[Nonviolenza] Telegrammi. 2796



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2796 del 15 agosto 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Luciano Guerzoni

2. Rileggendo "Nei labirinti della fantascienza". Un incontro di studio e di riflessione a Viterbo

3. Un incontro di studio su "Il principio responsabilita'" di Hans Jonas

4. Ambiente, salute, principio responsabilita'. A Viterbo un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta

5. "Opera aperta" ed "Apocalittici e integrati" di Umberto Eco. Un incontro di studio a Viterbo

6. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile

7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

9. Omero Delli Storti: Il delitto della principessa di Ebla. Frammenti da un fogliettone postmoderno e rasciomonico (parte seconda)

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. LUCIANO GUERZONI

 

E' deceduto Luciano Guerzoni, militante del movimento operaio, pubblico amministratore e parlamentare costantemente impegnato per la democrazia. l'eguaglianza di diritti, la dignita' umana.

Un vecchio compagno, un maestro e un amico. Lo ricordiamo con gratitudine.

 

2. INCONTRI. RILEGGENDO "NEI LABIRINTI DELLA FANTASCIENZA". UN INCONTRO DI STUDIO E DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto la mattina di venerdi' 11 agosto 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio e di riflessione sul libro "Nei labirinti della fantascienza. Guida critica a cura del collettivo Un'Ambigua Utopia", pubblicato da Feltrinelli nel 1979.

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L'incontro e' stato occasione per una riflessione sociologica e politica sul genere letterario della narrativa d'anticipazione e su alcuni autori ed alcune autrici di particolare rilevanza, cosi' come su alcuni libri che vanno ben oltre i limiti della letteratura di genere e della cultura di massa ma costituiscono opere il cui valore estetico, conoscitivo e finanche educativo - di smascheramento e denuncia dell'orrore del presente e del crinale apocalittico cui i poteri dominanti hanno tratto l'intera umanita' - e' oggi universalmente riconosciuto.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

3. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SU "IL PRINCIPIO RESPONSABILITA'" DI HANS JONAS

 

Si e' svolto sabato 12 agosto 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul libro "Il principio responsabilita'" di Hans Jonas.

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Hans Jonas e' nato a Moenchengladbach nel 1903, e' stato allievo di Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel 1933 si e' trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha insegnato in diverse universita' nordamericane, dedicandosi a studi di filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilita'" si ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarieta', dell'etica contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono fondamentali Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; la raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica all'uomo tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; Organismo e liberta', Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi di autobiografia intellettuale e' Scienza come esperienza personale, Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino 1995. Un utile libro di interviste e conversazioni e' Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000. Opere su Hans Jonas: si vedano i testi segnalati nel saggio di Vallori Rasini: "Recenti sviluppi nella ricezione di Hans Jonas: una rassegna bibliografica", riportato ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1449 del 15 ottobre 2006; si veda anche la parte su Jonas in AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996, e la bibliografia critica li' segnalata; per un profilo sintetico ed una ampia nota bibliografica, cfr. anche Giovanni Fornero, "Jonas: la responsabilita' verso le generazioni future", nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, Utet, Torino 1994, Tea, Milano 1996.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

4. INCONTRI. AMBIENTE, SALUTE, PRINCIPIO RESPONSABILITA'. A VITERBO UN INCONTRO DI RIFLESSIONE CON LA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA

 

Si e' svolto domenica 13 agosto 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta.

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Nel corso dell'incontro si e' riflettuto sui profili morali e giuridici dell'impegno per la difesa dell'ambiente e il diritto alla salute, per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la salvaguardia della biosfera casa comune dell'umanita'.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

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Una breve notizia su Antonella Litta

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute" nonche' referente nazionale per le problematiche ambientali e sanitarie derivanti dall'inquinamento delle acque ad uso umano. E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".

 

5. INCONTRI. "OPERA APERTA" ED "APOCALITTICI E INTEGRATI" DI UMBERTO ECO. UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto la mattina di lunedi' 14 agosto 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio su due gia' classici libri di Umberto Eco, "Opera aperta" e "Apocalittici e integrati".

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

6. INIZIATIVE. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE

 

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

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All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:

padre Alex Zanotelli

Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita

e numerosissime altre persone.

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Per adesioni: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:

- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera: laura.boldrini at camera.it

- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso at senato.it

 

7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

9. RACCONTI ESTIVI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLI STORTI: IL DELITTO DELLA PRINCIPESSA DI EBLA. FRAMMENTI DA UN FOGLIETTONE POSTMODERNO E RASCIOMONICO (PARTE SECONDA)

 

2. L'evasione

Il racconto di O.

Stavo organizzando la miglior difesa possibile quando vengo a sapere che quel disgraziato di mio cugino e il suo degno compare erano evasi. Evasi, dico. Quei due gaglioffi. Che e' come una confessione, non vi pare? Per gli imbecilli non c'e' medicina.

Ma visto che erano tornati in circolazione bisognava che mi dessi da fare per individuarli e riconsegnarli alle autorita', che non si facessero cattive idee, basta un niente e si finisce al gabbio, e con tutte le donazioni che ho fatto a polizia e magistratura (anche per conto dei miei clienti, certo, ma le ventiquattr'ore belle gonfie le portavo io) se gli capito sotto vedi tu a quali vertici assurge l'ingratitudine.

Cosi' dovetti fare delle indagini, dannazione, sono cose che odio, e oltretutto costose. E io ho un certo tenore di vita, i soldi mi servono.

