[Nonviolenza] Telegrammi. 2474



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2474 del 17 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "L'analisi e la denuncia del fascismo nella riflessione e nell'azione di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci". Un incontro di studio a Viterbo

2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

4. Preparare la Giornata internazionale della nonviolenza e la marcia Perugia-Assisi

5. Lucio Emilio Piegapini: Il potere

6. Alcuni testi del mese di marzo 2016 (parte quarta e conclusiva)

7. Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile

8. Evitare nuove assurde e sanguinarie follie in Libia

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "L'ANALISI E LA DENUNCIA DEL FASCISMO NELLA RIFLESSIONE E NELL'AZIONE DI PIERO GOBETTI E DI ANTONIO GRAMSCI". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto venerdi' 16 settembre 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio, di riflessione e di testimonianza sul tema: "L'analisi e la denuncia del fascismo nella riflessione e nell'azione di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni indimenticabili testi dei due martiri antifascisti, luminosi pensatori e combattenti per la liberazione dell'umanita'.

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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha sottolineato come dall'ascolto e dalla fedelta' alla testimonianza di Gobetti e di Gramsci scaturisca un piu' intenso impegno nonviolento in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e in difesa della biosfera casa comune dell'umanita'; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; il primo dovere e' salvare le vite: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Occorre contrastare il fascismo che torna, ed occorre contrastarlo in modo concreto e coerente, nitido e intransigente, con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della democrazia; con l'azione nonviolenta per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; con la scelta della solidarieta' che ad ogni essere umano - ognuno diverso da ogni altro, ognuno in viva, profonda, preziosa relazione con l'intera umanita' - riconosce piena dignita', uguaglianza di diritti ed infinito valore.

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Nel corso dell'incontro e' stato osservato un minuto di silenzio in memoria di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, l'operaio egiziano assassinato ieri a Piacenza mentre difendeva il diritto al lavoro e la dignita' umana di tutti gli esseri umani; ed un minuto di silenzio in memoria di Carlo Azeglio Ciampi, antifascista, persona di nitido rigore morale ed energico impegno civile, autorevole presidente della repubblica italiana nata dalla Resistenza.

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L'incontro di studio era parte delle iniziative promosse dalla struttura nonviolenta viterbese in vista del referendum sulla riforma costituzionale, referendum nel quale la storica struttura ecopacifista e solidale dell'Alto Lazio e' impegnata per il No, e conduce una sua autonoma campagna di informazione, documentazione e coscientizzazione con il motto "Senza odio, senza violenza, senza paura: no al golpe, no al fascismo, no alla barbarie", riprendendo il motto nonviolento dalla vittoriosa campagna per il No alla dittatura nel referendum cileno del 1988 che abbatte' il regime fascista di Pinochet.

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Di seguito l'appello nonviolento "Senza odio, senza violenza, senza paura" per il No alla riforma costituzionale diffuso dalla struttura nonviolenta viterbese:

Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

4. REPETITA IUVANT. PREPARARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA E LA MARCIA PERUGIA-ASSISI

 

Come ogni anno ricorre il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi.

E quest'anno il 9 ottobre si svolgera' la marcia della pace Perugia-Assisi, la piu' importante iniziativa di pace nel nostro paese ideata da Aldo Capitini, l'apostolo della nonviolenza in Italia.

Occorre che le istituzioni, le associazioni, i movimenti, le persone che vogliono contribuire a fermare l'orrore della "terza guerra mondiale a pezzi" in corso, che vogliono salvare le vite, che vogliono costruire la pace, si adoperino fin d'ora a preparare la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole possibile a queste due iniziative.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo rinnova l'invito a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione repubblicana che ripudia la guerra, ad un impegno immediato e comune contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Facciamo del 2 e del 9 ottobre occasioni corali e persuase d'impegno comune per la salvezza dell'umanita'.

E fin d'ora adoperiamoci ovunque, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.

