[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 589
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- Date: Mon, 23 Nov 2015 13:29:02 +0100 (CET)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Numero 589 del 23 novembre 2015
In questo numero:
1. Con "Erinna" oggi a Viterbo contro la violenza alle donne
2. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre
3. One Billion Rising: Dal 25 novembre al 14 febbraio
4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
5. Gabriella Maria Calderaro: Un convegno nazionale sulla follia della guerra
6. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre
7. Hic et nunc, quid agendum
8. Raniero La Valle: Guerra e terrorismo. Non e' troppo tardi
1. INCONTRI. CON "ERINNA" OGGI A VITERBO CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE
Oggi a Viterbo, con inizio alle ore 16, presso la sala conferenze della Provincia, in via Saffi, in preparazione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne, il centro antiviolenza "Erinna" promuove una iniziativa di testimonanza e di coscientizzazione.
Per informazioni: Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
2. INIZIATIVE. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE
Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".
Ovunque si realizzino iniziative.
Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.
Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.
Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.
3. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: DAL 25 NOVEMBRE AL 14 FEBBRAIO
[Da Nicoletta Billi e Nicoletta Corradini del Coordinamento One Bilion Rising Italia (per contatti: nico at onebillionrising.org, nicolettabilli at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]
Il 25 novembre 2015, Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, One Billion Rising lancia la nuova campagna 2016 dando appuntamento agli eventi del prossimo 14 febbraio 2016.
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Cos'e' One Billion Rising
"Ci sono vagine in sala?", gridava nel 1994 Eve Ensler, e in tutto il mondo, negli anni che seguirono la prima rappresentazione de I monologhi della vagina, le donne rispondevano: "Si'!". Era un modo di affermare pubblicamente che i loro corpi erano pronti per la rivoluzione. Quello che e' cominciato come un'opera teatrale si e' trasformato in un movimento internazionale, il V-Day, nato con l'obiettivo di porre fine alla violenza contro le donne, sfidando le disparita' culturali, sociali, razziali ed economiche che gravano su piu' della meta' della popolazione mondiale. Nel 2013, Ensler ha fatto compiere al movimento un altro passo avanti grazie a One Billion Rising, riuscendo a far ballare insieme un miliardo di donne e uomini in oltre duecento paesi nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio. Ancora nel 2014 e nel 2015 One Billion Rising ha continuato la sua battaglia con un'adesione crescente a livello globale, levando la sua voce contro la violenza sulle donne e aprendo un nuovo dibattito globale sui diritti, il razzismo, le disuguaglianze economiche e le guerre dichiarate sui corpi delle donne in tutto il mondo.
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La campagna One Billion Rising Revolution 2016
Grazie agli attivisti della manifestazione molte leggi sono cambiate negli anni, molti diritti ripristinati e molte opportunita' sono state aperte in diverse comunita' e nazioni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Il 14 febbraio 2016 sara' il giorno del quarto appuntamento con One Billion Rising e il tema della rivoluzione continua, focalizzandosi sulle donne emarginate con azioni sempre piu' audaci, coraggiose, creative e determinate.
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Ascolta, agisci, partecipa (Listen! Act! Rise!)
Portare l'attenzione al dramma dei profughi. La crudezza di questa realta' ci assedia da vicino, il mare e' esondato ovunque invadendo le nostre strade col suo carico di corpi offesi, vivi e morti, alimentando paure e con esse rabbia e diffidenza. Respingimento e repressione non potranno arrestare il popolo migrante: il suo non e' uno spostamento dovuto alla ricerca di una vita migliore, ma l'esodo disperato di chi tenta di salvare la propria vita.
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Un'alleanza globale contro la violenza
L'obiettivo diventa indagare e praticare esperienze civili e sociali nuove, improntate a politiche e forme di governo altre, che consentano di affrontare in maniera nuova gli impegni presi operativamente da chiunque si collochi nell'ambito del sociale, del politico, del culturale. C'e' uno scarto tra gli esseri umani e il mondo per come esso si e' venuto costruendo. Guardare questo scarto significa anche concepire strumenti di cambiamento per niente virtuali, al contrario, in grado di proporsi in un'interezza oggi persa, nella quale la vita di ogni singola persona sia considerata preziosa. Le donne possono e debbono prendersi cura del mondo e dei suoi abitanti. One Billion Rising si stringe in una alleanza globale con le donne e gli uomini di tutto il mondo con questo primario e irrinunciabile obiettivo.
