[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 713



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 713 del 2 marzo 2018

In questo numero:
1. Rebecca Solnit: Il movimento #MeToo deve andare avanti
2. Laura Spinelli ricorda Anna Chiodi
3. Mao Valpiana: Cari amici detrattori...
4. Claudio Delincerti e Tommaso Stoccomo: Una dichiarazione di voto per Mao Valpiana e per la coalizione democratica ed antifascista
5. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
8. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
9. Tonio Dell'Olio: Mafie silenti e mafie sanguinarie
10. Il futuro e' nel dialogo

1. I COMPITI DELL'ORA. REBECCA SOLNIT: IL MOVIMENTO #METOO DEVE ANDARE AVANTI
[Da "Internazionale" del 16 febbraio 2018 riprendiamo e diffondiamo]

Questa storia e' andata troppo in la'. Ha terrorizzato tante persone, le ha allontanate dal loro posto di lavoro, gli ha messo addosso la paura di far sentire la loro voce e le ha punite per aver parlato. Mi riferisco alla misoginia e alla violenza contro le donne (e contro le ragazze, gli uomini e i ragazzi, e persino i bambini).
La rivolta del movimento #MeToo e' un tentativo di affrontare un fenomeno antico. E se per caso avete dimenticato quant'e' grave la situazione, andate a visitare la mia banca dati preferita: l'ufficio statistiche giudiziarie del ministero della giustizia statunitense. Li' scoprirete che nel 2016, secondo le stime, ci sono stati 323.450 stupri o aggressioni sessuali, e sono stati denunciati piu' di un milione e 109mila episodi di violenza domestica. Alla polizia sono stati segnalati meno di un quarto degli stupri e poco piu' di meta' degli episodi di violenza domestica. Circa tre milioni di stupri nell'arco di dieci anni sono tanti. E comunque si tratta di una stima prudente.
Vediamo ora alcuni dati dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, non molto aggiornati ma ancora illuminanti. La violenza domestica costa agli Stati Uniti più di otto miliardi di dollari, per lo piu' in servizi sanitari e di salute mentale. Queste violenze fanno perdere ogni anno alle loro vittime piu' di otto milioni di giornate di lavoro pagate. "Quasi il 14 per cento delle donne e il 4 per cento degli uomini hanno riportato lesioni causate dalla violenza domestica, che comprende la violenza sessuale, la violenza fisica o lo stalking", si legge nel rapporto.
Quella che invece non e' arrivata abbastanza lontano e' l'ultima ondata di reazioni a questa brutalita', nota con gli hashtag #MeToo e #TimesUp. Il movimento sara' arrivato lontano quando non saremo piu' una societa' in cui il 75 per cento dei lavoratori dipendenti non denuncia molestie e il 75 per cento di chi le denuncia subisce ritorsioni. Questi numeri significano che solo un quarto di un quarto delle vittime di molestie, cioe' una su 16, ottiene giustizia.
Il movimento #MeToo sara' arrivato abbastanza lontano quando una donna su quattro non subira' piu' molestie sul posto di lavoro, quando una su tre non sara' importunata nell'industria della ristorazione, quando l'80 per cento delle lavoratrici agricole e una percentuale enorme delle donne nelle forze armate non saranno piu' molestate (succede anche agli uomini, ma meno di frequente).
Il movimento sara' arrivato abbastanza lontano quando non esisteranno piu' realta' come l'universita' privata Tulane di New Orleans, dove piu' del 40 per cento delle ragazze e il 18 per cento dei ragazzi hanno subìto aggressioni sessuali, e dove un quarto delle ragazze e il 10 per cento dei ragazzi sono stati violentati.
Il #MeToo sara' arrivato abbastanza lontano quando lo stupro non sara' piu' un problema nei campus universitari, quando le scienziate non saranno piu' allontanate dal posto di lavoro o dai centri di ricerca perche', come si legge in un recente articolo di "Science Friday", "il 26 per cento delle ricercatrici ha denunciato aggressioni durante le ricerche sul campo e un altro 71 per cento ha denunciato molestie".
Il movimento sara' arrivato abbastanza lontano quando considereremo i livelli di violenza sessuale e di genere, la pervasivita' delle molestie e la mancanza di risposte adeguate come gli orribili ricordi di un brutto tempo andato.
Chi critica il movimento #MeToo si concentra sui casi in cui sono finiti nello stesso calderone anche uomini che avevano commesso reati minori o reati non confermati o non chiariti, oppure quando sembra non esserci stato un processo giusto. Non e' certo il femminismo ne' sono le donne intese come categoria a prendere le decisioni. Le prendono dirigenti e manager, spesso maschi, che hanno fatto finta di non vedere finche' non sono scoppiati gli scandali. C'e' ancora molto da fare per affrontare meglio il problema, e nessuno merita di essere accusato o punito ingiustamente, esattamente come nessuno merita di essere violentato. Nessuno merita di essere ingiustamente allontanato dal posto di lavoro o dalla professione e, quando protestiamo se capita agli uomini sotto la luce dei riflettori, faremmo bene a ricordare quanto spesso sia capitato alle donne.
Ma che l'epidemia venga affrontata e' un bene, e non dobbiamo mai perdere di vista la gravita' dei torti che questo movimento, rivolta, chiamatelo come volete, vuole riparare. Non sono troppi solo quelli che commettono le violenze ma anche quelli che le permettono: da chi ignora le accuse o licenzia le persone che denunciano, a chi protegge i potenti, in particolare gli avvocati, le forze dell'ordine e le persone che mettono a tacere le vittime.
