[Nonviolenza] Telegrammi. 2998



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2998 dell'8 marzo 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. L'8 marzo a Viterbo
2. Anna Bravo ricorda Lise Meitner
3. Peppe Sini: Questo 8 marzo di meditazione e di lotta
4. Evfrosinija Kersnovskaja
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
8. Auguri a Patrizia Caporossi
9. Auguri ad Asli Erdogan
10. Auguri a Karin Mensah
11. Auguri a Laura Montermini
12. Auguri ad Alba Sasso
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. L'8 MARZO A VITERBO
[Riceviamo e diffondiamo]

L'8 marzo e' uno sciopero dal lavoro produttivo e da quello di cura, uno sciopero politico, sociale, culturale, uno sciopero globale delle donne.
Lo sciopero femminista vuole consentire di scioperare anche a chi si troverebbe esclusa dal diritto di sciopero.
Lo sciopero non sara' solo per le lavoratrici stipendiate, lo sciopero e' per tutte e sara' creativo. Anche per un'ora le donne si fermeranno.
Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo. Scioperiamo dalle mail. Scioperiamo dai consumi.
Scioperiamo dal lavoro di cura - lavoro svolto gratuitamente dentro le case. Usciamo e partecipiamo a incontri ed eventi in piazza e nei luoghi di discussione. Usciamo dall'isolamento e anche dai ricatti affettivi. Rendiamoci visibili, indossiamo, portiamo, esponiamo qualcosa di nero, viola e fucsia.
A Viterbo due appuntamenti:
- alle ore 16, in piazza delle Erbe, presidio itinerante;
- alle ore 17, da Erinna in via dei Mille 44/46, "Il tempo improduttivo. Scioperare, oziare, prendersi tempo".
Comitato Nonunadimeno Viterbo, Erinna, Eurasia - cooperativa sociale, Fight for love, Kyanos, Sans Frontiere, Usb

2. MAESTRE. ANNA BRAVO RICORDA LISE MEITNER
[Ringraziamo Anna Bravo per averci messo a disposizione questo testo originariamente apparso sull'"Osservatore romano" del 2 gennaio 2018 col titolo "Genialita' e saggezza".
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Tra le opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008; (con Federico Cereja), Intervista a Primo Levi, ex deportato, Einaudi, Torino 2011; La conta dei salvati, Laterza, Roma-Bari 2013; Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014]

