[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 168



 

==============================

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 168 del 15 settembre 2016

 

In questo numero:

1. Lo stupro infinito

2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

3. Nuove furberie di Scapino

4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

5. Preparare la Giornata internazionale della nonviolenza e la marcia Perugia-Assisi

6. Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

7. Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

8. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari

9. Lucio Emilio Piegapini: Un'avventura di Ercolino Semprimpiedi

10. Lazzaro Casusceri: Io e il Corsaro Nero

 

1. CUORE DI TENEBRA. LO STUPRO INFINITO

 

La ripetizione infinita della violenza subita.

Il web come stanza della tortura per il sadico piacere di ogni voyer del mondo.

Cosa sta diventando l'umanita', in possesso di (e posseduta da) tecnologie che non sa dominare e gestire, che non puo' pensare, che stritolano la nostra compassione, che eccedono la nostra responsabilita' e la revocano in dubbio, come gia' Guenther Anders seppe cogliere all'indomani di Hiroshima?

Il maschilismo e' la prima radice di ogni violenza. Il maschilismo che anche solo con lo sguardo violenta e disumanizza, reifica e uccide. Se non riusciamo a contrastare ed estinguere la violenza maschilista essa ci divorera' tutte e tutti, essa annientera' l'umanita'.

*

Tu scrivi queste righe e il dolore ti vela la vista e ti mozza il respiro, e ancora una volta questo senti di dover dire: che occorre innanzitutto sostenere i centri antiviolenza del movimento delle donne, che occorre innanzitutto contrastare il maschilismo, prima radice e primo paradigma di ogni violenza, il maschilismo che ancora una giovane donna come innumerevoli altre ha preteso mercificare, ha vampirizzato e ridotto a fantasma e spettacolo, e quindi ucciso.

*

Ad ogni violenza occorre opporsi.

Ad ogni essere umano recare aiuto.

Soccorrere, accogliere, assistere, risanare le ferite.

Sconfiggere il male facendo il bene.

Opporsi alla guerre e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

3. MISTERI DEI MINISTERI. NUOVE FURBERIE DI SCAPINO

 

Invio in Vietnam una tela di Sebastiano del Piombo, e per garantirne la protezione tremila soldati, venti carrarmati, tre blindati Lince, dieci elicotteri Apache e cinque Tornado, e pure coso, Sgarbi, che gliela spiega lui la pittura a quei selvaggi communisti. La so lunga io, apposta mi hanno fatto ministro.

E poi spedisco la Juve in Patagonia con due pullman di tifosi, e per la necessaria security ti ci schiaffo al seguito trentacinquemila lancieri di Montebello e la portaerei Principe di Metternich. Li frego io, li frego.

E poi mando Raffaella Carra' a fare un servizio fotografico sulla Grande Muraglia e per l'incolumita' sua e della macchinetta fotografica ci faccio atterrare sedici F-35 e una divisione della Nato con gli ausiliari ucraini e un battaglione di volontari delle Croci frecciate e seicentosessantasei bivacchi di manipoli della MVSN. E che c'e' che non ti quadra?

Poi rappezzo 'na diga in Iraq, fo 'n'ospedaletto in Libia, apro una pizzeria in Venezuela, e zitto zitto, niente niente, in quattro e quattr'otto ti restauro l'impero romano. Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza...

 

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

5. REPETITA IUVANT. PREPARARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA E LA MARCIA PERUGIA-ASSISI

 

Come ogni anno ricorre il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi.

E quest'anno il 9 ottobre si svolgera' la marcia della pace Perugia-Assisi, la piu' importante iniziativa di pace nel nostro paese ideata da Aldo Capitini, l'apostolo della nonviolenza in Italia.

Occorre che le istituzioni, le associazioni, i movimenti, le persone che vogliono contribuire a fermare l'orrore della "terza guerra mondiale a pezzi" in corso, che vogliono salvare le vite, che vogliono costruire la pace, si adoperino fin d'ora a preparare la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole possibile a queste due iniziative.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo rinnova l'invito a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione repubblicana che ripudia la guerra, ad un impegno immediato e comune contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Facciamo del 2 e del 9 ottobre occasioni corali e persuase d'impegno comune per la salvezza dell'umanita'.

E fin d'ora adoperiamoci ovunque, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.