La fuga pareva una barzelletta: con tutti i soldi che passo ai secondini per far stare tranquilli i ragazzi dei miei clienti facoltosi quando vanno in villeggiatura (o per dissolverli qualora i ragazzi cominciassero a fare le bizze), dal direttore all'addetto alla sbarra del cancello esterno con me stavano tutto sull'attenti che quando mi vedono e' arrivato Babbo Natale. Cosi' non mi fu difficile acquisire le informazioni che volevo, non le panzane uscite sui giornali. E al netto delle scempiaggini, incrociando le fonti veniva fuori che quei due stavano in cella con un altro furbacchione che non si sa come - figuriamoci - si era procurato la chiave della cella, la chiave del corridoio, la chiave del piano, la chiave del montacarichi, la chiave della cucina, la chiave dell'altro corridoio, la chiave della lavanderia, la chave dell'ingresso di servizio della lavanderia, la chiave dell'ingresso del cortile interno, la chiave del portone che dal cortile interno da' sul cortile esterno e la chiave del cancelletto piccolo che affianca il cancello grande, e naturalmente il sonno di non so quante guardie. Ma per favore.

La cosa piu' strana era proprio quel terzo incomodo che non si riusciva a farsi dire chi cavolo era. "Un tossico", diceva uno, come se fosse una novita': qui a Ebla si fumano pure lo sterco di cavallo e il piu' fracicone poggia le terga sul trono, ce lo sanno pure i sassi. "Un extracomunitario", diceva un altro: qui a Ebla un extracomunitario? ed extracomunitario di quale comunita', per favore? ma piantatela di guardare al-Jazeera che tanto gli spogliarelli non li fanno.

Secondo me era la solita spia messa li' apposta dalla Cia o dal Kgb o da li mortacci de Pippo. Che come minimo s'erano creduti che quel bamboccio di Tristano e quello scassarecchie del Bacucco amico suo erano chissacchi' e invece erano solo quel che erano e amen.

Magari era Vidocco, che questi scherzetti ci gode piu' che a fare le porcherie ginniche mentre guarda i filmini a luci rosse (li guarda, li guarda; li guardiamo tutti, avanti).

Insomma, dovevo proprio rintracciare quei due imbecilli prima che diventasse un affare di stato e finivo un'altra volta sull'Espresso, "l'avvocato della mafia, l'avvocato dei terroristi, quell'Oreste li' che da giovane ammazzo' chi sapete voi", Che a me l'Espresso mi piacerebbe pure, belle copertine, un sacco di pubblicita' che a un uomo di mondo servono a orientarsi nel bel mondo e se non sei a tuo agio nel bel mondo che uomo di mondo sei?

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Comincia la ricerca tra parenti ed amici: mobilitai mezzo studio, e il mio studio non e' una centuria, e' una legione: e briefing serale. Obiettivo: trovarli entro due giorni.

A qualche parente avrei potuto anche telefonargli direttamente io, ma a dirsela tutta coi parenti non e' che mi ci trovo bene. L'unica che ci sentiamo spesso per telefono e' Ismene. Certe telefonate a cento gradi centigradi. Non dico di piu': segreto professionale, diciamo cosi'.

Gli amici di Tristanaccio e' facile controllarli, alle otto di sera sono tutti al bar di Buffalmacco e fino alle due della mattina stanno li', cambia solo il tasso alcolemico.

Con i compari di Barucco e' un'altra storia: intanto sono dispersi per ogni dove, poi si scrivono 'ste lettere in latino piene di disegni, di grafici, che arrivera' una su duecento perche' se non le sequestra la polizia postale del paese di partenza li sequestra la polizia postale del paese d'arrivo (o di uno dei paesi di transito), che c'e' chi dice che si scrivono solo per far lavorare quell'amico loro, l'enigmista, quel Turing la', che una volta l'ho conosciuto e mi fece una pessima impressione, un tipo disturbato. Di lavoro fa il consulente per il governo, ma arrotonda riempiendo da solo mezza Settimana enigmistica. Che vi credere, che esiste davvero uno che si chiama Il duca d'Alba, o Belfagor, o Bartezzaghi? E' Turing che fa tutto, scrive pure le barzellette, sempre lui, che fatica di piu' a trovare gli pseudonimi che a preparare i giochi.

*

Il racconto di V.

Mi chiamo Volfango Maria Vidocco, lo so che e' un nome che fa ridere. Si', sono quel famoso Vidocco li', che prima era un gentiluomo di fortuna e poi e' entrato a far parte della famiglia del bargello, se capite cosa intendo. Ne hanno parlato i giornali, ricamandoci sopra un bel po'. Ci hanno pure fatto una serie televisiva.

Quando c'e' qualche rogna grossa sua eccellenza il ministro plenipotenziario fa chiamare me, sa che sono uno che risolve. E risolvere vuol dire risolvere.

Qui il caso era semplice: due morti di fame del milieu criminale piu' miserabile si erano introdotti nel palazzo reale durante un banchetto di nozze, avevano seminato il terrore e tentato di aggredire la principessa Leila che aveva gagliardamente resistito (era cintura nera di karate, non so se mi spiego), cosi' l'avevano uccisa conficcandole un paletto di legno nel cuore, poi avevano concluso la loro scorribanda nel vicolo dietro le cucine dopo aver sparso il terrore tra il personale gettando in aria manciate di gemme ed agitando scimitarre di alabastro. Perlomeno cosi' c'e' nel rapporto ufficiale della sicurezza interna palaziale che si sa che il piu' furbo lo chiamano Giangrullo.

