[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 717



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 717 del 7 marzo 2018

In questo numero:
1. L'8 marzo a Viterbo
2. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Sara Gandini: Anch'io
7. Un collezionista

1. INIZIATIVE. L'8 MARZO A VITERBO
[Riceviamo e diffondiamo]

L'8 marzo e' uno sciopero dal lavoro produttivo e da quello di cura, uno sciopero politico, sociale, culturale, uno sciopero globale delle donne.
Lo sciopero femminista vuole consentire di scioperare anche a chi si troverebbe esclusa dal diritto di sciopero.
Lo sciopero non sara' solo per le lavoratrici stipendiate, lo sciopero e' per tutte e sara' creativo. Anche per un'ora le donne si fermeranno.
Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo. Scioperiamo dalle mail. Scioperiamo dai consumi.
Scioperiamo dal lavoro di cura - lavoro svolto gratuitamente dentro le case. Usciamo e partecipiamo a incontri ed eventi in piazza e nei luoghi di discussione. Usciamo dall'isolamento e anche dai ricatti affettivi. Rendiamoci visibili, indossiamo, portiamo, esponiamo qualcosa di nero, viola e fucsia.
A Viterbo due appuntamenti:
- alle ore 16, in piazza delle Erbe, presidio itinerante;
- alle ore 17, da Erinna in via dei Mille 44/46, "Il tempo improduttivo. Scioperare, oziare, prendersi tempo".
Comitato Nonunadimeno Viterbo, Erinna, Eurasia - cooperativa sociale, Fight for love, Kyanos, Sans Frontiere, Usb

2. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOI SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. RIFLESSIONE. SARA GANDINI: ANCH'IO
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo]