 

6. REPETITA IUVANT. UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

7. REPETITA IUVANT. UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

*

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

*

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

8. REPETITA IUVANT. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI

 

Al/alla parlamentare ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine

Gentile parlamentare ...,

le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.

Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.

Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.

Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.

Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.

Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.

Distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

 

9. RACCONTI AUTUNNALI. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: UN'AVVENTURA DI ERCOLINO SEMPRIMPIEDI

 

Mi hanno messo 'sto soprannome da cretino quando eravamo ragazzini.

Capito' che una volta tre ragazzi piu' grandi di me mi avevano preso di mira, e me le davano di santa ragione. Ma io ogni volta che finivo per terra mi rialzavo e invece di darmela a gambe tornavo a caricare a testa bassa. Mi ridussero la faccia una frittella, una maschera di sangue, i vestiti stracciati, le braccia e le gambe tutti lividi e sbucciature.

A casa poi le presi di nuovo, prima da mia madre e poi da mio padre. Da mia madre per il vestito che noi non eravamo mica la famiglia Agnelli e i vestiti dovevamo tenerli da conto che dovevano durare, da mio padre perche' non avevo lasciato a loro stesi per terra (ma ci pensai qualche anno dopo: li andai a cercare uno per uno, a distanza di mesi, e con me avevo solo una saccocciata di sabbia e il coltello a serramanico, e con tutti e tre fu facile, eccome se fu facile, di sera sotto casa gli chiedi l'ora o se hanno da accendere e quando alzano gli occhi per guardarti li accechi con la sabbia, e subito gli molli un calcio dove si sentono meglio, e poi e' fatta, devi sono calpestarli, e alla fine sfregiarli sulla faccia per lasciargli un ricordino e per farlo vedere a tutti che si deve rigare dritto e portare rispetto a quelli come me).

Ma quella volta da ragazzino le buscai e di che tinta. Prima da quei tre e poi a casa. Ma mi guadagnai quel soprannome. Era un pupazzo di quei tempi, di gomma o di plastica non lo so, con una base semisferica pesante - sara' stata piena di sabbia, o d'acqua - e il resto vuoto che si gonfiava. Tu lo prendevi a cazzotti e quello andava giu' e poi si rialzava. Mi chiamarono cosi' e il nome mi e' restato. Adesso sono vecchio, ma al paese sono restato sempre Ercolino Semprimpiedi, nessuno mi ha mai chiamato col mio nome vero, che poi sarebbe Gelsomino, che io di solito abbrevio in Mino. Si', come Mino Reitano. Era il nome di mio nonno, allora si usava cosi', non come adesso che ai figli gli danno tutti nomi americani.

Quando ti danno un soprannome c'e' poco da fare, quel soprannome ti trasforma. E' per questo che quando si fanno gli incantesimi la cosa che conta di piu' sono le parole. Le parole sono magiche. Ti danno un nome e tu diventi quel nome. Ci penso sempre. Io Ercolino Semprimpiedi lo trovo ridicolo, ma e' sempre meglio di Gelsomino. E infatti lungo tutta la mia vita ho sempre voluto essere Ercolino Semprimpiedi, non Gelsomino.

E' chiaro che col tempo ho anche cercato di farmi furbo, non e' che ogni volta faccio come quella volta con quei tre. Pero' sono uno che non si arrende. Ne ho prese tante, ma non mi sono mai arreso.

Non e' che la vita sia stata tutta rose e fiori, no. Pero' non mi lamento, a che serve lamentarsi? Ti danno una fregatura? Sveglia, tirati su e dalla pure tu una fregatura a qualcun altro. Metti che hai il portafoglio pieno e vai al bar del sor Augusto e com'e' come non e' arriva tutto il paese a trincare alla tua salute, e tu lasci li' fino all'ultima lira, no? Bene, non farla tanto lunga. Smaltita la sbornia fatti un appartamento, castiga qualcuno per strada, insomma: ricostituisci il capitale. E poi la sera dopo offri da bere un'altra volta a chi capita. Cosi' si fa.

Diceva mia nonna che io ero una natura malinconica. Che mi piaceva stare da solo a pensare. A dire il vero come ero da piccolo neppure me lo ricordo piu', pero' mi ricordo che mi piaceva leggere i libri. Sara' perche' a casa non avevamo la televisione. Ma allora ero solo Gelsomino. Certe volte penso che potevo fare tutta un'altra vita. Ma ormai ero Ercolino Semprimpiedi.