La cosa che puzzava di piu' era la faccenda del paletto: se non e' un messaggio mafioso questo.

Secondo me era chiaro che i due erano dei sicari, e dietro c'era un mandante. Uno dei due era cugino di Oreste Dell'Atridi, che ci aveva un curriculum di tutto rispetto e la cui attivita' prevalente e' di fare l'avvocato della mafia. Se non e' una pista questa.

Pero' non si poteva escludere neppure la pista sovversiva, perche' l'altro era un adepto dell'internazionale, non e' ben chiaro se mazziniano, marxista, bakuniniano, situazionista o ambrosiano, ma tanto e' tutta la stessa teppa. Ed anche questa e' una pista promettente, direi.

Ed era anche possibile che ci fosse stata un'alleanza tra mafiosi e sovversivi al fine di destabilizzare lo stato. Puo' capitare anche questo, non si sa mai. Certo, e' difficile, perche' i mafiosi si trovano bene con i fascisti, e invece le zecche rosse sono tutti mister schizzinoso e miss perfettina, chi non lo sa?

La versione ufficiale che fossero due drogati l'ho fatta diffondere io per poter condurre le indagini senza ficcanaso alla caccia dello scoop.

Per ordine reale mi hano introdotto nel carcere con lettre de cachet e sempre per disposizione del re sono stato collocato nella cella con quei due. Il personale del carcere ovviamente e' tutto corrotto, come tutti gli altri pubblici funzionari, del resto; non fosse cosi' come potrebbe funzionare la pubblica amministrazione visto che le leggi le scrivono degli emeriti imbecilli? Pero' tutti i corrotti sanno che dei loro affarucci privati non gliene frega niente ai poteri superni, ma quando qualcuno entra al gabbio con lettre de cachet nessuno deve sapere nulla ne' chiedere nulla ne' dire nulla, perche' e' quel genere di affare di stato che chi curiosa paga pegno, e lo paga con un volo nella fossa dove sua maesta' tiene i leoni.

*

Buonasera a tutta la compagnia, dissi entrando nella cella. Buonasera, risposero tutti e due. Puzzavano da veri morti di fame. Bella mimetizzazione, pensai.

C'erano quattro brande, due castelli da due. Quale branda posso prendere? Dissi. Le nostre sono queste, rispose quello alto, prenda una di quelle altre due. Grazie. Di niente.

Passo' un'ora senza che nessuno dicesse una parola. Se lorsignori permettono, vorrei presentarmi: Felice Augusto Frassinarelli, liutaio. Piacere. Piacer mio, signor? Ah, si', Barucco Spinelli. Spinelli? Si', ma niente a che vedere con certe sostanze. Oh, un calembour. Lei conosce il termine calembour? Caro signore, ho viaggiato. Mi compiaccio, mi compiaccio, e permetta che le presenti il mio amico Tristano Roccabbilli. Denominazione doppiamente impegnativa. Ma che dice quello? Niente, dice che ha piacere di conoscerti. Cosi' e'. Ah, vabbe', piacere, piacere. Lo scusi, certe volte e' un po' scortese. Capita. Capita. Capita, capita.

Poi da fuori spensero le luci, nessuno disse piu' una parola. E fu sera e fu mattina.

La mattina di buon'ora le luci si accesero, le guardie sbatacchiarono i manganelli sulle sbarre per darci il dolce buondi', noi facemmo la fila al bugliolo, poi ci lavamo a turno le manine e poi ognuno ricevette la sua tazza di caffe'. Io ero l'unico che aveva un pacco, ovviamente. Volete favorire? No, grazie. Ma insisto. Allora grazie. Anche lei, prego, signor Spinelli. Non avrei fame, ma per non esser sgarbato... Ma prego, prego, lei mi fa un grande onore, come il suo amico del resto; so che in questi luoghi si apprezza molto la discrezione, ma un po' d'innocente conversazione non potra' certo farci male, no? Direi di no, caro signor Frassinarelli, e' cioccolata quella? Si serva, si serva, caro amico. E lei, signor Roccabbilli, che preferisce? Prendero' un pezzettino di quel dolcetto, se permette. Ma prego, prego, ho la fortuna di avere una famiglia che mi vuol bene e mi rifornisce fin troppo abbondantemente, e in queste circostanze fa piacere condividere, no? E' un'usanza civile. Proprio quello che volevo dire io, prenda, prenda un altro pezzo, guardi, nella scatola ne ho un'altra confezione intera, vede?

Finita la colazione,

- V.: Mens sana in corpore sano, eh? Lorsignori risiedono qui nella capitale? Grande citta', grande citta', eh?

- T.: Si'.

- V.: Io lo dico sempre, Ebla e' meglio di Parigi, e' meglio di Vienna. Certo, Vienna e' la capitale del Sacro Romano Impero, ma le meraviglie che abbiamo qui a Ebla se le sognano i viennesi. Neanche a Istanbul, neanche a Las Vegas, dico bene?

- T.: Non lo so, io sono sempre stato qui.

- V.: Ma la vedra' anche lei la televisione, no? E magari ci avra' qualche parente, qualche amico che ha viaggiato per il mondo, no? E lei, signor Spinelli, scommetto che lei qualche citta' la conosce, eh?

- B.: A dire il vero sono un sedentario, ma ho amici sparsi qua e la' e ci teniamo in contatto.

- V.: Sui social?

- B.: No, no. Per lettera.

