[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 511
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- Date: Sun, 28 Apr 2019 13:36:31 +0200
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 511 del 28 aprile 2019
In questo numero:
1. Mirella Billi
2. Quattro lettere aperte
3. Ricordando Alfio Pannega
4. Approssimandosi l'anniversario della scomparsa di Alfio Pannega (2018)
5. Nel ricordo di Alfio Pannega celebrata a Viterbo la Giornata internazionale della pace (2017)
6. Per Alfio, sette anni dopo (2017)
7. Con Alfio Pannega contro la guerra (2016)
8. Ricordato a Viterbo Alfio Pannega nel sesto anniversario della scomparsa (2016)
9. Alfio (2015)
10. Per Alfio, nel quinto anniversario della morte (2015)
1. LUTTI. MIRELLA BILLI
E' deceduta Mirella Billi, docente e saggista, illustre studiosa della letteratura inglese, pensatrice e militante femminista.
Con gratitudine la ricordiamo.
*
Una breve notizia su Mirella Billi
Dal sito della "Italian Association of Shakespearean and Early Modern Studies" di cui era socia riprendiamo la seguente notizia di alcuni anni fa: "Mirella Billi e' Professore Emerito di Letteratura inglese, materia che ha insegnato per oltre vent'anni presso l'Universita' di Viterbo, dopo quelle di Firenze e Udine. Ha scritto numerosi saggi e volumi sul Settecento, e piu' specificatamente sul romanzo (Le strutture narrative nel romanzo di Henry Fielding, Milano, Bompiani; Il Gotico Inglese: il romanzo del terrore 1764-1820, Bologna, Il Mulino), la letteratura di viaggio, il Grand Tour, la cultura della sensibilita', il dramma gotico, la relazione fra arte e letteratura e fra letteratura e linguaggio dell'estetica, oltre che su singoli autori, in particolare Austen e Beckford. In una prospettiva linguistica ha studiato il discorso giornalistico nei quotidiani e nelle riviste del Settecento ("Ladies' Fashion Magazines: Social Life and Consumerism in Eighteenth-century England" in News Discourse in Early Modern Britain, Bern, Peter Lang, 2006) e il linguaggio della critica teatrale nei periodici. E' autrice del capitolo sul Settecento nella Storia della letteratura inglese, Torino, Einaudi. I suoi interessi e le sue ricerche nell'ambito dell'Ottocento e del Novecento, della critica e della teoria letteraria hanno condotto alla pubblicazione di volumi e articoli su Virginia Woolf, su altri scrittori modernisti e su numerosi autori contemporanei, ad un volume sulla parodia letteraria (Il testo riflesso, Napoli, Liguori) e ad una serie di testi sulla ri-scrittura letteraria e filmica postmoderna e sulla meta-narrativa storica. I suoi studi sulla poesia dell'Ottocento e del Novecento (Il Vortice fisso, Pisa, Pacini, e' dedicato alla poesia di Sylvia Plath) come pure sulla narrativa di quei secoli, in particolare delle donne, sono testimoniati da numerose traduzioni, articoli e capitoli in volumi e riviste letterarie. Le sue traduzioni includono le Memorie biografiche di pittori straordinari di William Beckford, poesie di autori contemporanei, i saggi di Virginia Woolf sugli scrittori (Parma, Pratiche), La stanza di Jacob di Virginia Woolf e Matilda di Mary Shelley (entrambi pubblicati a Venezia da Marsilio). Mirella Billi lavora attualmente su alcuni aspetti culturali del Long Eighteenth Century e sul Canone letterario (ha di recente curato Studi sul canone, Viterbo, Settecitta', 2007). Oltre ad essere curatrice di una serie di monografie su autori inglesi contemporanei, Billi contribuisce attivamente, con articoli e recensioni, a svariate riviste letterarie".
2. MATERIALI. QUATTRO LETTERE APERTE
Egregio Presidente della Repubblica,
ho molto apprezzato le parole di verita' da lei dette in questi giorni contro il fascismo ed i suoi odierni criminali apologeti, e gliene sono profondamente grato.
Ed e' proprio perche' condivido quelle nitide sue parole che vorrei richiamare la sua attenzione su tre tragici fatti.
Il primo: il governo italiano da mesi nega l'approdo in un porto sicuro in Italia ai naufraghi soccorsi nel Mediterraneo (cosi' impedendo il compimento di quell'opera di soccorso); non solo: diffama e sabota i soccorritori volontari che nel Mediterraneo salvano vite umane; ed infine - orribile a dirsi - si adopera per impedire che possano trovare salvezza in Italia i superstiti in fuga dai lager libici.
