[Nonviolenza] Telegrammi. 3516



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3516 del 21 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Commemorato Alfio Pannega a Viterbo
2. Per la ricostruzione della civile convivenza
3. Verso il ritorno alla civilta': i doveri piu' urgenti. Una lettera aperta a chi siede al Governo e in Parlamento
4. Una lettera aperta alla Ministra dell'Interno
5. I compiti dell'ora
6. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
8. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
9. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
10. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
11. Omero Dellistorti: Storia di Mistero
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. MAESTRI E COMPAGNI. COMMEMORATO ALFIO PANNEGA A VITERBO

Venerdi' 20 settembre 2019, alla vigilia dell'anniversario della nascita di Alfio Pannega (che nacque il 21 settembre 1925) si e' tenuta a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", una commemorazione dell'indimenticabile militante antifascista ed amico della nonviolenza.
Alla commemorazione hanno preso parte alcuni suoi vecchi amici e compagni di lotte che ne mantengono viva nel cuore la memoria.
*
Una breve notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213.
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Nel ricordo di Alfio Pannega le persone partecipanti all'incontro hanno riaffermato il comune impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; il comune impegno in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo di Alfio Pannega le persone partecipanti all'incontro hanno riaffermato la necessita' e l'urgenza della scelta della nonviolenza come unica forma di lotta adeguata per la liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi; per l'abolizione di ogni schiavitu'; per l'affermazione della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; per la condivisione del bene e dei beni; per la costruzione di una societa' in cui da ciascuna persona sia dato a seconda delle sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato a seconda dei suoi bisogni; una societa' in cui alla barbarie della rapina e del saccheggio, dello sperpero e della devastazione, dello sfruttamento e del consumismo che tutto divorano ed annichiliscono, si sostuisca la logica e la morale della responsabilita' per il bene comune, del dono e della condivisione, della solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e tutte le vite rispetta e preserva.
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Ed in particolare qui e adesso, nel ricordo di Alfio proseguiamo nell'impegno affinche' sia riconosciuto il diritto alla vita di ogni essere umano, e pertanto:
- siano immediatamente abrogate le antileggi razziste che flagrantemente confliggono con la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista;
- siano immediatamente soccorse, accolte e assistite tutte le persone in pericolo e di aiuto bisognose;
- cessi la strage degli innocenti nel Mediterraneo;
- siano aboliti i lager libici e liberate e portate in salvo in Italia tutte le vittime innocenti in essi detenute;
- siano annientate le mafie schiaviste, semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro;
- siano abolite la schiavitu', la segregazione e la persecuzione razzista in Italia riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti umani: sociali, civili, politici; a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il cuore pulsante della democrazia, "una persona, un voto" e' la condizione basilare della politica umana, "una persona, un voto" e' il fondamento della civile convivenza.
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Ogni essere umano e' un essere umano.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
La nonviolenza e' in cammino.
Nel ricordo di Alfio proseguiamo la lotta di Alfio.