- V.: Lo dico sempre io, altro che messaggini, altro che email, nulla e' meglio di una bella lettera. Io sto qui al mio scrittoio e posso indirizzare i miei pensieri ai miei amici, che ne so, di Atene, di Tuscolo, di Amsterdam...

- B.: Ha degli amici ad Amsterdam?

- V.: Eccome, ottimi amici.

- B.: Ma pensi, anch'io.

- V.: Ma guarda la combinazione.

- B.: E' proprio una buffa coincidenza.

- V.: E lei, signor Roccabbilli, gli scrive mai agli amici, ai parenti, che so, alle zie, ai cugini...

- T.: Veramente c'e' un cugino che sarebbe ora che si facesse sentire.

- B.: Il mio amico e' cugino del famoso avvocato Oreste Dell'Atridi.

- V.: Il famoso avvocato? Ma e' un principe del foro, e una persona assai distinta, si vede spesso in televisione. Ma pensa, e' suo cugino.

- T.: Eh gia'.

- V.: E magari, non vorrei essere indiscreto, magari e' proprio lui che vi assiste?

- B.: Non altri.

- V.: Ma allora siete a cavallo, di qualunque cosa siate accusati l'avvocato Dell'Atridi vi cavera' d'impaccio in men che non si dica. Sapete cosa c'era scritto giorni fa sul giornale? Che e' il Perry Mason di Ebla, proprio cosi', il Perry Mason di Ebla.

- B.: Speriamo.

- T.: Speriamo.

- V.: Ma e' sicuro, sicurissimo.

- T.: Vedremo.

- B.: Vedremo.

- V.: Ma tu pensa, finisco in questo luogo di sconforto e chi ti incontro, nientemeno che un cugino del celebre avvocato, del Perry Mason di Ebla. Ed anche lei, caro signor Spinelli, che conosce Amsterdam. Ma lo sa che sono un collezionista di pittura olandese del Seicento?

- B.: Me ne compiaccio vivamente.

- V.: Gli italiani, non si discutono; i fiamminghi, un glorioso passato; ma la pittura olandese, c'e' quel non so che, quel non so che che non so ben dire cosa sia ma c'e'. Lei che ne pensa?

- B.: Tutto il bene possibile.

- V.: Bene, bravo, vogliamo brindare? Ho giusto un amaretto nello scatolone che e' un elisire, un giulebbe. Le tazze non sono proprio adeguate, occorrerebbero bicchierini di cristallo ma ci accontenteremo, no? Prego, prego. Ancora un po', bene, bene cosi', e adesso: in alto i calici.

- Tutti: Prosit.

- V.: Un secondo giro, via, un secondo giro.

- Tutti: Prosit.

- V.: Ne e' restata una rimanenza, quanto basta per un terzo giro, ma si', bello robusto. Coraggio. Coraggio. In vino veritas.

- Tutti: Prosit.

- V.: Meglio, no?

- T.: Meglio si'.

- V.: E allora, caro il nostro signor Roccabbilli, chissa' quante avventure con suo cugino, eh?

- T.: Veramente non ci vediamo mai.

- V.: Andiamo, siamo fra amici, non le sto mica chiedendo di rivelare qualche segreto profesionale, eh.

- T.: No, no, proprio non ci vediamo mai. Questa e' stata proprio una circostanza eccezionale.

- V.: E lo credo bene, lo credo bene, eh, signor Spinelli, non fa piacere a nessuno di trovarsi qui, no?

- B.: No.

- V.: Siamo fra amici, no? E allora vi faccio una confidenza: a me il governo non mi sta bene per niente. Non so come la pensate voi...

- B.: Ma guardi, io sono un fautore della tolleranza.

- V.: Bravo, bravo, lo dicevo io: la tolleranza. Invece questo governo, diciamolo pure, e' intollerante e dispotico, no?

- T.: Io non mi occupo di politica.

- V. Certo, certo, neanch'io, io mi occupo di strumenti musicali, faccio il liutaio. E lei signor Spinelli, lei che fa?

- B.: L'ottico.

. V: L'ottico. Ma pensa. Ma, dico, sara' mica suo quel bel negozio in corso Vittorio Emanuele, eh?

- B.: In effetti e' cosi'.

- V.: Fantastico, magnifico, ma allora, ma pensi un po', ma guardi, io ho giusto bisogno di farmi gli occhiali nuovi, sa, nel nostro lavoro la precisione e' tutto, e da un po' mi pare che con gli occhiali vecchi non ci vedo piu' tanto bene.

- B.: Saro' ben lieto di servirla se mai tornero' al mio lavoro, cosa di cui dubito.

- V.: Ma come no, ma come no, con un avvocato come quello, il Perry Mason di Ebla, dico, in due mosse sarete fuori e lei tornera' al suo negozio, no?

- B.: Ahime', mio buon amico, il negozio dubito che restera' mio poiche' per affrontare le spese legali ho gia' dovuto firmare una procura a vendere; inoltre l'avvocato, ecco, non ci ha dato buone speranze.

- V.: Ma cosa mi dice mai, caro signor Spinelli, cosa mi dice mai?

- B.: La pura verita', caro signor Frassinarelli. Non e' cosi', Tristano?

- T.: Cosi' e', il caro cugino Oreste Sanguisuga Dell'Atridi ci ha gia' spogliato di tutti i nostri beni, e per soprammercato ci ha detto di guardarci intorno, non so se mi spiego.

- V.: Poffarbacco.

- T.: "Aiutati che il ciel t'aiuta" ci ha detto, nevvvero?

