[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 348



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 348 del 30 dicembre 2019

In questo numero:
1. Anna Bravo: Una breve riflessione sulle azioni nonviolente
2. Angela Dogliotti: In ricordo di un'amica
3. Enrico Peyretti: Anna Bravo, storica del sangue risparmiato
4. Pierangelo Monti: Piccolo grato ricordo di Anna Bravo
5. Enrico Peyretti: Il funerale di Anna Bravo
6. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
7. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
9. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
10. Raniero La Valle ed altri: Perche' la storia continui. Appello-proposta per una Costituzione della Terra
11. Mao Valpiana: Lettera alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento

1. MAESTRE. ANNA BRAVO: UNA BREVE RIFLESSIONE SULLE AZIONI NONVIOLENTE
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riproponiamo il testo del messaggio di Anna Bravo in occasione della cerimonia di consegna del Premio nazionale "Nonviolenza" promosso dall'Associazione Cultura della Pace, Sansepolcro, 17 novembre 2018.
Anna Bravo, storica e docente universitaria, ha insegnato Storia sociale. Si e' occupata di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; ha fatto parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita', e' deceduta l'8 dicembre 2019 a Torino, la citta' dove era nata nel 1938. Tra le opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008; (con Federico Cereja), Intervista a Primo Levi, ex deportato, Einaudi, Torino 2011; La conta dei salvati, Laterza, Roma-Bari 2013; Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014]

Il vostro riconoscimento mi rende felice e orgogliosa, e solo un brutto incidente mi impedisce di essere con voi. Vi sono profondamente grata. Da molti anni nel mio lavoro di storica studio e scrivo di lotte nonviolente. Cerco anche di dare un contributo alle iniziative di associazioni come la fondazione Alexander Langer, che fra le altre attivita' svolge un'opera assidua di sostegno a quanti e quante si dedicano a costruire ponti al posto dei muri. E quando i muri resistono, li "saltano" simbolicamente e spesso concretamente, con coraggio, con rischi e costi personali, senza violenza.
Qui voglio proporvi una breve riflessione sulle azioni nonviolente, tenendo conto degli stereotipi che circolano da noi, e non solo da noi.
E' difficile trovare oggi qualcuno che neghi il valore della nonviolenza. Ma e' anche difficile trovare qualcuno che non si affretti a relativizzarla. Si precisa, per esempio, che a livello teorico sarebbe la scelta migliore, ma non nella pratica: perche' e' un'utopia che non puo' durare, non puo' vincere; e dove ha avuto successo (a questo punto l'esempio d'obbligo e' il Sudafrica) non e' riuscita a risolvere le questioni di fondo - come se ogni nuovo corso non si trovasse di fronte al medesimo problema. E' la vecchia pretesa del "tutto e subito", che nei confronti della nonviolenza e' applicata con particolare accanimento.
Eppure esistono ormai varie ricerche sulle resistenze non armate (dette anche civili) e armate, che mostrano come nel Novecento siano state le prime a ottenere piu' esiti positivi; secondo Erica Chenoweth e Maria J. Stephan, fra il 1900 e il 2006 sono state rispettivamente il 59% contro il 27% nelle lotte interne antiregime, il 41% contro il 10% di risultati parziali in quelle contro l'occupazione di un paese o per l'autodeterminazione (per la realizzazione piena i dati si equivalgono). Solo nelle campagne per la secessione di un territorio la scelta nonviolenta conta zero vittorie (e quella violenta l'esile percentuale del 10%), mentre ha il monopolio dell'affermazione nelle lotte contro l'apartheid e per i diritti civili.
Infine, la nonviolenza offre piu' opportunita' per una transizione pacifica: le controversie tra forze politiche non hanno strascichi militari, mentre sono minori le occasioni per desideri di rivalsa e di vendetta. Il libro delle due ricercatrici ha per titolo Perche' la resistenza civile funziona.
Credo che dietro l'accusa di utopismo inefficace giochino ancora oggi alcuni corposi equivoci.
Diversamente da quel che molti credono, la nonviolenza non rinuncia ai conflitti sociali e politici, anzi, li apre, ma prova a affrontarli in modo evoluto, con soluzioni in cui nessuno sia danneggiato, soluzioni "win-win", come insegna la teoria dei giochi. Non si limita a rigettare le armi proprie e improprie, rifiuta l'odio. Non e' dogmatica, prova a limitare quanto piu' possibile la violenza nel mondo; lo stesso principio del non uccidere prevede eccezioni, se uccidere e' l'unico modo di salvare gli indifesi da un pericolo mortale.
E ancora, la nonviolenza non vive negli interstizi lasciati liberi dal potere: all'opposto, lo sfida. Non dipende dalla sua benevolenza, lo costringe semmai a essere più benevolo. C'e' chi pensa che Gandhi potesse agire perche' il governo britannico glielo consentiva; certo la Gran Bretagna non e' il Terzo Reich, ma se approda a una certa tolleranza e' perche' il movimento gandhiano non le lascia scelta fra il massacro e la trattativa. Dunque non e' una pratica per anime belle, richiede pazienza, sagacia, e coraggio davanti alla ferocia altrui - esiste una combattivita' nonviolenta molto temuta da chi e' al potere.
Non e' neppure predicazione per raccogliere proseliti. il concetto ha una carica di immediatezza che nasce dalla semplicita' del suo primo fondamento, realizzare un obiettivo senza spargere sangue. Molte e molti che non si sarebbero definiti nonviolenti lo sono stati di fatto.
Come quelle e quelli che qui nella vostra Toscana fra il '43 e il '44 partecipano a due ampi e straordinari fenomeni. Il primo e' la protezione accordata ai militari italiani sbandati nei giorni successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'esercito viene lasciato a se stesso e si disfa letteralmente; il secondo e' l'aiuto offerto ai prigionieri alleati evasi in quegli stessi giorni dai campi di concentramento sul nostro territorio nazionale - con i britannici, la maggioranza, ci sono americani, indiani, neozelandesi, sudafricani, francesi, australiani. Le due vicende vedono attivarsi centinaia di migliaia di persone in tutta l'Italia occupata, i salvati sono  decine di migliaia. "Fino al giorno della liberazione la maggioranza degli italiani formo' una strana alleanza con i prigionieri" - dira' il 17 maggio 1946 Sir Noel Charles, ambasciatore inglese in Italia.
Ma la nostra storiografia ha ignorato questi eventi per decenni, e cosi' la memoria pubblica; il primo libro sull'aiuto ai prigionieri alleati e' pubblicato nel 1991 a Firenze (ma in inglese) dallo storico scozzese Roger Absalom, reduce dalla guerra negli Appennini.
Perche' non includere i soccorritori nella costruzione di una nuova immagine nazionale, riscattata dai crimini fascisti e fondata sulla capacita' di resistenza della popolazione?
La risposta e' penosamente semplice, e vale per tutta Europa: in sintonia con la cultura dell'epoca, si era scelta come terreno elettivo della rigenerazione la lotta in armi, che oggi giustamente onoriamo come preziosa ribellione al dominio fascista e nazista.
Preziosa, ma non la sola. Certo, i soccorritori disarmati non "vincono la guerra". "Funzionano" su un altro piano: non consentire che i nazisti si impadroniscano di migliaia di giovani per avviarli ai lager o all'esecuzione – e' questo il loro campo d'onore. Alcuni dei soccorritori - donne, uomini, contadini, operai, ceto medio, alcuni aristocratici, religiosi e religiose - pagheranno con la vita, come si erano affrettati a sancire una legge di Salo' e un decreto tedesco. Non avrebbero meritato i piu' alti riconoscimenti?
Oggi la situazione sta cambiando, in parte e' gia' cambiata. Ma il lavoro per dare valore a questi resistenti disarmati sara' lungo, e di molti non arriveremo mai a conoscere il nome. Quello che tutti possiamo fare per loro e' provare a seguirne l'esempio – quegli esempi che Hannah Arendt definisce i cartelli segnaletici della morale - per salvarci dalla tentazione di voltare le spalle alla sofferenza del nostro prossimo, dovunque si trovi e da qualsiasi lontananza provenga.