Il secondo: il governo italiano da mesi ha imposto nel nostro paese misure di vera e propria persecuzione razzista che violano diritti umani fondamentali e pongono le basi di un regime di apartheid.
Il terzo: il governo italiano da mesi conduce una forsennata propaganda di istigazione all'odio razzista e di apologia dell'omissione di soccorso.
Tutto cio' e' illecito.
Tutto cio' e' mostruoso.
Tutto cio' configura un crimine contro l'umanita' e un attentato contro la Costituzione che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
La prego di intervenire, nelle forme previste dall'ordinamento, per contrastare questa barbarie.
Augurandole ogni bene...
*
Egregio Segretario Generale dell'Onu,
rivolgiamo a lei, e tramite lei anche al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un urgente appello ad intervenire nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
In particolare segnaliamo i seguenti crimini:
1. Omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
2. Conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
3. Persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
4. Sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
5. Reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
6. Violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
E' in atto in Italia un vero e proprio colpo di stato che mira ad instaurare un regime razzista, violatore dei diritti umani, negatore dei principi fondamenti e dei supremi valori della democrazia, dello stato di diritto, della dignita' umana.
L'Onu, che ha proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, deve intervenire in difesa delle vittime dei crimini razzisti commessi dal governo italiano, deve intervenire a sostegno dell'ordinamento giuridico costituzionale democratico italiano, deve intervenire per impedire che in Italia s'imponga il razzismo, l'anomia, la barbarie.
Cento anni fa in Italia nasceva il fascismo: averlo lungamente sottovalutato ai suoi esordi e negli anni successivi, ha poi provocato la piu' immane tragedia del XX secolo.
Non si commetta di nuovo lo stesso errore.
Si contrasti subito la criminale politica razzista e golpista del governo italiano.
Ci si opponga subito alle abominevoli violazioni dei diritti umani di cui essa consiste.
Ci si adoperi subito per difendere in Italia la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, la civile convivenza.
Nelle forme adeguate ed opportune, ma subito, senza esitazioni e senza ambiguita', l'Onu intervenga nei confronti del governo italiano per far cessare i crimini razzisti in corso.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Egregio Segretario generale del Consiglio d'Europa, signor Thorbjorn Jagland,
ancora in questi ultimi giorni, mentre in Libia infuria la guerra, il Ministro dell'Interno italiano (e reale "dominus" del governo di questo paese) conferma col suo linguaggio torbido, subdolo e brutale che il governo italiano continuera' ad omettere di soccorrere i naufraghi negando loro approdo in porti sicuri in Italia; che il governo italiano continuera' a osteggiare e sabotare i soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo; che il governo italiano continuera' ad adoperarsi per impedire ai superstiti dei lager libici di trovare scampo in Italia; che il governo italiano non lascera' sbarcare nei suoi porti i profughi in fuga dalla guerra e dall'orrore.
Queste decisioni, in atto ormai da mesi, violano con tutta evidenza i diritti umani, costituiscono flagranti crimini, crimini razzisti.
A cio' si aggiunga che il medesimo Ministro da anni conduce una forsennata propaganda di effettuale istigazione all'odio razzista, e che soprattutto per suo impulso mesi addietro e' stato legiferato in Italia il cosiddetto "decreto sicurezza della razza" che ha imposto obbrobriose misure di persecuzione razzista palesemente incompatibili con la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Peraltro il Ministro si fa forte del fatto che alcune settimane fa la maggioranza parlamentare razzista che sostiene il governo ha negato alla magistratura l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il reato di sequestro di persona aggravato, reato realmente commesso (e successivamente reiterato); tale effettuale complicita' da parte della maggioranza dei membri del Parlamento italiano ha indotto il Ministro finanche a grottesche espressioni di scherno nei confronti della funzione giurisdizionale della magistratura, quasi si ritenesse "legibus solutus" (cosa incompatibile con uno stato di diritto, con una democrazia costituzionale, con un paese civile, e propria invece di un regime dittatoriale).
Egregio Segretario generale del Consiglio d'Europa, signor Thorbjorn Jagland,
credo che la mia preoccupazione sia condivisa da tutte le persone ragionevoli che percepiscono nitidamente e con orrore come in Italia il governo stia commettendo gravissimi crimini razzisti.
Ebbene, non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Lo ripeto: non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Lo ripeto ancora: non si commetta ancora una volta lo stesso errore di sottovalutazione, di indifferenza, d'infingardaggine e vilta', che fu compiuto al sorgere del fascismo in Italia e in Europa.