- B.: Proprio cosi': "Aiutati che il ciel t'aiuta".

- V.: Perdinci, ma questo e' proprio un ermetico parlare. E cosa avra' mai voluto dire?

- B.: Lei che ne pensa, caro signor Frasinarelli?

- V.: Non saprei proprio, ma sapete come sono fatti gli avvocati, spaventano sempre un po' il cliente affinche' dipoi il loro trionfo in aula risalti piu' fulgido. Sono gente un po', come dire, rossiniana. O wagneriana? chissa'.

- T.: A me non ha fatto quell'impressione.

- V.: Ah no? E che impressione le ha fatto, caro il nostro buon signor Roccabbili, dica, dica, siamo tutt'orecchi io e il suo amico qui presente.

- T.: Non e' che nello scatolone avrebbe dell'altro elisir di lunga vita?

- V.: Ci guardo, ci guardo subito. Ma guarda che fortuna, c'e' giusto giusto un'altra fiaschetta. Signori, in alto i calici.

- Tutti: Prosit.

- V.: E ancora, e abbondante.

- Tutti: Prosit.

- V.: E adesso il terzo, il bicchiere della staffa.

- Tutti: Prosit.

- V.: Cosi' doveva essere l'ambrosia. Ma lei diceva, caro signor Roccabbili, lei diceva che il suo cugino intendesse qualcosa di specifico pronunciando quell'adagio, e cosa mai intendeva?

- T.: Eh? Mi sento un po' confuso, mi scusi, credo che adesso faro' una pennichella.

- V.: Niente di piu' giusto, niente di piu' giusto, ma non ci lasci sulle spine, prima di schiacciare tutti quanti un pisolino, dica, dica, cosa vi sugeriva suo cugino?

- T.: Mio cugino? Quel grandissimo farabutto? Di arrangiarci, di pensarci da soli a tenere attaccato il capo sul collo, questo intendeva, quel grandissimo figlio...

- V.: Questo si' che e' un colpo di sonno, eh, caro signor Spinelli, che ne dice.

- B.: Eh si', del resto anch'io farei volentieri una siesta, per cosi' dire.

- V.: Troppo giusto, troppo giusto, in fede mia. Io stesso proprio questo pensavo: una siesta. Pero' certo che il signor Roccabbilli ci va giu' duro nell'esegesi, eh?

- B.: Puo' anche darsi, ma anch'io ho capito la stessa cosa.

- V.: E cosa di grazia?

- B.: Che il vecchio Oreste ci invitasse a vedere se c'era modo di uscire di qui, come dire, motu proprio.

- V.: Motu proprio.

- B.: Motu proprio. E anche di fretta, perche' qui si decolla.

- V.: Ma no, l'aeroporto e' ben lungi.

- B.: No, no, si decolla in quell'altro senso.

- V.: Oh santi numi!

- B.: Vede, siamo i due arrestati con l'accusa dell'uccisione della principessa.

- V.: Oh santissimi numi.

- B.: Ma siamo innocenti.

- V.: Senza dubbio.

- B.: Ma chi vuole che ci creda?

- V.: Ebbene, caro signor Spinelli, mio buon amico, almeno io vi credo, so riconoscere le persone di qualita', e poi lei con un negozio cosi' ben avviato... come dice lo slogan della sua pubblicita'? "Spinelli e vedi quel che vuoi", eh?

- B.: Esatto, caro signor Frassinarelli.

- V.: Lei ha il senso degli affari e della pubblicta', che come e' noto e' l'anima del commercio. L'ho visto subito che lei e' una colonna della nostra economia e da' lustro alla citta', figuriamoci se posso credere che lei si sia maschiato di un si' nefando delitto.

- B.: Caro signor Frassinarelli, lei non immagina quanto mi sia grata questa sua fiducia.

- V.: Ci mancherebbe, sono io ad essere onorato dall'amicizia di un imprenditore benemerito come lei.

- B.: Grazie, grazie ancora, e mi scusi, ma ho un giramento di testa, credo che mi distendero' un po' a riposare.

- V.: Troppo giusto, troppo giusto, ed io la imitero' ben presto.

*

Fanno i finti tonti ma la sanno lunga. E reggono l'alcool e misurano ogni parola. E il tentativo di depistaggio? Ma a me non la si fa. Altro che i due imbecilli intrufolatisi alla festa per cui si vorrebbero spacciare. Il Roccabbilli e' un volpone di tre cotte, negli archivi non c'e' niente se non stupidaggini come risse, assegni a vuoto, borseggio, ma questo non e' un criminale di mezza tacca, questo e' uno che conta, e che riesce a non farsi pizzicare e che i reatucoli da ladro di polli li commette appositamente per mimetizzarsi. E adesso mi voleva far credere di non esser papa e ciccia con suo cugino, e magari pensava che io me la bevessi. E lo Spinelli, tanto cerimonioso, con la copertura della botteguccia d'occhiali, poi manda in giro per l'Europa le sue lettere in latino di cui in archivio abbiamo una bella collezione e sii vede da lontano un miglio che e' tutta propaganda sediziosa, atea e rivoluzionaria. E non mi stupirei se raschiando un po' non si scopre che e' una spia dei russi, come quel miliardario americano che voleva canddarsi a fare il presidente, certa gente non ha proprio il senso del pudore, mi chiedo cosa si fumino.