 

5. RACCONTI AUTUNNALI DELL'ORRORE. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: IL POTERE

 

Me ne accorsi per caso.

Ero a casa dell'avvocato A. A. (non sono le iniziali del suo vero nome) e la cena era stata di una noia letale, ma io dovevo parlare con l'assessore e mi serviva che qualcuno mi presentasse e quindi dovetti mandar giu' quelle schifezze di cucina manciuriana o mesomagiara o tardotolteca o un colpo che gli si pigli e se lo porti via; e fosse stato solo quello: no, bisognava prender parte alla conversazione, stare a sentire le bestialita' del padrone di casa e sorridere, sorridere e squittire in continuazione, e tutto per riuscire a scambiare poi due parole in allegria e in confidenza con quel ladrone dell'assessore Z. Z. (non sono le iniziali del suo vero nome) e fargli capire che per quell'appaltino non sarei stato irriconoscente e che dicesse lui che percentuale di giallo c'e' nell'ocra e dove andavano a dormire le aquile.

Me ne accorsi quella sera: lo avevo sempre pensato in verita', ma quella sera ebbi la prova provata. Dopo tante schifezze eravamo al caffe' e cosi' per vincere la noia decisi di usare la forza del pensiero per indurre l'ingegner B. B. (non sono le iniziali del suo vero nome) a non metterci lo zucchero nel suo, e dopo un po' se lo bevve senza zucchero. Per gioco decisi di concentrarmi sul dottor C. C. (non sono le iniziali del suo vero nome) per costringerlo a metterci invece due cucchiaini, e azzeccai anche quella. Continuai: la biondona niente zucchero, e niente zucchero fu. Il ladrone tre cucchiaini, e ne mise quattro (che era quello a cui stavo realmente pensando, ma poi avevo deciso per tre che mi sembrava piu' realistico). Io ci misi due cucchiaini come sempre. Degli altri non mi ricordo, perche' ormai avevo fatto la scoperta. Solo che non ero sicuro se avevo il potere di decidere io cosa avrebbero fatto loro o se si trattava soltanto di arte divinatoria, cioe' che indovinavo quello che avrebbero fatto ma non ero io a costringerli con la forza del pensiero. Dovevo pensare a un esperimento incontrovertibile, facendo fare a qualcuno qualche cosa che sicuramente non avrebbe fatto spontaneamente. Non era facile trovare la cosa adatta, non poteva essere troppo evidente per non insospettire tutta la compagnia, ma doveva essere abbastanza insolita da confermarmi che il soggetto non la faceva di sua volonta' ma sotto l'imperioso comando della mia forza mentale. Cosi' decisi di provocare dei conati di vomito alla biondona. Dopo un po' quella va al bagno. Ormai ero sicuro. E con l'assessore ando' di lusso. Vinsi l'appalto e siccome sono uno leale a trenta giorni lui ebbe la sua valigetta col 20 per cento.

*

Prima pensavo di essere solo uno convincente. Avevo una bella parlantina, quando da studente vendevo le enciclopedie mi avevano fatto un corso di quelli dove ti insegnano i quattro trucchetti di base, ma poi ci avevo lavorato sopra per conto mio, e insomma ci sapevo fare. Basti dire che senza neppure aver preso il diploma avevo messo su' la mia impresa edile e certo anche grazie all'aiuto del partito - e non si puo' dire che ero stato irriconoscente - gli affari sono andati subito bene; da allora ho sempre avuto diversi bei cantieri di opere pubbliche, tutti in perizia di variante e suppletiva (i soldi veri si fanno li'). Gia' da ragazzo mi facevo chiamare ingegnere, poi col tempo mi sono anche procurato il titolo, di un'universita' privata svizzera - cara arrabbiata come tutte le cose svizzere ma puntuale come un orologio e senza perdere tempo a fare esami o altre stupidaggini - e lo tengo incorniciato nello studio, piuttosto in alto cosi' fa la sua figura e non si legge bene. Ho pure il titolo di conte, che mi e' costato altri bei soldoni, ma funziona, eccome se funziona, e mi sono fatto fare i biglietti da visita con una coroncina dorata in rilievo sopra e sotto "dott. ing." in un bel corsivo nero, e sotto piu' grosso e in oro "Conte" col mio nome e cognome, che fa una figura, come posso dire, aristocratica, si'. E in basso in piccolo gli indirizzi di Roma, Parigi e New York (quelli di Parigi e New York sono finti, ma a chi volete che gliene freghi qualcosa?) e sei, dico sei numeri di telefonini che poi risponde a tutti Ornella, che e' la segretaria della ditta. Sono uno che ci sa fare.

