[Nonviolenza] Le due Rose. 9



 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 9 del 16 dicembre 2015

 

In questo numero:

1. Papa Francesco: Messaggio per la celebrazione della XLIX Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2016 "Vinci l'indifferenza e conquista la pace"

2. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

3. Hic et nunc, quid agendum

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. Vecchi libri (alcune segnalazioni tra novembre e dicembre 2006)

 

1. DOCUMENTAZIONE. PAPA FRANCESCO: MESSAGGIO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLIX GIORNATA MONDIALE DELLA PACE DEL PRIMO GENNAIO 2016 "VINCI L'INDIFFERENZA E CONQUISTA LA PACE"

[Dal sito del Vaticano riprendiamo il seguente documento]

 

1. Dio non e' indifferente! A Dio importa dell'umanita', Dio non l'abbandona! All'inizio del nuovo anno, vorrei accompagnare con questo mio profondo convincimento gli auguri di abbondanti benedizioni e di pace, nel segno della speranza, per il futuro di ogni uomo e ogni donna, di ogni famiglia, popolo e nazione del mondo, come pure dei Capi di Stato e di Governo e dei Responsabili delle religioni. Non perdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Si', quest'ultima e' dono di Dio e opera degli uomini. La pace e' dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo.

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Custodire le ragioni della speranza

2. Le guerre e le azioni terroristiche, con le loro tragiche conseguenze, i sequestri di persona, le persecuzioni per motivi etnici o religiosi, le prevaricazioni, hanno segnato dall'inizio alla fine lo scorso anno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una "terza guerra mondiale a pezzi". Ma alcuni avvenimenti degli anni passati e dell'anno appena trascorso mi invitano, nella prospettiva del nuovo anno, a rinnovare l'esortazione a non perdere la speranza nella capacita' dell'uomo, con la grazia di Dio, di superare il male e a non abbandonarsi alla rassegnazione e all'indifferenza. Gli avvenimenti a cui mi riferisco rappresentano la capacita' dell'umanita' di operare nella solidarieta', al di la' degli interessi individualistici, dell'apatia e dell'indifferenza rispetto alle situazioni critiche.

Tra questi vorrei ricordare lo sforzo fatto per favorire l'incontro dei leader mondiali, nell'ambito della Cop 21, al fine di cercare nuove vie per affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare il benessere della Terra, la nostra casa comune. E questo rinvia a due precedenti eventi di livello globale: il Summit di Addis Abeba per raccogliere fondi per lo sviluppo sostenibile del mondo; e l'adozione, da parte delle Nazioni Unite,dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, finalizzata ad assicurare un'esistenza piu' dignitosa a tutti, soprattutto alle popolazioni povere del pianeta, entro quell'anno.

Il 2015 e' stato un anno speciale per la Chiesa, anche perche' ha segnato il cinquantesimo anniversario della pubblicazione di due documenti del Concilio Vaticano II che esprimono in maniera molto eloquente il senso di solidarieta' della Chiesa con il mondo. Papa Giovanni XXIII, all'inizio del Concilio, volle spalancare le finestre della Chiesa affinche' tra essa e il mondo fosse piu' aperta la comunicazione. I due documenti, Nostra aetate e Gaudium et spes, sono espressioni emblematiche della nuova relazione di dialogo, solidarieta' e accompagnamento che la Chiesa intendeva introdurre all'interno dell'umanita'. Nella Dichiarazione Nostra aetate la Chiesa e' stata chiamata ad aprirsi al dialogo con le espressioni religiose non cristiane. Nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, dal momento che "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo" [1], la Chiesa desiderava instaurare un dialogo con la famiglia umana circa i problemi del mondo, come segno di solidarieta' e di rispettoso affetto [2].

In questa medesima prospettiva, con il Giubileo della Misericordia voglio invitare la Chiesa a pregare e lavorare perche' ogni cristiano possa maturare un cuore umile e compassionevole, capace di annunciare e testimoniare la misericordia, di "perdonare e di donare", di aprirsi "a quanti vivono nelle piu' disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica", senza cadere "nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarieta' che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la novita', nel cinismo che distrugge" [3].

Ci sono molteplici ragioni per credere nella capacita' dell'umanita' di agire insieme in solidarieta', nel riconoscimento della propria interconnessione e interdipendenza, avendo a cuore i membri più fragili e la salvaguardia del bene comune. Questo atteggiamento di corresponsabilita' solidale e' alla radice della vocazione fondamentale alla fratellanza e alla vita comune. La dignita' e le relazioni interpersonali ci costituiscono in quanto esseri umani, voluti da Dio a sua immagine e somiglianza. Come creature dotate di inalienabile dignita' noi esistiamo in relazione con i nostri fratelli e sorelle, nei confronti dei quali abbiamo una responsabilita' e con i quali agiamo in solidarieta'. Al di fuori di questa relazione, ci si troverebbe ad essere meno umani. E' proprio per questo che l'indifferenza costituisce una minaccia per la famiglia umana. Mentre ci incamminiamo verso un nuovo anno, vorrei invitare tutti a riconoscere questo fatto, per vincere l'indifferenza e conquistare la pace.