Se in un qualunque paese un governo commette crimini razzisti (che in quanto tali sono crimini contro l'umanita', essendo il razzismo un crimine contro l'umanita'), e' dovere dell'umanita' intera e quindi di tutte le istituzioni democratiche di essa e di parti di essa rappresentative, intervenire affinche' quei crimini cessino.
L'Italia fa parte dell'Europa, e del Consiglio d'Europa di cui lei e' Segretario generale: la prego di volere, nell'adempimento delle sue funzioni e nell'ambito delle sue competenze, adoperarsi in tutte le forme opportune e adeguate affinche' il Consiglio d'Europa si attivi per contrastare questi crimini razzisti.
Pregandola di un intervento tempestivo, voglia gradire distinti saluti.
*
Egregio Presidente della Commissione Europea,
da molti mesi il governo italiano commette il delitto di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
Addirittura nelle circostanze in cui il soccorso sia agevolmente effettuabile ed effettuato, il governo italiano giunge all'orrore di esprimersi e di operare affinche' i superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
Con il cosiddetto "decreto sicurezza" il governo italiano ha imposto misure di persecuzione razzista nei confronti di persone del tutto innocenti, misure palesemente in contrasto sia con la stessa Costituzione della Repubblica Italiana, sia con il diritto internazionale, sia con la Dichiarazione universale dei diritti umani; tale decreto e' stato autorevolmente definito "disumano, criminale e criminogeno" e tale da configurare elementi di "apartheid".
Ministri del governo italiano persistono in una propaganda che costituisce flagrante istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
Nel commettere e per commettere i summenzionati crimini razzisti il governo italiano non solo viola convenzioni internazionali dall'Italia sottoscritte, non solo viola leggi ordinarie dello Stato, ma viola la stessa Costituzione della Repubblica Italiana...
Questo e' cio' che accade in un paese dell'Unione Europea.
Chiediamo che l'Unione Europea intervenga nei confronti di un governo che commette flagranti crimini razzisti; chiediamo che l'Unione Europea intervenga in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ringraziandola per l'attenzione, voglia gradire distinti saluti.
3. MEMORIA RICORDANDO ALFIO PANNEGA
Riproponiamo alcuni interventi gia' apparsi negli scorsi anni sul nostro notiziario in memoria di Alfio Pannega.
*
Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3370, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, il fascicolo de "La domenica della nonviolenza" n. 420, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-203.
4. REPETITA IUVANT. APPROSSIMANDOSI L'ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI ALFIO PANNEGA (2018)
Il 30 aprile ricorre l'anniversario della scomparsa di Alfio Pannega, che ci ha lasciato nel 2010.
Lo ricordiamo ancora una volta come il migliore degli amici, il migliore dei maestri, il migliore dei compagni nella lotta per la liberazione dell'umanita' intera da ogni oppressione, nella lotta in difesa dell'intero mondo vivente da ogni violenza e devastazione, esempio dell'umanita' come dovrebbe essere.
Nel ricordo di Alfio Pannega continuiamo la lotta nonviolenta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Nel ricordo di Alfio Pannega continuiamo la lotta nonviolenta per la vita dell'intero mondo vivente, casa comune dell'umanita'.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Rispetto per la vita di tutti gli esseri viventi.
Uguaglianza di diritti tra tutti gli esseri umani.
Condividere il bene ed i beni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune.
La nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Nella tua lotta per la verita' e la giustizia, in ogni tuo atto di responsabilita' e di generosita', nella dignita' che splende in te come in tutte le persone, in ogni gesto di condivisione del bene e dei beni, li' Alfio vive ancora.
5. REPETITA IUVANT. NEL RICORDO DI ALFIO PANNEGA CELEBRATA A VITERBO LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE (2017)
Ricorrendo il 21 settembre la Giornata internazionale della pace, istituita dall'Onu per esortare l'umanita' a porre fine a tutte le guerre e le uccisioni, ed il genetliaco di Alfio Pannega (Viterbo, 1925-2010), il poeta e militante politico viterbese che per l'intera sua vita si adopero' per la pace, i diritti umani e la difesa del mondo vivente, presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolto un incontro di riflessione e di testimonianza.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha tenuto una commemorazione, cui e' seguito un momento di convivialita'.