Pensate al resoconto fatto un anno fa da Susan Fowler sul lavoro a Uber. A Fowler e alle altre donne che avevano denunciato lo stesso molestatore l'azienda ha risposto che l'uomo non avrebbe subìto alcuna conseguenza perche' era incensurato. A Fowler e' stato detto che, nel caso avesse scelto di restare nella stessa squadra del molestatore e avesse ricevuto valutazioni negative, non doveva pensare a una ritorsione.
Pensate quanto sono stati giustificati e difesi i due dipendenti della Casa Bianca che di recente hanno dovuto lasciare il posto di lavoro perche' si e' saputo che picchiavano le mogli.
La cura non e' il castigo dei colpevoli, anche se un po' di timore delle conseguenze potrebbe far bene a chi commette abusi e garantire piu' sicurezza a chi li subisce. La cura e' la trasformazione culturale, che e' in corso da mezzo secolo.
Come ho scritto sul "Guardian" a ottobre: "Il cambiamento che conta davvero sara' eliminare il desiderio di fare certe cose, e non solo la paura di farsi beccare".
E' utile ricordare quanta strada abbiamo fatto, partendo da una societa' che non considerava un problema la discriminazione contro le donne ne' qualcosa che dovesse avere conseguenze giudiziarie; che non faceva niente contro le violenze domestiche; che troppo spesso addossava alle vittime la colpa dello stupro; che non riconosceva come reali gli stupri che le donne subivano dai ragazzi con cui uscivano, dai conoscenti, dai mariti.
Le molestie sessuali sul posto di lavoro, una categoria creata dalle femministe negli anni Settanta, continuano a essere molto diffuse. Si banalizzano le molestie, definendole commenti di cattivo gusto e approcci indesiderati. Ma nella categoria rientrano anche l'aggressione, il costringere una dipendente ad avere un rapporto sessuale se vuole tenersi il posto o licenziarla se rifiuta di eseguire un rapporto orale.
Secondo le statistiche negli ultimi decenni c'e' stato un calo significativo degli stupri e delle violenze domestiche. In un certo senso e' incoraggiante, in un altro no, perche' ognuno di quei crimini danneggia qualcuno e ne avvengono ancora tanti, al punto che si potrebbe quasi parlare di un'epidemia.
Attenzione: non ho neanche accennato alle morti causate dalle violenze domestiche, che negli Stati Uniti sono molte ogni giorno, ne' l'altra epidemia - quella delle stragi con armi da fuoco - che ha molti legami con la violenza domestica.
A volte penso che se stiamo vivendo questo momento straordinario in cui tante storie vengono a galla e' grazie al lavoro lento e silenzioso fatto dal femminismo in questi ultimi decenni per mettere molte donne in posizioni di potere, e per far in modo che molti piu' uomini si rendessero disponibili ad ascoltare le storie delle donne e affidarsi di quelle che le raccontavano. In molti casi si tratta di storie vecchie. E se non sono state raccontate prima c'e' un motivo. Forse vengono raccontate ora perche' oggi ci sono piu' donne che fanno le caporedattrici nei giornali o le producer in televisione, che sono giudici o giurate (un tempo le donne non potevano far parte di una giuria in tribunale), e che occupano posizioni di vertice nelle aziende, negli studi legali, al congresso. E ci sono piu' persone che credono alle donne e che pensano che i loro diritti contino.
L'altro giorno un'amica mi ha raccontato un fatto commovente sul modo in cui vengono selezionate le giurie dei tribunali. Quando si fanno le domande di routine prima di un processo per reati sessuali, oggi rispetto a tempo fa le risposte sono diverse. Di solito, alla domanda se fossero mai state stuprate o avessero subito abusi, poche delle potenziali giurate e dei loro familiari alzavano la mano. Poi facevano qualche ammissione, ma in privato. Invece in un processo di selezione recente i due terzi delle persone hanno alzato la mano e raccontato la loro storia in tribunale, in modo che tutti potessero sentirle.
Qualcosa sta cambiando. Nel 2014, quando 43 studenti maschi messicani sono stati rapiti e probabilmente uccisi nella citta' di Iguala, circolava questa frase: "Hanno provato a sotterrarci, ma si sono dimenticati che siamo dei semi". Annaffiati con le lacrime, quei semi cominciano a germogliare.
Sono brutte storie: raccontarle e' doloroso, giudicarle e' un processo che dobbiamo ancora perfezionare, ma quello che vuole questo movimento e' lasciare che delle vite umane fioriscano, libere dal dolore e dalla paura. La segretezza, il silenzio e la vergogna permettono che le violenze continuino. Poi quelle stesse forze puniscono le vittime una seconda volta, isolandole e lasciando che le loro storie rimangano sottoterra. Raccontandole, diciamo invece al mondo che quello che e' successo non doveva succedere. Molte di quelle storie si raccontano proprio per impedire che altre diventino vittime, per mettere fine all'impunita' dei carnefici.
Bisogna continuare ad accendere i riflettori su quei delitti fino a quando non sara' piu' necessario perche' questi fatti saranno diventati rari. E perche' ci sia un processo giusto e immediato.
Solo allora saremo andati abbastanza in avanti.