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Alcune forme di indifferenza

3. Certo e' che l'atteggiamento dell'indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere cio' che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l'ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della "globalizzazione dell'indifferenza".

La prima forma di indifferenza nella societa' umana e' quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l'indifferenza verso il prossimo e verso il creato. E' questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L'uomo pensa di essere l'autore di se' stesso, della propria vita e della societa'; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a se' stesso, e pretende di avere solo diritti [4]. Contro questa autocomprensione erronea della persona, Benedetto XVI ricordava che ne' l'uomo ne' il suo sviluppo sono capaci di darsi da se' il proprio significato ultimo [5]; e prima di lui Paolo VI aveva affermato che "non vi e' umanesimo vero se non aperto verso l'Assoluto, nel riconoscimento di una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana" [6].

L'indifferenza nei confronti del prossimo assume diversi volti. C'e' chi e' ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente i drammi che affliggono l'umanita' ma non si sentono coinvolte, non vivono la compassione. Questo e' l'atteggiamento di chi sa, ma tiene lo sguardo, il pensiero e l'azione rivolti a se' stesso. Purtroppo dobbiamo constatare che l'aumento delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per se' aumento di attenzione ai problemi, se non e' accompagnato da un'apertura delle coscienze in senso solidale [7]. Anzi, esso puo' comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravita' dei problemi. "Alcuni semplicemente si compiacciono incolpando i poveri e i paesi poveri dei propri mali, con indebite generalizzazioni, e pretendono di trovare la soluzione in una "educazione" che li tranquillizzi e li trasformi in esseri addomesticati e inoffensivi. Questo diventa ancora piu' irritante se gli esclusi vedono crescere questo cancro sociale che e' la corruzione profondamente radicata in molti Paesi - nei governi, nell'imprenditoria e nelle istituzioni - qualunque sia l'ideologia politica dei governanti" [8].

In altri casi, l'indifferenza si manifesta come mancanza di attenzione verso la realta' circostante, specialmente quella piu' lontana. Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodita' sorde al grido di dolore dell'umanita' sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se cio' che accade ad essi fosse una responsabilita' estranea a noi, che non ci compete [9]. "Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono... Allora il nostro cuore cade nell'indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene" [10].

Vivendo in una casa comune, non possiamo non interrogarci sul suo stato di salute, come ho cercato di fare nella Laudato si'. L'inquinamento delle acque e dell'aria, lo sfruttamento indiscriminato delle foreste, la distruzione dell'ambiente, sono sovente frutto dell'indifferenza dell'uomo verso gli altri, perche' tutto e' in relazione. Come anche il comportamento dell'uomo con gli animali influisce sulle sue relazioni con gli altri [11], per non parlare di chi si permette di fare altrove quello che non osa fare in casa propria [12].

In questi ed in altri casi, l'indifferenza provoca soprattutto chiusura e disimpegno, e cosi' finisce per contribuire all'assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato.

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La pace minacciata dall'indifferenza globalizzata

4. L'indifferenza verso Dio supera la sfera intima e spirituale della singola persona ed investe la sfera pubblica e sociale. Come affermava Benedetto XVI, "esiste un'intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra" [13]. Infatti, "senza un'apertura trascendente, l'uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace" [14]. L'oblio e la negazione di Dio, che inducono l'uomo a non riconoscere piu' alcuna norma al di sopra di se' e a prendere come norma soltanto se' stesso, hanno prodotto crudelta' e violenza senza misura [15].

A livello individuale e comunitario l'indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio, assume l'aspetto dell'inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza.

In questo senso l'indifferenza, e il disimpegno che ne consegue, costituiscono una grave mancanza al dovere che ogni persona ha di contribuire, nella misura delle sue capacita' e del ruolo che riveste nella societa', al bene comune, in particolare alla pace, che e' uno dei beni piu' preziosi dell'umanita' [16].

Quando poi investe il livello istituzionale, l'indifferenza nei confronti dell'altro, della sua dignita', dei suoi diritti fondamentali e della sua liberta', unita a una cultura improntata al profitto e all'edonismo, favorisce e talvolta giustifica azioni e politiche che finiscono per costituire minacce alla pace. Tale atteggiamento di indifferenza puo' anche giungere a giustificare alcune politiche economiche deplorevoli, foriere di ingiustizie, divisioni e violenze, in vista del conseguimento del proprio benessere o di quello della nazione. Non di rado, infatti, i progetti economici e politici degli uomini hanno come fine la conquista o il mantenimento del potere e delle ricchezze, anche a costo di calpestare i diritti e le esigenze fondamentali degli altri. Quando le popolazioni vedono negati i propri diritti elementari, quali il cibo, l'acqua, l'assistenza sanitaria o il lavoro, esse sono tentate di procurarseli con la forza [17].