2. REPETITA IUVANT. PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CIVILE CONVIVENZA

E' il riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani la chiave di volta.
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Come si puo' tollerare che gli europei abbiano il tristo privilegio di recarsi ovunque nel mondo a rapinare e dissipare risorse, ed agli esseri umani di interi continenti sia negato il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro?
Chi, se non i governi europei, i governi del continente gia' responsabile di secoli di colonialismo, genocidio e saccheggio, ha creato il mercato illegale del traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste?
E non e' chiaro a chiunque che c'e' un solo modo per sconfiggere ed annientare il mercato illegale del traffico di esseri umani su cui le mafie schiaviste lucrano profitti immensi, e questo solo modo e' riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico pianeta casa comune di tutti in modo legale e sicuro?
Accogliere gli esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', e' certo impegnativo, ma questo impegno non e' un nostro dovere, un dovere comune?
Accogliere gli esseri umani in fuga da violenze inenarrabili non e' forse un adempimento del primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto, il dovere di salvare le vite?
E salvare le vite dei fuggiaschi non e' il primo passo per una piu' ampia azione per contrastare guerre e fame, schiavitu' e dittature?
Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire le guerre e la fame? Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire ovunque le dittature e la schiavitu'?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
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E come si puo' tollerare che in Italia vi sia ancora un non dichiarato ma effettuale regime di apartheid che nega diritti fondamentali a milioni di esseri umani?
Il cosiddetto "reato di clandestinita'" non e' forse una flagrante violazione di un diritto umano fondamentale, il diritto ad esistere, che implica il diritto ad avere un luogo nel mondo in cui vivere?
La riduzione in schiavitu' di innumerevoli esseri umani da parte delle mafie tanto nelle citta' quanto nelle campagne non e' forse un crimine contro l'umanita'?
L'esistenza in Italia di campi di concentramento non e' un pezzo di fascismo che denega, infetta e aggredisce il nostro ordinamento giuridico costituzionale?
La negazione del diritto di voto a milioni di persone che qui vivono, non e' la negazione della democrazia stessa?
Non e' ancora giunta l'ora di inverare le promesse e il programma della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
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Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte dal precedente governo.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento del diritto di ogni essere umano a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione del cosiddetto "reato di clandestinita'".
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per contrastare adeguatamente il cancro della schiavitu' in Italia.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abolizione dei campi di concentramento.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici per tutte le persone che si trovano in Italia, ed innanzitutto per il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento stesso della democrazia.
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Il pericolo razzista e fascista e' tutt'altro che sconfitto nel nostro paese.
La destra razzista e fascista oggi controlla e domina i mass-media e quello strumento principe del totalitarismo che sono i cosiddetti "social media".
La destra razzista e fascista costruisce il suo consenso con una propaganda che usa della diffusione della paura, della menzogna e della barbarie come risorse primarie.
La destra razzista e fascista e' ancora maggioritaria in parlamento, ed e' solo per la spaccatura tra i due principali partiti di essa espressione che da pochi giorni non e' piu' coesa al governo, e vi e' invece (e fortunatamente) un governo in cui due partiti antifascisti si trovano insieme ad un partito fascista.
Se la parte antifascista e costituzionale del governo riuscira' a promuovere il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla legalita' costituzionale, cio' dipendera' anche e soprattutto dalla mobilitazione dal basso contro il razzismo e contro il fascismo, mobilitazione dal basso che deve continuare, deve intensificarsi ed estendersi.
Ma perche' questa mobilitazione dal basso per la democrazia possa crescere, essa deve anche approfondire la riflessione e l'autocoscienza e fare in piena consapevolezza la scelta necessaria: deve fare la scelta della nonviolenza.
Perche' solo la nonviolenza contrasta il fascismo in modo adeguato.
Perche' solo la nonviolenza eredita e prosegue la Resistenza antifascista nei suoi valori e nel suo progetto.
Perche' solo la nonviolenza invera il programma scritto nella Costituzione repubblicana.
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Analisi concreta della situazione concreta, dunque.
Ed impegno concreto e coerente, che difenda e promuova la democrazia e la dignita' umana ovunque e comunque sia possibile farlo; che valorizzi e sostenga ogni azione che difende la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; che incessantemente si opponga ad ogni cedimento alla barbarie fascista.
Uscire dalla subalternita', dunque.
La nostra lotta scaturisce e si svolge nel confronto reale ovunque conflitto tra oppressione e liberazione si dia, ed insieme si sviluppa e si autocomprende in una prospettiva globale di azione costantemente orientata al bene comune dell'umanita'.
Oggi qui l'opposizione al razzismo ed allo schiavismo e' l'impegno cruciale.
Come il disarmo, come la salvaguardia dell'ambiente, come l'opposizione al sistema di potere ed al modo di produzione che riduce gli esseri umani a mere merci consumatrici di merci ed avvelena e divora e desertifica il mondo vivente, distruggendo con esso la stessa umanita' che ne e' abitatrice e parte.
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Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO

Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione odierna relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
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Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
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Ed insieme a  questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
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Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
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Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 settembre 2019

4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
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Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
*
Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019

5. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA

Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
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Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI

Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
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Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
*
Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

8. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

10. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

11. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: STORIA DI MISTERO

"C'era uno, che lo chiamavano Mistero"
(Frase colta su un autobus un giorno di pioggia)