2. MEMORIA. LAURA SPINELLI RICORDA ANNA CHIODI
[Dalla "Gazzetta dell'Adda" del 10 febbraio 2018 riprendiamo e diffondiamo questo ricordo dal tirolo originale "Lutto per la pediatra antifascista e femminista"]

Per ventidue anni si e' occupata dei bambini del paese e del circondario. La pediatra Anna Chiodi si e' spenta il 29 gennaio a 58 anni a causa di una malattia. Laureata in Medicina con  specializzazione, viveva a Milano ma appena poteva si recava nella sua amata abitazione ad Abbadia Lariana, per godere dello splendido panorama del lago di Lecco.
In paese in molti la conoscono e apprezzano dal marzo 1996, da quando esercitava con grande passione e competenza la professione nello studio di via Leonardo da Vinci.
"Aveva scelto di dedicarsi al benessere dei bambini, che amava molto, a partire dalle sue adorate nipoti, Daria e Martina, e dei pronipoti Gaia e Jacopo - ha raccontato il fratello Angelo -. Amava lo studio, a cui si dedicava con grande intelligenza e sistematicita'. Adorava i libri, di cui la sua casa e' piena. Da una decina di anni, grazie alla sua cara amica Giusy, aveva scoperto il piacere del trekking in montagna, lei cosi' amante del mare. Durante le escursioni, in compagnia di fedeli amiche, si dedicava alla scoperta della natura che amava fotografare. In particolare era appassionata di birdwatching. Negli ultimi anni, costretta dalla malattia a periodi di sedentarieta', si dedicava alla colorazione di mandala che le infondevano grande pace e gioia".
La pediatra Anna era anche un'attivista. "Fervente antifascista, femminista, dedicava parte del suo tempo libero da impegni di lavoro alla "Libreria delle donne" di Milano in qualita' di volontaria - ha proseguito il fratello -. Insieme a una compagna psicologa aveva contribuito alla realizzazione di uno sportello di accoglienza presso l'ArciLesbica di Milano".
Anche l'associazione ha voluto ricordarla: "La nostra Anna Chiodi ha combattuto senza sosta la malattia e poi sfortunatamente ha dovuto andare via - hanno scritto sulla pagina ArciLesbica Zami Milano -. Femminista, lesbica, antifascista ha tenuto aperto lo Spazio accoglienza di ArciLesbica Zami per molti anni. Attiva alla Libreria delle donne, medica, tenera amica, piena di garbo e di intelligenza radicale. Tante donne a Milano ti ricorderanno con riconoscenza. Ci mancherai".
Chiodi lascia un grande vuoto nella sua famiglia di origine e tra tutte le persone che hanno avuto il piacere di conoscerla e di apprezzarla in ambito lavorativo, sociale e politico, come e' stato testimoniato da chi ha voluto renderle omaggio durante la cerimonia funebre civile.
Anna Chiodi e' stata coraggiosa fino alla fine: "Ha affrontato il cancro con grande coraggio, credendo sempre nella medicina, sperando sino all'ultimo nelle terapie sperimentali a cui si era sottoposta anche per poter contribuire alla ricerca", ha concluso il fratello.
La sua prematura scomparsa ha creato un po' di confusione allo studio di via da Vinci. A sostituirla, fino al 31 luglio, sara' la collega Giovanna Cacucci, che gia' l'aveva sostituita durante la malattia. L'Ats l'ha riconfermata sino all'inserimento di un titolare.
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Molti messaggi letti al funerale
Molti i messaggi letti durante la cerimonia funebre dai familiari per ricordare Anna Chiodi, amata pediatra in paese da ben 22 anni.
"Io e Anna avevamo nove anni di differenza, tanti, troppi per pensare che le nostre vite potessero  camminare unite - ha detto il fratello Angelo -. Nel 1968, quando avevo diciotto anni, Anna ne aveva solo nove e io ero troppo preso da un sacco di cose, di cambiamenti, di agitazione, di idee, che peraltro non potevo portare a casa perche' mio padre, che non c'era quasi mai (almeno nei miei ricordi), era di altro orientamento politico, come la maggior parte di quelli che io chiamavo grandi e mia madre capiva, mi sorrideva ma non parlava (come la maggior parte delle donne di quella generazione). Poi nel 1973 mi sono sposato, sono andato a vivere in un'altra casa e mi sono dato da fare per costruirmi una mia vita, piena di interessi, di amici e di lavoro: per me fare l'insegnante e' stato costruire il mio pezzo di rivoluzione. Ma in tutto questo lo spazio che io e Anna ci siamo dedicati e' stato poco, molto poco. Anche lei pero' diventava grande, cominciava a diventare caparbia e risoluta a costruirsi le sue idee. L'ho seguita nelle sue scelte sessuali che per il periodo erano comunque coraggiose e che lei ha sempre difeso con grande forza. L'ho ammirata per questo suo impegno per i diritti civili e per la tenacia con cui ha costruito il suo percorso professionale, studiando e studiando, con una costanza a me ignota. Nella sua lotta alla malattia l'ho osservata. Sempre discreta, quasi silenziosa, ha combattuto il cancro per la sua sopravvivenza, ovviamente, ma anche per dare il suo contributo alla ricerca: chissa' magari funzionava e la speranza e' stata la sua forza. Una speranza attiva, sorridente, capace di darle la forza di combattere il dolore. Ma alla fine il dolore l'ha sopraffatta, non ce l'ha piu' fatta e ha chiesto di dormire... Continuo a dare il mio piccolo contributo a quella rivoluzione in cui anche Anna ha creduto fino all'ultimo: un mondo di uguali, senza discriminazione di sesso, razza, religione, condizioni economiche, per la possibilita' di amare e di amarci come vogliamo".

3. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: CARI AMICI DETRATTORI...
[Ringraziamo di cuore Mao Valpiana per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo  Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha  partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento  dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di  coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima  guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare  un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato  assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e'  stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E' attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog su Huffington Post: http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/ , per contatti:  Movimento Nonviolento, via Spagna  8, 37123 Verona, tel. 0458009803]