Inoltre, l'indifferenza nei confronti dell'ambiente naturale, favorendo la deforestazione, l'inquinamento e le catastrofi naturali che sradicano intere comunita' dal loro ambiente di vita, costringendole alla precarieta' e all'insicurezza, crea nuove poverta', nuove situazioni di ingiustizia dalle conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale. Quante guerre sono state condotte e quante ancora saranno combattute a causa della mancanza di risorse o per rispondere all'insaziabile richiesta di risorse naturali [18]?

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Dall'indifferenza alla misericordia: la conversione del cuore

5. Quando, un anno fa, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace "Non piu' schiavi, ma fratelli", evocavo la prima icona biblica della fraternita' umana, quella di Caino e Abele (cfr Gen 4,1-16), era per attirare l'attenzione su come e' stata tradita questa prima fraternita'. Caino e Abele sono fratelli. Provengono entrambi dallo stesso grembo, sono uguali in dignita' e creati ad immagine e somiglianza di Dio; ma la loro fraternita' creaturale si rompe. "Non soltanto Caino non sopporta suo fratello Abele, ma lo uccide per invidia" [19]. Il fratricidio allora diventa la forma del tradimento, e il rifiuto da parte di Caino della fraternita' di Abele e' la prima rottura nelle relazioni familiari di fraternita', solidarieta' e rispetto reciproco.

Dio interviene, allora, per chiamare l'uomo alla responsabilita' nei confronti del suo simile, proprio come fece quando Adamo ed Eva, i primi genitori, ruppero la comunione con il Creatore. "Allora il Signore disse a Caino: 'Dov'e' Abele, tuo fratello?'. Egli rispose: 'Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?'. Riprese: 'Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!'" (Gen 4,9-10).

Caino dice di non sapere che cosa sia accaduto a suo fratello, dice di non essere il suo guardiano. Non si sente responsabile della sua vita, della sua sorte. Non si sente coinvolto. E' indifferente verso suo fratello, nonostante essi siano legati dall'origine comune. Che tristezza! Che dramma fraterno, familiare, umano! Questa e' la prima manifestazione dell'indifferenza tra fratelli. Dio, invece, non e' indifferente: il sangue di Abele ha grande valore ai suoi occhi e chiede a Caino di renderne conto. Dio, dunque, si rivela, fin dagli inizi dell'umanita' come Colui che si interessa alla sorte dell'uomo. Quando piu' tardi i figli di Israele si trovano nella schiavitu' in Egitto, Dio interviene nuovamente. Dice a Mose': "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele" (Es 3,7-8). E' importante notare i verbi che descrivono l'intervento di Dio: Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non e' indifferente. E' attento e opera.

Allo stesso modo, nel suo Figlio Gesu', Dio e' sceso fra gli uomini, si e' incarnato e si e' mostrato solidale con l'umanita', in ogni cosa, eccetto il peccato. Gesu' si identificava con l'umanita': "il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). Egli non si accontentava di insegnare alle folle, ma si preoccupava di loro, specialmente quando le vedeva affamate (cfr Mc 6,34-44) o disoccupate (cfr Mt 20,3). Il suo sguardo non era rivolto soltanto agli uomini, ma anche ai pesci del mare, agli uccelli del cielo, alle piante e agli alberi, piccoli e grandi; abbracciava l'intero creato. Egli vede, certamente, ma non si limita a questo, perche' tocca le persone, parla con loro, agisce in loro favore e fa del bene a chi e' nel bisogno. Non solo, ma si lascia commuovere e piange (cfr Gv 11,33-44). E agisce per porre fine alla sofferenza, alla tristezza, alla miseria e alla morte.

Gesu' ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre (cfr Lc 6,36). Nella parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) denuncia l'omissione di aiuto dinanzi all'urgente necessita' dei propri simili: "lo vide e passo' oltre" (cfr Lc 10,31.32). Nello stesso tempo, mediante questo esempio, Egli invita i suoi uditori, e in particolare i suoi discepoli, ad imparare a fermarsi davanti alle sofferenze di questo mondo per alleviarle, alle ferite degli altri per curarle, con i mezzi di cui si dispone, a partire dal proprio tempo, malgrado le tante occupazioni. L'indifferenza, infatti, cerca spesso pretesti: nell'osservanza dei precetti rituali, nella quantita' di cose che bisogna fare, negli antagonismi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, nei pregiudizi di ogni genere che ci impediscono di farci prossimo.

La misericordia e' il cuore di Dio. Percio' dev'essere anche il cuore di tutti coloro che si riconoscono membri dell'unica grande famiglia dei suoi figli; un cuore che batte forte dovunque la dignita' umana - riflesso del volto di Dio nelle sue creature - sia in gioco. Gesu' ci avverte: l'amore per gli altri - gli stranieri, i malati, i prigionieri, i senza fissa dimora, perfino i nemici - e' l'unita' di misura di Dio per giudicare le nostre azioni. Da cio' dipende il nostro destino eterno. Non c'e' da stupirsi che l'apostolo Paolo inviti i cristiani di Roma a gioire con coloro che gioiscono e a piangere con coloro che piangono (cfr Rm 12,15), o che raccomandi a quelli di Corinto di organizzare collette in segno di solidarieta' con i membri sofferenti della Chiesa (cfr 1 Cor 16,2-3). E san Giovanni scrive: "Se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pieta' di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?" (1 Gv 3,17; cfr Gc 2,15-16).