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Adesioni e iniziative per il 25 novembre
One Billion Rising in collaborazione con Differenza Donna e l'adesione di D.I.RE, Emergency, Cgil, Terre des hommes, Federazione Nazionale Associazioni Scuole Danza Fnasd, ArciLesbica e molte altre associazioni e scuole, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, dara' vita ad eventi con letture, danze, flash mob in numerose citta' italiane, da Trieste a Pistoia, da Bergamo a Viareggio, da Trieste a Pavia, da Napoli a Parma, da Livorno a Modena. Migliaia di iniziative One Billion Rising avranno luogo anche in Europa e negli Stati Uniti, nonche' in India, nelle Filippine, in Messico e, per la prima volta, anche a Cuba, dove Eve Ensler ha portato in scena di recente I monologhi della vagina.
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Per maggiori informazioni e per aderire alla campagna: www.onebillionrising.org, www.facebook.com/obritalia
4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
5. INCONTRI. GABRIELLA MARIA CALDERARO: UN CONVEGNO NAZIONALE SULLA FOLLIA DELLA GUERRA
[Riceviamo e diffondiamo.
Gabriella Maria Calderaro e' segretaria di redazione dei "Quaderni satyagraha" editi dal Centro Gandhi di Pisa]
Di fronte all'attuale escalation della guerra il Comune di Monteleone di Puglia (Foggia), geograficamente situato lungo la strada che collega la Campania e la Puglia, si e' fatto promotore di un'importante iniziativa per esaminare "la follia della guerra".
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa possa venire di buono da un piccolo borgo di mille abitanti, isolato su un'alta montagna dell'Appennino tra il Sannio, l'Irpinia e la Daunia. Le sorti dell'umanita', infatti, si decidono nelle grandi citta', nelle capitali politiche ed economiche del mondo.
Ma dal punto di vista di Gandhi i grandi agglomerati urbani non hanno futuro, non alimentano la speranza, sono luoghi di crescente violenza e di anomia sociale. La vera pace si puo' costruire soltanto a partire dal basso, attraverso la rinascita delle piccole comunita' e dei villaggi.
Orbene Monteleone di Puglia si e' distinto per aver collocato il 4 novembre 2015 ai piedi del locale monumento ai caduti, primo comune in Italia capace di un tale coraggioso gesto che rompe la retorica della guerra, una lapide con l'iscrizione della denuncia di Papa Francesco, pronunciata a Redipuglia il 13 settembre 2014, in occasione della commemorazione delle vittime della prima guerra mondiale: "La guerra e' follia! Per tutti i caduti della 'inutile strage', per tutte le vittime della follia della guerra. Mai piu' guerre! Da ogni terra si levi un'unica voce: no alla guerra e alla violenza e si' al dialogo e alla pace".
Il convegno di Monteleone cade in un momento di grande angoscia per le sorti della pace nel mondo. Cresce la paura e si alimenta il circolo vizioso che legittima il riarmo e la guerra. Pensato inizialmente per svelare la retorica della prima guerra mondiale, a un secolo di distanza dall'intervento dell'Italia, diventa inevitabile ora allargare lo spettro visuale alla drammatica attualita', destrutturando l'immaginario che in varie forme si ripresenta per legittimare la guerra.
Il convegno si svolgera' lungo il corso dell'intera giornata di domenica 6 dicembre e sara' articolato in due parti. La mattina sara' dedicata alla riflessione sulla prima guerra mondiale, origine di tutte le grandi violenze del XX secolo, il pomeriggio alle proposte costruttive di educazione alla pace, che vorrano confluire in un progetto ambizioso di una scuola estiva e di un campus della pace, voluto da un'apposita delibera approvata il 30 ottobre 2015 dal consiglio comunale di Monteleone.
Alla fine della prima guerra mondiale vennero costruiti innumerevoli luoghi della memoria per ricordare le vittime della grande carneficina. La leva obbligatoria e l'entita' del conflitto avevano coinvolto tutte le realta' locali, anche le piu' piccole, con decine di migliaia di caduti in guerra, per i quali divenne necessario ricordare e celebrare i morti con forme di commemorazione collettiva.
Uno studio di Nicola Labanca, Pietre di guerra, edito da Unicopli, ricorda le migliaia di monumenti di svariata tipologia, che furono costruiti in epoca fascista.
