[Nonviolenza] Archivi. 259



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Numero 259 del primo agosto 2017

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di luglio 2017 (parte prima)

2. A Viterbo un incontro in memoria di Ettore Masina

3. Simone Veil

4. Solo

5. Un incontro a Viterbo in ricordo di don Roberto Burla

6. Per Paolo Villaggio

7. Giovanni Boggio

8. Contrastare l'ondata razzista con la forza della verita'. Breve un ragionamento e quasi un appello in forma di lettera ad alcuni amici

9. Claudio

10. Per padre Giovanni Boggio

11. "Anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto". Come una chiamata alla resistenza nonviolenta contro il razzismo in difesa della democrazia e della legalita' che salva le vite

12. Un invito a tutti i parlamentari impegnati per la democrazia e i diritti umani ad aderire all'appello "Una persona, un voto"

13. A Viterbo un incontro in memoria di Giovanni Boggio, biblista ed educatore

14. Miguel d'Escoto

15. Nicola Toscano

16. "La figura e l'opera di Victor Serge". Un incontro di studio

17. Il primo dovere

18. Vladimiro Oglianovi: Il solerte funzionario

19. Vladimiro Oglianovi: L'omo e' omo

20. Vladimiro Oglianovi: ... impara a zoppicare

21. Vladimiro Oglianovi: Finalmente in Paradiso

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI LUGLIO 2017 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di luglio 2017.

 

2. A VITERBO UN INCONTRO IN MEMORIA DI ETTORE MASINA

 

La mattina di venerdi' 30 giugno 2017 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria di Ettore Masina, l'intellettuale e militante recentemente deceduto dopo una vita di incessante impegno in difesa della pace, della giustizia, dei diritti umani e dei popoli.

Giornalista, scrittore, parlamentare, animatore di straordinarie esperienze di solidarieta' concreta, cattolico vicino alle figure piu' rilevanti del Concilio Vaticano II, della chiesa dei poveri e della teologia della liberazione, Ettore Masina lascia una luminosa testimonianza e grande un'eredita' di impegno spirituale, culturale, morale, civile e politico.

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La commemorazione e' stata tenuta dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha rievocato con commossa gratitudine anche alcuni episodi della conoscenza e dell'amicizia con un maestro indimenticabile.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

3. SIMONE VEIL

 

E' deceduta Simone Veil, testimone della Shoah, magistrata, ministra, presidente del Parlamento europeo.

Una delle figure piu' belle della lotta per la dignita' umana.

Con gratitudine la ricordiamo.

 

4. SOLO

 

Solo la pace fa cessare la guerra.

Solo il disarmo ferma le uccisioni.

Solo la democrazia contrasta la barbarie.

Solo la nonviolenza abolisce l'oppressione.

Solo chi decide di essere umano l'umanita' invera e salva.

 

5. UN INCONTRO A VITERBO IN RICORDO DI DON ROBERTO BURLA

 

Si e' svolto a Viterbo la mattina di domenica 2 luglio 2017 presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in ricordo di don Roberto Burla, il direttore della Caritas diocesana recentemente scomparso.

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La commemorazione e' stata tenuta dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha rievocato con viva commozione l'azione solidale e il magistero spirituale di don Roberto.

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Don Roberto Burla e' stato un testimone dell'amore che ogni essere umano riconosce e raggiunge; una persona mite e generosa postasi all'ascolto del discorso della montagna e alla sequela di chi lo pronuncio'; un uomo che dinanzi al dolore degli altri mai resto' inerte, ma sempre volle e seppe agire per recare soccorso, salvare le vite, curare le ferite, lenire le sofferenze, confortare e riconciliare; ed insieme denunciare e contrastare tutte le violenze, adoperandosi allo stesso tempo sia nell'aiuto immediato a chi di aiuto immediato ha bisogno, sia a promuovere quei mutamenti culturali negli animi e strutturali nella societa' che aboliscano le concrezioni di violenza, le pratiche di sopraffazione, i poteri criminali.

Amico della nonviolenza, portatore del dono di saper donare senza riserve, di saper parlare senza menzogne, di saper chiedere e suscitare l'altrui aiuto quando per aiutare altri altri ancora occorre coinvolgere nell'impegno, di saper essere insieme forte e gentile, umile e tenace, profondo nell'empatia e deciso nell'agire, don Roberto resta per tutti coloro che lo hanno conosciuto un esempio di come l'umanita' potrebbe essere, di come l'umanita' dovrebbe essere, di come l'umanita' sara' quando avra' piena coscienza di se'.

Un amico, un maestro, un compagno ci ha lasciato. Che noi si sappia essere capaci di proseguirne l'impegno.

Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, un unico mondo vivente di cui l'umanita' e' parte e deve prendersi cura.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Ogni essere umano e' responsabile del bene comune.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Opporsi a tutte le uccisioni.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Con tutti, a tutti, per tutti, in tutti sia la pace.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

6. PER PAOLO VILLAGGIO

 

Non amo la grandissima parte della produzione comica, umoristica e satirica italiana degli ultimi decenni (sia essa giornalistica, letteraria, teatrale, televisiva, musicale, figurativa, cinematografica). Mi sembra che lungi dall'essere critica e denuncia della violenza di un ordine iniquo (il "disordine costituito" di cui diceva Mounier) sia un banalizzarlo e cosi' contribuire a renderlo accettabile; e talvolta sia anche persino una sorta di educazione al conformismo, alla subalternita', al crogiolarsi nelle condotte piu' infime e infami.

Cosi' non amo neppure i film di Paolo Villaggio.

Ma una volta mi accadde che quell'uomo mi commosse.

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Fu a Verona, era il 1987. Ero impegnato allora coi miei compagni di lotta nella raccolta delle firme affinche' a Nelson Mandela, che era detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano, venisse attribuito il Premio Nobel per la Pace. Lungo un anno ne raccogliemmo milioni. Anni dopo quel Premio gli fu attribuito.

A Verona gli amici di "Beati i costruttori di pace" avevano organizzato all'Arena una grande iniziativa contro l'apartheid. Ci andammo. Credo sia stata l'unica volta che sono andato a Verona. Diffondemmo massivamente i nostri moduli per le firme, raccogliemo un gran numero di adesioni, stabilimmo molte utilissime collaborazioni.

Quella stessa sera in una piazza veronese c'era un comizio di Paolo Villaggio che si candidava alle elezioni parlamentari come indipendente nella lista di Democrazia Proletaria. Pur stanchi morti dopo il lungo viaggio e l'ancor piu' lunga e faticosa giornata all'Arena, decidemmo di restare per ascoltarlo.

