[Nonviolenza] Telegrammi. 3033



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3033 del 12 aprile 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Cessare di uccidere. Per non cessare di esistere
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
4. Alcuni fogli volanti del 2012 e del 2013
5. Opporsi alla violenza e' cosa buona
6. Crolli nervosi, rialzi dei mercati
7. Sine titulo
8. In memoria di Ovidio Capitani
9. Il ritorno dell'eroe (canzonaccia da osteria)
10. Treno
11. Per A. P., due anni dopo
12. Di si' squisiti e di cosi' civili
13. Shlomo Venezia
14. Marisa Vitale
15. Tre semplici cose
16. Come vincono i padroni
17. Prima, dopo
18. Dinanzi al computer
19. Per Marco Baleani
20. Nella giornata in memoria delle vittime della mafia
21. Per i martiri delle Fosse Ardeatine
22. Per l'anniversario dell'insurrezione del ghetto di Varsavia
23. Il falso funerale, i morti veri
24. Tutti i morti parlano ai vivi
25. Il primo e l'ultimo comandamento
26. Caterina, o della resistenza necessaria
27. Segnalazioni librarie
28. La "Carta" del Movimento Nonviolento
29. Per saperne di piu'

1. IN BREVE. CESSARE DI UCCIDERE. PER NON CESSARE DI ESISTERE

Gli insensati assassini che governano il mondo non sembrano accorgersi del fatto che l'umanita' intera e' sull'orlo del baratro, e quindi anche loro stessi insieme a tutte e tutti noi.
Perseverano nell'uccidere, e non si curano del fatto che la catastrofe che stanno provocando raggiungera' infine ogni luogo del pianeta e non si salvera' nessuno.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Prima che sia troppo tardi, si adoperi ogni persona per fermare la guerra e le stragi; si adoperi ogni persona - ed ogni associazione, ed ogni istituzione - per la pace, il disarmo, il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa di quest'unico mondo vivente casa comune di tutte e tutti.
Il compito piu' urgente dell'umanita': cessare di uccidere. Per non cessare di esistere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

3. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. MATERIALI. ALCUNI FOGLI VOLANTI DEL 2012 E DEL 2013

Riproponiamo qui alcuni fogli volanti apparsi nel nostro notiziario nel 2012 e nel 2013.

5. OPPORSI ALLA VIOLENZA E' COSA BUONA

"- Tancredi: Ma infine cosa e' dessa nonviolenza
di cui cianciasi tanto e par sia burla?
- Annibale: Essa e' la lotta contro la violenza.
La lotta, contro la violenza. Lotta.
Poiche' se nitida non fosse lotta
e intransigente contro la violenza,
e non recasse a chi geme e urla
aita prontamente
la nonviolenza non sarebbe niente,
la nonviolenza non sarebbe nulla"
(Da Sebastiano Malcontenti, Domande all'oste, Urbevecchia s.d.)

Opporsi alla violenza e' cosa buona
e in primo luogo alla prima violenza
che e' quella dei poteri dominanti
che negano diritti e dignita'
all'umanita' intera e al mondo tutto.

Opporsi alla violenza e' necessario
e in primo luogo alla violenza magna
dei potentati il cui poter si fonda
sull'oppressione altrui, sull'altrui morte,
l'universal rapina e distruzione.

Opporsi alla violenza. E il solo modo
di realmente opporsi alla violenza
e' scegliere la lotta nonviolenta.
Non vi e' altra lotta contro la violenza
e non vi e' nonviolenza senza lotta.

6. CROLLI NERVOSI, RIALZI DEI MERCATI

Che uccidano le armi sapevamo
avendo letto Omero in gioventu'.

Ma l'assassino non e' solo chi
preme il grilletto e fa sprizzare il sangue.

Dietro quell'assassino altri vi sono:
chi l'arma fabbrica, chi la commercia

chi addestra all'uso, chi permette ancora
che armi, eserciti, che guerre esistano.

7. SINE TITULO

I. These fragments

"Ch'io 'l vidi omo di sangue e di crucci"
(Dante, Inf., XXIV, 129)

Ricordi: c'era a quel tempo il quartetto Cetra
con i coretti, con le canzoncine, il repertorio di buffonerie
consolatorio, basso, gastronomico.

