[Nonviolenza] Telegrammi. 3515



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3515 del 20 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Approssimandosi l'anniversario della nascita di Alfio Pannega
2. Per la ricostruzione della civile convivenza
3. I compiti dell'ora
4. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
8. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
9. Omero Dellistorti: Billibonze se ne frega
10. Omero Dellistorti: Mo' te lo dico io
11. Amleto Fenedisci: Noi reicchiani
12. Amleto Fenedisci: Sbadigli
13. Amleto Fenedisci: Storia brevissima di Svejamarmotte
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. AMICIZIE. APPROSSIMANDOSI L'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI ALFIO PANNEGA

Si avvicina il 21 settembre, anniversario della nascita di Alfio Pannega; e quanti hanno avuto la fortuna di essergli amici e compagni di lotte lo ricordano ancora con l'affetto di sempre e la nostalgia che ogni anno si fa piu' struggente.
Perche' il ricordo di Alfio se da una parte si offusca nei dettagli che svaniscono o che l'incessante lavorio (e rovello, e travaglio) della memoria rimodella e semplifica, dall'altro si fa piu' nitido nella visione globale e, verrebbe da dire, nell'interpretazione figurale - riprendendo il concetto che Auerbach cosi' sapientemente illustro' con riferimento all'opera dantesca - della sua persona, della sua azione, della sua testimonianza che nell'accrescersi della distanza temporale si chiarifica vieppiu', e ci convoca ancora e ancor piu' ai nostri doveri, ai doveri di tutti gli esseri umani compresi del compito ineludibile di agire per il bene comune dell'umanita'.
Per molti, che lo conobbero solo superficialmente, Alfio fu e resta soltanto una sorta di epitome incarnata di una viterbesita' fatta di tratti arguti, di vita agra e grama di fatiche e sofferenze, ma anche di prorompente vitalita' ed amore per questa terra e la sua gente, la sua storia, le sue tradizioni autentiche e quelle mitiche o mitizzate. E questo certamente Alfio fu, ma fu anche molto di piu'. Ed e' quel di piu' che ancora una volta qui si vorrebbe rievocare.
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L'uomo generoso che condivideva senza esitazioni e senza rimpianti i suoi scarsi beni con ogni persona che gli chiedesse soccorso ed ospitalita'.
L'uomo che aveva fatto tutti i lavori piu' faticosi e meno apprezzati, e che ne aveva tratto la coscienza del diritto di ogni essere umano alla dignita' ed alla solidarieta'.
L'uomo che aveva vissuto in una grotta, prima con la madre amatissima e poi da solo, e che aveva subito torti ed ingiustizie, ed emarginazione e fin angherie, ma che gli stenti e le sofferenze di cui aveva fatto amara esperienza non avevano peggiorato, ne' avvilito, ne' corrotto; al contrario: non solo non era stato corroso dalla frustrazione e dalla rabbia, ma anzi quelle dolorose sue vicenda seppe interpretarle come uno straordinario esperimento di verita' per dirla con Gandhi; come una esperienza che lo ricongiungeva a tutte le vittime di tutte le oppressioni; come un vissuto prima subito e poi rivendicato che rendeva ancora piu' forte il suo appello nitido e incandescente alla lotta di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi per la liberazione comune dell'umanita' intera da ogni privazione e da ogni oppressione.
Sapeva tradurre la coscienza di sfruttato in analisi della societa' e della storia, e in appello alla lotta contro tutte le ingiustizie, in programma di liberazione dell'umanita' intera, in riaffermazione degli immortali principii dell'89: liberta', uguaglianza, fraternita'.
Ugualmente, le amarezza della vita non lo avevano piagato, non gli avevano strappato la gioia di vivere, non ne avevano mutilato l'anima fiera e generosa: era un uomo che non conosceva il risentimento e il rancore. Ai torti subiti e alle ingiustizie tutte sapeva rispondere con la riflessione morale e la lotta politica per i diritti di tutti, con la solidarieta' con tutte le vittime, con la fraternita' con tutte le oppresse e tutti gli oppressi, con l'umanita' cosi' com'e' e come dovrebbe essere. Fu sempre un coraggioso e invitto difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, un difensore di tutti gli esseri viventi, un difensore di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Fu sempre un esempio della virtu' della misericordia che si fa pratica concreta di condivisione ed insurrezione nonviolenta contro ogni violenza, contro ogni ingiustizia, contro ogni menzogna, contro ogni vilta'. Fu sempre un amico della nonviolenza, che e' la resistenza antifascista che continua sempre e non si arrende mai.