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Forse qui dovrei aggiungere che uno degli amici con cui avevamo fatto il viaggio da Viterbo a Verona era uno stupefacente conoscitore di tutti i film di Villaggio, di cui ricordava a memoria credo pressoche' tutte le battute; io invece, che  - sia detto en passant - negli anni '70 e fino al 1984 (anno in cui il partito si sciolse, con sommo mio disdoro) fui segretario della federazione di Viterbo del Partito di unita' proletaria per il comunismo, avevo allora non pochi pregiudizi sia su Villaggio sia su Dp (e se tra i lettori c'e' qualcuno che si ricorda delle vicende della nuova sinistra di quei tempi sa quanti e quali contrasti - che oggi sembreranno forse baruffe chiozzotte - c'erano stati tra i piccoli partiti di quella galassia; quanto al mio umor melanconico e al mio fortiniano sospetto che la satira - specialmente quella gestita dai poteri della societa' dello spettacolo - sovente avalli gli abusi e promuova la rassegnazione e l'imitazione delle piu' vili condotte, ebbene, perdurano ancora).

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Ma quella sera ascoltai Villaggio parlare da un improvvisato palchetto in quella piazza, e mi commosse; rinuncio' alle gag e agli istrionismi, e disse parole semplici e piane, ingenue persino (e certo al mio orecchio di gia' vecchio militante ingenue lo parvero assai), spiegando perche' si era persuaso a candidarsi per dare una mano a una prospettiva d'impegno che lui percepiva come fondamentalmente solidale e libertaria (e ricordo che fece l'esempio delle prime comunita' cristiane, sancta simplicitas).

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Ancor oggi i film di Villaggio mi irritano, e se mi capita di leggere o vedere sue interviste mi scopro a scuotere la testa dall'inizio alla fine; ma per me Paolo Villaggio e' quell'uomo ingenuo, semplice, mite e gentile che una sera da un palco traballante in una piazza di Verona disse le cose che anch'io penso: lottare contro ogni potere che opprime, difendere la dignita' umana di ogni persona, scegliere la solidarieta'.

Cosi' lo ricordo, e ne piango la scomparsa.

 

7. GIOVANNI BOGGIO

 

E' deceduto padre Giovanni Boggio, illustre biblista, autore di pubblicazioni nutrienti come il pane, docente amorevole e profondo (anche mia moglie lo ha avuto come professore di Antico Testamento in anni ormai lontani, e delle sue lezioni serba ancora vivida memoria).

E' stato un maestro grande e generoso.

Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

 

8. CONTRASTARE L'ONDATA RAZZISTA CON LA FORZA DELLA VERITA'. BREVE UN RAGIONAMENTO E QUASI UN APPELLO IN FORMA DI LETTERA AD ALCUNI AMICI

 

L'ondata razzista che rischia di annegarci tutti non la si puo' contrastare cercando di venire a patti con i barbari suoi promotori facendo loro concessioni sempre piu' ampie su cio' su cui concessioni non sono ammissibili; cosi' ci si arrende al fascismo e alla strage.

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L'ondata razzista va contrastata con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della democrazia.

Con la forza della verita': che riconosce che ogni essere umano ha diritto alla vita; che primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto e' salvare le vite.

Con la forza della legalita': che si oppone a tutti i poteri assassini, a tutti i poteri schiavisti, a tutti i poteri mafiosi, a tutti i poteri dittatoriali; che si oppone a tutte le stragi; la legalita' il cui autentico unico fine e' la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Con la forza della democrazia: il cui fondamento e' il principio "Una persona, un voto".

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E quindi agli scellerati deliri razzisti, alle anomiche e infami misure naziste, ai satanici inviti all'apartheid e a lasciar morire innumerevoli innocenti occorre opporre il primato dell'universalita' dei diritti umani; il dovere di fermare le uccisioni e costruire la pace con mezzi di pace; l'impegno a soccorrere, accogliere e assistere chiunque altrimenti sarebbe vittima di disumane violenze, sofferenze e morte.

L'Italia cessi di partecipare alle guerre in corso e cessi di fornire armi agli assassini.

L'Italia riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in modo legale e sicuro nel nostro paese e cosi' annienti il mercato di carne umana di cui si nutrono le mafie schiaviste dei trafficanti.

L'Italia riconosca il diritto di voto a tutte le persone che nel nostro paese vivono, e cosi' inveri pienamente la democrazia.

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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

Chi salva una vita, salva il mondo.

Una persona, un voto.

 

9. CLAUDIO

 

E' deceduto Claudio Ciarlantini.

In anni lontani siamo stati compagni di scuola.

Era uno spirito estroso innamorato della vita, con lui era impossibile essere tristi.

Una malattia inesorabile lo ha ucciso.

Lo ricordo come era allora, per sempre giovane, per sempre vivo, amici per sempre.

 

10. PER PADRE GIOVANNI BOGGIO

 

Se la memoria non mi inganna ho conosciuto Giovanni Boggio solo indirettamente, ma in un certo modo e misura mi piace considerarmi un po' anche un suo allievo per cosi' dire riflesso.

Non solo ho letto alcuni suoi libri con viva passione e reale profitto, ma per circostanze private che qui non mette conto riferire ho avuto modo di seguirne anche l'attivita' pubblicistica sui periodici dei giuseppini, di conoscere l'edizione degli scritti di Leonardo Murialdo di cui e' stato curatore, ed anche di avere puntuale nozione di varie lezioni dei suoi corsi di Antico Testamento (e da qualche parte dovrei avere ancora in casa le registrazioni di esse, se le audiocassette su cui furono registrate sono ancora udibili a distanza di decine d'anni).

Padre Giovanni Boggio, biblista di fama internazionale, era nato a Torino nel 1934, fu ordinato sacerdote a Viterbo e a Viterbo ha insegnato per mezzo secolo presso l'Istituto teologico San Pietro; e' deceduto alcuni giorni fa e lascia un ricordo indelebile nelle tante persone che lo hanno conosciuto come studioso e docente, come psicagogo, come rischiaratore di veri pensieri e suscitatore di buone azioni.

Anche un materialista come me dalla sua parola e dalla sua testimonianza ha tratto nutrimento.

Invecchio, e la generazione di quelli che mi furono maestri si estingue con ritmo precipite; e temo che la mia generazione non abbia saputo ereditarne adeguatamente la lezione e adeguatamente comunicarla alla generazione piu' giovane, che tanto mi pare smarrita, alla quale mi sembra di non saper quasi parlare, quasi piu' non avendo una lingua comune tanto grandi e sconvolgenti sono state le trasformazioni tecnologiche e quindi culturali e sociali in questo volger di secolo, tanto forte la cesura e profondo lo squarcio.