2. AMICIZIE. ANGELA DOGLIOTTI: IN RICORDO DI UN'AMICA
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo il seguente ricordo]

Ieri e' improvvisamente mancata Anna Bravo. E' una tristissima notizia, che ci sorprende e ci addolora.
I miei ricordi su di lei risalgono al periodo in cui ero matricola all'Universita' (1967/68) e lei era assistente di Storia contemporanea del professor Guido Quazza. Feci il mio primo esame universitario sulla storia della prima guerra mondiale, sui testi di Forcella e Monticone (1968), che avevano documentato l'opposizione dei militari alla guerra attraverso i processi subiti dai soldati, e di Piero Melograni (1969) sulla storia politica della Grande Guerra. Le vicende del '68 torinese ci fecero reincontrare, perche' lei era una degli assistenti che sostenevano la lotta degli studenti.
Negli stessi anni, porto' la solidarieta' dei Proletari in divisa, un'aggregazione nata all'interno di Lotta Continua, cui lei aderiva, ad Achille Croce, Beppe Marasso, Piercarlo Racca e altri nonviolenti in sciopero della fame ai giardini Carlo Felice, per chiedere il riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza al servizio militare, ottenuto poi con la legge del 1972.
Poi ci perdemmo di vista. Lei divenne docente di Storia sociale all'Universita' di Torino e grande fu la mia sorpresa quando, durante un convegno sulla Resistenza e la deportazione, la sentii citare il concetto di "Resistenza civile", che aveva scoperto nell'ambito degli studi di storia orale di cui si era a lungo occupata.
Ci ritrovammo. Partecipo' ad un corso di aggiornamento per docenti, insieme alla cara amica Anna Maria Bruzzone, che il Centro Studi Sereno Regis aveva organizzato insieme all'Istoreto, sulla Resistenza civile durante la seconda guerra mondiale, al quale intervenne anche il ricercatore francese Jacques Semelin, che aveva scritto un testo fondamentale in questo ambito, Senz'armi di fronte a Hitler, pubblicato in Italia da Sonda nel 1993.
Da allora in poi, Anna ha continuato ad approfondire questo tema, con convinzione crescente, pubblicando splendidi lavori, che hanno contribuito a diffondere questa interpretazione della Resistenza anche a livello accademico. Ricordo solo il libro scritto a quattro mani con Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storia di donne. 1940-1945 (1995) e l'ultimo suo lavoro di ampio respiro su questo tema, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato (2013).
Aveva partecipato diverse volte a interventi e convegni organizzati dal Centro Studi Sereno Regis. Per motivi di salute, con molto dispiacere non aveva potuto intervenire, lo scorso anno, al convegno Una controstoria del Novecento per costruire politiche di pace e al corso di aggiornamento per docenti collegato alla Mostra Cento anni di pace, come era stato previsto.
Solo la scorsa settimana, aveva invece risposto positivamente all'invito di dialogare con Giuliano Pontara nel convegno Gandhi after Gandhi organizzato dall'Universita' di Torino, in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita del Mahatma. Anche per questo la notizia della sua morte improvvisa ci ha colpiti in modo particolare.
Grazie, Anna, per il tuo lavoro e la tua vicinanza. Ci mancherai.
Un ricordo affettuoso anche da parte di Beppe.
9 dicembre 2019