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
L'incontro si e' concluso con l'appello a promuovere ovunque il 2 ottobre, nell'anniversario della nascita di Gandhi che l'Onu ha dichiarato Giornata internazionale della nonviolenza, iniziative di riflessione e di mobilitazione per la pace e i diritti umani, per contrastare la violenza nell'unico modo concreto e coerente: con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza che sola salva le vite e riconosce la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
*
Noi che abbiamo avuto la fortuna grande di conoscerlo, sappiamo che se Alfio fosse oggi qui con noi ancora ci esorterebbe alla lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; ancora ci esorterebbe alla lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; ancora ci esorterebbe alla lotta in difesa del mondo vivente. Poiche' per tutta la vita Alfio ha lottato per la liberazione dell'umanita', per tutta la vita ha coraggiosamente donato quanto aveva per aiutare gli altri, per tutta la vita ha testimonato come sia possibile vivere una vita degna e generosa anche nella poverta', per tutta la vita ha dimostrato come l'umanita' potrebbe e dovrebbe essere. Sono gia' sette anni che Alfio ci ha lasciato, l'impegno che fu suo e' ancora il nostro.
In questi giorni in cui tremendi disastri naturali ci ricordano la nostra essenziale fragilita' e quindi il dovere di riconoscerci un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente e prestarci quindi vicendevole soccorso; in questi giorni in cui nel nostro paese con somma ferocia uomini violentano e uccidono donne; in questi giorni in cui il razzismo infuria anche nella societa' e nella politica del nostro paese; in questi giorni in cui guerre, dittature, persecuzioni e schiavitu' mietono vittime in tante parti del mondo; in questi giorni in cui dittatori folli minacciano di provocare una catastrofe atomica e il nostro stesso paese non ha ancora sottoscritto l'impegno promosso dall'Onu per fermare la proliferazione nucleare; in questi giorni in cui il nostro paese continua a rifornire di armi regimi che violano i diritti umani e che conducono guerre e compiono stragi; in questi giorni in cui continua la devastazione della biosfera da parte di poteri economici e politici criminali che schiavizzano tanta parte dell'umanita', e rapinano e devastano ed avvelenano tanta parte del pianeta; ebbene, noi riaffermiamo il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta', alla condivisione e alla civile convivenza. Riaffermiamo il dovere di opporci a tutte le violenze. Riaffermiamo l'impegno ad agire per la pace con mezzi di pace. Riaffermiamo la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Non vi e' alcuna concreta possibilita' di lotta adeguata ed efficace contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo, contro un sistema di potere schiavista e rapinatore, contro la devastazione della biosfera, se non facendo la scelta della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Dalla Giornata internazionale della pace che celebriamo oggi, 21 settembre, lanciamo un appello a tutte le persone di volonta' buona e a tutte le istituzioni democratiche a promuovere ovunque il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza, iniziative di riflessione e di mobilitazione.
Opporsi alla guerra, agli eserciti, alle armi. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Salvare le vite e' il primo dovere.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega, ogni giorno ci si impegni per la pace, contro tutte le uccisioni, contro tutte le violenze.
6. REPETITA IUVANT. PER ALFIO, SETTE ANNI DOPO (2017)
Sette anni sono passati da quando Alfio Pannega, il 30 aprile del 2010, ci ha lasciato.
Sette anni nei quali il ricordo della sua persona, della sua testimonianza di militante comunista e libertario, di amico della nonviolenza, ci ha accompagnato e illuminato la via.
Io che scrivo queste righe non credo che vi sia altra vita che questa, cosa che la rende piu' preziosa e vieppiu' ci impegna a non dissiparla ma valorizzarla per acquisire conoscenza e praticare virtu', giacche' fatti non fummo a viver come bruti. Alfio lo sapeva, ed ha vissuto una vita di enorme fatica e grandi sofferenze, ma anche di incontenibile felicita' nel bene operare, nel donare, e nello studio e nella poesia, nella lotta politica contro tutte le ingiustizie e le menzogne.
Non credo di aver conosciuto una persona piu' generosa di lui, ed insieme piu' lucidamente consapevole del dovere di tenere insieme l'agire benigno nella vita quotidiana e l'orizzonte della lotta politica per la liberazione dell'umanita' e la difesa della biosfera. Aveva fortissima coscienza del nesso che lega personale e politico, dell'esigenza di vivere in coerenza coi propri principii, del fatto che ogni tuo gesto e' un esempio. Era incapace di odiare, e preferiva soffrire anziche' far soffrire.