Ma non mi ero reso conto fino a quella sera.

Pensavo che a quella manica di imbecilli che sono la maggioranza dell'umanita' li sapevo stordire con le chiacchiere, e con quegli altri - quelli furbi come me - con loro mi mettevo d'accordo facilmente perche' sono uno pratico. Invece quella sera m'accorsi che avevo il potere mentale del telecomandare: detto cosi' non rende bene l'idea, ma insomma potevo far fare alla gente quello che mi pareva se solo mi concentravo abbastanza. Non c'era bisogno di perdere tempo in chiacchiere, bastava la concentrazione, la forza del pensiero che agisce a distanza. E questa e' scienza, altro che chiacchiere.

E' naturale, un potere cosi' grande andava amministrato saggiamente, per tanti motivi. Intanto bisognava evitare di dare nell'occhio, che gia' la Finanza mi stava addosso. E poi puo' darsi che funzionava solo entro certi limiti, con certe regole, dovevo fare altri esperimenti per misurarne la portata e le caratteristiche. In piu' non sapevo se a usarlo troppo rischiavo di indebolirlo o addirittura di esaurirlo, perche' tutte le cose si consumano, si sa; o viceversa se era necessario esercitarlo per potenziarlo. Di sicuro era una cosa che stancava. Perche' tu ti dovevi concentrare senza distrarti e questo e' un mondo pieno di distrazioni, specialmente per uno che lavora, per uno come me che deve pensare sempre a mille cose insieme.

Feci diversi esperimenti nelle settimane successive.

Cominciai gli esperimenti con le donne. Siccome sono scapolo certe sere ho le mie esigenze e provvedo con le escort. Che vuol dire parlare inglese, eh? Io l'inglese non lo so, pero' le parole essenziali le ho imparate subito, escort, masterplan, compro apposta "Repubblica" e "L'Espresso" e mi segno le parole straniere che trovo sui titoli, poi dico a Ornella, la segretaria, di tradurmele tutte e di segnarmi pure la pronuncia - ci tengo alla pronuncia, e' li' che si vede che non sei un villan rifatto -, mi aggiorno, sono uno che lavora, chi ce l'ha portata l'Italia in Europa, quelle bestie dei sindacati? Nossignore, ce l'abbiamo portata noi del Made in Italy. E' forte Made in Italy, lo dico tutte le volte che si parla di affari. Che dicevo? Si', l'esperimento con le escort: insomma, mi fermavo alla piazzola e senza bisogno di dire niente quella saliva in macchina. Certo, dopo la pagavo, e pure bene. Ma potevo saltare il contatto vocale perche' le facevo salire con la sola forza del pensiero. Pero' uno potrebbe dire che era facile: quelle stanno li' sulle piazzole a scaldarsi vicino al bidone col cartone e gli stracci che bruciano dentro, se una bella macchina come la mia si ferma e' facile capire che significa. Insomma non era un esperimento conclusivo. Comunque continuo a farlo e funziona sempre.