Non so se sia dramma di tutti i vecchi o solo di chi come me sente di aver fallito la prova, ma mi sembra sovente di essere come l'anello che salta in una catena, il punto in cui una corda si rompe, e le cose che ho saputo, che ho avuto in dono dai miei maggiori, non seppi restituire e posso solo sperare che altri verranno e sapranno risalire alle mie spalle e ritrovare quei doni che io ricevetti e non seppi recare integri e vivi e frugiferi a chi proseguira' il cammino di questa nostra carovana nel deserto oltre il tratto che mi e' toccato in sorte.

Talvolta penso che la fede sia questo: la certezza - speranza o scommessa - che non sia inutile e assurda questa nostra vicenda. Non ho quella fede, e tuttavia so che l'unico valore che ha questa nostra vita che per ogni altro aspetto trovo priva di senso e' nell'universale solidarieta'. Che credo sia cio' che con linguaggio narrativo dicono tutte le fedi religiose, che sono appunto legame. Ed il resto e' linguaggio.

Chi come me leopardiano e marxista null'altro attende o presente oltre questa breve ed aspra vita, di questa vita pur saggia il valore e sa che in essa ha luogo, per costruzione culturale e sociale dell'umanita' stessa, il valore, il vero, il giusto, il bene. Certo, storicamente determinato, esistenzialmente incarnato, concreto e non astratto. Ma pur v'e'. E l'aurea sua regola e' quella che sempre ogni tradizione di sapienza ha saputo: agisci verso le altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agiscano verso di te, abbi cura del mondo, il bene che vorresti fosse nel mondo sia il principio e lo scopo di ogni tua azione.

Le cose che ho appreso da Eschilo e da Lucrezio non sono diverse da quelle che appresi leggendo Giobbe e Qohelet.

Peculiare campo di studi di Giovanni Boggio furono i libri profetici; ho sotto gli occhi in questo momento l'agile sua e penetrante monografia su Geremia e parimenti lieve e preziosa quella sugli ultimi profeti (Abdia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Gioele, Baruc) pubblicate dalla Queriniana in una benemerita collana, "Leggere oggi la Bibbia", di un quarto di secolo fa. Vi ritrovo ancora una volta la profondita' e la grazia di un'ermeneutica mai autoritaria, ma sempre prudente (antica virtu' oggi tanto negletta) ed attenta al dato filologico, storico-culturale, alla tradizione testuale ed alla trama stilistica che fa tutt'uno con il filo del ragionamento, in guisa di matassa che si disviluppa, si svolge e si rende intelligibile. Amo i libri esegetici che ai testi biblici sanno accostarsi in timore e tremore ed insieme mettendo a frutto il lavoro comune di una bimillenaria investigazione, di un bimillenario ascolto, di una bimillenaria risposta a quell'appello, a quell'invito, a quel grido infinito di dolore e di liberta', di verita', di giustizia. Senza scorciatoie, senza frettolosita'. Sentendo quanto impegnativo quell'ascolto sia, quanto ineludibile quel richiamo.

La scomparsa di Giovanni Boggio ci toglie un maestro di studi e un compagno di lotta nell'impresa comune della difesa nitida e intransigente della dignita' umana di tutti gli esseri umani.

So che per gli amici cristiani questa scomparsa e' solo un passaggio alla doxa, alla gloria.

Per me resta un lutto immedicabile, ed insieme l'occasione per un esame di me stesso, il momento in cui esprimere una gratitudine per il suo magistero che a Giovanni Boggio vivente mai ebbi modo di dire ed ora vieppiu' me ne rammarico; ed infine questo, anche questo resta: la persuasione che non e' persa ma guadagnata una vita dedicata al bene comune, al soccorso degli altri, alla lotta contro l'ingiustizia e la menzogna, alla memoria del bene detto e compiuto, alla memoria delle vittime che non abbandoniamo all'infinito vuoto, all'infinito niente, all'infinito abisso dello Sheol ma rechiamo in noi e con noi proseguendone l'opera, rileggendone e ridicendone le parole, e - se non spaventa la dismisura, si parva licet componere magnis - per cosi' dire salendo sulla stessa barricata.

La lotta contro ogni violenza e contro ogni menzogna continua.

Continua la lotta per la piena umanizzazione dell'umanita'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune dell'umanita' intera.

 

11. "ANCHE VOI SIETE STATI FORESTIERI NELLA TERRA D'EGITTO". COME UNA CHIAMATA ALLA RESISTENZA NONVIOLENTA CONTRO IL RAZZISMO IN DIFESA DELLA DEMOCRAZIA E DELLA LEGALITA' CHE SALVA LE VITE

 

"Anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto"

(Levitico, 19, 34)

 

Una rappresentazione menzognera e delirante della situazione cerca di descrivere la presenza di cinque milioni di immigrati in Italia - nella loro quasi totalita' degnissime persone che tutti vorremmo come colleghi di lavoro, vicini di casa e parenti - come un pericolo indicibile ed insostenibile, tale da motivare proposte che definire barbare e' un eufemismo.

La medesima rappresentazione menzognera e delirante intende fornire un sostegno alla tesi secondo cui sarebbe preferibile che degli esseri umani innocenti siano lasciati morire tra inauditi tormenti per mano di poteri criminali piuttosto che agire per salvare vite innocenti e contrastare i poteri criminali razzisti e schiavisti.

Questa propaganda menzognera e delirante - che e' gia' un agire malvagio che altre azioni malvagie avalla, eccita e direttamente provoca - va smascherata e contrastata con la forza della verita', della democrazia, della legalita' che salva le vite.

*

La verita' e' che le persone immigrate in Italia nella loro generalita' sono un sostegno di fondamentale importanza all'economia, al sistema previdenziale, alla cura delle persone di cure bisognose.

Gli immigrati in Italia nella loro generalita' lungi dall'essere una minaccia sono dei benefattori del nostro paese e di noi tutti.

Quanto all'incredibile pseudo-dibattito sul soccorrere o meno chi e' in pericolo di vita, non solo la morale ma la legge stabilisce che l'omissione di soccorso e' un reato, poiche' chi non soccorre una persona in pericolo di vita della sua morte e' responsabile.