Lo chiamavano Mistero e usciva di casa solo quando era buio o quando pioveva.
Ci aveva un bastone con il pomo d'argento e lo chiamava "il mio vincastro" e la gente diceva che se ti toccava con quello era la fine, da fuori non si vedeva niente, ma ti apriva una piaga dentro che nessun dottore sapeva guarire e ci morivi.
Dicevano che tra i trucchi che sapeva c'era quello di infestare le case di rospi e di puzza di morto.
Dicevano che parlava con gli animali e le piante e che sapeva una parola magica che li costringeva ad obbedirgli.
E faceva tutti i conti a mente, le motiplicazioni, le divisioni, le percentuali, tutti, e non sbagliava mai un calcolo.
Ne raccontava di storie la gente su Mistero.
Per esempio quella che aveva ammazzato per sbaglio suo fratello un giorno di sole che lui era in controluce e gli era parso che fosse un altro, ed era per questo che da allora usciva di casa solo se pioveva o dopo il tramonto.
Raccontavano pure che era diventato ricco per arte di magia, e che non pagava le tasse, ma che i carabinieri, i finanzieri, gli ufficiali giudiziari, a casa sua a portargli le notifiche non ci andavano perche' ci avevano paura del tocco del magico vincastro, cosi' viveva al di fuori e al di sopra della legge, che poi e' come vorremmo vivere tutti se solo avessimo pure noi il magico vincastro o fossimo i padroni della Fiat o di Iutubbe o i presidenti dell'America o della Rabbia Esaudita, che e' dove c'e' tutta quella benzina che gli esce da sottoterra.
Ci aveva una casa che era piu' grossa del Comune e del Duomo messi insieme, appena fuori del paese, che dicevano che c'erano i fantasmi che lui li usava come servitori.
Io a tutte 'ste storie un po' ci credevo e un po' no, perche' ce lo so che se la gente dice qualche cosa allora qualche cosa di vero ci deve essere, pero' personalmente agli spiriti e alla magia io non ci credo, perche' col lavoro che fo se credessi agli spiriti o alla magia allora dovrei smettere e mettermi a fare il lavoro di prima, che guardava i maiali sotto padrone. E io il lavoro di prima non mi va piu' di farlo, perche' da quando fo il lavoro che fo e ho cominciato ad andare per discoteche e tutti quegli altri divertimenti che prima manco sapevo che esistevano adesso mi piacciono troppo e allora indietro non si torna.
Pero' di Mistero ci avevo paura pur'io. Che non lo so se era proprio paura, diciamo che era rispetto, rispetto si'.
Perche' la gente misteriosa, specialmente se vive in un palazzo grosso piu' del Comune e del Duomo messi insieme, il rispetto se lo merita. E Mistero era misterioso parecchio e ci aveva il palazzo come Ilfo'. E' francese Ilfo'. Vorrebbe dire una cosa giusta. Quando una cosa e' giusta i francesi dicono che e' come Ilfo'. Che doveva essere uno, 'sto Ilfo, che le azzeccava tutte, beato lui. Mi piace ogni tanto parlare straniero. Qui al paese la gente parla solo il dialetto, che e' una cosa da morti di fame, ma da quando ci ho i soldi e giro le discoteche li' e' pieno di femmine che parlano tutte le lingue oltre a tutto il resto che gia' si sa. E parlare un po' di francese aiuta. So pure bonzua' che vorrebbe dire bonasera; non pare, eh? Invece vuole proprio dire bonasera.
E' che io mi coltivo, come dice la gente istruita. Compro tutte le settimane la "Settimana enigmistica", e leggo le notizie di cultura. Le parole crociate non le fo perche' mi annoiano, pero' leggo le notizie di cultura e le barzellette. Certe barzellette poi le riracconto come se le avessi inventate io, che serve per avere successo in societa', che e' il modo educato di dire che abbordi le bagascette in modo elegante, non come quello che sventola la mazzetta e gli mette subito le mani addosso; no, io sono per le tecniche eleganti, come Ilfo'.