3. AMICIZIE. ENRICO PEYRETTI: ANNA BRAVO, STORICA DEL SANGUE RISPARMIATO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo il seguente ricordo]

Nel rimpiangere di vivo cuore Anna Bravo, morta improvvisamente l'8 dicembre, trovo una delle sue parole che riassume bene la sua passione e la sua intelligente ricerca storica delle azioni di vita invece che di morte organizzata dalla guerra: "E' un'idea malsana che quando c'e' guerra c'e' storia, quando c'e' pace no. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato" (pp. 14 e 17 di "La conta dei salvati").
Anna e' la benemerita storica torinese che ha scritto sulla Resistenza, sulle donne, sul Sessantotto valorizzando l'altra faccia della storia, quella piu' umana, piu' promettente. Chi non ha letto e amato i suoi libri, li cerchi, e trovera' lo sguardo "diverso" che occorre sempre per aprire vie nuove rispetto alla passiva registrazione dei fatti che si impongono con clamore o violenza.
Cinque giorni prima di morire, come nessuno avrebbe immaginato, al convegno internazionale "Gandhi after Gandhi", nel Cle, era stanca ma sempre gioiosa di lavorare con gli amici. Per fortuna, ho preso qualche scarno appunto dal suo intervento. Li riporto qui come mi e' possibile.
Gandhi appartiene alla biopolitica, alla politica per la vita. L'ingiustizia genera nelle vittime avvilimento, senso di inferiorita'. Gandhi ha trasmesso fierezza umana, per esempio vestendo come il piu' povero del suo popolo, e questo anche davanti all'impero. Sul piano simbolico questa e' un'azione di vera forza.
Ogni imperialismo induce ad opporsi con gli stessi suoi metodi, violenti. Nell'inventare forti modi alternativi, sempre con aderenza precisa ai casi concreti, Gandhi ha saputo comunicare perfettamente con la gente semplice, con l'educazione e non la demagogia: questa e' capacita' rara nelle guide politiche.
Nelle lotte nonviolente che ha guidato – p. es. in difesa dei contadini, dei coltivatori di indaco, danneggiati dalla produzione inglese – ha saputo agire con la capacita' di attendere il tempo giusto, preparando con cura l'azione, senza esporre il popolo a gravi pericoli, senza umiliare la controparte, e non volendo stravincere.
La cultura torinese e il piu' ampio movimento per la pace giusta e nonviolenta, per la cittadinanza inclusiva e paritaria, per la memoria della storia piu' umana, deve tanta gratitudine ad Anna Bravo.

4. AMICIZIE. PIERANGELO MONTI: PICCOLO GRATO RICORDO DI ANNA BRAVO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo il seguente ricordo]