Quanto alla non meno insensata pseudo-discussione sul fatto che chi nasce, cresce, e' educato e vive in Italia sia o meno da considerarsi italiano, non si vede come altro possa essere considerato, a meno di non giudicare parimenti stranieri tutti gli altri nativi in virtu' del fatto che lungo il loro albero genealogico tutti una volta scesero sul monte Ararat dall'arca di Noe', e tutti per "jus sanguinis" sono cittadini dell'Eden e di nessun altro luogo.

Quanto al negare il diritto di voto a chi abita qui - e talora da prima che certi chiassosi propagandisti dell'ordine ariano venissero al mondo - bastera' ricordare che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", e la democrazia o vale per tutti o non e' tale.

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Pertanto chiediamo:

1. al Parlamento della Repubblica italiana: di approvare subito in via definitiva al Senato (la Camera lo ha gia' fatto da anni) la legge cosiddetta dello "jus soli"; di abolire tutte le misure e le strutture razziste ancora presenti nell'ordinamento e nel paese in flagrante contrasto con la Costituzione; di approvare finalmente il progetto di legge predisposto anni fa dall'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia recante "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'" affinche' tutti i residenti partecipino alle elezioni amministrative; di tradurre in legge la proposta dell'appello "Una persona, un voto" affinche' a tutte le persone che stabilmente vivono in Italia sia pienamente riconosciuto il diritto di voto; di deliberare il riconoscimento del diritto per tutti di ingresso legale e sicuro nel nostro paese cosi' finalmente annientando le organizzazioni criminali dei trafficanti schiavisti; di imporre al governo la cessazione immediata sia della partecipazione diretta ad attivita' belliche, sia della fornitura di armi a regimi belligeranti e violatori dei diritti umani.

2. a tutte le persone che in Italia vivono: di opporsi nonviolentemente al razzismo, a tutte le persecuzioni, a tutte le uccisioni; di difendere la democrazia e la legalita' che salva le vite; di continuare a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona che ha bisogno di aiuto; di premere nonviolentemente sul Governo e sul Parlamento affinche' sia rispettata la lettera e lo spirito della Costituzione della Repubblica Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

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Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.

La democrazia si difende e si invera con la democrazia.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Una persona, un voto.

 

12. UN INVITO A TUTTI I PARLAMENTARI IMPEGNATI PER LA DEMOCRAZIA E I DIRITTI UMANI AD ADERIRE ALL'APPELLO "UNA PERSONA, UN VOTO"

 

Gentile parlamentare,

come forse gia' sapra', padre Alessandro Zanotelli, Lidia Menapace, Giancarla Codrignani, don Tonio Dell'Olio, Francuccio Gesualdi, Cecile Kyenge, Raniero La Valle, Luisa Morgantini, Giorgio Nebbia, don Gianni Novelli, Riccardo Orioles, Annamaria Rivera, Umberto Santino, Mao Valpiana e numerose altre personalita' tra le piu' luminose dell'impegno morale e civile nel nostro paese hanno promosso un appello per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.

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L'appello si denomina con lo storico motto "Una persona, un voto", e il suo testo recita:

"Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora".

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A questo appello hanno gia' aderito anche oltre cento suoi colleghi parlamentari, e precisamente: Roberta Agostini, Luisella Albanella, Ileana Argentin, Massimo Artini, Lorenzo Basso, Eleonora Bechis, Paolo Beni, Massimiliano Bernini, Stella Bianchi, Tamara Blazina, Fabrizio Bocchino, Antonio Boccuzzi, Paola Boldrini, Francesca Bonomo, Michele Bordo, Luisa Bossa, Beatrice Brignone, Claudio Broglia, Vincenza Bruno Bossio, Enrico Buemi, Renata Bueno, Salvatore Capone, Sabrina Capozzolo, Renzo Carella, Anna Maria Carloni, Marco Carra, Maria Chiara Carrozza, Floriana Casellato, Franco Cassano, Felice Casson, Marco Causi, Massimo Cervellini, Vannino Chiti, Eleonora Cimbro, Monica Cirinna', Giuseppe Civati, Roberto Cociancich, Paolo Corsini, Paolo Cova, Giuseppe Luigi Cucca, Gianni Cuperlo, Erica D'Adda, Alfredo D'Attorre, Loredana De Petris, Lello Di Gioia, Nerina Dirindin, Umberto D'Ottavio, Donatella Duranti, Laura Fasiolo, Marco Fedi, Ciccio Ferrara, Elena Ferrara, Giuseppe Fioroni, Vincenzo Folino, Paolo Fontanelli, Federico Fornaro, Filippo Fossati, Nicola Fratoianni, Carlo Galli, Paolo Gandolfi, Maria Grazia Gatti, Anna Giacobbe, Andrea Giorgis, Gianni Girotto, Luisa Gnecchi, Miguel Gotor, Gero Grassi, Monica Gregori, Giuseppe Guerini, Maria Cecilia Guerra, Paolo Guerrieri, Maria Iacono, Pietro Ichino (relativamente alle elezioni amministrative), Vanna Iori, Florian Kronbichler, Luigi Lacquaniti, Silvio Lai, Sergio Lo Giudice, Doris Lo Moro, Andrea Maestri, Patrizia Maestri, Gianna Malisani, Luigi Manconi, Massimiliano Manfredi, Claudia Mannino, Maino Marchi, Raffaella Mariani, Giovanna Martelli, Claudio Martini, Michela Marzano, Alessandro Mazzoli, Michele Meta, Corradino Mineo, Franco Mirabelli, Michele Mognato, Daniele Montroni, Mario Morgoni, Delia Murer, Martina Nardi, Luis Alberto Orellana (relativamente alle elezioni amministrative), Oreste Pastorelli, Luca Pastorino, Edoardo Patriarca, Carlo Pegorer, Serena Pellegrino, Vinicio Peluffo, Alessia Petraglia, Salvatore Piccolo, Antonio Placido, Roberto Rampi, Francesco Ribaudo, Lara Ricciatti, Maria Grazia Rocchi, Giuseppe Romanini, Gessica Rostellato, Giovanna Sanna, Francesco Scalia, Gian Piero Scanu, Gea Schiro', Arturo Scotto, Angelo Senaldi, Marina Sereni, Camilla Sgambato, Gianluca Susta, Bruno Tabacci, Veronica Tentori, Alessandra Terrosi, Marietta Tidei, Walter Tocci, Stefano Vaccari, Giuseppe Vacciano, Daniela Valentini, Liliana Ventricelli, Walter Verini, Sandra Zampa, Alessandro Zan, Giorgio Zanin.

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Ai promotori dell'iniziativa sarebbe assai grato se anche lei volesse unirsi a questo impegno comune.