Ecco perche' "e' determinante per la Chiesa e per la credibilita' del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre. La prima verita' della Chiesa e' l'amore di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e al dono di se', la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini. Pertanto, dove la Chiesa e' presente, la' deve essere evidente la misericordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunita', nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un'oasi di misericordia" [20].

Cosi', anche noi siamo chiamati a fare dell'amore, della compassione, della misericordia e della solidarieta' un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri [21]. Cio' richiede la conversione del cuore: che cioe' la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di aprirsi agli altri con autentica solidarieta'. Questa, infatti, e' molto piu' che un "sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane" [22]. La solidarieta' "e' la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perche' tutti siamo veramente responsabili di tutti" [23], perche' la compassione scaturisce dalla fraternita'.

Cosi' compresa, la solidarieta' costituisce l'atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell'innegabile inter-dipendenza che sempre piu' esiste, specialmente in un mondo globalizzato, tra la vita del singolo e della sua comunita' in un determinato luogo e quella di altri uomini e donne nel resto del mondo [24].

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Promuovere una cultura di solidarieta' e misericordia per vincere l'indifferenza

6. La solidarieta' come virtu' morale e atteggiamento sociale, frutto della conversione personale, esige un impegno da parte di una molteplicita' di soggetti, che hanno responsabilita' di carattere educativo e formativo.

Il mio primo pensiero va alle famiglie, chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile. Esse costituiscono il primo luogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dell'amore e della fraternita', della convivenza e della condivisione, dell'attenzione e della cura dell'altro. Esse sono anche l'ambito privilegiato per la trasmissione della fede, cominciando da quei primi semplici gesti di devozione che le madri insegnano ai figli [25].

Per quanto riguarda gli educatori e i formatori che, nella scuola o nei diversi centri di aggregazione infantile e giovanile, hanno l'impegnativo compito di educare i bambini e i giovani, sono chiamati ad essere consapevoli che la loro responsabilita' riguarda le dimensioni morale, spirituale e sociale della persona. I valori della liberta', del rispetto reciproco e della solidarieta' possono essere trasmessi fin dalla piu' tenera eta'. Rivolgendosi ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi, Benedetto XVI affermava: "Ogni ambiente educativo possa essere luogo di apertura al trascendente e agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialita' e ricchezze interiori, e impari ad apprezzare i fratelli. Possa insegnare a gustare la gioia che scaturisce dal vivere giorno per giorno la carita' e la compassione verso il prossimo e dal partecipare attivamente alla costruzione di una societa' piu' umana e fraterna" [26].

Anche gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione sociale hanno responsabilita' nel campo dell'educazione e della formazione, specialmente nelle societa' contemporanee, in cui l'accesso a strumenti di informazione e di comunicazione e' sempre piu' diffuso. E' loro compito innanzitutto porsi al servizio della verita' e non di interessi particolari. I mezzi di comunicazione, infatti, "non solo informano, ma anche formano lo spirito dei loro destinatari e quindi possono dare un apporto notevole all'educazione dei giovani. E' importante tenere presente che il legame tra educazione e comunicazione e' strettissimo: l'educazione avviene, infatti, per mezzo della comunicazione, che influisce, positivamente o negativamente, sulla formazione della persona" [27]. Gli operatori culturali e dei media dovrebbero anche vigilare affinche' il modo in cui si ottengono e si diffondono le informazioni sia sempre giuridicamente e moralmente lecito.

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La pace: frutto di una cultura di solidarieta', misericordia e compassione

7. Consapevoli della minaccia di una globalizzazione dell'indifferenza, non possiamo non riconoscere che, nello scenario sopra descritto, si inseriscono anche numerose iniziative ed azioni positive che testimoniano la compassione, la misericordia e la solidarieta' di cui l'uomo e' capace. Vorrei ricordare alcuni esempi di impegno lodevole, che dimostrano come ciascuno possa vincere l'indifferenza quando sceglie di non distogliere lo sguardo dal suo prossimo, e che costituiscono buone pratiche nel cammino verso una societa' piu' umana.

Ci sono tante organizzazioni non governative e gruppi caritativi, all'interno della Chiesa e fuori di essa, i cui membri, in occasione di epidemie, calamita' o conflitti armati, affrontano fatiche e pericoli per curare i feriti e gli ammalati e per seppellire i defunti. Accanto ad essi, vorrei menzionare le persone e le associazioni che portano soccorso ai migranti che attraversano deserti e solcano mari alla ricerca di migliori condizioni di vita. Queste azioni sono opere di misericordia corporale e spirituale, sulle quali saremo giudicati al termine della nostra vita.

