[Nonviolenza] Telegrammi. 2990



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2990 del 28 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Daniele Lugli: Il 4 marzo e' vicino
2. Mao Valpiana: Articolo 11, ripudiamo o non ripudiamo?
3. Tristano Timandri: Un candidato nonviolento al Parlamento, Mao Valpiana
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: IL 4 MARZO E' VICINO
[Dal sito di "Azione nonviolenta" (www.azionenonviolenta.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento.
Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 pubblica con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948]

Il 4 marzo e' vicino. Guardo, non sono il solo, a quella data piu' con apprensione che con speranza.
Lunedi' 4 marzo 1946, pero', e' una bella giornata. Il giovane Silvano Balboni (24 anni) convoca, all'Auditorium comunale, la prima riunione del Centro di Orientamento Sociale di Ferrara.
L'esempio lo da' Aldo Capitini, nel luglio del '44, a Perugia appena liberata. Balboni, in contatto con lui fin dalla clandestinita' antifascista, finalmente riesce a proporre nella sua citta' il C.O.S. come nuovo organismo di autoeducazione nonviolenta e ragionante, aggiunta significativa e necessaria alla democrazia dei partiti e delle istituzioni elettive. Ascoltare e parlare, ne e' il motto. L'ascolto attento e profondo, la parola meditata e persuasa accrescono la competenza dei partecipanti nell'affrontare i piu' diversi e impegnativi problemi.
Il sogno di Capitini un C.O.S. per ogni parrocchia e' pure il sogno di Silvano che, oltre al Centro di citta' con le sue settimanali riunioni, ne promuove in ogni frazione del comune e pure in provincia. Ne sara' l'anima, oltre ad affiancare Capitini nel tentativo di diffusione dell'esperienza. Nel C.O.S. ogni problema puo' essere portato. Nel primo incontro ferrarese prevalgono problemi immediati, piccoli e grandi: nelle scatole di latte evaporato UNRRA si nota un foro stagnato, c'e' manomissione? L'autolettiga della Cri funziona male. C'e' responsabilita'? Il mangime per i polli e' troppo caro e cosi' la crusca venduta ai Consorzi agrari. L'assistenza sanitaria e' troppo frazionata (Eca, Onmi, assistenza bellica, antitubercolare, reduci) e i furbi ne approfittano. Perche' idraulici, fumisti e stagnini non vengono a casa quando li chiami e costano cosi' caro? Il problema delle strisce spartitraffico nel centro. Quali sono le prospettive dello stabilimento della Gomma sintetica? Ma piu' incontri sono dedicati quell'anno all'introduzione del divorzio, alla riforma religiosa e, nella primavera del '47, al riconoscimento dell'obiezione di coscienza. E si continua cosi'. Raccomanda Capitini di parlare di patate e di ideali, non le une senza gli altri.
Dopo un promettente inizio l'esperienza dei C.O.S. rifluisce e, praticamente, cessa non solo a Ferrara, con la morte di Balboni nel novembre del '48, ma in tutta Italia. La proposta, annota Capitini, era molto in contrasto con il disinteresse e l'avversione che, dopo pochi anni, sorse in molti contro un'istituzione cosi' indipendente, aperta, critica Non lo Stato antifascista, ma molto meno quello che segui' nel 1948, erano in grado di valersi dei C.O.S. ed inserirli nella struttura pubblica italiana, ad integrazione della limitata democrazia rappresentativa del parlamento e dei consigli comunali e provinciali. Ne' le forze dell'opposizione di sinistra, tese nella speranza di una presa del potere, si curarono di apprestare uno strumento cosi' elementare per la convocazione della popolazione e dell'opinione pubblica.
Silvano Balboni, con la sua inseparabile bicicletta, il primo gennaio del quarantotto recapita un biglietto agli amici "Auguri a te e alla Costituzione". Sono auguri dei quali abbiamo molto bisogno oggi. Abbiamo visto come e' andata. Quaranta anni fa Mario Luzi ci ha descritto, sono i giorni dell'assassinio di Aldo Moro, un'agonia giunta ora all'estremo:
"Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima - cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale di che sognata equita'. E l'udienza e' tolta".