"A sentire loro, sarei scappata dalla Germania con la bomba atomica nella borsetta", aveva detto Lise Meitner a proposito delle insistenze della Metro-Goldwin-Mayer perche' collaborasse a un film sulla sua vita, "avrei preferito passeggiare nuda sulla Broadway".
La sua era una storia complicata, a volte avventurosa, cruciale. Quell'anziana signora viennese dallo sguardo vago dietro le lenti da miope era un genio della fisica, che, esule in Svezia in quanto ebrea, aveva scoperto il meccanismo della fissione nucleare, vale a dire il passaggio chiave per la costruzione della bomba atomica. Nel dopoguerra la chiameranno "Madre della bomba". Ovvio che a Hollywood fossero interessati a lei.
Era nata il 7 novembre 1878 in una colta e benestante famiglia ebraica di profonde convinzioni liberali; amava la musica, la natura, e la matematica, la fisica, la chimica. Suonare il pianoforte e passeggiare nei boschi poteva; accedere a una formazione scientifica no - perche' era donna, e all'epoca nell'Austria imperiale le donne erano escluse dagli studi superiori.
Eppure lei ci riesce: la famiglia le paga lezioni private, alcuni (rari) corsi la accettano come uditrice, e a fine secolo iniziano le proteste delle associazioni femministe contro le discriminazioni. Il primo febbraio del 1906 ottiene il dottorato in fisica a Vienna. Ma non ha sbocchi professionali. Si propone a Marie Curie, che non ha posti disponibili. Mentre insegna senza grande interesse in una scuola femminile, cerca ancora, oscillando fra la coscienza del proprio valore, le insicurezze, la ritrosia a farsi avanti, l'imbarazzo di dover dipendere dalla famiglia.
Finche', forte delle tre ricerche svolte autonomamente, si presenta a Berlino da Max Planck, che la accetta come allieva e poi come assistente. Ma la aspetta un semi-apartheid: deve entrare da un ingresso secondario, se ha bisogno della toilette deve usare quella di un ristorante di fronte, i colleghi sono tutti indisponibile a dividere il laboratorio con una donna. Tranne il giovane e brillante Otto Hahn che la accoglie all'Istituto di chimica, registrandola come "ospite non pagata": lavoreranno insieme 31 anni. Strano team, lei costretta a fuggire con 10 marchi in tasca, lui impegnato nei laboratori del terzo Reich.
Lungo gli anni ottengono insieme fama e risultati in un campo affollato di ottime menti, la fisica delle particelle. Spesso e' Lise a dare una svolta.
Quella decisiva avverra' alla vigilia della guerra, mentre i massimi fisici sono impegnati a individuare il nuovo elemento che sono convinti si debba formare con il bombardamento dell'uranio. Non lo trovano, si ostinano a cercarlo. Esule, lontana da Hahn, Lise decide invece che se il prevedibile continua a non realizzarsi, bisogna riconsiderare l'impossibile. E intuisce, detective eccelsa, che e' lo stesso nucleo dell'uranio a spaccarsi nel processo che chiamera' fissione, e da cui si sprigiona una quantita' di energia enormemente maggiore di quella liberata dalla semplice radioattivita'. E' quel che scrive in una lettera alla rivista "Nature", testata scientifica ma non specialistica, rompendo - fatto inaudito - la prassi di prudenza e segretezza in vigore nella comunita' professionale. Resa pubblica la scoperta, anche altri si rendono conto della spaventosa distruttivita' di una reazione nucleare a catena.
Ma all'orizzonte c'e' Hitler, e tutti, persino il pacifista Einstein, caldeggiano la costruzione di un'arma fondata su quel principio. Solo lei rifiuta di partecipare, anzi augura ai colleghi di fallire; e abbandona gli studi sulla fissione.
Quando nel luglio '45 gli uomini del progetto Manhattan festeggiano con una danza di gioia la prima esplosione sperimentale, il primo vagito dell'ordigno-figlio lungamente covato, la Madre e' assente. E' in Svezia, sola, che si chiede perche' andare avanti, e pensa ai milioni di persone per le quali la domanda e' stata stroncata da una morte orribile - gas, fame, torture, epidemie.
Lise verra' esclusa dai massimi riconoscimenti, a cominciare dal Nobel, assegnato a Otto Hahn. Fra guerra fredda e delirio di onnipotenza degli scienziati, non e' tempo per capire che il suo ripudio e' importante come la sua scoperta, e forse piu' difficile. Lo riconoscera' anni dopo uno degli apprendisti stregoni: anche quando l'impresa aveva perso la sua impellenza - la Germania sicuramente lontanissima dall'ottenere la bomba, il Giappone allo stremo - l'eccitazione rimaneva tale che nessuno era stato sfiorato dall'idea di sospendere, ritardare, riconvertire - perche' "smetti di pensare, semplicemente smetti". Lise no.
Dopo decenni di quasi oblio, sulla sua storia oggi si sa di piu', grazie a documentari, un film, pieces teatrali, libri, compresi testi per l'infanzia. Giustamente. Si parla tanto di coscienza del limite, e ben prima che fosse teorizzata  Lise Meitner l'aveva vissuta, praticata, sbattuta in faccia al mondo. E ne aveva pagato il prezzo.
Ma in quei lunghi anni, a renderle onore era stato solo Isaac Asimov, il grande della fantascienza, l'illustre studioso e divulgatore, l'uomo angosciato nel vedere che "la scienza raccoglieva conoscenze piu' velocemente di quanto la societa' raccogliesse saggezza".