La seconda serie di esperimenti la feci al bingo, ma li' doveva esserci un'interferenza, troppa gente, e di sicuro c'era qualcun altro che pure lui aveva il potere e magari non lo sapeva, insomma li' non funzionava. Lo vedete, io ho una mentalita' scientifica, non e' che vi nascondo quando non funziona. Li' ho capito che se c'e' troppa gente c'e' l'interferenza dei telecomandi mentali multipli e contraddittori, e non c'e' niente da fare, inutile perderci tempo.

Non funziono' neppure in banca. L'esperimento era notevole e mi congratulo con me stesso per averlo ideato. Si trattava di questo: io andavo allo sportello, facevo un deposito o qualche altra operazione e alla fine facevo pure un prelievo, un prelievo piccolo, quattro-cinquecento euro. Ma col pensiero ordinavo al cassiere di darmi diecimila euro in contanti. Certe volte lo vidi che era in preda a due impulsi opposti, ma comunque i diecimila euro non me li hanno dati mai (e l'esperimento l'ho fatto con almeno quattro o cinque cassieri, e in banche diverse). Li' ho capito che le banche usano delle schermature mentali oppure un condizionamento postipnotico o qualche altra tecnica per impedire che gli impiegati obbediscano ai telecomandi mentali in campo monetario. La sanno lunga le banche. Secondo me sono macchinette elettroniche che fanno delle interferenze, perche' mi pare poco probabile che ogni mattina ipnotizzino tutti gli impiegati, se era cosi' prima o poi si sapeva, e ho cercato pure su internet e non ho trovato niente incrociando "ipnotismo" e "banche". Altre ricerche su internet non le ho fatte perche' lo so che la Cia ti ci spia attraverso internet e gia' forse sono un po' imprudente con i siti porno e le chat sadomaso.

Invece funziono' l'esperimento dei cornetti al bar. Che era questo: quando faccio colazione io mangio sempre due cornetti e qualche volta pure tre, ma ne pago sempre uno. Di solito quelli in piu' li mangio di nascosto, ingoiandoli in fretta e furia. invece adesso li mangio con tutta calma, e al momento di pagare ordino mentalmente alla cassiera di credere che ne ho mangiato solo uno, e infatti gli dico uno e lei batte uno sullo scontrino e non dice niente ne' fa sguardacci, e pure quello che sta al bancone e prepara i cappuccini non dice niente. Quindi li' funziona, e non e' che non ci sia gente, ma le interferenze mentali non ci sono, non lo so perche', forse perche' quando faccio colazione io non ci sono altre persone che hanno lo stesso potere mentale telecomandante che ho io, e di sicuro in un baretto cosi' scalcagnato non hanno messo gli apparecchi elettronici che usano nelle banche. Comunque l'esperimento e' riuscito. Tutte le volte. E lo ripeto tutte le mattine, dico.

Mi fa ridere Piero Angela e quelle quattro mummie del coso, del cica-cica-bum, come si chiama, si', del Cicap. E' che loro studiano solo gli imbroglioni piu' fessi. Perche' chi il potere mentale telecomandante ce l'ha davvero mica va a leggere le carte in televisione, no? Cerca di non farsi sgamare. Sta accorto. Ma quelli fanno i professori, che ne sanno? Facessero gli imprenditori lo capirebbero subito come funziona il job, e' forte il job, eh? pure tradare e' forte, che e' americano e pero' e' tradotto in italiano, mi piace la modernita'.