A questo esito ha contribuito anche l'assenza di luoghi, come i C.O.S., dove i problemi sono affrontati sulla base di argomentazioni fondate e verificabili da parte di tutti gli interessati. Sempre piu' bassa e' la qualita' del dibattito nelle rappresentanze politico amministrative e della opinione pubblica. Assente ogni controllo democratico sulle scelte economiche che interessano l'intero pianeta. Forte e', comprensibilmente, la sfiducia nell'azione collettiva, nella sua capacita' di mutare le condizioni di vita. A distacco e assenteismo, rispetto agli inviti a partecipare, fanno riscontro fiammate rabbiose, deleghe plebiscitarie, proposte, nel migliore dei casi ingenue, di democrazia telematica, diretta e istantanea. Riemergono tendenze autoritarie e schiettamente razziste. La campagna elettorale ha reso anche piu' evidenti questi elementi. Il 4 marzo con il voto cerchiamo almeno di non aggravarli e il 5 riprendiamo l'ispirazione dei Centri di Orientamento Sociale. Ci sono necessari oggi piu' di allora.

2. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: ARTICOLO 11, RIPUDIAMO O NON RIPUDIAMO?
[Ringraziamo di cuore Mao Valpiana per averci messo a disposizione questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo  Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha  partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di  coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima  guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare  un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato  assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e'  stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E' attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog su Huffington Post: http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/ , per contatti:  Movimento Nonviolento, via Spagna  8, 37123 Verona, tel. 0458009803]

L'Italia ripudia la guerra (art. 11). Termine fortissimo, scelto dai costituenti, per dire che non si riconosce piu' come proprio qualcosa che fino a quel momento era pur nostro. Ripudiare significa respingere una persona che abbia avuto con noi un legame sociale o affettivo, non volendo piu' accettare come giuridicamente o sentimentalmente valido tale legame. Dunque e' una rottura definitiva con la guerra. Buttata fuori di casa, cacciata dalla famiglia italiana con ignominia e vergogna.
Da poco era caduta la dittatura fascista con il regime nazista, e da poco erano terminati gli orrori della seconda guerra mondiale, il popolo era stanco di sangue e forte si levava il grido "mai piu' Auschwitz".
Ma la costituzione va oltre, ed utilizza un altro termine forte e unico per definire la necessita' di difesa: "La difesa della Patria e' sacro dovere del cittadino" (art. 52). Parola che evoca dogmi di fede. Se ti attaccano difenderti e' legittimo, ma la Costituzione non ci dice come dobbiamo difenderci. Dice solo che il cittadino deve difendere la comunita', e lascia aperta la questione dei metodi: con le armi o con la nonviolenza? Questa e' una scelta politica che spetta al popolo.
Per noi nonviolenti resta la contraddizione, irrisolta, di ripudiare la guerra per principio, ma di mantenere le strutture belliche che la guerra rendono possibile: l'esercito e le armi.
Per uscire dall'apparente contraddizione fra chi e' sempre, e comunque, contro la guerra e chi e' favorevole, a volte, ad azioni di forza, bisogna saper vedere la differenza che c'e' tra la guerra e un intervento armato; tra un esercito e una polizia internazionale. I nonviolenti sono sempre stati favorevoli alla legge e alla polizia, due istituzioni che servono a garantire i deboli dai soprusi dei violenti. E' per questo che da anni sono impegnati, a partire dalle iniziative europee di Alexander Langer, sia sul fronte del Diritto e dei Tribunali Internazionali, sia per l'istituzione di Corpi Civili di Pace. Da sempre i nonviolenti chiedono la diminuzione dei bilanci militari e il sostegno finanziario alla creazione di una polizia internazionale che intervenga nei conflitti a tutela della parti lese, per disarmare l'aggressore e ristabilire il diritto.
Contemporaneamente al sostegno di questi progetti, i nonviolenti sono contro la preparazione della guerra (qualsiasi guerra: di attacco, di difesa, umanitaria, chirurgica o preventiva), contro il commercio delle armi, contro gli eserciti nazionali, contro i bilanci militari e lo facciamo anche con le varie forme di obiezione di coscienza. La proposta politica dei nonviolenti non e' l'utopia del disarmo mondiale, bensi' il realismo del disarmo unilaterale. Vogliamo uno stato che rinunci al proprio esercito militare, e si impegni a fornire mezzi, soldi e personale per la polizia internazionale sotto egida delle Nazioni Unite.