"Responsabilita' genitoriale" era il titolo dell'incontro organizzato da Differenza Donna, una Ong amministrata da figlie del movimento femminista, che a Roma gestisce alcuni Centri antiviolenza. Differenza Donna ha invitato ad uno stesso tavolo operatrici, educatrici, assistenti sociali, donne che hanno subito violenza, insieme a donne e qualche uomo che stanno riflettendo sulla differenza sessuale, non solo a livello professionale ma come passione politica. L'incontro a cui ho partecipato il 16 febbraio 2018 rientrava nel progetto Per un buon uso delle parole. Significare luoghi, attori, contesti della violenza maschile contro le donne e i minori.
Ho accettato di introdurre la discussione prima di tutto perche' Claudio Vedovati mi ha invitato a farlo con lui, per la relazione che ho con lui, senza pensare molto al titolo dell'incontro. Spesso le donne si muovono in questo modo, per l'interesse nella relazione. Quando pero' ho cominciato a riflettere sul taglio da dare al mio intervento sono andata in crisi.
Fermatami ad interrogare il mio impasse, mi sono resa conto che il primo problema era legato al linguaggio: usare la parola "genitorialita'" mi metteva in difficolta' perche' so che comporta il rischio di mascherare una differenza fondamentale, soprattutto se si parla di violenza, quella tra madre e padre.
L'altra questione riguardava la mia postura di fronte alla violenza in famiglia. Mio padre era depresso e alcolista e spesso paralizzava la famiglia con i suoi attacchi di ira. Tanto che ha fatto scappare di casa prima mia madre e poi anche me. Ma io sono tornata, cercando di tenere insieme conflitti e amore, e l'ho accudito fino a quando non e' riuscito ad uccidersi. So quindi quanto le parole delle figlie siano avviluppate in un amore che temiamo, che puo' far da velo alla realta', che non aiuta a trovare le parole per dire, per dare valore alla nostra importante verita' soggettiva.
Mi ha quindi colpito un racconto di Flannery O'Connor dal titolo "Un brav'uomo e' difficile da trovare" (1959), ripreso da Annarosa Buttarelli sulla rivista di Diotima, "Per amore del mondo". In questo racconto tre criminali incontrano una famigliola in viaggio con la nonna. Il Balordo, il capo della banda, da' ordine di ammazzare uno per uno i componenti della famiglia. La nonna comincia uno scambio con il Balordo e cerca di convincerlo che lui e' un uomo buono e bravo. Lei non vuole credere che lui sia cosi' cattivo come e' evidente dai fatti; cerca continuamente di fare minuscoli ragionamenti in cui cerca di portare l'uomo a considerare che in fondo a se stesso un po' di bonta' potrebbe averla ma lui le risponde chiudendole la bocca cosi': "Non c'e' piacere al di fuori della cattiveria". Alla fine la nonna capisce che non si puo' ragionare, non si puo' convincere l'altro che e' meglio essere buoni, e a quel punto, la nonna fa il gesto risolutivo del racconto, preceduto solo da una frase che accompagna una carezza sulla spalla del criminale: "Ma tu sei uno dei miei bambini. Sei una delle mie creature!". Il Balordo le spara e la uccide, ma in lui cambia qualcosa, e lo veniamo a sapere da una frase rivolta ai suoi compagni che ridono dell'omicidio appena avvenuto: "Zitto, Bobby Lee. Non c'e' vero piacere nella vita". Flannery O'Connor ci invita a vedere la realta' senza ricorrere a consolazioni: noi abitiamo in un territorio dove sempre piu' frequentemente prevale la crudelta'. L'autrice sembra indicare che non serve proporre modelli di comportamento a chi vorremmo "salvare". Di fronte alla crudelta', al piacere della cattiveria non si puo' opporre la volonta' del Bene, non si puo' convincere, educare, trasformare, attraverso le numerose retoriche del Bene, in questo non c'e' efficacia, anche se qualcosa accade ad un certo punto perche' il criminale non riuscira' piu' a provare godimento perverso nel vedere soffrire gli altri, come fino ad allora aveva fatto. Le parole della nonna "Ma tu sei uno dei miei bambini. Sei una delle mie creature" fanno accadere qualcosa. Io direi che un altro ordine simbolico e' apparso ed e' caduto il piacere perverso della violenza, anche se la violenza non si e' fermata.
Questo racconto mi conduce verso una contraddizione interessante, che non intendo sciogliere ma tenere li', perche' sia feconda. Da una parte questo racconto fa emergere una postura che e' anche mia e di tante donne che hanno un senso smisurato di riparazione verso gli uomini e che so essere inefficace. Dall'altra parla di un di piu' femminile che ritrovo nelle parole di María Milagros Rivera Garretas: "e' un'evidenza che a noi donne specialmente attrae la relazione per la relazione, [...]. Io penso che questa predilezione - una predilezione storica, non predeterminata - abbia a che vedere con una capacita' misteriosa che il suo corpo, il corpo di lei, segnala: la capacita' di essere due. [...] Li' risiede la sua grande dignita', il suo di piu'" (Donne in relazione. La rivoluzione del femminismo, Liguori, Napoli 2007).
Milagros sostiene che nel comportamento della donna maltrattata c'e' un enigma che e' anche una delle facce di un di piu' femminile. Milagros invita quindi a ribaltare lo sguardo di fronte alla donna che subisce violenza e a non trattarla quindi come una persona succube o incapace perche' e' proprio riconoscere un di piu' che permette di aiutare davvero. Altrimenti la donna, sprofondando nella miseria della vittima, resta senza via di ritorno a se', all'amore di se' aperta all'altro, di cui lei si e' resa depositaria. ("L'enigma della donna maltrattata" di Clara Jourdan, in "Per amore del mondo", Rivista di Diotima, 2008).
Alcuni si preoccupano che riconoscere quel di piu' possa avere un effetto controproducente rispetto al denunciare e al sottrarsi alla violenza. Su questo le donne dei centri antivolenza di Differenza Donna ci insegnano che non si aiutano le donne ad allontarsi dalla violenza spogliandole della loro dignita'. E sono d'accordo con Milagros "Nessuno esce da una situazione difficile amputando un pezzo della sua vita, ma riconoscendo la grandezza del desiderio e dello sforzo che l'hanno portato li', anche quando perde".
Riconoscere un senso alle scelte della donne che hanno subito violenza fa cadere quel "disprezzo per la vittima" che e' molto comune e che e' la causa anche delle reazioni subite da Asia Argento quando ha denunciato. Una volta si dava per scontato che la vittima che non denuncia subito sia in difetto di qualcosa, ma il movimento nato con Asia e le attrici di Hollywood ha mostrato che le cose non stanno piu' cosi'.
Nei confronti della crudelta' banalizzata, perche' resa quotidiana, della distorsione comunicativa come mezzo manipolatorio che uccide la fiducia nella verita' soggettiva, e che troviamo anche nella violenza in famiglia, Annarosa Buttarelli propone di riprendere a ragionare sul coraggio, liberato dalla virilita'. Si riferisce al coraggio di quelle donne che non negano la sofferenza e la paura, non hanno bisogno di razionalizzare. Quel coraggio di dire che non ha a che fare con la ricerca della gloria, che non ha paura di mostrare ambivalenze e contraddizioni. Quell'alzarsi in piedi e parlare per un senso di giustizia che non ha bisogno di tribunali, che sta presso il proprio sentire, la propria verita' soggettiva.
Penso ad Asia Argento: ha avuto il coraggio di esporsi personalmente, ha affrontato pubblicamente chi la criticava e con la sua presa di parola ha di fatto innescato il movimento partito dalle attrici e che poi ha investito le donne che lavorano in fabbrica, la politica, la scuola e che sta mostrando che le molestie e i ricatti sessuali non si danno piu' scontati, che le donne non ci stanno piu'.
Se da una parte noi donne non vogliamo rinunciare alla bellezza di essere due, alla relazione per la relazione, allo stesso tempo, quando il male ha la meglio, stiamo mostrando quel coraggio femminile che si alza in piedi e sa dire la verita', nonostante le contraddizioni del proprio sentire. Quel coraggio che sa allontanare e denunciare, senza rinunciare alla grandezza del proprio desiderio, senza disconoscere le scelte fatte seguendo i propri sogni.