Dove ero rimasto? No, del Cicap dicevo cosi' per dire. Una volta gli ho pure mandato una sovvenzione, pensate un po'. Io sovvenziono parecchie cose, e' una buona politica, dai due soldi a qualcuno e quello non ti rompe piu' le scatole, basta che tu continui a dargli quelle briciole a tempo debito. E' un mondo fatto cosi', di imbecilli e di parassiti. E poi ci siamo noi che lavoriamo, noi del Made in Italy che abbiamo portato l'Italia in Europa. Io sono di quest'idea, che due bajocchi li devi dare a tutti per far scorrere le cose, per oliare gli ingranaggi, no? Il Wwf, i carabinieri in congedo, i punkabbestia, Amnesty, il coro degli alpini, Medici senza frontiere, il circolo del tirassegno, e le Pro Loco, le parrocchie e le squadre di calcio di tutti i comuni dove ho i cantieri, e l'Unicef, gli Amici della musica sinfonica, i centri sociali occupati autogestiti, l'associazione guardoni d'Italia, la Caritas, tutte le onlus e le ong che mi capitano a tiro, tutti i club e i consorzi, io due soldarelli li do' a tutti, pure alle bande di teppisti di quartiere che sono comunque movimenti giovanili e una presenza sul territorio che fa parte della cultura locale e non si sa mai, viene il giorno che ti possono fare qualche bel servizietto in una societa' di libero mercato. Coi partiti e i pubblici amministratori, come con la mafia, e' un'altra cosa, li' e' lavoro, e i soldi per fruttare devono essere tanti. Quando ho cominciato dovevo darli solo a quelli del partito nostro, e mica solo i soldi, dovevo mettere a dsposizione sempre almeno due o tre appartamenti per palazzina che tiravo su', e le tessere, dovevo fare pure le tessere. E assumere qualche parente cosi' scemo che non lo potevano imbucare neppure a fare l'usciere in Comune o al Ministero. Erano bei tempi quelli. Lo volete sapere? io mi ci divertivo. Sara' che ero giovane, e avevamo gli ideali, i valori, io lo dico sempre: i valori (mica solo lirette: dollari, sterline, franchi, girava di tutto, non come adesso che c'e' l'omologazione che frena la libera impresa e il Made in Italy), e poi c'era la guerra fredda e dovevamo fermare la barbarie atea orientale delle orde bolsceviche. Poi e' successo il casino che e' successo, e adesso i soldi li devi dare a tutti. Ci sono tre partiti in Comune? A tutti e tre li devi pagare. Le Regioni? Peggio che al Ministero, lo fanno apposta lo fanno a inventarsi un altro partito o un altro assessorato ogni due settimane, e io pago. Tutti noi che facciamo trading (sarebbe quel tradare che dicevo prima, ma come si fa a dire "tradiamo"? pare una cosa brutta) paghiamo, paghiamo sempre, paghiamo solo noi. Le Regioni sono state la disgrazia dell'economia italiana, ve lo dico io, mi costano una fortuna gia' solo di valigette, e le valigette poi devono essere riempite, e ben farcite, eh. L'Europa pure peggio: e' vero che io ci faccio bei soldi pure con l'Europa, nella ditta ho due uffici che lavorano solo ad arraffare i finanziamenti europei, che non ci facciamo niente, li incassiamo e basta, poi rendicontiamo inventandoci un mucchio di scemenze e quelli se le bevono, se le bevono tutte, ma la parte loro la vogliono eccome, e giu' altre valigette belle gonfie. No, io sono un nostalgico dei tempi andati, quando c'era la Democrazia Cristiana. Certi appalti, ragazzi, da leccarsi i baffi: tu spendevi mille lire di cemento? e allo stato gli dicevi che costava un milione; cosi' generavi profitti e facevi girare l'economia, no? Che tempi, il bum, anzi: per dirla in americano, il boom. Era forte quando c'era la Dc, la domenica tutti a messa ma dal lunedi' pancia mia fatti capanna: e tutto quel turismo in Svizzera a portarci i sacchi pieni di soldi? Eravamo giovani: il ballo del mattone, il partito del mattone, tutti quelli che non avevano voglia di darsi da fare assunti alle poste o al comune o alla federconsorzi, e noi a spartirci gli appalti e con quello che mi ci mettevo in saccoccia le case le potevo tirare su' di marmo di Carrara con le maniglie delle porte d'oro. Quella era vita. Lo volete sapere? Mi stava bene pure che c'erano i comunisti, che a quei tempi pensavano alla rivoluzione e non volevano una lira, che fessi. Poi mori' Berlinguer e la mattina dopo buttarono giu' il muro di Berlino e da quando non ci sono piu' i comunisti devi andare in giro a dare mazzette a tutti quanti. Poi ci credo che e' venuta la crisi. E tutti quei giudici comunisti. Lasciamo stare, che e' meglio. E i giornali? quella io a chiamo la cartina di tornasole: l'imprenditore che non passa un bel mazzettone a tutti gli editori e i direttori dei giornali non e' un imprenditore, e' un babbeo con l'istinto suicidario, come dicevano gli antichi romani? un morituro.

