprio questo il mood di quella come di altre sigle della Sinistra "extraparlamentare". Comunista e femminista, aveva evitato ogni estremizzazione in entrambe queste caratterizzazioni.
Non a caso nel corso degli anni aveva acuito il proprio interesse per le forme di resistenza non armata, per la lotta nonviolenta, e per le pratiche di riconciliazione, sottolineando il versante femminile, inteso anche, se non soprattutto, come capacita' di comprendere, come energia che non si identifica con l'impiego della forza, come costante volonta' di auto-interrogarsi.
E' stata docente di Storia sociale all'Universita' di Torino, e si e' sempre occupata di Novecento, specialmente italiano. Ha pubblicato, lungo gli anni, numerosi titoli sulla storia dei movimenti politici e sociali, sulla guerra, sul ruolo delle donne, un filone tematico che occupa il cuore delle sue ricerche scientifiche, come del suo impegno di militante. Nel 2018 ricevette il Premio Nazionale Nonviolenza "per i suoi studi sulle donne, sull'impegno sociale da loro profuso, sulla resistenza armata e su quella nonviolenta, che hanno contribuito alla comprensione, progettazione, costruzione ed edificazione di una societa' solidale, nonviolenta e pacifica".
Ricordiamo i suoi titoli principali: La Repubblica partigiana dell'Alto Monferrato, 1964; Donne e uomini nelle guerre mondiali, 1991 (a cura di); In guerra senza armi, 1995 (con Anna Maria Bruzzone); Donne del '900, 1999 (con Lucetta Scaraffia); Storia sociale delle donne, 2001 (con Lucetta Scaraffia); Il fotoromanzo, 2003. La vita offesa, 2004; Sopravvissuti, 2004 (con Liliana Picciotto Fargion); Comune di donna. Sindache in provincia di Bologna, 2004; La prima volta che ho votato, 2006 (con Caterina Caravaggi e Teresa Mattei); A colpi di cuore. Storie del Sessantotto, 2008; Intervista a Primo Levi, ex deportato, 2011 (a cura di, con Federico Cereja); La conta dei salvati, 2013; Raccontare per la storia, 2014.
A Torino, negli ambienti politico-culturali, Anna Bravo era una figura nota e stimata universalmente, anche per la dolcezza del temperamento, per la disponibilita' all'aiuto a giovani ricercatori, al dialogo con colleghi e colleghe. Aveva partecipato con grande generosita' alla V Edizione di FestivalStoria, accettando che il suo libro "A colpi di cuore. Il Sessantotto", venisse "processato" da alcune scolaresche delle Scuole superiori.
Ci manchera'.

11. MEMORIA. FABIO LEVI: ANNA BRAVO, NOSTRA REGINA DI UN PAESE SENZA SUDDITI
[Dal sito della Fondazione Alexander Langer Stiftung riprendiamo le parole di Fabio Levi in occasione della cerimonia d'addio ad Anna Bravo il 10 dicembre 2019]

Anche noi, cui pure non piacciono capi e re, avevamo la nostra regina. La regina di un paese senza sudditi, un paese che tutti insieme abbiamo cercato, e ora continueremo a cercare piu' soli di prima. Anna era bella e indomita come una regina; con la sua intelligenza piena di passioni, la sua voce roca che cantava Brassens, e i suoi capricci deliziosi.
In un attimo ci e' stata portata via. E quell'attimo ha sigillato in un lampo i tanti e tanti anni di consuetudine, di affetto e di ammirazione.
Piu' grande di noi che ci affacciavamo al mondo nel '68, era fra quelli che gia' prima avevano coltivato una vita piu' libera. Non ha esitato dunque neppure un momento a vivere appieno quella stagione straordinaria. E quando e' sembrato che, per condurre la lotta continua, fosse necessaria una maggiore disciplina, Anna l'ha accettata, ma senza mai smettere di mordere il freno. Per sentirsi nuovamente se' stessa nei lunghi anni in cui ha scelto, fino alla fine, di fare proprio il punto di vista delle donne e guardarsi intorno con nuova e intransigente lucidita'.
Per Anna la consapevolezza di quanto fosse stridente, doloroso e ogni volta diverso lo scontro fra la liberta' dei singoli e il potere, era la bussola che orientava il suo sguardo anche sul passato. Quando ha raccolto, con grande perizia critica, le storie della Resistenza o i racconti degli ex deportati. Quando ha ascoltato le donne che avevano accudito i giovani militari abbandonati a se' stessi dopo l'8 settembre, o si e' avventurata per i difficili sentieri della zona grigia in Lager.
Anna ha scritto fra gli altri due libri che hanno lasciato un'impronta di lei non soltanto come studiosa, sulla ricchezza del '68 e sulla necessita' della nonviolenza: A colpi di cuore e La conta dei salvati. Due titoli di cui era orgogliosa, perche' non si sarebbe potuto dire meglio per rappresentare lo spirito che l'animava.
Forse molti di voi lo sanno gia'. Anna preferiva lavorare di notte e al mattino riposare. Proviamo a pensare che, d'ora in avanti, il suo possa essere il riposo di un lungo e sereno mattino.