3. EDITORIALE. PEPPE SINI: QUESTO 8 MARZO DI MEDITAZIONE E DI LOTTA

Sono un uomo che dagli anni '70 del secolo scorso si e' posto all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne.
*
So che nel XX secolo, in cui alla fine dei miei giorni avro' comunque vissuto la maggiore e miglior parte della mia vita, sono state donne le persone che hanno pensato i pensieri decisivi per l'umanita', che hanno formulato per tutte e tutti i compiti dell'ora, che hanno detto le verita' necessarie. So che sara' solo grazie al pensiero e al movimento di liberazione delle donne che l'umanita' potra' impedire la catastrofe bellica ed ecologica alla quale il potere totalitario maschile ci sta trascinando.
Credo che Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, Simone Weil e Virginia Woolf, siano non solo tra le massime pensatrici dell'intera umanita' del XX secolo, ma che sulla guerra e sul razzismo, sulla violenza del capitale e del totalitarismo, sulla violenza patriarcale e maschilista - che e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza che lacera e opprime l'umanita' - abbiano scritto le cose decisive che ogni essere umano convocano alla presa di coscienza e all'azione nonviolenta.
Ma non solo singole donne geniali, ma lo storico movimento di liberazione delle donne nella preziosa pluralita' dei suoi volti, delle sue voci, delle sue esperienze, ha risvegliato ed educato ogni persona di volonta' buona alla lotta necessaria per il bene comune, a contrastare il veleno fascista che la barbarie maschilista sparge nel mondo e nelle menti, a sconfiggere l'ideologia e la prassi che da tempi immemorabili spacca in due l'umanita' ed impone la logica e il comando della gerarchia, della diseguaglianza di diritti, dell'oppressione schiavista e rapinatrice, militarista e mafiosa.
*
L'8 marzo per me e' un giorno di meditazione e di lotta, e sono grato alle donne che accogliendo l'appello di "Non una di meno" anche a Viterbo renderanno visibile il significato e il fine di questa giornata cosi' come Clara Zetkin la penso' e la propose al movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza, da ogni ingiustizia, da ogni oppressione, da ogni menzogna.
Ed a maggior ragione dopo il voto del 4 marzo, in cui il trionfo della manipolazione, della narcosi e dell'alienazione ha portato alla vittoria la piu' squallida destra militarista, razzista e maschilista, la giornata dell'8 marzo quest'anno illumina ancor piu' le nostre coscienze e ci convoca alla resistenza nonviolenta, all'antifascismo integrale concreto e coerente che a tutte le violenze si oppone, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente casa comune dell'umanita'.
*
Ebbi a scrivere anni fa alcune parole ripetendo le quali vorrei concludere questa dichiarazione di gratitudine che non si estingue.
"Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine".

4. MEMORIA. EVFROSINIJA KERSNOVSKAJA

L'8 marzo 1994 moriva Evfrosinija Kersnovskaja, deportata in gulag, testimone, scrittrice.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOI SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

8. OGGI. AUGURI A PATRIZIA CAPOROSSI

Auguri di buon compleanno a Patrizia Caporossi, storica, filosofa, scrittrice.

9. OGGI. AUGURI AD ASLI ERDOGAN

Auguri di buon compleanno ad Asli Erdogan, scrittrice, giornalista ed attivista per i diritti umani.

10. OGGI. AUGURI A KARIN MENSAH

Auguri di buon compleanno a Karin Mensah, musicista e docente.

11. OGGI. AUGURI A LAURA MONTERMINI

Auguri di buon compleanno a Laura Montermini, scienziata.

12. OGGI. AUGURI AD ALBA SASSO

Auguri di buon compleanno ad Alba Sasso, docente, parlamentare, intellettuale e militante per il bene comune dell'umanita'.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Martha C. Nussbaum, Diventare persone, Il Mulino, Bologna 2001, 2011, pp. 372.
- Martha C. Nussbaum, Giustizia e aiuto materiale, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 110.
- Martha C. Nussbaum, Giustizia sociale e dignita' umana, Il Mulino, Bologna 2002, 2012, pp. 150.
- Martha C. Nussbaum, La fragilita' del bene, Il Mulino, Bologna 1996, 2004, 2011, pp. VI + 832.
- Martha C. Nussbaum, Non per profitto. Perche' le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 164.
*
Riedizioni
- Dino Buzzati, Teatro, Mondadori, Milano 2006, 2015, Rcs, Milano 2018, pp. 322, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera).
*
Fantascienza
- Linda Nagata, Red, Mondadori, Milano 2017, pp. 280, euro 6,50.
*
Gialli
- Ethel Lina White, La casa dell'oscurita', Mondadori, Milano 2018, pp. 210, euro 5,90.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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