*

L'idea mi venne cosi', mentre continuavo con gli esperimenti. Avevo visto in televisione un programma scientifico che dicevano che il pianeta e' sovrappopolato, che le risorse non bastano piu' e tutte 'ste robe qua. Intervistavano pure a quell'indiana col cerchietto rosso sulla fronte, che io dico alla sua eta' ancora fa l'hippy. E quella diceva dell'acqua, dei semi, del clima, insomma la metteva giu' dura. Adesso io sto bene come sto, ma bisogna pure averci una coscienza sociale, come si dice, bisogna essere politically correct. Per esempio tutti 'st'immigrati. Io ci lavoro bene, nei cantieri miei ho quasi solo clandestini che lavorano tutti in nero e non rompono le scatole coi sindacati perche' lo sanno che se ci provano io prima gli faccio rompere le ossa dalla security e poi li faccio chiudere nei centri di detenzione che quando escono - se escono piu' - l'hanno imparato chi e' il padrone. Pure le immigrate mi stanno bene, certe sventole di escort. Pero' sono troppi, e figliano come conigli e intasano le scuole e secondo me ci ha ragione Salvetti (non e' il suo vero nome) che bisogna dare una sfoltita, tanto per tenerli sotto, no? Che ne so, ogni settimana ne scegliamo un diecimila particolarmente fastidiosi, quelli che hanno studiato e che si credono di venire qui a fare quei discorsi del menga sui diritti umani che fanno ridere i polli, quelli malaticci che non ti sanno lavorare come si deve, le donne sfiorite, i ragazzini piccoli, e vai col gas, o coi lanciafiamme, il metodo si trova. Riprendiamo tutto con le telecamere e poi lo facciamo vedere in televisione e su youtube, che il pubblico queste cose ci ha gusto di vederle e poi e' giusto che ci sia la trasparenza, il cittadino ha diritto di vederle le porcherie, siamo adulti e vaccinati, un paese civile e moderno, che l'abbiamo pure portato in Europa noi del Made in Italy. Io sto con Salvetti (non e' il suo vero nome), poi lo so che non capisce un colpo e di due che ne dice ne sbaglia tre, pero' intanto mi fa sempre ridere quando va in televisione con quelle magliette con la spiegazione di quanto e' pirla e fa i suoi sproloqui che alla terza parola ci s'impicca da solo, e poi se bisogna farli 'sti lager ci vuole pure un personale politico che non si tira indietro, no? E basta con l'ipocrisia. Ma dico cosi' per dire, eh, lo so che non se ne fa niente, figurarsi. Siamo in Italia, non c'e' verso di fare le cose serie. Neppure il duce ci riusciva, circondato com'era di fregnacciari pure lui. Povera Italia.