Dire no alla guerra quando questa e' scoppiata, non serve a nulla; bisogna lavorare prima per prevenire il conflitto armato. Innanzitutto abolendo gli eserciti e dotandosi invece degli strumenti efficaci per fermare chi la guerra la vuole fare comunque. Questa strategia nonviolenta si chiama disarmo unilaterale. La storia, anche recente, ha dimostrato che gesti concreti di disarmo unilaterale ottengono risultati decisivi.
Di fronte all'installazione nei paesi della Nato dei missili nucleari Cruise, la risposta di Gorbaciov fu il ritiro dei missili nucleari SS 20 dai paesi del Patto di Varsavia. Fu un gesto clamoroso, che diede l'avvio al processo di distensione e contribui' al declino (senza spargimento di sangue) di tanti regimi dittatoriali e al crollo del Muro di Berlino.
La facile obiezione al disarmo unilaterale e' che si rimarrebbe senza difesa. Ci accusano di esporci, in questo modo, ai capricci dei tanti dittatori che potrebbero colpire indisturbati i nostri "interessi vitali" nel mondo (leggi, fonti di energia).
Sappiamo ben vedere la differenza fra una democrazia e un totalitarismo. E non abbiamo dubbi da quale parte schierarci. Per quanto imperfetta e calpestata, la democrazia in cui viviamo e' un dono prezioso, mentre un regime dittatoriale e' una tragedia storica. Ma la guerra non ha aggettivi, non e' ne' democratica, ne' dittatoriale. E' guerra e basta. I bombardamenti di Assad non sono diversi da quelli di Obama. Sappiamo che non si puo' sconfiggere il terrorismo (quello dei gas chimici) con altro terrorismo (quello dei bombardamenti aerei). Ha detto bene Papa Francesco: "guerra chiama guerra".
Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento, era un "oppositore integrale alla guerra" ma non si e' mai posto l'obiettivo velleitario di fermare una guerra in corso (nemmeno quelle scellerate volute dal fascismo), ben sapendo che le radici delle guerre sono forti e profonde e possono essere debellate solo con un ampio movimento di resistenza e non collaborazione nonviolenta. Alla costruzione di un Movimento Nonviolento, Capitini ha dedicato gli ultimi anni intensi della sua vita, proprio per avere a disposizione uno strumento di "opposizione integrale alla guerra".
L'errore madornale in cui spesso cade il movimento per la pace, e' quello di chiedere ad altri (all'Onu, all'Europa, ai governi - cioe' ai responsabili primi) di fermare la guerra, di ritirare le truppe. E' una dichiarazione di impotenza. Il compito del movimento pacifista, invece, dovrebbe essere quello di mettere in atto campagne di reale dissociazione dalla guerra (obiezione alle spese militari, obiezione di coscienza, boicottaggi, ecc.) e nel contempo avviare le alternative ai conflitti armati. Partiti, movimenti, sindacati, intellettuali, chiesa cattolica, cittadini comuni: di tutti e' la quotidiana affermazione del proprio aborrimento della guerra e delle propria determinazione ad opporvisi. Ma di fatto, in una contraddizione flagrante, viene mantenuto ed ingrassato il suo essenziale strumento portante, l'esercito, alla cui sempre maggiore efficienza distruttiva siamo proni a destinare ogni possibile risorsa (come i cacciabombarideri a capacita' nucleare F35). Dal che la guerra, come sempre e' stato, continua e continuera' ad essere.
Se vogliamo davvero evitare la prossima guerra dobbiamo da oggi combattere il militarismo in casa nostra, tagliare le spese militari, non pagare per le missioni belliche all'estero, fare obiezione di coscienza ad ogni manifestazione militare, contestare l'esercito.
Il lavoro della nonviolenza e' soprattutto preventivo.

3. L'ORA. TRISTANO TIMANDRI: UN CANDIDATO NONVIOLENTO AL PARLAMENTO, MAO VALPIANA
[Riceviamo e diffondiamo]

Vivessi a Verona o nei dintorni, non avrei dubbi su chi votare: voterei per la lista "Insieme" della coalizione democratica ed antifascista, lista che candida al Senato Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.
Non vivo a Verona. Ma so che affinche' Mao Valpiana possa aver qualche possibilita' di essere eletto occorre che nel Veneto quella lista raggiunga il 3% dei voti; quindi se vivessi in Veneto sosterrei la lista "Insieme" della coalizione democratica ed antifascista per sostenere Mao Valpiana.