La prima volta che finii in galera fu proprio buffa, ma buffa buffa. Mi vennero a prendere a casa con l'accusa di tentato omicidio. Che tutto era, meno che tentato omicidio. Se lo volevo sbudellare lo sbudellavo, no? Invece io volevo solo i soldi, e siccome quel morto di fame ne aveva cosi' pochi che quasi quasi gli lasciavo io la mancia, cosi', per non dover pensare che ci avevo perso tempo per niente gli diedi una ripassata. E che ne sapevo che era il cognato del prefetto? L'ho capito dopo, in galera, che qui tutti sono parenti di qualcuno. In galera ho capito un sacco di cose, per esempio la politica. Che e' la politica? Che se rubo io e magari ammazzo qualcuno a me mi mettono in galera, se ne ammazzi parecchi e rubi a piu' non posso ti fanno sindaco, ministro, vescovo, presidente della Cassa di risparmio, quello del telegiornale, generale comandante in capo dell'America. In galera si imparano le cose che al paese neppure ce le immaginavamo. C'era uno che lo chiamavano Gramsci, che pero' non era Gramsci quello vero, quello era morto, ammazzato dai fascisti; questo Gramsci che dico io, che pero' veramente si chiamava Rossi Odoacre fu Angelantonio, era comunista, che a quel tempo ce n'erano parecchi e non e' che stessero tutti in galera; e 'sto Gramsci che dico io all'ora d'aria ci spiegava un sacco di cose, e pure un po' di francese, che quando uscii per un po' di tempo io pure sono stato in Francia e riuscivo pure a farmi capire, pure; non ci si crede, eh? e invece si'. Da lui ho saputo di Che Guevara e del pensiero di Mao-Tze-Tung, che poi quando sono uscito ho comprato il libretto rosso, che e' l'unico libro che ho letto, giuro. Insomma, sono diventato comunista pure io. Non e' che faccio granche', pero' votavo per il partito comunista e quando c'erano le elezioni strappavo i manifesti dei forchettoni. Non lo sapete chi sono i forchettoni? Beati voi che siete giovani. Poi il partito comunista, quello vero, l'hanno abolito. E io ho smesso di votare. Pero' sono sempre comunista.

Lo so che un vero comunista non le fa le rapine e le estorsioni. O almeno non le fa a fini personali. Ma io non ho mai preteso di essere un comunista modello. Ho i miei limiti, le mie contraddizioni, i miei difetti. Come Claudio Villa, che era comunista pure lui pure se faceva il cantante. D'accordo, ci ho pure le mie colpe, vabbe'. Non le nascondo le mie colpe. Se vivevo di rendita non le facevo le rapine. Ma se vivevo di rendita non ero un porco affamatore del popolo? Allora e' meglio le rapine. Le rapine poi mi piacciono perche' c'e' l'impegno personale. La dialettica servo-padrone come diceva Gramsci quello che dico io (cioe' Rossi Odoacre fu Angelantonio). Pure le estorsioni. C'e' l'aspetto sportivo, come nel wrestling. A me mi piace il wrestling anche se lo so che e' tutta una finta. E che c'e' che non e' una finta? Pero' anche se non sono un comunista modello, almeno sono un proletario. E quello di sicuro. Volete ridere? Saranno cinquant'anni che campo di rapine e non ho messo da parte una lira, non dico per comprarmi un bar, ma neppure la macchina, neppure la casa. Sto ancora in affitto (va bene, l'affitto non lo pago perche' il padrone di casa l'ha capita che e' meglio non provarci a chiedermelo, pero' le bollette le pago eccome).