E adesso viene il bello, perche' non e' che mi state a sentire per sentirmi fare la lezione del maestro di vita, no? Voi volete sapere la storia di Mistero, e io la so meglio di tutti. Che anzi potrei dire che sono l'unico che la sa veramente, almeno la parte finale, prima non lo so, ma prima non lo sapeva nessuno perche' la gente ci aveva troppa paura e lui usciva solo quando era gia' buio e non parlava con nessuno e tutte le cose pratiche le faceva fare ai fantasmi servitori o agli animali che gli obbedivano perche' li aveva incantati con le parole magiche. Che in pratica lui non doveva fare niente, se la godeva e basta. Se poi se la godeva la vita, perche' non e' che sono proprio sicuro che se la godesse. Comunque i soldi ce li aveva, eccome se ce li aveva, e una casa che era un castello, piu' grossa del Comune e del Duomo messi insieme.
*
Ando' cosi'. Ch'ero stato in discoteca e com'e' come non e', poi m'ero ritrovato nel parcheggio con la testa rotta che sanguinava e senza portafoglio. La bardascetta. Che magari ci aveva il comparetto gia' appostato. E' che se non avessi bevuto l'oceano Atlantico di gin e di grappa che m'ero bevuto ci avrei avuto i riflessi pronti. E invece. Invece eccomi per terra, con la zucca rotta e senza bigliettoni. Adesso non lo so piu' che mi e' preso. Pioveva che dio la mandava. Il diluvio universale. E piu' stavo sdraiato per terra a farmi lavare dall'acqua del cielo e piu' le idee mi si schiarivano e mi confondevano insieme. Saro' restato li' mezz'ora, saranno usciti centomilioni di John Travolta e ci fosse stato uno che si fosse fermato a darmi una mano con tutto quel sangue che mi rovinava il completino da belfico tuttintiro. Sentivo i brividi e ogni starnuto e mi pareva che mi facessero un elettroshock. Se non mi decidevo ad alzarmi ci restavo per sempre sdraiato in quel parcheggio puzzolente.
Cosi' mi sono tirato su, e per fortuna che la macchina era ancora li', nemmeno dieci passi che me li ricordo ancora uno per uno che arrivare da qui a li' pareva la tortura delle torture, come camminare a piedi nudi sui carboni ardenti ed insieme essere stretti nel ferreo amplesso della Vergine di Norimberga, che e' una tortura che vi spiego un'altra volta. Come che fu, ci arrivai, e per fortuna le chiavi ce le avevo ancora, che non mi andava di dovermi far beccare mentre sembrava che rubavo la macchina mia.
Salito in macchina, che ci avevo la fiaschetta di scorta che fu come una vampata di calore e di benessere, il dolore si trasformo' in rabbia, in rabbia nera, in rabbia che ruggiva come un leone, come un cane arrabbiato, come un lupo mannaro. M'avevano fregato il portafoglio: e va bene, sono cose che capitano. M'avevano rotto il cranio: e chi se ne frega, sono cose che succedono. Ma che quella zoccoletta col papponaccio suo m'aveva bidonato come il pivello dei pivelli, questa non ci riuscivo a mandarla giu'. Adesso ero poco efficiente per cercarla col pezzo e sturarla da parte a parte con tutto il caricatore, e poi non riuscivo a ricordare bene la faccia, che chi le guarda mai le facce delle femmine pittate, che tanto una pittata dopo sembrano un'altra persona, coi capelli blu, cinque anelli di fil di ferro sul naso e la borchia imbullonata nella lingua. Per chiudere quel conto dovevo tornare un'altra sera, e magari lasciar passare una settimanatella o un mesetto, cosi' abbassavano la guardia, lei e il magnaccia suo.
Ma qualche cosa la dovevo fare adesso, perche' era adesso che ero furioso.
Pero' sono pure uno prudente. Non sono di quelli che scendono dalla macchina e cominciano a impiombare il primo che passa. Io li capisco, eh, non voglio giudicare - che a me i giudici pussa via -, io li capisco quelli che fanno una strage magari perche' hanno fatto undici con la schedina. Non dico che hanno sempre ragione, pero' qualche ragione bisogna riconoscere che ce l'hanno. No, dovevo fare qualcosa, ma non quel genere di cosa. Dovevo fare una cosa che in condizioni normali magari non avrei fatto, ma in quel momento e in quello stato si'. Cosi' mi rilassavo e me ne andavo a nanna. Meglio della masturbazione, dico io.
Cosi' me ne tornai al paese. Non a tutta birra perche' con quell'acqua non si vedeva a un palmo dal naso, ed io lo sapevo di avere i riflessi rallentati, cosi' guidai adagino adagino, da bravo scioffer, che e' francese pure questo e significa l'autista, pero' scioffer ha quel fascino esotico che e' tutta un'altra storia, no? E' una cosa come Ilfo'.