Pero' m'e' venuta 'st'idea: e se senza tante scene, senza stupidi esibizionismi, qualche persona con gli attributi e con i poteri mentali telecomandanti adeguati cominciasse a fare non dico piazza pulita, ma un po' di spazio? Come pensi di contrastarla la sovrappopolazione mondiale? Coi preservativi? Andiamo. Servono le guerre, le epidemie servono. Ma io sono un business-man (gajardo business-man, eh? vuol dire uomo d'affari ma fa tutto un altro effetto, fa jet-set internazionale, jet-set, eh?) e la violenza non mi piace, rovina gli affari, fa rompere i contratti, ci si guadagna solo se sei nell'industria bellica (o al Ministero, e' chiaro), ma per entrarci nell'industria bellica devi sganciare certi mazzettoni che ti svenano, e io faccio edilizia pubblica e infrastrutture viarie; certo, che buttino giu' le citta' mi sta bene che poi io le ricostruisco, ma il fatto e' che le guerre durano troppo. Prendi l'Iraq, la Siria, la Libia: ci sarebbe da fare un sacco di bajocchi con la ricostruzione, ma prima si devono decidere a smetterla di bombardare, no? Ma figurati se gli americani smettono. Loro pensano solo all'industria bellica e a ciucciare petrolio, delle esigenze del settore edile non gliene frega niente.

Insomma, mi e' venuta questa idea per dare una mano ad affrontare la crisi ecologica: di convincere la gente a suicidarsi. Senza chiacchiere, con la forza del pensiero. E' reato? Va dimostrato che sono stato io, e come lo dimostri? Io non ho detto niente, non l'ho manco toccati a quelli li'. Niente comizi, niente youtube. E poi se uno si suicida si suicida, che indagini vuoi fare? Certo, devo scegliere con oculatezza. E non devo pestare i piedi a nessuno che conta, si sa. Ma non ne voglio fare un business, sia chiaro, anche se sarebbe un bel business, eh? Agenzia di eliminazione di ostacoli al libero sviluppo del tradare, eh? oppure: Fondazione per la risoluzione della crisi ecologica globale, eh? e' roba che ci si potrebbe concorrere per il Nobel. Che poi se pensi a certa gente che il Nobel glielo hanno dato davvero, non vedo perche' non potrebbero darlo pure a me. Per l'economia, o per la pace, o la medicina. Per me e' uguale. Che quasi quasi m'informo quanto ti danno cash e vedo se vale la pena di cominciare a mandare qualche valigetta d'assaggio a quei babbioni dell'accademia eschimese, lapponese, insomma quelli li' che danno il Nobel. Mica per fare un investimento, per il gusto di vincere un torneo prestigioso, che il Nobel e' come la Champions League senza bisogno che ti compri tutta una squadra di fighetti che ti costano piu' della Cappella Sistina, e poi io i giocatori di pallone non li posso proprio sopportare, a me di sport mi piace il biliardo e il poker e il pugilato. Tanto lo so che tutte le partite sono tutte truccate: ho investito pur'io un po' di capitale nel giro delle scommesse insieme alla camorra, che e' un altro job che ci si guadagna bene.

Ma torniamo a bomba: insomma ho deciso di cominciare a sperimentare pure questa di idea: il telecomandamento mentale dei suicidi; e' naturale che bisognava cominciare con obiettivi individuali ma poi via via si poteva fare anche per aggregati socioeconomici piu' ampi, no?

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Non l'ho mai detto a nessuno, lo dico adesso qui. Sono stato io. Io che ho liberato l'Italia da tutti quei sindacalisti, io che ho fatto sparire tutte le femministe dall'Europa, io che ho sgombrato tutto il Medio Oriente e adesso possiamo ripopolarlo di tecnici nostri e di forza lavoro dell'Africa nera o indiana o giapponese senza grilli per la testa, io che ho svuotato la Cina che adesso e' il piu' grande cimitero a cielo aperto della storia ma fra qualche anno dopo data una bella ripulita e disinfettata ci possiamo fare il piu' grande Club Mediterranee dell'universo mondo. E tutti quei bietoloni degli scienziati che in televisione le sparano di tutti i colori, che branco di imbecilli, un giorno di questi...

La mente umana, che meraviglia.

 

6. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MARZO 2016 (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di marzo 2016.