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Peraltro la proposta che l'appello formula ha un solido fondamento giuridico esaurientemente argomentato ed articolato nel progetto di legge predisposto anni fa dall'Anci (l'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia) recante "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", progetto che era ovviamente riferito alle sole elezioni amministrative ma agevolmente estendibile anche alle elezioni politiche; purtroppo la discussione in Parlamento di quel progetto di legge fin qui non e' ancora mai stata calendarizzata.

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Non sara' necessario aggiungere molte parole per evidenziare che e' con la democrazia che si contrasta ogni violenza e si promuove la civile convivenza; e' con il riconoscimento dei diritti che si prevengono gli abusi, l'emarginazione e la disperazione e si garantisce ad ogni persona una vita sicura e degna; e' con la legalita' che ogni persona riconosce e raggiunge e protegge che si salvano le vite e si promuove il bene comune. La storica lotta di Nelson Mandela affinche' si affermi il principio "una persona, un voto" rivive oggi nel nostro paese, nel nostro continente.

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Con questa lettera vorremmo pertanto invitarla ad aderire al nostro appello che ci sembra del tutto coerente con il suo personale impegno per la democrazia e i diritti umani cosi' come con i principi fondamentali e i supremi valori affermati nella Costituzione della Repubblica Italiana.

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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione e restando a disposizione per ogni chiarimento, voglia gradire un cordiale saluto.

 

13. A VITERBO UN INCONTRO IN MEMORIA DI GIOVANNI BOGGIO, BIBLISTA ED EDUCATORE

 

Si e' svolto a Viterbo giovedi' 6 luglio 2017 presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro in memoria di padre Giovanni Boggio, l'illustre biblista di fama internazionale che a Viterbo lungo mezzo secolo insegno' Antico Testamento presso l'Istituto Teologico San Pietro.

Padre Giovanni Boggio e' deceduto pochi giorni fa, era nato a Torino nel 1934, con i suoi scritti, col suo insegnamento, col suo impegno di testimone soccorrevole e generoso, lascia un esempio e un'eredita' di opere buone che molti frutti recheranno ancora.

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La commemorazione e' stata tenuta dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese.

Nel corso dell'incontro sono stati anche letti e commentati alcuni brani da vari suoi scritti.

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

14. MIGUEL D'ESCOTO

 

E' deceduto in giugno padre Miguel d'Escoto, che fu ministro della rivoluzione sandinista e presidente dell'assemblea generale dell'Onu.

Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

 

15. NICOLA TOSCANO

 

E' deceduto sul finire di maggio Nicola Toscano, musicista, fondatore del gruppo musicale "Les Anarchistes".

Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

 

16. "LA FIGURA E L'OPERA DI VICTOR SERGE". UN INCONTRO DI STUDIO

 

Si e' svolto venerdi' 7 luglio 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "La figura e l'opera di Victor Serge".

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Victor Serge (Viktor Lvovic Kibalcic), grande scrittore e militante rivoluzionario antitotalitario, nato a Bruxelles il 30 dicembre 1890, partecipo' alla rivoluzione russa, opponendosi poi allo stalinismo. Mori' a Citta' del Messico il 17 novembre 1947. Tra le opere di Victor Serge disponibili in italiano: Gli anarchici e l'esperienza della rivoluzione russa, Jaca Book; Lenin 1917, De Donato; L'anno primo della rivoluzione russa, Einaudi; La citta' conquistata, Manifestolibri; Letteratura e rivoluzione, Celuc; La crisi del sistema sovietico, Ottaviano; Da Lenin a Stalin, Savelli; E' mezzanotte nel secolo, Edizioni e/o; Ritratto di Stalin, Erre Emme; Il caso Tulaev, Bompiani; Vita e morte di Trotskij, Laterza; La svolta oscura, Celuc; Memorie di un rivoluzionario, La Nuova Italia, poi Mondadori, poi Edizioni e/o, e finalmente in edizione integrale dal testo originale presso Massari Editore; Anni spietati, Mondadori; Le lotte di classe in Cina nella rivoluzione del 1927, Samona' e Savelli. Tra le opere su Victor Serge: Vincenzo Sommella, Victor Serge, Prospettiva Edizioni, Roma 1995.

Di lui e' stato scritto: "Victor Serge e' una figura imprescindibile: militante partecipe di tutte le lotte decisive del movimento delle oppresse e degli oppressi nella prima meta' del Novecento, cronista e testimone, indagatore e notomizzatore delle esperienze piu' luminose e di quelle piu' tragiche, combattente rivoluzionario e vittima dello stalinismo - salvato in extremis nel 1936 grazie alla mobilitazione internazionale degli intellettuali progressisti europei -, militante socialista e libertario nitido e intransigente nella denuncia del totalitarismo, strenuo sostenitore del dovere della verita' - e della forza liberatrice di essa -, come Gandhi persuaso della decisivita' del nesso tra etica e politica, ovvero della necessaria coerenza tra mezzi e fini nell'azione politica del movimento di liberazione dell'umanita'".

E ancora: "nella sua coerenza e nel suo svolgimento la figura e l'opera del rivoluzionario socialista e libertario, dell'acuto ed eroico oppositore del totalitarismo, costituisce un fondamentale punto di riferimento per ogni persona di volonta' buona impegnata per la liberazione dell'umanita' da ogni oppressione, per la difesa nitida e intransigente della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, contro tutte le menzogne e le violenze".

Sulla sua opera piu' rilevante, le Memorie di un rivoluzionario, e' stato scritto: "Questo libro e' insieme un'opera di viva testimonianza e di meditato giudizio su eventi cruciali, quanto una sorta di manuale sui generis di formazione morale e politica; una straordinaria panoramica storica, ed affascinante un'opera e di memoria e di scrittura; per usare ancora una formula gandhiana: una 'storia dei miei esperimenti con la verita'' - o se si preferisce: 'delle mie esperienze di verita'' -, e grande e luminoso un lascito dell'autore all'umanita'. Bastera' una sola citazione (e' la riga con cui le Memorie si concludono): 'Non rinunciare mai a difendere l'uomo dai sistemi che pianificano l'annientamento dell'individuo'".

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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso ancora una volta il loro sostegno all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, ed all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

17. IL PRIMO DOVERE

 

Salvare le vite e' il primo dovere.

Una politica che non salva le vite non e' una politica, e' un crimine.