Ma la dialettica di quelle parodie
tragica s'intrideva e tu sentivi
che altro vi era a dire e che uno sdegno
premeva nell'ingorgo, nell'attrito.
E quel rovescio, quella breccia, quel tornante
li' si evocava. Figurale. Spettro.

L'angelonovo sa scavare talpa.
Il teso canapo, l'irrompere del vento
il fuoco dei canti della notte.
Ed il rovesciamento di ogni ordine
fondato sulle ruspe e le frustate.

La rimeditazione
del testamento di Meslier. Quell'epica
didattica
del letame.
No, non conta
qui la rozzezza facile
qui conta
quel riso, quel pianto
per speculum et in aenigmate
sunt lacrimae rerum
et in Arcadia ego
il segreto del feticcio delle merci
il sogno di una cosa.

E il coro delle mummie fridericiane
e il canto dei contadini anabattisti.
Alla dominazione dei poteri dominanti
opporsi e' giusto, opporsi e' necessario.

II. In memoriam

"Parola ferma e sorridente volto
pensieri forti e melodiosi suoni
dell'umile all'aita ed all'ascolto
i sanguinari rovesciando troni"
(Achille Anselmo Focaroni, Odi contro le guerre ed i tiranni)

Di opporsi alla guerra e alle uccisioni
di cui essa consiste, molti sono
i modi, e molte sono le occasioni:
sostituendo alla rapina il dono,

alla violenza le buone ragioni,
ed al rancore sordo il pio perdono,
e agli assalti e le devastazioni
fermi opponendo il vero, il giusto, il buono.

Nel mondo dell'orrore e dello schianto
non resti il bene chiuso negli astucci
o nelle ampolle, ma sia lotta e canto

e serva a contrastare ire e corrucci
ed a lenire il dolore e il pianto.
Scritto in memoria di Lucia Mannucci.

III. Alla scuola di Eschilo

"Et toute l'eternite', et tout l'argent du monde
ne peuvent guerir l'outrage qu'on a fait a' l'homme"
(Emmanuel Levinas, Difficile liberte')

La vampa che consuma e che sfavilla
la lieve fiamma che qui ancora brilla
il soffio che alla mota da' il respiro. Ruah.
Visione formata di nuvola e vento
parola illuminata e restata silente
la fuga del niente che tutto rivolge
in sguardo spento, la memoria
che piu' non ferisce. La storia
della liberazione dell'umanita',
del nudo vero, della pieta' la lotta
incessante.

Datta. Dayadhvam. Damyata.
Der bestirnte Himmel. Das moralische Gesetz.
Solo la nonviolenza puo' salvare - l'umanita'.

8. IN MEMORIA DI OVIDIO CAPITANI

I.

La storia poi non e' vacua oratoria
tenuta del conteggio del biliardo
conto dei morti della sparatoria
processo di tot secoli in ritardo

la sanatoria la giaculatoria
l'arco proteso tra cicoria e nardo
l'inabissarsi di ogni gloria e boria
lo spago della forca e del traguardo

la storia che e' memoria che resiste
restituzione del fatto e del vero
giudizio del passato che persiste

coscienza dell'oltraggio e dell'intero
speranza disperata incanto triste
cammino anche in assenza di sentiero.

II.

Maestro di metodo e di quel metodo
che nell'amore dell'umanita' consiste.

Parola che tramanda e non tradisce
coscienza di una dignita' comune
impegno a non ripetere gli orrori
di condivisa verita' passione.

Sfida alla morte, al buio, al male, al nulla.

os mete ta ghenomena ex anthropon...

9. IL RITORNO DELL'EROE (CANZONACCIA DA OSTERIA)

Un governo di assassini
da un decennio fa crepare
donne uomini e bambini
nelle guerre d'oltremare.
Quel governo di assassini.

E l'esercito italiano
sotto si' alte menti e guide
occupando il suolo afgano
marcia e crepa, crepa e uccide.
Quell'esercito italiano.

Quando poi la salma torna
del soldato messo a morte
il ministro fa le corna
e alla vedova la corte.
Quando poi la salma torna.

E noi tutti brava gente
come vuole la tivu'
giu' una lacrima - oh, cocente -
e non ci pensiamo piu'.
Ah, noi tutti brava gente.

Un governo di assassini
da un decennio fa crepare
donne uomini e bambini
nelle guerre d'oltremare.
Quel governo di assassini.