Quello di Monteleone fu uno dei piu' grandiosi, assolutamente sproporzionato alle dimensioni del piccolo paese, esaltato dallo stesso re Vittorio Emanuele per l'abile cesello della pietra, opera degli scalpellini del luogo.
Dietro il mito degli eroi della Grande guerra si manifestava una retorica mistificatoria. Luca Kocci ha definito questa pratica una sorta di "frenesia commemorativa" voluta dal fascismo per attuare una "politica della memoria" fondata sul "sacrificio eroico" per convincere i contadini, diventati soldati, a sostenere il nazionalismo e la guerra. La memoria divenne, cosi', strumento di propaganda e di inganno, una memoria basata su una ritualità militaresca, trasformata in commemorazione eroica, dove le celebrazioni diventarono una forma di idolatria della patria e un viatico per le ambizioni coloniali dell'Italia e la sua politica di potenza, alimentando cosi' quella cultura di guerra che preparo' il secondo conflitto mondiale.
Ancora oggi nelle scuole, davanti ai comuni, nelle piazze, il 4 novembre si celebra la festa della vittoria e delle forze armate. Al suono di trombe e di marce militari, truppe e ufficiali schierati in alta uniforme, i caduti vengono ricordati per aver sacrificato la vita per la patria, alimentando cosi' nell'immaginario comune l'idea della guerra come fatto eroico ed accettabile.
La retorica moderna della guerra ha cambiato forma e si mimetizza in violenza culturale che continua a legittimare nelle menti la necessita' dello scontro tra civilta' e della guerra al terrorismo.
In un momento in cui l'escalation della violenza e la minaccia della guerra diventano sempre piu' gravi e' fondamentale ricondurre la mente agli insegnamenti dei maestri della nonviolenza e della cultura della pace. L'iniziativa del 6 dicembre 2015 a Monteleone di Puglia vuole essere l'inizio di un impegno politico e sociale che nasce dal basso per manifestare con atti espliciti, culturali, artistici e simbolici, la volonta' dei cittadini di resistere di fronte alle politiche di potenza degli Stati che alimentano il terrorismo.
Nel dimostrare l'impegno per la formazione di una cultura di pace, il comune di Monteleone, con la consulenza scientifica del Centro Gandhi Onlus, dara' vita a una scuola estiva, una Summer School, di educazione alla Pace, mirante a promuovere la cultura della nonviolenza, la gestione nonviolenta dei conflitti interpersonali, sociali e internazionali, secondo il principio espresso nel preambolo dell'Atto Costitutivo dell'Unesco: "poiche' le guerre nascono nella mente degli uomini, e' nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace".
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Il programma del convegno:
Ore 10: Recital di poesie e canzoni sulla pace e cerimonia di inaugurazione della lapide al monumento ai caduti della prima guerra mondiale che riporta le affermazioni di papa Francesco.
Ore 10,30: Inaugurazione mostre su: "Abbasso la guerra!" curata dal prof. Francesco Pugliese
e "Bertha von Suttner: una vita per la pace" curata dal Ministero degli affari esteri austriaco, nella versione italiana dal prof. Francesco Pistolato del Centro Irene dell'Universita' di Udine.
Chairman: Rocco Altieri, gia' docente nel corso di laurea in "Scienze per la pace" dell'Universita' di Pisa
Ore 11: Saluti del Sindaco Giovanni Campese
Ore 11,15: "La grande menzogna della prima guerra mondiale"
Relatori:
Sergio Tanzarella, docente di storia della chiesa e del cristianesimo presso la facolta' teologica dell'Italia meridionale
Luca Kocci, insegnante di italiano e storia nelle scuole superiori, redattore dell'agenzia di informazioni "Adista"
Vito Antonio Leuzzi, presidente dell'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea
Pausa Pranzo Comunitario
Ore 15: "Costruire la pace attraverso l'educazione: proposte e iniziative per la costituzione a Monteleone di Puglia di un Centro per la nonviolenza". Chairman: Rodrigo Addorisio, medico, psicoterapeuta e storico locale.
Relatori:
Raffaello Saffioti, presidente dell'Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo
Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico, fondatore del G.E.P. (Gruppo educhiamoci alla Pace)
Piero Piraccini, della Tavola della pace di Perugia
Giovanni Sarubbi, direttore del giornale on-line "Il Dialogo"
Ai docenti e agli studenti delle scuole superiori verra' rilasciato un certificato di partecipazione valutabile come corso di aggiornamento e come credito scolastico.