Il mio pensiero va anche ai giornalisti e fotografi che informano l'opinione pubblica sulle situazioni difficili che interpellano le coscienze, e a coloro che si impegnano per la difesa dei diritti umani, in particolare quelli delle minoranze etniche e religiose, dei popoli indigeni, delle donne e dei bambini, e di tutti coloro che vivono in condizioni di maggiore vulnerabilita'. Tra loro ci sono anche tanti sacerdoti e missionari che, come buoni pastori, restano accanto ai loro fedeli e li sostengono nonostante i pericoli e i disagi, in particolare durante i conflitti armati.

Quante famiglie, poi, in mezzo a tante difficolta' lavorative e sociali, si impegnano concretamente per educare i loro figli "controcorrente", a prezzo di tanti sacrifici, ai valori della solidarieta', della compassione e della fraternita'! Quante famiglie aprono i loro cuori e le loro case a chi e' nel bisogno, come ai rifugiati e ai migranti! Voglio ringraziare in modo particolare tutte le persone, le famiglie, le parrocchie, le comunita' religiose, i monasteri e i santuari, che hanno risposto prontamente al mio appello ad accogliere una famiglia di rifugiati [28].

Infine, vorrei menzionare i giovani che si uniscono per realizzare progetti di solidarieta', e tutti coloro che aprono le loro mani per aiutare il prossimo bisognoso nelle proprie citta', nel proprio Paese o in altre regioni del mondo. Voglio ringraziare e incoraggiare tutti coloro che si impegnano in azioni di questo genere, anche se non vengono pubblicizzate: la loro fame e sete di giustizia sara' saziata, la loro misericordia fara' loro trovare misericordia e, in quanto operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio (cfr Mt 5,6-9).

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La pace nel segno del Giubileo della Misericordia

8. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, ciascuno e' chiamato a riconoscere come l'indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realta' in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall'ambiente di lavoro.

Anche gli Stati sono chiamati a gesti concreti, ad atti di coraggio nei confronti delle persone piu' fragili delle loro societa', come i prigionieri, i migranti, i disoccupati e i malati.

Per quanto concerne i detenuti, in molti casi appare urgente adottare misure concrete per migliorare le loro condizioni di vita nelle carceri, accordando un'attenzione speciale a coloro che sono privati della liberta' in attesa di giudizio [29], avendo a mente la finalita' rieducativa della sanzione penale e valutando la possibilita' di inserire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione carceraria. In questo contesto, desidero rinnovare l'appello alle autorita' statali per l'abolizione della pena di morte, la' dove essa e' ancora in vigore, e a considerare la possibilita' di un'amnistia.

Per quanto riguarda i migranti, vorrei rivolgere un invito a ripensare le legislazioni sulle migrazioni, affinche' siano animate dalla volonta' di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsabilita', e possano facilitare l'integrazione dei migranti. In questa prospettiva, un'attenzione speciale dovrebbe essere prestata alle condizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandestinita' rischia di trascinarli verso la criminalita'.

Desidero, inoltre, in quest'Anno giubilare, formulare un pressante appello ai responsabili degli Stati a compiere gesti concreti in favore dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto. Penso alla creazione di posti di lavoro dignitoso per contrastare la piaga sociale della disoccupazione, che investe un gran numero di famiglie e di giovani ed ha conseguenze gravissime sulla tenuta dell'intera societa'. La mancanza di lavoro intacca pesantemente il senso di dignita' e di speranza, e puo' essere compensata solo parzialmente dai sussidi, pur necessari, destinati ai disoccupati e alle loro famiglie. Un'attenzione speciale dovrebbe essere dedicata alle donne - purtroppo ancora discriminate in campo lavorativo - e ad alcune categorie di lavoratori, le cui condizioni sono precarie o pericolose e le cui retribuzioni non sono adeguate all'importanza della loro missione sociale.

Infine, vorrei invitare a compiere azioni efficaci per migliorare le condizioni di vita dei malati, garantendo a tutti l'accesso alle cure mediche e ai farmaci indispensabili per la vita, compresa la possibilita' di cure domiciliari.

Volgendo lo sguardo al di la' dei propri confini, i responsabili degli Stati sono anche chiamati a rinnovare le loro relazioni con gli altri popoli, permettendo a tutti una effettiva partecipazione e inclusione alla vita della comunita' internazionale, affinche' si realizzi la fraternita' anche all'interno della famiglia delle nazioni.

In questa prospettiva, desidero rivolgere un triplice appello ad astenersi dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre che ne distruggono non solo le ricchezze materiali, culturali e sociali, ma anche - e per lungo tempo - l'integrita' morale e spirituale; alla cancellazione o alla gestione sostenibile del debito internazionale degli Stati piu' poveri; all'adozione di politiche di cooperazione che, anziche' piegarsi alla dittatura di alcune ideologie, siano rispettose dei valori delle popolazioni locali e che, in ogni caso, non siano lesive del diritto fondamentale ed inalienabile dei nascituri alla vita.

Affido queste riflessioni, insieme con i migliori auspici per il nuovo anno, all'intercessione di Maria Santissima, Madre premurosa per i bisogni dell'umanita', affinche' ci ottenga dal suo Figlio Gesu', Principe della Pace, l'esaudimento delle nostre suppliche e la benedizione del nostro impegno quotidiano per un mondo fraterno e solidale.