Quando uscii di galera mi trasferii in citta'. Da allora ho sempre vissuto in citta', perche' ci si lavora meglio. Ma seguo questa regola: ogni volta che esco di galera cambio citta'. Cosi' faccio anche un po' di turismo, viaggio, vedo gente, mi faccio pure una cultura. Ho abitato a Viterbo, a Orvieto, a Terni, a Orte scalo, a Roma, a Firenze, a Falconara, a Udine, a Sabaudia, a Latina, a Frosinone e pure a Milano. Pero' al nord non mi piace perche' fa sempre freddo, piove, la nebbia. Ogni volta non e' che cambio solo citta', cambio pure nome. Una volta sapete che nome m'ero messo? Paolo Rossi. Cosi', per ridere. Era l'anno dei mondiali, si', quelli che ci allenava Pertini. A me Pertini mi piaceva parecchio. E era pure un compagno, uno di quelli veri, lo diceva pure la canzone di Toto Cotugno. Al paese ci torno di rado, ormai e' cambiato tutto, la maggior parte delle persone neppure le conosco piu'. A me poi non mi riconosce nessuno, perche' ho cambiato aspetto, anche per esigenze di lavoro, si capisce. Pero' se vado al bar del sor Augusto (che ormai e' morto, e ce l'ha in gestione uno che viene dalla Nigeria, figurarsi, che pero' il caffe' lo fa buono, piu' buono del sor Augusto) qualcuno dei vecchi amici lo trovo sempre e non lo so com'e', sara' l'odore, che ne so, ma mi guarda, gli s'illluminano gli occhi e mi fa: "Va' chi se vede, Ercolino Semprimpiedi, m'ero creso ch'eri morto". Sara' una stupidaggine, ma e' una cosa che a me mi piace, e mi ci commuovo tutte le volte quasi quasi. E' che solo al paese lo sanno che mi chiamo Ercolino Semprimpiedi. E' commovente, non lo so, e' per via delle radici, dicono. Sara', io non mi sento una pianta che mette le radici, a me mi e' sempre piaciuto di piu' il regno animale che quello vegetale: i cavalli, i leoni, l'aquile, ma un po' tutti gli animali, apposta non la sopporto la gente che maltratta gli animali. Se per strada vedo uno che maltratta un gatto o un cane, se tanto tanto capita che non c'e' nessuno che ci vede lo sbatto addosso al muro e gli faccio lo stesso a lui, e pure peggio, e mentre lo meno glielo spiego che gli animali vanno rispettati pure loro, che pure loro ci hanno diritto de campa'.

Certe volte penso pure che dovrei diventare vegetariano, perche' mi sembra una cosa giusta. E' che mi piace troppo il prosciutto, il salame, pure la mortadella, la pizza rossa con le alici, e' per questo che ancora non sono diventato vegetariano, ma ci penso sempre.

Ma voi volevate sentire che vi raccontavo di quella volta che ho salvato quei poveracci sul precipizio. Si' che e' tutto vero. Quella si' che e' stata un'avventura. Non ci credeva nessuno che ci si potesse riuscire, eh? E invece si'. No, macche' coraggio, e' che certe volte ti ci trovi e se ti ci trovi bisogna che fai quello che devi fare. Non si direbbe, eh, che un avanzo di galera come me, e invece hai visto? Io lo dico sempre. Aspettate per giudicare, non si sa mai. Pero' la storia e' lunga e per raccontarla bene ci vuole un po' di tempo, perche' un conto e' quando le cose le fai e allora e' un attimo, ma quando invece le racconti ci vuole un mucchio di tempo, ci avete fatto caso? Io ci penso sempre. Ah, la storia, si', raccontarla mi fa piacere, che e' pure una bella storia e c'e' pure il lieto fine, no? mo' pero' nun posso, me dispiace. No, bella la storia e' bella, solo che adesso proprio non ci ho tempo. No, non e' per cattiveria, e' che a quest'ora devo andare in caserma per la firma, e li' lo sapete, si sa che si entra e non si sa se si esce. Magari un'altra volta, tanto qui al bar mi ci trovate tutti i giorni, e dove volete che vada?

 

10. RACCONTI AUTUNNALI. LAZZARO CASUSCERI: IO E IL CORSARO NERO

 

Quando l'ho conosciuto era gia' vecchio. Aveva smesso di correre per i sette mari e si era ritirato a vita privata.

Tutte le ricchezze accumulate in tanti anni di avventure le aveva dissipate neppure lui sapeva come: un po' al gioco (giocava al lotto, al gratta e vinci, a tombola, a rubamazzo, a chi sputava piu' lontano, scommetteva su tutto, come quello li', Dostoevskij), un po' gli avvocati, un po' le tasse ("In confronto alle esattorie la filibusta era un educandato, corpo di mille fulmini"), un po' qualche atto di generosita' e un po' svanivano da se'.