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Monteleone si puo' raggiungere col treno (fermandosi alle stazioni di Benevento o Foggia), con l'autobus della linea Napoli-Foggia (fermandosi al casello di Lacedonia o di Candela), con l'autostrada Napoli- Bari ( uscita casello di Vallata).
Si puo' chiamare in anticipo alla segreteria organizzativa per farsi venire a prendere con l'auto alla stazione di arrivo (Benevento o Foggia) e riservare per il pernottamento.
Segreteria organizzativa: Michele Camanzo 3399881064, Michele Morra 3337250566, Antonio Morra 3312594703.
6. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni uccisione e' un crimine.
Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.
Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.
A tutti i terrorismi occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.
Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.
La guerra e' un crimine contro l'umanita'.
Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.
Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.
A tutte le guerre occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.
La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.
Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.
Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.
Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.
La pace si costruisce abolendo la guerra.
La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.
La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Cominci l'Italia.
Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.
Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.
Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.
Cominci l'Italia cessando di produrre armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.
Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.
Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.
Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.
Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Ogni vittima ha il voto di Abele.
Alla barbarie occorre opporre la civilta'.
Alla violenza occorre opporre il diritto.
Alla distruzione occorre opporre la convivenza.
Al male occorre opporre il bene.
Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.
Salvare le vite e' il primo dovere.
7. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
8. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: GUERRA E TERRORISMO. NON E' TROPPO TARDI
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo apparso su "Rocca".
Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; Dossier Vietnam-Cambogia, 1981; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987; Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003; Chi e' dunque l'uomo?, Servitium, 2004; Agonia e vocazione dell'Occidente, Terre di mezzo, 2005; Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie, Milano 2008; Paradiso e liberta', Ponte alle grazie, Milano 2010; Quel nostro Novecento, Ponte alle Grazie, Milano 2011; Un Concilio per credere, Emi, Bologna 2013; Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, Milano 2015]
La cintura esplosiva con cui qualsiasi jihadista puo' immolarsi causando una distruzione di massa in qualsiasi punto di Parigi o del mondo, ridicolizza tutta la potenza degli apparati militari che nella loro logica assassina hanno raggiunto la perfezione dotandosi delle bombe nucleari. Allo stesso modo l'arma bianca con cui qualsiasi palestinese puo' uccidere qualsiasi israeliano dopo sessant'anni di umiliata oppressione, rende inutile tutta la forza militare di Tsahal, l'esercito di Tel Aviv. Questo vuol dire che la potenza degli eserciti dei moderni Faraoni nel momento in cui ha raggiunto la sua massima capacita' letale, non serve piu' a niente, non serve alla governabilita' del mondo, l'unica vera governabilita' che avremmo bisogno di istituire.
Quella potenza oscena degli eserciti forniti di atomica ha potuto ultimamente, nel Novecento, servire a evitare la guerra tra i due blocchi mediante l'equilibrio del terrore, ma non ci puo' fare niente quando il modello della politica come guerra e come scontro tra amico e nemico ha liquidato ogni equilibrio ed ha raggiunto la massima asimmetria, avendo da una parte il kamikaze nella metropolitana, dall'altra la bomba atomica sul drone impunito nei cieli. Questo significa pero' che quando i milioni di dannati della terra, per la collera dell'esclusione e delle ingiustizie subite si metteranno la cintura esplosiva o brandiranno il coltello, sara' la rovina.
Ne discendono moltissime cose, e gli attentati di Parigi e il delirio mediatico che ne è seguito ce le hanno fatte vedere.
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Le armi fuori commercio
La prima di queste e' che il commercio delle armi deve essere assolutamente bandito. Niente vendita di armi vuol dire niente Isis (le armi, le mine, i carri e perfino le cinture esplosive e i coltelli dei tagliagola, glieli abbiamo forniti noi; all'origine ci sono sempre industrie e politiche del mondo ricco). Niente armi vuol dire niente guerre; le ricchezze tratte dalle armi sono infatti la causa necessaria e spesso sufficiente di ogni guerra, compresa la terza guerra mondiale "a pezzi" che instancabilmente il papa denuncia. Niente armi significa che le armi sono "res extra commercium", come dicevano i latini, non sono merci, non si possono ne' comprare ne' vendere, come stabiliva un disegno di legge di iniziativa parlamentare (del Gruppo Interparlamentare per la Pace) che fu presentato alla Camera italiana quando la politica era ancora una cosa seria (non tanto pero' da arrivare a discuterlo). Niente armi in commercio vuol dire che le armi possono essere fabbricate solo dagli Stati sovrani entro gli stretti limiti delle necessita' di difesa di loro stessi e dei loro alleati o di altri popoli eventualmente aggrediti.