Sembrava un personaggio uscito da Omero o dalla Bibbia, da Dostoevskij e Tolstoj. Era insieme cosi' trasparente e cosi' profondo che tutte le persone che lo incontravano stabilivano con lui un'immediata empatia, ma cosi' vaste erano la sua sapienza e la sua saggezza che ogni volta che ne rammemori i gesti e le parole, i pensieri e le azioni, ne cogli ulteriori significati e valori ed appelli, ne ricevi nuovi doni iridescenti, idee preziose e nutrienti, ad un tempo scintille di luce e particole di pane e sorsate di acqua ed aulente e impetuoso respiro di vento. Era una grande anima. Il dolore e le sopraffazioni subite non lo avevano peggiorato, ma vieppiu' illimpidito e confermato nella sua resistenza all'inumano, nella sua solidarieta' con l'umanita' intera e con gli altri animali che molto amava. Era un militante politico del movimento delle oppresse e degli oppressi, che significa sentir continuamente nella propria carne il dolore patito da ogni altra persona, e significa anche dinanzi a ogni nodo che strozza, ad ogni iniquita' dispiegata o segreta, porsi il problema del che fare, mai rinunciando alla lotta e sempre pensando che deve esserci un'alternativa al disordine costituito, un'azione buona e giusta da compiere, una via alla liberazione comune.
Sapeva quali e quanto grandi siano i nostri limiti di esseri fragili e perituri, e questo non lo abbatteva ma anzi lo spingeva a un impegno piu' intenso, piu' rigoroso, piu' generoso.
Sono passati sette anni dalla sua morte, e' ancora vivo.
7. REPETITA IUVANT. CON ALFIO PANNEGA CONTRO LA GUERRA (2016)
Si e' svolto nel primo pomeriggio di mercoledi' 21 settembre 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria di Alfio Pannega, di cui ricorreva l'anniversario della nascita; tema dell'incontro: "Con Alfio Pannega contro la guerra. Riflettendo sul lascito morale e politico di un militante comunista amico della nonviolenza".
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Nel corso dell'incontro e' stata rievocata la personalita' di Alfio Pannega mettendone particolarmente in rilievo la riflessione e l'agire nell'impegno per la pace e contro tutte le uccisioni; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri viventi; in difesa dell'umanita' e della biosfera.
Dai partecipanti all'incontro un ringraziamento e un saluto e' stato inviato a Pietro Benedetti, ad Antonello Ricci, all'editore Davide Ghaleb e al gruppo teatrale della "Banda del racconto" per l'impegno a tener viva - nei modi a ciascuno propri e specifici - la memoria di Alfio Pannega; cosi' come e ancor piu' a quanti hanno condiviso con lui l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" da anni trasferitosi nella campagna di Castel d'Asso.
Nel corso dell'incontro sono stati anche letti e commentati i testi dei discorsi tenuti ad Assisi martedi' 20 settembre da papa Bergoglio, di nitida denuncia della guerra e del razzismo, e di appello alla lotta comune dell'intera umanita' contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le violenze; per salvare tutte le vite; per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese nel suo intervento ha messo in rilievo di Alfio Pannega particolarmente due caratteristiche del suo impegno morale e politico: il suo essere un militante comunista che lottava per l'eguaglianza di diritti di ogni essere umano e per la liberazione dell'umanita' intera da ogni oppressione, ed il suo essere un amico della nonviolenza, che quella lotta per l'eguaglianza di diritti e la liberazione dell'umanita' aveva saputo rendere cosi' ancor piu' concreta e coerente; le due cose in lui erano una sola, e lo erano in virtu' della sua chiarezza di analisi e profondita' di riflessione, che si traduceva altresi' nei suoi comportamenti quotidiani e nella sue scelte di vita; riflessione, comportamenti e scelte tutti informati a un limpido e rigoroso impegno di verita' e di solidarieta', di amore per l'umanita' e per il mondo, di generosita' assoluta, di lotta senza illusioni contro ogni menzogna, di lotta senza illusioni contro ogni violenza.
Nel ricordo di Alfio Pannega, alla scuola di Alfio Pannega, continua la nostra lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, in difesa della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
8. REPETITA IUVANT. RICORDATO A VITERBO ALFIO PANNEGA NEL SESTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA (2016)
La mattina di sabato 30 aprile 2016, nel sesto anniversario della scomparsa, con un incontro promosso dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" e' stato ricordato a Viterbo Alfio Pannega, indimenticabile figura di antifascista e poeta, militante comunista e libertario, amico della nonviolenza, animatore dell'esperienza di solidarieta' concreta del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul".
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Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ricordato la figura e la riflessione di Alfio Pannega, sottolineando come col passare del tempo si rischi che il ricordo di Alfio sia ridotto ad uno stereotipo che ne travisa profondamente la persona e non coglie e quindi non comunica il reale valore della sua testimonianza, del suo pensiero e della sua azione.