E pur non vivendo in Veneto votero' comunque la coalizione democratica ed antifascista, perche' voglio oppormi alla destra qualunquista, razzista e golpista.
*
Mi sembra l'unico voto di sinistra ragionevole.
Le altre liste di sinistra che si presentano fuori e contro la coalizione democratica ed antifascista sanno benissimo di non avere nessuna possibilita' di eleggere alcun candidato nella quota maggioritaria uninominale, e che la loro presentazione avra' in questo caso come unico esito quello di favorire i candidati della destra qualunquista, razzista e golpista.
E per quanto riguarda la quota proporzionale i ragazzi dei centri sociali che hanno promosso la lista Pap e i pezzi di ceto politico e di intellettualita' che vi si sono aggregati sanno perfettamente che non raggiungendo il 3% disperderanno i loro voti (furono dispersi gia' nel 2008 con la lista "Sinistra arcobaleno", e furono dispersi anche nel 2013 con la lista "Rivoluzione civile": errare e' umano, ma perseverare...): e ogni voto di sinistra disperso raddoppia il peso dei voti alla destra qualunquista, razzista e golpista.
Analogamente i promotori di Leu - lista che nella sostanza e' frutto di uno scontro interno al Pd - raggranelleranno forse un gruzzoletto di parlamentari, ma al prezzo di far perdere l'intera area democratica e antifascista. Il gioco vale la candela? Per quei pezzi di ceto politico che pensano solo alla loro personale carriera ed ai loro personali privilegi forse si', per chi non appartiene alla nomenklatura e ragiona dal punto di vista del bene comune sicuramente no. E' evidente che Leu doveva far parte della coalizione democratica ed antifascista; ponendosene assurdamente fuori e contro, qualcuno avra' peccato di ingenuita' (come Grasso e Boldrini, che sono brave persone, ma che non hanno nessuna esperienza di militanza politica - e purtroppo si vede), altri invece non di ingenuita' hanno peccato, e tra essi il signore che guido' l'Italia alla guerra nei Balcani, un crimine che noi non abbiamo dimenticato.
Per non dire di alcune folli ambiguita': come i reiterati ammiccamenti alla destra grillina da parte di alcuni prominenti di Leu; come l'adorazione della violenza da parte di militanti che pretendono di essere antifascisti ed avallano criminali azioni fasciste.
*
Chi non si pone il problema di contrastare la violenza, evidentemente non si rende conto della situazione.
Chi non si impegna contro la guerra, il razzismo e il maschilismo, evidentemente non si rende conto della situazione.
Chi non si preoccupa di unire tutte le forze democratiche ed antifasciste per contrastare il tentativo di sfondamento delle destre che ripropongono il linguaggio, le condotte e le politiche del fascismo, evidentemente non si rende conto della situazione.
Chi non si impegna per portare in parlamento la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa dell'intero mondo vivente, evidentemente non si rende conto della situazione.
*
E' vero quello che su questo foglio si scrive ogni giorno: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
La candidatura di Mao Valpiana ha un significato e un valore grandi, credo che siamo in molti ad essergliene grati.
*
In guisa di postilla: non vorrei dar per scontato che chi legge queste righe gia' sappia chi sia Mao Valpiana; trascrivo quindi un suo breve profilo steso ritengo da un suo vecchio amico e gia' piu' volte su questo foglio apparso.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' stato fondamentale ideatore, animatore e portavoce dell'"Arena di pace e disarmo" del 25 aprile 2014 e coordina la campagna "Un'altra Difesa e' possibile". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: Fare la pace, Cierre Edizioni, 2005, 2017; Una buona politica per riparare il mondo, Edizioni Legambiente, 2016. E' attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog sull'"Huffington Post": http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Giuseppe Antonio Camerino (a cura di), Vittorio Alfieri, Rcs, Milano 2018, pp. 154, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Giuseppe Sertoli e Giovanni Cianci (a cura di), Letteratura inglese e americana, Garzanti, Milano 1989, pp. XIV + 440. Guida bibliografica.
*
Riedizioni
- Dino Buzzati, Le cronache fantastiche. Delitti, Mondadori, Milano 2003, 2015, Rcs, Milano 2018, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Dino Buzzati, Le cronache fantastiche. Fantasmi, Mondadori, Milano 2003, 2015, Rcs, Milano 2018, pp. 448, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2990 del 28 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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