Dal Vaticano, 8 dicembre 2015

Solennita' dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia

Franciscus

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Note

1. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 1.

2. Cfr ibid., 3.

3. Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia Misericordiae Vultus, 14-15.

4. Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 43.

5. Cfr ibid., 16.

6. Lett. Enc. Populorum progressio, 42.

7. "La societa' sempre piu' globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione, da sola, e' in grado di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternita'" (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 19).

8. Esort. ap. Evangelii gaudium, 60.

9. Cfr ibid., 54.

10. Messaggio per la Quaresima 2015.

11. Cfr Lett. enc. Laudato si', 92.

12. Cfr ibid., 51.

13. Discorso in occasione degli auguri al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 7 gennaio 2013.

14. Ibidem.

15. Cfr Benedetto XVI, Intervento durante la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, Assisi, 27 ottobre 2011.

16. Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 217-237.

17. "Fino a quando non si eliminano l'esclusione e l'inequita' nella societa' e tra i diversi popoli sara' impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni piu' povere, ma, senza uguaglianza di opportunita', le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provochera' l'esplosione. Quando la societa' - locale, nazionale o mondiale - abbandona nella periferia una parte di se', non vi saranno programmi politici, ne' forze dell'ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillita'. Cio' non accade soltanto perche' l'inequita' provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensi' perche' il sistema sociale ed economico e' ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, cosi' il male a cui si acconsente, cioe' l'ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire" (Esort. ap. Evangelii gaudium, 59).

18. Cfr Lett. enc. Laudato si', 31; 48.

19. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2015, 2.

20. Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia Misericordiae Vultus, 12.

21. Cfr ibid., 13.

22. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollecitudo rei socialis, 38.

23. Ibid.

24. Cfr ibid.

25. Cfr Catechesi nell'Udienza Generale del 7 gennaio 2015.

26. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2012, 2.

27. Ibidem.

28. Cfr Angelus del 6 settembre 2015.

29. Cfr Discorso alla delegazione dell'Associazione internazionale di diritto penale, 23 ottobre 2014.

 

2. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. REPETITA IUVANT. VECCHI LIBRI (ALCUNE SEGNALAZIONI TRA NOVEMBRE E DICEMBRE 2006)

 

Riproponiamo di seguito alcune delle segnalazioni bibliografiche apparse nel nostro notiziario tra novembre e dicembre 2006.

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Maria Teresa Mandalari, Poesia operaia tedesca del '900, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 256. Un'antologia che resta di grande interesse.

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Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Mondadori, Milano 1976, 2006, pp. LIV + 1500, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Nell'edizione curata da Cesare Segre la piu' bella, la piu' libera, la piu' luminosa favola della letteratura italiana.

*

Hannah Arendt, Antologia. Pensiero, azione e critica nell'epoca dei totalitarismi, Feltrinelli, Milano 2006, pp. XXXVIII + 246, euro 9,50. A cura di Paolo Costa, una raccolta di saggi arendtiani (quasi tutti estratti dai due volumi di Archivio Arendt, editi anch'essi da Feltrinelli e tradotti dal curatore della presente silloge) che puo' costituire un buon accostamento alla riflessione della piu' grande pensatrice della politica del XX secolo.

*

Konstantinos Kavafis, Poesie, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2006, pp. XVI + 222, s. i. p. ma euro 9,70 (in supplemento al settimanale "L'Espresso"). Il volume, aperto da una introduzione di Maurizio Cucchi come tutti gli altri di questa collana di "Poeti del mondo", ripropone il canone del poeta greco-alessandrino nelle traduzioni di Filippo Maria Pontani (Mondadori) sostituendone alcune con quelle di Margherita Dalmati e Nelo Risi (Einaudi), solo di alcune poesie riporta a fronte il testo originale, e rispetto ai due volumi da cui dipende abolisce le note. Purtroppo trasmette anche una sensazione di frettolosita' (ad esempio a p. 11 riporta pari pari un refuso al verso 12 che era nell'edizione einaudiana e che un editing adeguato avrebbe corretto). Con tutto cio' resta il miracolo della poesia di Kavafis, una poesia che sempre ti commuove, e tanto piu' quando e' emblematica, raggelata, bizantina, e d'un lampo si scioglie in canto e in luce.

*

Constantinos Kavafis, Un'ombra fuggitiva di piacere, Adelphi, Milano 2004, 2005, pp. 116, euro 7. Con testo a fronte, a cura di Guido Ceronetti, una silloge di liriche kavafiane (trentasette, scelte sia tra le 154 del canone - che gia' tutte tradusse Filippo Maria Pontani -, sia tra le cosiddette segrete - "gli inediti ormai editissimi" che gia' tradusse Nicola Crocetti) che Ceronetti ha affrontato a varie riprese nel suo consueto corpo a corpo, cuore a cuore, con la poesia altrui fatta propria nel reinventarla in italiano. Con tre brevi saggi ben ceronettiani.