E di Alfio Pannega Peppe Sini ha voluto particolarmente ricordare la profonda, colta, complessa e preziosa riflessione morale e politica (che molti che pur credono di averlo conosciuto ignorano del tutto); l'amore per il sapere e la vocazione educativa; il concreto e coerente - e profondamente meditato - impegno di generosa solidarieta' con tutti gli oppressi e di vibrante sollecitudine per tutti gli esseri viventi; il concreto e coerente impegno di lotta contro tutte le oppressioni, le violenze, le menzogne.
Alfio Pannega e' stato sempre impegnato contro il fascismo e contro lo sfruttamento, per i diritti di tutti gli esseri umani e la trasformazione egualitaria ed ecoequosolidale della societa', mettendo in pratica personalmente, quotidianamente, le scelte di giustizia per cui si batteva: accogliendo ed aiutando chiunque si rivolgesse a lui per soccorso, condividendo tutti i suoi pochi beni con ogni persona che fosse nel bisogno.
Ha contribuito a Viterbo ai movimenti di lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura e della civilta', del mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ha preso parte alle lotte contro i poteri criminali e il regime della corruzione.
Ha partecipato - dai primi anni Novanta fino alla morte - alle attivita' di formazione alla nonviolenza che si sono svolte a Viterbo, dando un luminoso contributo di testimonianza e di riflessione.
Sempre e' stato impegnato per il bene comune; la morte lo colse mentre era impegnato con tutto se stesso - "mettendoci la faccia", come si usa dire oggi: fino a consentire che il suo volto fosse riprodotto nei manifesti che denunciavano l'"emergenza casa" a Viterbo - nell'ultima sua grande lotta per il diritto di tutti ad una abitazione.
Che Alfio Pannega sia ricordato nella pienezza e nella profondita' del suo valore, della sua testimonianza di uomo generoso e coraggioso, di antifascista coerente e intransigente, di militante comunista e libertario, di amico della nonviolenza, di poeta e pensatore.
A sei anni dalla morte, il suo ricordo ancora ci sostiene, ci guida, ci esorta e ci impegna a proseguire la lotta per la liberazione dell'umanita', per la difesa della biosfera, per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
9. REPETITA IUVANT. ALFIO (2015)
Ricorre oggi il novantesimo anniversario della nascita di Alfio Pannega.
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Ho conosciuto Alfio Pannega negli anni '70 del secolo scorso.
Ero all'epoca un giovane militante della sinistra rivoluzionaria, e lui era gia' un vecchio compagno antifascista, comunista, libertario.
A Viterbo era conosciutissimo ed amatissimo, ma pochi avevano con lui un rapporto di riflessione condivisa.
Mi capito' invece di ragionare con lui dei compiti dell'ora e delle piu' ardue questioni teoriche e pratiche del nostro movimento - il movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' -, e di cogliere quanto profonda fosse la sua sapienza, quanto acuta e complessa la sua riflessione, come nella sua vita di proletario e nella sua cultura di autodidatta avesse svolto ragionamenti essenziali, si fosse costruito un metodo, si ponesse gli stessi problemi che ci ponevamo noi giovani giunti al marxismo e al comunismo consiliare e antiautoritario attraverso la critica non solo del capitalismo e dell'imperialismo ma anche di ogni totalitarismo e delle vecchie e nuove ideologie e prassi dell'alienazione su cui avevano continuato a riflettere i pensatori della scuole di Francoforte, ed Ivan Illich, ed Ernst Bloch, ed Hannah Arendt, e Murray Bookchin, ed il femminismo che tutti ci interrogava e chiamava ad un approfondimento ed impegno ulteriore, piu' profondo, piu' decisivo.
In quel tempo nella sinistra storica gia' prevalevano burocrazie subalterne all'ideologia borghese ed alle macchine weberiane della ragione strumentale; ma anche nella sinistra di provenienza studentesca o intellettuale vi era una sottovalutazione - coperta da una mitizzazione non meno alienata e alienante - del sapere delle classi oppresse. Si leggeva certo Mariategui e Gramsci, De Martino e la migliore antropologia - e sociologia - fondata sull'osservazione partecipante e la ricerca sul campo, Nuto Revelli e le altre ricerche degli storici orali, i rendiconti delle esperienze operaie di Castellanza e non solo, e Basaglia naturalmente. Ma restava un atteggiamento in sostanza paternalistico, avanguardistico, dirigenziale.
Meno vanto di essere stato un funzionario di partito - un "rivoluzionario di professione" - che invece volle e seppe ascoltare. Sara' per questo che non ho fatto carriere. E ascoltandolo seppi quanto acuto, quanto profondo fosse Alfio Pannega.
Fu per anni un'amicizia di scarsi incontri e lunghe chiacchierate.