Cari amici detrattori,
vi ringrazio molto della continua attenzione, ma se siete sostenitori di LeU, o PaP, o M5S, o altre buone cause, vi avviso che mancano solo pochi giorni al voto, e che forse sarebbe piu' utile impiegare meglio il vostro tempo.
Per quel che mi riguarda io sono nella lista "Insieme" per dare il mio personale contributo a queste difficili elezioni.
- Ritengo che il pericolo maggiore sia rappresentato dalla possibilita' di una vittoria della peggior destra presente nella coalizione guidata da Berlusconi.
- Ritengo che il centrosinistra, con tutti i limiti, possa comunque fare da argine almeno sulle questioni del fascismo e del razzismo che covano nella "pancia del paese", sia per limitare i danni, sia per offrire una proposta reale di governo.
- Ritengo che il Pd, e in particolare la politica del segretario Renzi, abbia molte responsabilita', e che proprio per questo sia opportuno rafforzare la componente non compromessa del centrosinistra.
- Ritengo che il programma di "Insieme" rappresenti un fronte avanzato sull'ecologia e sul pacifismo: le proposte per l'ambiente e per il disarmo sono chiare ed inequivocabili. Inquinamento e militarismo sono i due nemici reali che abbiamo, e questa e' l'urgenza politica.
- Ritengo in particolare che la rinnovata presenza dei Verdi in Parlamento sia una necessita', per questo ho messo a disposizione la mia storia e la mia esperienza, per quel che puo' valere.
- Ritengo, infine, che anche grazie all'appoggio esplicitato da Prodi (l'unico che con l'Ulivo ha battuto due volte Berlusconi, e non c'e' due senza tre...) la soglia del 3% per la lista "Insieme" sia un traguardo a portata di mano, cosi' che nessun voto sara' disperso o regalato, e che valga la pena impegnarsi a fondo nei prossimi giorni per far conoscere la Lista e guadagnare consensi. Io cerco di fare del mio meglio per il futuro del paese.
Ad ognuno di fare qualcosa...

4. L'ORA. CLAUDIO DELINCERTI E TOMMASO STOCCOMO: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO PER MAO VALPIANA E PER LA COALIZIONE DEMOCRATICA ED ANTIFASCISTA
[Riceviamo e diffondiamo]

La vigente insensata ed ignobile legge elettorale per le elezioni politiche e' solo falsamente semiproporzionale, in realta' e' ultramaggioritaria, e favorisce ipso facto la destra qualunquista, razzista e golpista.
Cosicche' le elezioni si decideranno nel confronto tra la destra qualunquista, razzista e golpista da un lato, e la coalizione democratica ed antifascista dall'altro.
*
La destra eversiva non e' mai stata tanto forte come oggi: presentandosi sia col volto leghista, sia con quello di un ricchissimo pregiudicato interdetto dai pubblici uffici, sia con quello grillino, punta a una vittoria i cui esiti possono essere terribili per le classi sfruttate ed oppresse, e per le persone piu' bisognose di aiuto ed esposte ad ogni arbitrio.
Occorreva che tutte le forze democratiche ed antifasciste si presentassero unite in un unico fronte; purtroppo alcuni irresponsabili narcisisti hanno fatto prevalere meschini interessi di carriera e di bottega, hanno anteposto al dovere morale e civile il risentimento e la vanita': quale scandalosa cecita'.
Per chi come noi ragiona dal punto di vista dell'umanita', per chi come noi si batte per i diritti umani di tutti gli esseri umani, l'unico voto possibile e' quello alla coalizione democratica ed antifascista.
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Nella coalizione democratica ed antifascista, ed in particolare nella lista "Insieme" che ne fa parte (ed in cui sono candidate e candidati donne e uomini del piu' antico partito del movimento operaio, della coscienza ecologica e dell'impegno ambientalista, della mobilitazione dell'Italia civile che gia' due volte in passato sconfisse la destra eversiva), troviamo candidato Mao Valpiana, il presidente del Movimento Nonviolento.
A lui esprimiamo il nostro persuaso sostegno.
A lui e alla coalizione democratica ed antifascista.
Il 4 marzo votiamo contro la destra qualunquista, razzista e golpista.
Il 4 marzo votiamo per difendere la democrazia e i diritti umani di tutti gli esseri umani.

5. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOI SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

8. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. RIFLESSIONE. TONIO DELL'OLIO: MAFIE SILENTI E MAFIE SANGUINARIE
[Dalla mailing list "Mosaico dei giorni" riprendiamo e diffondiamo]

Le mafie italiane in Slovacchia come in tanti altri Paesi europei e non europei sono presenti ormai da tanti tanti anni. Sono mafie silenti. Sono li' soprattutto per mettere a segno affari lucrosi. Non si tratta di estorsioni, sequestri di persona o traffici illeciti tradizionali, quanto di infiltrazione nell'economia locale, riciclaggio di denaro sporco (questo si' proveniente da traffici illeciti), frodi, appalti pubblici da "turbare".
Gli apparati politici, investigativi ed economici, spesso sanno di queste presenze e talvolta entrano anche in contatto o in collaborazione con esse e si guardano bene dal denunciarle perche', almeno apparentemente, portano un beneficio all'economia locale. Pecunia non olet!
C'e' un matrimonio combinato che si celebra tra un'economia fragile, figlia della crisi e che fa fatica ad accedere al credito bancario, e un'altra forza economica, quella criminale, che ha tanto denaro liquido e la sola necessita' di investirlo. Si tratta di necessita' complementari e funzionali l'una all'altra.
Poi, avviene che un giornalista slovacco indaghi, scriva, denunci pubblicamente e venga ucciso con la propria fidanzata oppure, come e' successo a Duisburg in Germania, che si realizza un regolamento di conti con l'uccisione di sei persone e allora le autorita' e il mondo intero sembrano accorgersi improvvisamente della presenza della 'Ndrangheta. Si tratta di ipocrisia certificata o di una visione arretratissima delle mafie e di un'attitudine difficile a scardinarsi secondo la quale solo il sangue fa notizia.