10. TRENO

Poiche' ogni umana vita
infinito e' un valore
ogni uccisione e' il crimine piu' orrendo.

Ed ogni lutto e' il lutto
dell'umanita' intera.

Poiche' gli esseri umani
un'unica famiglia sono tutti
nessuno osi levare la sua mano
sul fratello.

Ed ogni lutto e' il lutto
dell'umanita' intera.

11. PER A. P., DUE ANNI DOPO

"la' dove a li 'nnocenti si risponde"
(Dante, Purg., VIII, 72)

Sono due anni, e sembra un altro mondo:
non riconosco piu' volti e parole
il vacuo irride ogni sentir profondo
le pristine virtu' son dette fole.

Nessun onore e' reso al verecondo
chiuse per sempre son le antiche scole
l'omero cede sotto il grave pondo
nessun corone intreccia di viole.

Due anni, e gia' si disfa la memoria
del senso e del fine della lotta
il falso mangia il vero, e la tua storia

viene strozzata ai giorni della grotta
e del carretto, e la tua vera gloria
e' cancellata perche' troppo scotta.

12. DI SI' SQUISITI E DI COSI' CIVILI

Di si' squisiti e di cosi' civili
modi e costumi fa sfoggio il ministro
e di pensier si' acuti e si' sottili
che mentre in carezzevole registro

e con movenze nobili e gentili
va salmodiando con cimbalo e sistro
parole insinuanti e tesse fili
tali che in essi mai alcun sinistro

intento coglierebbe il tardo e lento
suddito, ed anzi se ne sta giulivo
a quel suadente argomentare attento

di ogni dubbio e ogni sospetto privo
lieto all'epifania di tal talento:
ed il ministro se lo mangia vivo.

13. SHLOMO VENEZIA

"Morti li morti e i vivi parean vivi"

Ma vi fu un tempo e un luogo in cui i morti
e i vivi furono quasi indistinti
di stracci un solo mucchio nella fossa
per poi svanire tra le fiamme in fumo
si' immane mole di dolore e infamia
uomini edificarono.

Io lo conobbi molti anni dopo
di quella cosa volle la memoria
non fosse cancellata dagli eredi
dei nazisti.

E volle raccontare.
Io l'ho ascoltato.
Ora che e' morto la testimonianza
sua tramandare incombe ancora a noi.

Io l'ho ascoltato
e so che il nazismo
combattere lo devi oggi ancora.
Ancora. E sempre.
Una e' l'umanita'. Tu non permettere
che eriga l'arma dell'oblio altri campi.
Tu non permettere nuovi stermini.
Tu non permettere che Hitler vinca.

14. MARISA VITALE

Non v'e' solo dolore, paura e morte nel mondo
anche vi sono esseri umani
e umana l'opera loro.

15. TRE SEMPLICI COSE

Tre cose noi vorremmo innanzitutto
che un governo onesto ora facesse.
La prima, che la guerra la smettesse:
gia' troppe vite umane essa ha distrutto.

Poi la seconda: che abrogasse tutto
il mucchio di misure da SS
che all'emigrante negano le stesse
umane qualita' e del bene il frutto.

La terza infine: che non piu' sprecasse
i pubblici denari per comprare
armi assassine; e invece destinasse

i soldi risparmiati per salvare
le vite umane, e le gementi masse
dei sofferenti assistere e curare.

16. COME VINCONO I PADRONI

Decidendo loro di cosa si debba parlare.

17. PRIMA, DOPO

Prima cessare di uccidere,
dopo le chiacchiere al bar.

Prima smettere di perseguitare,
dopo l'eterna accademia.

Cessare di partecipare alla guerra.
Abrogare le misure razziste e schiaviste.
Se non salva le vite, la democrazia
e' solo un altro nome del fascismo.

Se non salva le vite, la politica
e' solo l'eterna legge della giungla.

18. DINANZI AL COMPUTER

L'astuzia piu' grande del diavolo
e' farti credere che il mondo sia quello
che vedi nel piatto tuo schermo.

L'astuzia piu' grande del diavolo
e' farti restare seduto.

L'astuzia piu' grande del diavolo
e' farti credere astuto.