12. MEMORIA. LUISA PASSERINI: ANNA BRAVO, NELLA STORIA ORALE E SOCIALE DELLE DONNE NEL NOVECENTO
[Dal quotidano "Il manifesto del 10 dicembre 2019]

Anna Bravo sapeva alternare, nella vita e nell'intellettualita', l'irriverenza e il rispetto. Un necrologio convenzionale non le si addice e non potrebbe trasmettere il senso della sua personalita'. Prendere avvio da frammenti di ricordi condivisi, che evochino le sue attivita' in molte direzioni, le sarebbe forse stato piu' gradito.
Asti, fine anni Cinquanta: Anna e io facevamo parte di un piccolo gruppo che si prefiggeva di unire studenti, operai e contadini. C'erano scioperi nelle fabbriche della citta', che Anna seguiva con partecipazione. C'erano le serate con ex partigiani che raccontavano le loro storie della Resistenza, bevendo vino e cenando con coniglio al civet nelle campagne del Monferrato. Anna dialogava con loro, ma suonava anche la chitarra e cantava con la sua bella voce profonda.
Erano i canti partigiani e le canzoni rivoluzionarie come Ay Carmela o i poemi di Georges Brassens. Per me, di poco piu' giovane, lei era un modello di liberta' e di una femminilita' diversa, che contrastava col grigiore della piccola citta' di provincia. La solidarieta' tra giovani donne, che con le mie amiche era forte ma seguiva le vie tradizionali delle confidenze amorose e degli scambi scolastici, con lei diventava ribellione esistenziale e politica.
Torino, anni Sessanta: Anna lavorava sulla Resistenza, io sulle utopie di Saint-Simon e Comte. Portavamo avanti quello che chiamavamo la rivoluzione della vita quotidiana, intesa soprattutto come liberta' nei rapporti tra pari e presa di distanza dalla famiglia. Andammo a Parigi, lei e io, a conoscere i Situazionisti. Vedemmo subito che tra loro non c'erano ruoli di rilievo per le donne, mentre noi avevamo una pratica di emancipazione sebbene non ancora una posizione chiaramente femminista. A Parigi andavamo anche per fare ricerca. Trascorremmo un lungo periodo compilando un catalogo dei periodici dei fuorusciti antifascisti per una ricerca Cnr, alla Bibliotheque Nationale e in varie biblioteche piu' piccole.
Negli anni successivi, Anna partecipo' con pieno trasporto al Sessantotto torinese, al movimento operai-studenti che interveniva a Mirafiori nel '69, e in seguito si impegno' in Lotta Continua. Dopo la politica della nuova sinistra, ci furono i femminismi, per lei e per me da due angolature diverse nel quadro variegato del movimento delle donne.
Alla fine degli anni Settanta, la ricerca e la pratica didattica seminariale - considerate come indisgiungibili - divennero centrali per molte e molti ex militanti, tra cui Anna, che nell'ambito della storia contemporanea portava contributi fortemente innovativi. Vedo nel suo itinerario di ricerca e scrittura una valenza significativa non solo per capire la sua figura, ma anche quella di piu' generazioni: dagli studi sulla Repubblica partigiana dell'Alto Monferrato alla storia orale e sociale delle donne nel Novecento; dalle analisi del fotoromanzo all'indagine sulla Shoah e i sopravvissuti - altrettanti passaggi che riflettono lo sforzo di ingaggiarsi con la memoria collettiva, conservando le differenze individuali. E ancora: Anna ha esplorato altre tematiche, dato che i suoi scritti includono lavori sulle donne nella sfera pubblica, riflessioni sulla propria esperienza, rievocazioni del Sessantotto, quest'ultimo nella sua duplice dimensione tra l'est e l'ovest dell'Europa. La continuita' nella tensione generata da questa molteplicita' di interessi risiede tra l'altro nel perseguire un'arte dell'intervista non solo con i grandi come Primo Levi, ma anche con tante e tanti protagonisti meno noti.
Questo complesso itinerario e' il condensato di una storia sociale che si era aperta alla storia della soggettivita' e delle emozioni, dando progressivamente maggiore spazio ai temi del genere. Anna era consapevole della distanza intellettuale e politica che aveva percorso; dichiarava apertamente i limiti della sua originaria visione della storia della Resistenza, che riteneva non sufficientemente problematizzata, e che solo col tempo si era tradotta in una riflessione storica piu' lucida e matura.
Un posto a parte meritano le sue riflessioni sulla violenza e la nonviolenza, che rappresentano l'esito di un cammino intellettuale ed esistenziale di parecchi decenni. Partita dalla presa delle armi nella lotta di liberazione, Anna e' arrivata a una prospettiva "senza armi". Ha insistito sul tema del "sangue risparmiato", raccogliendo esempi di donne e uomini che avevano agito in modo coscientemente protettivo della vita, con la cura e la difesa dei corpi e delle vite concrete. Gli episodi e le persone che ha studiato hanno spesso il tratto dell'ironia, in forme di disobbedienza civile che danno forza ai piu' deboli e irridono il nemico in tempi di pace e in tempi di guerra. Ci lascia il retaggio di un'idea di rivolta comprensiva degli aspetti umoristici e creativi che costituiscono un asse portante della soggettivita'.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Dante Alighieri, La divina commedia, Sansoni, Firenze 1951, pp. VI + 862. Commento di Attilio Momigliano.
- Karl Jaspers, Sulla verita', La scuola, Brescia 1970, 1974, pp. LXXXVI + 298. Scelta antologica.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3604 del 31 dicembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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