Al tempo che l'ho conosciuto faceva il portiere in un palazzone barocco di gente ricca, studi di dottori, di notai, c'era pure un'attrice del cinema.

Ci vedevamo tutti i giorni e giocavamo a dama.

Io a quel tempo non avevo molto da fare, ero appena uscito di galera e mi sorvegliavano e quindi non potevo tornare al lavoro finche' non riprendevo i contatti, ma dovevo aspettare perche' nessuno dei miei colleghi di lavoro voleva essere visto insieme a me dalla madama che mi stava dietro.

Cosi' passavamo parecchio tempo assieme mentre giocavamo a dama e sentivamo la radio e mangiavamo pane e salame o pane e pomodoro schiacciato sopra con sale e olio, e ci scolavamo quelle bottigliette di liquore - si chiamavano mignon, non lo so se ci sono ancora, sono state la gioia della mia gioventu'. E lui mi raccontava le sue avventure.

Mi diceva che a Salgari gliene aveva raccontate parecchie altre di storie oltre a quelle che aveva pubblicato, ma quello era lento a scrivere, voleva sempre documentarsi, cercare le fonti, consultare gli atlanti, e lui le storie gliele raccontava come se le ricordava, che mentre fai un arrembaggio non e' che stai li' con il registratore a segnarti tutto. Ma Salgari poi era un pignolo della malora e andava nelle biblioteche a fare le verifiche sui giornali dell'epoca e ogni volta tornava con un elenco di domande e gli chiedeva cose che lui non se le ricordava piu', per non dire che i giornali e pure i libri di storia erano pieni di fesserie e si vedeva lontano un chilometro che tutti quei gran bacalari che scrivevano i rapporti ufficiali o si facevano intervistare dai giornalisti o dicevano agli storici che cavolo dovevano raccontare ci facevano sempre un figurone mentre invece dovevi vedere come se la facevano sotto quando arrivavamo noi.

Con Salgari erano diventati amici e compagni di bevute; gli era dispiaciuto come era morto. Glielo aveva detto diecimila volte che doveva tenere duro che prima o poi dai libri suoi ci tiravano fuori qualche film e allora si' che si facevano i soldi. Dopo il decesso per un po' aiuto' la famiglia, mandandogli anonimamente qualche gioiello da rivendere, qualche doblone che gli era avanzato.

A parte Salgari di gente famosa non ne aveva conosciuta molta, perche' quando fai quel lavoro non e' che ti puoi fermare a fare le presentazioni. Si', un po' di gente la conosceva, perche' quando nell'ambiente sei qualcuno e' naturale che ci si conosce un po' tutti. Una volta lo era andato a intervistare un giornalista del "New York Times", quello che aveva intervistato Fidel Castro sulla Sierra, e gli aveva detto che i barbudos erano tutti tifosi suoi, e pure di Luisito Suarez e di Jair, e quelli che avevano studiato pure di Marx, ma erano di piu' i tifosi suoi che quelli di Marx, sono soddisfazioni pure queste. Lui veramente era piu' per Bakunin, ma pure Marx non gli dispiaceva, e pure Mazzini, e' naturale; con Mazzini si erano anche scritti qualche lettera (Mazzini era uno forte, tu gli mandavi una cartolina con scritto "Saluti dai Caraibi" e lui ti mandava una lettera di sessantotto pagine fitte fitte con allegati trenta o quaranta opuscoli che dicevano sempre le stesse cose e che gli doveva costare un occhio della testa farli stampare); pure con Garibaldi si erano scritti, anzi, a un certo punto Garibaldi era indeciso se andare a fare il corsaro insieme a lui, poi preferi' fare l'eroe dei due mondi. Pure a Garibaldi gli voleve bene, mi diceva sempre: "Quello si' che era un bravo giovane, e un bravo compagno". (Ma le lettere non ce le aveva piu', quando navighi a lungo e magari passi tre anni senza poter fare scalo dove c'e' qualche emporio prima o poi la carta ti serve per le operazioni igieniche connesse alle necessita' fisiologiche. Lo so che e' brutto dirlo). E poi il fatto e' che non e' che poteva dedicare tanto tempo alla corrispondenza, e poi era sempre in giro con la nave cosi' gli dovevano scrivere fermo posta a Ventimiglia che ci passava si' e no una volta ogni cinque anni; a quel tempo non c'era internet.