Oggi a Torino e' stato celebrato il funerale di Anna Bravo, morta improvvisamente l'8 dicembre.
E' stata docente di storia sociale all'Universita' di Torino; membro del Comitato scientifico della Fondazione Alex Langer e dell'Istituto per la storia della Resistenza "Giorgio Agosti"; con i suoi studi, conferenze e libri ha insegnato a comprendere la storia con empatia e a farne tesoro, per aiutare la societa' a vivere nella pace.
Come hanno scritto Angela Dogliotti e Enrico Peyretti, Anna "ha scritto sulla Resistenza, sulle donne, sul Sessantotto valorizzando l'altra faccia della storia, quella piu' umana, piu' promettente". "Il movimento per la pace giusta e nonviolenta, per la cittadinanza inclusiva e paritaria, per la memoria della storia piu' umana, deve tanta gratitudine ad Anna Bravo". "Nei suoi libri troviamo lo sguardo 'diverso' che occorre sempre, per aprire vie nuove rispetto alla passiva registrazione dei fatti che si impongono con clamore o violenza".
Una settimana fa ho ascoltato con piacere il suo intervento al convegno internazionale "Gandhi after Gandhi", al Campus universitario di Torino, nel quale, insieme a Giuliano Pontara, ha presentato la nonviolenza gandhiana e la giustizia sociale. Con pacatezza, suscitando in me sentimenti di tenerezza, ha presentato un'immagine di Gandhi, forte e tenera, portatore di un messaggio chiaro con lo stile della sua vita oltre che con le sue parole: mite, cioe' nonviolento, nel pensiero, nel linguaggio e nell'azione. Come appassionata alla causa dei diritti delle donne, ha anche riconosciuto la contraddittorieta' di Gandhi nella questione femminile: non si e' opposto alla divisione dei ruoli di genere che metteva le donne su livelli inferiori, ma ha associato le donne nelle sue campagne e ha tessuto come loro il khadi (tipico tessuto indiano). Poi con cognizione di causa, avendo scritto "In guerra senza armi" e "La conta dei salvati", Anna ha ripetuto che le lotte nonviolente, nel Novecento, sono state piu' efficaci e hanno ottenuto risultati duraturi, piu' di quelle violente.
E' stato per me il primo, e purtroppo anche l'ultimo, incontro personale con lei. Tengo cara la foto di lunedi' scorso, 2 dicembre, che la ritrae al termine della conferenza, sorridente, vicina ai suoi amici Giuliano Pontara, Beppe Marasso e Enrico Peyretti, con i quali ha condiviso convegni e manifestazioni per la pace, la nonviolenza, i diritti umani.
Pierangelo Monti, presidente del Mir
10 dicembre 2019

5. AMICIZIE. ENRICO PEYRETTI: IL FUNERALE DI ANNA BRAVO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo il seguente resoconto]

Il funerale di Anna Bravo, in un giorno di bel sole, e' stato caldo di amicizie, e di gratitudine. Anna e' stata amata, perche' si e' fatta amare. E' risuonata la canzone – mi ha detto qualcuno – "Les Sabots d'Helene".
Sono state dette poche essenziali cose. Per Anna il filo della storia e' stato la ricerca del bene. Raccoglieva ritagli di giornali, collezionava ogni gesto che interrompe il male, e diceva: "I Giusti di oggi ci sono!". Voleva scrivere un libro con questo titolo. E' stata bella e indomita come una regina, lei che non ammetteva ne' capi ne' re. Sempre libera, per agire insieme accettava una disciplina e mordeva il freno. Vedeva le cose con lucidita', dal punto di vista delle donne. Soffriva lo scontro tra la liberta' dei singoli e il potere. Ha vissuto la ricchezza del Sessantotto, e ha visto la necessita' della nonviolenza. Da qui i suoi due libri piu' importanti: A colpi di cuore, e La conta dei salvati.
E cosi', Anna e' salpata, nella sua barchetta di legno, verso altri lidi piu' grandi di questi nostri. Non li conosciamo, li immaginiamo in modi diversi. Anna non li temeva: in una telefonata molto recente diceva ridendo: "E' forse vietato morire?". Distribuiti i garofani rossi che stavano sulla bara, quando questa usciva dalla sala del commiato qualcuno ha applaudito. "Ma non si puo'!", gli ha detto un vicino. "Se si fa, si puo'!".

6. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

7. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

9. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

10. INIZIATIVE. RANIERO LA VALLE ED ALTRI: PERCHE' LA STORIA CONTINUI. APPELLO-PROPOSTA PER UNA COSTITUZIONE DELLA TERRA
[Riceviamo e volentieri diffondiamo, invitando ad aderire e sostenere l'iniziativa]