 

7. DIECI RAGIONI PIU' UNA PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Un incontro di riflessione

Si e' svolto la mattina di mercoledi' 30 marzo 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul referendum del 17 aprile.

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I termini della questione

E' stata analizzata la questione delle gravi conseguenze delle trivellazioni in mare nei pressi delle coste italiane, e' stata ricostruita la riflessione e l'esperienza dei movimenti che con ottime ragioni si oppongono alle trivellazioni (i movimenti noti come "no triv"), cosi' come le solide motivazioni anche istituzionali dell'impegno referendario delle nove Regioni italiane il cui territorio e la cui popolazione sono piu' direttamente danneggiati dall'attivita' trivellatrice, ed e' stata ricostruita altresi' la vicenda dei quesiti referendari, dei quali solo uno giunge al voto, quello che recita "Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale, come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilita' 2016), limitatamente alle seguenti parole: 'per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale'?".

E' stato esaminato altresi' il contesto in cui la vicenda si situa ed in particolare come la lobby che trae profitti dall'attivita' in questione svolga una propaganda scandalosamente menzognera per indurre i cittadini a rinunciare a difendere beni comuni fondamentali, e come il governo - dapprima con la decisione di separare la data del referendum da quella per le elezioni amministrative, e successivamente con dichiarazioni propagandistiche flagrantemente fraudolente di personalita' prominenti dell'esecutivo e della maggioranza che lo sostiene - stia tenendo mano al tentativo di invalidare il referendum invitando la popolazione a non recarsi alle urne cosi' da cercar di impedire che si pronunci il 50 per cento piu' uno degli aventi diritto (la soglia minima di partecipazione affinche' il referendum abbia valore cogente).

Sono stati infine esaminati gli esiti possibili e prevedibili del referendum, sia nel caso che non si raggiunga il quorum (che lascerebbe nelle mani dei potenti ogni decisione ulteriore in materia di trivellazioni e non solo), sia nel caso della vittoria del "si'" (alla vittoria del "no" non credono neppure i lobbisti della devastazione ambientale che effettualmente puntano a promuovere l'astensione).

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Una conclusione: "Dieci ragioni piu' una"

Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha riassunto in "dieci ragioni piu' una" i motivi per cui occorre votare si' al referendum del 17 aprile ed impegnarsi ora affinche' il maggior numero possibile di cittadini sia adeguatamente informato sull'oggetto del contendere e sulla posta in gioco.

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La prima ragione

La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.

Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.

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La seconda ragione

La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.

Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.

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La terza ragione

La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.

Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.

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La quarta ragione

La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.

Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.

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La quinta ragione

La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.

Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.

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La sesta ragione

La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.

Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo -  ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.

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La settima ragione

La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.

Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.

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L'ottava ragione

L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.

Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.

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La nona ragione

La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.

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La decima ragione

La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.

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L'undicesima ragione

L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".

Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.

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Ergo

Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

 

8. EVITARE NUOVE ASSURDE E SANGUINARIE  FOLLIE IN LIBIA

 

La situazione libica e' gia' talmente drammatica che di tutto vi e' bisogno tranne che di nuove follie da parte dei governi dei paesi criminalmente responsabili della guerra del 2011 che ha portato al disastro presente.

L'Italia non compia nuove stragi, e dissuada gli altri paesi occidentali dal compiere nuove stragi.

La pace si costruisce con la pace.

La democrazia si costruisce con la democrazia.

I conflitti si fermano col dialogo.

La criminalita' si contrasta con la legalita' che salva le vite.

I diritti umani si difendono e si promuovono rispettando e praticando i diritti umani.

La violenza si contrasta con la nonviolenza.

*

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Benedetto Croce, Storia d'Europa nel secolo decimonono, 1932, Adelphi, Milano 1991, 1993, pp. 478.

- Benedetto Croce, Teoria e storia della storiografia, 1915, 1917, Adelphi, Milano 1989, 2001, pp. 438.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2474 del 17 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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