Corsaro c'era diventato per caso, poi aveva continuato, ma quando aveva conosciuto Salgari e era diventato famoso aveva gia' smesso. E' come lo sport, non e' un mestiere che puoi fare per sempre. Anzi, rispetto allo sport e' peggio perche' non e' che dopo essere stato corsaro potevi diventare direttore sportivo, o cronista televisivo, o dirigente della federazione, no?

Come era diventato corsaro? Da giovane gli piacevano le biciclette e le macchine da corsa, appena aveva diciott'anni voleva prendere la patente, no? Gli dicono che non so quale regina dava "la patente da corsa" e lui si credeva che era la patente per guidare le macchine da corsa, cosi' fece domanda e divento' corsaro. La regina doveva essere Elisabetta, non si ricordava piu' se Elisabetta I o Elisabetta II, secondo me le confondeva. A lui pero' gli piaceva di piu' Maria la sanguinaria, che era pure cattolica, invece Vittoria non la sopportava, che poi aveva sposato quel calciatore e non era una cosa seria che una regina sposava un giocatore.

Insomma comincio' a fare quel lavoro praticamente per sbaglio, poi con l'abitudine ci prese gusto. All'inizio che ne sapeva lui come si comandava una nave? Allora copiava dall'Isola del tesoro e da Moby Dick, e ripeteva le frasi che c'erano su quei libri, le imparava a memoria e le provava davanti allo specchio nella cabina senza farsene accorgere, poi andava sul cassero e giu' con "Quindici uomini sulla cassa del morto", "Dov'e' Cane Nero?", "Pezzi da otto", "Armate la lancia", "Avete veduto la balena bianca?", eccetera. Funzionava. Poi una volta in un arrembaggio conobbe Conrad. Quello era uno forte. Gli regalo' tre o quattro libri e lui ordino' alla ciurma di non toccarlo, ma gli consiglio' di smetterla di fare il capitano e di dedicarsi del tutto alla scrittura, come Salgari. Conrad era il suo autore preferito, insieme a Salgari, e' naturale. Con Salgari erano veramente amici.

Pero' a lui quello che veramente gli piaceva erano le corse in bicicletta. Binda, Guerra, quelli erano i suoi eroi. E pensava di avere la stoffa per correre pure lui, voleva fare il corridore o in bicletta o sulle macchine da corsa - come Nuvolari, Fangio, Ascari - ed era finito a fare il corsaro, era andata come era andata. Pero' alla radio voleva sentire sempre il Giro e il Tour.

Magari non ve lo aspettate ma a nuotare non era granche', e gli arrembaggi pure non erano proprio il suo forte ("mica ero Tarzan"), e a dirsela tutta anche con la spada non era che se la cavava proprio bene, ma aveva il suo trucco, e quello funzionava sempre: era il vestito. Che tutti capivano subito che era il Corsaro Nero, e allora si arrendevano senza combattere. Poi dice che l'abito non fa il monaco.

*

Una mattina lo trovai che gli era preso un colpo ed era morto. Io ero andato a trovarlo per giocare a dama e m'ero portato dietro una saccocciata di bottigliette di liquore che fregavo al bar del roscio che mi lasciava fare perche' lo sapeva che io lo sapevo che l'infame che m'aveva venduto alla pula era stato lui, ma a me non me ne fregava niente, tanto lo sapevo che prima o poi in galera dovevo finirci. Comunque approfittavo per far rifornimento di quelle bottigliette che ce le bevevamo poi con il Corsaro Nero mentre giocavamo a dama nel gabbiotto della portineria. Ma quella mattina nel gabbiotto non c'era. Ho aspettato un po' e intanto mi ciucciavo due o tre di quelle bottigliette, poi siccome non si vedeva e m'ero stufato di bussare sul bancone e di chiamarlo, siccome sapevo come s'apriva lo sportello (e che ci voleva...) insomma ero entrato, e poi avevo aperto la porta che dal gabbiotto dava sulla stanza dove ci campava che c'era una puzza che non vi dico, non aveva neppure il gabinetto, aveva un bugliolo, e cucinava su un fornello elettrico, neppure il frigorifero ci aveva, una puzza che non vi dico. Lui era steso sulla branda (aveva pure un'amaca ma non c'era lo spazio per appenderla e allora la teneva in uno zaino che era il suo armadio), era fermo, freddo, bianco che pareva una statua, lo chiamai e lo scossi diverse volte ma non si muoveva, allora gli ho sentito il polso e non batteva, allora ho capito che era morto.