Istituzione di una Scuola della Terra per suscitare il pensiero politico dell'unita' del popolo della Terra, disimparare l'arte della guerra e promuovere un costituzionalismo mondiale
Nel pieno della crisi globale, nel 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Adolfo Perez Esquivel il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella, Domenico Gallo e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra e promosso una Scuola, "Costituente Terra", che ne elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettivita' politica del popolo della Terra, "perche' la storia continui". La proposta e' espressa in questo documento che porta la data del 27 dicembre 2019.
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L'Amazzonia brucia e anche l'Africa, e non solo di fuoco, la democrazia e' a pezzi, le armi crescono, il diritto e' rotto in tutto il mondo. "Terra! Terra!" e' il grido dei naufraghi all'avvistare la sponda, ma spesso la terra li respinge, dice loro: "i porti sono chiusi, avete voluto prendere il mare, fatene la vostra tomba, oppure tornate ai vostri inferni". Ma "Terra" e' anche la parola oggi piu' amata e perduta dai popoli che ne sono scacciati in forza di un possesso non condiviso; dai profughi in fuga per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; dalle citta' e dalle isole destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque, quando la Groenlandia si scioglie, i mari son previsti salire di sette metri sull'asciutto, e a Venezia gia' lo fanno di un metro e ottantasette. "Che si salvi la Terra" dicono le donne e gli uomini tutti che assistono spaventati e impotenti alla morte annunciata dell'ambiente che da millenni ne ospita la vita.
Ci sono per fortuna pensieri e azioni alternative, si diffonde una coscienza ambientale, il venerdi' si manifesta per il futuro, donne coraggiose da Greta Thunberg a Carola Rackete fanno risuonare milioni di voci, anche le sardine prendono la parola, ma questo non basta. Se nei prossimi anni non ci sara' un'iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascera' in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verra' alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della societa' e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.
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Il cambiamento e' possibile
L'inversione del corso delle cose e' possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l'eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta piu', occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorita' ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra.
La Costituzione del mondo non e' il governo del mondo, ma la regola d'ingaggio e la bussola di ogni governo per il buongoverno del mondo. Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra e' il popolo della Terra, non un nuovo Leviatano, ma l'unita' umana che giunga ad esistenza politica, stabilisca le forme e i limiti della sua sovranita' e la eserciti ai fini di far continuare la storia e salvare la Terra.
Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita "questa bella d'erbe famiglia e d'animali", cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che "di fatto" impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.
Il diritto internazionale e' gia' dotato di una Costituzione embrionale del mondo, prodotta in quella straordinaria stagione costituente che fece seguito alla notte della seconda guerra mondiale e alla liberazione dal fascismo e dal nazismo: la Carta dell'Onu del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, i due Patti internazionali del 1966 e le tante Carte regionali dei diritti, che promettono pace, sicurezza, garanzia delle liberta' fondamentali e dei diritti sociali per tutti gli esseri umani. Ma non sono mai state introdotte le norme di attuazione di queste Carte, cioe' le garanzie internazionali dei diritti proclamati. Non e' stato affatto costituito il nuovo ordine mondiale da esse disegnato. E' come se un ordinamento statale fosse dotato della sola Costituzione e non anche di leggi attuative, cioe' di codici penali, di tribunali, di scuole e di ospedali che "di fatto" la realizzino. E' chiaro che in queste condizioni i diritti proclamati sono rimasti sulla carta, come promesse non mantenute. Riprendere oggi il processo politico per una Costituzione della Terra vuol dire tornare a prendere sul serio il progetto costituzionale formulato settant'anni fa e i diritti in esso stabiliti. E poiche' quei diritti appartengono al diritto internazionale vigente, la loro tutela e attuazione non e' soltanto un'urgente opzione politica, ma anche un obbligo giuridico in capo alla comunita' internazionale e a tutti noi che ne facciamo parte.
Qui c'e' un'obiezione formulata a partire dalla tesi di vecchi giuristi secondo la quale una Costituzione e' l'espressione dell'"unita' politica di un popolo"; niente popolo, niente Costituzione. E giustamente si dice che un popolo della Terra non c'e'; infatti non c'era ieri e fino ad ora non c'e'. La novita' e' che adesso puo' esserci, puo' essere istituito; lo reclama la scena del mondo, dove lo stato di natura delle sovranita' in lotta tra loro non solo toglie la "buona vita", ma non permette piu' neanche la nuda vita; lo reclama l'oceano di sofferenza in cui tutti siamo immersi; lo rende possibile oggi la vetta ermeneutica raggiunta da papa Francesco e da altre religioni con lui, grazie alla quale non puo' esserci pio' un dio a pretesto della divisione tra i popoli: "Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno" - hanno detto ad Abu Dhabi - non vuole essere causa di terrore per nessuno, mentre lo stesso "pluralismo e le diversita' di religione sono una sapiente volonta' divina con cui Dio ha creato gli esseri umani"; non c'e' piu' un Dio geloso e la Terra stessa non e' una sfera, ma un poliedro di differenze armoniose.
Per molti motivi percio' e' realistico oggi porsi l'obiettivo di mettere in campo una Costituente della Terra, prima ideale e poi anche reale, di cui tutte le persone del pianeta siano i Padri e le Madri costituenti.