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Poi nell'estate del '93 accadde una cosa che cambio' le nostre vite.
Un gruppo di ragazzi decise di occupare l'ex gazometro da decenni abbandonato, a ridosso delle mura cittadine di Viterbo nella Valle di Faul. E a ridosso dell'area del gazometro c'era la minuscola casa di Alfio.
Ero di molti anni piu' vecchio di quei giovani; partecipai all'occupazione pensando che la presenza di un pubblico amministratore (ero all'epoca consigliere provinciale) e giornalista (erano gli anni in cui redigevamo il settimanale "Sottovoce" che a Viterbo si batteva contro il regime della corruzione e la penetrazione mafiosa) sarebbe stata utile a impedire eventuali intenzioni di sgombero violento; cosi' fin dalla prima mattina fui uno degli occupanti, e mi trovai a condurre le trattative con le istituzioni - con esito positivo: il centro sociale esiste ancora (il che ovviamente non mi risparmio' di essere il primo dei condannati per l'occupazione).
Quella prima mattina avevamo iniziato a ripulire l'area dalle sterpaglie che Alfio usci' di casa e si uni' a noi. Fu un incontro gioioso per entrambi, e per tutti. Se il centro sociale esiste ancora, Alfio ne reca il merito maggiore.
Dal primo giorno iniziammo la formazione alla nonviolenza, e la nonviolenza ha caratterizzato il centro sociale di Viterbo per anni. Ma di questo diro' in un'altra occasione.
Per Alfio il centro sociale fu una rinascita: dopo anni di dura solitudine si ritrovo' una famiglia allargata di giovani e giovanissimi che in lui, attraverso lui, scoprirono un mondo: l'antifascismo negli anni della dittatura, la poverta' e l'oppressione perdurante sotto il regime democristiano corrotto e ladro, la storia della Viterbo popolare che resisteva, il marxismo pensato e vissuto dal proletariato come solidarieta' e come riscatto, come lotta e speranza di un'umanita' finalmente libera e riconciliata. E la storia e le storie "di lunga durata" della citta', del suo popolo, dei suoi monumenti e della sua natura. E la cultura grande dei classici che Alfio aveva appreso bambino in collegio e ancora riteneva a memoria e sapeva recitare col gesto ampio, la voce commossa, gli occhi in lacrime, da Dante a Carducci, in un percorso in cui cultura e lotta di liberazione erano tutt'uno.
E con Alfio e con il centro sociale abbiamo condotto nel corso degli anni Novanta e Duemila - Alfio e' deceduto nel 2010 - lotte nitide e decisive, promosso movimenti e manifestazioni indispensabili. Talora sconfitti e talora vittoriosi - come e' ovvio che accada -, ma quando vittoriosi (come nel caso della lotta che impedi' che un illegale e dissennato mega-aeroporto distruggesse per sempre l'area del Bullicame di dantesca memoria, uno dei piu' importanti beni naturalistici, culturali e terapeutici di Viterbo) con la gioia di avere salvato un bene comune e il bene di tutti; ed anche quando sconfitti con la coscienza comunque di aver fatto la cosa giusta.
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Di Alfio mi ha sempre soprattutto commosso la generosita' e la concretezza, il primato della relazione di accoglienza e di aiuto, e la consapevolezza che la lotta da condurre e' insieme - come si usa ora dire - locale e globale, ovvero immediata e di prospettiva: attenta a recare aiuto subito a chi soffre dolore o patisce ingiustizia, ed insieme collocata coerentemente e dinamicamente in un orizzonte generale di lotta delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la difesa del mondo vivente.
Dopo la sua morte ho temuto che con il trascorrere degli anni prendesse il sopravvento nella memoria comune della citta', ma anche nella memoria collettiva dei compagni aggrediti e non di rado colonizzati dalla societa' dello spettacolo, una immagine di lui stereotipata, pittoresca, folclorica, alienata e falsificata; e per quanto e' stato in mio potere ho cercato di contrastare questa deriva che ne sfigurava il volto, il pensiero, l'azione, il lascito. Talora ho vissuto come una bruciante ferita anche a me inferta certi tentativi infami di offenderne la memoria da parte dei poteri contro cui lui sempre combatte'. E sovente mi sembra che sempre piu' difficile si faccia tramandare ai giovani la sua testimonianza, la sua lotta, il suo - chiedo venia - messaggio. Chi e' giovane oggi fatica a capire la nostra lotta ed e' frequentemente in balia di retoriche immemori e demagoghi ripugnanti. Nel contesto attuale ricordare Alfio e' un atto di ecologia morale e politica, di resistenza al nichilismo, di resistenza al fascismo che torna.