Un tratto che forse solo gli amici piu' intimi gli conoscevano e che gli era piu' proprio, connaturato, consustanziale, era il riserbo, la discrezione, la delicatezza, l'attenzione weiliana per il mondo e per l'altra persona; certo, vi era anche l'Alfio dalla battuta fulminante, dall'eloquio popolano robusto e fin ruspante; ma nel conversare tra amici rivelava una nobilta' d'animo ed una finezza di tratto e di gusto, una gentilezza e una prossimita' che nel ricordo ancora mi commuove.
Era un militante comunista libertario. E' difficile spiegarlo a chi oggi trangugia e prende per verita' le idiozie vomitate dalla televisione, ma la storia dei comunisti in Italia non e' quel coacervo di grigiore, ipocrisia, demenza e complicita' di cui favoleggiano gli eterni aedi di tutti i poteri dominanti; e' stata un'altra cosa. Nelle classi oppresse e' stata un'esperienza di umanita' luminosa e aggettante verso quella che Ernst Bloch chiama la patria ancora da venire, quel regno della liberta' in cui ogni essere umano sara' un aiuto per ogni altro essere umano. Che poi ci si chiamasse comunisti o socialisti o anarchici o libertari, che si fosse iscritti al partito o al sindacato o che si volesse rivendicare la condizione di "cani sciolti" o di militanti in piccole e minime organizzazioni di lotta, o che si fosse soltanto coscienti di essere sfruttati e vessati e quindi parte dell'umanita' sofferente il cui grido lacerava i cieli e chiamava ad insorgere, fu e resta un sentire comune e un condiviso agire che umanizzava e riscattava il mondo, e che ancora oggi apre la via nella morta giungla e nei vertiginosi labirinti in cui i poteri dominanti riducono le persone a merce e consumo, a scarti e rovine, a statue di sale e belve.
La difesa intransigente dei diritti umani di tutti gli esseri umani: questo e' stato ed e' ancora la lotta delle classi oppresse, la resistenza delle persone denegate, il sollevarsi dei popoli violentati e fin animalizzati (e' la formula icastica di Frantz Fanon, psichiatra e combattente contro il colonialismo); il sentimento di solidarieta' con tutte le vittime dell'oppressione, la condivisione del dolore e delle speranza (la lotta di Rosa Luxemburg contro la guerra e contro l'incipiente totalitarismo perche' "la liberta' e' sempre la liberta' di chi la pensa diversamente da noi", il "principio speranza" di Bloch e di Moltmann, il pugnace "principio disperazione" di Guenther Anders, il principio responsabilita' di Jonas, la vita activa e il miracolo della nascita e l'opposizione al totalitarismo di Hannah Arendt, la critica di tutte le istituzioni totali e di tutte le ideologie e le forme di organizzazione e le prassi repressive e disumananti condotta dalla scuola di Francoforte, l'analisi e la proposta di Virginia Woolf nelle Tre ghinee - questo capolavoro del pensiero politico contemporaneo); la fraternita' e sororita' intimamente sentite e vissute in ogni fibra del proprio essere, ed insieme il movimento esistenziale, personale, sociale e storico, concreto e coerente, contestuale e complesso, lacerato ed infinitamente aperto, di riconoscimento e di comunione con l'umanita' intera. La "forza dell'amore" di Martin Luther King, e il "rispetto per la vita" di cui ci parlava il dottor Schweitzer.
Alfio estendeva questo rispetto e questa solidarieta' non solo a tutti gli esseri umani, ma anche agli animali - innanzitutto agli amati cani di cui si circondava e che accudiva amorevolmente -, ma anche alle piante, alla citta' e alla terra, alle persone passate, presenti e venture, alla storia e al futuro.
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E questo anelito di liberazione, questo concreto impegno di lotta per la dignita' di tutti e di ciascuno, era il cuore del suo amore per la cultura.
Fin dall'eta' piu' verde possedeva e padroneggiava la cultura scolastica di chi era stato in collegio, con la fame di sapere del povero che nella cultura vede la via e la sostanza dell'emancipazione, del riconoscimento di dignita', della giustizia e della liberta'; ed era una cultura certo rigidamente definita entro i confini tipici di un tempo in cui un libro che avesse meno di settant'anni era ipso facto sospetto di eccessiva modernita'; ma era altresi' di alto livello ed indelebilmente impressa nel ricordo: Dante e i poemi cavallereschi soprattutto, e poi gli altri classici della poesia italiana che allora si mandavano a memoria, Manzoni e Leopardi, i risorgimentali come Berchet e Fusinato, Giusti e Mercantini, e poi Carducci e Pascoli, naturalmente.