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Una politica dalla parte della Terra
Di per se' l'istanza di una Costituzione della Terra dovrebbe essere perseguita da quello strumento privilegiato dell'azione politica che, almeno nelle democrazie, e' il partito - nazionale o transnazionale che sia - ossia un artefice collettivo che, pur sotto nomi diversi, agisca nella forma partito. Oggi questo nome e' in agonia perche' evoca non sempre felici ricordi, ma soprattutto perche' i grandi poteri che si arrogano il dominio del mondo non vogliono essere intralciati dal controllo e dalla critica dei popoli, e quindi cercano di disarmarli spingendoli a estirpare le radici della politica e dei partiti fin nel loro cuore. E' infatti per la disaffezione nei confronti della politica a cui l'intera societa' e' stata persuasa che si scende in piazza senza colori; ma la politica non si sospende, e cio' a cui comunque oggi siamo chiamati e' a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non "prima per noi", ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.
Ma ancor piu' che la riluttanza all'uso di strumenti gia' noti, cio' che impedisce l'avvio di questo processo costituente, e' la mancanza di un pensiero politico comune che ne faccia emergere l'esigenza e ne ispiri modalita' e contenuti.
Non manca certamente l'elaborazione teorica di un costituzionalismo globale che vada oltre il modello dello Stato nazionale, il solo nel quale finora e' stata concepita e attuata la democrazia, ne' mancano grandi maestri che lo propugnino; ma non e' diventato patrimonio comune, non e' entrato nelle vene del popolo un pensiero che pensi e promuova una Costituzione della Terra, una unita' politica dell'intera comunita' umana, il passaggio a una nuova e rassicurante fase della storia degli esseri umani sulla Terra.
Eppure le cose vanno cosi': il pensiero da' forma alla realta', ma e' la sfida della realta' che causa il pensiero. Una "politica interna del mondo" non puo' nascere senza una scuola di pensiero che la elabori, e un pensiero non puo' attivare una politica per il mondo senza darsi prima la politica e poi la scuola, ne' prima la scuola e poi la politica. Devono nascere insieme, percio' quello che proponiamo e' di dar vita a una Scuola che produca un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettivita' politiche per un costituzionalismo della Terra. Percio' questa Scuola si chiamera' "Costituente Terra".
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"Costituente Terra": una Scuola per un nuovo pensiero
Certamente questa Scuola non puo' essere pensata al modo delle Accademie o dei consueti Istituti scolastici, ma come una Scuola disseminata e diffusa, telematica e stanziale, una rete di scuole con aule reali e virtuali. Se il suo scopo e' di indurre a una mentalita' nuova e a un nuovo senso comune, ogni casa dovrebbe diventare una scuola e ognuno in essa sarebbe docente e discente. Il suo fine potrebbe perfino spingersi oltre il traguardo indicato dai profeti che volevano cambiare le lance in falci e le spade in aratri e si aspettavano che i popoli non avrebbero piu' imparato l'arte della guerra. Cio' voleva dire che la guerra non era in natura: per farla, bisognava prima impararla. Senonche' noi l'abbiamo imparata cosi' bene che per prima cosa dovremmo disimpararla, e a questo la scuola dovrebbe addestrarci, a disimparare l'arte della guerra, per imparare invece l'arte di custodire il mondo e fare la pace.
Molte sarebbero in tale scuola le aree tematiche da perlustrare: 1) le nuove frontiere del diritto, il nuovo costituzionalismo e la rifondazione del potere; 2) il neo-liberismo e la crescente minaccia dell'anomia; 3) la critica delle culture ricevute e i nuovi nomi da dare a eventi e fasi della storia passata; 4) il lavoro e il Sabato, un lavoro non ridotto a merce, non oggetto di dominio e alienato dal tempo della vita; 5) la "Laudato si'" e l'ecologia integrale; 6) il principio femminile, come categoria rigeneratrice del diritto, dal mito di Antigone alla coesistenza dei volti di Levinas, al legame tra donna e natura fino alla metafora della madre-terra; 7) l'Intelligenza artificiale (il Fuehrer artificiale?) e l'ultimo uomo; 8) come passare dalle culture di dominio e di guerra alle culture della liberazione e della pace; 9) come uscire dalla dialettica degli opposti, dalla contraddizione servo-signore e amico-nemico per assumere invece la logica dell'et-et, della condivisione, dell'armonia delle differenze, dell'"essere per l'altro", dell'"essere l'altro"; 10) il congedo del cristianesimo dal regime costantiniano, nel suo arco "da Costantino ad Hitler", e la riapertura nella modernita' della questione di Dio; 11) il "caso Bergoglio", preannuncio di una nuova fase della storia religiosa e secolare del mondo.
Naturalmente molti altri temi potranno essere affrontati, nell'ottica di una cultura per la Terra alla quale nulla e' estraneo d'umano. Tutto cio' pero' come ricerca non impassibile e fuori del tempo, ma situata tra due "kairos", tra New Delhi ed Abu Dhabi, due opportunita', una non trattenuta e non colta, la proposta di Gorbaciov e Rajiv Gandhi del novembre 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento, e l'altra che ora si presenta di una nuova fraternita' umana per la convivenza comune e la salvezza della Terra, preconizzata nel documento islamo-cristiano del 4 febbraio 2019 e nel successivo Comitato di attuazione integrato anche dagli Ebrei, entrato ora in rapporto con l'Onu per organizzare un Summit mondiale della Fratellanza umana e fare del 4 febbraio la "Giornata mondiale" che la celebri.
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Partecipare al processo costituente, iscriversi al Comitato promotore
Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola denominata "Costituente Terra" che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un'associazione denominata "Comitato promotore partito della Terra". Si chiama cosi' perche' in via di principio non era stata esclusa all'inizio l'idea di un partito, e in futuro chissa'. Il compito e' oggi di dare inizio a una Scuola, "dalla parte della Terra", alle sue attivita' e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che "la storia continui"; e cio' senza dimenticare gli obiettivi piu' urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell'Italia del Trattato dell'Onu per l'interdizione delle armi nucleari e cosi' via.