Ero quasi arrivato al paese che vedo sul bordo della strada uno che cammina lemme lemme. Non lo so che m'e' successo, ma mi fece rabbia che con tutta quell'acqua quell'imbecille andava in giro lemme lemme, con un impermeabilone col cappuccio e uno zeppone in mano che li' per li' mi sembro' un ombrello tenuto chiuso, tenuto chiuso con tutta quell'acqua che pioveva giu' che pareva il diluvio universale bis. Il sangue mi sali' al cervello e non ci vidi piu': accelerai e lo presi in pieno. Casco' dal lato sbagliato, cioe' verso il centro della strada, cosi' potei fare inversione e passargli sopra. Tre volte feci la veronica, e ogni volta anche se non sentivo il rumore che il frastuono della pioggia era troppo forte, pero' lo percepivo dalle vibrazioni delle ruote e della macchina ogni volta che gli passavo sopra che le ossa scrocchiavano e diventavano polvere di biscotti.
La quarta volta, siccome s'era rovesciato con la faccia in su e l'impermeabilone gliela lasciava scoperta, la quarta volta i fari l'illuminarono bene in faccia e m'accorsi che era Mistero. E li' vicino c'era il magico vincastro, che quelo zeppone non era un ombrello, ma proprio il magico vincastro di Mistero. E' andata cosi'.
*
Li' per li' non sapevo se era piu' la paura o l'incoscienza. Pero' mi fermai e vomitai, mi vomitai pure l'anima. Che mi fece bene perche' adesso ero lucido. E dovevo prendere una decisione. E pensai che la decisione piu' urgente era di raccogliere il cadavere e buttarlo fuori strada e vedere se c'era modo di nasconderlo. Pero' non e' che mi sentissi del tutto sicuro, che se magari scendevo e m'avvicinavo per afferrarlo, quello magari ancora non era morto del tutto e ci aveva ancora la forza di toccarmi col magico vincastro e addio Benfaco', che sarei io (non e' il nome vero, e' il mio nome d'arte, il nondeplumme dicono i francesi, che sarebbe il nome falso che usa chi fa un lavoro che e' meglio non farsi riconoscere, come il lavoro che fo io con destrezza. Io l'ho preso da un telefilm di quanto era ragazzino: Benfaco' il fantasma dell'uve, che pero' l'uva non c'entrava niente perche' era ambientato in un museo che pero' lo chiamavano dell'uve perche' si vede che li' dove lo avevano costruito prima ci doveva essere una vigna, o una cantina, che ne so, e' un telefilm che ho visto un sacco di anni fa, adesso non e' che mi posso ricordare tutto). Comunque, adesso dovevo decidere svelto svelto che dovevo fare, e magari se lo spingevo piano piano con la macchina verso la cunetta era la cosa migliore. Oppure chissenefrega, lo lascio in mezzo alla strada e filo a casa, prima che mi piglia una polmonite.
Insomma ero li' che pensavo al da farsi e chi ti spunta fuori? La pattuglia dei carabinieri. Che stanno sempre attufati dentro la casermaccia loro come topi e proprio la notte del diluvio universale si decidono a uscire in perlustrazione. Certa gente e' proprio senza capoccia. Arrivano, vedono quel fagottone in mezzo alla strada, e vedono pure la macchina mia, che con tutta la pioggia si riconosce sempre per via di quel simbolo virile che ci ho fatto verniciare sul davanti, che alle squinzie gli piace il maschio italiano sfacciato. Cosi' affiancano la macchina alla mia, tirano giu' il finestrino, mi fanno segno di farlo pur'io, e il brigadiere fa: "Benfaco', l'hai fatta grossa stavolta, questa e' galera sicura". E io: "E non ci si potrebbe mettere d'accordo? Non ha visto niente nessuno e io non lascio nessuno a mani vuote". "Troppe ce ne vorrebbero di svanziche". "Lei fa una cifra, ed io procuro il valsente". "No, no, non si puo' fare". "Sarebbe meglio, brigadie', meglio di farsi un nemico che ci ha tanti amici che tutti ci hanno un ferro". "E che, minacci?". "Avviso, avviso solamente, in segno di rispetto e di amicizia". "Siamo in due noi, non lo vedi?", e con la testa accenno' al carabinieretto al posto di guida. "Se c'e' mangime per uno, ci sara' pure per due". "Non se ne parla, questa e' corruzione, e io il lavoretto mio me lo tengo stretto". "E fino a quando?". "Sarebbe?". "Sarebbe gli amici col ferro che dicevo prima". "Benfaco', adesso basta. Scendi e con le mani in alto".