*

Adesso il portiere lo faccio io. Da quel giorno, e ormai saranno passati quanti? Quaranta? Cinquant'anni? Pero' col tempo, piano piano, ho pure ripreso il lavoro di prima, ma piu' prudente e infatti non mi hanno piu' beccato, poi ho smesso per sopraggiunti limiti di eta', arrampicarmi sui muri, aprire le finestre, muovermi agile e svelto al buio, trovare a naso la roba buona, decidere al volo che mettere nel sacco e che lasciare, sono cose che si fanno da giovani, a una certa eta' non sei piu' un atleta, e ho smesso anche con le risse e le coltellate, che magari mi piacerebbe ancora ma e' che non ci sono piu' le osterie, e ormai ogni balordo del quartiere gira con una rivoltella e prima spara e poi ti chiede perche' gli hai detto buonasera. La droga ha rovinato tutto, la droga e i telefonini, la gente e' ammattita. Qui in portineria mi ci trovo bene e gli inquilini sono contenti di me - le malelingue dicano pure quel che gli pare, senno' che malelingue sarebbero? Basta che se ne stiano alla larga -; ho tramezzato la stanza dietro il gabbiotto e fatto un gabinetto vero, e un cucinino col gas, e ho comprato pure uno scaffaletto per metterci i libri: li ho conservati tutti i libri che ci aveva, quelli di Salgari e quelli di Conrad, e L'isola del tesoro e Moby Dick, e Pinocchio e i Manoscritti economico-filosofici del '44. Ogni tanto li leggo (a parte i Manoscritti economico-filosofici del '44, che sono in tedesco che non lo capisco), ma a me leggere mi piace poco, mi piace di piu' il cinema, o sentire la radio quando fanno le partite.

Una volta mi sono venuti a intervistare perche' la televisione faceva un programma sul Corsaro Nero e si credevano che ero io. Io mica glielo ho detto che non ero io, e gli ho raccontato un po' delle storie che m'aveva raccontato quando giocavamo a dama. Pero' poi se quel programma l'hanno trasmesso non lo so, perche' non ce l'ho la televisione. Adesso non so se dirlo o no, ma lo dico lo stesso: dopo che mi avevano intervistato mi e' venuto in mente che forse neppure lui era il Corsaro Nero, e magari era solo quello che aveva giocato a dama col Corsaro Nero quando il Corsaro Nero era gia' vecchio e lui era ancora giovane, parecchi anni prima che io giocassi a dama con lui, e che mi raccontava le storie che aveva sentito come ho fatto io con quel cretino di giornalista della televisione. Non lo so, secondo me era proprio lui, ma anche se non era lui le storie quelle erano vere di sicuro, e comunque secondo me era proprio lui, si vedeva dalla naturalezza. Pero' e vero che pur'io ero naturale quando m'ha intervistato quello della televisione. Che ne so. Pero' sarebbe triste se non era lui, doveva essere lui, se dovessi dire come la vedo io, per me era lui, sono sicuro.

Comunque poi il portierato l'ho preso io e sto ancora qui. Non e' una gran vita, no. Pero' e' tranquilla. Come diceva quello? "Lieta no, ma sicura dall'antico dolor". Deve essere Giuseppe Verdi, o Pascoli, o Mazzini, o Carducci - ci avete fatto caso che si chiamano tutti Giuseppe o giu' di li'? Mi chiamo Giuseppe pure io, certe volte mi chiedo se significa qualcosa. E tutti i soldi della refurtiva, direte voi? Li ho spesi in un sacco di stupidaggini e di sbruffonate e non m'e' restato niente neppure a me. E sapete come campo adesso? No, ma quale pensione, quella basta si' e no per le sigarette. Colle mance degli inquilini campo, si', colle mance. E' una calunnia che faccio le estorsioni. Sollecito solo le mance, ecco. Con una certa veemenza, e' vero, ma gli inquilini se le possono permettere, e poi chi le fa le riparazioni? chi la ritira la posta? chi tiene lontano i malintenzionati? Fare il portiere e' un lavorone, altro che storie.

 

==============================

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 168 del 15 settembre 2016