Pero' qualcosa continua a non tornare: perche' alla festa hanno fatto di tutto per farsi notare? Perche' poi hanno esplorato in lungo e in largo tutto il palazzo, rifacendo lo stesso cammino per gli stessi corridoi almeno tre o quattro volte e facendosi vedere da una miriade d'inservienti? E perche' poi la scena madre nelle cucine, e l'uscita nel vicolo che pure i sassi ce lo sanno che in occasione delle feste palaziali e' pieno come un uovo dei nostri ragazzi li' in attesa qualora servisse un pronto intervento? Qui c'e' qualche trucco, qualche inghippo. Come se dovessero distogliere l'attenzione da qualcosa d'altro, da qualcun altro. Questi sono maestri del depistaggio, campioni della mistificazione, ci scommetto che e' tutta una commedia, loro erano li' o come squadra di supporto o come supervisori, e direi piu' probabilmente come supervisori, e a un certo punto hanno recitato la parte degli assassini, sapendo che poi ci pensava il cuginetto a tirarli fuori dai guai con chissa' quale asso nella manica. Di sicuro sul paletto le loro impronte non ci sono, e alla principessa non si sono neppure avvicinati. Hanno sparpagliato quel po' di residui alimentari sulla soglia ma non hanno fatto un passo che sia uno nella stanza, lo abbiamo gia' verificato con la scientifica, e per conficcare quel paletto non bastava tirarlo da dieci metri, andiamo, neanche Zagor. Devo interrogarli ancora, ma mi pare poco probabile che si riesca a tirarci fuori qualcosa. Bisognera' passare alla fase due.

*

- V.: Sveglia, sveglia, cari amici, sta passando il carrello della sbobba.

- T.: Di gia', ma che ore sono?

- V.: L'ora del pranzo, caro amico, ho fatto un buon riposino, si'?

- T.: Ho dormito profondamente.

- B:: Ed io pure.

- V.: E anch'io, miei cari, mi sono appena svegliato sentendo il chiasso che sempre accompagna l'arrivo del desinare. Ho il sonno leggero. Ecco il carrello, fuori le gavette.

*

- V.: Immangiabile, veramente immangiabile.

- B.: Gia', ma e' quello che passa il convento.

- V.: Per questo mia moglie, santa donna, ogni giorno mi fa pervenire un pacco di viveri ed altri generi di conforto.

- T.: Beato lei.

- V.: Ma in questo caso beati noi, amici miei, poiche' sara' un privilegio per me condividere le mie risorse con due amici come voi.

- B.: Lei e' troppo gentile.

- V.: Non dica cosi' che mi fa arrossire. So bene che voi fareste lo stesso.

- T.: Ci puo' giurare.

- V.: Nell'attesa che il pacco arrivi potremmo continuare la nostra appassionante conversazione, che ne dite?

- T.: E quale conversazione? Io non mi ricordo niente se non di aver bevuto quel nettare celestiale.

- V.: Si conversava su un piano culturale, della pittura olandese del Seicento, di suo cugino il Perry Mason di Ebla, dei prodigi dell'ottica e dei progressi delle scienze che ne discenderanno infallantemente. Capita cosi' raramente di poter conversare tra persone civili di arte e scienza, di viaggi e di economia.

- B.: Gia', capita raramente.

- V.: Lo vede, caro amico? E' a questo che mi riferivo quando facevo cenno al fatto che il governo, insomma, non si puo' dire che promuova le scienze e le arti.

- B.: Ah, proprio no.

- V.: Lei dice bene, mi creda, io li capisco quei giovani che contestano, magari c'e' chi li critica per i capelli lunghi o le barbe incolte, ma io no, io li capisco i giovani. Non dico bene?

- B.: Non saprei.

- V.: Ma lei e' la prudenza fatta persona, caro il mio Spinelli, suvvia, siamo tra amici, se uno dice una parola contro il governo resta tra noi, no?

- B.: Ma io non ho niente da dire sul governo, o meglio: del governo tratterei in senso generale, e a dire il vero sto scrivendo un trattato teologico-politico.

- V.: Eccellente idea, eccellente idea. Un trattato teologico-politico, e' proprio quello che ci vuole per dare una scossa all'asfittico dibattito culturale del nostro paese. E magari ci vorrebbe anche, che so, un'etica geometricamente dimostrata. Che ne dice?

- B.: E' una bella idea. Se non le dispiace ci riflettero' su'.

- V.: E come potrebbe dispiacermi, anzi. Ben felice di esser di sprone alla sua elaborazione teorica. Che poi solo teorica non e', dico bene?

- B.: Non capisco.

- V.: Ah, lei e' proprio un furbacchione caro amico, un vero furbacchione. Ma io la capisco, sa? Una parola e' poco e due sono troppe, dico bene?

- B.: Se lo dice lei.

- V.: "Se lo dice lei". Strepitoso, semplicemente strepitoso. Caro signor Spinelli, lei ha tutta la mia ammirazione. Ed anche quella del suo amico, nevvero, carissimo signor Roccabbilli.

- T.: Cosa?

- V.: Dicevo della destrezza del nostro comune amico, il signor Spinelli. Non e' ammirevole?

- T.: Non capisco di che parla, ma avra' sicuramente ragione lei.

- V.: "Non capisco di che parla". Ma anche questa e' fenomenale. Signori, mi dichiaro fortunatissimo di aver fatto la loro conoscenza. Certo, sarebbe stato meglio fosse accaduto in un luogo piu' consono, che so, in un museo, all'universita'...

- T.: E invece siamo qui, e almeno noi due siamo in un mare di guai.

- V.: Accusati ingiustamente di un delitto che non avete commesso...

- T.: E lei che ne sa, scusi?