Ma quella cultura l'aveva poi ulteriormente coltivata nel corso dell'intera sua vita, e fecondata nel contatto vivo con l'esperienza della poesia a braccio e della cultura artigiana e operaia, e soprattutto contadina: ricca di doni sapienziali, morali e scientifici, di saperi botanici e zootecnici, di scienza della terra e della vita, ma anche della filosofia come milizia di cui parlavano gli stoici antichi, ed anche di conservazione nella memoria di un patrimonio di conoscenze classiche e di tecniche letterarie finissime.
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E da militante comunista libertario Alfio Pannega e' stato vivacemente presente in tutte le lotte a Viterbo e nell'Alto Lazio condotte per la pace e i diritti umani, di solidarieta' internazionale con i popoli oppressi, contro l'emarginazione e le istituzioni totali, in difesa della natura e contro un modello di sviluppo onnidivoratore ed onnidistruttivo, contro il razzismo e contro il maschilismo.
In un atteggiamento mai arcigno ed accigliato, ma sempre aperto alla gioia e alla festa, nell'amore per la vita, nell'accudimento e nell'empatia per e con il mondo vivente tutto; coltivando e praticando, per intima convinzione e come esito della sua propria esistenziale ricerca e meditazione e pratica, le virtu' che il movimento di liberazione delle donne ci ha insegnato a riconoscere come decisive per la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutte e tutti, per la salvezza comune dell'umanita' e della biosfera.
L'amore per la conoscenza e la pratica della condivisione, l'ascolto dell'altra persona e la lotta in difesa del bene comune, quell'"esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa" di un distico di Saba, era tutt'uno col suo antifascismo, con la sua nonviolenza.
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Aveva conosciuto e contrastato la barbarie fascista e poi la violenza vampiresca, alienante e desertificatrice del neocapitalismo, nella persistenza e nelle trasformazioni del potere che offende e dissangua: dal blocco agrario prima, ai rampanti saccheggiatori del blocco edilizio poi, dal notabilato al clientelismo, dal familismo amorale fino al regime della corruzione e della penetrazione dei poteri criminali, alla governamentalita' ed alla biopolitica di cui parlava Foucault nei suoi corsi.
E' deceduto prima dell'attuale estremo imbarbarimento, ma la sua testimonianza, la sua lezione, il suo lascito morale e civile ancora illuminano la nostra lotta contro il razzismo, contro la violenza, contro i poteri che "hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace" (come si legge in quel luogo di Tacito).
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Resta ancora da ricordare la fase forse piu' bella e preziosa della sua vita: gli anni dell'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di cui fu decisiva anima dal primo giorno di quell'estate del '93 fino all'ultima ora della sua vita nella primavera del 2010, sul finire di aprile, che e' veramente "il piu' crudele dei mesi".
E resta da ricordare la lotta per il diritto di tutte e tutti alla casa, che fu l'ultima sua grande iniziativa, l'ultima campagna di lotta e di solidarieta' in cui mise ancora una volta tutto se stesso, ancora una volta gettando il cuore oltre l'ostacolo, ancora una volta l'Ulisse del XXVI della prima cantica dantesca. Nel corso di quella lotta mori'.
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Gli anni passano, e chi scrive queste righe ha l'impressione che occorrerebbe fare molto di piu' per tramandarne la testimonianza.
Ed e' un impegno che si deve richiedere ad esempio agli studiosi locali di storia patria: in questi ultimi tempi preziose ricerche ha condotto Vincenzo Ceniti, cui va anche la nostra gratitudine.
Ed ovviamente Antonello Ricci, che la testimonianza di Alfio raccolse pochi mesi prima che fosse troppo tardi e restitui' in un volume che e' finora unico, e che forse potrebbe svolgere adesso una nuova ricerca raccogliendo e studiando le voci di chi Alfio conobbe e che potrebbe recare testimonianze preziose, preziose per la citta', preziose per l'umanita'; una ricerca sul modello di quelle di Nuto Revelli, per intenderci.
E naturalmente Pietro Benedetti che tiene vivo il ricordo di Alfio con uno spettacolo teatrale in cui lo impersona con virtu' mimetica tale che per i piu' giovani che non lo hanno conosciuto Alfio rivive in lui ed attraverso lui ancora dona il suo esempio ed effonde la sua capacita' educativa come autentica prassi di liberazione.