7. L'ORA. UN COLLEZIONISTA

Non ho il telefonino ne' la televisione
quello che so lo vedo per le strade
giro a piedi per le periferie
per le campagne intorno ai cantieri
nei luoghi abbandonati e le stazioni
sento le chiacchiere di chi nessuno ascolta
vedo le cose che vedono tutti
e che nessuno vede
a modo mio sono un collezionista
di cose che succedono per caso
e ci ragiono sopra e mi allontano
senza fretta senza una parola
come se fossi cieco e sordo e indifferente
come se non ci fossi o fossi un niente
non voglio che mi buchino la schena.

Succede per caso che a Firenze un italiano
spari ed uccida un senegalese
e non invece che un senegalese
spari ed uccida a Firenze un italiano?
Io non lo credo.

Succede per caso che un marito uccida
la moglie
e non invece una moglie il marito?
Io non lo credo.

Succede per caso che sul ciglio delle vie
corpi di donne e ragazzine siano in vendita
al mercato delle schiave per gli automobilisti in fregola?
Io non lo credo.

Succede per caso che i fascisti vincano
in questo luogo ed in questo momento
le elezioni
e non invece che alle elezioni
l'umanita' sconfigga odio e fascisti?
Io non lo credo.

E succede per caso che ogni giorno i ricchi
piu' ricchi diventino succhiando il sangue ai poveri
e non invece che finalmente i poveri
esproprino gli espropriatori e condividano
fra tutti gli esseri umani i beni e il bene?
Per la mia barba io proprio non lo credo
e non lo accetto io credo fermamente
che tutte le persone siano eguali
ch'abbiano tutte gli stessi diritti.

Succede per caso quello che succede
e sembra proprio che succeda per caso?
Io non lo credo gnaffe non lo credo.

Si vede proprio che sono comunista
e certo non faro' una bella fine.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com
Numero 717 del 7 marzo 2018

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