- V.: Scusi lei, me ne accenno' poc'anzi il nostro comune amico il signor Spinelli. Invero lui disse soltanto che eravate accusati di quel fatto di sangue che sta facendo rumore sulla stampa e in tv; quanto alla vostra innocenza mi permetto di inferirla dalla nostra recente conoscenza, recente ma sufficiente ad essermi formato la certezza irrefragabile della vostra assoluta estraneita' al triste e turpe assassinio della regal giovinetta, un fiore reciso nel fiore dell'eta'.

- T.: Grazie delle sue buone parole, e spero che i giudici condivideranno la sua opinione, che peraltro coglie il vero al cento per cento.

- V.: I giudici, non dubito. Bisognera' vedere i carnefici.

- B.: I carnefici?

- V.: Ahime', in questi tempi bui gli imputati che si professano innocenti vengono sottoposti a brutali torture.

- T.: Ma noi ci siamo dichiarati colpevoli, su consiglio del nostro legale. Proprio per evitare la tortura.

- V.: Oh perdindirindina, vi siete dichiarati colpevoli?

- B.: Signor mio si'.

- V.: Ma questo, questo vi mette in grave pericolo, potete essere condotti al patibolo da un momento all'altro.

- T.: E il dibattimento?

- V.: Quale dibattimento? Rei confessi, e di un delitto di lesa maesta', si procede in via amministrativa. Mi sorprende che il vostro avvocato non ve ne abbia resi edotti.

- T.: Quel porco. Lo sapevo io che ci fregava.

- V.: A meno che...

- B.: A meno che?

- V.: A meno che non abbia elaborato una sottilissima sua strategia processuale.

- T.: E quale?

- V.: Ah, non chiedetelo a me, non faccio l'avvocato, io sono un liutaio. Pero'...

- B.: Pero'?

- V.: Pero' qualche amico che se ne intende ce l'ho anch'io, e siccome tra poco sara' orario di visite e la mia dolce meta' verra' a trovarmi in parlatorio, se voi lo desideraste potrei chiedergli qualche lume, in via confidenziale, s'intende.

- T.: Lo faccia, lo faccia senz'altro.

- V.: Non manchero'. Miei buoni amici, statene certi: non manchero'. Pero'...

- T.: Pero'?

- V.: Niente, pensavo che magari sarebbe utile che io gli potessi fornire qualche ragguaglio di contorno, perche' il giure e' testo collocato sempre in un contesto, come qualunque altra cosa, del resto. Cosicche' se voi poteste ragguagliarmi un po' meglio sui fatti, io potrei meglio ragguagliarne la mia dolce meta' e lei ragguagliarne il mio amico di cui sopra, nella massima discrezione, s'intende; come e' noto cio' che si dice tra marito e moglie resta segreto e cio' che vien detto a un giureconsulto rientra nel segreto professionale, cosicche' sarebbe come se non aveste detto nulla a nessuno, io stesso impegnandomi a dimenticarmene subito dopo aver riferito.

- B.: Non c'e' molto da dire: eravamo al banchetto, sebbene per equivoco, e per caso a un certo punto ci siamo persi nel palazzo, abbiamo aperto una certa porta, abbiamo visto una certa principessa purtroppo trafitta al cuore e non in senso figurato, poi ci siamo recati a visitare le cucine di cui ci avevan detto meraviglie, e proprio quando finito il tour stavamo uscendo in strada siamo stati arrestati ed accusati del delitto. E di qualche altra quisquilia, si'.

- T.: Proprio cosi'.

- V.: Uhm, non e' molto.

- B.: Non c'e' altro.

- V.: Suvvia, miei buoni amici, cosi' ci fate la figura degli sprovveduti e voi non siete di certo due sprovveduti.

- B. E T. all'unisono: Certo che no.

- V.: Appunto. Troviamo qualcosa di meglio, di piu' articolato, argomentato, dettagliato.

- B.: Ma la verita' e' questa.

- V.: Certo, ma come sempre accade non e' verosimile. E in campo giurisprudenziale non il vero ma il verosimile prevale. Chi non lo sa?

- T.: Non saprei che aggiungere.

- V.: Magari, dico per dire, un mandante?

- B.: Un mandante di che?

- V.: Non lo so di che, sto riflettendo in generale, qualcuno che vi ha mandato li'.

- B.: Ma non ci ha mandato nessuno.

- V.: E' un peccato perche' senza un mandante una storia non si regge. Potremmo dire che eravate li' per qualche altro scopo.

- B.: Altro scopo rispetto a che?

- V.: Non lo so, sono formule linguistiche.

- T.: Non c'era scopo, eravamo li' in visita da turisti.

- V.: Potremmo dire da osservatori, no? Mi sembra piu' confacente.

- T.: Diciamo cosi'.

- V.: Bene, bene, vedete come progrediamo agevolmente? Io lo dico sempre che se tre buoni amici si mettono insieme...

- Un secondino: Frassinarelli in parlatorio.

- V.: Sono io. Aprite. Ah, la mia dolce meta'. Sperate, cari amici, sperate.

Exit.

*

Mi danno del filo da torcere, ma e' chiaro che ci sono dentro fino al collo. Qui c'e' una congiura e loro hanno un ruolo chiave. Ma qui dentro non si cava un ragno da un buco. Devo passare alla fase successiva: farli evadere e seguirli, e vedere dove mi portano. Pensano di essere furbi, ma non sanno con chi hanno a che fare, parola di Vidocco.