 

18. RACCONTI CRUDELI DELL'ESTATE. VLADIMIRO OGLIANOVI: IL SOLERTE FUNZIONARIO

 

Non so se e' vero che il Fedro sia il culmine dell'arte di Platone. A me piace. Ma certe pagine di Erodoto, siamo onesti, sono autentiche leccornie. Poiche' di lavoro faccio la persona seria la gente si aspetta che io legga solo filosofi tedeschi e romanzieri russi. Invece no, leggo anche Simenon. E guardo la televisione. Mi piace la televisione. Soprattutto Carosello, che e' un po' tutta la televisione compressa in dieci minuti. Sono contrario al secondo canale, poi va a finire che ne fanno un terzo, un quarto e alla fine non si sa piu' cosa vedere la sera prima di andare a dormire. Io sono per una vita regolata. Sono dattilografo in Prefettura. Un lavoro che richiede il massimo riserbo e la massima affidabilita'. Glielo ho detto al dottore che con queste macchine fotocopiatrici finira' male. Finira' male, glielo dico io. La pubblica amministrazione si regge sulla riservatezza: ci sara' un motivo per cui si dice arcana imperii. Il popolo, si sa, e' un bambino che se non lo educhi diviene un discolaccio, un birbone, un poco di buono. C vuole ordine e disciplina in tutte le cose. Lo avete letto Confucio? Io si'. Anche Mao Tze Tung ho letto, si', quello del "libretto rosso". Bisogna aggiornarsi anche sulla stampa sovversiva. Di questi tempi, poi.

A casa mi annoio, cosi' resto al lavoro anche oltre l'orario di servizio. Il Prefetto apprezza la mia dedizione, e la Signora mi affida anche qualche commissione per la casa. E' un onore, dico io. La domenica di mattina presto vado a messa e il pomeriggio sento le partite alla radio, sono anch'io un uomo del popolo. Poi mi dedico al mio hobby nella cantina che ho riattato a laboratorio (io lo chiamo laboratorio). Le ragazzine me le fornisce un brutto ceffo, e sempre la stessa persona poi si occupa di portar via quello che resta dopo gli esperimenti: e' una persona affidabile, era a Salo'. La sera un po' di televisione oppure qualche pagina dei classici immortali e poi a nanna che lunedi' si torna al lavoro.

Sto scrivendo anche un romanzo.

 

19. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. VLADIMIRO OGLIANOVI: L'OMO E' OMO

 

Inzomma, l'omo e' omo. Che la piji a ffa' 'na moje? Solo pe menaje? Solo pe' ffa' 'r giocherello aggratisse? Che poi nun e' aggratisse pe' gnente, anze. No, la piji pure pe' ttene' casa pulita, lavatte li vestiti, fatte da magna' e tutto 'r resto. E que' sso' diritti sacriessanti de n'omo de famija, sacriessanti, dico io.

'Nvece essa voleva fa' la cosa, la femminista, come quelle che strilleno 'n televisione che vorrei propio da sape' chi je l'ha mmesse ne la zucca certe grille. Co' la scusa che fa' l'operaia, che s'arza presto, che lavora fin'a ttardi, che nun cia' mmai tempo, ch'ha da penza' a li' fiji - e che sara' mai? 'na madre a li fiji cia' da penza', e' legge de natura e obbrigo de legge -, 'mbe', la casa e' sempre 'no schifo, da magna' ffa schifo, li vestiti nun zo' stirati bbene e essa lo sa che cce tengo, perche se cio' 'n colloquio de lavoro m'ho dda presenta' bbene, no come 'n pezzente, dico bene?

Poi se lamenta pure che so' piu' de cinqu'anni che nun lavoro: prima se lamentava che la facevo lavora' pe' strada, mo' sse lamenta che nun lavoro, e che e' corpa mia se nun lavoro? So' delicato de salute, lo sa pure lei. E poi 'l pappone - che era 'n lavoro che me piaceva e lo sapevo pure fa' bbene - nu' lo posso fa ppiu' da quanno m'hanno messo ar gabbio e m'aspetteno a passetto p'arrestamme n'antra vorta, che 'l maresciallo che lo vedo tutti i giorni al barre all'ora de pranzo me lo dice sempre: "Ah Buzzico', 'n campana, eh!".

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'Nzomma, rivo a casa che gia' me girava storto che al barre evo perzo a ccarte pure oggi e m'ariero 'ndebbitato 'n antra vorta, e ggia' me scoccia de dove di' a mmi moje de damme li sordi che me serveno e essa fa sempre 'na traggedia che prima o poi je svito la capoccia a smuffettoni. Ma manco ho fatto 'n tempo a dije gnente che subito m'accorgo che la cena nun e' pronta. E essa ce lo sa che quanno arrivo a casa la cena ha da esse pronta - nun dico all'istante, so' 'na perzona civile, so stato 'n zacco de vorte ar ristorante, io; dico che l'acqua de la pasta ha da sta' a bbolli' quanto se butta giu', e 'n zugo pure ha da bolli', uno rientra a casa dopo 'na giornataccia, ciavra' ddiritto de pote' magna', no? Nun e' 'n diritto umano pure que'? E 'nvece, 'nvece manco l'acqua sur foco c'era, e manco la tovaja sur tavolino, e allora che fai? Chi tace acconsente, e io nun acconsento, casa mia dev'esse 'na casa perbene, no n'accampamento de zingheri, e quanno ch'e' ora de cena cia' da esse la cena. 'Nzomma pijo 'na birra dar frigorifero e l'apro pe' bevemela, quanno essa che fa? Se mette pure a provocamme, e mme dice de mettela su io la tovaja. Io. E che so' r' zervo de la mi moje? Da che monno e' monno e' la moje ch'ade' serva der marito, nun dico bene? E' vverita', e li proverbi stanno avanti al vangelo. J'ho ttirato la lattina de la birra che era pure mezza piena e mm'e' toccato da spreca' mezza bbirra che propio cevo voja de damme 'na rinfrescata, ma certi affronti n'omo nun l'ha da subbi', l'omo e' omo e allora ha da esse omo. Manco j'ho ffatto male perche' l'ho presa de striscio, ma essa subito 'nviperita me s'e' rivortata contro come 'na berva, come 'na berva, a me. Tant'e' nu' lo sapeva quante vorte l'ho corcata de botte, lo sapeva che co' mme nun cia' manco da prova', ch'ha da sta' ar posto suo, e 'r posto suo lo so io 'ndov'e'. Gia' sse ll'e' scordato quanno l'ho doma come se doma 'na cavalla matta quanno la dovevo manna' a batte e essa nun voleva. Le so ddoma' le femmine io, era 'r mestiere mio, mo' ppero' nu' lo pozzo fa piu' che le guardie me stanno sempre cor fiataccio loro puzzolente sur collo.