*

Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Mondadori, Milano 1976, 2006, pp. LXII + 810, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Lanfranco Caretti, il capolavoro del Tasso. Nella nostra gioventu' restammo in buona misura sordi alla poesia della Gerusalemme liberata, mentre ci incantava l'Ariosto (che, beninteso, c'incanta tuttora); non che nella Gerusalemme mancassero gli squarci di travolgente bellezza, ma vi sentivamo una cupezza, una tristezza, forse proiettandovi noi le vicende di Tasso, il finire di un'epoca, l'involuzione che stava uccidendo la favola bella e solare del Rinascimento. Fu Fortini molti molti anni dopo a persuaderci non solo della venusta', ma della felicita' di questo libro grande. E tutto tornammo a leggerlo, a perdifiato, come tornando giovani. Che scintillante, ruscellante gioia ci venne allora incontro.

*

Vandana Shiva, Il bene comune della terra, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 216, euro 14. In questo suo nuovo libro Vandana Shiva propone rilevanti riflessioni generali, dettagliate analisi di casi concreti, lucide interpretazioni di vicende decisive. Forse troppo ripetitivo (come capita sovente nei testi di denuncia e di proposta, ortativi e militanti), ed a tratti semplicistico e banalizzante (rispetto ad altri piu' approfonditi precedenti lavori dell'illustre autrice, una delle voci piu' vive e piu' acute della nonviolenza in cammino), e' comunque un utile lavoro di sintesi, e un valido strumento di sensibilizzazione. Vivamente lo raccomandiamo.

*

Nelly Sachs: Poesie, Einaudi, Torino 1071, 2006, pp. XXII + 170, euro 13,50. E' l'edizione aggiornata della ormai classica antologia italiana dei versi della poetessa premio Nobel per la letteratura nel '66, a cura di Ida Porena (principale artefice, con le sue traduzioni ed i suoi studi, della conoscenza in Italia dell'opera di Nelly Sachs), con una nota biobibliografica di Monica Lumachi. Nelly Sachs (Berlino 1891 - Stoccolma 1970) e' una delle grandi testimoni liriche del XX secolo, e una voce imprescindibile del nostro paesaggio interiore.

*

Ivan Illich, Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri, Torino 2006, pp. 102, euro 7. Di questo breve saggio di Ivan Illich su "energia, velocita' e giustizia sociale" (cosi' il titolo dell'edizione originale francese) raccomandiamo vivissimamente la lettura.

*

Marco Rovelli, Lager italiani, Rizzoli, Milano 2006, pp. 288, euro 9,80. Una inchiesta sui Centri di permanenza temporanea (i famigerati "Cpt" istituiti nel '98 con la legge Turco-Napolitano e mantenuti con la successiva legge Bossi-Fini), veri e propri campi di concentramento, strutture flagrantemente incostituzionali, luoghi di violenze inaudite, crimine contro l'umanita'. L'autore ascolta le voci delle vittime e trascrive le loro testimonianze, ed aggiunge una mole di documentazione tanto terribile quanto non revocabile in dubbio. Questo orrore deve cessare. Questo libro, la cui lettura vivamente raccomandiamo, e' un utile contributo all'informazione ed alla sensibilizzazione, affinche' corale e concreto sia l'impegno per l'abolizione dei Cpt, una istituzione totalitaria incompatibile con uno stato di diritto, incompatibile con un ordinamento democratico, incompatibile con la dignita' umana. L'autore e' scrittore, musicista, educatore, impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Con una premessa di Erri De Luca e una postfazione di Moni Ovadia.

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Emanuele Banfi, Nicola Grandi, Lingue d'Europa. Elementi di storia e di tipologia linguistica, Carocci, Roma 2003, 2006, pp. 262, euro 21,80. Un utile manuale la cui lettura suggeriremmo vivamente anche a chi non ha specifici interessi in ambito linguistico ma volesse ragionare con qualche cognizione in piu' sulla trama di lingue e di culture di cui e' contesta la complessa vicenda e la plurale identita' europea.

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Franca Pinto Minerva, L'intercultura, Laterza, Roma-Bari 2002, pp. X + 150, euro 15. Una utile monografia introduttiva di una prestigiosa pedagogista per un'educazione, una didattica, una comprensione interculturale.

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Ippolito Nevo, Le Confessioni d'un Italiano, Mondadori, Milano 1981, 2006, pp. LX + 1170, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Nell'edizione curata da Marcella Gorra il capolavoro di Nievo, che e' ancora uno dei gioielli segreti della letteratura italiana.

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Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi, Torino 1949, 2004, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2006, pp. XXXII + 148, euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" o al settimanale "L'Espresso"). Nella classica traduzione e cura di Norberto Bobbio, una indispensabile lettura di formazione. Con una prefazione di Marco Revelli.

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Art Spiegelman, Maus, Einaudi, Torino 2000, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2006, pp. 320, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" o al settimanale "L'Espresso"). L'edizione integrale del capolavoro di Art Spiegelmann, figlio di superstiti della Shoah, disegnatore e narratore. Una delle opere fondamentali della letteratura a fumetti, e una vivida testimonianza sulla Shoah.