Ma tante altre persone che gli furono amiche potrebbero dare ancora ulteriori preziose testimonianze: da Mauro Galeotti, gia' benemerito per i molti libri di documentazione su Viterbo in cui dispiega un infinito amore per la citta' e i suoi abitanti; a tanti militanti politici della sinistra che con Alfio ebbero una sincera, autentica amicizia (e penso ad esempio ad Ugo Sposetti); ma anche, e direi forse soprattutto, le persone che piu' intensamente hanno preso parte all'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", che hanno vissuto con lui giorno per giorno, condividendo quotidianamente esperienze e riflessioni dal 1993 al 2010. E penso in primo luogo a Luciano, ad Antonietta, ad altre persone cui chi scrive queste righe e' legato da un affetto profondo e dalla condivisione di indimenticabili esperienze di lotta e di vita.
All'indomani della scomparsa di Alfio ebbi a formulare la proposta della costituzione di un "Archivio Alfio Pannega", che raccogliesse materiali e testimonianze di e su di lui. E' un impegno ancora da adempiere, anzi, ancora da iniziare: e sono passati gia' nove anni.
Oltre il libro curato da Antonello Ricci ci sono le fotografie di Mario Onofri, che anch'egli ci ha lasciato - ancor giovane - alcuni anni fa; e le fotografie di Francesco Galli, di Massimo Vollaro, di tanti altri ancora. E registrazioni audio e video sparse fra tanti amici di cui sarebbe opportuno fare copie e raccoglierle in un unico luogo. Ed alcune altre testimonianze: un prezioso articolo di Paolo Arena, alcune elaborazioni grafiche di Giselle Dian che alcuni anni fa tradusse in immagini alcune poesie di Alfio, volantini ed altri documenti che forse Arianna Marullo ha conservato... e non elenco altri nomi tra i molti che mi si affollano in mente poiche' certo ne dimenticherei comunque qualcuno.
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Sono passati ormai nove anni dalla scomparsa di Alfio, e tra soli sei anni sara' il centenario della nascita.
Sarebbe una buona cosa, una buona cosa per Viterbo, e non solo, se in occasione del decennale della scomparsa prima, e del centenario della nascita poi, la ricerca documentaria e storiografica sulla sua figura e la sua esperienza fosse impegno comune e pubblico della citta'.
E forse il Comune, l'Universita', il Consorzio Biblioteche e gli altri istituti di civica rappresentanza e di cultura presenti potrebbero cominciare fin d'ora a promuovere e sostenere un impegno in tal senso; cosi' come, indipendentemente o congiuntamente, gli amici e i compagni di Alfio che non lo hanno dimenticato.
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Ma non posso concludere questo breve ricordo di un vecchio amico e compagno di lotte, senza ripetere una volta ancora che se Alfio fosse vivo oggi, ci chiamerebbe sulle barricate contro il razzismo e il fascismo che torna, in difesa delle sorelle e dei fratelli perseguitati, abbandonati nei lager libici, naufraghi in mare, abbandonati tra gli artigli delle mafie schiaviste la' e qui.
Se Alfio fosse qui, ci convocherebbe a scendere in piazza ancora una volta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Se Alfio fosse qui, sarebbe con noi - ci sia concesso di ripeterlo ancora una volta con le stesse parole che da giorni e giorni ripetiamo - a rivendicare la necessita' e l'urgenza di un adeguato e corale impegno nonviolento dell'intero popolo italiano affinche', dopo la caduta del governo razzista e golpista che lungo un anno ha commesso scellerati crimini contro l'umanita', si torni ora alla legalita' costituzionale e al rispetto dei diritti umani, e si realizzino al piu' presto alcuni obiettivi irrinunciabili:
1. tornare alla legalita' che salva le vite: abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista teste' caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
2. tornare al primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto: ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
3. distinguere il bene dal male: che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
4. tornare alla Costituzione: ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' ha infranto;
5. una persona, un voto: riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid e di schiavitu' di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
6. far cessare la strage nel Mediterraneo: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
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Una breve notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213.