19. PER MARCO BALEANI
["La prima parte di questo componimento e' tal quale uno scartafaccio - che poi l'autore perse e solo ora ha ritrovato - scritto nell'immediatezza della morte di Marco, nell'agosto del 2011. La seconda parte e' stata scritta oggi, nel marzo del 2013. Ricordo ancora bene Marco Baleani, mite e forte un amico della nonviolenza, generoso e genuino un compagno di tutti gli affamati e gli assetati di giustizia, sollecito del bene di tutti e del mondo che vive, all'umanita' intera unito nella capitiniana compresenza"]

I.

Agobbio e' una citta' tutta in discesa
le cose tutte rotolano giu'
verso il muro traforato dai proiettili
dei nazisti che vi assassinarono
quaranta martiri.

In alto e intorno la montagna favolosa
speroni grigi di ferro, alberi senza tempo
talvolta vi vidi la neve.

Un corso d'acqua tenue tra le case
ricanta una canzone trasparente.
Tutto vi e' cosi' nitido
tutto cosi' civile.

E dalla piazza del Comune vedi
il mondo che si allarga nella valle.

Qui visse dunque Marco Baleani.

II.

Agobbio poi e' la citta' del lupo
a cui Francesco si accosta e presta ascolto
e lo persuade.

E' la citta' dei ceri in frenetica corsa
e quella corsa e' l'esistenza umana.

Tornano le stagioni e non torna la tua vita.
Tutto rapisce il tempo: ad Agobbio io lessi Virgilio
sedendo sulle albe gradinate
del teatro romano in rovina.

Qui dunque visse e qui opero' Marco
soave amico della nonviolenza.

Qui lo conobbi e lo ricordo ancora
fedele amico dell'umanita'.

20. NELLA GIORNATA IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLA MAFIA

Non la retorica, la verita'.
Non il lamento, il ricordo e la lotta.

Non vinceranno sempre gli oppressori
non vinceranno sempre gli uccisori.

Citta' tu dei dolori, tu carovana frale
del pianto sempreuguale pur finiranno i cori.

Non e' morto chi si ribello' al male
non e' morto chi visse l'ideale.

Rompera' i ceppi, uscira' da questa grotta
l'internazionale futura umanita'.

21. PER I MARTIRI DELLE FOSSE ARDEATINE

Il 24 marzo del '44
trecentotrentacinque esseri umani
i nazisti li trucidarono
e poi con l'esplosivo di nascondere
tentarono il crimine commesso
in remote di pozzolana cave
non lungi da Roma kaputt mundi.

Tra le vittime anche un mio compaesano
che era di Giustizia e Liberta'.

Noi paesani, si sa,
siamo gente che non sa dimenticare.
Sappiamo che l'offesa e' imperdonabile
quando la vittima e' stata messa a morte.
Solo la vittima potrebbe perdonare
ma la vittima e' stata messa a morte.
Siamo gente che non sa dimenticare,
noi paesani, si sa.

E cosi' come non ci e' possibile
dimenticare, neanche ci e' possibile
fingere che vicende come quella
appartengano ormai solo al passato.

E' il nostro presente, invece.

La lotta al fascismo

ricomincia ogni giorno.

22. PER L'ANNIVERSARIO DELL'INSURREZIONE DEL GHETTO DI VARSAVIA

Qui
in tempo di Pesach
l'umanita' insorse contro il male.

23. IL FALSO FUNERALE, I MORTI VERI

Questo funerale
senza i morti, senza i parenti in lutto,
senza i superstiti della strage.

Lontani i corpi riemersi dal fondo del mare
di fretta interrati come rifiuti tossici.

Lontani i sopravvissuti sigillati nei recinti
gia' pronti per essere imballati e deportati.

Questo funerale
con il ministro della persecuzione
ed il ministro della guerra
che espettorano dichiarazioni
come latrati, sferzate, pallottole.

Con i solerti funzionari della dittatura eritrea
che fotografano e schedano gli esuli presenti.

Il falso funerale, i morti veri.
La persecuzione
che prosegue ancora.

24. TUTTI I MORTI PARLANO AI VIVI

"d'aprir lo core a l'acque de la pace"
(Purg., XV, 131)

Tutti i morti parlano ai vivi
ed e' questa la loro parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona regola finche' tu vivi.

Questo dice la voce dei morti
ai viventi che porgono ascolto:
non uccidere, non fare torti
alla carne che soffre ed al volto.