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I musulmani non sono maledetti
La seconda cosa rivelata dai fatti di Parigi e' quella che pochi giorni dopo la strage, il 19 novembre, ha detto il papa nell'omelia di Santa Marta (nella quale ogni giorno si esercita il governo della Chiesa e si accende una luce per il mondo). E la cosa e' che non sono "maledetti" i musulmani ("Bastardi islamici" aveva titolato a tutta pagina "Libero", il giornale di Maurizio Belpietro) ma e' maledetto "questo mondo" che "non e' un operatore di pace". Non tutto il mondo, perche' ci sono anche "i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un'altra, un'altra, un'altra, danno la vita". "Maledetti" e' una parola durissima che si trova nell'Antico Testamento, e talvolta anche nel Nuovo, "una parola brutta del Signore" ha detto il papa, opposta a quel "benedetti gli operatori di pace" che e' invece la sua parola di salvezza. Questo significa che singole "brutte" parole della Scrittura non possono essere scagliate contro i cristiani o contro gli ebrei, cosi' come il Corano non puo' essere scagliato contro gli islamici. La realta' e' che Dio non maledice nessuno, e questo e' il fulcro di tutto il magistero di papa Francesco, e anche dell'Anno Santo, che, come ha subito detto il segretario di Stato Parolin in un'intervista a "La Croix" di Parigi, "accogliera' anche i musulmani": "Dio piange" - ha detto il papa con il Vangelo in mano - "Gesu' piange" come pianse dinanzi a Gerusalemme perche' non aveva "compreso quello che porta la pace". Proprio come oggi quando nella scelta tra "Dio o le ricchezze" proposta da Gesu' (Dio o mammona), "la guerra e' proprio la scelta per le ricchezze", ha detto il papa: "'facciamo armi, cosi' l'economia si bilancia un po', e andiamo avanti con il nostro interesse'". La maledizione, per papa Francesco, e' quella di coloro "che operano la guerra, che fanno le guerre, che sono delinquenti"; e' quella dei "trafficanti di armi" che "fanno il loro lavoro", di "questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla" ed e' una maledizione che biblicamente si riscatta con "la grazia del pianto", il pianto di Dio che e' il pianto anche nostro.
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Venire a capo della guerra
La terza cosa svelata dagli eccidi di Parigi e' che il problema da affrontare non e' il terrorismo, ma la guerra. Del terrorismo non si puo' venire a capo, lo ha dimostrato Bush con la sua follia della guerra perpetua e lo dimostra Hollande con la sua velleitaria chiamata alle armi di tutta l'Europa previa una sberla alla Costituzione. Ma della guerra si', si puo' venire a capo. Si puo' benissimo decidersi per un mondo senza guerra. E' alla nostra portata. Il diritto ci sta provando dal 1945. Sono gli uomini (e anche qualche donna) che si succedono ai governi che non sanno e non vogliono farlo. Ma se si viene a capo della guerra, finisce anche il terrorismo; la guerra non fa che causarlo, la giustizia al posto della guerra lo spegne; ed e' appunto ora, quando il rapporto tra guerra e terrorismo e' diventato del tutto asimmetrico, che questa specularita' si deve rompere, che ambedue, guerra e terrorismo, devono essere liquidati, cominciando dalla guerra, altrimenti sara' la fine.
Cominciare con il licenziamento della guerra significa che bisogna cessare i bombardamenti sulla Siria e l'Iraq. Quelli americani finora sono stati finti, e puramente propagandistici, senza l'intenzione di colpire veramente l'Isis, tanto e' vero che mai e' stata bombardata la strada che collega Raqqa a Mosul che e' una via di comunicazione vitale per il cosiddetto Stato islamico. I bombardamenti francesi sono stati un'inutile esibizione di grandeur, e hanno provocato la vendetta a Parigi e nel Mali. Gli unici bombardamenti rilevanti sono stati quelli russi, che sono costati l'abbattimento dell'aereo passeggeri sul Sinai, ma hanno avuto il significato politico di far intervenire la Russia nell'area, rompendo il perverso rapporto esclusivo tra Occidente e Paesi islamici del Medio Oriente, e rimettendo tutta la situazione in movimento.