E qui giocai la briscola.
- L'avete visto chi e'?
- Chi e' chi?
- Il mucchio di stracci in mezzo alla strada.
- E che cambia?
- Perche' siete una massa di begalini. Perche' eccome se cambia. Non l'avete visto il magico vincastro?
- Il magico vincastro?
- Eh, si', il magico vincastro.
- Mannaggia a li sorci verdi! Il magico vincastro!
- Eh gia'.
- E perche' l'avresti fatto?
- E se dicessi un incidente?
- Guarda che eravamo appostati, gli sei passato sopra sette volte. Delitto passionale, forse?
- No. E poi il perche' non si dice.
- E ha fatto in tempo a farti la fattura?
- Sono servizi che non si pagano.
- L'hai capito, Benfaco', non fare lo spiritoso. Quell'altro genere di fattura.
- Non ha fatto in tempo a fare niente. E' morto subito.
- Sicuro che e' morto?
- Sicuro. Se non ci credete toccatelo.
- Fossi scemo, io non lo tocco.
- E neppure io.
- E allora?
- E allora?
- E allora quel contributo alla pensione di due onesti funzionari dello stato?
- Basta che dite la cifra.
- Centomila euro per me e diecimila per Capuozzo Vincenzo fu Gennaro qui presente, che non e' graduato. In contanti, e non segnati. E niente trucchi. E tutto dimenticato per sempre.
- Cinquantamila piu' cinquemila, l'ingordigia non e' una bella cosa.
- Centomila e diecimila, e non si tratta.
- E uno sguardo discreto alle cartuccelle che m riguardano nell'archivio dello stato sovrano.
- Affare fatto.
- Affare fatto.
*
Qualche ora dopo pioveva di meno e passo' Giannozzo col furgone delle paste che le faceva sia per il bar suo che per i bar di due o tre paesi vicini. E lo trovo' lui il cadavere di Mistero.
Tanta era la paura pure di quei fifoni dei giornalisti che usci' solo la notizia che uno sconosciuto era stato trovato esanime eccetera. Ne' nomi ne' niente. Tutti ci avevano paura di Mistero. Nessuno oso' mai entrare in casa sua, che era piu' grossa del Comune e del Duomo messi insieme. Era li', ma la gente non si avvicinava. Neppure i ladruncoletti che s'infilano pure nelle tombe subito dopo i funerali per vedere se c'e' ancora la fede o almeno un paio di scarpe da rivendere. Poi qualche anno dopo ci fu il terremoto che sapete, e restarono solo rovine. Ma li' dov'era la casa di Mistero, che era piu' grossa del Comune e del Duomo messi insieme, nessuno le ha mai volute scavare.
Perche' vi racconto questa storia, e proprio adesso che sono vecchio e decrepito e non so piu' se e' meglio che tiro le cuoia subito o aspetto di rimbambire del tutto? Semplice: perche' non vorrei morire senza che nessuno sappia che anche se non ho fatto altro nella vita che risse col morto e rapine a mano armata e furti con destrezza, e magari pure qualche marachella che non avrei dovuto fare, almeno una cosa grossa l'ho fatta: sono l'uomo che ammazzo' Mistero. Non sara' come aver fatto fuori Giulio Cesare, d'accordo, ma per un paesano come me e' sempre una bella storia, no? Come Ilfo'.

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Donatella Di Cesare, Heidegger & Sons. Eredita' e futuro di un filosofo, Bollati Boringhieri, Torino 2015, pp. 512, euro 13.
*
Riletture
- Laura Balbo, Giuliana Chiaretti, Gianni Massironi, L'inferma scienza. Tre saggi sull'istituzionalizzazione della sociologia in Italia, Il Mulino, Bologna 1975, pp. 320.
- Elena Lamberti, Marshall McLuhan, Bruno Mondadori, Milano 2000, pp. XII + 196.
- Maria Laura Lanzillo, Il multiculturalismo, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. X + 154.
- Franca Pinto Minerva, L'intercultura, Laterza, Roma-Bari 2002, pp. X + 150.
*
Riedizioni
- Andrea Boitani, Sette luoghi comuni dell'economia, Laterza, Roma-Bari 2017, Rcs, Milano 2019, pp. XIV + 194, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3516 del 21 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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