Tutti ancora scorrono i rivi
tutti ancora s'ingemmano gli ulivi.

Piu' sottile del soffio del vento
va la voce dei morti ai viventi:
reca aita a chi soffre tormento,
alla vita degli altri consenti.

Quando i vivi ascoltano i morti
solo odono questa parola:
non uccidere, e' questa la sola
buona norma dei cuori dei forti.

25. IL PRIMO E L'ULTIMO COMANDAMENTO

Non essere tu la lama di vento
non essere tu la frusta di sabbia.

Troppi sono gia' morti.
Tutti dovremo morire.
Troppo e' gia' breve la vita.

Non altro comando conosco che questo cogente:
tu non uccidere, tu non precipitare
nessuno nel pozzo del niente.

Non altro comando conosco che questo pietoso:
tu non uccidere, tu non annegare
nessuno nell'abisso doloroso.

Non altro comando conosco che questo benigno:
tu non uccidere, tu non schiacciare
nessuno sotto un macigno.

Troppo e' gia' breve la vita.
Tutti dovremo morire.
Troppi sono gia' morti.

Non essere tu l'artiglio nel buio
non essere tu il seme del pianto.

26. CATERINA, O DELLA RESISTENZA NECESSARIA

I.

Alessandria e' antica citta', biblioteca del mondo.
L'Egitto e' paese di antica sapienza.
L'impero romano lo sa.
Giunge da Roma il nuovo governatore
pretende l'ossequio, onori e sacrifici,
l'adorazione del potere e dell'ideologia imperiale.
Si genuflettono i pavidi, si genuflettono gli indifferenti
sgozzano le povere bestie agli altari.
Caterina no.

II.

L'impero e' potente: il suo cinema, i suoi droni,
la musica pop, i social network, non puo' tollerare
che una donna dica di no.
Una donna di buona famiglia, una donna sapiente, una donna
di si' luminosa bellezza che Raffaello dipingera'.
Convincerla occorre a piegarsi
a rendere omaggio al potere
al potere imperialista, al potere
maschilista e patriarcale, al potere
consumista e postmoderno, liquido,
militarista, mafioso, totalitario.
Le inviano i migliori agenti, i migliori
produttori, i migliori
specialisti della comunicazione
di Hollywood e di Wall Street
per convertirla. Invece
lei converte loro.
Li converte all'eguaglianza di diritti
di tutti gli esseri umani, li converte
al rispetto per la vita, la dignita', i diritti
di tutte e tutti, del mondo vivente.
L'imperatore non puo' tollerarlo: tutti
li condanna a morte, tutti
a Guantanamo, nella Kolyma, a Bhopal
vengono ghigliottinati.

III.

Resta la donna. Per essa non basta la sedia che frigge,
la camera a gas, l'iniezione letale.
Prima la si vuol fare schiava di un uomo: essa rifiuta.
Allora la tortura: la ruota dentata. Si rompe la ruota.
Infine: la decapitazione. Bisogna impedire
- dice il dittatore - a questo cervello di pensare ancora.
Cosi' ne spezzano in due il corpo
non l'anima, che integra resta.

IV.

Cosi' questa storia finisce, cosi' ricomincia.
Cosi' Caterina fini', cosi' rinasce e resta
nostra compagna di lotte
contro il potere imperiale che uccide
contro l'ideologia della violenza
contro ogni oppressione
ancora e sempre negando il consenso
alla menzogna e al male,
ad ogni potere assassino.

Figura
dell'internazionale futura umanita',
della nonviolenza in cammino
voce e volto.
Sorella della Rosa bianca. Sorella
della Rosa rossa. Sorella
d'Ipazia.

27. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Giambattista Vico, Pagine scelte e commentate, Rcs, Milano 2017, pp. 192, euro 6,90. A cura di Massimo Marassi.
*
Riletture
- Paul Valery, Monsieur Teste, Il Saggiatore, Milano 1961, 1980, pp. 104.
*
Riedizioni
- Paul Faure, La vita quotidiana a Creta ai tempi di Minosse, Rizzoli-Rcs, Milano 1984, 2018, pp. 528, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Jacques Heers, La vita quotidiana nella Roma pontificia ai tempi dei Borgia e dei Medici, Rizzoli-Rcs, Milano 1988, 2018, pp. 304, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

28. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

29. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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