I firmatari propongono che persone di buona volonta' e di non perdute speranze, che esponenti di associazioni, aggregazioni o istituzioni gia' impegnate per l'ecologia e i diritti, si uniscano a questa impresa e, se ne condividono in linea generale l'ispirazione, si iscrivano al Comitato promotore di tale iniziativa all'indirizzo progettopartitodellaterra at gmail.com versando la relativa quota sul conto BNL intestato a "Comitato promotore del partito della Terra", IBAN IT94X0100503206000000002788 (dall’estero BIC BNLIITRR).
La quota annua di iscrizione, al Comitato e alla Scuola stessa, e' libera, e sara' comunque gradita. Per i meno poveri, per quanti convengano di essere tra i promotori che contribuiscono a finanziare la Scuola, eventuali borse di studio e il processo costituente, la quota e' stata fissata dal Comitato stesso nella misura significativa di 100 euro, con l'intenzione di sottolineare che la politica, sia a pensarla che a farla, e' cosa tanto degna da meritare da chi vi si impegna che ne sostenga i costi, contro ogni tornaconto e corruzione, cio' che per molti del resto e' giunto fino all'offerta della vita. Naturalmente pero' si e' inteso che ognuno, a cominciare dai giovani, sia libero di pagare la quota che crede, minore o maggiore che sia, con modalita' diverse, secondo le possibilita' e le decisioni di ciascuno.
Nel caso che l'iniziativa non riuscisse, le risorse finanziarie mancassero e il processo avviato non andasse a buon fine, l'associazione sara' sciolta e i fondi eventualmente residui saranno devoluti alle Ong che si occupano dei salvataggi dei fuggiaschi e dei naufraghi nel Mediterraneo.
Un'assemblea degli iscritti al Comitato sara' convocata non appena sara' raggiunto un congruo numero di soci, per l'approvazione dello Statuto dell'associazione, la formazione ed elezione degli organi statutari e l'impostazione dei programmi e dell'attivita' della Scuola.
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Proponenti e primi iscritti: Raniero La Valle, giornalista (Roma), Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto (Roma), Valerio Onida, gia' presidente della Corte Costituzionale, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, Raffaele Nogaro, ex vescovo di Caserta, Paolo Maddalena, gia' vicepresidente della Corte Costituzionale, Mariarosaria Guglielmi, segretaria generale di Magistratura Democratica, Riccardo Petrella, ecologo, promotore del Manifesto dell'acqua e dell'identita' di "Abitante della Terra", Domenico Gallo, magistrato,  Francesco Carchedi, sociologo (Roma), Francesco Di Matteo, Comitati Dossetti per la Costituzione, Anna Falcone, avvocata, Roma, Pippo Civati, politico, Piero Basso (Milano), Gianpietro Losapio, cooperatore sociale, direttore del Consorzio Nova, Giacomo Pollastri, studente in Legge (Roma), Francesco Comina, giornalista (Bolzano), Roberto Mancini, filosofo (Macerata), Francesca Landini, informatica (Roma), Giancarlo Piccinni e la Fondazione don Tonino Bello (Alessano), Grazia Tuzi, antropologa, autrice di "Quando si faceva la Costituzione. Storia e personaggi della comunita' del porcellino" (Roma), Guido Innocenzo Gargano osb cam., monaco (Roma), Felice Scalia, s. J. (Messina), Marina Graziosi, docente (Roma), Agata Cancelliere, insegnante, (Roma), Raul Mordenti, storico della critica letteraria, politico (Roma), Salvatore Maira, scrittore (Roma), Marco Malagola, francescano, missionario (Torino), Norma Lupi (Roma), Andrea Cantaluppi, sindacalista (Roma), Enrico Peyretti (Torino), Nino Mantineo, universita' di Catanzaro, Giacoma Cannizzo, gia' sindaca di Partinico, Filippo Grillo, artista (Palermo), Nicola Colaianni, gia' magistrato e docente all'Universita' di Bari, Stefania Limiti, giornalista (Roma), Domenico Basile (Merate, Lecco), Maria Chiara Zoffoli (Merate), Luigi Gallo (Bolzano), Antonio Vermigli, giornalista (Quarrata, Pistoia), Renata Finocchiaro, ingegnere (Catania), Liana D'Alessio (Roma), Lia Fava, ordinaria di letteratura (Roma), Paolo Pollastri, musicista (Roma), Fiorella Coppola, sociologa (Napoli), Dario Cimaglia, editore (Roma), Luigi Spina, insegnante, ricercatore (Biella), Marco Campedelli, Boris Ulianich, storico, Universita' Federico II, Napoli, Gustavo Gagliardi, Roma, Paolo Scandaletti, scrittore di storia, Roma, Pierluigi Sorti, economista, Roma, Vittorio Bellavite, coordinatore di "Noi siamo Chiesa", Agnes Deshormes, cooperatrice internazionale, Parigi, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Roma, Francesco Piva, Roma, Sergio Tanzarella, storico del cristianesimo, Tina Palmisano, Il Giardino Terapeutico sullo Stretto, Messina, Luisa Marchini, segretaria di "Salviamo la Costituzione", Bologna, Maurizio Chierici, giornalista. Angelo Cifatte, formatore, Genova, Marco Tiberi, sceneggiatore, Roma, Achille Rossi e l'altrapagina, Citta' di Castello, Antonio Pileggi, ex Provveditore agli studi e dir. gen. Invalsi, Giovanni Palombarini, magistrato, Vezio Ruggieri, psicofisiologo (Roma), Bernardetta Forcella, insegnante (Roma), Luigi Narducci, insegnante (Roma), Laura Nanni (Albano), Giuseppe Salme', magistrato, Giovanni Bianco, giurista (Roma), Giuseppe Deiana, docente (Milano), Lelio Demichelis, sociologo, universita' dell'Insubria, Vittorio Pissacroia, attore (Firenze), Ivano Alteri, consulente del lavoro, Giovanni Iudicone, Danilo Andriollo (Vicenza), Antonio Caputo, presidente Federazione circoli Giustizia e Liberta', Riccardo Damilano, insegnante (Roma), Luca Pouchain (Milano), Mauro Carlo Zanella, insegnante (Lanuvio), Walter Tocci, politico (Roma), Franco Calamida, Gaetano Sgarlata, Franca Fascetta, Carlo Cappellari, avvocato, Enrico Tonolo, avvocato (Venezia), Fabio Marcelli, giurista (Roma), Elisabetta Porro (Robecco sul Naviglio).
Roma, 27 dicembre 2019, 72mo anniversario della promulgazione della Costituzione italiana

11. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: LETTERA ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo, invitando ad aderire alla proposta]

Natale 2019 – Capodanno 2020
Cara amica e caro amico,
inviamo questa mail a tutti coloro che nel corso dell'anno sono entrati in contatto con il Movimento Nonviolento. Vogliamo innanzitutto rinnovare la nostra amicizia e nell'occasione porgere gli auguri per le prossime festivita', il Natale e l'inizio d'anno nuovo.
Il Movimento Nonviolento vive solo grazie a chi decide di assumersi la responsabilita', iscrivendosi, di renderlo strumento utile alla crescita della nonviolenza organizzata.
Per questo ti proponiamo di fare una scelta, sottoscrivendo l'adesione al Movimento, con una quota che comprende anche l'abbonamento alla rivista Azione nonviolenta.
Sappiamo bene che sono crescenti le difficolta' economiche, ma non possiamo pensare che chiunque di noi non abbia la possibilita' di destinare al Movimento 0,15 centestimi al giorno (la quota annuale di 60 euro, divisa per 365 giorni), mentre sappiamo che ognuno di noi paga, per le spese militari, piu' di 1 euro al giorno (la cifra annuale di 25 miliardi, divisa per i cittadini italiani).
60 euro per la nonviolenza, contro 400 euro per le armi. Dobbiamo invertire la proporzione.
Le attivita' ordinarie del Movimento, pur considerando l'enorme impegno su base volontaria e gratuita, hanno dei costi fissi cui dobbiamo quotidianamente fare fronte: gestione della sede nazionale (tasse, bollette, telefono, ecc.), costo del lavoro di segreteria, mantenimento straordinario delle sedi di Ghilarza e Brescia, contributi al lavoro delle reti nazionali ed internazionali (Rete Pace, Rete Disarmo, Beoc, War Resisters International, ecc.), sostegno a campagne e iniziative, spese di viaggi per riunioni e lavori di segreteria, costi per la comunicazione, siti e social, e soprattutto le uscite per la redazione della rivista cartacea (spese tipografia, spedizioni, ecc.).
Contiamo quindi su uno sforzo straordinario di ciascuno, la collaborazione e il contributo di tutti, a partire dell'abbonamento/adesione per il 2020 a partire almeno da 60 euro, tramite il conto corrente postale 18745455 intestato al Movimento Nonviolento, oppure con bonifico bancario con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento, che puo' essere utilizzato anche per liberi contributi (fiscalmente detraibili).
Ricordiamo anche l'importanza di destinare il 5x1000 al nostro Movimento, e di consigliarlo agli amici. Basta una firma e il nostro codice fiscale 93100500235.
Se desideri ricevere regolarmente le nostre comunicazioni, mandaci la tua mail per l'indirizzario informatico. Invia a: amministrazione at nonviolenti.org, con oggetto "per lista iscritti MN".
Grazie e auguri di pace per te e i tuoi cari.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 348 del 30 dicembre 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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