*

- V.: Miei cari amici, eccomi di ritorno, ma sono latore di cattive notizie. Mia moglie mi ha detto che sua maesta' ha stabilito che la vostra esecuzione avverra' domani all'alba, lo ha detto la Cnn. E sui social e' gia' virale. E' una tragedia, amici miei.

- B. e T.: Ma non e' possibile, non e' giusto, deve pur esserci...

- V.: Ahime', possibile e' possibile poiche' e' reale, e non solo nel senso che e' volonta' del re. Che non sia giusto e' giusto dirlo essendo ingiusto tanto de jure quanto de facto, sebbene anche voi - diciamolo - siete stati a dir poco incauti. Quanto al deve pur esserci, cosa deve pur esserci?

- B. e T.: Una via d'uscita.

- V.: Ah, una via d'uscita. Intendete dire: una via di fuga.

- B. e T.: Si', una via di fuga.

- V.: Avvicinatevi, carissimi amici, poiche' cio' che devo dirvi devo dirlo a bassa voce, in un sussurro. Bene, ora che siete cosi' vicini che nessun altro puo' sentirci, ve lo diro': una via di fuga c'e'.

- B. e T.: C'e'?

- V.: C'e'.

- B.: E quale?

- T.: E come?

- B.: E quando?

- T.: E chi?

- V.: Calma, calma. Permettetemi intanto di aprir questo pacco che la mia dolce meta' mi ha fatto ricevere.

- B. e T.: Ma non e' proprio il momento...

- V.: Invece lo e'. Cosi' come e' il momento che io vi riveli qualcosa di piu' della mia persona.

- B. e T.: Siam tutt'orecchi.

- V.: E quindi ascoltate. Nn fui sempre liutaio, ma nacqui di nobili natali; per un infausto oroscopo il superstiziosissimo mio signor padre mi fece esporre da un suo servo in un bosco acciocche' gli orsi e non altri mi divorassero. Ma quel buon servo mi salvo' la vita e mi diede a un suo lontano parente che viveva assai lontano e che per puro caso era nei paraggi, l'eccellentissimo signor Stradivarius di cui forse avrete sentito parlare. Egli mi allevo' come figlio e m'insegno' un mestiere, ma in punto di morte volle rivelarmi che io ero il figlio primogenito del defunto re cui il fedifrago fratello usurpo' il trono, cosicche' mi misi in cammino e venni costi' a rivendicare i miei reali diritti. Ma informato dai servizi egizi o hittiti il fedifrago sovrano e usurpatore - ancorche' mio zio - mi fece tendere un'imboscata e qui imprigionare, ed ho saputo ora da un mio fedelissimo seguace - che ama abbigliarsi en travesti, chi di noi non ha le sue piccole bizzarrie, e del resto avete mai visto un concerto dei Kiss? -, ho saputo dicevo, che il re ha deciso che io sia ucciso all'alba. Proprio come voi. E forse proprio per questo ci troviamo qui nella stessa cella. E nessuno puo' salvarci se non ci aiutiamo tra noi. Conoscete il detto? Aiutati che il ciel t'aiuta.

- B. e T.: Quale sorpresa! Quale incredibile coincidenza! Quale imprevedibile scherzo del destino!

- V.: In questo pacco tra altri generi di conforto, comprese alcune riviste per soli uomini, c'e' una confezione di cannoli siciliani. In ognuno di essi c'e' una chiave, che apre una porta, e nell'insieme tutte le porte che da questa cella portano alla liberta'. E questa e' la prima parte del piano. Poi c'e' la seconda: dove nasconderci una volta fuori; ed io purtroppo sono straniero in questa illustre citta' di cui pure dovrei essere re, e non saprei a chi chiedere aiuto, ne' quel mio servitore puo' attenderci stanotte ad un luogo convenuto perche' lavora in un night fino alle sei di domattina, quando noi dovremo esserci gia' dileguati; cosicche' io posso provvedere a farci uscire tutti e tre di qui, ma voi dovrete procurarci un rifugio per la notte forse anche per i giorni successivi fino a che io non riesca a mettermi in contatto col mio fedele seguace Aristocle Barbato Severo, in arte Frou-Frou.

- B.: Ma ad ogni porta troveremo una guardia.

- V.: Ma stanotte in Messico si gioca la semifinale Italia-Germania, saranno tutti davanti alla televisione.

- T.: E allora o la va o la spacca. Del resto restare qui significa morire all'alba.

- V.: Caro signor Spinelli, le andrebbe di dire una frase solenne adatta alla circostanza di cui ci si possa lietamente ricordare in tarda eta' se tutto andra' bene?

- B.: Non saprei, che ne dite di "Ne' deridere, ne' compiangere, ne' detestare, ma comprendere"?

- V.: Ottima.

- T.: E Bravo Baruccone.

(segue)

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Testi taoisti, Utet, Torino 1977, 2002, Mondadori, Milano 2009, pp. 684.

*

Gialli

- Samuel Bjork, La stagione del sangue, Longanesi, Milano 2016, Superpocket, Milano 2017, pp. 448, euro 5,90.

- Arnaldur Indridason, Un grande gelo, Guanda, Parma 2010, Tea, Milano 2011, 2014, pp. 304.

- Lars Kepler, L'uomo della sabbia, Longanesi, Milano 2013, Superpocket, Milano 2017, pp. 528, euro 5,90.

- Hakan Nesser, Era tutta un'altra storia, Guanda, Parma 2009, Tea, Milano 2011, 2014, pp. 544.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2796 del 15 agosto 2017

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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