2. REPETITA IUVANT. PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CIVILE CONVIVENZA

E' il riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani la chiave di volta.
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Come si puo' tollerare che gli europei abbiano il tristo privilegio di recarsi ovunque nel mondo a rapinare e dissipare risorse, ed agli esseri umani di interi continenti sia negato il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro?
Chi, se non i governi europei, i governi del continente gia' responsabile di secoli di colonialismo, genocidio e saccheggio, ha creato il mercato illegale del traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste?
E non e' chiaro a chiunque che c'e' un solo modo per sconfiggere ed annientare il mercato illegale del traffico di esseri umani su cui le mafie schiaviste lucrano profitti immensi, e questo solo modo e' riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico pianeta casa comune di tutti in modo legale e sicuro?
Accogliere gli esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', e' certo impegnativo, ma questo impegno non e' un nostro dovere, un dovere comune?
Accogliere gli esseri umani in fuga da violenze inenarrabili non e' forse un adempimento del primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto, il dovere di salvare le vite?
E salvare le vite dei fuggiaschi non e' il primo passo per una piu' ampia azione per contrastare guerre e fame, schiavitu' e dittature?
Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire le guerre e la fame? Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire ovunque le dittature e la schiavitu'?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
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E come si puo' tollerare che in Italia vi sia ancora un non dichiarato ma effettuale regime di apartheid che nega diritti fondamentali a milioni di esseri umani?
Il cosiddetto "reato di clandestinita'" non e' forse una flagrante violazione di un diritto umano fondamentale, il diritto ad esistere, che implica il diritto ad avere un luogo nel mondo in cui vivere?
La riduzione in schiavitu' di innumerevoli esseri umani da parte delle mafie tanto nelle citta' quanto nelle campagne non e' forse un crimine contro l'umanita'?
L'esistenza in Italia di campi di concentramento non e' un pezzo di fascismo che denega, infetta e aggredisce il nostro ordinamento giuridico costituzionale?
La negazione del diritto di voto a milioni di persone che qui vivono, non e' la negazione della democrazia stessa?
Non e' ancora giunta l'ora di inverare le promesse e il programma della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
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Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte dal precedente governo.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento del diritto di ogni essere umano a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione del cosiddetto "reato di clandestinita'".
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per contrastare adeguatamente il cancro della schiavitu' in Italia.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abolizione dei campi di concentramento.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici per tutte le persone che si trovano in Italia, ed innanzitutto per il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento stesso della democrazia.
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Il pericolo razzista e fascista e' tutt'altro che sconfitto nel nostro paese.
La destra razzista e fascista oggi controlla e domina i mass-media e quello strumento principe del totalitarismo che sono i cosiddetti "social media".
La destra razzista e fascista costruisce il suo consenso con una propaganda che usa della diffusione della paura, della menzogna e della barbarie come risorse primarie.
La destra razzista e fascista e' ancora maggioritaria in parlamento, ed e' solo per la spaccatura tra i due principali partiti di essa espressione che da pochi giorni non e' piu' coesa al governo, e vi e' invece (e fortunatamente) un governo in cui due partiti antifascisti si trovano insieme ad un partito fascista.
Se la parte antifascista e costituzionale del governo riuscira' a promuovere il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla legalita' costituzionale, cio' dipendera' anche e soprattutto dalla mobilitazione dal basso contro il razzismo e contro il fascismo, mobilitazione dal basso che deve continuare, deve intensificarsi ed estendersi.
Ma perche' questa mobilitazione dal basso per la democrazia possa crescere, essa deve anche approfondire la riflessione e l'autocoscienza e fare in piena consapevolezza la scelta necessaria: deve fare la scelta della nonviolenza.
Perche' solo la nonviolenza contrasta il fascismo in modo adeguato.
Perche' solo la nonviolenza eredita e prosegue la Resistenza antifascista nei suoi valori e nel suo progetto.
Perche' solo la nonviolenza invera il programma scritto nella Costituzione repubblicana.
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Analisi concreta della situazione concreta, dunque.
Ed impegno concreto e coerente, che difenda e promuova la democrazia e la dignita' umana ovunque e comunque sia possibile farlo; che valorizzi e sostenga ogni azione che difende la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; che incessantemente si opponga ad ogni cedimento alla barbarie fascista.
Uscire dalla subalternita', dunque.
La nostra lotta scaturisce e si svolge nel confronto reale ovunque conflitto tra oppressione e liberazione si dia, ed insieme si sviluppa e si autocomprende in una prospettiva globale di azione costantemente orientata al bene comune dell'umanita'.
Oggi qui l'opposizione al razzismo ed allo schiavismo e' l'impegno cruciale.
Come il disarmo, come la salvaguardia dell'ambiente, come l'opposizione al sistema di potere ed al modo di produzione che riduce gli esseri umani a mere merci consumatrici di merci ed avvelena e divora e desertifica il mondo vivente, distruggendo con esso la stessa umanita' che ne e' abitatrice e parte.
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Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA

Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
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Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI

Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
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Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
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Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

8. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

9. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: BILLIBONZE SE NE FREGA

Quando l'ho conosciuto, eravamo tutti e due ospiti dello stato, ci aveva sulla schiena da spalla a spalla la scritta "Billibonze se ne frega" e la faceva vedere a tutti, e tutti lo sapevano che quello che ci aveva quella scritta faceva quel mestiere ed era meglio stargli alla larga.
Quale mestiere? Andiamo, che ce lo sapete. Non ci siete stati pure voi qualche volta negli alberghi gratuiti che la patria offre ai suoi figli piu' irascibili? Ce lo sanno tutti in tutte le galere che Billibonze fa il giustiziere: uno lo paga bene e lui fa fuori quello che gli dicono di far fuori, tanto di ergastoli ne ha gia' una mezza dozzina. E com'e' come non e' riesce sempre o a finire lui nel gabbio dove c'e' il pollo da tirargli il collo o e' il pollo da tirargli il collo che finisce nel gabbio dove sta gia' lui che aspetta come aspetta il ragno in mezzo alla sua sottile e trasparente architettura.
Cosi' se ti capita di essere trasferito nell'hotel che ospita Billibonze cominci a chiederti se hai fatto qualche sgarro a qualcuno, e lo stesso se sai che ieri Billibonze e' diventato un nuovo coinquilino del condominio tuo.
Io veramente ero cosi' incosciente che non mi preoccupai per niente quando Billibonze fu messo nella cella mia. C'era una branda libera. E non mi preoccupai nemmeno quando mi fece leggere la famosa scritta. Certo che ce lo sapevo chi era Billibonze, ma io sgarbi non ne avevo fatti a nessuno, a parte quelli che non potevano certo tornare dall'aldila' a raccontarlo. Cosi' non mi preoccupai. E diventammo amici, se cosi' si puo' dire.
Adesso che e' morto, e che e' morto male, che tutti l'avevano sempre saputo che sarebbe morto male, credo di poterlo dire che eravamo diventati amici. Ci piaceva stare zitti a tutti e due, e questo era tutto.
Ammazzare la gente in carcere no e' cosi' facile come sembra. Ormai si sono fatti furbi tutti quanti. Chi puo' si fa i guardaspalle, e chi non puo' si affilia. Pero' se pagano, se pagano bene, tutto si puo' fare. E Billibonze sapeva fare. Con un cuscino, con una scheggetta di vetro grossa quanto un'unghia ch forse era veramente solo un pezzo d'unghia, e pure di meno, con una manciata di terra ficcata a forza nella bocca mentre ti tiene il naso turato. E a calci, soprattutto, a calci dove fanno piu' male, dove rompono quello che non si riaggiusta. Sapeva fare, era il mestiere suo. Che ci faceva coi soldi nessuno lo sapeva. Forse finivano a qualche parente, che lui campava di niente, non aveva interessi, non so neppure se pensasse qualche cosa, di solito in cella stava seduto sulla branda, si dondolava avanti e indietro e non diceva niente.
Finche' successe quello che prima o poi succede. Che pagarono qualcuno per fare fuori pure lui. Apposta lo misero nella cella mia. E una notte Billibonze non respirava piu', che ci aveva un chiodo lungo venti centimetri nero e lustro grosso come una lancia piantato in testa e uno piantato nel cuore. Un lavoro ben fatto. Chi era stato non si seppe mai. Eravamo in cinque in quella cella, nessuno vide niente.
Poi mi cambiarono di carcere, e la prima cosa mi feci fare un tatuaggio sulla schiena, da spalla a spalla, con la scritta "Billibonze se ne frega". A lavoro finito, che ci volle un pomeriggio nella cella che eravamo solo noi due, il tatuatore fini' pure di respirare.
Le leggende non muoiono.

10. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: MO' TE LO DICO IO

Mo' te lo dico io com'e' che vanno le cose, sor zebbedeo de li zebbedei, mo' te lo dico io.
E che ti credi, eh? Che siccome le ho patite di tutti i colori, allora sono diventato un bestiolo mansueto che ogni fesso che passa gli da' una frustata e io squittisco "Grazie, signore"?
E che ti credi, che perche' mi hanno chiuso in gabbia e m'hanno fatto quello che m'hanno fatto, e poi m'hanno caricato sul barcone, sul vagone-bestiame, sul furgone coi vetri oscurati, adesso sarei diventato un agnellino, un agnellino beee' beee', un agnellino senza gli attributi, eh?
E invece no. Ho imparato. Me lo avete insegnato voi, me l'hanno insegnato gli amici tuoi. E io mi applico, io imparo, io mi rimbocco le maniche, io divento come voi.
E adesso tocca a me torturarti, sor zebbedeo de li zebbedei.

11. ENCICLOPEDIA GENERALE DEI DELIRI IN COMPENDIO. AMLETO FENEDISCI: NOI REICCHIANI

Non ne avevi mai sentito parlare? Ma allora sei proprio un selvaggio, un burino, un panzone tutto ciccia e niente cervello. Non t'aggiorni. Vienna e Berlino e Zurigo non ti dicono niente? Bravo, sono due capitali e mezza, ma di che? No, no, di che, non della Prussia e dell'Impero e dei lanzichenecchi che poi si sono incattiviti e sono diventati banchieri, che ce lo sanno pure i selci come te. Di che? Te lo dico io: de la siganalisi. La siganalisi, si'. Che e' la scienza delle ragioni di tutto quello che fai che tu non lo sai perche' lo fai e la siganalisi lo sa. Lo vedi che non sai niente? Lo vedi?
E questo era il punto primo, la siganalisi. E poi c'e' il punto due, ovverosia punto secondo. La siganalisi non c'e' una sola, ma diverse. Come il vangelo, no? Che dovrebbe essere uno e invece sono quattro. Si', quattro sono. Cosi' la siganalisi. E le differenze si chiamano scuole. Scuole, scuole, come le scuole di quando andavamo a scuola. Te lo ricordi?
Ed eccoci al punto terzo ed ultimo: noi che ci vedi qui davanti siamo della scuola reicchiani. No recchioni, reicchiani, e' un'altra cosa. E ci abbiamo l'energia orgonica, che viene dall'universo. Come i superpoteri, solo che e' un superpotere solo che da solo vale piu' di tutti gli altri messi assieme, e chi ce l'ha fa l'amore sempre e non si stanca mai. Ti piacerebbe essere reicchiano pure a te, eh? E che non ce lo so? Vorrebbero essere tutti reicchiani, ma se fossero tutti reicchiani, noi a chi torturiamo? Perche' l'energia orgonica si accumula in certe scatole, ma per tirarla fuori dall'universo non e' una cosa semplice, e allora come si fa? Si strilla e si mena. E piu' meni e piu' quello che meni strilla, e piu' energia orgonica si accumula nelle scatole, che poi tu attacchi un filo e ti ricarichi. Come il viagra, come i telefonini, ma dura di piu'.
E qui si capisce dov'e' il problema: che serve la materia prima: perche' a mena' semo boni tutti, ma quello che conta e' quello che strilla, che deve strilla' co' tutti i sentimenti. E la gente strilla bene solo se soffre tanto. Ecco perche' te menamo col filo spinato. Hai capito mo'? E' una cosa scientifica. Che noi non e' che semo chissacche', sado-masochisti, marxisti-leninisti, nonnincarrozza, fresconi al bagno o belle mascherine, no: noi semo reicchiani.
E mo' abbasta co' le chiacchiere e vedemo de comincia' a accumula' 'st'energia orgonica ne le scatole, via.