10. APPELLI. IL FUTURO E' NEL DIALOGO

Il futuro e' nel dialogo
Appello per una rinnovata stagione di dialogo fra le religioni
Gli uomini e le donne di tutti i tempi sono stati interpellati dagli eventi della storia ad assumere decisioni per dare un futuro all'umanita'.
Anche noi, oggi, siamo interpellati dalla devastante guerra mondiale a pezzi, che va avanti dall'11 settembre del 2001, con conseguenze gravissime per milioni e milioni di persone uccise, ridotte alla fame o costrette a fuggire dai propri paesi.
E' una guerra che si nutre di bugie e trova origine nella voracita' delle grandi potenze che cercano nuovi mercati, materie prime e supremazia globale e che sta aggravando ancora di piu' i gia' precari equilibri ambientali con l'avanzare di profondi cambiamenti climatici.
I movimenti migratori, in cui sono coinvolti a livello mondiale un centinaio di milioni di persone, e' figlio prevalentemente della guerra nella quale e' coinvolto anche il nostro paese.
La guerra e' follia. Occorre uscirne al piu' presto, fermando la produzione di armamenti che la sostiene e bloccando la diffusione di notizie false che la genera; cosi' come occorre bloccare ogni xenofobia e ogni forma di razzismo.
Non dobbiamo dimenticare cio' che e' successo durante la seconda guerra mondiale. Anche allora, per sostenere la guerra, si scateno' un feroce razzismo contro gli ebrei, l'antisemitismo, che porto' all'orrore dei campi di concentramento e alla Shoà. Anche allora si usarono la religione e la guerra tra poveri come carburante per la guerra.
Oggi ci risiamo. La guerra tra poveri che si vuole scatenare contro i migranti non serve ai popoli, perche' lascia intatti i privilegi e le ricchezze di quanti sono i responsabili della guerra, e non risolve i problemi sociali che ogni guerra si porta dietro, con l'aumento a dismisura delle spese militari da un lato e dall'altro la riduzione drastica di tutte le spese per i servizi e il benessere sociale, a cominciare dalla tutela ambientale e dalla difesa della popolazione e del territorio dai disastri naturali.
Come persone, uomini e donne, credenti e non credenti, appartenenti all'unica razza umana, operanti da anni nel difficile cammino del dialogo, alla ricerca di cio' che ci unisce e della nostra comune umanita', siamo interpellati a promuovere il dialogo e l'incontro tra le religioni e a opporci a qualsiasi forma di razzismo, di xenofobia, di odio religioso e a sostenere senza tentennamenti la libertà religiosa.
Memori della storia del xx secolo appena passato, ci impegniamo percio':
a valorizzare il dialogo fra le religioni a ogni livello possibile, nelle nostre istituzioni culturali, nella scuola, nell'associazionismo, nelle nostre comunita' religiose;
- a sostenere in particolare il dialogo fra le tre grandi religioni monoteiste: l'ebraica, la cristiana, la islamica, tutte figlie del patriarca Abramo;
- a opporci a qualsiasi tentativo di cristallizzare il razzismo e trasformarlo in un fenomeno organizzato come ha tentato di fare il fascismo in Italia nel 1938;
- a negare ogni giustificazione religiosa a chiunque promuova la guerra o pratichi il razzismo e la xenofobia, soffiando sul fuoco delle differenze che esistono fra le religioni, e compia atti di violenza razziale;
- a promuovere un'informazione veritiera sul fatto religioso, priva di istigazioni all'odio razziale, come previsto tra l'altro dallo stesso codice deontologico dei giornalisti italiani;