I bombardamenti devono cessare sia perche' sono un riconoscimento del Califfato come Stato (le bande armate non si bombardano, solo contro gli Stati si fa la guerra aerea), sia perche' sono impotenti rispetto all'oggetto del conflitto e soprattutto perche' distruggono il territorio che si dovrebbe liberare e uccidono le popolazioni civili che si dovrebbero salvare.
Se non si bombarda, tuttavia l'Isis dei musulmani integralisti deve essere sconfitto. Il papa ha detto, dopo la prima strage di Parigi tornando dalla Corea del Sud, che l'aggressore "ha il diritto di essere fermato perche' non faccia del male". Non e' solo nostro dovere, e' suo diritto. E siccome il presupposto del male fatto dall'Isis e' l'uso del territorio siriano e iracheno di cui si e' impadronito per usurpazione, quel territorio gli va tolto e va restituito agli Stati sovrani di Iraq e Siria; e cio' anche se Assad non piace all'Occidente, perche' il problema di Assad riguarda la Siria, non e' disponibile all'Occidente e appunto, come dice Renzi, non si puo' fare la Libia-bis, cioe' quello che si e' fatto con Gheddafi.
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Una operazione armata dell'Onu
Il territorio va tolto anche con la forza all'Isis, perche' l'Isis non e' uno Stato, perche' quel territorio e' la indispensabile base territoriale del terrorismo, e perche' i giovani estremisti che vengono reclutati per andare in Siria a indottrinarsi e poi tornare in Europa a suicidarsi hanno il diritto di essere salvati da noi e di non aver alcuna Siria in cui andare a buttare la vita.
Il territorio al Califfato eretico va tolto non con la guerra, fosse pure l'ultima guerra, perche' la guerra ha il fine di "debellare", cioe' togliere dall'esistenza quello che di volta in volta e' il nemico, e questa e' appunto la ragione per cui essa da noi e' stata ripudiata. Invece va tolto con un'operazione di polizia internazionale di terra, che non puo' essere un'operazione ne' americana, ne' russa, ne' francese, ne' europea, che sarebbe pretesto di nuovi domini e colonialismi, col che si ricomincerebbe da capo col male che abbiamo fatto fin qui, ma deve essere un'operazione della comunita' internazionale sotto comando unificato come previsto dal capitolo VII dello Statuto dell'Onu. Pertanto, come prescrive la Carta, i capi di Stato maggiore di questa operazione dovrebbero essere un americano, un cinese, un russo, un francese e un inglese, cioe' i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, insieme come e' ovvio ai generali del luogo. Questa e' la cosa piu' "nonviolenta" che si puo' fare per fermare l'Isis. Cosi' si deve fare, finche' non si cambia la Carta. Finora non si e' mai fatto e invece bisognerebbe cominciare a farlo perche' questo, nel ripristino della "sovranita' del diritto" (papa Francesco all'Onu) e' l'alternativa alla paura oggi e alla catastrofe domani.
L'ha detto anche il cardinale Parolin ai francesi nella sua intervista a "La Croix": "Non e' possibile tollerare la violenza indiscriminata. E' giusto difendersi, proteggere i cittadini e respingere i terroristi. Ma nel caso di un intervento dall'esterno occorre cercare la legittimazione attraverso le organizzazioni che la comunita' internazionale si e' data". Le organizzazioni, esistenti o anche solo programmate, sono il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il Comitato dei capi di Stato maggiore dei cinque membri permanenti, i caschi blu dell'Onu, forniti dai Paesi membri per le operazioni di sicurezza e di ristabilimento della pace che richiedono l'uso della forza armata, ma mai nelle forme della guerra.
Questo e' cio' che a suo tempo fu deciso, non attuato e poi rovesciato dopo il 1989 quando, finito il comunismo, l'Occidente ha creduto di essere diventato il padrone del mondo, si e' riappropriato dello strumento della guerra, si e' inventato perfino i talebani e l'Isis per le guerre di tutti contro tutti e ha buttato a mare il costituzionalismo interno e internazionale. I danni di oggi mostrano la catastroficita' dell'errore, ma proprio per questo aprono il varco a una possibilita' nuova, finora di fatto preclusa. Non e' affatto troppo tardi per cambiare mente e politiche, licenziare la guerra e il suo prodotto, il terrorismo, celebrare il Dio misericordioso e non violento di tutte le religioni e dare inizio all'epoca nuova.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Numero 589 del 23 novembre 2015
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