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Normanna Albertini, Isabella, Chimienti Editore, Taranto 2006, pp. 144, euro 13. Normanna Albertini, qui al suo secondo romanzo, e' un'educatrice, una costruttrice di pace ed amica della nonviolenza, una militante della solidarieta' internazionale, una pubblicista mai banale, ed infine - diciamolo insomma - una collaboratrice di questo foglio e una cara amica di chi lo redige. In questi ultimi anni ha dato svolgimento alla sua vena narrativa, dapprima col romanzo Shemal pubblicato nel 2004 (sempre per Chimienti Editore), che rifletteva su eventi e temi da far tremar le vene e i polsi e ad un tempo ineludibili se violenza si vuol contrastare e si vuol costruire la pace nella giustizia e nella solidarieta' che tutte e tutti abbraccia; ed ora con questo nuovo romanzo, che in diversa ambientazione storica ed evocando altre vicende ed altre problematiche prosegue quell'impegno, quella ricerca, quel ragionare, quel dialogare. In guisa di postilla: ci siamo sempre chiesti se la scelta della forma "romanzo storico" sia ancora praticabile in Italia, o se dopo Manzoni sia inutilizzabile, cosi' come non si puo' piu' scrivere un poema in terzine dopo Dante o un certo tipo di racconti dopo Kafka; e del resto quel che oggi puo' aver sapore di romanzo storico sovente non lo e' affatto, o se in qualche modo e misura lo e' e' insieme sempre altra cosa; ma l'autrice non teme di affrontare in levita' il peso schiacciante di una tradizione letteraria e di una vicenda linguistica e critica (di "battaglia delle idee" in senso forte) che ha dato luogo a conflitti incandescenti e incessanti, e cosi' cala il suo sobrio e sottile racconto d'invenzione tra personaggi e vicende di storica rilevanza, con accenni ed evocazioni che talora tuttavia hanno un che di didascalico, e non fuso, non risolto nell'economia della narrazione, e che danno una sensazione per cosi' dire di esteriorita' rispetto alla verita' poetica dell'opera (e si perdoni chi scrive queste righe per sembrar qui l'ultimo degli ultimi dei crociani, quando se mai - se avesse avuto un'altra vita, agli studi devota e non al contendere ai marosi e alle furie - gli sarebbe piaciuto essere piuttosto l'ultimo degli ultimi degli auerbachiani). Per richieste all'editore (benemerito dell'impegno per la pace e la legalita'), e-mail: info at chimientieditore.it, sito: www.chimientieditore.it

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Amartya Sen, L'altra India. La tradizione razionalista e scettica alle radici della cultura indiana, Mondadori, Milano 2005, 2006, pp. VIII + 392, euro 9,80. Una bella raccolta di saggi dell'acuto intellettuale e grande economista (premio Nobel nel 1998), che e' anche un assai utile accostamento all'India di ieri e di oggi senza esotismi e banalita', ma evidenziando tradizioni, esperienze e problematiche storiche ed attuali sempre con grande finezza ermeneutica facendo perno sulla "tradizione argomentativa" della cultura indiana (il titolo originale e' "The Argumentative Indian", e segnaliamo en passant che il sottotitolo scelto dall'editore italiano ci sembra inadeguato), tratteggiando anche vividi ritratti di straordinarie personalita' (si vedano ad esempio i saggi dedicati a Rabindranath Tagore e a Satyajit Ray).

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Albert Einstein, Leopold Infeld, L'evoluzione della fisica. Sviluppo delle idee dai concetti iniziali alla relativita' e ai quanti, Bollati Boringhieri, Torino 1965, 2006, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2006, pp. XXVI + 274, s. i. p. ma euro 12,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" o al settimanale "L'Espresso"). Pubblicato nel 1938, non solo e' un libro di rigorosa divulgazione scientifica che si legge appassionante come un romanzo, non solo ha resistito all'usura del tempo che rapidamente museizza questo genere di opere, ma e' anche un invito forte al pensare, all'interrogare ed all'interrogarsi. Infine e' anche, e ancora, un saggio di morale (e ogni libro che conta dovrebbe esserlo). Con una prefazione di Enrico Bellone.

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Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708. A cura di Lelio Basso, un'utilissima antologia luxemburghiana.

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Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1975, 1976, pp. CVIII + 760. A cura di Luciano Amodio, un'utilissima antologia luxemburghiana.

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Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006, pp. 352, euro 22. Un libro eccellente, che vivissimamente raccomandiamo, di uno dei massimi studiosi di Gandhi e della nonviolenza. Qua e la' qualche minimo refuso e qualche minima distrazione che un editing piu' accurato avrebbe agevolmente corretto, ma lo faranno senza difficolta' i lettori: ad esempio a p. 69 una svista sulla data del decesso di Gandhi, che fu ucciso - come e' noto - il 30 gennaio 1948. Per richieste alla casa editrice: Ega Editore, corso Trapani 95, 10141 Torino, tel. 0113859500, fax: 011389881, e-mail: ega at egalibri.it, sito: www.egalibri.it

 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 9 del 16 dicembre 2015