Pero' siccome 'r vero patrone ha dda sape' esse magnanimo (che vve credevete, che nu' le so pur'io le parole difficili? Nun ho studiato, ma fo la settimana nimistica tutte le settimane, e l'azzecco pure parecchie de parole crociate) io dopo d'aveje dato 'n par de sarapiche tanto pe' chiari' chi e' che comanna ero pure disposto a perdonalla se sse sbrigava a prepara' 'sta cena, ma essa 'nvece de sottomettese continuava a ruga' e lo faceva apposta a esse lenta a mette la tovaja, a mette la pentola sur gasse e tutto 'r resto. Lo faceva apposta, e lo sentivo benissimo che sottovoce continuava a ruga', apposta j'ho dato 'n carcio ch'e' cascata addosso ar foco che tanto nun z'e' ffatta gnente, pero' s'e' riggirata 'n antra vorta a 'rza' la voce, che cco' mme la voce nun z'ha da 'rza' che mme da' ffastidio. Je l'ho ddetto allora, "fa' n'antro strillo e te strozzo, giuro su ddio che tte strozzo".

E a 'sto punto, pe' nun fasse manca' gnente, ce vole mette becco pure quer succhiasangue der mi fio, che cia' gia' quinnicianne e ancora vole anna' a scola 'nvece d'anna' a lavora' e contribui' a la famija, ecco qual'e' 'r rispetto pe' ggenitori oggi, vonno tutti studia' pe' nun anna a lavora' 'sti puzzoni. Io a quinnicianne annavo gia' co' Stranguja a ffa' ll'appartamenti, a ffa' le storzioni, ho sempre lavorato io, poi me so' messo 'npropio nel ramo escort, ma poi m'hanno cominciato a perzeguita' que' puzzoni de le guardie, m'hanno pure messo 'n gattabuia e quanno so uscito m'hanno detto che l'evo da fa' ffinita che tanto me teneveno sott'occhio, e n'omo ch'ha da fa? Rigo dritto, sto ar barre, gioco a carte, ch'ha da fa' n'omo ch'e' n'omo? Me fanno ride quanno me dicono ch'ho da 'nna' a cerca 'n lavoro onesto: nu' lo sanno che tanto nun ze trova? E poi sara' pure un diritto umano mio de rifiuta' 'n lavoro ch'hai da sta' sottomesso a quarche birbaccione, no? Io so' n'omo libbero, so' ppe' la libberta', si vvivevo ar tempo de Robbinu', de Garibaldi, d'Arzenio Lupe', giuro su ddio ch'annavo co' essi a commatte pe' lleva' ai ricchi e dda' ai poveri. Certo che sso' communista, so stato pure iscritto ar partito che poi m'hanno calunniato e nun m'hanno ridato la tessera, ma ner core io so' communista sempre, e si ho patito tutte ste' perseguzzioni l'ho fatto perche' i communisti se sa che la borghesia imperialista e sfruttatrice ce perzeguita pe' continua' a opprime 'r popolo, ma se sa ppure che tanto a la fine semo noi che dovemo da vince e che l'umanita' sara' libera.

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'Ntanto ce s'era messo pure quer bojaccia der mi fio a scocciamme propio mentre volevo solo pote' magna' a n'ora ggiusta e guardamme la televisione 'n zanta pace.

Ma lo so io come se mette a pposto 'r fijo ribbelle che nun onora 'r zu' padre e la su' madre che e' pure uno dei comannamenti comannati. J'ho dato 'n manrovescio che l'ho rivurticato co' tutta la sedia. Me ne basta uno a mme pe' mette a posto mi fijo, io so' contro la violenza. Quela femminuccia se mette a piagne, gne' gne', femminuccia, allora je dico d'anna' a lletto senza cena, cosi' se 'npara e se fortifica. Lo so io come se educano li fiji.

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'Ntanto l'acqua bolliva, e irre e orre a la fine li spaghetti s'ereno cotti, almeno que', e m'ero messo a ssede a 'spetta' che me faceva 'l piatto 'sta maledetta. 'Ntanto avevo acceso la televisione che a me mme piace tenemme 'nformato, mica so' 'na bestia, la sera vojo veda la televisione, e mica le scemenze, ma 'l teleggiornale, che poi al barre se ne riparla e io cio' sempre da di', mica so' muto. E staveno propio a ddi' 'na notizia che me 'nteressava, de la scempiollighe che io la seguo sempre, quanno quela cornuta comincia a ffa' rummore pe' lava' l'inzalata che je l'avro' ddetto mille vorte, un mijone de vorte, che quanno sento 'l teleggiornale nun ha dda fa' rummore che nun me fa capi' che dicheno. E essa pare che lo fa apposta, anze: lo fa propio apposta, so' ssicuro com'e' ver'iddio. Je do' 'na zzampata pe' falla smette, manco j'ho fatto male, so ssicuro com'e' ver'iddio, nun j'ho fatto male. 'Nvece essa arza la cresta 'nantra vorta. Allora je l'ho detto, come l'arbitro dopo 'r richiamo, dopo l'ammonizzione, e quello continua a protesta' l'imbecille e allora l'arbitrio ch'ha da fa? Cartellino rosso. Je l'ho detto, mo' falla finita che senno' finisce male finisce. E mme pareva ch'era ora che la facesse finita. Poi s'e' messa a ssede a magna' pur'essa, e stavo ggia' a penza' si era 'r momento bbono de dijje che me desse li sordi ch'evo perzo a carte, quanno s'aripresenta quer buggiarone der mi' fio pe ddi' che je servono li sordi p'anna' 'n gita co' la scola. J'ho detto mo' cce penzo, 'ntanto va a ddormi' e vvedi de studia'. Che me pare 'na risposta giusta, no? Paterna. E quello 'nvece penza de mettese a ffa' la lagna e allora je dico de no e che si nun se sbriga a levammese de davante l'occhi aripassa pe' liscebbusso. Cio' raggione, no? 'N padre i fiji j'ha da 'nzegna l'obbedienza, l'avete letta la bibbia?

E propio sur piu' bbello la mi' moje, che nessuno j'eva detto cotica, che fa? s'aribbella 'n antra vorta, e riattacca a offenne, a offenne a mme che so' 'r zu' marito.

'R zangu'all'occhi m'e' vvenuto, 'r zangu'all'occhi, ggiurosuddio, nun cio' vvisto ppiu'. L'omo e' omo e cia' diritto ar zu' rispetto, e che so' 'na pezza da piede? Essa e' 'na pezza da piede, no io che so' 'r zu marito, signore e patrone. E ce lo sa pur'essa, che je l'ho detto mille vorte.