Sono trascorsi cinque anni dalla sua morte, e ricorre ora il novantesimo suo genetliaco: vorrei che questa occasione fosse propizia a promuovere la costituzione di quell'"Archivio Alfio Pannega" che fin dal decesso con alcuni compagni riteniamo necessario creare, e creare presto, prima che documenti importanti (registrazioni, fotografie, manoscritti) si perdano e le memorie di chi lo ha conosciuto svaniscano ovvero si metamorfosino ed omologhino sotto l'incessante azione del tempo, quel lavoro dell'oblio che rielabora e semplifica ed infine travisa, e travolge, ed annienta. Alcuni segnali a mio avviso inquietanti si sono gia' dati. Occorrerebbe fare presto, e bene.
Credo anche, e credo che come me molte altre persone lo credano, che sarebbe cosa buona e giusta che anche le istituzioni - quelle culturali, quelle civiche - avviino un percorso sincero e adeguato di confronto con la sua figura, di riconoscimento del suo valore e della sua importanza. Ciascuno trovi la sua via per rendergli omaggio, per mettere a disposizione di tutti i doni che Alfio ha recato, a Viterbo, all'umanita'.
10. REPETITA IUVANT. PER ALFIO, NEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA MORTE (2015)
Ricorre il 30 aprile il quinto anniversario della morte di Alfio Pannega, che e' stato per me un amico saggio e generoso, un lucido e impavido compagno di lotte, un maestro di vita.
Era il piu' buono degli uomini, uno strenuo combattente per la causa della liberazione dell'umanita' e della difesa della natura, un esempio di come ogni persona e l'umanita' intera potrebbe e dovrebbe essere: libera, giusta, solidale.
Proprio perche' conosceva la fatica e il dolore, conosceva lo sfruttamento e l'oppressione, conosceva la violenza di tutti i poteri iniqui, aveva sempre combattuto contro il fascismo, contro lo sfruttamento, contro la corruzione, contro ogni menzogna e violenza, contro ogni offesa e umiliazione.
Sapeva lottare senza risentimento, senza meschinita', senza incertezze, con il coraggio di chi sa che gli oppressi hanno da perdere solo le loro catene, e con la tenerezza di chi sa che gli oppressi hanno solo la loro dignita', e che combattendo per la loro dignita' combattono per la dignita' di tutti gli esseri umani, per la liberazione di tutta l'umana famiglia, per la verita' dell'intero genere umano cosi' come s'incarna in ogni persona che viene al mondo e che e' pur destinata a perire in breve volger di tempo: che si faccia dunque il possibile perche' la vita di ogni creatura sia degna e felice, che l'intera umanita' si stringa in un unico abbraccio che tutte le persone sostenga, soccorra, conforti: pensava cio' che pensava Leopardi; pensava i forti, i giusti pensieri che solo puoi pensare se insieme sai agire con la tenerezza e con la fermezza dei forti e dei giusti.
Amava la vita di un amore gioioso: per lui tutto era grazia, tutto era gioia, tutto era belta' il mondo vivente: nutriva un amore creaturale per tutte le creature - le persone, gli animali, le piante -, che conosceva di una conoscenza sapiente e savia, empatica ed esatta; conosceva il cuore degli uomini e del mondo.
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Era un poeta e un militante - comunista, libertario e nonviolento - del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita': la sua poesia e la sua militanza erano una medesima cosa, sapeva che tutta la civilta' umana ha questo solo fine: salvare le vite, soccorrere il fragile e l'indifeso, prendersi cura delle persone e del mondo.
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Scrisse Einstein di Gandhi che l'umanita' avvenire avrebbe stentato a credere che un simile uomo fosse davvero vissuto; e nel suo movimento oratorio questa frase coglie ed ostende profonda una verita'; ma e' vero anche - e' vero anche - che innumerevoli sono state e sono e saranno le persone buone, meravigliosamente buone, buone come il pane, cosi' buone che la loro esistenza e' gia' un miracolo (ma in verita' ogni nascita e' un miracolo, come scrisse una volta Hannah Arendt la cui parola e' infallibile); tra queste persone buone che hanno illuminato la mia vita vi e' stato - vi e' - Alfio Pannega. Che grande fortuna averlo conosciuto. Qui lo ricordo e lo ringrazio ancora.
La lotta per un'umanita' di persone libere ed eguali in diritti continua; continua la lotta per salvare le vite; nel ricordo, nella fedelta' alla testimonianza e al legato di Alfio Pannega la nonviolenza e' in cammino.
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 511 del 28 aprile 2019
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