- a opporci a qualsiasi iniziativa di guerra e a promuovere una vera educazione alla pace e alla nonviolenza come base della convivenza civile, e a sostenere ogni iniziativa dello Stato che promuova la via diplomatica e non lo scontro;
- a rifiutare qualsivoglia ingerenza statale o di partito politico all'interno di singole organizzazioni religiose che devono essere libere di vivere la propria fede secondo quanto sancito dalla nostra Costituzione.
Ci impegniamo inoltre a promuovere tutte le iniziative di dialogo esistenti fra le religioni e all'interno di esse, fra cui:
- la Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre;
- la Giornata del dialogo ebraico-cristiano del 17 gennaio;
- la Settimana di preghiera per l'unita' dei cristiani dal 18 al 25 gennaio;
- la Giornata della liberta' religiosa del 17 febbraio;
- il Tempo per il Creato dal primo settembre al 4 ottobre;
- esperienze quali i Consigli cittadini delle chiese cristiane e i Tavoli interreligiosi cittadini;
- tutte le altre giornate e/o iniziative che promuovano l'incontro tra le religioni e che ci aiutino a riconoscerci figli e figlie della stessa umanità.
Consapevoli che ogni essere umano sara' giudicato e ricordato per cio' che ha fatto di buono per l'umanità, chiamiamo gli uomini e le donne di pace di questo nostro paese a un impegno personale e costante su questi temi perché questa è l'unica via che abbiamo per dare un futuro alla nostra umanità.
Roma, 28 febbraio 2018
*
Primi firmatari in ordine alfabetico
Adel Jabbar, sociologo
Adista, Roma
Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza
Alessandro Paolantoni, comunita' islamica Roma
Amina Salina, comunita' islamica Roma
Augusto Cavadi, filosofo
Brunetto Salvarani, teologo
Cipax, Centro Interconfessionale per la Pace, Roma
Confronti, mensile di religioni - politica - societa', Roma
Cristina Mattiello, insegnante, Roma
Don Ettore Cannavera, Comunita' La Collina Serdiana (Ca)
Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, Pistoia
Enrico Peyretti, pubblicista, Torino
Farid Adly, direttore dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo"
Gianni Novelli, pensionato
Giorgio Ghezzi, sacramentino
Giovanni Ferro', giornalista
Giovanni Sarubbi, direttore www.ildialogo.org
Hamza Piccardo, Costituente Islamica
Izzedin Elzir, presidente Ucoii
Jawed Khan, membro Assemblea Generale del Centro Islamico Culturale d'Italia (Grande Moschea di Roma)
Karima Angiolina Campanelli, regista, autrice, pittrice
Laura Caffagnini, giornalista, Parma
Mauro Matteucci, Centro di documentazione e di progetto "don Lorenzo Milani" di Pistoia
Mohammed Ben Mohammed, presidente Associazione culturale islamica Moschea di Al Huda
Mosaico di Pace, rivista di Pax Christi Italia, Bari
Nizar Ramadan, editore
Noi Siamo Chiesa, Roma
Pax Christi Italia, Firenze
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Pierpaolo Loi, Comunita' La Collina Serdiana (Ca)
Radio Voce della Speranza di Firenze
Redazione Pressenza Italia
Rocco Altieri, direttore Centro Gandhi Pisa
Salameh Ashour, portavoce comunita' palestinese
Tempi di Fraternita', Torino
Tonio Dell'Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi
*
Per aderire all'appello: www.ildialogo.org, redazione at ildialogo.org

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com
Numero 713 del 2 marzo 2018

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