Si ciavessi l'intenzione d'ammazzalla nun me lo ricordo e manco me ne frega. E comunque e' stato 'n incidente. Po' ppure esse morta d'infarto, nun ze po' dimostra' che e' morta pe' le ferite, magari ceva 'r core debbole. E poi era 'na poco de bbono che mme tenevo a casa pe' ccarita', era pure stata 'na battona, ciavete le prove pure voi e se nun ce l'avete ve lo dico io ch'ero 'r magnaccia suo, testimone oculare. Nun me pare che mo' s'ha da fa' tanta cacca pe' 'na bagascia morta, no? E' stato 'n incidente domestico, succede spesso.

Ah, dite ccosi'? E' perche' so' ggia' stato 'n galera, eh? Vve permettete perche' sso' stato dentro, ditelo, ditelo. Se ero 'n dottore, 'n'avvocato, nun ve permettevete, provate a ddi' dde no. Certe parole feriscono, certe parole fanno piu' male de 'na cortellata. Assassino, assassino a me, che so' pure vedovo e me resta 'n fijo piccolo da tira' su senza la su' ma'.

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E' stato 'n delitto d'onore. Eppoi 'r matrimonio e' 'ndissolubbile e la femmina ha da sta' sottomessa ar maschio, e' legge de natura, umana e divina.

Vojo veda si cianno core de condannamme, 'sti briganti, come se essi fossero mejo de me, come se essi nun l'ammazzarebboro la su' moje si je facesse n'affronto come a mme. E' legge de natura, umana e divina. Nun cio' raggione?

 

20. RACCONTI CRUDELI DELL'ESTATE. VLADIMIRO OGLIANOVI: ... IMPARA A ZOPPICARE

 

Ma mi avete visto? Che lo porto per bellezza 'sto bastone? Sono un invalido, ecco cosa sono, un invalido. E un vero invalido, non uno falso. E a me mi venite a fare certe accuse, certi oltraggi? Ma io 'sto bastone ve lo rompo sulla crapa, sul grugno ve lo spezzo io. A me! Dico, a me! Quando e' troppo e' troppo.

Perche' io sono caro e buono, eh, ma se mi pigliano i cinque minuti, se mi pigliano i cinque minuti... non mi fate dire altro.

No che non minaccio nessuno, non lo vedete che cio' il bastone, che sono un invalido? Ma come si fa a fare certe accuse a uno come me, ma qui si violano i miei diritti umani, io li conosco i miei diritti, che vi credete che perche' sono zoppo sono pure fesso? Ma neanche per sogno, io la conosco la legge. Perche', qui possono parlare solo i corvacci con la divisa? Io sono un cittadino, un italiano vero, e voglio parlare pur'io, come dice la canzone, quella li' dell'italiano vero, come io mi onoro di essere.

Intanto chi lo dice che io lo conoscevo il morto? Lo dice lui? Ma se e' morto. Via, non ci provate con me, li conosco tutti i trucchi, mica perche' sono zoppo... L'avevo minacciato? E chi lo dice? Portatemelo qui chi lo dice che lo voglio vedere in faccia quel baron fottuto, gli fo vedere io che succede a insultare i galantuomini, e che ce l'ho per bellezza il bastone? Eh? E allora? Chi e' il porco spione, su? E giu' le mani, poi, giu' le mani che mi da' fastidio essere toccato, e poi sono un invalido e se mi toccate vi denuncio e poi vediamo se non vi faccio sborsare un risarcimento che vi mando in rovina, in rovina vi mando, me ne frego io che siete guardie, io sono un cittadino, li conosco i miei diritti.

E allora, se cio' il coltello che ve ne frega a voi? Perche' voi il pane non lo tagliate? Che siete selvaggi? E poi e' proprieta' privata, effetti personali, e vi faccio un favore a non tirarlo fuori, fresconi che non siete altro, vi faccio un favore, ve lo dico io.

Io dico solo che gli sta bene, quando uno si becca venti centimetri di ferro in quel panzone da pezzente io dico che gli sta solo che bene. Poi chi e' stato lo dovete trovare voi, mica io. E ci mancherebbe che avessi tempo da perdere con queste scemenze.

Giu' le mani ho detto, giu' le mani! Che volete fare la stessa fine? Non e' che me lo dovete dire due volte, eh, e se mi salta la mosca al naso...

No, no, no, no. Le minacce siete voi che le state facendo. Io vi denuncio, anzi: voglio parlare col commissario, col capoguardia, col questore, col prefetto. Vi faccio vedere io. Vi voglio denunciare subito subito. Vedrete come vi accoglieranno bene quando finirete al gabbio, aspettano solo voi. Avete messo le mani addosso a un invalido, sono cavoli vostri, ve lo dico io.

 

21. RACCONTI CRUDELI DELL'ESTATE. VLADIMIRO OGLIANOVI: FINALMENTE IN PARADISO

 

- I canti? E che e' 'na comunita' terapeutica? A me nun me piace da canta', a me me va da balla', c'e' 'na discoteca?

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- Come sarebbe che nun ciavete l'abbonamento pe' vede' la Cempiolliche? Ma a mme nun me ne frega gnente de sape' li risultati, io vojo veda la partita, vojo.

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- E ssaranno pure cose terrene, ma allora 'ndo so' le cose celestiali, eh? 'Nnamo, che cce sara' pure da divertisse qui ar Paradiso, no? E cche famo, tenete li secreti? E nun ciavete da esse bboni? Eh, ce sara' 'n bar, 'na pizzeria, 'n posto co' le maschiette, no?

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- Mo' vabbe' ch'er Paradiso ha da esse 'r Paradiso, ma quarche zozzona ce sara' ppure qui, l'omo e' omo, se sa.

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- E mmo' ch'avarebbe detto de male? No, io ve capiscio, l'angeli so' angeli, pe' ccarita', nun cianno 'r sesso, e certe esiggenze nu' le sanno, e' chiaro, ma nnue, nue 'nzomma co' tutto che mo' saressimo da esse diventate sante, semo omini lo stesso, no? E c'emo le fregole nostre c'emo, nun e' ggiusto? E chi e' che cia' fatto cosi'? Cia' ffatto cosi' domineddio, 'r padrone de la ditta cia' ffatto cosi', e allora... No, no, nun e' che vojo 'nzegna' ar capoccia 'r mestiere suo, ce mancarebbe. Dico solo che ll'omo e' omo, eh ssanguedeggiuda - se po' ddi' sanguedeggiuda? qui uno novo nun sa mmai come s'ha dda regola'...

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 259 del primo agosto 2017

 

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