12. ENCICLOPEDIA GENERALE DEI DELIRI IN COMPENDIO. AMLETO FENEDISCI: SBADIGLI

A me la gente che sbadiglia, specialmente quella che sbadiglia mentre parlo io, io proprio non la sopporto. Che e' cafonaggine e mancanza di rispetto, e specialmente mancanza d rispetto per me che gli spiego le cose ed impartisco le direttive.
Dice: pero' li fai troppo lunghi 'sti comizi.
Ah si'? Intanto sono il segretario generale e quanto devono essere lunghi i comizi lo decido io. Poi, se ci sono parecchie cose da dire, e che e' colpa mia? E' la realta' che e' complessa, e' il mondo che e' grande e terribile, e per spiegarlo ci vuole la dialettica, e la dialettica non e' panfete e punfete, no: ci vuole la tesi, l'antitesi e la sintesi, che ce lo sanno pure i sassi. E poi si deve tenere conto del fatto che tutto si tiene nella realta' storico-sociale, e che c'e' sempre un nesso, per esempio tra il prezzo delle patate stamattina al mercato e le eclissi sia solari che lunari. E questo e' socialismo scientifico, materialismo storico e dialettico, unica arma del proletariato mondiale nella lotta per l'emancipazione dei popoli e la liberazione dell'umanita', mica ceci.
Ci ho ragione o no? Dite, dite pure liberamente, cosi' vediamo chi e' il goiastrone che ci ha voglia di passare il resto della vitaccia sua nel gulag.

13. ENCICLOPEDIA DELLE METAFORE IN COMPENDIO. AMLETO FENEDISCI: STORIA BREVISSIMA DI SVEJAMARMOTTE

Ci si divertiva, ci si divertiva da matti Svejamarmotte a fare il lavoro suo. E non ci pensava a come sarebbe andata a finire.
A nessuno gli piace di essere fregato oggi, e domani, e dopodomani. Soprattutto sempre dalla stessa persona.
La morale e': diversificare, diversificare sempre. E sapere quando e' il momento di sparire un attimo prima, l'attimo fuggente.

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Hannah Arendt, Guenther Stern-Anders, Le Elegie duinesi di R. M. Rilke, Asterios, Trieste 2014, 2019, pp. 80, euro 12.
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Riletture
- Benedetta Craveri, Madame du Deffand e il suo mondo, Adelphi, Milano 1982, 2001, pp. 702.
- Ida Magli, Gli uomini della penitenza. Lineamenti antropologici del medioevo italiano, Garzanti, Milano 1977, pp. XXVIII + 196.
- Ana Rossetti, Imago Passionis e altre poesie, Le Lettere, Firenze 1994, pp. 188.
*
Riedizioni
- Gustave Flaubert, La signora Bovary, Einaudi, Torino, 1983, 2015, Rcs, Milano 2019, pp. 396, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Traduzione di Natalia Ginzburg.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3515 del 20 settembre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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